Tumgik
#e niente è una cosa che penso da un po' ed ogni volta che casco in quella tana del Bianconiglio su Insta
Note
Tutte e 251
1 Nome completo - Barbara, il cognome preferisco non dirlo 2 età - 16 anni
3 orientamento sessuale - etero credo
4 altezza - 170 cm
5 quando sei nata? - 7 marzo 2004
6 hai una cotta per qualcuno? - al momento no
7 luogo preferito - il letto e i prati intorno a casa
8 numero di scarpe - di solito 41
9 abbigliamento preferito - pantaloni della tuta e felpe giganti
10 colore degli occhi - verde e marrone, dipende dai giorni
11 colore dei capelli - marrone con delle ciocche bionde
12 vacanze preferite - prima erano quelle al mare con la mia famiglia, ora le vivo con l'ansia sempre addosso quindi non saprei
13 rapporto con i tuoi genitori - ho un buon rapporto con loro, solo che non capiscono u miei problemi, per loro è l'adolescenza quindi non li prendono sul serio
14 come ti senti? - costantemente in attesa, di arrivare a 18 anni, di riprendere un po' di controllo sul cibo, che succeda qualcosa di bello ecc...
15 tattoos e piercing che hai? - due buchi sull'orecchio destro oltre a quelli normali sui lobi
16 tattoos e piercing che vorresti? - almeno un altro piercing all'orecchio. Mi piacerebbe tatuarmi tipo un buco nella terra sotto la clavicola con dentro l'universo
17 ti piace più essere baciato o farti baciare? - boh hahahaa Non ho mai provato nessuno dei due
18 preferisci un bacio rubato o un bacio studiato? - come sopra, non lo so
19 guancia, labbra o altre parti del corpo? - non lo so hahaha
20 hai mai baciato l'ultima persona che ti ha scritto? - no, mai
21 l'ultima volta che hai tenuto per mano qualcuno? - ieri, la mia migliore amica
22 faresti mai sesso con l'ultima persona che ti ha mandato un messaggio? - no, non credo
23 hai parlato con un tuo ex ultimamente? - hahahah ad avercelo un ex
24 hai perso la verginità? - ancora no
25 c'è qualcosa per cui sei eccitata? - mm no non direi
26 hai mai ricevuto la "buonanotte" e il "buongiorno"? - si, ultimamente ogni mattina e ogni sera
27 ti sei mai depilata le gambe negli ultimi tre giorni? - no
28 preferisci la musica a tutto volume o a un volume ragionevole? - quando sono da sola a tutto volume
29 c'è qualcuno del sesso opposto a cui puoi raccontare tutto? - credo di sì
30 quanto spesso falsifichi i tuoi sorrisi? - molto spesso, quasi sempre
31 l'ultima volta che hai abbracciato qualcuno? - ieri la mia migliore amica
32 se potessi incontrare qualcuno, chi sarebbe? - un ragazzo con cui sto scrivendo da qualche tempo ma che ancora non ho mai visto
33 ti dà fastidio quando qualcuno usa il proprio corpo per ottenere qualcosa? - onestamente no, ognuno può fare quello che vuole con il proprio corpo
34 hai un paio di skinny jeans? - no, anche se li avessi non li indosserei mai
35 in cosa spendi tutti i tuoi soldi? - libri principalmente e tabacco
36 di solito ascolti le persone o sono loro ad ascoltare te? - beh credo sia una cosa equa, un po' ascolto io un po' loro
37 dormi molto o poco? - dipende dalle notti, delle volte alle 11 già dormo, altre se non sono le 3 non c'è verso di dormire
38 profumo preferito? - quello dei fiori
39 c'è qualcuno di cui ti fidi anche se non dovresti? - mm credo di no
40 ti piace l'odore della benzina?  - beh è complicata come domanda, non mi piace quando è troppo forte ma se non lo è non mi fa fastidio
41 sai toccarti il naso con la lingua? - ci ho provato tante volte ma non ci sono mai riuscita
42 hai conoscenti in prigione? - al momento no
43 comprato preservativi? - non ancora hahaha
44 fatto sesso in pubblico? - nuuu
45 fumato l'erba? - non ancora
46 fatto uno di droghe? - per ora no
47 fumato sigarette? - si, l'ultima verso le 4
48 bevuto alcool? - si ma mai fino ad ubriacarmi
49 sei vegetariano/vegano? - no, né l'uno né l'altro
50 mai stato sovrappeso? - dai 10 anni in poi purtroppo
51 mai stato sottopeso? - no mai, anche se lo vorrei tanto...
52 ti sei mai tinto i capelli? - no, solo schiariti
53 pisciato fuori? - si
54 cosa vuoi per il tuo compleanno? - mm non saprei, arrivare subito a 18 anni vale?
55 la tua canzone preferita? - mmm non ne ho una
56 una canzone che ti fa sorridere. - un po' depresso di mostro. Non so perché ma mi tira su di morale
57 una canzone che invece ti fa piangere - ora nessuna, fino a qualche anno fa "la guerra di Piero" di Fabrizio de André e "il ragazzo della Via Gluck" di Celentano
58 un canzone che ti è stata dedicata da una persona che ti ama o che ti ha amato - non c'è, né la canzone né la persona haha
59 una canzone che invece odi - la musica è tutta bella, anche se alcune canzone non le ascolterei mai se c'è qualcun'altro che la ascolta non mi dà fastidio
60 una canzone che per te segna un evento importante - "il coraggio che non c'è" di Laura Pausini, la ascoltavo sempre quando ho cominciato a stare così
61 hai mai dormito con peluche o bambole? - siiii tutte le notti🙈
62 ti piacerebbe essere al centro dell'attenzione? - nuuuuu è una cosa che odio
63 ti piaci? - hahahahahaha nu
64 cosa cambieresti in te stesso? - di fisico tutto tranne forse gli occhi. Vorrei essere più magra, molto più magra, avere le ossa più fine, essere più aggraziata nei movimenti (mi dicono sempre che sono una ruspa hahaha), avere le dita più affusolate, i capelli più normali.... Di carattere la timidezza, ho bruciato tantissime occasioni per colpa di questo
65 cosa manterresti invariato? - gli occhi, però se fossi più magra sembrerebbero più grandi e mi piacerebbero di più
66 gli amici sono la tua seconda famiglia? - mm non saprei, la mia migliore amica è mia cugina, gli altri amici che ho sono virtuali, la maggior parte non li ho mai visti dal vivo
67 sei felice? - non proprio
68 credi che sia giusto fare sesso a primo appuntamento? - non credo ci sia una regola, dipende dalla situazione e dalle persone, se entrambi sono d'accordo non ci vedo nulla di male
69 perdoneresti un tradimento da parte di un partner? - non mi è mai capitato quindi non posso dirlo con certezza, però per come sono fatta penso di si
70 serie TV preferite? - mmm non ne ho di preferite, mi sono piaciute "Insatiable" "Skins" "Skam Italia"
71 sai guidare? - mah insomma hahahaha Con il motorino più o meno me la cavo, anche se non ho ancora la patente, con la macchina l'ho portata in montagna ma devo dire che non sono un granché, anzi😂
72 hai tanti amici? - no non direi
73 hai paura del buio? - no, lo adoro
74 di che colore sono le tue mutande preferite? - nere
75 l'ultima volta che hai sorriso? - poco fa, sorriso vero credo ieri quando ero con mia cugina
76 l'ultima volta che hai detto: ti voglio bene - ieri
77 sono lisci o ricci i tuoi capelli? - ah boh non ci si capisce niente. Sono un disastro, come me
78 che shampoo usi di solito? - non ci faccio caso, uso quello che prende mamma
79 parli molto o parli poco? - parlo poco, preferisco ascoltare
80 ti piace andare a scuola? - alle elementari sono stata benissimo. Delle medie ho frequentato solo un mese e è stato terribile
81 hai mai provato a scrivere un libro? - si più volte. Però non sono per niente costante
82 scrittore preferito? - non ne ho, leggo di tutto
83 il cibo che odi - la trippa
84 sei d'accordo con la moda: se fumo sono figo? - onestamente non ci vedo niente di figo nel distruggersi consapevolmente i polmoni
85 se potessi dare un pugno in faccia a qualcuno a chi lo daresti? - a me, sarebbe bellissimo
86 l'ultimo messaggio che ti ha emozionato? - ieri una ragazza con cui sto scrivendo mi ha scritto per la prima volta "ti voglio bene❤️"
87 quali paesi vorresti visitare? - beh l'Italia prima di tutti, la conosco poco, poi passi freddi tipo Russia e Norvegia, l'india, la Germania, l'africa un po' tutta, Sudamerica anche. Poi tutti gli altri
88 dove vorresti vivere? - non lo so, probabilmente il più possibile in mezzo alla natura
89 ti hanno mai picchiato? - a parte i miei, i fratelli e gli amici per scherzare no
90 se vincessi dieci milioni di euro cosa ti compreresti per prima cosa? - non lo so... Probabilmente qualcosa per aiutare chi ne ha bisogno
91 una cosa che ti rende felice? - vedere le altre persone ridere ed essere felici
92 una persona che ti attrae fisicamente? - mah non saprei
93 cosa ti fa innamorare di una persona? - non lo so. Non mi è ancora capitato, solo cotte passeggere che la maggior parte delle volte confondo con l'amicizia
94 ti depili le parti intime? - nu
95 mai ubriacato? - no mai
96 che cosa stai indossando ora? - pantaloni della tuta blu e grigi, maglietta verde e felpona nera
97 il colore delle tue mutande? - nere
98 del tuo regiseno? - emm hahahah
99 cosa ti piace fare nel tempo libero se rimani a casa? - leggere e ascoltare musica
100 e se esci? - camminare nei prati e stare con la mia migliore amica
101 il tuo sogno erotico più hard? - non c'è hahaha
102 cosa ti rifaresti dal chirurgo plastico? - mmm non lo so
103 se tuo figlio/a fosse gay sarebbe un problema? - Nono assolutamente
104 Vodafone, Tim, Wind o 3? - vodafone
105 cosa bisogna avere dalla vita? - direi che dipende da persona a persona, non c'è una regola generale
106 hai mai pensato al suicidio? - si....
