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maceematteo · 3 years
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Un giorno verrai,
Amor vetusto,
A me parlerai
Con arida voce.
Le tue parole
Sussulteranno aspre
Nel gelido cuore.
Avrai la voce
D'un rimorso passato
O di un celato lamento,
Amor vetusto,
Un giorno verrai
Come chi cerca perdono.
Un vago pentimento
Si insinua velato,
Ha riempito i giorni
Di un pianto lieve.
E chi va e chi viene
Dal tuo cuore di cenere
Ascolta il lamento
Dalle labbra sincere
Tra le gambe leggere.
Venere vetusta,
A me chiederai
Di un antico tormento.
Un sospiro solenne
Si perde nel vento,
Parole non tiene
Chi parla col cuore.
Sul fragile cielo
Si uniscono al pianto
Le singole nuvole,
Parole subdole
Più non verranno
Dal labile cuore.
Con questa promessa
Un giorno verrai,
Amor vetusto,
Come chi cerca conforto.
Vedevi torvo cielo
Su questo vecchio porto,
Perché allora torni indietro
Al tanto odiato approdo?
Rancore non serba
Chi aveva il cuore aperto.
Tace la vendetta,
Dimentica il torto,
Scuote le membra
Lo stesso tremore
D'un decorso giorno.
Queste parole stringerai
All'avido petto,
Venere vetusta,
Altro non resta
Che l'inaudito rimorso.
12/11/2020
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maceematteo · 3 years
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Agli occhi tuoi
Hanno ambito
I miei sogni più belli.
A quegli occhi
Ho proferito
Le più dolci parole,
Le sole che il mio cuore
Potesse intuire.
Oggi mi sento morire.
Gli occhi tuoi
Hanno avuto l'ardire
Di incontrare i miei
Nell'umido gelo
D'una sera d'inverno.
Dicembre correva,
Quando quegli occhi
Bruciavano di passione.
Facevamo l'amore.
E chiudevi il tuo tiepido sguardo
Tra le note di un confuso sospiro,
Abbandonando ogni pudore
Mi possedesti con un raggiro.
Allora il brillio delle stelle
Non era che pallido bagliore
In confronto al potente tremore
Degli occhi tuoi.
Oggi gli occhi tuoi
Vivono tra altre mani.
Ma da quegli occhi
Ho colto le lacrime,
Rugiada del rimorso.
Questo è ciò che ricordo,
La luce inconfondibile
Che illumina ancora
La più lugubre ora.
31/10/2020, 5:06
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maceematteo · 4 years
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Fluidità
La nostra è una generazione "fluida", nel senso che rifiuta di adeguarsi ai canoni sociali tradizionali per vivere con più libertà il proprio essere e sentirsi a maggiore agio con sé stessi. Si tratta di una fluidità che non riguarda solo la sfera sessuale, ma anche la sfera emotiva, affettiva e morale. Si è arrivati ossia a concepire un certo relativismo che non si fonda su valori o idee personali, ma solo su circostanze. Ecco dunque che concetti come "giusto" e "sbagliato" lasciano il loro posto a "opportuno" e "inopportuno"; ecco dunque che la rinuncia e il sacrificio sono percepiti come un esercizio assurdo e impraticabile. Quello di cui non ci si è accorti è che la spregiudicatezza di certe scelte, piuttosto che rendere le nostre vite più serene, sta minando l'identità di ciascuno. Non ci si riconosce più davanti ad uno specchio: l'immagine che osserviamo è solo il frutto di un'anima inquieta che sta cercando un equilibrio. Perché avere un'identità, trovarla al di fuori degli schemi tradizionali, è un compito difficile e non è da tutti. Richiede quella coerenza che oggi è concepita come virtù superflua, quella dignità che fa fatica ad affermarsi in chi non riesce a trovare il proprio spazio nel mondo, quel distacco dalla società che non può appartenere a chi ha fatto solo della propria immagine e della propria reputazione presso gli altri la propria ragion d'essere.
Ci siamo mai chiesti qual è il prezzo dell'unica rinuncia che abbiamo scelto di fare, ossia quella a definirci e a darci un'identità?
