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Francesco Liggieri Volevo fare l'astronauta a cura di Alessandro Di Gregorio 18 marzo - 22 aprile 2018 Basement Project Room | arte contemporanea è finalmente lieta di invitarVi all'inaugurazione di Volevo fare l'astronauta, esposizione personale di Francesco Liggieri (Alessandria, 1981). La mostra, a cura di Alessandro Di Gregorio, presenta una selezione di lavori degli ultimi anni in cui piccoli uomini desiderosi procedono arditamente nella propria esistenza senza dispersioni e senza voler misurare il proprio tempo. Nella cornice di una barba niente pretenziosa e armato di una ironica compostezza, Francesco Liggieri presenta figure calme e serene, piccoli uomini desiderosi che procedono arditamente nella propria vita senza dispersioni e senza voler misurare il proprio tempo. Accanto al colore c’è il disegno che segna contorni di oggetti e figure: l’appiattimento del fondo che non presenta soluzione di continuità, costituito dalla mancanza di prospettiva, è attutito da un senso di relativa profondità dalle figure trattate in termini abbastanza realistici che diventano consistenti e materiali, contingenti e mutabili nello studio in digitale e, in definitiva, come permanenti, nella trasformazione compiuta sul supporto pittorico. Tutto sembra governato dalle leggi dell’affettività: lo spazio ed il tempo, sospesi anch’essi, sono irreali. Che cos’ha di speciale il blu, l’azzurro, per essere usato in maniera così dominante? È la maestosità del mistero, è una malinconica profondità: è il tipico colore del cielo, e la sensazione che crea è di riposo. Il chiaro di luna, l’acqua. Il più antico dei colori sintetici, venerato nel Medioevo come simbolo della purezza divina. Dal figurativo all’astratto, le vivaci composizioni presenti in mostra colpiscono per il loro gioco di colori e contrasti, lo sfruttamento di strategie decorative e l’economia dei mezzi. Di piccole dimensioni e di medio formato, la scala dei lavori cresce insieme alle ambizioni di un bambino che vuole fare l’astronauta. La mostra è stata animata da questa volontà di conservazione del desiderio per non tradire il bambino che è vivo in ognuno di noi: ogni lavoro, difatti, offre una considerazione di ritagli personali, famigliari, associativi. Ogni bambino ha voluto almeno una volta fare l’astronauta nella sua vita. C’è qualcosa, in questa volontà e nella parola desiderio, che si emancipa da una serie di matrici che questa parola ha storicamente: in fondo, quando si usa questa parola bisognerebbe reagire ad una tendenza che è stata quella di schiacciare il termine desiderio sul termine dell’istintualità, del bisogno primario o anche della dimensione della pulsione. Problematizzando questo schiacciamento e questa identificazione, il desiderio non è istintuale, non è il desiderio primario, non è la pulsione, ma è qualcosa che caratterizza in modo assolutamente specifico l’essere dell’uomo. Tuttavia, il desiderio sarebbe non tanto l’elemento caotico, capriccioso, instabile che caratterizza l’esistenza, ma sarebbe piuttosto l’elemento ordinatore dell’esistenza, una “vocazione” che orienta, guida, struttura l’esistenza la cui matrice è indubbiamente infantile. Il desiderio non è il turacciolo sulle onde, ma è ciò che imprime un orientamento all’esistenza umana, da cui scaturisce la felicità se si rimane fedeli a questa vocazione, al costo di generare una vita capace di dare frutti. Lì dove si è in grado di percepire ed ascoltare questa chiamata del desiderio, non bisogna che sia né disciplinata né cavalcata, ma solamente assecondata. In questo senso, il desiderio di Francesco Liggieri è l’alternativa etica al capriccio, è la responsabilità di non sottrarsi a questa vocazione che sopravanza ma di affidarsi quasi totalmente alla propria chiamata, che non è un gesto che si fa una volta per tutte, ma che va rinnovato costantemente sotto il segno della fedeltà che è l’unico criterio di felicità possibile su questa terra. Al di là di ogni scelta formale, ciò che conta davvero è l’ambizione che ogni bambino si prefigge di avere: il desiderio di liberarsi di ogni retaggio, di sfidarsi, di andare oltre e fluttuare nell’assenza di gravità a cui la vita ci sottopone giorno dopo giorno. Guardare gli occhi di un bambino che vuole fare l’astronauta, ci permette di dilatare l’orizzonte del tempo - inteso come tempo spazializzato -, di cedere alla sua vocazione, vera o presunta che sia: rinunciando ad ascoltare la chiamata del proprio desiderio, tradendola e sottraendosi, in qualche modo si fa ammalare la propria vita. L'artista sarà presente all'inaugurazione. Catalogo in mostra Media partner FrizziFrizzi ______________________________________________ Francesco Liggieri VOLEVO FARE L’ASTRONAUTA inaugurazione Domenica 18 Marzo h 18.30 dal 18 marzo al 22 aprile 2018 orari mercoledì - sabato 16.00 - 20.00 e su appuntamento Basement Project Room | arte contemporanea Via Tommaso d’Aquino 26, Fondi (LT) www.basementprojectroom.tumblr.com [email protected] T. 3292753063
