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E’ questione di fare schifo
Ci sono quelle giornate dove pensi che fare schifo sia la cosa migliore.
Fare schifo cosa vuol dire poi?
“Sensazione di profonda ripugnanza o disgusto “ cit. vocab. Google.
Si parla tanto di accettarsi per come si è, per quello che si ha, etc.
Ma se ti fai schifo come fai?
Siamo circondati da personaggi e persone che si rendono personaggi ricchi di carisma scintillio e brillio, quando invece sono solo persone.
Persone che camminano, mangiano, dormono, insomma fanno le cose da persone.
Ma hanno quella marcia in più, che ti fa percepire che tu in confronto a loro fai schifo...insomma è un bel problema.
Sì, anche quando ti guardi allo specchio alla mattina, non hai il volto riposato e rilassato come si vedono nelle pubblicità.
Quando hai da argomentare qualcosa che hai fatto tu ma alla fine ti esce un insieme di AH EHM Sì, Ecco.
Unite la faccia sgomenta alla mattina e lo sgomento per il discorso monosillabico appena articolato davanti alle persone.
Ecco, ti fai schifo.
Oppure quando ti ricordi di avere un concetto dentro di te ma che alla fine ti sei formulato il discorso nella tua testa così bene che nemmeno fosse una tesi...e poi invece...ti esce un sospiro ansiolitico legato all’ ansia da prestazione, perchè nei confronti di chi ti sta davanti ti senti un po’ in prestito di immagine e con alte aspettative dall’altra parte.
Basta, devo smetterla di avere le aspettative brillanti.
Oggi basta.
Sono a letto dopo una semplice cena, e ho deciso che mi voglio fare schifo.
Faccio schifo ad argomentare e parlare alla gente, faccio schifo ad esprimere la meraviglia dei miei sentimenti ed emozioni, faccio schifo quando voglio esprimere con forza le cose a chi per me è importante. Faccio schifo ad argomentare il mio disappunto, continuo a fare schifo ad avere paura.
E più mi sforzo di capire quale metodo sto sbagliando e in cosa sto sbagliando, più mi arrabbio con me stessa. Sono giorni che è così, anni dopo la prima esperienza d’insegnamento che mi ha letteralmente bloccata e umiliata, e per questo mi son salvata con il disegno, ma mi arrabbio lo stesso.
Perchè non è più quello che voglio, basta, voglio cambiare.
Ho un desiderio incredibile di non avere paura di fare un discorso senza patemi.
Disegnare e dipingere solo perchè ho progetti in testa meravigliosi che non tanto mi salvino ma mi rappresentino divertendomi e sentendomi fiera.
Non mi voglio più salvare. Non ne ho bisogno.
Voglio solo fare schifo per oggi, per cambiare meglio domani.
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Questione di Rispetto
Salve a tutti belli e brutti,
dopo tanto tempo ripiombo quì.
Forse ce la posso fare a concludere qualcosa della mia esistenza, tra illustrazioni da Brivido e la Scuola dell’Infanzia.
Forse ce la posso fare a tornare a casa sana di mente, e rilassata.
Forse ce la posso fare a non sentire altre notizie sul Covid e sul Green Pass e 3° Dose.
Forse ce la posso fare a non sentire sempre notizie di omicidi, violenze e tanto altro dal mondo, solo notizie davvero degne della Barbara d’Urso.
Oggi ce la posso fare a pensare che oggi Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne dovrebbe essere tutti i giorni.
Come la violenza contro i bambini, contro gli anziani, gli animali, i mariti e contro chiunque.
Oggi ce la potete fare anche voi a parlare di Rispetto.
O no?
“ Sentimento e atteggiamento di riguardo, di stima e di deferenza, devota e spesso affettuosa, verso una persona...Anche con riferimento a istituzioni civili o religiose o alle cose che le simboleggiano “ cit. Treccani
Ce ne sarebbero tanti altri di significati e di affermazioni riguardo la parola Rispetto, ma va bene così, accontentiamoci di queste.
Devozione forse no, ma sicuramente il” riguardo” è una parola che rende la parola Rispetto di un certo spessore.
Riguardo per la persona, chi ti sta intorno e il contesto. Riguardo verso chi ha una opinione diversa dalla tua, chi ti dice “no” o chi semplicemente è diverso da te.
Non forte o debole, non acculturato o sculturato. Diverso.
Le Donne e gli Uomini ... distinti spesso, si tende troppe volte a separare e categorizzare le persone per generi, ma in realtà siamo umanità, e come umanità dobbiamo darci il giusto Valore.
Siamo diversi perchè ogni individuo è Unico rispetto agli altri.
Siamo Diversi e da Rispettare in questa Diversità perchè è unica e se ci fosse il rispetto ci sarebbe uno scambio e una completezza incredibile.
Negli ultimi anni ci sono tante giornate Mondiali contro qualcosa, ma non c’è mai una costanza mondiale nel Rispetto.
Rispetto come fondamento di educazione civile e morale, partendo da piccoli.
Rispetto in relazione al sè e all’altro.
Rispetto per dare Valore e Vivere MEglio.
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Questione di Gioco
Buona sera a tutti!
Siamo tesi, polemici, del fermento in giro, lo sento!
E per fermento non c’è nulla di fermentato o che profuma di merda, tranquilli.
