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neshvev · 8 months
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Con il mio progetto di foto di architetture ho voluto rappresentare edifici nascosti e abbandonati e anche luoghi decadenti.
Queste architetture ci connettono con il passato e la storia e risvegliano la nostalgia per le funzioni sociali a cui erano destinate.
Gli stessi spazi in cui sopravvivono queste architetture trasmettono il fascino e la magia di una bellezza che resiste ai segni del tempo e all'abbandono.
Per eseguire questi scatti ho visitato alcune località della Puglia, alla ricerca di edifici dismessi e dimenticati per riportarli alla memoria e alla conoscenza di futuri visitatori e turisti.
Queste foto raccontano oltre alla storia urbana di una città, i suoi mutamenti politici, sociali, economici e culturali e per di più sono anche occasioni per giocare con la storia.
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neshvev · 8 months
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Villaggio rurale di Monteruga in agro di Veglie (LE), 1928
Nata durante il ventennio fascista, si sviluppa in seguito alla riforma fondiaria del 1950 quando numerosi terreni agricoli furono espropriati ed assegnati ai contadini e alle loro famiglie, arrivando a contare circa 800 abitanti. Tra gli anni '70 ed '80, a causa della privatizzazione dei terreni agricoli e del richiamo dei centri abitati più grandi nelle vicinanze, il borgo si svuota, fino ad essere completamente abbandonato. Oggi è un vero e proprio paese fantasma, in cui il tempo si è fermato. Gli spazi si articolano intorno ad una grande piazza delimitata da un lato da un portico con botteghe e dalla chiesa di Sant'Antonio Abate e dalla scuola sull'altro. Erano presenti inoltre, data la natura agirola del villaggio, frantoi, deposito tabacchi, masseria e silos per lo stoccaggio del fieno ed una caserma.
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Il lungo portico con botteghe che affaccia sulla piazza, luogo della vita comunitaria.
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Dettaglio dell'arcata di un portico, ormai abbandonata al tempo e alle intemperie: elementi del solaio, ormai completamente crollato, appesi ai fili di ferro.
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neshvev · 8 months
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Ossario commemorativo dei caduti slavi di Barletta (BAT), 1970
Monumento funebre progettato dallo scultore croato Dušan Džamonja in memoria partigiani jugoslavi caduti durante la prima e seconda guerra mondiale. La struttura si sviluppa su due livelli sovrapposti: il primo è costituito da elementi verticali in calcestruzzo armato che rappresentano steli funerarie di varie forme, disposte in serie radiale su una pianta ellittica; al centro delle steli si apre un lucernario circolare per l'illuminazione del livello inferiore, ovvero la cripta. A questa vi si accede attraverso una scalinata in granito. Oltre la cripta si accede ad una terrazza sull'Adriatico che collega idealmente il sepolcro con la costa slava.
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Cappella priamdidale cimitero monumentale di Barletta, 1868 (architetto Sponsilli)
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neshvev · 8 months
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Cimitero monumentale di Parabita (LE), 1982
I lavori del cimitero iniziano nel 1972, sul progetto del 1967 degli architetti Alessandro Anselmi e Paola Chiatante del Gruppo GRAU (Gruppo Romano Architetti Urbanistici) di Roma, e terminano nel 1982. L'opera costituisce uno degli esempi più importanti del postmodernismo italiano, come si evince dal suo carattere sperimentale che si distacca in modo netto da quelli che erano i retaggi culturali del modernismo. La struttura è molto geometrizzata e nel complesso è costituita da un muro perimetrale all'interno del quale si articolano i diversi elementi disposti intorno ad un corpo centrale su più livelli. Questo è costituito da un semicilidro scandito da alti setti murari inclinati e due ali laterali nelle quali si aprono bucature triangolari. L'architettura è realizzata con una struttura in calcestruzzo armato rivestita da carparo (pietra locale) finemente lavorata per realizzare gli spigoli e le curvature della struttura.
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È evidente l'influenza kahniana nel linguaggio architettonico: l'imponente struttura in pietra dalla quale emergono grandi setti murari e le forme geometriche, specialmente le bucature triangolari che si aprono nei muri.
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La piramide, elemento ricorrente nelle tombe monumentali, qui è ripresa ma espressa in una nuova forma, non poggia a terra ma è ruotata e sopraelevata su un basamento con piloni quadrati agli angoli.