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Valentina Biasetti Sometimes you should try to fly a cura di Alessandro Di Gregorio 14 ottobre - 19 novembre 2017 Basement Project Room | arte contemporanea inaugura la sua sesta stagione espositiva e riapre le sue porte con la nuova esposizione personale di Valentina Biasetti (Parma, 1979), dopo averla scelta tra i finalisti del concorso We Art Open indetto da No Title Gallery presso lo Spazio Paraggi di Treviso nel febbraio 2017. Nella ricerca della verità sii pronto a imbatterti nell’inatteso, poiché essa è difficile da trovare e, una volta trovata, stupefacente. (Eraclito) Solo Narciso, Alice e Orfeo, finora, sono passati al di là dello specchio. Immersi nel girotondo degli sguardi mancati o negati, Sometimes you should try to fly è un planetario intimo, arricchito e costellato di ritratti ma soprattutto di autoritratti: concepiti ed elaborati non come cronistoria, i lavori presentati indagano la “forma” delle situazioni e ciò che si nasconde in ogni essere umano piuttosto che il limitarsi a descrivere ciò che all’occhio risulta in superficie. Valentina Biasetti ha sempre cercato di scoprire, o perlomeno di rendere intuibile, la inquietante presenza dell’occhio in ogni cosa, preoccupandosi di segnalare la dimensione misteriosa del silenzio che ci circonda. In questa sua profonda consapevolezza emerge la discontinuità del divenire. Una macchia di colore e la foglia d’oro, un gesto tagliente e la delicatezza di un segno, il nero che annulla e la presenza timida: ecco alcuni tra i tanti aspetti su cui si è appuntata la tornitura visiva di Sometimes you should try to fly, con salti a ritroso nel tempo che restituiscono la forma omogenea dello sguardo allo specchio. Per quanto individualmente circoscritta e pertinente all’esperienza umana ed esistenziale, le gabbie immaginarie ed immaginate in questa esposizione fanno lievitare o sprofondare le figure in una sorta di argentea atmosfera che ne sottolinea l’aspetto di favola o di incubo, anche quando si evidenzia il dettaglio narrativo o la minuzia del particolare di un lembo di stoffa. Per comprendere l’influenza polimorfa di queste gabbie sulla vita interiore è indispensabile lo studio analitico dello stato emotivo, delle condizioni e delle circostanze, in una sorta di sezione della realtà: la natura del silenzio in cui ogni figura fluttua è un concetto chiave nella lettura delle opere. Di fatti, Valentina Biasetti utilizza la velatura del silenzio come uno strumento utilitario per la composizione e la narrazione, trasformandola in esperienza del silenzio e ricerca spasmodica di un equilibrio all’interno del lavoro, anche – e soprattutto – quando il gesto ed il colore distruggono questo equilibrio. La profondità di campo che si delinea genera movimento nella fissità e simmetria nel caos, lasciando lo sguardo libero di indagare e di cogliere anche la minima variazione di pressione che la matita imprime sulla carta o sul lenzuolo. Sono dunque i gesti reali a determinare la solitudine dello spazio, a scandire e a sferzare frustate di colore, a relegare la figura a semplice isola in mezzo al vuoto di un oceano candido; le relazioni tra i soggetti ed il colore sono le dicotomie tra le distanze e gli avvicinamenti, le ombre persistenti che si proiettano oltre lo sguardo. Le matite dure e morbide, i colori primari che si mescolano ed i gesti informali formano il nucleo dell’analisi del soggetto umano come ambiguo, fallibile e misterioso, ma allo stesso tempo potenzialmente potente, amorevole e creativo. La debolezza, la fragilità e il fallimento dell’uomo coesistono con la capacità, il potere e la possibilità umane, e il linguaggio pittorico può – in questo caso – recuperare e ripristinare attraverso tentativi aperti e completi di interpretazione: è un atto quotidiano, un riconoscimento inevitabile della natura conflittuale e dicotomica della vita umana. Senza cinismo e senza disperazione, ma con cura. __________________________________________ Valentina Biasetti Sometimes you should try to fly inaugurazione 14 ottobre h 18.30 dal 14 ottobre 2017 al 19 novembre 2017 Basement Project Room | arte contemporanea Via Tommaso d’Aquino 26 04022 Fondi (LT) www.basementprojectroom.tumblr.com [email protected] T. 329 2753063