Ma quasi quasi c’è quel sentore nell’aria che somiglia al tanfo di concime, ma vediamo cosa si sta concimando di preciso e dove.
Ah sì! Sulle serie tv Netflix!
Sì, perchè dopo aver visto la serie più acclamata degli ultimi tempi, Squid Game, sono nati i Meme di facebook e poi le riflessioni di educatori e psicologi, poi le riflessioni di genitori allarmati, e infine le petizioni per far si che si censuri la serie tv che ormai ha invaso le nostre case e che almeno una volta abbiamo visto tutti.
Siamo stati tutti catturati dalla bambola che ruota la testa e spara se qualcuno si muove, siamo stati tutti presi dallo spietato concetto di tutto il gioco, e abbiamo amato tanto alcuni protagonisti, nonostante avessero alle spalle un grande passato fallimentare o disgraziato.
Poi che dire delle tute che ricordavano la Casa di Carta ma che al posto delle maschere c’erano caschi con simboli di cui ognuno vestiva un ruolo all’interno di una gerarchia? Ipnotico, perfetto e spietato al tempo stesso, dove l’umanità è ridotta giusto all’utilizzo della pedina di una scacchiera all’interno di un sistema.
Ci tenevo a questo punto a dire la mia onesta analisi e opinione riguardo a Squid Game.
La mia opinione non da artista, ma da insegnante di scuola dell’infanzia e donna che guarda serie tv e film, e per molto tempo ha pure giocato ai videogame tra gli anni ‘90 e inizio 2000.
Sono cresciuta con i film di fantascienza perchè con mio papà guardavamo principalmente quel genere di film.
Ho visto Robocop, Terminator, Dred la legge sono io, Atto di Forza, Mortal Kombat, tutti film ricchi di effetti speciali, violenza , sangue e brutalità come se piovesse.
Ho visto a 14 anni Alien e avevo paura. Sapevo che era inquietante, angoscioso, un alieno gigantesco e senza pietà.
Ho visto IT, il primo IT degli anni ‘80, horrors come Nightmare, La Nave Fantasma a 13 anni era il mio film preferito, per non parlare della famosa saga di Scream, slashers anni ‘90.
A 15 anni leggevo i fumetti di nascosto dalla prof di latino, “Battle Royal”, spietati manga che trattavano di come degli studenti del liceo dovevano sopravvivere su un’isola cercando di uccidersi a vicenda.
Poi sono affezionatissima a Hellraiser, i film sugli Zombie, i sanguinari film di Dario Argento.
A 13 anni con mio papà ho visto la videocassetta di Profondo Rosso, e per me era come raggiungere la meta del “Cazzo sono diventata grande e coraggiosa!”, e da allora posso dire di essere fiera di aver conosciuto la filmografia del Maestro.
Poi videogiochi come Resident Evil, a 12 anni.
Dovevo comprare un altro videogioco ma alla fine c’era solo quello di nuovo, appena uscito. La prima volta sono morta 10 volte, poi dopo un giorno sono diventata esperta nelle erbe medicinali. Poi vogliamo parlare di Doom? Sparatutto per eccellenza nell’Inferno di mostri e demoni.
Ora sono quì, a 34 anni con la mia cultura cinematografica e il mio antico sogno custodito nel cassetto di gestire part time una videoteca. E alla fine sono un’insegnante di scuola dell’infanzia e non dovevo dichiarare questo elenco di film e serie violente e sanguinarie...
...ma ho una cosa in più: ho interiorizzato sino ad ora il concetto di regole, di limiti, di distinzione tra FANTASIA E REALTà.
Mio padre mi spiegava il perchè certi film erano così violenti, quale era la morale, lo scopo vero di un film, la sua morale, i personaggi.
Passavamo domeniche pomeriggio a vedere come Dart Vader usava la Forza come arma di prepotenza per ottenere tutto.
Allora, nella generazione anni 80-90 c’era un concetto, anzi un ideale nel vedere i film e le serie TV: avevi un momento dove potevi fantasticare di essere il Luke Skywlker, ma al tempo c’era la realtà che ti chiamava ed era: “Monica hai finito con i compiti?!”.
Ma sono una maestra di scuola materna. Un’insegnante, proprio così.
Quindi cosa dire?
Dico che bisogna avere cognizione: cognizione perchè condivido il fatto che i bambini non possono, soprattutto in una generazione come questa dove la realtà virtuale e le storie sono create con un concetto di immersione totale (quindi si fatica a distinguere la realtà dalla fantasia), guardare certe scene e certi tipi di film o serie tv. I bambini non possono ancora capire certe problematiche e complessità trattate. Ma soprattutto i bambini non possono essere lasciati SOLI in questi tipi di realtà così difficili da capire.
Perchè si fa presto a sentirsi super eroi, a sentirsi i cattivi , a sentirsi immersi in una realtà che non è quella che viviamo.
Ma bisogna poi fare presto a renderci conto che la realtà che viviamo è meglio, al di fuori di uno schermo o schermino, e possiamo essere noi stessi supereroi, noi stessi il lato migliore o peggiore , possiamo vivere le nostre avventure senza buttare via il denaro o essere per forza dei disgraziati.
Possiamo giocare a 1-2-3 stella ridendo, e se si sbaglia, si fa un passo indietro.
Il brutto che temo di questa generazione di bambini e adolescenti, non è Squid Game.
