Tumgik
travellerachel · 2 years
Photo
Tumblr media
1M notes · View notes
travellerachel · 2 years
Text
lettera ad un vecchio primo amore
come scriverti un messaggio simpatico e allo stesso tempo incalzante, con te che sbuffi e un attimo dopo sorridi, spontaneo. come dirti che avere l’età che avevi tu quando ci siamo conosciuti, e guardare noi al passato...bhe, è come guardare attraverso una persona e vederci solo un brutto, inutile ricordo. come saper raccontare i due anni passati senza di te, passati con me, sì, e un miliardo di persone di cui non conosci volti e radici. come, dario? come saper spiegare che anche dopo anni, dopo i deliri, i pianti, dopo loro e noi, come dopo tutto questo posso ancora pensare a te? pensare a te e dire ‘nonostante tutto, è stata la storia più bella che potessi mai raccontare’ e ridere sfacciata alla vita mentre su un regionale olandese ripensi a tutto. ‘tutto’, che equivale a te, anzi a me e te, quando davanti ad un cancello arrugginito mi aspettavi con un fiore di girasole in mano. mi prendevi la mano, la intrecciavi alla tua. e giocherellavamo con i cani amabilmente, e poggiando la tua maglia a mo’ di coperta facevamo l’amore in mezzo agli ulivi. come far trasparire quel lato cattivo della relazione, come doverlo mettere sempre in risalto, sempre in primo piano, per evitare di rincorrere il tuo viso comune in una qualunque via di città, picchiettarti la spalla e sputare fuori dal petto ‘sono passati anni, e mi dispiace, e ti amo’. come rendere a brandelli la storia di noi, come stringere tra le mani camice che non sono le tue, che non indosseresti mai.
che metteresti da parte, mentre ti avvicini alla mia bocca e ripeti una stupidaggine. mentre mi stringi le cosce e semini baci lascivi sul mio fianco. mentre fuori c’è la vicina che si affaccia ad ascoltarci e noi ci ridacchiamo sopra, la tua mano sulla spalla. come cancellare i miei ricordi, come evitare di pensare a come e quanto possano combaciare con i tuoi, come silenziare il pensiero che potresti averne di diversi, e d’un tratto invidiarli, e voler sì che combacino il meno possibile per avere una storia nuova, migliore, di noi che ci siamo ritrovati nel barrio recoleta di buenos aires e abbiamo pregato per un futuro migliore. no, non è vero, io non ci ho nemmeno provato, e la cosa mi tortura, mi debilita. mi fa venire voglia e di poterla saper silenziare allo stesso tempo. come dirti in un messaggio spietato che non capisco se il motivo per cui torno a te è ritrovare me, o ricercare te. sono stata felice, sono stata sincera. forse non sono stata la migliore versione di me, ma me l’hai insegnato tu: stare bene richiede sacrificio da entrambe le parti. ho visto il tuo io peggiore e tu hai saputo convivere con le mie urla stridule che chiedevano perché io, perché lei? perché noi?;
e mi chiedo non è questo l’amore? come come come smettere di girare per bologna e sapere di poterti trovare all’angolo, come vederti accendere una sigaretta, come reprimere l’istinto di volerti sorprendere sfilandone una dalla tasca. e sapere che nel tuo intuito odi doverlo ammettere, ma ti infastidisce. come ignorarti nel tragitto della vita per oltre un anno. poi trovarti non a caso, perché mai lo è. dire alla tua amica che non ti va proprio una birra, ed ingoiare il cuore in gola mentre sento i tuoi occhi fissi sulla mia camicia. è nuova, l’ho presa in francia. di questa vita nuova non ti appartiene più niente, penso. e non ci salutiamo.
5 notes · View notes
travellerachel · 3 years
Text
Quasi 22
Non ho troppa voglia di scrivere, in questo particolare momento, ma ricordo di essermi scritta una bella lettera, per i miei sedici - o diciassette anni? - e di averne custodito per tanti anni le parole, prima di perderla rovinosamente. 
Oggi mi trovo sdraiata sul letto che ho utilizzato per oltre 21 anni e mi sento già in quell’età in cui di esperienze ne hai passate migliaia e con le amiche di sempre ci ridi sopra, davanti ad un calice di vino.
“Ti ricordi di quella volta in cui hai mandato a ‘fanculo la tua professoressa del liceo?”
“Sì, sì, mi ricordo” ma no, ovviamente non vorrei. Non so se la me sedicenne sarebbe fiera di quello che sono diventata ora. Sicuramente ne sarebbe affascinata, quello sì, ed è una cosa che, quando mi torna in mente, mi fa stendere le labbra in un sorriso compiaciuto. Chi l’avrebbe mai detto che avrei vissuto due volte dall’altra parte del mondo, e ancora una in Francia. Non lo so, sono cose che a pensarci ho fatto soprappensiero (almeno l’ultima esperienza, sicuramente) ma che ora mi definiscono completamente. E dire che ho trovato così tanta gente che mi vuole bene, così tanti amori, piccoli o giganti che fossero. 
