Tumgik
sir--paul · 3 years
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Tu sei
L'ultimo sguardo, piacente,
Di chi conosce gli umori dell'uomo,
Mani che scivolano addosso ai corpi,
E di essi si riempie
Godendone sino all'orlo,
Prima di spogliarti, rapida,
Di ogni veste
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sir--paul · 5 years
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i mostri che ti urlano nella testa
sono gli stessi con cui la mattina ti siedi a colazione,
con cui parli di sera prima di coricarti
gli stessi che ti tengono la mano quando passeggi sotto la pioggia
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sir--paul · 5 years
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Ombre
Io vivo di molte ombre,
e non so mai, davvero, come uscirne.
Sopravvivo, indubbiamente, bene, fingo molto
e sono assai bravo.
Eppur vorrei più risposte, avrei più domande,
se avessi coraggio o meno pudore - o solo più voglia, talvolta.
Sovente accade di cadere nei dubbi, nei vuoti,
nel bisogno di certezze - ma mai nuove, in effetti,
sempre le stesse
sceme
identiche
certezze
da quando ho memoria dei vuoti.
Quanti anni hanno i miei dubbi? Non li conto.
Mi ferisce uno sfioro, uno sguardo diverso mi lacera,
l’incapace coraggio mi deprime,
ed ho ancora bisogno di quelle identiche certezze.
Ombre.
Inutilità.
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sir--paul · 5 years
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La donna dello specchio
non mi parla.
Ha pensieri profondi e gli occhi spenti, delle preoccupate espressioni temporanee,
e non mi parla.
Io vorrei dirle che ogni cosa sarà al suo posto, o in un altro posto, ma in ordine,
o in disordine - cosa importa? -, 
che tutto procederà seguendo il suo, il mio e il nostro tempo,
ma non credo che abbia voglia di ascoltarmi.
Non si fida, forse, di noi, di me, di sé,
non ha più forze,
e se ne sta in silenzio stesa sulla sedia scomoda, fissando il cielo
e lo specchio.
Magari non mi ama - me lo sono chiesto, fidatevi.
Certo non mi vuole, probabilmente vuol starsene sola con se stessa.
E infatti
non mi parla.
Accendo la televisione, apro il pacco di sigarette, leggo delle pagine di un libro, ascolto un disco, preparo un toast, mi muovo, utilizzo la toilette, porto il cane fuori e saluto la Signorina Jonhson del piano di sopra.
E lei non mi parla.
Cambio specchio? - mi chiedo.
Con mestizia so bene
che l’immagine riflessa,
sarà la mia per sempre.
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sir--paul · 5 years
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Solo chi
Solo chi
non hai mai letto testi
iniziati con solo chi
inizia un testo
scrivendo
solo chi.
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sir--paul · 5 years
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Roberta
Sii mare ogni giorno, Culla tiepida di buon mattino Arroccata su di un bacio stretto Così nuova e sempre - però - uguale Sicura idea; E sii fuoco, tempesta, Impeto e vele in brandelli, Porto lontano e speranze balbettanti aggrappate ai legni vivi, Morsi sulla pelle e marchi eterni sul cuore.
Eccomi, arreso a te, mare - mio mare. Ed io che speravo, in fondo, che le onde Potessero parlare Per indicar la fine di questo indefinito passaggio Lungo il palmo dolce della tua mano.
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sir--paul · 5 years
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Tracciare
Tracciare
è una scelta delicata.
Tracciare è dare forma, indicare, definire, fermare.
Può crollare d'improvviso, ché costringe, preme,
limita,
ed ha la presunzione di ricondurre la figura ad una linea.
La traccia crea, formula e distingue,
è la traccia il tangibile,
è la traccia il destino.  
Oggi, di nuovo, ancora, nell'incredulità di me costretto in un abito
che non conosco fuori,
ho tracciato il giorno.
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sir--paul · 5 years
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Siamo fragili
Come i voli persi di inizio novembre
O i fogli stropicciati ai semafori, che basta un volo perso
Di inizio novembre
A scaraventarlo via
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sir--paul · 5 years
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ho visto i tuoi occhi attraverso i vetri della metropolitana
smarriti nella nube di fiati densi, incolore,
l’espressione protetta
da una sciarpa indossata, controvoglia, stamattina
ed ho visto il battito di ciglia
che ha spalancato le porte della mia stazione preferita,
il cuore.
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sir--paul · 6 years
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respiro
Come gocce
i pensieri scivolano
nel giorno, lungo i vetri sporchi,
feroci lascian traccia nitida,
incarnata, solco
da saltare o da cedervi
per chi ne vuol fuggire
9/8/17 magliano
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sir--paul · 6 years
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Artis limen crudele
Dall’albeggiare delicato
al violento buio
nella luce d’ogni ora t’ho vissuta,
immaginando le tue forme, fin a scorgerle,
e baciando le tue mani, protese verso me
come un invito al ballo, e all’amore –
sì,
per dar respiro ai tuoi momenti
ho chiuso il mondo e tutti gli altri,
col sudore colante misto a lacrime
che nessuno mai vedrà – ed io neppure,
ormai sconosciuto nello specchio –
ho perso il sentimento
trovando posto alla passione e alla fatica.