E’ come ci si rapporta a Squid Game, come lo si porta dentro, e se non viene spiegato a loro questo, sono cazzi da cagare per voi genitori, famiglie e insegnanti che vi terrorizzate e scandalizzate.
Quindi le petizioni, censure, eliminare scene non servono ad un cazzo.
I vostri figli capiscono se spariscono dei personaggi dalla scena, e vi chiederanno “E’ morto?”...voi cosa rispondete? “Tesoro, è andato in bagno a fare la pupù...”!? Ma dai...siamo seri.
Genitori si diventa, si sbaglia, ma ...mi fermo forse è meglio. Sennò fate una petizione per chiudere il mio blog o censurare il post e dopo sono cazzi.
La petizione che ora è in voga in Italia serve per sbolognare le responsabilità di chi non è stato abbastanza accorto o abbastanza paziente di spiegare ai propri figli che certe cose non è il caso di guardarli da soli, o semplicemente di non guardarli.
Ci sono delle regole anche nel mostrare i film , le serie tv, nei videogiochi.
Ci sono regole anche nelle spiegazioni di certe scene.
Ci sono regole, anche per i genitori, come per i figli.
Punto.
E non stella.
Punto e basta.
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E’ questione di tweet
Haloa paloma!
Sono tornata dalle vacanze, evviva evviva...no.
No non volevo tornare, stavo molto bene, ma come è normale per tutti
prima o poi si deve tornare alla vita di scuola, di disegni, di famiglia, di amici...
ripeto, si stava bene anche via.
Ma passiamo oltre!
Parto con voler trasmettere anche a voi una vena di nostalgia canaglia da social, perchè ogni tanto succede quando pensi a 1000 progetti in ballo che qualche social in più per poter diffondere il verbo de “La Momo Disegna Cose” Dice Cose e Fa Cose non sarebbe una cattiva idea.
Però, però, poroppoppero però...
succede che si cambia di colpo idea quando ci s’imbatte nella nuda e cruda realtà.
O realtà virtuale, come vi pare.
Succede che ripensi a tutti i profili che avevi realizzato nel corso degli anni: Bloger, Netlog, Myspace ... vi ricordate?
Robe da inizio 2000 dove chi aveva gli accessori virtuali migliori aveva il MySpace più seguito (tra cui l’mp3 online dove caricavi le canzoni che volevi... con i design diversi! Spettacolo!).
O il Netlog più Nerd o da profilo Cosplayer così ritrovavi tutti gli amici Nerd e Otaku della tua città.
Bloger dove condividevi post smielosi che il miele stesso chiede un pizzico di sale dentro di sè (io sono la prima a sostenere che avevo intrapreso una vena talmente mielosa che il termine “Momoso” ora mi imbarazza, sono sincera!).
Ah ma aspettate...c’era anche Badoo!
Badoo beh, io non l’ho mai usato ma ricordo bene certi profili di truzzi, personaggi alla ricerca di femmine per lo scopo di conoscere nuovi orizzonti...orizzontali, verticali, 69...
Ad ogni modo tra tutti quelli citati avevo anche Twitter.
Fino a 5 forse anche 6 anni fa avevo Twitter, il profilo dove la Momo twittava e seguiva personaggi di scrittura, disegno , cinici, musicisti, altri personaggi che twittavano cose interessanti.
Twittare poi...cinguettare! :
“Il servizio è diventato estremamente popolare, anche come avversario di Facebook, grazie alla semplicità ed immediatezza di utilizzo. Esistono diversi esempi in cui Twitter è stato usato dagli utenti per diffondere notizie, come strumento di giornalismo partecipativo. “cit. wiki
Diciamo che un tempo era così.
Un tempo leggevi le notizie interessanti, tweet cinici e simpatici, intelligenti riflessioni da retwittare e condividere...ora posso dire che non è più così.
Sono ritornata su twitter con la curiosità di capire se è ancora un terreno dove poter condividere pensieri, post e notizie riguardo il mio disegnare.
Invece mi sono ritrovata in mezzo a tante ragazze selfiste, ragazze che parlano di quanto sia bello scopare (non le foglie del cortile ovviamente) e principesse che dichiarano di essere ancora alla ricerca del pisello su cui appoggiarsi...
In sostanza Twitter più che cinguettare starnazza .
Da Twitter a 50 sfumature di Porn Hub è un attimo.
Così ho riprovato anche oggi a twittare, ma i tweet che intravedevano mi hanno fatto passare la voglia.
E così, ho chiuso un altro capitolo della mia vita.
Chiuso Twitter.
E la Momo dirà Cose solo quì, Facebook e Instagram.
Tweet e Chiudo.
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Questione di “Dunque”
Dunque.
Mia mamma partiva sempre così con un discorso o un’esclamazione o una cosa molto importante da dire.
“Dunque!!!” e poi arrivava il resto.
Io di dunque ne ho, ma oggi ho quei dunque che sento l’esigenza di condividere con chi ha voglia di leggere ed è in grado di capirmi.
Non interpretarmi, capirmi.
Perchè lo senti se capisci.
Magari non si accettano certe cose, ma un dunque va accolto, altrimenti non ci sono punti fermi.
Ecco il Dunque lo sento tanto come punto fermo, imperativo e sentito di pancia.
I miei discorsi sarebbero così pieni di Dunque.