107 posta una foto di te stesso - nuuuuu
108 porti le lenti a contatto/occhiali? - no, nessuno dei due
109 di dove sei? - Lazio
110 sei mai stato da uno psichiatra/terapeuta? - no, mai
111 hai qualche fobia? - mm non so se è una fobia ma ho il terrore del tempo, di non fare in tempo. Ceh a 16 anni già ho paura di non fare in tempo a fare dei figli😅
112 ti sei mai avvicinato alla morte? - non saprei, una volta avevo litigato e ho attraversato la strada senza guardare, una macchina ha inchiodato a pochi centimetri da me. Poi vabbè salgo spesso sugli alberi anche ad altezze grandi, ma casco raramente
113 qual'è la tua stagione preferita? - adoro l'inverno, l'autunno mi piace per la pioggia e per i colori, la primavera per i fiori e gli animali. L'estate la odio, fa troppo caldo e mi toglie le forze
114 pensi che qualcuno provi sentimenti per te? - a parte la mia famiglia solo sentimenti di amicizia, credo
115 pensi che qualcuno stia pensando a te in questo momento? - direi proprio di no
116 hai mai pianto per un ragazzo/a? - si
117 hai mai desiderato qualcuno che non potrai mai avere? - a parte cantanti e attori a 8 anni mi ero "innamorata" di un uomo di 30 anni e passa😂
118 c'è qualcuno che non dimenticherai mai? - si
119 hai dei fratelli? - si, tre, tutti più piccoli
120 il tuo primo bacio? - preferisco dire di non averlo mai dato
121 la tua prima volta? - ancora nada
122 hai le persone che vuoi vicino a te? - più o meno
123 o sono lontane? - molte sono lontane
124 amici a distanza? - la maggior parte dei miei amici è a distanza
125 amore a distanza? - mai provato ma non ci vedo nulla di male
126 sei fidanzata? - hahahaha credo si sia capito
127 vuoi fidanzarti? - si, mi piacerebbe
128 ti piacciono le coccole? - si, anche se quando mangio tanto e mi sento grassa no
129 i baci? - booooh hahahah
130 gli abbracci? - siiiiiiii vivrei di abbracci
131 credi più alle parole o ai gesti? - in teoria sì gesti, in pratica sono credulona in ogni caso
132 non c'è :)
133 apprezzi quello che ti viene fatto? - direi di sì
134 fai sorridere la gente? - non lo so, spero di sì...
135 alba o tramonto? - sono bellissimi tutti e due. Sul mare però è più bella l'alba
136 mare d'inverno o d'estate? - sempre, è stupendo in ogni caso
137 mai rubato? - si, ai miei fratelli e alcune volte delle sigarette....
138 perché ti sei iscritto a tumblr? - all'inizio per curiosità, ora è diventato la mia casa, il mio posticino segreto e sicuro
139 3 blog preferiti - non ne ho, tutti quelli che seguo
140 se al tuo partner venisse voglia di provare qualcosa che ha visto in un film porno tu che faresti? - boh, per adesso rifiuterei, ma chi lo sa...
141 mai visto video porno? - si
142 in compagnia? - no
143  la tua fantasia sessuale più ricorrente? - non ne ho
144 nutri interesse sessuale per persone del tuo stesso sesso? - per adesso no, né del mio né di quelli opposto
145 cosa pensi dei film porno? - se a uno piacciono e vuole guardarli non ci vedo niente di male
146 ogni quanto ti masturbi? - boh ogni tanto.... Ultimamente mai
147 dormi con o senza vestiti? - senza, solo con le mutande
148 come sfoghi la tua rabbia? - non lo faccio, mi tengo tutti dentro. Fino ad adesso mi aiutavano i tagli o i pugni sui muri esterni, ma ora non posso più
149 sei il tipo di persona che vorresti avere come amico/a? - boh credo di no
150 dov'è la tua migliore amica in questo momento? - a casa sua
151 risparmi i soldi o li spendi subito quando li ottieni? - di solito appena c'è una cosa che mi piace la compro, però dipende da come mi gira
152 quante relazioni hai avuto? - emm mi sa che si è capito hahahaha 0
153 sei contento della persona che sei diventato? - no...
154 credi nella fortuna? - sisi
155 se avessi un figlio maschio o femmina come lo chiameresti? - femmina Elvira, maschio non lo so
156 se ricevessi dei regali da un anonimo? - morirei dalla curiosità di sapere chi è hahaha
157 se dovessi andare a vivere dall'altra parte del mondo? - mi mancherebbero le persone che ho qui
158 se vincessi alla lotterei che faresti? - credo che cercherei di aiutare chi ne ha più bisogno
159 se potessi cambiare nome lo cambieresti? Con quale? - allora, diciamo che il mio mi piace abbastanza, però odio topo il modo di pronunciarlo degli inglesi, con la moscia. Credo che se dovessi visitare qualche paese in cui non mi piace la pronuncia mi farei chiamare con un altro nome
160 se il genio della lampada ti offrisse tre desideri, quali sarebbero? - sapere la data esatta della mia morte, far avere una vita più felice possibile alle persone a cui voglio bene, poter aiutare gli altri senza rovinare sempre tutti
161 se avessi la possibilità di tornare indietro nel tempo cosa cambieresti? - non lo so, una cosa c'è ma non potrei cambiarla io, non farei morire zia se fosse possibile
162 se ti offrissero un viaggio, dove vorresti andare? - in un paese freddo tipo la Russia
163 se dovessi scegliere tra amore e amicizia? - non lo so, non mi è mai capitato
164 se potessi, cosa cambieresti del tuo carattere? - la timidezza
165 se potessi incontrare il tuo idolo chi sarebbe? - mi sarebbe davvero piaciuto conoscere Bud Spencer e Terence Hill, però Bud è morto quindi direi Terence
166 hai animali domestici? - si
167 qual'è l'ultimo manga che hai letto? - "baby ufo" l qualcosa del genere
168 ultima cosa che hai bevuto? - acqua liscia
169 pagina web più visitata oggi? - nessuna
170 hai mai frequentato due persone contemporaneamente? - nuu
171 hai mai perso qualcuno di speciale? - si...
172 sei mai stato depresso? - non lo so ma credo di sì
173 ti sei mai ubriacata e poi vomitato? - nuu mai
174 incontrato qualcuno che ti ha cambiato la vita? - mmm direi di no
175 capito chi sono i tuoi veri amici?- boh penso di si
176 credi in te stesso? - hahahahaahhahahahaha emmm hahaha
177 cioccolato bianco o nero? - tutti e due
178 cosa ti piace di te? - gli occhi abbastanza
179 hai cicatrici sul corpo? - si, tantissime
180 il ricordo più bello legato alla tua infanzia? - non saprei, non mi ricordo quasi niente
181 frase che dici più spesso? - ah boh... Non ci ho mak fatto caso😅
182 peggior difetto? - mi faccio mille paranoie anche quando non sono assolutamente necessarie
183 stai mangiando? - in questo momento no
184 stai bevendo? - come sopra, al momento no
185 stai aspettando? - Si...
186 vuoi sposarti? - Non lo so, dipenderà da quello che vorrà il mio futuro partner, se mai ne avrò uno
187 meglio rimpiange di non aver tentato o pentirsi di averlo fatto? - credo sia meglio pentirsi, poi dipende un po' da persona a persona
188 giorno o notte? - notte
189 labbra o occhi? - occhiiiii
190 storiella o relazione seria? - non saprei, non ne ho la più pallida idea
192 essere o apparire? - essere, anche se spesso è davvero difficile
193 sei mai stato arrestato? - no mai per adesso
194 cosa fai quando ti senti giù? - niente, aspetto che passa
195 cosa dice l'ultimo messaggio che hai ricevuto? - "tu?"
196 qual'è l'ultimo libro che hai letto? - l'ultimo che ho finito "La valle dei cavalli" ora ne sto leggendo due, "il richiamo del cuculo" e gli eletti di Mut"
197 qual'è l'ultimo film che hai visto? - "Gnomeo e Giulietta", due sere fa
198 sei solito portare rancore nei confronti delle persone che ti hanno fatto un torto? - si, ma se quelle persone fanno il minimo sforzo per scusarsi le perdono in fretta, anche troppo
199 stai indossando calze? - no
200 cosa faresti se avessi un ultimo mese di vita? - Andrei a trovare tutte le persone a cui voglio bene e che non ho mai visto e l'ultimo giorno lo passerei al mare
201 per te cosa rende grandiosa una relazione? - beh ovviamente non sono esperta in questo campo ma direi fiducia e conversazione
202 qual'è la migliore decisione che ti abbia mai preso? - ah boh... Ne ho prese talmente poche... Una è sicuramente averti scritto
203 dimmi la prima cosa che ti viene in mente quando dico la parola "cuore" - l'immagine di un cuore rosso
204 dolce o salato? - boh tutti e due, dipende
205 coca cola o tè? - tè tutta la vitaaaaa La coca cola non mi piace😅
206 tè alla pesca o al limone? - limone
207 a quale domanda avrei paura a rispondere sinceramente? - mmm non lo so, a qualsiasi domanda che rispondendo sinceramente ferirei qualcuno
208 quale mezz'ora della tua vita rivivresti avendone la possibilità? - ne ho due, tutte e due con degli amici che ridevano a crepapelle
209 quale parte della tua vita cancelleresti? - una cosa che è successa quando avevo 5/6 anni credo e poi dai 12 in poi quasi tutto
210 con quale celebrità musica dormiresti? - mm non ne ho idea
211 hai la possibilità di partire in questo momento, dove andresti? - non lo so
212 pensi di essere bravo a: - ma che ne so, niente, tutto nella norma, non sono più brava della norma in niente
213 pensi di essere davvero mali a: - trovare le parole giuste quando devi consolare qualcuno
214 sei una cattiva persona? - direi di no.... Spero
215 sei gentile con tutti? - ci provo
216 hai mai avuto un amico immaginario? - no
217 dicci 10 fatti sulla tua camera: allora.... È spesso impicciata, ci sono due letti uno singolo e uno matrimoniale, ci sono due finestre, il muro è bianco, c'è un orologio viola, la condivido con le mie sorelle, non ha un lampadario, solo il filo della corrente e la lampadina, all'inizio era la cantina di casa, c'è il tetto in legno e c'è una scrivania
218 un libro che desideri leggere - il diario di Anna Frank
219 descrivi la tua libreria da sogno: - tipo quella della bella e la bestia, piena di libri e con la scala che su muove da scaffale a scaffale mentre sei sopra
220 3 aggettivi per definirti: - grassa, paranoica e fedele
221 il tuo punto debole? - è facile illudermi, troppo facile
222 come ti vesti di solito? - pantaloni della tuta e felpe, lo so l'ho già detto hahaha
223 cosa ti dicono più spesso? - non lo so, non ci ho mai fatto caso onestamente...
224 un sogno ricorrente? - ne ho avuto solo una volta da piccola per diverse notte di seguito, avevo tipo 7 anni se non sbaglio
225 una figura di merda che fai fatto? - tantissime hahahaha Una volta ero in Belgio e dovevo buttare delle cartacce ma non capivo come funzionava il secchio, un signore che non conoscevo si è dovuto alzare e buttarle lui, che poi non era così difficile da aprire il secchio, infatti si sono messi tutti a ridere
226 cosa fai se un gatto nero ti attraversa la strada? - nulla, non credo porti sfortuna
227 di cosa hai paura? - di tutto... Di perdere le persone a cui voglio bene, di non avere abbastanza tempo, di non riuscire mai a diventare finalmente magra, di sapere che i miei fratelli prendono esempio da me e mille altre cose, troppe
228 genere musicale? - tutta la musica
229 vai in discoteca? - nuu
230 per cosa ti batteresti fino al rischio della vita? - per aiutare un amico o una persona a cui voglio bene
231 la violenza aiuta a risolvere i problemi? - credo dipenda dal tipo di persona che si è
232 ti potresti mai innamorare di una persona che non ti piace fisicamente? - si, mi è già capitato. All'inizio non mi piaceva fisicamente ma più provavo qualcosa per lui più mi sembrava bello
233 ti piace disegnare? - sisi
234 invidi qualcuno? - spesso i bambini, ero felice alla loro età
235 convivenza o matrimonio? - emm mi pare un po' presto per avere un'idea precisa al riguardo hahahah
236 gli uomini e le donne quanto sono diversi? - tanto, sia fisicamente che mentalmente
237 cosa ne pensi di quelli che vanno a puttane? - boh, contenti loro contenti tutti direi...