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Andrew Hem Fondi (LT) | Memorie Urbane Urban Festival
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NAF - MK Fondi (LT) | Memorie Urbane Urban Festival
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PAULO ITO Fondi (LT) | Memorie Urbane Urban Festival
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108 Fondi (LT) | Memorie Urbane Urban Festival
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basementprojectroom · 7 years
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We Art Open Premio Basement Project Room: Valentina Biasetti con Falling#1, matite, matite colorate, smalti e acrilici su lenzuolo intelaiato, 130x90 cm, 2016 Il linguaggio dicotomico del colore e del non colore racchiude tre figure ingabbiate, scisse nella loro individualità ma congiunte in una struttura sospesa. La centralità della rappresentazione veicola la moltiplicazione della stessa figura verso un processo complesso ma repentino che prima di arrivare ad una rappresentazione compiuta arriva ad una trasfigurazione del volto, mai delineato, nascosto ed addirittura annullato. Attraverso questa distruzione si può percepire chiaramente l'autoritratto. Il processo di riconoscimento di sé, circoscritto in una gabbia sospesa, precede la caduta e cerca la contaminazione con il colore vorticoso: un'intimità umana volta alla congiunzione ed alla convergenza verso le proprie paure ed i propri smarrimenti. We Art Open a cura di No Title Gallery 25 Febbraio - 19 Marzo 2017 Spazio Paraggi, Treviso
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We Art Open, il concorso di No Title Gallery per le arti contemporanee, giunge alla fase finale con la mostra collettiva dei dodici artisti selezionati. Dal 25 febbraio al 19 Marzo 2017 gli spazi espositivi di Spazio Paraggi, in via Pescatori 23 a Treviso ospiteranno la mostra collettiva degli artisti selezionati di We Art Open, il concorso dedicato alle arti contemporanee organizzato da No Title Gallery. Scopo principale del contest è scovare e portare in superficie le ricerche artistiche più interessanti e innovative del momento attuale: una giuria di giovani esperti del settore, composta da Clara Madaro per la sezione pittura e grafica, Lorenzo Madaro per scultura e installazione, Serena Achilli per fotografia e Federica Fiumelli per video arte, ha analizzato con cura le numerose partecipazioni pervenute e selezionato sette artisti, basandosi su criteri di qualità, originalità e contemporaneità. Lo staff di No Title Gallery ha contribuito con una speciale selezione di altri cinque artisti, che si sono distinti per interessanti ricerche e produzioni: Collettivo Dove e Quando, Valentina Biasetti, Donato Eugenio, Luigi Loquarto, James Joystick and the Holy Days, Paula Sunday, Stefano Zaratin saranno affiancati da Gianni Botteon, Simone Del Pizzol, Michele Ferrarini, Ilaria Gasparroni ed Elisa Viotto nello spazio dell'associazione trevigiana. L'inaugurazione di We Art Open è prevista per le ore 18.00 di sabato 25 Febbraio 2017 presso Spazio Paraggi, Via Pescatori 23, Treviso. L'ingresso è gratuito. La mostra sarà visitabile dal lunedì al venerdì dalle 09.00 alle 19.00, sabato e domenica dalle 16.30 alle 20.00 We Art Open Esposizione d’arte contemporanea dei 12 finalisti dal concorso We Art Open Un progetto di No Title Gallery In collaborazione con Spazio Paraggi In partnership con Basement Project Room Per maggiori informazioni: www.notitegallery.com info@notitlegallery
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basementprojectroom · 7 years
