Tumgik
#un momento sanremese facile facile
antiqua-lugar · 3 months
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fate portare i fiori a fabrizio dai
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atomheartmagazine · 3 years
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Sanremo 2021 - Le pagelle finali
Vi ricordo sempre la premessa. Non deludetemi e skippatela anche stavolta. LA TROVATE QUI.
Ghemon – “Momento perfetto”: 8. Gheomon è questo. Non è sanremese. Non è per tutti. Ghemon è Ghemon.
Gaia – “Cuore amaro”: 5. Piacevole scoperta ma da lasciare lì dov’è perché è un attimo che parte anche lei con “MUSICA E IL RESTO SCOMPARE!” twerkando a caso.
Irama – “La genesi del tuo colore”: 2. Ma parliamo di come si chiamano le dita dei piedi che mi pare più interessante.
Gio Evan – “Arnica”: 4,5. Per la finale si veste elegante, solo che il pezzo è sempre quello. Che poi è sempre quello da una vita. Che poi manco lo intona bene. Che poi boh.
Ermal Meta – “Un milione di cose da dirti”: 5. Primo per tuta la settimana, arriva terzo. Ciao core, se semo visti anche quest’anno.
Fulminacci – “Santa Marinella”: 7. Diciamo che non è il pezzo che ricorderemo a lungo di Fulminacci. Però è servito allo scopo. Farsi conoscere da chi ancora non aveva idea esistesse. Bene così.
Francesco Renga – “Quando trovo te”: 0:0 = 0:0. Alla quinta serata le sue corde vocali sono andate ufficialmente al bar. Come i miei coglioni quando lo sento.
Come seeeeempruuuuueeeehhhh mi dimentico di prendere le note. 🎵🎶 #Renga #Sanremo2021
— Adriano Costantino (@A_Costantino) 6 marzo 2021
Extraliscio feat. Davide Toffolo – “Bianca luce nera”: 6,5. È stato un crescendo. Che ritmo.
Colapesce e Dimartino – “Musica leggerissima”: 6,5. Da loro due mi aspettavo di meglio, ma forse pretendo troppo io. Comunque bravi.
Malika Ayane – “Ti piaci così”: 6. Io non so in che universo parallelo entri Malika quando canta, ma ho capito ogni sera di meno di quello che cazzo ha detto. Però l’ha fatto bene. Qualunque cosa lei abbia fatto. O detto. Insomma, quello.
Francesca Michielin e Fedez – “Chiamami per nome”: 3. Finiscono secondi nonostante la Ferragni abbia provato in tutti i modi a raccattare voti in ogni dove per farli vincere. Ma credo che alla fine nemmeno i fan più accaniti se la siano sentita di vederli trionfare. Fedez ha portato sul palco quintali di ansia per 5 serate. E forse anche io avrei avuto tutta quell’ansia a cantare (male) un pezzo così demmerda in diretta mondiale.
Willie Peyote – “Mai dire mai (La locura)”: 9. Vince il premio della critica ed è pure poco. Willie vive, regna, illumina e glorifica.
Orietta Berti – “Quando ti sei innamorato”: 8,5. Ovviamente nessuno si aspettava potesse vincere. Però ecco, se venisse premiato chi sa cantare, vincerebbe a mani basse.
Arisa – “Potevi fare di più”: 8. Probabilmente una delle tre canzoni migliori di quest’anno. Eseguita con una voce praticamente divina. Arisa non ha sbagliato nulla.
Bugo – “E invece sì”: 3. Bugo sta ancora pagando lo scorso Festival. Però non credo che ci dobbiamo andare di mezzo noi e, nello specifico, i miei maroni. Continuerò ad ascoltarmi tutti i suoi vecchi album. Perché Bugo non è ‘sta roba qui. O comunque non lo era.