238 quelli che si drogano? - mi dispiace per loro, è brutto avere una dipendenza
239 come ti immagini tra 20 anni? - boooooooh
240 come hai conosciuto Tumblr? - ne ho sentito parlare su dei video e poi su "fino all'osso"
241 qualcuno che conosci nella vita reale legge il tuo tumblr? - no, nessuno
242 qualcuno che conosci nella vita è iscritto a tumblr? - non che io sappia
243 sei mai uscito con una persona conosciuta su tumblr? - no non ancora
244ti sei mai pentito di aver fatto sesso con qualcuno? - mai successo
245 sei mai stato giudicato male per aver fatto qualcosa? Se si cosa - beh per i tagli, a volte quando mi sono sfogata con qualcuno di sbagliato, per aver mangiato.... Per tante cose
246 qual'è la cosa più ridicola/imbarazzante che hai fatto da ubriaco? - ancora niente
247 ti sei mai dichiarato alla persona che ti piaceva essendo ubriaco? - no
248 hai mai rivelato un segreto essendo ubriaco? - no
249 hai mai bevuto talmente tanto da dimenticare tutta la serata? - no
250 hai mai fatto qualcosa di veramente pessimo da non averne mai parlato con nessuno? - si....... Mi faccio schifo e me ne vergogno tantissimo
251 hai mai sognato di fare sesso con un tuo professore? - no
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nomeoriginalequi · 5 years
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Ho tralasciato di dirti che soffro di un certo male. Si tratta di una malattia dell’anima, tutta interiore, tanto prepotente che non la si può semplicemente ingoiare, covarla in silenzio, non farne parola con nessuno. Ma in fondo, che ci si può fare. Tu, ingenua e accecata dal tuo affetto per me, non te ne sei accorta; ma è solo grazie a questo meraviglioso abbaglio che comunemente chiamano amore. Per tutti gli altri, è evidente. Mi conoscono tutti in città: sono quel signore strano che cammina lungamente con passi svelti che ricordano il movimento di un’altalena, tutto avvolto in quel cappottino nero leggero sia d’estate che d’inverno, obbligatoriamente con gli occhiali da sole e il giornale sotto braccio. Mi vesto così per mascherare la forma della mia colonna vertebrale: inesorabilmente storta, perennemente piegata verso il basso come stessi sorseggiando una zuppa infinita. Allo stesso modo copro anche le mie braccia fini, affusolate, che lasciano intravedere le ossa. La mia fronte è pallida, pervasa di flebili vene azzurrine, e le mie mani sono stracolme di efelidi. Gli occhi, introdotti da un contorno violaceo, sono enormi, ricordano quelli di un pesce che sia appena stato catturato e che li strabuzza per la paura. Ma in fondo, che ci si può fare. Questo, questo è niente in confronto al mio soffrire. Io sono il signore del male, passo le nottate in preda ad una smania furiosa di strapparmi la pelle, finché non mi raccapezzo e non medito una morte più dignitosa: nella vasca calda, ad esempio. Un po’ come il buon vecchio Seneca, a scucirmi e ricucirmi le vene. Non è tutto, i miei pensieri sono permeati di odio: non ho tolleranza. Al modo di un bambino esagitato mi altero se un cereale mi cade fuori dalla tazza, se il tappeto si increspa, se mi cade un capello nel bavero. Non tollero niente, come non tollero la mia esistenza: sono un fallito, un uomo che non ha perso niente perché non ha mai lottato per nulla. Sin da bambino, mentre tutti correvano per accaparrarsi il posto migliore nel pulmino scolastico, io mi accontentavo beatamente del posto davanti, da cui potevo peraltro scorgere il paesaggio: sempre lo stesso, identico, immutabile, rassicurante. Io trovo conforto solo nella monotonia. Ma in fondo, che ci si può fare. Non amo rischiare, ed è per questo che non nutro per te alcun sentimento se non un filo di simpatia per questa tua insensata benevolenza nei miei confronti. Ah, ma l’ho capito, sai. L’ho capito subito che io per te sono come uno di quegli animali del cazzo con cui parli stonata di un'ottava più in su, stridula e rattrappita nei gesti. Ma io non ci casco. Io sono sveglio. Altro che amarmi, tu vuoi solo derubarmi, estirpare la mia proprietà per i tuoi comodi. Sei una lurida sgualdrina. Ammiro i coltelli e mi gusto l’idea di usarne uno, per davvero. Annoto mentalmente cosa mi servirebbe: teli di plastica, sacchi della spazzatura, candeggina, ...
Ma subito mi calmo, ricordo le tue parole e di come per la prima volta io, da sempre tacciato di cattiveria e menefreghismo, mi sia sentito compreso. Sorridendo mi avevi portato una chiave, la chiave del tuo diario segreto. Qui dentro ci custodisco fiori essiccati e i peli del manto dei miei animali deceduti, avevi detto. Per poi esclamare soddisfatta che l’essere veterinari ha i suoi vantaggi. Come sempre, mi sei sembrata tenera, ma non posso non pensare alla tua vena opportunista. Comunque, che ci si può fare; e poi, niente in confronto alle mie eruzioni di collera. Tutta questa mia rabbia, repressa e manifestata solo di tanto in tanto in una piega più bassa e umile delle labbra, spesso finisce per annientarmi. Raggiungo la cima, e non appena sono stremato, al culmine della mia faticosa salita, tutta insidiosa, con violenza la rabbia mi butta giù dal dirupo. Mi sento precipitare così velocemente che tutto in me, persino il mio naso, si capovolge. Mi sento librare nell’aria gelida, che mi sferza le carni, che sembrano improvvisamente bollenti, almeno in confronto al manto arioso che mi circonda. Atterro in una melma nera, simile a sabbie mobili. All’inizio provo a dimenarmi, sembro ingabbiato, mi sento confuso dall’irritabilità e l’eccessiva energia; ma il confine è labile, e subito perdo ogni stimolo a reagire. In fondo, che ci si può fare. Mi rannicchio in quei giorni in casa, al sicuro nel mio cubicolo, lontano da occhi indiscreti. Mi muovo solo per andare in bagno, stando rigorosamente adiacente ai muri, così da non avere nessuno alle spalle. Del resto, chi mi coprirebbe? Inizio ad essere e non esisto più. Divento statico. L’unica attività che anima le mie giornate è fissare la carta da parati di cui i precedenti inquilini hanno tappezzato tutta la casa. Mi immergo totalmente nelle forme che essa disegna, di tanto in tanto le sfioro con un sospiro. Vedo le facce dei morti di questa casa. Ne vedo le bocche serrate, e penso mi spiino per attendere che io mi addormenti. Inutile dire che non dormo più. In fondo, che ci si può fare. Attendo vigile l’arrivo dell’angelo del sonno. Di tanto in tanto mi calano le palpebre, rivivo momenti d’infanzia sino ai ricordi recenti, in cui mia madre mi asciugava i capelli e mi pettinava solenne nonostante io avessi ormai quasi quarant'anni, ma poi mi risveglio subito di soprassalto. Non è che smetta di bramare la morte, ma non amo pensarmi costretto in quella casa. E poi, è una sfida personale. Adoro le sfide, sono l’uomo più competitivo dell’universo. Io tendo alla perfezione, coltivo ogni piccola mossa con l’attenzione di una madre verso il proprio neonato, ne ascolto i sospiri, preparo il terreno per i suoi passi, ne innaffio il manto e lo rendo duro e pronto a riceverne il peso. Pian piano, all’idea della perfezione, io risalgo da quelle sabbie mobili, mi faccio più uomo e meno larva, riprendo a nutrirmi per essere in forze. Riprendo a curarmi delle mie malattie, non fisso più le pareti che d’un tratto da inquietanti e vive mi sembrano solo opprimenti, cemento armato. Ho il bisogno impellente di distruggerle: puntualmente impugno il martello e mimo l’atto della distruzione, ma il ricordo delle Loro facce mi blocca; ho paura di liberarne i corpi e le menti e di sentirne le voci imperiose per tutta l’abitazione.
Il mio psicanalista si è ormai abituato alle mie assenze; in quelle occasioni mi manda sempre a chiamare, ma io non apro la porta a nessuno, mi limito a sospirare “Ah, ancora!” e a serrare meglio la porta. Dallo spioncino intravedo il signor Madaldi che bussa furiosamente contro il mio portone. Pare un funzionario venuto a riscuotere le tasse non pagate, o forse assomiglia più al mio proprietario di casa, il signor Mattei. Lui sì che ha una vita attiva! Sempre al lago, in collina, a sciare con la moglie. Sono due signori per bene, si sono amati sempre. Non come te, che hai occhi solo per i tuoi animali. Loro ci sono sempre l’uno per l’altra e sono stati capaci di perdonarsi quando il signor Mattei ha avuto un piccolo cedimento, una piccola infatuazione per una donna minuta, giovane e dolce. Sua moglie la signora Mattei era in piena menopausa, e il suo corpo sformato, le sue vampate di calore sempre più frequenti, tanto che allontanavano il marito per la potenza. Che potenza d’inazione, che nervi saldi, il signor Mattei, quando fu scoperto dalla moglie: per poco le urla non infestarono il palazzo, le sentii persino io, dal piano terra.