C’è qualcuno che mi dice spesso che metto tanto “Insomma” “Cioè” “Allora” “Ecco” “Appunto”.
Questa volta ho deciso che li cestino, cambio registro e metto “Dunque”.
Che non so se poi se ne salta fuori con un senso, ma almeno il senso dell’imperativo c’è.
Ma cosa significa Dunque?
<Ha valore conclusivo ( penso, d. esisto ; ha sbagliato, d. paghi ; Hanno detto: noi siamo i più forti, e dunque siamo i migliori; noi facciamo paura, e dunque vogliamo comandare, Jahier), esortativo ( suvvia, d., fatti coraggio ; Va dunque, e fa che tu costui ricinghe, D'un giunco schietto, Dante), rafforzativo (Felicità raggiunta, si cammina Per te su un fil di lama. Agli occhi sei barlume che vacilla, Al piede, teso ghiaccio che s'incrina; E dunque non ti tocchi chi più t'ama, Montale). > CIT. gOOGLE
Dunque arriviamo al dunque, perchè oggi ho condiviso rabbia, frustrazione, amarezza e non solo mia ma anche da parte di chi vuole lavorare con me.
Dunque,
mi sento così, amareggiata perchè m’impegno tanto con me stessa ma sembra che certe cose non vadano mai bene completamente.
Dunque,
forse sono io che ogni volta che cerco un modo o provo a parlare bene come voglio non ci riesco.
Dunque,
sono incapace di parlare e fare discorsi degni di nota e di un certo spessore.
Dunque,
non sono efficace o efficiente a svolgere i miei obiettivi.
Dunque,
mi devo incazzare o sbottare o battere pugni o nessuno ha l’idea.
Dunque,
mi devo concentrare e calmare che sennò si pensa che quì si fan capricci ricci.
Dunque,
secondo c’è chi mi sottovaluta.
Dunque,
sono sottovalutati anche i miei discorsi e il mio modo di parlare e le mie idee.
Dunque sottovalutato anche il mio pensiero.
Dunque sottovalutata e mi rendono sottovalutabile.
Dunque non sono chiara.
Dunque non sono trasparente.
Dunque sono scura e impenetrabile?
Bein, io adesso accendo la luce e divento un pexiglass, perchè il vetro lo sento meno resistente.
Dunque, resisto e vado verso.
Dunque , passo e chiudo.
Dunque per oggi ho dato.
Dunque per oggi non rompetemi più i coglioni.
Dunque il tempo investito a non fare bene le cose l’ho investito per trovare il dunque che mi serve.
Dunque...anzi
donca, l’è acsè!
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E’ questione di Vaffanculo Cordiale
Questa lettera l’ho scritta ad una persona che aveva bisogno di ricordarsi
cosa significa “Stima”:
“Determinazione del valore di un bene o di un servizio. “ cit. voc Google.
Ok ok adesso vi chiederete che cazzo è successo!
State calmi, non muovetevi che sto finendo i video di Caffè da Brivido (quasi finito eh però insomma ci vuole un momentino...).
Ok, finito. Ora vi spiego.
Mettiamo al posto del bene o servizio la parola persona.
Quindi determiniamo il valore della persona, e facendo questo la rispettiamo e la consideriamo.
Se non avesse valore per noi non ce ne fregherebbe un cazzo.
Diciamo che la stima è una conseguenza del valore affidato a quella persona, che magari noi consideriamo come speciale, come un amico/a, o come ...come una persona con cui si vuole parlare o anche solo uno scambio di sfoghi e opinioni.
Mettiamoci una lettera, scritta e inviata di getto (purtroppo tramite whatsapp) per farvi capire quando la stima crolla, nonostante le persone sbaglino e capiscano l’errore commesso.
Ma quando crolla la stima, per me è chiuso.
Soprattutto quando non ti fai i cazzi tuoi, e percepisci un certo godimento nel trapelare la fuga di notizie. La doamnda che mi sorge spontanea è...
...quando capiterà a te? Te ne fregherai?
Dirai sicuramente: “Ah beh così ci dai importanza...non è così importante...”
Ecco, proprio quì si cade sullo scontato. Non è la notizia in sè, ma la modalità di utilizzo della notizia diffusa. Da chi influisce perchè nonostante il tempo se uno/a è stronzo/a i casi sono due: o ci rimane, o lo diventa di più.
Ma con me non funziona, perchè ho deciso da oggi di stimarmi.
Anzi, da oggi mi stimo e rispetto, quindi per questo ti mando un Vaffanculo Cordiale, ricordandoti che quando il mondo parlerà anche di te e tu non saprai come difenderti beh...saran cazzi tuoi!
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Io non so parlar d'amore.
L'emozione non ha voce.
Diceva così Celentano.
Eppure parlare aiuterebbe l'intero universo a capire come muoversi nell'agire.
Agire d'istinto o d'intuito, comunque è sempre questione di agire ma soprattutto parlando.
Perché non ci si parla?
Perché non si tira fuori l'emozione, la rabbia, la frustrazione, il bello e il brutto?
A parole fa davvero così paura?
Troppe troppe domande.
A volte io non so cosa può succedere parlando. Ho sempre una paura terrificante della reazione, anche di chi mi può stare accanto.
Ma a volte parlare sarebbe l'unica soluzione possibile, che faccia bene o male.
Altre volte però si preferisce il silenzio, quello che trasmette ma non sa che cosa ti da.