Ed ora che sei,
così sei,
sepolta nel marmo.
Parlami.
8 – 10 – 2011
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sir--paul · 6 years
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Sì davero co n’antr’omo
te stai a sentì n’intimità,
ma ner mentre d’un incontro
er pensiero te vola a ‘sto cristiano,
è normale ch’aripenso n’attimino
a ‘sto futuro, a ‘sto dolore, a ‘sto destino.
Perchè mò,
co ‘st’occhi
nell’occhi tui nun te posso più guardà,
co ‘ste mani
nun te posso più sfiorà la bella pelle,
e co ‘sta voce – co ‘sta voce come faccio? –
nun te posso più parlà.
Ma ppe me, che sò n’attore de spessore,
e c’ho l’amore dentr’ar core che zampilla,
ce vò poco:
ll’occhi
m’ii posso cavà,
le mani
me le posso fa tajà,
e la voce
basta tenella ‘n po’ più bassa,
‘n po’ più cupa – ma de nascosto –
pe sentitte quarche vorta
ardilà de la cornetta.
Sì, ‘o potrei, che ce vole?
Pero’ poi farei fatica
a riconosceme allo specchio.
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sir--paul · 6 years
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Habanera
Maledetto questo amore di zingara! Questa danza sulle punte di scarpe sporche e rotte, saltellanti sui mattoni lungo la Senna, m’agita, i miei sguardi rende convulsi: turpe il tuo corpo, i tuoi fianchi, la verdastra gonna che mostra poi copre, e rimostra – dannata! M’hai promesso l’amore mentre leggevi la mia mano, ed ora qui sei, nelle musiche bohèmienne, a beffarti del mio legnoso stare: fatico nel non gettarmi tra le tue mosse, frenetico dietro i cerchi che con i capelli disegni, col foulard che m’hai regalato asciugo il sudore, di cui mi vergogno un poco, e il bavero della camicia s’è fatto stretto stretto. E sì, e sì, t’amo! Ardo qui fermo e t’amo! Pochi franchi a terra, scarpe rosse, rotte, musica, un teatrino che smonta e va via, la Senna, Parigi, il giorno che s’apre: perché non t’ho seguita?
https://www.youtube.com/watch?v=KJ_HHRJf0xg
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sir--paul · 6 years
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Come la semina
Torneremo quelli di ieri ad accarezzarci i capelli ed avere tenere le mani. O vi sarà distanza, nell’estraneo che avremo di fronte, nei cui occhi soltanto un bagliore rapido saprà riconsegnarci, per un istante, alla nostra intimità.
Dimenticami nelle serate di novembre, quando i minuti scorreranno al ritmo della legna che brucia, e l’emozione del fuoco che nei nostri occhi si nasconde nel camino troverà riposo; o dimenticami a marzo, con la freschezza d’una sciatta mattina, nella timidezza d’un verde che si fa subito gelo, quando la follia d’una passione null’altro sarà che il ricordo del raccolto passato. Avremo voglia di seminare ancora? Il contadino che all’alba si carica del sacco e si piega al volere delle stagioni e dei tempi forse non si è mai chiesto perchè.
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sir--paul · 6 years
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Autobiografico
Quand’Iddio nel ventaglio di speranze scelse me, si turbò di tanta morbida materia e veloce afferrò la lama più minuta per levigarmi l’animo sottile.
E non so se fu un errore, ma per un giorno almeno degli infiniti suoi la mano non fu tenera, e troppo legno fu raschiato attorno al cuore così da averlo per l’eterno aperto all’affilato vento degli amori.
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sir--paul · 6 years
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Cadere o volare
Ho il busto proteso sul futuro
e la tua corda invisibile a sorreggerne il peso.
Cadere o volare;
chissà se è davvero così diverso.
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sir--paul · 6 years
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Coro a bocca chiusa
Gli anni fanno pesar le assenze, dissolversi nell'aria il tatto ed i sapori e l'amor svanire, la fedeltà giurata, rinnegata, non ricordar più nulla.
Ma io, io dei tuoi visi e dei sorrisi, io ho memoria; della voce, del tono, dell'umore tuo e del mio, io ho memoria; e sempre ho cullato il ricordo che nel tempo, con il tempo, mai potrà cadere.
Abbi pietà, alla fine di ogni cosa, e perdonami, mio amore, se solo io ho voluto una sola volta ancora stringerti.
https://www.youtube.com/watch?v=_SIfazpqJfY
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