III [REDACTED]
[...]
dovrò trovare un modo ________________di come va oltre te ed oltre me perché si parla di [...]
____ elettroni liberi si combinano [...]
__________________ reazioni alchemiche
come _________________ mi sento un'ago che punta Nord (in questo caso Est ________________)
Anna! _________! [...] passerei ore ad ascoltarti - a discorrere con te della ________________________________ per vedere i tuoi occhi illuminarsi ____! _________ ____! Come posso continuare per la mia strada senza [...] preparare una torta di mele e portartela sotto casa prima che tu vada ______
[...]
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IV
Sono ancora fresco del tuo tocco
Il mio naso pare cercarti nel vento
Le mie labbra hanno ancora sovraimpresse le tue
Una foto a lunga esposizione dei nostri corpi sovrapposti
Questa notte hai fatto il nido in me, per poi dormirci dentro
M'hai accompagnato per mano e m'hai sorriso
Spogliandoci anche di chi
Siamo
Siamo
Rimasti mutuali essenze presenti
Che è creazione, fino nel sonno
Tornerò presto, anche stavolta, ritornerò presto
I miei occhi stanchi e i rubinetti che perdono
L'eco della pioggia notturna dalla mia teca che è un giardino
Rara a tal punto che pareva dover rimaner deserto
Da innaffiato sono ancora più malleabile al tuo tocco
Sbocciano anc'ora petali dai semi ch'hai messo in me
Semi di parole e di risate, di sguardi e d'ascolti
Seme che è una poesia nascosta sotto una siepe
Nel Monumentale campo di medusa
Seme che sei tu quando riposi
Nelle mie clavicole che hai riempito di morbidi rametti
~
Teso come una corda pronta a produrre suono
Arrivo correndo su per le scale
M'aspetta una fanciulla
Ormeggiamo i nostri corpi
Ammainiamo le vele
Non v'è d'esser tesi
Non v'è d'aver timore
Appare un Kairos
Elettrico nello sguardo
T'invoco stanotte
Amore impronunciabile
M'hai pervaso
E m'hai folgorato
Riposa ora la pioggia
Oltre la tempesta
~
-P.
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Unravel
Arduous and marvelous
Is the untangle
Slowly un-knitting myself from you
~
Just to get back to the needles
Back from wool to dress
Knot by knot
Arduo e meraviglioso
È il disfarsi
Lentamente scucirmi da te
~
Soltanto per tornare ai ferri
Tornare dalla lana al vestito
Nodo per nodo
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I fell
Sono caduto
Sottoterra
Sottopelle
Come seme
Germoglio
Della tana
Di petali
I feel you
Sleepy
Like a seed
Curled up
In my collarbone
Curtains down
The credits roll
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Le mani fatte di sabbia
Passeggi per vie sotterranee
Invisibili se non ai tuoi occhi
Invisibili ai miei i pomelli
Ch'apron' le porte marmoree
Per entrare in nuovi ritratti
Passati mesi ad abbozzare
Nè gioia nè rabbia
Pacata si i'trista quiete
Le mani fatte di sabbia
Non v'è modo di spergiurar la sete
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La me trista itta s'iesti rinasci
V'ho un qualcosa dentro
Ch'ultiamente chiamo
Tristo mal d'esistere
Si presentifica obliterando
Com'assenza e vacuità
Al centro dello sterno
Serratura per chiavi mastodontiche
Buco di non essere
Che pare m'accompagni
Da quando ho senso
Un vuoto pesante
Ch'abbatte le ginocchia
Diliania l'animo
Come ingabbiato
Tenuto fermo a terra
Due ginocchia sulle spalle
E due mani che scavano il petto
Han tolto qualcosa quelle mani
Non c'è più il cuore
Lo si sente battere ma non lo si trova
Si vede muoversi lo spazio tra le vertebre
Ma al centro non v'è nulla
Si può distrarsi a volontà
Tentare di riempirlo con i più svariati pagliativi
Viene tutto divorato dallo squarcio-singolarità
Mi chiedo poi se sia d'esperienza comune
Non posso certo essere il solo
O se si tratti poi del masticato concetto di peccato originale
Che sia forse necessario per potersi elevare
Mi chiedo se il dolore che porta negli abissi
Non sia ciò che apre gli orizzonti del cielo
Una volta usciti dalla platonica grotta
Ancora mi domando se qualcuno avrà mai il coraggio
D'osservarla nella sua nera luminosità
Trista perla vacua e nera
Eterna fonte di dolore
Per lo meno m'hai insegnato
A centellinarti in parole
Fiele d'ombra che conservo
Come leggeri passi cinerei
Su colline d'ossidiana
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Un cerchio teso
La banchina s’asciuga
Si ritira il mare sempre più
Nuda rimane la sabbia
Esposti come arbusti
Nel temporaneo deserto
S’ode tempesta, lontano dal sole
Stormir di gabbiani a chiamar l’allerta
Un terzo orizzonte
S’innalza e s’espande
L’aria rafferma si addensa
Non accade nulla