Forse il silenzio è la peggior prigione.
Forse il silenzio è la peggior arma.
Forse il silenzio è bello solo in Natura, tra un ruscello e un bosco.
Forse il silenzio è ciò che rende più facile un momento ma più difficile una vita.
Vorrei ascoltarti anche per capire come stai, cosa fai, cosa pensi.
Perché di silenzi ti conosco, e ne ho fin troppi.
E un dialogo di silenzi non mi piace più.
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è questione di Reazione
Ognuno di noi è diverso dall’altro.
Per fortuna!
Perchè se fossimo tutti uguali sareste tutte brutte persone come me!
Ecco, lo sto facendo di nuovo, meravigliosamente mi autocritico continuamente.
Sono cresciuta così, mi hanno insegnato così perchè quello che è giusto è quello che nasce da una superautocritica così autocritica che ad un certo punto ti fai piccola così e le tue ragioni non esistono più.
Non mi vedete? Allora sono diventata insignificante.
Mi sono sempre chiesta perchè ad ogni muro e ogni discussione mi mettessi a piangere o crollassi.
La mia parte di colpa me la prendo, ma è anche vero che spesso ci dimentichiamo anche di quanto il resto del mondo ci influenzi e ci cerca di imporre le proprie ragioni, che poi diventano nostre certezze.
Poi ci sono i sentimenti che cerchiamo di mettere in mostra perchè sono lo strumento più autentico e antico che ci rimane nonostante la fatica e il trattenersi.
E poi si ha paura, ci si blocca perchè se ti metti in mostra e non sei un opera desiderata rischi di essere spostata nell’angolo più remoto del museo della Vita.
Ma alla fine col cazzo che sono un pezzo d’antiquariato o da lasciar al mercatino del riuso.
Ed è quì che scatta la Reazione:
reazióne s. f. [der. di reagire, secondo il modello del rapporto agire-azione]. – Azione che si oppone ad altra azione. Da questo sign. centrale e generale si articolano i varî sign. che la parola assume nell’uso comune e come termine di molte scienze e tecniche. 1. Nell’uso comune: a. L’atto o il comportamento con cui si reagisce, si risponde a un’offesa, a una violenza, a cosa che si ritiene non giusta (v. anche riazione, forma letter. ant.): b. Atteggiamento e comportamento (individuale, di gruppi o categorie, di organi e istituzioni) inteso a ristabilire condizioni politiche e sociali che sono state superate da una rivoluzione, o comunque a opporsi intransigentemente a ogni tendenza e prassi progressista e innovativa: i gruppi, gli ambienti, le forze della r., e assol. la reazione (lo scatenarsi della r., combattere la r.)
cit. Treccani
beh non per forza ci deve essere un’offesa di mezzo, ma qualcosa che ti smuove dentro c’è. Anche il più semplice dei vaffanculo.
Con questo non voglio mandare a fanculo nessuno, ci mancherebbe.
Questo è un momento dove sento che mi muovo verso Me stessa, dove l’abbraccio e probabilmente ci vorrà un poco di tempo, non tanto lungo, forse abbastanza breve da reagire senza spaventarsi.
Quando si è cresciuti in mezzo ad un Vulcano di reazione a mandare a quel paese chi non è dalla tua parte e tra Miss Giustificazione e chiedo umilmente scusa ad un certo punto ci si chiede...e mo? Che cazzo di reazione sono?
Per voi sembra un incastro di discorso senza senso e con parole sparse e cosparse.
Ma per me dopo questo ho detto tutto.
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E’ questione di canzone
Stanotte ho fatto un sogno.
Ho sognato che suonavo la chitarra, vedevo soo le mie mani, correvano sulle corde e facevano sentire gli accordi così forte che sembrava stessero urlando al mondo.
Urlavano una canzone. Un testo che molto tempo fa ascoltavo spesso.
E mi è capitata di suonarla nel sogno, poco prima della sveglia.
Troppo tardi gli accordi mii sono entrati dentro.
E il testo devo ricordarlo. Time of your life...i hope you... time of your life...
prendo la macchina e parto alla volta del bar.
La chiavetta speciale che ascolto oggi la spengo. Anche la radio resta in silenzio.
Arrivo al bar, ordino il solito caffè e metto le cuffie alle orecchie.
Inserisco il titolo della canzone su youtube.
E alla fine confermo ogni volta che le canzoni non capitano a caso:
“Another turning point
A fork stuck in the road
Time grabs you by the wrist
Directs you where to goSo make the best of this test
And don't ask why
It's not a question
But a lesson learned in timeIt's something unpredictable
But in the end it's right
I hope you had the time of your lifeSo take the photographs
And still frames in your mind
Hang it on a shelf
In good health and good timeTattoos of memories
And dead skin on trial
For what it's worth
It was worth all the whileIt's something unpredictable
But in the end it's right
I hope you had the time of your lifeIt's something unpredictable
But in the end it's right
I hope you had the time of your lifeIt's something unpredictable
But in the end it's right
I hope you had the time of your life”
youtube
Fonte: MusixmatchCompositori: Michael Pritchard / Billie Joe Armstrong / Frank WrightTesto di Good Riddance (Time Of Your Life) © W.b.m. Music Corp., Green Daze Music
Mentre continuo a bere il caffè e finisco il mio gnocco col prosciutto crudo riascolto senza sosta la canzone.