A tal proposito, sai come ho sempre odiato la mia infima posizione. Sembra uno specchio della mia esistenza: sempre rasente il terreno, sempre in basso, sempre umilmente paladino di una vita greve. E poi, da qui, è facile che entrino i ladri, è facile mi scappi Gatto. Ma in fondo, che ci si può fare. Gatto non mi assomiglia per niente, ma è forse proprio per questo che andiamo d’accordo. Lui è un tranquillo psicopatico, è un felino, e in quanto tale è tenero ma sadico fino all’osso. Adora catturare le prede e giocarci, proprio come io sono accusato di giocare con i sentimenti delle donne. Ne ho vissute tante, di donne, e sono giunto alla conclusione che a non mentire mai, a squarciare il velo di Maya, a permettermi di raggiungere la moksha, non sono stati i gesti, o gli atti, o le insopportabili effusioni d’affetto, e nemmeno il sesso e i caffè sorseggiati insieme, ma le mani. Le mani non mentono mai. I lineamenti del viso sono maschere manovrabili, specchio di un’interiorità volubile e in continuo mutamento, ma tale specchio può essere continuamente colpito da luci diverse, può essere inclinato in un modo o in un altro, può riflettere solo un piccolo ritaglio di tutta quell’immensa interiorità, di cui rappresenta la forma umbratile, plasmata a favore del sentimento che scegliamo di mostrare all’altro. Sforzandoci, scavando nei ricordi, possiamo decidere di mostrarci lieti per quello che ci hanno appena comunicato, e in realtà sorridere al solo pensiero di un piatto che ci piaceva tanto da piccoli. Le mani, no, non sanno mentire. Se le dita si accavallano ed il palmo destro va a coprire il sinistro, non sappiamo proprio che cosa dire, ci sentiamo colpiti, sentiamo il bisogno di proteggerci, di crearci uno scudo; se le dita si intrecciano, celano una certa speranza, o manifestano un certo spiraglio di gioia; se le mani sono nascoste tra le gambe, non vediamo l’ora di andarcene; se le braccia le coprono, siamo contrariati, e così via. Le mie mani sono enormi, ingombranti, e le dita allungate mi intralciano: non so mentire. Ma in fondo, che ci si può fare. Io ho sempre vissuto in questa dimora, l’ho sempre mantenuta come la vedi: semi-vuota. Ne ho bisogno, per far fronte al mio caos interiore. Il mio psicanalista, a tal proposito, dice che il mio ginepraio, i  miei dolori, non sono da dissipare, ma che costituiscono anzi il mio carburante, la mia miccia. Io invece continuo a tentare di liberarmene, convinto che siano come delle cianfrusaglie di cui si potrebbe benissimo fare a meno. Il mio tentativo è di rimuoverle completamente, farne carta straccia. Ho provato inizialmente cantando, poiché sentivo un peso a livello del torace, e credevo che se avessi svuotato i polmoni con il flusso egressivo d’aria polmonare se ne sarebbero andati anche i miei disagi esistenziali. Mi sono quasi bruciato le corde vocali, cantavo con un diaframma ribelle, sforzando molto la gola, finché il mio insegnante non mi suggerì di lasciar perdere la musica, una disciplina astratta, una materia dispersiva per uno come me. Mi consigliò uno sport, che mi stancasse per bene, che mi aiutasse a dormire la notte: qualunque sport di squadra accentuava la mia inettitudine a comportarmi, ad adempire alle convenzioni sociali, ad obbligarmi a rispettarle come se davvero ne capissi l’utilità; qualunque sport individuale mi poneva di fronte alla mia debolezza fisica e mentale, al mio essere poco tenace, svogliato, incapace. Insomma, non potevo andare a cavallo per via della mia altezza, non potevo nuotare perché il fumo mi ha annebbiato tanto i polmoni da logorarmeli. In fondo, che ci si può fare. Ogni vizio cela una debolezza. Ogni debolezza è foriera di umanità. Mi sento molto umano, sai. Mi sento di essere fragile. So di esserlo. So anche di essere un freddo calcolatore, uno metodico, pragmatico, clinico. In me il dualismo è potente: sono perennemente scisso tra Bene e Male, tra Giusto e Sbagliato, tra azioni caste e azioni violente. Quando ti intravedo, io non riesco più a tenere le redini del mio pensiero, inizio ad agitarmi, inizio a volerti ferire. Sfodererei la mia spada e ti trafiggerei senza alcuna pietà. Il problema, lo sai, è che tu non sei perfetta. Io anelo alla perfezione, in tutto ciò che faccio, per contrastare la mia natura imperfetta, formata da quella stessa gamma di inclinazioni interiori che mi rendono umano. Ho bisogno di te, ma non te lo dico. Mi limito a farti arrabbiare, a lanciarti occhiate furtive in chiesa, a storcermi le mani per non avvicinarti e farti del male. Io ti amo, ti ucciderei, se me lo chiedessi, farei di tutto per te. Sei così buffa, e così tenera, e così sbadata. Amo perdermi tra le pieghe dei tuoi occhi quando qualcosa va storto, quando indirettamente ti faccio arrabbiare, perché ti giunge voce che ho di nuovo preferito un’altra a te. “Ah, ancora!” ti immagino esclamare. Combino guai, lo so. Ma in fondo, che ci si può fare. Quando mi rendo conto che il mio processo di idealizzazione nei tuoi confronti rasenta la perfezione ma non la tocca mai, beh, distruggo tutte le statuine che ho costruito di te. Entro nella stanza e le violento con pittura rossa, le sgozzo, ne inchiodo i piedi - un po’ come nelle mie fantasie, dove inchiodo le gambe di chiunque si trovi seduto così che non mi abbandoni anche lui, fantasia di derivazione paterna - e infine ne distruggo il ventre. Quello stesso ventre che per voi donne è tanto importante, è il fulcro del vostro potere sugli uomini, il potere della procreazione. Spesso fantastico di accarezzartelo piano, di infondere con le mie dita un po’ della mia umanità al bimbo che avresti in grembo. Ho solo questo: l’essere terribilmente, brutalmente, francamente umano. Le mie dita invece sono fredde, ossute, poco estetiche. Non mi permetteresti mai di poggiarle sul tuo bambino - tuo, non nostro, perché mi ripudieresti immediatamente, mi imprigioneresti nella cella dei tuoi silenzi, dei tuoi bronci, dei tuoi rimorsi. Ti affideresti all’avuncolato, renderesti tuo fratello il padre. In fondo, che ci si può fare. Sei una lurida sgualdrina. Hai sempre avuto un’attrazione incomprensibile per Frederik, lo so, l’ho letto nel tuo diario. 
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Et Donc? 17/09/2020
Jaxon Marshall Hill 
[✆𝙲𝚊𝚕𝚕...] <... Cassandra Reagan [ Call ] << Si? >> Jaxon Marshall Hill [✆𝙲𝚊𝚕𝚕...] <Mi manchi. Cassandra Reagan [ Call ] << ..Mh.. >> Jaxon Marshall Hill [✆𝙲𝚊𝚕𝚕...] <E... sentivo il bisogno di chiamarti... ma a quanto pare non ti va haha... scusa il disturbo, puoi attaccare... Cassandra Reagan [ Call ] << Non è necessario riattaccare.. Ti sento tranquillo rispetto alle ultime volte, quindi resta in linea. >> Jaxon Marshall Hill [✆𝙲𝚊𝚕𝚕...] <Tranquillo? Per niente... lo sai che parlare con te mi mette sempre ansia. Però davvero, Cassie, mi manchi da morire e questa situazione mi sta facendo uscire di testa... Te sei Veggente no? Sicuramente lo sai... Cassandra Reagan [ Call ] << Almeno non mi stai attaccando o... non sei nervoso. Anch'io sono sempre in.. ansia come una fanciulla di dieci anni quando odo la tua voce, ma non posso fingere di avere vent'anni. Io... i miei poteri non funzionano molto bene negli ultimi giorni, sento cose in più, troppe cose in più o... zero. >> Jaxon Marshall Hill [✆𝙲𝚊𝚕𝚕...] <Hm... scusami se l'ultima volta sono stato aggressivo... lo sai che non ti farei mai del male. Diamine, mi sento un totale rincoglionito quando sono con te, e lo sai benissimo che io non lo sono realmente. Il punto è che si è raggiunto il limite... io almeno, te non lo so. Penso che i sentimenti che provo siano probabilmente i più puri ed onesti che io abbia provato dacché sono nato, ed ho bisogno di sapere se questo che sento è reale od è solo una delusione. Lo so che hai paura e che il tuo passato ti infesta la mente, ma... vorrei ti fidassi di me, di quello che sono, di chi sono, di quello che provo e che... spero provi pure tu. Lo so che non è il tuo forte essere esplicita, ma io ti amo, e vorrei davvero riuscire a starti vicino come vorrei, senza vedere ogni volta il tuo viso così vicino da potermi vedere nei tuoi occhi e poi la tua schiena che si allontana... E per i tuoi poteri... non lo so... forse sei stanca, non vorrei fosse qualcosa di grave... stai bene? 
Cassandra Reagan [ Call ] << Sei stato perdonato già. Lo so, ma vederti in quel modo non è bello, Jax. Anch'io mi sento spesso fuori controllo, stupida, una bambina capricciosa, ma altrettanto spesso ne riconosco le ragioni e non me ne faccio totalmente una colpa. Vorrei... vorrei davvero curare le ferite che ti ho provocato, ma non voglio influenzarti con la mia storia triste né metterti in pericolo. Per Giove, Jaxon...ahaha. Così mi fai arrossire e mi metti soltanto in difficoltà. La questione non è fidarsi o meno, ma affrontare un amore impossibile o meno. Vedo nei tuoi occhi quelli di un giovane innocente e non voglio condannare la tua innocenza, la tua voglia d'amare... tutto. Io... Scusa, io.... non penso di essere totalmente pronta ad amarti della stessa intensità in cui tu m'ami. Non posso mentire: la tua figura non mi è indifferente, ma... ho paura. Potresti nutrirtene soltanto, ma non costruirci qualcosa sopra. La /tua/ Cassie non è pron- >> * Finisce per sospirare, è straziante. * Jaxon Marshall Hill Ascolta nel silenzio, come in una tomba, ed anche il suo corpo pare essersi pietrificato. L'ondata è così dolorosa che solo la man si posa sul petto, stringe la maglia ad altezza del cuore. Vorrebbe strapparselo e gettarlo via, gonfio così com'è d'amore e sofferenza. Amare fa schifo. [✆𝙲𝚊𝚕𝚕...] <Ho... ho capito... scusami... davvero... io non... lo so... lo so di essere solo un ragazzino...eppure haha... mi sono innamorato lo stesso haha... che idiota vero? E... non mi nutrirei mai di te... non come dooddrear... sono meglio di così, e lo sai... Hai paura, so anche questo... scusami, perdonami... [✆𝙲𝚊𝚕𝚕 𝚎𝚗𝚍𝚎𝚍] E dopo aver appeso, Jaxon non può trattenersi dal mettersi a piangere, finendo raggomitolato in terra in un angolino della stanza che divide con Blake. La prima volta che piange in questa maniera, così esposto, così palese. Fa male sicuramente, ma non è l'essere sbalzato ancora una volta ciò che lo sta facendo soffrire, no, è piuttosto la coscienza nel sentire Cassandra straziata, ancora vittima delle sue paure, dei suoi timori, delle sue paranoie. Cassandra Reagan * Ogni volta quei due finiscono per spezzarsi a vicenda e per trasformarsi in gocce di pioggia violenta e tempestosa. Jaxon e Cassandra sono proprio gocce di due tempeste diverse che si incontrano: l’uno la goccia calda di una tempesta d’estate e l’altra la goccia fredda della collera invernare di qualche dio del nord Europa. Il silenzio fa da padrona quando le parole di Jaxon scorrono veloci e feriscono, è una tempesta di spilli ora. * [ Call ] « Jaxon... » * Sussurra, la voce è flebile, potrebbe addirittura