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neshvev · 8 months
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Chiesa di Santa Maria Maddalena Bari, 1972
Il progetto dell'architetto barese Onofrio Mangini (celebre per l'originalità dei suoi lavori) del 1969 prevede forme astratte che si allontanano da quelle della tradizione religiosa; la chiesa, realizzata interamente in calcestruzzo armato lasciato a vista, si presenta come una sorta di tenda alta 20 metri a base cruciforme e con sommità quadrata. Lungo le superfici della tenda si aprono bucature a forma di croce per l'illuminazione dell'aula interna; sono inoltre presenti quattro ali ruotate rispetto al corpo della tenda sulle quali si aprono bucature esagonali. Non sono presenti pilastri, ma è la particolare forma a reggere la struttura.
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Anche il campanile è ridotto nella forma all'essenziale, con un guscio a spirale che lo avvolge in parte.
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neshvev · 8 months
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Chiesa di Santa Maria Assunta, frazione di Lamadacqua, Noci (BA), 1963
La chiesa, progettata dagli architetti romani Plinio e Paolo Marconi, fa parte di un progetto più ampio, il cosiddetto "centro servizi", luogo di aggregazione fisica e sociale e sito di polarizzazione di tutti i servizi collettivi e rappresenta una delle prime forme organizzative del territorio rurale pugliese di età moderna, nonché unico nel sud-est barese. Nello specifico questo centro polifunzionale è caratterizzato da una scuola materna, uno spaccio commerciale e un ambulatorio disposti a forma di C intorno al polo centrale costituito dalla chiesa. Nella realizzazione della chiesa gli architetti cercano di superare il modello tradizionale architettonico, cercando tuttavia un dialogo con l'architettura locale e tradizionale, temi cari all'ambiente del movimento moderno. La chiesa si sviluppa su una pianta ellittica ed è realizzata in calcestruzzo armato, materiale innovativo per l'epoca e che si prestava bene alle sperimentazioni tipiche dell'epoca. I volumi vengono ridotti all'essenziale, senza privarli di leggibilità, come la facciata e il campanile entrambi concavi o la copertura che riprende il modello locale del trullo.
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neshvev · 8 months
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Ex centrale del latte di Bari, 1938
Nata negli ultimi anni del ventennio fascista come centro per la pastorizzazione ed imbottigliamento del latte, rimane attiva fino agli '80 è un esempio di archeologia industriale nel pieno centro cittadino barese, oggi è adibita a ricovero per ambulanze. Nella piena tradizione di edifici industriali è costituita da grandi ambienti con coperture in lamiera, di cui una parte andate perdute e che rivelano la struttura portante in acciaio. Nonostante sia riconosciuto il suo valore storico ed architettonico si fa fatica ad avviare il progetto di riqualifica della struttura.
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neshvev · 8 months
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Ingresso monumentale del centro reidenziale di Barialto, Casamassima (BA), 1992
Progettato da Aldo Rossi, architetto italiano di fama mondiale, fa parte di un progetto di più ampie vedute (al quale collaborarono più architetti), un complesso residenziale, ispirato alle città-giardino, nelle campagne baresi. Vengono utilizzate forme geometriche essenziali, care all'architetto: il parallelepipedo per la base e il più ampio cono centrale; sul retro svettano quattro piloni quadrati. Il progetto del complesso residenziale tuttavia risultò fallimentare ed oggi la struttura dell'ingresso monumentale accoglie un ristorante.
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neshvev · 8 months
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Ex stazione Agip di Porta Napoli Lecce, primi anni '50
L'ex stazione carburanti rientra in un più ampio progetto a livello nazionale, commissionato da Enrico Mattei (fondatore di Eni) all'architetto Mario Bacciocchi; vennero realizzate quindi diverse stazioni sul suolo italiano, ognuna con un carattere specifico, di cui la più celebre è quella di viale Certosa a Milano. Tratto distintivo di questa stazione (e più in generale di tutte quelle a firma Bacciocchi) è la grande pensilina curva. Originariamente la struttura era tutta intonacata di bianco ma, dopo l'abbandono avvenuto sul finire degli anni '90, oggi si presenta di color ocra mentre le finestre e le aperture sono state sigillate, offrendo superfici maggiori per graffiti e murales di vario tipo.
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