Apri gli occhi dal subitaneo terrore
Nel torace ancora stormi
La finestra è dipinta d’alberi
Pini ed abeti riposan nel cinereo
Lontano dalla tempesta
Cinguettii dai petti insanguinati
Con un pugno di sabbia in tasca
Chiudi gli occhi nel nero terrore
L’onda prodigiosa t’osserva
Ora immobile a schermare il sole
La quiete è rimasta carica d’elettricità
Il cerchio si chiude
S’allineano le siderali lancette
Les mains sur la croix
Il n’y a pas d’amour qui nuise
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Riflessioni sul dolore
Come il dolore porti alla formazione di muri e di parti di noi che ci proteggono, che proteggono (da) ciò che fa male, finendo anche per perpetrare dolore nel mondo per il solo motivo di provarne, per l’invidia che ne può nascere e portarci ad odiare il bene che vediamo in altri pioché non lo troviamo in noi stessi
- L’idea dunque che vi sia un nucleo fragile e benigno relegato in una cella lontana e spesso protetta da mastini infernali
- L’idea che per raggiungere questi esiliati sia possibile mostrargli d’essere in grado di reggere il dolore che portano dentro, come ad un gatto randagio a cui permettiamo di morderci senza batter ciglio fino a che, capendo che non siamo qui per combattere, non si arrenderà a leccarci le ferite (L’estremizzazione di questo concetto può essere visto nella Bibbia e nella storia di Gesù che giunge alla morte ed alla rinascita)
Come il dolore sia una componente imprescindibile della vita, dal dolore fisico al dolore esistenziale, e di come porsi nei suoi confronti e nei confronti della morte (e l’idea che postumo alla morte vi sia un dolore per i vivi più che per i morti, nonché al delicato tema del suicidio che più volte deve essere stato sventato dalla presenza di altri vivi che n’avrebbero sofferto più che d’altro)
Come esistano dolori buoni, come il dolore dell’ acido lattico quando corriamo o il dolore di un amore corrisposto ma lontano, il dolore di un massaggio che ci lascia rinvigoriti o di un’amara medicina
- Di come, contro qualsiasi iniziale logica o intuitizione, l’amore tra due individui possa creare dolore in un terzo ed il concetto di invidia (odiare il bene altrui) contrapposto al concetto di gratitudine (Gioire del bene, sia esso nascosto, al di fuori di noi o personale)
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Bramosia
Bramosia d'ambrosia
D'abbeverarsi e sbranarsi
D'ombra e di tenebra
Rendetemi omaggio
Aprite la cella recondita
Protetta d'apotropaici terrori
Divoratemi pure se volete
Veleggiando nell'abisso
Crivellato d'azzanni
Non vi porterò via da laggiù
Dove azzurra rimanete
Nascosta nell'andito
Verrò solo a trovarvi
A leccare le vostre ferite
Come Daemon felino
Che d'arrivar fin laggiù
Una sola vita non basta
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Malleabile
Io sono malleabile
Sono fatto di pongo
Puoi colpirmi, tagliarmi, pestarmi
Prenderò il calco del tuo pungo
Per poi tornare ad esser me stesso
Posso esser il tuo riflesso, l'opposto e lo stesso
Ma alla stregua d'un cristallo
Anch'io ho una forma intima
Che può germogliar macroscopica
Con te
Quando mi permetto di farmi fiorire
Mi sento al posto giusto
Della forma giusta
Come se a metterci in ordine
Finissimo sempre accanto
Come se la linea del mio tempo
Non potesse seguendo il suo retto corso
Che incontrarsi con la tua
In mutuale orbita gravitazionale
Per poi chissà
Lanciarsi in orbita
Altalena corvo-luna
A guardarti mi pare di tornar bimbo
Quando mettevo la testa
Tra gli specchi dell'armadio di mio nonno
E d'un tratto, v'erano solo riflessi
Ed io allora come ora
Tentavo di vederne la fine
Serravo le porte fino a farle toccare
Sperando di vedere quando tutto
Sarebbe rimasto intrappolato tra i due specchi
Volvevo riuscire
A prendere una goccia di luce
Farla andar laggiù dove tutto diventava nero
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Quadro d'un esposizione: Rubedo, Adagio per arco e pianoforte
M'avvicino di soppiatto ad un ricordo
Alla stregua d'un fabbro l'osservo brillare
Con quale dignità posso tentare di toccarlo
Come posso arrogarmi il diritto
D'esser colui che tempra in parole
Un kairos di tal fattura
Scalzo e senza scalpo
Venitemi dunque in soccorso
Porgetemi i vostri scalpelli
Le vostre tele ed i vostri inchiostri
Avi che d'arte avete vissuto
Musa che con giudittiano sguardo
Mi scruti arroventando l'intera fucina
Ch'io possa esser alambicco
Nel distillar questi ricami di parole
Un sospiro
Ad occhi chiusi
Un divampar di fiamma
D' una rugiada di baci
Vi brillano l'occhi
L'aire palpita meco