rompersi dal pianto eppure... eppure Cassandra non ha tempo di dire nulla, la telefonata finisce così, con il preludio di un pianto da parte di entrambi per colpa sua. La veggente era sempre stata la donna dell’eleganza, della delicatezza, ma forse in quel momento o in tutti i momenti con Jaxon ella perdeva quella caratteristica, proprio come ha fatto qualche secondo fa. Si morde il labbro inferiore e senza perdere tempo prepara la borsa. Non sa dove può essere Jaxon, ma ciò non toglie che lo cercherà. [....] È lì, sotto alla casa degli Hill. Ha avuto una specie di flash con tanto di sangue dal naso come se fosse addirittura retrocessa al primo livello. * « Scendi. » * Sussurra quasi come fosse una preghiera, ma chi l’ascolta se non urla? * Jaxon Marshall Hill Come un monsone, la sofferenza di Jaxon è sempre stata imprevedibile e capricciosa, potendo essa essere come fine acqua calda o come pungente grandine gelata, non c'era modo di prevedere come le sue parole potessero colpire, ma il fatto che lo facessero era certo. Lui e Cassandra ogni volta finivano così, a lanciarsi addosso le loro tempeste, scontrandosi come correnti che generano burrasche, affascinati ed al contempo terrorizzati da cosa sarebbe accaduto se si fossero avvicinati ancora. Forse la bonaccia, forse un ciclone. Non potevano saperlo, dovevano solo provare, ma se da una parte Jaxon era desideroso di tentare la sorte, dall'altra Cassandra arretrava sempre di più, sottraendosi alle possibilità. Jaxon piangeva spesso, non se ne vergognava, ma non ne parlava nemmeno con il fratello, conscio che sarebbe stato solo un peso. Lui, il cavaliere nato per proteggere la fragilità di Blake, del primogenito caduto sotto il macigno del dolore. Jaxon doveva essere forte, coraggioso, restare sempre in piedi nonostante tutto. Certe volte, però, era difficile, troppo difficile, e semplicemente crollava in ginocchio, accasciandosi e rannicchiandosi come un neonato che non sa nemmeno riconoscere l'ambiente circostante. Rivelarsi debole dinanzi a Cassandra era sempre stata una delle sue più grandi paure, mettere da parte la sua spavalda allegria ed il suo superficiale ottimismo gli costava parecchio, e forse era la prima volta che cadeva vittima delle proprie lacrime di fronte a lei. Di fronte sia telematicamente che letteralmente, vedendola al di fuori di casa propria, dei propri genitori, di Blake. Era una fortuna che fosse solo in quel momento, od il padre e la madre lo avrebbero probabilmente ucciso. Quando scese aveva ancora gli occhi arrossati, gonfi, l'odore del pianto impresso sulla pelle del suo viso giovane e tirato, il petto scosso da tremolii di grida e singhiozzi. -Non qui...- La voce uscì un filo, strozzata e sofferente. Fra le mani aveva qualcosa che lanciò in direzione della veggente. Un casco per la moto che lui stava andando a recuperare, un bel modello sportivo seppur non esattamente nuovo. Non potevano stare lì, e a dire il vero Jaxon non voleva nemmeno più parlare, o pensare, e ciò gli si leggeva palesemente in faccia, nello sguardo. Aveva paura di agire in maniera troppo istintiva, di fare qualche cazzata che avrebbe pagato caro, per questo lui, il casco, se lo mise subito, salendo sulla moto ed attendendo che la veggente facesse lo stesso, mettendosi dietro di lui. Cassandra Reagan * Non vi era essere pensante che non avesse mai subito il nubifragio dell'amore e della sofferenza, due brutali forze che, incontrandosi e scontrandosi tra loro, creavano di tanto in tanto un enorme conflitto al quale soltanto chi era forte, insensibile e forse perfino arrogante poteva fuggire. Nonostante lo scudo di ghiaccio che la giovane veggente dai capelli corvini avesse applicato intorno al proprio cuore, costituendo quasi uno scrigno di protezione cristallino, ella non si collocava tra chi non riusciva a comprendere le sensazioni altrui, anzi, era esattamente il contrario. Alla ricerca sprovveduta e miserabile di proteggersi e proteggere chi le era restato intorno, Cassandra non comprendeva che, invece di causare bene, finiva per infliggere altro dolore a se stessa e a chi tentava in tutti i modi di amarla e di rispettarla, o almeno non si aspettava di ferire Jaxon così profondamente fino al momento in cui non ha sentito quella chiamata interrompersi. Fu in quel preciso istante che il ghiaccio del cuore di Cassandra fece letteralmente ''crack'', quasi come il preludio ad un grave scioglimento forse anche un po' pericoloso. La possibilità di fuggire da nuove spine dello stesso fior d'amore sembrava rassicurante, una via sicura, ma invece l'effetto che ne sentì nel petto fu esattamente il contrario. Il respiro della fatal donna affievolì diventando debolezza d'animo e fu in quello stato che la donna si ritrovò sotto casa degli Hill . In cuor suo, aveva paura di stare nei paraggi dell'abitazione, sapeva che le cose non erano così facili tra i Dooddrear e i Veggenti e sapeva anche che Jaxon aveva una famiglia e lei sembrava piuttosto sua madre che una donna dalla mente amabile. Stava sperando con tutta la sua forza che a quel sussurro il ragazzo avrebbe fatto qualcosa, qualsiasi cosa, ma non abbandonarla ai suoi sensi di colpa. E così fece: Jaxon scese con gli occhi più umani di sempre, gli occhi arrossati di un ragazzo ferito, eppure... Un pugno nello stomaco invase la percezione di Cassandra, sì, perché l'espressione '' le farfalle nello stomaco'' non rendeva per niente al mondo. ''Non qui'' e la sua testa partì per un lungo viaggio, seppur la sua persona restava ancora immobile a.... contemplarlo. La donna non rispose, il suo cuore sussultante non glielo permise. Prese al volo il casco e, immersa in sensazioni fin troppo forti per il suo cuore, si avvicinò alla moto del giovane, andando in sella. Le mani tremanti finirono per appoggiarsi alla sua spalla e, mettendo il casco, pronunziò: * << Dimmi che posso reggermi a te. >> * Era un sussurro, ma quelle parole sembravano nascondere un altro messaggio. Cassandra era donna cifrata, una di quelle che parlava e nessuno comprendeva, amava e tutti tremavano. * Jaxon Marshall Hill Jaxon era confuso, come un bambino davanti a qualcosa che conosce, ma che non riesce a comprendere pienamente. Era carico di quella timorosa curiosità di chi si approccia per la prima volta a qualcosa di sconvolgente, eppure era abbastanza cocciuto da sentirsi pronto a sbatterci la faccia, ancora e ancora e ancora, infinitamente. Era quello che voleva, del resto, e sapeva che se non fosse finito con la conquista della felicità, almeno si sarebbe messo l'animo in pace. Sarebbe stato un processo lungo, lunghissimo, ma dopo due anni sapeva che ormai era fregato, che sarebbe potuto andare avanti per altrettanto, fino alle decadi. Si vedeva, anziano e stanco, a pensare a Cassie, con l'incognita che girava attorno ad un "sua". Si stavano facendo del male a vicenda, stavano soffrendo, si auto-infliggevano dolore, sbattevano la faccia contro le loro ostinazioni e le loro paure. Erano spaventati da tutto quel caos, tutto quel macello che ne stava uscendo, e Jaxon a stento aveva avuto le palle di ammettere a se stesso di essere dannatamente innamorato dell'unica persona che riusciva a fargli distogliere lo sguardo dal suo vero primo amore: quello fraterno. Rendersi conto che Blake non era più il completo centro del proprio universo lo aveva mandato nel panico, il primo anno, e l'idea che la famiglia lo ripudiasse perché era venuto meno al suo compito lo aveva portato a mostrarsi molto più idiota ed infantile del dovuto, perdendo serietà con chiunque lo circondasse. Di fronte a Cassandra lui si sentiva qualcuno che forse era il reale Jaxon, quello nascosto dagli strati di idiozia, di egoismo ed egocentrismo, quello che era celato dal guscio di ragazzo superficiale. SI sentiva messo a nudo, ma si sentiva finalmente di poter essere se stesso, ed aveva deciso di affrontare così, di petto, quelle gelide tormente nevose che altro non erano che le parole e gli sguardi della donna, così fredda, eppure così incantevole da ammaliarlo e spronarlo a continuare, incurante delle costanti repulsioni ed allontanamenti. Una volta in moto aspettò che ella salisse, salvo poi udire quella sottile domanda che gli mandò il battito a mille, mentre la voce rimase cupa. -Devi.- Quelle braccia fini ed eleganti strette al proprio corpo, Jaxon sarebbe potuto morire in quell'istante e sarebbe stato felice come non mai. Non doveva però distrarsi, e si immise nella strada dopo aver dato gas alla moto. Le strade ormai le conosceva a memoria, eppure non andò alla solita velocità folle, ai limiti del legale, preferendo prestare attenzione visto anche il passeggero d'onore lì presente con lui. Si diresse verso casa propria, quella che si era preso da solo per i periodi in cui voleva stare da solo, quella casetta nascosta alla vista della città, immersa nella vegetazione e raggiungibile grazie ad un sentiero battuto grazie alle due ruote del mezzo. Lì aveva vicino le piante ed il lago, il silenzio regnava sovrano, e quando il rombo del motore cessò, le prime cose che si poterono udire furono il cinguettio acuto ed il gracchiare di diversi volatili, e poi il flutto dell'acqua su una piccola spiaggetta di ghiaia fine. Jaxon attese che Cassandra scendesse prima di fare la stessa cosa, assicurando il cavalletto e togliendosi il casco, soffermandosi in silenzio ad osservare il viso della donna. Cassandra Reagan * Se Jaxon sembrava confuso eppure semplicemente pieno di consapevolezza su ciò che provava, o almeno era così che Cassandra lo percepiva ogni volta; al contrario, la donna dai capelli corvini e le iridi scolpiti nel ghiaccio sembrava rappresentare proprio quegli adulti che, dopo essere stati tanto cocciuti, scoprono che la meraviglia sta nelle piccole cose, sta in quei bambini che cercano di dire delle parole e finalmente riescono a trasmettere il messaggio che hanno all’interno di quell’io fin troppo bizzarro. Nonostante la magia che caratterizzava entrambe le personalità, per Cassandra, la vera magia stava in quella sensazione nello stomaco e sotto le palpebre, quella sensazione inaspettata di novità che le provocava brividi fin dentro al cuore. Eppure quel cuore, scosso da brividi estremamente appaganti, sembrava continuare a resistere come il ferro bollente al suo essere plasmato. La domanda, dunque, risultava lecita: si poteva plasmare un cuore triste e pieno di cicatrici brutali ad un amore mai stanco e tanto giovane, ad una felicità conquistata e almeno apparentemente infinita? Nessuno sembrava saperlo, nessuno tranne l’animo di Jaxon i cui pensieri incominciavano di tanto in tanto ad affiorare nella mente di Cassandra, ma ella si stava sforzando, data la vicinanza, a non voler farne parte. Non voleva frugare tra i cassetti della sua anima, voleva piuttosto sfiorarla, abbracciarla come stava facendo ora, sulla moto, con il corpo del giovane. Sì, a quel “devi” la