Scendono le lacrime, e il cuore vibra come un violino.
Capisco perchè: perchè sono stata felice nel momento in cui ho suonato la chitarra.
La chitarra è sempre stata parte di me, perchè ribelle, dolce, incazzata e felice.
E’ tante cose.
E’ me.
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È questione di MoviMenti
Movimento, muoversi, motus, muovere, smuovere... Insomma siamo sempre in quel pensiero in continuo movimenti.
No, non è unico movimento, sono tanti.
È come se il pensiero di pancia corresse forte nella testa e poi rallentasse dopo aver strappato il nastro FINISH e si facesse una doccia nel cuore.
Ma cosa sono i MoviMenti?
"(fisica) (meccanica) spostamento di una persona o di un oggetto" cit. Wiki
È un periodo di sensazioni travestite di pensieri, troppi, che vanno spogliati e abbracciati, magari messi a riposo stanno meglio, ma i continui MoviMenti faticano a sciogliere ogni muscolo dagli strappi.
Così che succede nelle giornate che passano in questi giorni, tra un gesto e l'altro, un dire e fare, tra un incontro e l'altro, per un bacio e non a caso.
Così che succede movimentando tutto e non riuscendo a riposare i sogni.
I sogni corrono e la mente dorme.
Sarebbe ora che i certi sogni prendessero lo sprint, si riscaldassero e saltassero per muoversi.
Saranno gli istinti che si distinguono e corrono come scintille che esplodono in cielo, ma arriva l'intuito che frena quella corsa disperata per paura di bruciare per sempre.
Chissà, cosa si muoverà
Dentro di te.
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Questione di libertà
Sapete che in questi giorni ho una voglia di sentirmi libera di essere?
Ah ma forse se ve lo dico così penserete "ma che cazzo stai dicendo?! Tu sei libera!"
Livera... Libertà.. In fondo che cos'è la libertà?
"Per libertà s'intende la condizione per cui un individuo può decidere di pensare, esprimersi ed agire senza costrizioni, ricorrendo alla volontà di ideare e mettere in atto un'azione, mediante una libera scelta dei fini e degli strumenti che ritiene utili a realizzarla." cit. Wiki.
Già, ci si sente liberi anche leggendo il significato della parola libertà!
Si respira un'aria diversa, leggera e frizzante, come il vento che muove fuori i pioppi della mia bassa reggiana.
Ti senti di voler fare qualunque cosa.
Ci si sente quasi potenti, forti e combattenti, come un guerriero pronto alla grande impresa.
Ma davvero siete liberi?
Io più divento grande più non mi sento poi così libera.
Stamattina una bambina mi ha detto che si sente più grande perché così può fare quello che vuole, più diventa grande più farà quello che vuole, anche andare in giro da sola.
Già. Grande significa libero.
Eppure non è cosi.
Invece no, perché più fai cose e più ti senti in dovere di render conto a persone e contesti.
Pensateci: al lavoro sei dipendente e devi rendere conto al tuo responsabile.
A casa devi rendere conto delle bollette e della banca.
Alla famiglia devi rendere conto di dove vai e con chi sei e perché, a 10, 20 e 30 anni, ma forse anche a 50 perché sai eh ad una certa età bisogna essere responsabili e stare con le persone giuste per noi.
Poi non sei libero di fare come vuoi completamente perché se fai in un modo che non è nello schema o modo comunque tu sbagli.
Quindi non sei nemmeno libero di sbagliare.
Vorrei sentirmi libera di dire , fare, brigare e sbrigare, di arrabbiarmi, di piangere, di abbracciare.
Libera, libera di liberarmi.
Libera, come davvero dovrebbe essere un grande di cui tanti bambini parlano.
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è questione di tremarella
Tremarella:
“Tremito delle membra, soprattutto, tremito o anche agitazione interna causati da paura o timore; nel timore che succeda qualcosa di pericoloso o spiacevole.”
Vedete la tremarella viene in tanti modi.
Paura o timore o anche per emozioni di cui non si sa che colore dare se non un movimento come il bene, l’amore o l’istante di felicità?
Che poi la tremarella e il pianto combinati oppure la tremarella e il sorriso?
La tremarella è ovunque come il prezzemolo. Un tipo di erba aromatica che si sposa in ogni emozione ed occasione.
Magari in alcuni casi non proprio per condire per forza, ma anche come decorazione.
Insomma la tremarella ci sta, e dovremmo provarla più spesso...
...o ballarla!
https://www.youtube.com/watch?v=_Opvt2fl0UA
Insomma la tremarella provatela e fatemi sapere!
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Questione di interprete
Appena finirò di scrivere questo post sicuramente qualcuno lo leggerà e trarrà le sue conclusioni.
D’altonde è questione di chi legge, di chi interpreta...è questione di interprete.
Che cos’è un interprete?
“ Chi interpreta, cioè spiega, commenta, espone il senso delle parole dette o scritte da altri, il contenuto di un testo e sim., e più genericam. chi chiarisce o rivela il significato di cosa oscura, dubbia, non manifesta a proposito d’un testo o discorso che sia chiaro, facilmente intelligibile .” Encicl. Treccani.
