Tumgik
#solo per la bellezza di avere dei multipli XD
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La Nave di Teseo di V.M. Straka, JJ Abrams e Doug Dorst
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Ammetto di aver scelto questo libro soprattutto per come è fatto fisicamente, una mia amica ce l’aveva in inglese e mi ha incuriosita. Poi ho visto che è uscito in italiano e l’ho regalato al mio ragazzo per Natale. Ovviamente, io l’ho letto e lui ancora no XD. Non che non legga, ma portare il libro in giro non è molto fattibile e lui legge soprattutto nel viaggio andata/ritorno dal lavoro.
Qui abbiamo un romanzo distopico, che parte in media res e accompagna il protagonista nella ricerca della sua identità e del suo scopo nella vita. Poi abbiamo delle note scritte a penna sul libro, tanti colori, due diverse grafie. L’assistente della biblioteca, Jen, trova il libro abbandonato e lo legge, poi lascia una nota al ragazzo che l’ha dimenticato lì per dirgli che le è piaciuto. Lui, Eric, risponde. E le chiede i suoi pensieri riguardo al libro: lui è un giovane ricercatore che sta lavorando sull’autore, V. M. Straka.
Una pagina dopo l’altra, le note dei due - che continuano a scriversi sulle pagine del romanzo - accompagnano la narrazione saltando avanti e indietro lungo diversi archi temporali e fornendo una seconda narrazione, intermittente e piena di “vuoti”, che è la loro storia. Infatti Straka è un autore sfuggente, che ha sempre pubblicato solo in traduzione e non ha mai svelato al suo vasto pubblico la sua vera identità, forse anche a causa delle implicazioni politiche e sociali dei suo romanzi. Erico lo studia da anni per svelare il mistero e Jen si fa prendere dall’entusiasmo e fa di tutto per dargli una mano.
Sfogliando il libro ci si rende subito conto che si tratta di una narrazione a livelli multipli: intanto c’è il romanzo in sé (l’ultimo scritto dall’autore prima di scomparire), poi ci sono le note del traduttore, l’unico che abbi mai letto i manoscritti prima della loro pubblicazione (in inglese, tenderei a supporre), poi ci sono le note e matita di Eric, scritte lungo gli anni, in modo non sistematico (alcune sono le annotazioni che potrebbe fare qualunque lettore, altre sottolineano rimandi e parallelismi, come farebbe un ricercatore), poi ci sono le note di Jen e Eric in cui si scambiano le prime battute e lui le spiega il suo attaccamento al libro, poi ancora note tecniche in cui si scambiano i risultati delle loro ricerche e le “chiacchiere” tra i due, che ci permettono di conoscere la loro storia a margine del romanzo di Straka. In più, i due usano il libro come mezzo per scambiarsi biglietti, cartoline, lettere, articoli di giornale, e tutto arriva nelle mani del lettore, man mano che sfoglia le pagine assieme a loro (visto perché non si può portare in giro?). Infatti il libro viene venduto in una custodia e avvolto nel cellophane.
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Trattandosi di due storie parallele che si intrecciano, vanno anche considerate separatamente. Il romanzo di Straka è molto particolare, per l’alone di mistero che circonda il protagonista e per il susseguirsi non lineare delle vicende, intrise di un intenso simbolismo. Per dire meglio, i fatti sono sequenziali, ma non sappiamo mai quando e dove si svolgono né quanto tempo passa tra un avvenimento e l’altro. In più c’è una forte componente inquietante che ricorda i racconti di Lovecraft. Per quanto riguarda la storia narrata dalle note, la scelta di questo tipo di sovrapposizione è spiazzante: il lettore diventa assieme critico e protagonista. Jen ed Eric infatti sono specializzati nello studio della letteratura e quindi non possono fare a meno di leggere su due livelli: da una parte leggono per vedere come va a finire, godono della lettura in sé e vengono colpiti da parole e frasi per la loro bellezza o perché ricordano loro qualcosa. Dall’altra parte la loro lettura è anche analitica, scrivono riferimenti ad altri libri, collegamenti al poco che si sa sul’autore, verificano le note a pié di pagina, commentano il testo da un punto di vista critico, vedendolo - appunto - come un testo, uno strumento di comunicazione, e cercando di sviscerarlo.
Personalmente, ho trovato la lettura di questo romanzo molto interessante. Anche io mi sono specializzata in letteratura all’università (anche se dal punto di vista della traduzione) e alcune delle note mi ricordano quelle che ritrovo sui libri di cui mi sono occupata. Questo libro mi ha dato l’occasione di vedere come può apparire un volume passato sotto la mia matita agli occhi di qualcun altro. Mi rendo conto che può essere faticoso da seguire perché si muove continuamente tra più livelli, a meno che no si scelga di leggere prima il libro di Straka e poi tornare sulle note a margine. Io personalmente non ci sono riuscita, e poi alcune pagine sono talmente cariche di note che è impossibile ignorarle. Il valore di questa opera, che alla fine è una specie di esperimento letterario, secondo me sta anche nel dissacrare l’oggetto-libro: a un certo punto la storia di Eric e Jen prende il sopravvento sul romanzo, ma le note esistono solo in funzione del testo stampato e per capire cosa succede occorre proseguire con la lettura dell’opera di Straka, che in realtà acquisisce maggiore importanza e un significato più profondo grazie a quanto detto nelle note. Anche se Jen ed Eric esistono solo “a margine” del libro, e lo hanno “profanato” con le loro penne colorate, le due storie sono interconnesse e si arricchiscono l’un l’altra.
Io sono una che è cresciuta con il dogma NON SI SCRIVE SUI LIBRI. Si salvavano i libri di scuola, che potevi sottolineare o a cui potevi aggiungere appunti a margine, rigorosamente con la matita. In università ho iniziato ad avere bisogno dei colori, e ho fatto pace con l’idea che un libro più “vissuto” era un libro in realtà più amato in un certo senso: si carica di valore, acquisisce nuovi punti di vista e a volte porta con sé una nuova storia.
Mi è piaciuto? Sì, un sacco. Ma come dicevo prima, meglio leggerlo in casa e stare attenti ai mille foglietti / cartoline / etc. infilati tra le pagine, perché se scappano poi non riuscirete più a capire a che punto erano infilati.
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