donna dai capelli corvini non era riuscita a dire più nulla e le sue braccia si erano avvicinate di più a quel corpo freddo, ma bollente, del giovane dooddrear. Non v’era anima più calda di quella che veniva protetta dal corpo di Jaxon Hill, non v’era persona più bonariamente sconvolgente di quel /suo/ Jaxon e questa consapevolezza che si faceva strada all’interno della coscienza della veggenza sembrava avere la stessa forza della distruzione di una fenice. Ogni fenice, in effetti, era destinata a risorgere dalle proprie ceneri così come ogni amore era destinato a sbocciare, nonostante le difficoltà che vi si poteva notare in entrambi i fenomeni. Quelle difficoltà non erano nient’altro che tutti quei tentativi falliti di quei due amanti così diversi, nonché il male inflittosi a vicenda, nonché quelle paure urlate una contro l’altro come se l’alba non sarebbe mai riuscita ad arrivare, ma... Ogni notte era destinata a divenir alba. Lo era stato anche fra Cassandra ed Elise: le due donne erano finite per non parlarsi più, per uccidersi a vicenda ed eppure erano lì, erano ritornate a farsi forza insieme come una volta. Di fronte a Jaxon, ella si era sempre sentita emotivamente instabile, così maledettamente diversa rispetto a come si rapportava con il resto del mondo che spesso finiva per non sapere neppure cosa fare. Quei due erano riusciti a mettersi a nudo l’un l’altra senza neppure accorgersene e, nonostante Cassandra ancora tentasse di rimettersi sotto il guscio protettivo, era invece nella mischia di una guerra di cuori infranti e ricostruiti. Le mani di Cassandra si strinsero tra loro sul petto del giovane che ormai aveva avviato la propria moto. Chissà dove l’avrebbe portata, in quale stazione dei sentimenti Jaxon si sarebbe recato. Fece spallucce, quasi teneramente fanciullesca, e alla fine si strinse ancor di più a lui non per la velocità, ma per cercare di placare il suo cuore ormai impazzito. Ma non vi era cuore che si placasse con l’amore. L’unico a placarsi fu al un certo punto proprio il motore della moto e quel sogno che andava di paesaggio in paesaggio scomparve, conservandosi all’interno del cuore della veggente. * « Dove siamo? » * Gli occhi curiosi di Cassandra accompagnarono quella voce mentre ella scendeva dal mezzo di Jaxon. Era nuovamente con i piedi per terra, ma i suoi occhi erano rivolti verso il cielo ad udire quei volatili e quei rumori naturali che da sempre l’attraevano. Si sentì rilassata e fu forse per questo che, nonostante ci fosse Jaxon con lei, il suo viso si illuminò di un caldo sorriso mentre roteava letteralmente su ste stessa come una bambina. E forse era una bambina davvero. * Jaxon Marshall Hill Un cuore fragile poteva, talvolta, celare la fiamma di chi desidera amare ed essere amato, mostrandosi al mondo ricolmo di intrepido calore e vivace lucentezza. Jaxon era spavaldo e sicuro di sé, tutti riconoscevano la sua frizzante personalità, ma chi comprendeva realmente la delicatezza che si anelava nelle profondità del suo animo? Blake di rado, erano fratelli del resto, ed il giovane Hill faceva di tutto per occultare quel che provava e pensava realmente, mentre Cassandra buttava giù ogni barriera facendo tremare quel minuto essere, quell'esistenza fredda. La paura, i dooddrear si nutrivano di essa, eppure mai una volta Jaxon aveva utilizzato la donna da lui amata per saziarsi, per accrescere la propria influenza, per diventare più potente. Con lei ogni singola cellula diveniva straordinariamente comune, normale... umana, mandando il suo cervello in poltiglia ed il battito talmente turbolento da fargli male. Chi era lei per annientarlo in quella maniera? La risposta la sapeva bene, quel sentimento che lo legava a lei era indissolubile, covato per anni nonostante il periodo trascorso separati, nonostante ella avesse avuto un altro uomo, qualcuno che non era lui, qualcuno che era stato in grado di avvicinarla ed averla come lui non aveva mai fatto. Era geloso, ma non arrabbiato, era geloso di quella persona perché era riuscito laddove lui aveva fallito, e stava male proprio per questo, proprio per la consapevolezza che, forse, non stava facendo abbastanza. Il tragitto fu avvolto nel silenzio da parte della veggente, seppur lui si mise a fare qualcosa che si concedeva raramente, ossia cantare. Aveva una voce particolare, Jaxon, con il suo timbro graffiato ed un po' basso, aveva una sonorità melodica e malinconica. Una bella voce, nulla da ridire, ma era qualcosa che considerava un momento tutto suo, motivo per il quale non aveva mai condiviso le proprie doti canore con nessuno. Durante il viaggio verso la casa nel bosco, aveva voluto abbandonarsi alle note nella propria testa per scacciare pensieri e malumori, rendendo più facile guidare stando focalizzato sulla strada, calmando di poco il proprio battito, accelerato a causa di quell'abbraccio solido. Lì nel piccolo spiazzo, una volta scesi, Jaxon si concentrò sull'espressione beata, infantile, piena di curiosità di Cassandra, sentendo il cuore fare un tuffo. Era felice, e lui con lei nonostante le cupi nubi che ancora oscuravano il suo umore, nuvole colme di tristezza e sconforto. -Casa mia.- Rispose a quel punto lui tirando fuori le chiavi del portone e mostrandogliele, rimanendo a ridosso della moto in ombra, evitando il più possibile la luce sia diretta che riflessa. Tipico della sua natura, del resto, il ripudio del sole, anche se Jaxon sarebbe stato lì con la donna più che volentieri. Ad un certo punto, però, gli venne da sospirare e, sollevando nuovamente gli occhi su di lei, si portò una mano in tasca. -Vieni qui.- Sembrava un ordine, pure piuttosto aspro, e se ne accorse subito. -Per favore...- Cassandra Reagan * A qualsiasi momento della vita, sempre più diverso e sempre in evoluzione, la domanda che ci si doveva porre era sempre e soltanto una: chi erano i veri soggetti di un sentimento così spavaldo ed irruente come l'amore? Chi era pronto davvero all'amore, o forse meglio: si era pronti in quel preciso istante a duettare con un sentimento così forte avendo soltanto come ''arma'' un cuore spaurito e fragile? D'altra parte, un cuore fragile era sicuramente un elemento straordinariamente complesso, un soggetto d'amore instabile e probabilmente neppure pronto ad incassare ulteriori colpi, o forse predisposto proprio a quel sentimento di sofferenza infinita che spesso somigliava a quell'amore violento grazie alla quale gli esseri pensanti riuscivano ad amare. Cassandra non era spavalda come l'amore, ma neppure frizzante come l'Hill vicino a lei, era un caso particolarmente fragile, una combinazione fragile di elementi eleganti e gloriosi sempre pronti, però, a vacillare. Lo si sentiva dal suo tono di voce, spesso grave, spesso sulla difensiva, soprattutto se le parole che decorrevano dalle sue labbra argomentavano quella sua stessa anima. Sì, era complicato parlare di sé, era complicato cercare di trasmettere tutto quello che aveva al suo interno, ma non tutti conoscevano questo lato di Cassandra: la maggior parte delle persone, infatti, conoscevano il sorriso e la passione che dedicava in tutto quello che faceva, conoscevano la punta dell'iceberg che, comunque, restava agghiacciante come il resto. Ci sarebbe voluta una pioggia calda o la stessa intensità di calore dell'amore termale per farla sciogliere, ma non tutti possedevano quest'immenso pregio. Forse Jaxon Hill sì, dopotutto forse era davvero un sì. Nonostante il bene che ella aveva sempre provato di fronte al giovane Hill misto alle emozioni inspiegabili che egli le faceva sorgere nel petto, Cassandra non aveva fuggito la paura. Ce l'aveva sempre lì, nella voce, nelle mani, spesso perfino in tasca, ma non aveva mai sentito, neppure una volta, Jaxon bearsi di lei e questo, profondamente e anche segretamente, la toccava. La toccava come la pioggia calda di cui aveva bisogno. Se dal canto suo, Cassandra non aveva profanato il silenzio durante il tragitto, dall'altra parte, il ragazzo aveva deciso di cantare. Cantare. Il cantare le ricordava sua sorella che spesso cantava seguendo il violino suonato da Cassandra stessa; il cantare le ricordava che spesso la musica poteva fare dei miracoli, poteva avvicinare gli strumenti, proprio come i cuori, seppur differenti. Fu per questo che continuò a restare in silenzio, o forse meglio in ascolto, perché, in fondo, la miglior soluzione per ascoltare un cuore era proprio quella: il silenzio. Una volta scesi, l'incanto finì, ma forse soltanto il primo incanto, perché a quel punto toccò a lei, alla sua anima, comportarsi da fanciulla, sorridere all'abbraccio del sole, al dondolarsi con il vento. Come una fanciulla, fece addirittura una piroette, ma alla fine Jaxon riuscì a riportarla a quel momento di serietà. Dunque, era a casa sua, davanti casa sua, per la precisione. Inconsapevolmente, Jaxon aveva fatto un errore: le aveva insegnato un altro luogo dove cercarlo, dove... amarlo e forse anche un pizzico odiarlo. Comunque fosse, gli occhi cerulei della veggente dai capelli corvini fissarono per un attimo le chiavi, poi la persona di Jaxon nell'ombra e, alla fine, annuì, meravigliata. * << E' un posto... bellissimo. >> * Continuò, ancora immersa in quel paesaggio mistico che le trasmetteva un senso di libertà e felicità forse mai provato veramente dalla veggente. Fu soltanto all'udire le nuove parole dell'Hill che lo stomaco le si richiuse, pronto a contorcersi autonomamente. Sospirò leggermente e, toccandosi appena le mani, notò sottecchi il movimento della mano del ragazzo. L'aveva messa in tasca e all'improvviso sentì una sensazione nauseante e preoccupante a quel gesto. Era una veggente, ma i suoi poteri funzionavano estremamente male quei giorni. * << Invitami dentro e ti raggiungerò, messere. >> * Lentamente, in modo quasi fragile, contraddicendo il battito ritmico e veloce del proprio cuore, sul volto della donna comparve un sorriso. Quella nota di preghiera nella voce di Jaxon le aveva quasi donato serenità, ce l'avrebbero fatta a parlare, chissà in quale modo, ma sentiva dentro che lei doveva avere ora l'agilità della dolcezza. * Jaxon Marshall Hill Non sempre veniva spontaneo pensare che Jaxon Hill fosse una persona a tutti gli effetti. Essere sempre allegro e solare gli costava molta più fatica di quanto si potesse pensare, a causa di quell’oscurità che si portava nel profondo del cuore, quel buio legato non solo alla sua natura di dooddrear, ma anche alla sua personalità complessa ed intricata. Non tutti erano in grado di comprenderlo, probabilmente nessuno ci riusciva mai realmente, ma il fatto che al mondo esistessero due persone in grado di fargli mostrare quel che covava al di là della facciata era già un enorme traguardo. Per Jaxon suo fratello Blake e Cassandra erano le persone che più voleva gli rimanessero accanto, fanculo l’essere il protettore di uno e l’eterno innamorato dell’altra. Loro