Tumgik
#fatti 'na vacanza
unwinthehart · 3 months
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pangeanews · 4 years
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“È sempre giusto ribellarsi”: compie 100 anni la donna che per brio e personalità è nata nel 3000. Sia lode al genio di Franca Valeri!
“Lei ce va mai a Ostia? No, perché mica se deve anna’ in quelle capanne, quelle catapecchie, dove ce vanno quelli che se fanno i fatti loro… io vado proprio al centro, dove ce so’ certi stabilimenti, tutti de cementite, ’na cosa favolosa! A parte che so’ bellissimi, poi non c’è un contatto con la sabbia, con le cose sporche… e allora lì pare brutto entra’ senza radio, capito? Se passa pe’ miserabili!”. Questo è uno dei momenti che rendono regina Franca Valeri, un estratto del suo Parigi o cara, celeberrimo film scritto e interpretato da questa geniale signora, che il 31 luglio compie 100 anni, e che imbarazzo fare gli auguri a una leggenda vivente, una donna che doveva nascere nel 3000, da quant’è avanti di testa, brio e personalità. E se c’è un momento in cui la signora Valeri si sente una dea, lo dice lei stessa, “una dea tra vendicatrice e giocosa”, è ogni volta che le recitano le battute di Parigi o cara, esatte, precise in tempi e virgole, perché per noi ammiratori questo suo film è un must che abbiamo imparato a memoria, come una preghiera, un mantra da ripeterci nei momenti tristi della vita: basta mormorarsele dentro, tra sé e sé, e ti si riaccende il cuore.
*
La signora Franca Valeri io ho avuto il privilegio di incontrarla, una volta, qualche anno fa: su al Gianicolo, e se tu non sei di Roma devi sapere che arrivarci a piedi è una scarpinata seria, che io quella domenica ho fatto, e quando sono arrivata anelavo solo due cose: un respiratore e una flebo! Ero morta, ed ecco che mi appare la signora Valeri, che se di anni non ne aveva 100 ne aveva più di 90, e sai che è successo? Era un incontro col pubblico, chiunque tra noi poteva farle una domanda, e invece siamo stati tutti zitti, in venerazione di una tale signora dello spettacolo, ma che dico? Della cultura tutta. L’intelligenza, quando ti si spalanca davanti, ha una potenza che ti impietrisce. Ti giuro, ha parlato solo lei, per 3 ore intere, non si è fermata mai, mattatrice come nessuna, ci ha raccontato così tanto di sé, di sé bambina (“Io sono secondogenita, mia madre voleva un altro maschio da chiamare Cesare, da abbinare a mio fratello maggiore di nome Giulio. Fantasia in famiglia ineccepibile. Io nasco, s’accorgono che non son maschio, si decide: Francesca. Nome antico. Alla fine han messo Franca, più moderno!”); di sé giovane donna che vuole fare l’attrice, ma è bocciata all’esame di ammissione all’Accademia di Silvio d’Amico; di suo padre che considera disonore massimo vedere il cognome Norsa su un cartellone teatrale, e la Valeri che ‘ruba’ Valeri a Paul Valéry (“me lo suggerì una amica poco prima di un provino: dì che ti chiami Valeri, poi lo cambi!”). Di sé e Vittorio Caprioli (“Io e Vittorio siamo stati insieme 11 anni: 10 anni di convivenza, 1 di matrimonio!”), di sé compagna di un uomo più giovane (“Quando si ama qualcuno è più affascinante possederlo coi gesti della tua vita che con quelli del sesso, ché con quelli son capaci tutti, tutte in questo caso. Che una stesse nel suo letto mezz’ora prima di incontrarlo certo non mi faceva piacere, ma se gli avesse lavato i capelli l’avrei uccisa”).
*
Mi ha regalato una lezione di vita impagabile (“è sempre giusto ribellarsi: Hitler, Mussolini, a 18 anni d’accordo, ma l’Isis a 95 è troppo!”), che non cancello: mi serve a vivere. Perché è come dice Delia, la protagonista di Parigi o cara, “’sta generazione, è ’na generazione che non se regge!”, e qui se la prende coi più giovani, molli e vacui. Non sono come lei, non hanno la sua stessa forza e fame di vita, le stesse della signora Valeri che questo personaggio se l’è costruito su misura. Un personaggio, un film che non invecchierà mai, ti sfido a vederlo o a rivederlo e a darmi torto, anche se va detta questa verità: per quanto puoi amare Franca Valeri, se non sei di Roma, di questo film ridi la metà, ed è come se il tuo cuore ti battesse di meno, la tua testa ne rispondesse ma non all’unisono. Lo dico da romana, in questo film vi “è proprio Roma, nun è caso de sbajasse!”. Lo dico a mai bastante grazie a una milanese come Franca Valeri, che Roma l’ha capita appieno (“Sa che m’è preso n’altro vizio? Quando che so’ libera, che c’ho n’amico fidato, ’na cosa così, se n’annamo a magna’ all’EUR! Che poi certi palazzi, come che fossero… che je posso di’? Rudero però tirato ar fine! Insomma, non è moderno vero lì, lì è antico, però è quell’antico moderno che è la bellezza de Roma!”). Per Franca Valeri, far ridere è stata la sua vita, anche se “a me fa ridere solo Woody Allen, oltre me stessa”, e ripete che “le risate migliori, le ho sempre fatte con un libro in mano”. Un foglio scritto è più sincero di un confessionale, e “sono momenti in cui veramente ami la vita, quando quello che hai scritto ti fa ridere”.