Gaudio soave
Fin su le dita
Ch'allietano voi
Astro cinereo
Arco celeste
Movete in me maree
Ed io
M'infrango in onde
Ivi vi tuffate
Danzar di farfalle
Collidersi ed attrarsi
Fino a divenir
Quasi-particelle
S'accorcia il delta
Dei nostri confini
Reduci infine
Ebbri dell'altro
Centelliniamo la nebbia
Della postuma quiete
A sorseggiarne ancora
Bacco c'invita
Gaio commensale
Del cinguettar nostro
Qual miglior custode
D'un così caro distillato
Ch'ancor m'inebria
Filtro alchemico
Ch'ei chiama
Rubedo
Com'è soave il tempo
Avvezzo al solletico
Com' ancora vi seguirei
In su terrazzi e tetti
Ove condensar le nostre essenze
Ed albeggiar
Ebbri e beati
Di reciproca presenza
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Ridi a dirotto
Ritaglio sottopelle stralci d'ottone
Ne intreccio monili ed iridi
Riduco l'attimo dall'ottuso rintocco
Dirotto il tutto nel tuffo del ritmo
Diretto dov'ardi di luce cinerea
A stento rinsavisco dal tocco
Dell'occhio tuo di rondine
Tempestato a dir poco
Trafitto d'inestimabile
Ridi a dirotto
M'hai ridotto
Reificandomi
Ad atto
Ora
Res
Sto
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Una T
Nei miei paesaggi onirici
Seguendo un fiume, mi vedo
Sospeso tra due rupi
Sospirando lento
Dagli arti spuntano
Si diramano radici
Io, una T
Sospeso tra due rupi
Un ponte d’uomo
Il legno penetra la pietra
Ad essa dona
Da essa riceve
A volte non sono doni
A volte non è un dare
Deprivare
Iniettare
Il legno penetra il legno
Mangia sé stesso
Si sfama di sé
Ruba a sé stesso
Una siringa che si buca da sola
Cosa significa essere liberi?
Io, una T
Sospesa tra due rupi
Un ponte d’uomo
Che mi guarda
Con un mezzo sorriso
Sempre stampato in volto
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Che tu sia per me
Che tu sia per me il coltello con cui scavo dentro me stesso
Nella fessura tra le costole, proprio dove si vede il mio cuore battere
Una lacerazione, una pallottola conficcata che con la punta della lama
Tento di enucleare dal fondo del mio petto
Sangue dolce, sgorga, zampilla, lo centellino, ecco il filtro ermetico
Inconoscibile eppure reale quanto il nero del pozzo d’iride
Quanto l’abbraccio, freddo, caldo, del tepore scuro
Una scure si abbatte, l’abate mi osserva, la testa rotola sul selciato
Io inerme esanime esangue muto esalato l’ultimo sospiro
La speme preme m’infilza la nuca che stride le vertebre
Virano in spazi liminali linee di pensiero come inchiostri vermigli
Varchi un buco dalla tempesta al Monumentale
Rido ma non mi sento, piango arido sale invisibile
Come posso
Non uscirne
Lacerato
Dismesso
Fatiscente
Ridotto
Una sagoma di me stesso
Una super posizione di fronte e di schiena
L’acuminata punta
Solletica
L’ombra
Un presagio
Assaggio preventivo
Di ferro e di velluto
Stringere tra i denti
Brandy e risacca
Mi manca il mare
La sua immensità e la tua
Perdermi nelle onde nel respiro
Perdermi così che tu possa trovarmi
Tu col coltello in mano
Io testa che rotola dopo il sibilare della ghigliottina
Non c’é giudice non c’é giudizio solo una sentenza
Che a morir d’autunno non son brave solo le foglie
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WonderMan
Se solo potessimo scambiarci gli occhi
Scambiarci i corpi
Sentire quello che succede
Tra le dita, mentre siamo fermi
Il freddo del pavimento sotto i tuoi piedi
Che sono i miei
La fiducia di camminare al buio in casa propria
I polpastrelli che sfiorano l'intonaco
Così forse sapremmo cosa dirci
Finalmente potrei parlarti dal tuo punto di vista
Sentire i tuoi fremiti interiori quando ti scaldi
Nelle tue parabole che sono nuvole che fanno piovere
Ed io mi bagno volentieri, di queste gocce di presente
Sei leggera
Quando pieghi le cose
Come un mazzo di fiori neri
Sul sellino di una bici
Che taglia un campo bianco
Che sembra un foglio
Che sembra un libro
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Prefigurarsi mattine primaverili
L'odore della tua pelle mentre una lama di sole ci tocca
Con i polpastrelli e con le labbra mi sveglio sfiorandoti la schiena
Tutto il mondo si riduce lì tra il materasso e la coperta
Noi due in un abbraccio ricurvo, sciolto, ancora tiepido
Dopo aver firmato un patto di calore con la stoffa
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Anfora di vite passate
Nave museo itinerante
Belligerante d'amore
Attraverso interminati spazi
Ritiri le reti gettate di
Celesti fili intrecciate
Catturi l'anima mia
N'dovai le domandi
Ella per poco nel cor non si spaura
A naufragar risponde tendendovi la mano
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