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maceematteo · 4 years
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"Così Cecilia mi tradiva, pensai ancora, e mi tradiva perché ero noioso, cioè, appunto come lei per me inesistente. Ma tra di noi c'era questa differenza: che io sapevo cosa fosse la noia per averne sofferto per tutta la vita; mentre per lei la noia non era che una spinta oscura a portare altrove il movimento provocante e irresistibile dei fianchi riluttanti."
La Noia, A. Moravia
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maceematteo · 4 years
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"Ella poteva essere quale si voleva, ma per lunghi anni si sarebbe ricordata di un uomo che l'aveva amata non col solo scopo di baciarla, bensì con tutta l'anima."
Senilità, I. Svevo
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maceematteo · 4 years
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Ode a Marta
Son più i versi ove ti canto, Marta
Delle parole che ci siamo detti,
Ch’aleggiano nella memoria mia
Come implacabile eco di sospiri
E ch’ondeggiano nella mente mia
Come legno in balia della tempesta.
Prima annegano, talora riemergono
Incessabilmente spinte dal vento
Della passione. Dolore più forte
Non ho, che rammentar le tue promesse,
Fari infausti e fatali che accecarono,
Poi congelarono l'animo mio.
Musa adorata, diva tra le belle,
Perché m'illudesti? Perché tormento
Recasti in un cor triste e solitario
Abbandonandolo al fato infelice?
Altro non v’è ch’atroce crudeltà
Nel nostro trascorso, inerme vittima
Di circostanze, e mai padron di sé.
A strapparci l'un dall'altra l'orgoglio
Turpe, che ci illuse di libertà
Per poi imprigionarci nell'amarezza
Di sguardi spenti e di vuote parole.
Quale arroganza! Quale presunzione!
Credo sfrontato di parlar di te,
Quando del tutto ignoro come stai,
Ma ben conosco quant'è che t'ho dato
E so che gradisti quel tempo andato,
Me lo rivelavano le tue labbra
Vermiglie, col loro riso sincero.
E io, sciagurato, ancor vo sognandoti!
Di nero vestita, come nel lutto
D’un amore trascorso e deceduto.
L'occhio tuo irrigidisce le membra
Di chi solo con lo sguardo lo sfiora
Per rimaner di quello eterna preda.
Eppur Dio mi fulmini in quest'istante
Se altri meglio interpretò tal mestezza
Di me, che in quel bel volto persi il senno.
Lenta avanzi, composta ed elegante,
Come una regina di cuori sfila
Davanti a molti sudditi incantati
Calpestando gli alti desii loro,
E con incedere lento girovaghi
Per la mia anima, al cuore sussurrando
Quel che mai poté giungere all'udito.
Son queste parole d'amore, Marta,
Delicati petali di quel fiore
Che punzecchiò la leggiadra Afrodite
E che oggi invano tento di donarti,
Sbraitando sulla carta con la voce
Dell'inchiostro corvino, pur sapendo
Ch’essa mai più arrivarti potrà,
Ma ben accetto questa condizione
E più non bramo a riaverti con me,
Difatti maestra sei stata a me
Nel freddo dimenticarti di me:
Ora so che l'amore insoddisfatto
Muove sempre di più il cuore e l'anima
E la mente dell'amor contentato.
L'impulso dei nobili e puri amori
Nasce invero dall'insoddisfazione
E dall'esigenza di compiacere
Il proprio e l'altrui sentimento,
Raggiungere ovvero la perfezione
E il sublime e l'infinito ed eterno,
Ma farlo insieme, dal nulla partendo.
Così è stato condannato l'uomo,
A contenere in caduca gabbia
Quell'animo ribollente che tende
All'Assoluto, senza mai esser pago.
Mai perciò ti avrei donato quest'ode
Se tu mi avessi donato il tuo cuore.
Sempre, prometto, ti custodirò
Nell'anima, sempre mi ispirerai...
Adieu. Ne délaisse jamais ma mémoir.
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maceematteo · 4 years
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