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LES PETITS CADEAUX l'arte contemporanea nel piccolo formato inaugurazione sabato 10 dicembre ore 18.30 Les petits cadeaux giunge alla sua quarta edizione e Basement Project Room | arte contemporanea ha invitato, per tutto il periodo natalizio, diversi artisti per un evento fresco e dinamico che ha lo scopo di avvicinare il pubblico al mondo dell’arte contemporanea e far propria un’opera ad un prezzo accessibile. L'idea espositiva è quella di rendere accessibile l'arte e soprattutto l'arte emergente non solo economicamente ma proprio a livello di vicinanza delle opere esposte al linguaggio dei giorni nostri: un'occasione propizia per far conoscere e collezionare le nuove tendenze e le pratiche artistiche a prezzi contenuti e quindi economicamente più accessibili. Ciascun artista invitato sarà presente con opere di piccole dimensioni che rispettino il percorso e lo stile che lo contraddistingue: qualità ma soprattutto accessibilità sono i punti focali grazie ai quali ci si può avvicinare a Les petits cadeaux, in modo da promuovere la nascita di una nuova generazione di collezionisti che si affacciano senza troppi timori all'arte contemporanea. Con questo progetto, Basement Project Room | arte contemporanea continua il percorso a sostegno della cultura e dell’arte visiva proponendosi come punto di raccolta delle ultime e più interessanti tendenze in ambito artistico. Anche quest’anno torna l’appuntamento per regalare e farsi regalare qualcosa che sia originale, sia diverso dal solito, che resista al tempo, che non attiri la polvere, che non appassisca e soprattutto che non faccia ingrassare. Anche quest’anno la parola d’ordine è Les petits cadeaux! Artisti in mostra Isaac Cordal / Alessandro Di Gregorio / FRZ / Kunstrasen / Millo / T Y K K design / Apolo Torres __________________________________________ LES PETITS CADEAUX #04 l'arte contemporanea nel piccolo formato inaugurazione 10 dicembre h 18.30 ingresso gratuito dal 10 dicembre 2016 al 7 gennaio 2017 Orari mostra: dal mercoledì al sabato dalle 16.00 alle 20.00 Basement Project Room | arte contemporanea Via Tommaso d’Aquino, 26 04022 Fondi (LT) www.basementprojectroom.tumblr.com [email protected] T. 329 2753063
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25 NOVEMBRE Giornata mondiale contro la violenza sulle donne Basement Project Room | arte contemporanea, assieme all’Associazione Culturale Il Quadrato ed UrbOfficina, promuove il progetto 25 NOVEMBRE in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Forti dell’esperienza maturata sul campo con il Festival di urban art Memorie Urbane, per il 25 Novembre è stato invitato l’artista brasiliano Apolo Torres, che realizzerà 3 interventi tra il 17 ed il 25 Novembre in 3 differenti città che hanno aderito all’iniziativa, tra cui Fondi, lasciando un segno molto forte a chi, passeggiando, incontrerà questi nuovi sguardi femminili. Siamo felici di come l’arte, ancora una volta, si faccia veicolo trainante per la formazione di quest’idea e diventi la speranza per abbattere lo scoglio del silenzio e dell’indifferenza, stimolando, mettendo in atto e sostenendo tutto questo attraverso cambiamenti nella percezione e nel trattamento della violenza di genere. Verrà inoltre attivata una campagna di crowdfunding online per sostenere le spese del progetto e verrà realizzata una serigrafia a due colori, limitata a 30 pezzi, firmata e numerata dall’artista. Apolo Torres per il 25 NOVEMBRE Via della Scala, FONDI (LT) www.25novembre.org www.basementprojectroom.tumblr.com [email protected]
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Ettore Pinelli COME OUT AND PLAY a cura di Alessandro Di Gregorio Inaugurazione sabato 22 ottobre ore 18.30 22 ottobre – 26 novembre 2016 Imitazione, adattamento, opposizione. Gli scontri tra primati, la lotta e le relazioni sociali sono le risultanti di due processi fondamentali di avvicinamento e di distanziamento che, instaurati reciprocamente ed orientati verso la conformità, danno origine a relazioni di associazione, di collegamento, e talvolta a relazioni di isolamento, di indipendenza. In questi combattimenti si palesa, in verità, una frattura tra il soggettivismo e la strenua difesa del valore della libertà, del territorio, intesa come salvaguardia dell’individuo e delle sue potenzialità. Particolari aspetti dualistici contraddistinguono i comportamenti riconosciuti come base fondamentale alle strutture e ai vari modelli culturali: maschio-femmina, puro-impuro, natura-cultura. Ettore Pinelli sviluppa una vasta indagine sulle costanti interdipendenze, sia in riferimento alla struttura oppositiva dello scontro/conversazione tra primati, sia, largamente, in riferimento ai contenuti di questa o quella coppia