erano persone speciali, andavano oltre ogni legge fisica ed emotiva, e non ci sarebbe stato nulla che non avrebbe fatto per loro. Lui, che non quella vena di egoistico sacrificio aveva sempre sprecato il proprio tempo ad atteggiarsi da idiota pur di proteggere a modo suo quelle due presenze fondamentali nel suo cuore. Erano loro, erano sempre stati loro a mantenere viva la fiamma del calore del giovane Hill. Loro non lo sapevano, non ne erano consci, ma era grazie a loro se il suo animo poteva ancora infiammarsi ed infervorarsi e riscaldare gli altri. Era grazie a loro se non era divenuto un automa, un robot dal cuore di gelido piombo. Portare Cassandra nella propria casa nel bosco, sulla riva del lago, era un modo per ricordare a sé stesso come mai avesse scelto proprio lei, come mai il suo cuore e la sua mente si rifiutassero di lasciarla andare, di rinunciare a quello che sembrava un amore impossibile da veder realizzare. Lo capì subito e si diede dell’idiota per aver avuto il dubbio anche solo per una frazione di secondo. Quella sua espressione gioiosa e quelle movenze leggere lo fecero innamorare di nuovo, come se stesse vedendo quella donna per la prima volta, e tornò alla memoria quel folle incontro che aveva portato i loro animi a tormentarsi l’uno per l’altro. La verità era che Jaxon si sentiva indegno, indegno di amarla e di essere amato, ed aveva paura di ferirla, di offenderla e deluderla, aveva paura di non essere abbastanza per poterla avere, e l’essere nato così distante da lei aveva spesso spalato carbone nella fornace del treno che erano le sue paranoie. Era insicuro, estremamente insicuro, lui di norma così spavaldo e sprezzante, di fronte a quelle sensazioni diventava un inerme e fragile capriolo appena nato. Si sentiva messo a nudo, si sentiva spogliato della corazza che lo proteggeva in ogni occasione, e questo lo faceva stare male, eppure al contempo bene. L’invito ad avvicinarsi ebbe in tutta risposta una richiesta che lo fece sorridere appena e, staccandosi dalla moto, tenne fra le dita l’anello di un ciondolo a forma di corvo blu, ed il tintinnio delle chiavi si aggiunse di sottofondo ai rumori ed ai suoni della natura che li circondava. Tre giri e la porta fu aperta, con un gesto elegante Jaxon la invitò ad entrare, invadere quel privato spazio personale che egli aveva tutto per sé. -Ho cercato di pulire da cima a fondo un paio di giorni fa, ma non escludo che potrebbe esserci un po’ di polvere negli angoli nonostante ciò. Non ci viene nessuno, a parte me quando voglio stare solo. A dire il vero… sei la prima persona che faccio entrare, nemmeno mio fratello l’ha ancora vista.- Ed era la verità, Jaxon ogni settimana andava lì il pomeriggio a pulire, magari ci trascorreva due o tre giorni, in un periodo di crisi ci si rintanò per addirittura tre settimane, ma mai nessuno ci aveva messo piede al di fuori del suo proprietario. La casa era interamente sulle tonalità del blu e del bianco, molto luminosa nonostante fosse abitata da un dooddrear, e la cosa che si poteva notare sicuramente era anche il fatto che, nonostante l’aspetto rustico esteriore, i mobili fossero piuttosto moderni. -C’è una stanza che ti voglio mostrare.- E tese la mano, invitandola a prendergliela, così da poterla condurre in quel lato della casa. Che accogliesse o meno quel gesto, Cassandra avrebbe visto Jaxon sparire dietro una porta scorrevole, e lì si sarebbe ritrovata circondata da mura adibite a librerie, stracolme di libri accuratamente riordinati per genere ed autore, dando un tocco variopinto per via delle innumerevoli copertine. -Un’altra cosa…- Si avvicinò a lei, una vicinanza spaventosa per due come loro, un qualcosa che andava oltre il concetto di intimità massima che si erano prefissati senza dirsi effettivamente qualcosa. Durante i loro incontri si approcciavano, certo, ma di rado i loro corpi arrivavano ad una distanza che permettesse ai loro occhi di rispecchiarsi totalmente in quelli altrui. Jaxon violò quella distanza, si parò di fronte a lei con solidità e sicurezza, quel lieve sorriso dipinto sul volto non era arrogante, non era beffardo, bensì dolce e gentile. Fu un movimento lieve, allungare il collo, arricciare appena le labbra, posarsi sulla fronte di quella timorosa veggente. -Non avere paura, se non lo vorrai non andrò oltre questo. Lo sai, Cassandra, il mio più grande desiderio è proteggerti, restare al tuo fianco… come un cavaliere. La cosa buffa è che io ho sempre odiato questo titolo, questo compito. C’è una cosa di me che non sa nessuno, nemmeno mio fratello maggiore, Blake, ed è legato alla mia nascita.- Fece un paio di passi indietro prima di allontanarsi, sedendosi sul divanetto lì presente, di fronte alle due poltrone. Lo sguardo chiaro rimase fisso sulla donna, un velo di malinconico dolore ad appannare la devozione presente in quegli occhi ogni qual volta ella fosse presente nel suo campo visivo. -Io, Jaxon Marshall Hill, sono stato messo al mondo con il solo scopo di proteggere mio fratello da sé stesso, rimanere al suo fianco come fidato compagno, spalla di una vita, protettore che agisce nelle ombre. Ho terrorizzato ed umiliato tutti coloro che lo hanno fatto soffrire, mi sono accanito contro le malelingue, mi sono dipinto da solo la maschera di un clown per distogliere da lui i commenti spregevoli, ho sempre fatto di tutto per far sì che lui potesse vivere al meglio la sua vita, senza soffrire troppo. Ho sempre cercato di essere un bravo fratello, ma… vedere che non sono più in grado di pensare a lui e basta, vedere il mio giudizio appannato dai miei stessi desideri e dalle mie stesse paure, mi sta facendo chiedere se sono davvero degno di avere ancora questo compito, questo unico compito che mi è stato assegnato ancor prima della mia nascita. Ho… paura dei miei stessi sentimenti, delle mie ambizioni, ed ho paura di te, Cassandra, perché sei l’unica persona al mondo che non sopporterei di perdere, escludendo Blake. Ho paura di quello che tu rappresenti per me, ho paura dell’impulso che provo ogni volta di abbracciarti e baciarti e dirti quanto ti amo. Ho paura di diventare irrazionale a causa di qualcosa che non dovrei possedere. Ho paura di fare del male a lui, di fare del male a te, di vedervi soffrire a causa mia. Sono un insicuro del cazzo eppure… eppure ti ho portata qui nella speranza di poter stare un po’ con te, di godere della tua presenza, bearmi di qualche attimo insieme…- E detto ciò sospirò, distogliendo lo sguardo e passandosi le mani sul volto, stanco ed esasperato, lasciando finalmente andare del tutto la propria maschera, così come si è presentato da lei con gli occhi ancora rossi e gonfi per il pianto. Si stava mostrando come un uomo semplice, fragile, fatto di emozioni e sentimenti come tutti gli altri. Perché alla fine, lui… -Sarò anche un dooddrear, ma sono una persona in primo luogo. Tu sarai anche una veggente, ma sei una persona in primo luogo. Ed io sono innamorato follemente di qualcuno che per natura dovrebbe essere mio nemico.- Concluse così, con un lungo e tremolante sospiro, facendo traballare la gamba destra in preda all’agitazione. Era nervoso, agitato, e temeva in una reazione negativa da parte sua, ma era pronto ad ogni evenienza.
Cassandra Reagan
Spesso l’umanità, quella che tanto sognava e rifletteva su se stessa, si chiedeva cosa significava essere una persona e quali erano i veri confini tra essere persone a tutti gli effetti e fingersi persone oppure non esserlo per niente. La risposta, nel corso dei secoli, era cambiata fino a giungere ad una concezione alquanto razionale che forse apparteneva realmente a pochi: le persone a tutti gli effetti erano quegli esseri vivi che dunque, nonostante le loro bestialità, respiravano, osservavano e... amavano come, allo stesso tempo, avrebbero potuto odiare. Relegati al buio o baciati dal sole, gli esseri che calpestavano lo stesso suolo, che avevano due occhi, un naso, l’aspetto simile erano definiti persone, nonostante tutto. Accomunati da quella sensazione profonda e vitale dell’essere in quanto tale, le persone costruivano le loro personalità secondo quei passi che il destino li costringeva a compiere o che essi stessi volontariamente compivano. Nel suo profondissimo essere, Cassandra, però, credeva più nel Fato, in quell’entità di strana consistenza che aveva sempre avuto l’ardua capacità di favorire ciò che esso voleva e non ciò che chi subiva pensava di compiere o, addirittura, sognava di compiere. Era stato proprio quel Fato capriccioso a rendere Cassandra in quel modo, a farla divenire insicura, ma allo stesso tempo cocciuta; a farle tendere i suoi occhi chiari verso il cielo, ma a ritrovarsi ancorata con i piedi a terra. A modo suo, la giovane donna era assai complessa per essere definita, ma, d’altra parte, a modo altrettanto suo, Jaxon veniva percepito dai pensieri della donna complesso quasi quanto lei. Si diceva che le donne fossero immense come un oceano e che il loro essere fosse profondo come le acque dell’intera terra, ma la verità era che Cassandra vedeva questa diceria compiersi anche nel riflesso degli occhi cristallini del giovane Hill. Sia da un lato che dall’altro, quei due potevano essere le due facciate complesse di un traguardo, o forse meglio di un sogno, custodito all’interno dei loro cuori. Ma non tutto ciò che era custodito nel proprio cuore poteva trovar respiro al di fuori di esso. Era forse per questo che Cassandra, anche con la stessa sorella, certe volte non manifestava tutti i suoi pensieri, ma ella era consapevole che un giorno entrambe avrebbero letto le loro menti l’una all’altra e si sarebbero giurate per sempre, ancora ed ancora, amore fratello eterno. Per la maggiore dei Reagan, l’amore che provava per la sorella sfiorava quasi l’inverosimile, andava oltre ogni legge etica ed estetica, ma anche ciò che era insito nel cuore della donna nei confronti di Jaxon sfidava ogni legge, ma queste erano leggi ben più radicate alla terra, alla società e a quell’amore che forse egli avrebbe maledetto per sempre, un giorno, perché la realtà era ben precisa dentro quel cervello da veggente: il suo grembo era sfiorito l’anno precedente per un motivo radicato che ella non avrebbe mai voluto né raccontare né perfino pensare. L’aver perso una parte importante di sé era un anello fondamentale per comprendere quel bene profondo che avrebbe voluto donare al giovane, ma che non avrebbe mai rivelato. Vigeva, infatti, un’enorme insicurezza all’interno di quel sé sovrannaturale e così differente da lui. 
Nonostante le paure che l’animo suo era costretto a tenere seppellite in quell’anima veggente, Cassandra veniva disarmata da ogni parola, da ogni espressione, da ogni... parte interiore di Jaxon. Ed ecco che anche quella riva del lago, come la riva di quei sentimenti provati e mai esposti, avevano invaso lo sguardo della veggente e l’avevano resa di nuovo bambina. 