Non lo so, ci sono tante cose che perfezionerei della mia vita, o meglio, di me. Probabilmente, l’unica che conta davvero, per me e la mia persona, è realizzarmi personalmente. Di fatto, credo nella mia vita di aver sempre capito che o prima o poi avrei parato da qualche parte ma è come se ora sapessi di dover muovere i primi passi per arrivare concretamente da qualche parte. Pensiero confuso.
Di muovere passi, ecco. Di questo vorrei, guardandomi indietro un giorno, essere contenta e soddisfatta.
2 notes · View notes
travellerachel · 3 years
Text
merito di essere amata bene, merito di essere la prima scelta di qualcuno. sta per arrivare qualcuno che mi amerà senza esitazioni, perché sinceramente cosa c’è da esitare? sono simpatica, intelligente, tenace e gioiosa. ho un sorriso contagioso e riesco a rendere a mio agio tutti, anche se talvolta faccio domande indiscrete. domande che puntualmente colgono alla sprovvista tutti ma danno un senso di sfrontatezza che piace tanto agli uomini. e io piaccio agli uomini, tanto da non aver mai ricevuto rifiuti. però il mio io da segnali scomposti, penso che vorrei una cosa seria, però a voce esprimo il contrario. la verità è che ciò che voglio è un ragazzo che mi ascolti, che mi sia vicino, che mi faccia sentire amata. vorrei magari innamorarmi di nuovo e avere quella felicità che solo essere ricambiata ti da. io credo di apprezzarmi abbastanza però sarebbe bello se dall’altro lato succedesse la stessa cosa. se qualcuno mi amasse e apprezzasse tanto, ancor di più per quello che sono. quindi quello che manifesto è quella persona che non pensavo di star aspettando ma che in realtà è sempre stata lì, con una sigaretta in bocca e lo skate stretto al fianco. gli prenderei il viso tra le mani e gli direi “eccoti qua amore mio”
0 notes
travellerachel · 3 years
Text
cosa ho capito in questi mesi
sulla vie en colocation:
ho capito che vivere da sola non è poi così male.
ho capito che se ci sono piatti nell’acquario da lavare non so che pensare a quello, che se non nascondi il dentrificio quello finisce in 0.2, insomma che se dai un dito generalmente questi coinquilini francesi si prendono il braccio. ho imparato che sono una persona ordinata e il mio ordine esteriore si traduce facilmente in un ordine interiore. almeno così mi piace credere.
su ma cuisine
i mandarini portoghesi sono troppo aspri ma non posso fare a meno di mangiarli, soprattutto la mattina, perché adoro accostare il caffè a qualcosa di ancor più amarognolo. ho capito che riesco a saltare i pasti piuttosto facilmente e questo mi fa paura. la torta salata è facile da fare ma si sporcano troppi utensili. a vino buono corrisponde spesso un’etichetta sobria. questo fa sorridere e vale generalmente anche per le persone.
il sorriso è il mio biglietto da visita e ci sono notti lunghissime ma mattine ancor più corte. in questa vita mi do al massimo 2-3 ore per stare male, ma non lo sono mai stata sul serio. punto a favore per quando vivo all’estero. scrivo sempre meno e leggo poco o niente. questo è un punto negativo.
0 notes
travellerachel · 3 years
Text
ascolta te stessa ma silenzia le paranoie parla piano ma di sempre le cose giuste fatti aspettare ma non mostrare menefreghismo sii donna ma non troppo
Limiti. Tutti li abbiamo, non tutti ne siamo coscienti. Io credo di limitare me stessa più volte al giorno, per quanto sembri sincera, non credo ci sia stata una volta in cui abbi espresso liberamente me stessa. Ogni cosa che faccio la faccio perché calcolata, le decisioni che prendo non sono mai spontanee, ci rifletto sempre un po’ sopra.
B ha detto che alla fin fine sono una timidona, ho riso distaccata ma non ho negato: non sono una timidona ma so che ho la capacità di riflettere trecentomila volte sulle stesse cose, le stesse parole e se decido di non pensare una cosa - decidere, come se fosse possibile - lo faccio perché nel mio meccanismo di difesa non dedicare tempo ed energie a qualcosa può servire. A cosa, non saprei dirlo sinceramente.
Appena mi sono lasciata credevo che nessuno mi avrebbe più amata come il mio ex ragazzo. Ora va meglio, mi ritengo una persona con tante cose da dare e capace di essere amata nel modo giusto. Vero è che concedere la parte più vera di me mi è difficile ma è anche giusto così. Scoprirsi, cercarsi, essere una continua sorpresa. Ti voglio bene mi voglio bene anche se ci sono sere in cui è più difficile. Ho un fisico da paura ed un sorriso mozzafiato e la capacità di portare allegria in giro per il mondo. In questo angolo francese c’è chi ride con me e chi mi osserva in silenzio, da lontano. Per una volta non voglio che mi amino al posto mio ma voglio che lo facciano almeno quanto lo faccio io.