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Scrive Franca Valeri: “Alla mia età, ti svegli perché hai finito di dormire, non perché la sera prima hai incontrato l’uomo della tua vita!”, e lei ha sempre messo davanti ai suoi amori il teatro, perché “non c’è uomo che valga la scena”. Lei ha sempre vantato tra le sue doti la logica ebraica, e infatti: “Che noi si vada in Paradiso è un concetto, è piaciuta l’idea ad esempio a Dante, che ci ha scritto su delle cose sublimi”. Può essere una modesta ragione di vita, ma comunque bisogna decidere che aspetto avere, e la signora Valeri ha presto su di sé abolito i pantaloni, benché una volta, da ragazza, “siccome lì ci andavo sempre con una mia zia, che sarebbe come dire con la figlia del padrone, c’hai presente una alta, magra, anche troppo, anche se io non sono una che la gente la misura con il metro, né di fuori né di dentro, ecco, così… i pantaloni li ho presi bianchi, e pace!”.
Barbara Costa
*I virgolettati sono tratti da ricordi personali di Barbara Costa e da:
Franca Valeri, Bugiarda no, reticente, Einaudi, 2010.
Franca Valeri, La vacanza dei superstiti (e la chiamano vecchiaia), Einaudi, 2016.
*Gli estratti citati da “Parigi o cara” li vedi e li senti qui
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roses-symphony · 6 years
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I metamoro sono al mare con i piccoli. Anita chiede a Ermal di andare a fare compere nel centro città. Quando tornano, Anita racconta al papà della commessa che ci ha provato spudoratamente con Ermal. e guarda il caso, la tipa arriva alla spiaggia in quel momento
Proviamo di nuovo con i cosi a punti. Tanto it’ll be a fail però mi sembrava na cosa da scrivere in maniera più leggera :D
Periodo di due settimane di pausa per il papà e di 3 giorni di pausa per Ermal.
Fabrizio propone di andare al mare coi bambini, che Giada si era organizzata na vacanza con le amiche. E allora si trovano tutti a mare a Gaeta (si a Gaeta, Ostia non mi andava).
Si ritrovano la domenica a Roma e il lunedì mattina sono già tutti pronti per partire.
La mattinata passa tranquilla, Libero che si mette a mollo a mare senza la minima intenzione di salire, Fabrizio a riva, con cappello di paglietta e occhiale da sole, mani sui fianchi e gambe divaricate (posa alla Verdone per intenderci) che controlla Libero.
Ermal con occhialino da sole fashion, capelli alzati e Anita sulle spalle che si avvia in acqua “Tu non vieni Fabrì?” Gli chiede passandogli vicino sul bagnasciuga, sfiorandogli la spalla con la sua. “Damme du’ minuti e arrivo anche io”
Quei due minuti si trasformano in mezz’ora perché intanto ha preso a fare video e foto a Libero che nuota finalmente senza braccioli, ad Anita che viene lanciata in aria da Ermal e ride ogni volta che lui la riprende, ad Ermal che ride, ad Ermal che esce dall’acqua…ad Ermal che respira…
E la mattinata passa in fretta, e dopo il pranzo, mentre Fabrizio e Libero si addormentano sotto l’ombrellone ed Ermal, seduto sullo stesso lettino di Fabrizio, controlla twitter, Anita si alza e gli va vicino. “Ermal, io mi scoccio. Andiamo a fare shopping?” (immaginatevelo detto da na creatura di 3 anni , con la sua lingua personale)
Le donne sono donne pensa Ermal mentre la tira su e se la siede sulle ginocchia “E che vorresti comprare, signorina?” lei lo guarda e poi gli mette le mani nei capelli “I fermagli per te.  E un rossetto. Voglio un rossetto” 
Se la ride ma alla fine l’accontenta. La riveste per benino e sussurra a Fabrizio che lui e Anita si allontanano un po’, ma povera stella è troppo stanco e mugugna solo qualcosa senza capire niente. 
Ermal prende Anita per mano e si incamminano al centro città. Anita si scoccia di camminare dopo 10 metri e lui  è costretta a portarsela in braccio mentre lei guarda con occhio attento tutti i negozi, decidendo attentamente in quale entrare.
“Là, andiamo là” e punta verso una profumeria. Entrano e non c’è quasi nessuno, si mettono quindi a girovagare, Anita che prende tester di rossetti e se li spiaccica un po’ ovunque con Ermal che tenta id ripulirla ed evitare danni e lei che, imperterrita fa “Ma mamma se lo mette sempre il rossetto. Lo voglio pure io” e alla fine Ermal le prende un burrocacao colorato, insieme a un paio di mollettine a forma di Farfalla perché “Queste te le metti stasera quando usciamo con papà. Te le metto io, sarei bellissimissimissimo” ed Ermal si pente di questa decisione ma alla fine quella bambina è troppo adorabile e allora lui l’accontenta su tutto. 