IN CORSO 
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pangeanews · 5 years
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“Semino e innaffio per poi far marcire tutto”. “Il mulino”, un racconto di Nicolò Locatelli
Tra me ed S. tira un’aria senza ossigeno.
Hai preso tutto? – mi chiede.
Secondo te?
S. alza gli occhi al soffitto poi esce dalla stanza.
Muoviti – dice.
In realtà ero pronto da parecchio, ma non sa più vedere nulla di ciò che faccio oppure sono. Allora esito.
Ce la fai? – grida dal pianerottolo.
Arrivo.
Prendiamo l’ascensore – in realtà non c’è fretta ed S. lo sa bene.
Vieni qui – ordino. Non si muove ma le bacio comunque la guancia.
Fa caldo.
(Quanto è importante per te la provocazione? – mi avrebbe chiesto l’analista dieci mesi dopo. Ancora non potevo sapere che sarei finito qui).
È la mia presenza a farti bollire.
Non ricominciare – dice S.
Ma non dal punto di vista sessuale – proseguo.
Silenzio.
Nel senso che io sono Dio. Decido chi sei e cosa sarai.
Silenzio.
Ti amo.
S. sbuffa in risposta e mi accarezza il braccio anche se dovrei dire tocca. Restiamo così fino a uscire dall’ascensore e poi dal condominio, poi nell’attesa nel parcheggio dall’asfalto sale talmente tanto sole che le nostre fronti si trasformano in delle pozzanghere. Per un po’ mi guardo le scarpe mentre S. scorre il dito sul telefono.
Scusate il ritardo – dice loro madre.
Scusate un cazzo – grida A. – Non sei mai arrivata puntuale nella tua vita.
Allora perché non sei scesa tu intanto? – chiede S.
Mi stavo lavando i denti sciocchina.
S. ride. Quando si trovano sul punto di litigare sua sorella riesce sempre a farla ridere all’ultimo.
Pensate che per fare in fretta io nemmeno li ho lavati.
S. mi guarda schifata. – Davvero? – chiede.
S. ride.
Certo – rispondo. E il bello è che mi hai visto farlo.
Quanto sei sustoso – risponde lei nel suo dialetto.
Sei tu così S. Vuoi che non se li sia lavati? Ha un sorriso… – s’intromette sua madre. E non è vero ma sorrido per ringraziarla. Che altro posso fare.
Entriamo in macchina. Fuori è una Volkswagen ma dentro un forno poi un frigorifero con quattro sedili, cambio automatico e volante.
Quanto ci vuole per arrivare? – chiedo in tono da gita.
Un’oretta – dice A, che si è seduta davanti.
S. sta attenta ad evitare ogni contatto. Anche i più involontari.
E davvero non ci sei mai stato a XXX? – mi chiede loro madre.
No, per noi sarebbe scomodo, abbiamo già…
È troppo simile a dove abita lui perché ci vadano in vacanza. Anzi c’è meno roba a XXX – taglia corto S.
Come mi manca l’estate, non vedo l’ora di andare al mare – dice A.
Siamo nel pieno del viaggio in macchina. Dire viaggio è un’esagerazione ma non saprei come altro definirlo, poi il posto in cui vive S. ha le strade più larghe e tendenzialmente più pulite della Romagna: niente di che ma tutto qui sembra nuovo e da scoprire. Ogni cosa che vedo fa pensare ad una maggiore efficienza – come gli italiani che vivono al confine e per questo si sentono svizzeri o austriaci, cose così. Eppure ai miei occhi l’impressione è che manchi qualcosa. Non so spiegare cosa. Sento solo che è importante. E vado avanti a pensarci finché Cristina non parcheggia, quarantacinque minuti e nove semafori dopo. L’esatta distanza tra casa loro e il posto che devo chiamare XXX.
*
Una volta arrivati facciamo una passeggiata sulla riva ma tira un vento freddo e fino a questo momento insospettabile. In giro non c’è nessuno e della casa che si sono comprate Cristina ha dimenticato le chiavi. Volevano farmela vedere. Era il motivo della gita a XXX.
Dopo varie imprecazioni e qualche Si può sapere dove hai la testa? ci stringiamo attorno al tavolino di un bar a guardarla mangiare un gelato che non dovrebbe. E non dico così perché la trovo in carne. È che cinque o sei giorni fa l’hanno ricoverata per un problema cardiaco. Io stavo dormendo, mi ha svegliato il telefono: era S. ad un orario insolito – lei lavora – quindi doveva essere una questione seria. L’avevo capito subito.
Mia madre ha avuto un infarto.
Piangeva. Si capiva che era preoccupata. E ricordo di aver pensato che allora le voleva bene anche se la trattava in modi orrendi. Ma non mi va di spiegare come, di farlo vedere o altre menate da scuola di scrittura, perché S. ne uscirebbe male e non ne è mia intenzione restituirne una cattiva immagine. Potrei provarci, certo, mentire, nascondere, insabbiare i dettagli e rendere le scene che ho in mente più opinabili, ma se lo facessi finirei per perdermi a caccia di briciole in una foresta per un discorso nemmeno così importante. Non per quello che voglio dire.
Io ed S. non ci parliamo da quando siamo tornati in macchina. Stiamo tornando a casa tutti insieme appassionatamente – dico per dire. Ho provato a fare qualche battuta ma S. si è sempre difesa facendo no con il mento o con altri gesti. Tiene la testa nel telefono e scorre di pollice come partecipasse ad una gara per chi macina più chilometri dentro lo schermo.
Ci fermiamo? – chiede A.
S. alza lo sguardo verso di me, poi lo lancia fuori dal finestrino. Fingo di averlo incrociato per puro caso. Oltre il vetro c’è lo stesso mulino dell’andata. Finché non l’ho visto per la seconda volta, al ritorno, l’avevo completamente dimenticato.
Ma ci fermiamo davvero? Tuo moroso aveva fame – dice loro madre.
Aspetterà – dice S.
Puoi aspettare un attimo? – chiede A.
Certo – rispondo. Ovviamente avevo mentito. Lo scopo era quello di bruciare i tempi per ritrovarmi il prima possibile da solo con S.
Cristina parcheggia sull’erba e scendiamo.
Tra la strada statale e il fiume sorge un mulino rosso e scrostato. È lì da tanto tempo, si capisce, ed è talmente intonato a quel rigagnolo d’acqua da chiedersi chi dei due sia arrivato prima. La soluzione sembra essere il Vecchio: varcata la soglia lo troviamo dietro il banco coperto di verdure. Il banco, non il Vecchio. Lui ha uno scafandro da astronauta o palombaro anche se in realtà fa il contadino. Non so a cosa possa servirgli, ma se avesse indossato anche il casco ci saremmo spaventati.
Arrivo – dice.
Così passano cinque o sei minuti in cui guardiamo la frutta e le verdure esposte. Calamite naturali per lo sguardo. Cristina non fa che ripetere quanto sarebbero piaciute al suo ex marito, A. le osserva distratta ed S. mette in moto la fotocamera del telefono. Poi il Vecchio torna senza divisa da apicoltore e si mette a parlarci nel tono rude di chi appartiene ad altri tempi e ha lavorato con le ginocchia e la schiena piegate per tutta la vita.
Suona un telefono.
Scusate – dico.
È mio padre. Non gli rispondo da mesi. Tocco lo schermo dal lato verde e inizio a parlarci. Intanto cammino.
*
Il posto è struggente e bellissimo. Un tramonto tinge il fiume di rosa dove confina nel cielo, giallo, dietro a banchi di insetti e rami d’albero simili a frustate ferme a mezz’aria. Da un lato c’è solamente campagna, dall’altro scorre la statale battuta da automobili e camion industriali. Mi avvicino all’argine attraversando a mezz’aria la festa di compleanno del capo dei moscerini. Forse uno ce l’ho ancora in bocca. Chiudo la telefonata. Se prima mi sentivo solo adesso sono veramente depresso. Depresso da fare schifo. Torno dentro.
*
Cristina ed A. mi fanno un cenno come a chiedere – Tutto bene?, – ma credo mi si legga in faccia che non è così. Qualcosa si è rotto da tempo e a volte non riesco a fingere che sia diverso. Penso a due anni fa, alla prima volta in cui sono uscito con S. Me lo ricordo bene, aveva un nastro nero attorno al collo – una specie di collana elastica molto stretta – e dato che ormai la conosco e saprei collocarla in quella situazione immagino abbia titubato per parecchio sull’indossarla oppure no. E ora non valgo più il tempo speso per quel nastro. Fa male, certo, ma pensarci è strano perché da quando sono rientrato tutto sa di morte: le carote, le melanzane, le zucchine, le pere, le arance, ogni singola pesca o cetriolo e anche il resto di roba che non so riconoscere. È tutto marcio e invendibile.
*
È il Vecchio a parlarci della morte. Dice che ci pensa ogni giorno e che presto arriverà anche per lui, ma che la sua è stata una bella vita. E che è giusto morire lo ripete due volte, alla fine, poi cambia discorso raccontandoci lo stare nei campi: l’improvvisa soddisfazione di aver reso un terreno fertile, il cercarsi tra le spighe di domenica mattina da bambini e altre cose che erano e non sono più. E più sembrano belle più sembrano perdute. Allora il sapore di morte si moltiplica e frusta, come rami d’albero liberi di assecondare il vento. Quando sono i ricordi felici, a farti stare male, allora sei fregato. Quelli sì che sanno di morte. Come gli occhi di S. e il cuore di sua madre, e poi come A. che vorrebbe fregarsene di ogni cosa come atto di difesa e non ci è mai riuscita. Mai. Nemmeno un giorno della sua vita. E anche questo lo sappiamo tutti ma tutti le lasciano fare. E da quando siamo ripartiti ogni cosa ha lo stesso sapore. Lo stesso cazzo di sapore. Sfrecciamo veloci per sfuggirgli ma ce la portiamo dentro. Penso al cuore di Cristina pronto a esplodere mentre guida e magari, chissà, a trascinarci con lui. E senza baciarli sanno di morte anche gli zigomi di S. racchiusi in quelle sue guance magre, la sua fronte, il culo coperto dai jeans e il buco lì in mezzo – il buco del culo intendo. Di lei amo anche quello e quando ci saremo schiantati contro il guardrail e tra mille anni saremo fossili gli alieni che ci troveranno non saranno in grado di distinguerlo dalla sua bocca. Dovranno studiarci per bene per capirlo. Come noi con gli organismi unicellulari. Ci pensavo da mettermi a piangere lì sul sedile ed S. non mi aveva ancora lasciato, ma sapevo già di averla persa. Perché il Vecchio sono io. Semino e innaffio per poi far marcire tutto.
Nicolò Locatelli
*In copertina: William S. Burroughs (1914-1997)
L'articolo “Semino e innaffio per poi far marcire tutto”. “Il mulino”, un racconto di Nicolò Locatelli proviene da Pangea.
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