#Morgan che in diretta su IG si esibisce in un assolo di chitarra mentre alle sue spalle canta #Bugo è la sintesi della vita. #Sanremo2021
— Adriano Costantino (@A_Costantino) 6 marzo 2021
Maneskin – “Zitti e buoni”: 4. A Damià, se sbraiti per 5 serate di fila che sei “diverso da loro”, gradirei – come minimo – che il tuo pezzo non fosse uguale ad altri 10.000 e non ti presentassi vestito da Achille Lauro. Comunque vincono. Quindi diciamo che hanno ragione loro. Ma se esci da un talent, il televoto ti premia sempre. Sono i nuovi Valerio Scanu, va. Ottimo risultato. Dice: oh, ma fanno ballare. Dico: ballate pure con Elettra Lamborghini, fate voi. All’Eurovision con i Bimbiminkieskin, sto già volando.
Madame – “Voce”: 8. Non la sua migliore esibizione, ma riempie comunque il palco. A 18 anni non è facile. Arriva ottava e se lo merita tutto. Grande, grande, grande.
La Rappresentante di Lista – “Amare”: 9. Probabilmente i migliori del Festival. Per tutto.
Annalisa – “Dieci”: 8. La classe. L’intonazione. Gli universi che si allineano. Poche, molto poche come lei.
Coma_Cose – “Fiamme negli occhi”: 8. Più li guardi più gli vuoi bene. Il pezzo merita, loro meritano.
Lo Stato Sociale – “Combat Pop”: 6. La loro esibizione peggiore, probabilmente. Il pezzo resta divertente e loro dei magnifici cazzari.
Random – “Torno a te”: 1. Questo s’è chiamato Random perché A Cazzo pareva brutto.
Max Gazzè e Trifluoperazina Monstery Band – “Il farmacista”: 6,5. S’è vestito da Clark Kent. Volo. Il problema è che il pezzo non è all’altezza degli standard a cui Gazzè ci ha abituato. Peccato.
Noemi – “Glicine”: 6,5. Il pezzo è debole, ma lei è potente. Come spesso accade con Noemi.
Fasma – “Parlami”: 1. Se abolissero l’autotune che farebbe? Ma anche con l’autotune, dico, questo che fa? Perché se canta la vedo male. Ma male male male.
Aiello – “Ora”: 0,5. Aiello secondo me è simpatico. È quello che in classe ti fa spaccare dalle risate. È quello che nella compagnia ha sempre l’aneddoto divertente di quella volta che urlò a caso in mezzo al palco più prestigioso d’Italia spacciandosi per cantante. E tu non ci credi, ma ridi. Ridi un botto. Perché non può essere vero. VERO?!
Per trovare un podio più insensato di questo devo tornare indietro a mai. #Sanremo2021 #SanremoMania
— Adriano Costantino (@A_Costantino) 7 marzo 2021
Amadesus: 2. Lui ride. Ride tanto. Ride per tutto. Ma non c’è un cazzo da ridere. Cambia tutto, porta quintali di indie e poi vincono quelli usciti dal talent. Non è che – niente niente – ha sbagliato tutto?
Fiorello: 4. In cinque serate ha azzeccato solo una cosa, quando si è seduto nelle poltroncine come spettatore. Forse avrebbe dovuto fare solo quello.
Zlatan Ibrahimovic: 4,5. Anche il monologo? Sul serio?
Achille Lauro: 3. Fatemi uno squillo quando farà qualcosa che non è già stato fatto, già stato detto e via dicendo. Però oh, se qualcuno mi paga un decimo di quanto Gucci e la Rai hanno dato a lui, mi dipingo d’oro e vi dico che Achille Lauro è una figata pazzesca e che lo capiremo nel 3020 (quando fortunatamente saremo tutti già morti).
Sintesi. E anche la serata finale è andata. Sempre meglio di una gomitata sulle gengive.
Belli, noi ci ribecchiamo sempre da queste parti per altri eventi imprescindibili. Non mancate.
Alla prossima!
Fermi, fermi. Mi dicono che c’è stato un problema al microfono, canta nuovamente Renga. Ma vaffanc….