Quindi diciamo che cerchiamo di leggere tra le righe di qualunque scritto e qualunque cosa per comprendere il mondo e i pensieri degli altri, ma alcune volte ho come la sensazione che le persone sbaglino o semplicemente non comprendano fino in fondo i messaggi.
Penso che gli interpreti possano essere tanti, troppi, e troppo spesso si interpreta pure la minima virgola della realtà che ci circonda, creandoci mega film che nemmeno la saga di Star Wars .
Io direi che più che interpretare bisognerebbe parlarsi e ascoltarsi.
Con un caffè o un bicchiere di vino, fate voi.
Ma senza interpretare gesti, senza leggere nei gesti di chi versa il vino, senza prendere troppo il troppo di tutto.
Due chiacchiere, tranquille, senza paura di trappole. Perchè spesso chi nterpreta troppo si costruisce trappole da solo, e ci casca pure come un salame.
Siamo diventati così interpreti da sospettare di chiunque anche da noi stessi.
Di sicuro tra questi ci sei anche tu che mi leggi.
Starai intepretando le righe che scrivo e tradurrai il messaggio conclusivo di tutto, pensando che io voglia dire chissà quale principio della fisica.
Ma la questione è molto semplice: interpretiamo troppo e ci parliamo poco.
Stiamo in silenzi nascosti da mille perchè, post che si pubblicano con riferimenti che solo noi pensiamo siano nei nostri confronti e invece magari era rivolto a chiunque avesse voglia solo di condividere un pensiero notturno che non lo faceva riposare.
Interpretiamo e alcune volte parliamo a sproposito senza aversi davanti.
Io dico basta intepretare a caso, parliamo e chiediamo.
Se non ci piace, amen.
Oppure fate come cazzo vi pare.
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E’ questione di fermaporta
Buona sera a tutti,
fermi tutti, che nessuno si muova!
Mani in alto!
Mani sulla testa!
Mani sulle spalle !
(so che avete letto mani sulle palle!! E invece è sulle spalle gne!!!)
Mani sui fianchi!
Bocca di cerniera e aprite le orecchie!
Va bene, basta fare la maestra, ne ho fin sopra i capelli e tra un pensiero e l’altro.
Parliamo del fatto che oggi ho pensato che alla fine ho semplicemente bisogno di un fermaporta.
Voi vi starete chiedendo perchè.
Forse perchè ho le porte che non si tengono aperte bene?
Forse perchè sono ispirata dallo shopping compulsivo su Wish o Amazon?
O semplicemente perchè devo guardare bene cosa c’è al di là di quella porta che attraverso ogni giorno e mi mostra le emozioni della vita?
Ma che cos’è davvero un fermaporta?
“Un fermaporta è un oggetto o un dispositivo utilizzato per tenere una porta aperta o chiusa o per impedire che una porta si apra troppo. “ Wiki inglese.
Bene, ma penso che lo sapeste già, ma ogni tanto guardare per bene la definizione di una parola rende il tutto più importante e di un certo spessore.
Oggi daremo importanza alla parola fermaporta!
Eh sì, è proprio questione di fermaporta, perchè ti aiuta ad entrare e uscire meglio,
ad accogliere ciò che entra e buttare fuori dalle balle ciò che ti sta stretto o ingombrante,
consente di ammirare anche solo il paeaggio fuori e far entrare l’aria,
tutto questo senza che ti senta chiuso fuori e senza apri e chiudi e apri e chiudi come se fosse un circolo vizioso.
Vorrei che il ferma porte fosse una persona gentile e piccolina, ma forte come l’autorevolezza di ciò che si desidera per vivere meglio in casa e fuori di casa.
Desidererei non un gufetto di feltro che poi prende polvere e fa schifo al cazzo,
non un nanetto buffo natalizio che poi anche quello devi lavare e poi ciao lo buttiamo nel dimenticatoio,
mi piacerebbe fosse un essere di qualunque forma io voglia che mi tenesse la porta nel momento del bisogno.
Ovviamente se fosse a forma di cazzo sarebbe molto originale, ma un po’ troppo...troppo ecco!
Meglio a forma di Pensiero Autentico.
Che ti sostenga il peso della porta e ti inviti ad affacciarti più spesso a ciò che c’è fuori senza paura.
Poi al massimo rientri e il Fermaporta si chiude.
Ma si chiude e lo ringrazi perchè ti ha aiutato a vedere meglio le cose con leggerezza.
E ora per stasera chiudo,
perchè fuori piove, e io ho un sonno tremendo.
Voi che fermaporta vorreste? Che forma ha?
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è questione di pelle
Se il buon giorno ti porta consiglio beh, alzatevi alle 5:30 come me, andate a fare due passi, un buon caffè e vedrete che l’ispirazione arriva.
Comunque buongiorno.
E il buongiorno lo potete sentire sulla vostra pelle, magari profumata e morbida di crema data la sera prima dopo una bella doccia;
oppure sudata dopo aver digerito tutto l’indiano e i postumi di una ubriacatura pesante.
Sicuramente la pelle dice tanto, la chimica è una cosa talmente innata che non si può negare.
Ci sono cose che mi guidano a pelle, e quasi sempre non mi sbaglio.
Ci sono quelle cose che a pelle mi danno delle brutte sensazioni, mi danno un fastidio tale che piuttosto finirei sotto tortura.
Ci sono musiche che a pelle ti ricaricano al punto da farti venire la pelle d’oca più di un orgasmo.