fronteggianti. Il divenire avviene dunque fra opposti e mediante la privazione di uno di essi: questo passaggio si compie dalla potenza all’atto attraverso un meccanismo di trasformazione. A questa nuova prospettiva estetica, si aggiunge una ulteriore concezione del segno che viene modificato, rielaborato, e ricombinato in una nuova pratica di ricerca già elaborata nella serie precedente Altre tipologie di relazione dello stesso Ettore Pinelli. Troppa poca libertà porta al ristagno e troppa libertà porta al caos. Non è dato sapere l’esito finale degli scontri a cui assisteremo ma, dalla conoscenza del comportamento di uno dei soggetti in lotta, è possibile desumere il comportamento corrispondente dell’altro. La nozione di relazione sociale coincide, di fatto e per larga parte, con quella di interazione sociale: lo scontro, che altro non è che una forma aggressiva di incontro, pone interrogativi, accompagna ipotesi che si confrontano con l’assenza di elementi che possono aiutare a capire quale sia il contesto in cui avviene l’azione: movimenti orizzontali e verticali responsabili di processi di territorializzazione e deterritorializzazione. L’incontro/scontro definisce nuovi domini o riconferma vecchie stabilità: la lotta è la più appariscente e la più frequente delle situazioni limite e, a ben vedere, ogni lotta si annida nella presa di coscienza, nella violazione, nella scelta, nella decisione, nell’atto. Tutto si dà nella forma della lotta, al di là della vittoria o della sconfitta. Come out and play, pertanto, evidenzia la costanza e l’ineluttabilità dello scontro che si manifesta nello sforzo di “tenere assieme” gli opposti e nell’intento di distaccare entrambi i soggetti: emerge la tensione tra le esigenze di un singolo e le pressioni del gruppo sociale, la violenza della tradizione e la volontà di innovazione, tra la viscosità dell’eterna infanzia e la responsabilità decisiva dell’adulto, mentre il caso irrompe come una forza sconvolgente che si oppone alla normale e per lo più pacifica successione delle cause e degli effetti. Come nella nostra esistenza. __________________________________________ Ettore Pinelli Come out and play inaugurazione 22 ottobre h 18.30 dal 22 ottobre 2016 al 26 novembre 2016 Basement Project Room | arte contemporanea Via Tommaso d’Aquino 26 04022 Fondi (LT) www.basementprojectroom.tumblr.com [email protected] T. 329 2753063
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basementprojectroom · 8 years
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LATENTE Inaugurazione domenica 11 settembre ore 18.30 11 settembre - 08 ottobre 2016 Basement Project Room riapre le sue porte con una nuova esposizione collettiva inaugurando la quinta stagione espositiva e riunendo quattro artisti che, sebbene conducano percorsi originali e distinti, sono legati da molte affinità ed analogie intellettuali. Il respiro continuo del mondo è ciò che noi udiamo e chiamiamo silenzio. Clarice Lispector Oggi la visione si presenta come un fatto tecnologico, un’esperienza non dipendente dalla percezione umana ed interamente gestita dai media a cui è stato demandato il compito di riportare la verità visiva del mondo, con la conseguenza che il mondo non si rivela più come una presenza immanente ma come un’infinita successione di immagini. La realtà diventa un’immagine, come segno astratto e autonomo dal suo referente concreto, come informazione che non serve ad illuminare l’esperienza ma ne produce un’altra, di tipo estetica. La fotografia, in questo senso, trasforma l’esperienza sensibile ed allena l’individuo moderno agli shock cui lo costringe la modernità. Corrispondenze e sincronicità, in cui il soggetto si configura come un “effetto di superficie” dominato da leggi e strutture ignote alla coscienza, come delle maschere di impulsi vitali più profondi: in tal senso, mondo e coscienza sono intrecciati in un’ambiguità irresolubile. Centrale è la possibilità di interpretare mondi possibili, intimi ed affettivi in cui ogni vita prende inevitabilmente bivi e costruisce tante possibilità trascendendone soltanto alcune. In Latente la coscienza non è totalmente svincolata dalla necessità di adattamento all’ambiente esterno reale ed è interamente governata dalle leggi dell’affettività, che prescindono dalle norme logiche e sociali. Lo spazio ed il tempo sono irreali ed i soggetti possono essere contemporaneamente in due posti diversi ed insieme