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diceriadelluntore · 7 years
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Vorrei tentare \vorrei offrirti le mie mani \vorrei tentare \vorrei difendere questo momento\e penso di sentirmi confusa e felice \e penso di sentirmi confusa e felice. Al Festival di Sanremo 1997 (venti anni fa....) una giovane ragazza dal caschetto nero, occhi grandi, pelle chiara, che canta con una voce singhiozzante e unica si presenta con i versi appena citati cantati con potente ritmo rock. Il successo è esplosivo, e l’album omonimo, Confusa e Felice, che contiene altre gemme in Uguale A Ieri, Venere, Bonsai, vende in Italia oltre 100 mila copie. Pure il suo esordio era avvenuto sempre a Sanremo l’anno prima con Amore di Plastica, scritta a quattro mani con Mario Venuti. Carmen Consoli come Venuti, viene da Catania, e nella stupenda città etnea dalla metà degli anni ‘80, grazie ad una piccola etichetta discografica, la Cyclope di Francesco Virlizi, nasce una generazione di bravi musicisti, tra cui la band di Venuti, i Denovo, che ebbero un ottimo successo verso la metà degli anni ‘80 con il loro pop sofisticato (che richiamava quello dei formidabili XTC). La Consoli cresce musicalmente in quel fervore musicale con un piccolo gruppo, i Moon Dog’s Party, nei locali di Catania, proponendo un repertorio di cover soul e rock anni ‘60, con una predilezione per Janis Joplin. Dopo l’esordio sanremese del ‘96, fece scalpore in positivo una sua versione de L’animale in un album tributo ad un altro illustro catanese, Franco Battiato (Battiato Non Battiato, disco sublime). A quell'epoca aveva già vinto un Premio Tenco, un Premio Recanati e un Premio Ciampi, affascinando per la sua poetica dei testi, la sua vocalità particolare e per una maturità artistica che non ha mai abbandonato. Dopo il successo di Confusa e Felice, diviene la cantantessa. Nel 1998 i toni rock e la forza di Confusa e Felice vengono un po’ attenuati in Mediamente Isterica, molto chiaroscurale e decisamente più intimista, che ha una canzone famosa e bella nel singolo Besame Giuda, ma valide sono anche Quattordici Luglio, In Funzione di Nessuna Logica e L’ultima Preghiera. Dopo un seguito tour, l’atteso nuovo disco, che più focalizzato e costruito, è il suo primo capolavoro, e, senza paura di scriverlo, uno dei dischi italiani più belli degli ultimi 25 anni: Stato Di Necessità esce dopo l’ennesima apparizione sanremese con la bella In Bianco e Nero. Prodotto dal fido Virlizi, con l’aggiunta di una squadra di sessionisti validissimi capitanati da Santi Pulvirenti, magnifico chitarrista jazz e autore di famose e fortunate colonne sonore, il disco è un equilibrio perfetto tra il rock, anche ardente di Stato di Necessità (volutamente spiazzante nella sua carica ormonale) o allegro di Il Sultano (della Kianca), le melodie più dolci, come L’Ultimo Bacio, colonna sonora del film di Muccino, la languida Parole di Burro, la Consoli alla Tori Amos di Non Volermi Male. Da ricordare anche la splendida Orfeo e Novembre '99, con echi di bossa nova. Album storico, che nel 2002 esce anche in versione internazionale con il titolo État De Necessité. Il successo e la garanzia di qualità iniziano a varcare i confini nazionali, e la soddisfazione più grande per la cantantessa arriva il 6 febbraio 2005 ad Addis Abeba, dove è l’unica artista bianca al concerto di celebrazione del sessantesimo anniversario della nascita di Bob Marley. La sua carriera continuerà fino ad oggi ad un altissimo livello, diventa mamma, e continua il suo percorso, pressoché unico nella musica italiana, di cantautrice affermata sia dalla critica che dal pubblico. E lo si poteva già pensare di una che 21 anni fa cantava: ma come posso dare l'anima\e riuscire a credere\che tutto sia più o meno facile\quando è impossibile\volevo essere più forte di\ogni tua perplessità\ma io non posso accontentarmi\ se tutto quello che sai darmi\è un amore di plastica.
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