Ci sono persone che a pelle ti piacciono ed è come se le conoscessi da sempre, ti entrano e non ce la fari mai a levartele di dosso.
Ci sono persone che a pelle ti stanno talmente sulle palle che piuttosto alle palle ci attacchi un gatto.
Ci sono profumi che con la pelle cambia il tuo umore, quasi ti veste e ti rende una persona più intrigante, più solare, o più strega.
Ci sono questioni così intime che a pelle fai fatica a negare.
Ci sono questioni che non puoi scuoiare e credere di levarti di dosso.
Ma ci sono persone che puoi levarti di dosso a pelle, ed evitarti gran rotture di palle.
Apelle, figlio di Apollo, fece una palla di pelle di pollo...
Anche questa alla fine è una questione di pelle.
E adesso ve la starete ripetendo, e ve la ripeterete per tutto il giorno.
Alla fine tra pelle e testa è tutta una connessione microscopica ma inevitabile.
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E’ questione di merito
Buon giorno a tutti
io direi che oggi mi merito un bel po’ di riposo, di svago, di stacco.
Insomma mi merito un po’ quel cazzo che mi pare, soprattutto al venerdì pomeriggio dopo aver finito il turno di lavoro.
Sì, me lo merito perchè sono brava, carina, disponibilie e gentile.
Poi faccio incazzare o stravolgo mezzo universo, ma sono dettagli.
Me lo merito perchè mi dedico spesso agli altri e poco a me stessa, quando lo faccio lo faccio male, e ultimamente quando mi dedico agli altri sento che lo faccio male ugualmente. Ma per ora non ci sono state tante lamentele quindi se avranno bisogno di fare dei reclami sanno dove trovarmi.
Ad ogni modo me lo merito perchè non ho pensato spesso ultimamente ai miei desideri. Quelli autentici e trasparenti. Poche le occasioni. Poche le parole.
Poi c’è chi mi dice che oltre a me ci sono altre persone che meritano un un certo tempo.
Un tempo prezioso di sentimenti che magari si incastra perfettamente per le loro esigenze, si abbina perfettamente ai loro vestiti e diventa un prestigioso accessorio.
Ma stavo pensando cosa significa davvero meritare:
“ricevere qualcosa in cambio d'impegno “ tratto da Wiki.
Effettivamente sì, ci vuole impegno nelle cose, in tutte le cose, anche quelle più difficili. E ci sono cose difficili che richiedono tempo per diventare qualcosa.
Forse mi merito cose o situazioni difficili? No, non credo.
Semplicemente me le creo.
Forse non mi merito considerazione e stima o qualsiasi tipo di sentimento per questo? Faccio senza meriti. So probabilmente cosa provo restando nella situazione, ma provateci voi.
Ma se queste persone non sanno indossare il tempo investito, non sanno curare i sentimenti ricevuti sono ancora meritevoli?
E’ tutto molto difficile, o forse lo si pensa troppo difficile, ma meritare mi suona spesso come quando ero a scuola o come la mamma o il papà che ricattano se non hai fatto come era nel loro schema.
“Se lo fai avrai...”
E se non lo voglio?
Insomma io non merito, io o voglio o prendo o abbraccio ciò che mi viene dato.
Non ho bisogno di premi nobel o punti della spesa.
Nessuno ne ha realmente bisogno.
Lo si sa dentro.
Lo si sente.
E tu lo sai.
Voi siete a caccia di meriti o non sentite di appartenere ai meriti o premi?
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E’ questione di “se magari...”
Buona sera a tutti!
Dopo ben un mese ritorno da queste parti con un nuovo avvincente post riguardante riflessioni, questioni e cose.
Cose a caso, ma non troppo a caso.
Ad esempio, vi capita mai di pensare in chiave di “Se Magari...”?
Bene, oggi è stato tutto un “Se magari...”:
Se magari i numeri che gioco al superenalotto mi facessero vincere, forse non sarei quì a scrivere un post e me ne starei al mare a sorseggiare su una spiaggia tutta mia un bel mojito.
Se magari le persone la smettessero di interpellarmi quando non ci sono per le più futili questioni, forse non penserei a cosa dire a queste persone e come dirgliele...con gentilezza o con la brutalità di una bestia di Satana. Direi più la seconda.
Se magari la smettessero di parlare di Fedez e la RAI, perchè non è il primo a dire cose e ad essere contro ad altre cose.
Se magari riaprissero ma con un coprifuoco a mezzanotte e non alle dieci, si berrebbe di più, in compagnia e si starebbe meglio.
Se magari invece di dire “fra un mesetto ti capita di stare a casa per motivi x”, ma magari ...anche no, perchè sto a casa quando cazzo mi pare e come mi pare. Perchè non spetta a te decidere della mia vita.
Io il se magari li vorrei lanciare fuori dalla finestra,
Anzi, li lancio.
Ora.
Non mi piace più il se magari. Era di una sognatrice bambina.
Ora sono grande e sono stanca della gente che mi dice il se magari facessi, brigassi e volessi.
Io non voglio e non brigo un cazzo.
Chiaro?
Per me la questione è diversa e semplice.
Solo che per gli altri probabilmente la questione è più difficile da accettare.
E di conseguenza faccio fatica ad accettarmi , perchè ci sono boomerang che mi fanno male, con i se magari.
Perchè sono altri.
Non miei.
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