attore e spettatore della medesima scena; non vale il principio logico dell’identità, per cui la persona sognata può essere vissuta dal sognatore come due diverse persone contemporaneamente e senza contraddizione. I lavori esposti sembrano immagini che compaiono durante il sonno, che si collocano sul piano dell’immaginazione, intesa come facoltà di conservare l’immagine di qualcosa anche senza la sua presenza nell’intuizione: del resto, il sognare appartiene alla facoltà sensitiva e le appartiene in quanto è immaginativa. L’attesa presenta un lento scorrere del tempo che si fa carico delle trasformazioni ambientali emergendo da una dissolvenza come in una fredda giornata invernale. Gli scatti, complessivamente, appaiono come scontri fuggitivi tra la lente e la superficie delle cose: velature, riflessioni deformate, apparenze difettose ricorrono proprio perché è in questi momenti che la realtà - uno dei principali oggetti di discriminazioni di Jean Braudillard - appare più congetturale. Ogni fotografia è una registrazione di un’apparente assenza: l’assenza di soggetto, l’assenza di significato. La differenza sottile tra illusione e realtà si articola attraverso i diafani ed illusori livelli stratificati. La fotografia produce connessioni libere, legate a sensazioni precedenti e non attuali e lo status di queste immagini, separate dalla sensazione che le ha prodotte, può essere paragonato a quello dei proiettili che si muovono anche quando il percussore non li tocca più. Fotografie di: Chiara Arturo / Luca Galavotti / Cristopher Ghioldi / Germana Stella __________________________________________ Latente inaugurazione 11 settembre h 18.30 dall'11 settembre 2016 all'8 ottobre 2016 Basement Project Room | arte contemporanea Via Tommaso d’Aquino 26 04022 Fondi (LT) www.basementprojectroom.tumblr.com [email protected] T. 329 2753063
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LA MEMORIA DELLE COSE DIMENTICATE Alias solo show inaugurazione sabato 30 aprile ore 19.00 Più volte definiti cupi e compassionevoli, i lavori di Alias rivelano l'esistenza di una solitudine e di una crisi personale e collettiva: un'introspezione che si fanno carico i suoi bambini graficamente stilizzati in bianco e nero e a cui fa capolino il denso colore rosso. Intimista, suggestivo, ironico ed irriverente, da oltre dieci anni Alias applica i suoi paste-up ed i suoi stencil in tutto il mondo su pareti di edifici abbandonati e su materiali non trasformati, arrugginiti e deteriorati. I suoi mondi sono discreti, intimi, piccoli come i luoghi scelti per la loro realizzazione. Isolati dallo sfondo sociale, le figure provocano un profondo impatto emotivo: la solitudine e l'essere violabile sono argomenti importanti che non sono trascurabili nelle figure di Alias, tutti soggetti che appaiono come piccoli universi e che ci riguardano da vicino. ALIAS e il suo universo umano compaiono sui muri come esplicite e improvvise rivelazioni. Con la tecnica dello stencil costruisce scenari emotivi che sottraggono senso alla realtà e lo racchiudono nell’opera figurativa per farlo rimbalzare prepotentemente contro lo spettatore. L’artista si muove all’interno di uno scenario urbano stratificato, senza temere confronti e, per questa prima italiana - di ritorno da 6 mesi di viaggio in India -, saranno i materiali di recupero abbandonati, con la loro storia, l’origine delle nuove opere, le ‘tele’ su cui lavorerà, e la sua forsennata ricerca di vecchi materiali, porte finestre, e metalli usati, arrugginiti, vissuti, che faranno trasparire le stratificazioni del tempo e la memoria di questi oggetti dimenticati e abbandonati. Alias è uno di quegli street artist di prima generazione che lavora illegalmente, a dimensione umana e con stencil di veloce realizzazione. (Davide Rossillo) __________________________________________ LA MEMORIA DELLE COSE DIMENTICATE Alias solo show inaugurazione 30 aprile h 19.00 dal 30 aprile 2016 al 05 giugno 2016 Basement Project Room | arte contemporanea Via Tommaso d’Aquino, 26 04022 Fondi (LT) www.basementprojectroom.tumblr.com [email protected] T. 329 2753063
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Sepe + Chazme (Poland) new mural in Fondi, Memorie Urbane urban art festival
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Louis Masai (England) new mural in Fondi, Memorie Urbane urban art festival
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