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#unscientific italians paly the music of bill frisell vol.II
chez-mimich · 1 year
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UNSCIENTIFIC ITALIANS PLAY THE MUSIC OF BILL FRISELL VOL. 2
All’uscita di un nuovo disco, molto atteso, non nego di essere curioso come un bambino, anche per poter godere della “copertina” (oggi “cover”). Si tratta certamente di un retaggio infantile, ma è innegabile, che la cover ha un certo peso, anche oggi, dove “l’oggetto-disco” praticamente non esiste più (eccezione gucciniana a parte). E siccome l’uscita del secondo volume di “Unscientific Italians Play The Music of Bill Frisell” (Hora Records), mi intrigava e non poco, ho accolto con grande soddisfazione la magnifica grafica di un amico come Francesco Chiacchio, che ha curato l’operazione su un disegno originale di Frisell e con un prevedibile, ottimo risultato. Splendida la confezione, e la musica? Anche qui nutro un vecchio pregiudizio: difficilmente a grafiche tanto raffinate possono corrispondere contenuti deludenti. E infatti, anche in questo caso, il contenuto è letteralmente entusiasmante. Se il primo “Unscientific Italians Play The Music of Bill Frisell” valse a Bill e ai suoi musicisti il premio della critica “Band of the Year 2021”, il secondo volume, anche se per il calcolo delle probabilità non potrà avere ancora un simile riconoscimento, non è da meno. Per sentire l’aria che tira, basta pigiare “play” su “Freddy’s Step” ed entrare nel mood “godimento-puro-senza-elucubrazione-alcuna”, come cioè dovrebbe essere il jazz (o almeno qualche volta). Certo, tutto sembra facile con i ritmi tranquilli e le poche tortuosità di questo pezzo iniziale, ma sia chiaro che la semplicità è sempre un punto di arrivo e non di partenza. Anche in “Love Motel” è ancora l’orecchio che può beneficiare dell’atmosfera pacata, che però sembra nascondere qualche inquietudine, più simbolica che sonora. La seguente “Pip, Squeack”, ironica ed onomatopeica, molto articolata, inizia con un attacco minimal dei fiati e prosegue ritmata e corposa fino al termine. Con “Goodbye” si chiudono i primi quattro brani che ridisegnano la suite “Some Song and Dance", dal celebrassimo album “Before We Were Born" del 1989. Si ritorna nel mare della tranquillità friselliana con il magnifico, caldo e intimamente maestoso “Throughout”, noto anche come "Steady Girl",dal magnifico testo “circolare” di Arto Lindsay, brano di grande fascino ripreso anche da Charlie Haden e dalla sua “Liberation Music Orchestra”. Ed eccoci quindi alla briosa e multicolore “Unscientific Americans” che dà il nome all’album e che, ovviamente, è anche di ispirazione per il nome di questo gruppo, ovvero “Unscientific Italians” composto da straordinari musicisti italiani che vale la pena ricordare uno ad uno: Mirco Rubegni (tromba, flicorno, corno francese), Fulvio Sigurtà (tromba, flicorno), Filippo Vignato, Federico Pierantoni e Lorenzo Manfredini (tromboni), Cristiano Arcelli (sax alto, sax soprano, clarinetto basso), Piero Bittolo Bon (sax contralto, clarinetto, clarinetto basso), Francesco Bigoni (sax tenore, clarinetto, live electronics su ottoni), Rossano Emili (sax baritono, clarinetto basso), Beppe Scardino (sax baritono, clarinetto basso), Alfonso Santimone (pianoforte, live electronics su clarinetti), Danilo Gallo (contrabbasso), Zeno De Rossi (batteria)? Un ensemble imponente, ben amalgamato, con artisti che hanno fatto della ricerca una ragione di vita (musicale e non solo). Non ci resta infine che ascoltare il corale “Egg Radio” che porta con sé anche gli echi del jazz che fu, insieme al jazz che è e, naturalmente a quello che sempre sarà…
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