E quando  Anita si è ormai calmata, lui ne approfitta perché hey, il profumo bellissimo di Fabrizio , quello che lui non si stanca mai di respirare e nel quale si immergerebbe, è finito proprio l’altro giorno e allora being the great boyfriend he is, decide di regalarglielo.
Ma mentre spruzza un po’ di cose a caso e decide con Anita che si, quello che usa Fabrizio è il più bello, una commessa bionda, in un vestitino un po’ troppo corto e un rossetto messo fuori dai bordi in un vago tentativo di farsi le labbra a canotto, li approccia
“Cercava qualcosa in particolare? Le faccio provare un nuovo profumo appena uscito..” ma Ermal la stoppa “No, grazie. In realtà avrei già scelto” e le mostra il pacchetto che ha in mano, ma lei insiste “Ma è un profumo un po’ vecchio quello. Non credo le si addica. Ci vuole qualcosa di più fresco, più giovane. Senta questo” e inizia a fargli sentire cose e ad Ermal tutti quei profumi fanno girare la testa, ma intanto lei  gli si struscia contro,Ermal ridacchia imbarazzato e anita inizia a mettere su il broncio.
“Ermal, andiamo!!!” -si anita ha capito tutto ed è gelosa- ma alla fine si liberano della tipo perché arriva la sua titolare che le dice che il suo turno è finito. Allora prendono le loro cose, pagano e tutti contenti se ne ritornano in spiaggia.
Lì trovano Fabrizio e Libero giocare a pallone “A papà ma nun sei proprio bono” è il lamento di Libero quando Fabrizio lancia la palla in acqua per l’ennesima volta e lui è costretto a riprenderla, ma poi vede Ermal e la sua principessa e si sente sollevato. Prende Anita in braccio e si avvicina ad Ermal dandogli un bacio sula guancia “Dove siete stati?” “A fare shopping” “Oh, e cosa hai comprato?”  e Anita inizia a tirare roba dalla bustina, mostrando i suoi acquisti - per fortuna il profumo Ermal se l’era fatto impacchettare separatamente e così, con un sorriso dolcissimo, gli passa il pacchetto a Fabrizio
“Per me?” “Si, mi avevi detto che ti era finito, allora ho pensato che ti avrebbe fatto piacere” e Fabrizio che scarta il profumo tutto felice e che, senza lasciare Anita, si abbraccia Ermal strettissimo, baciandogli il collo “Tanto lo so che piace più a te che a me sto profumo” e lui se la ride annuendo 
 ma ad un certo punto Anita fa “C’è la signorina del negozio” e punta il ditino verso la bionda che si approccia a loro in spiaggia
Ermal facepalma quando anche lei li nota e gli fa un sorriso  smagliate mentre Fabrizio guarda Anita in cerca di più dettagli
“Per forza voleva parlare con Ermal. E lui sorrideva papà, però perché voleva andarsene, ma lei continuava…” Fabrizio che lancia un’occhiata scettica ad Ermal, che semplicemente fa spallucce ma non ha il tempo di controbattere che la tira gli si avvicina
“Oh Dio che coincidenza!!!” Ermal che ridacchia imbarazzato, di nuovo. “Che profumo hai scelto alla fine?  Dovresti ritornare, magari la prossima volta ti aiuto con un profumo da scegliere per la tua ragazza” - mossa tattica per testare il terreno-
Al che interviene Fabrizio con un elegantissimo “Nun ce l’ha la ragazza” guardandola malissimo ma lei invece si illumina ma poi nota il profumo tra le sue mani “Oh ma era per lui? Mi pareva strano….non si addiceva a te” 
“E che si addice a lui, sentiamo?” chiede Fabrizio, il tono alquanto piccato e lei un po’ confusa e alla fine ANITA OUR QUEEN “Senti, lascia stare Ermal. Lui è di mio papà ok?” e si aggrappa al collo di Fabrizio con forza mentre Ermal, di riflesso, gli si avvicina 
La tira sconvolta, non capisce bene a cosa si riferisce ma capisce che è meglio alzare i tacchi e così se ne va borbottando
“Senti, tu in giro da solo non ci vai più, ok?” “Fabbri ma secondo te mi mettevo a fa lo scemo con quella?”“No, però l’occasione fa l’uomo ladro. Poi quando te vedono coi bambini quelle le donne impazziscono, capito? Quindi la prossima volta svegliateme andiamo insieme.” Ermal che ridacchia “Mi piace quando fai il geloso”  e gli prende la mano, tirandoselo verso il bagnasciuga.
Libero in tutto ciò si stava facendo i fatti suoi giocando con altri bambini, perché lui è in quell’età dove sta cose romantiche e sdolcinate lo fanno vomitare e allora evita la vista di suo padre con il suo compare. Però ad Ermal gli vuole bene pure lui u.u 
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