Nei miei confronti, sempre in quelli.
0 notes
travellerachel · 3 years
Text
Quanto mi è costato separarmi da te. Non ho voluto, non ho saputo, dirti addio.
Avrei dovuto sfiorare la tua guancia ruvida con il dorso della mano e dirti “Lasciamoci, non ti voglio più” con decisione, buttare via le nostre cose, cancellare i nostri messaggi, invece come mia abitudine ho fatto il contrario di quanto detto, ho voluto tener stretta ogni piccola parte di te, tornare indietro sui miei passi, vacillare ai tuoi sms indecisi.
Vero che non c’è modo giusto di separarsi, io e te li abbiamo affrontati tutti e abbiamo saputo dare il peggio di noi in ogni fase, quanto ho voluto far la matura? Quanto mi è riuscito male.
Adesso che abbiamo creato questo muro di indifferenza e nuove abitudini so che forse è meglio così, che non avresti saputo fare tantissime cose e chissà che tra queste ci fosse anche la mia felicità. Torni a volte a farmi visita nei miei sogni, non scombussoli più i miei piani, mi vedo con un nuovo ragazzo e non soffro la mancanza di te.
Insomma, si va avanti.
0 notes
travellerachel · 3 years
Text
rendere la mia mente un luogo abitabile
Ho pensato che il mio obiettivo per il 2021 è questo qui: rendere la mia mente un luogo abitabile. Smussare gli spigoli dei miei pensieri insidiosi, dirmi che sono abbastanza anche quando non lo sono (non fingere quindi di esserlo inutilmente), credere solo a quanto mi conviene, scansare il resto. 
Voglio dipingere di giallo, verde e azzurro le pareti della mia mente, voglio che ad un rifiuto il primo pensiero non sia “Sei una nullità” ma “Pazienza, ci perdono loro”. Nelle mie pareti gialle voglio quadri con maestosi alberi raffigurati, una sedia in mogano e un libro. Nelle stanze la voce di Tracy Chapman vibra e con voce balbettante ci sono io che ripeto tutte le sue strofe a memoria, con la bocca bella aperta ed i denti scoperti come mi vergogno di fare. Io ho un viso bambino e devo ricordare quelle estati in Romagna in cui con la compagnia di uno specchio mi divertivo come una matta. 
Sul letto da una piazza e mezza devo svegliarmi per le cose che contano e nient’altro, ci ho messo quattordici anni ad addomesticare il buio, non voglio passarne altrettanti ad addomesticare un dolore inutile (non è vero che tutti i dolori sono utili).
Non credo che i calzini che adesso sono per terra appartengano veramente a qualcuno, è più probabile che li abbia fatti cadere mentre mi affrettavo per accendere il motorino; prendo come appunto che del mio disordine alimentare non devo creare un disordine così mentale. 
E ricordarmi a volte che ho vissuto per due volte dall’altra parte del mondo, che non ho preso un voto sotto il 27 ad un esame quest’anno, che se le cose vanno avanti è perché io decido di infilare il mio 37 e camminare. 
D’altronde ne ho di strada da fare. 
0 notes
travellerachel · 3 years
Text
Non ce la faccio più.
Non riesco più a stare dietro alle tue parole, a staccarle tutte, a dar loro un filo conduttore che mi suggerisca che alla fin fine ci tieni a me e mi ami ancora un po’. Non voglio più darti la possibilità di mozzarmi il fiato con le tue azioni, non riesco più a pregarti di non farmi male, non voglio che tu mi faccia male.
Non ce la faccio più a mettere in silenzio tutti i miei sentimenti, i miei pensieri intrusivi, i miei piccoli dolori e poi veder scoppiare tutto nel momento in cui mi scrivi. Non ce la faccio più ad avere così poca autostima di me stessa: mi appoggio a te, mi appoggio a Miro, ma se per una cazzo di volta mi appoggiassi a me?
Non ce la faccio più a dover tentare la sorte per capire le tue bugie, non ce la faccio più a dirti che mi vai bene tu anche con le tue bugie, non ce la faccio più e infatti me ne voglio andare.
E tu mi scrivi per farmi gli auguri ma poi segui lei, ed è un po’ come se seguendo lei tu avessi deciso di pestare me, ed è un po’ come se cancellassi tutti i miei progressi i miei passi avanti i miei baci dati ad un altro 
Perché scrivermi, perché vivere sempre di tutto o niente, quindi o stai con me o mi lasci perdere, quindi io come amica non ti voglio perché vorrei di più, quindi all’università tutto bene ma l’ultimo esame non l’ho passato, perché?
Mi sono stancata di questa storia, mi sono stancata della nostra storia, la storia che è bella quando la vivi ma cento volte peggio quando l’abbandoni. Dici che tra noi la colpa non è mia, che devo essere meno altruista (meno innamorata?), che non è ancora finito del tutto il sentimento, che chissà se mi supererai mai.
Ma...
ma alla fine, come sempre, di te sento di sapere poco e niente.
Ho sempre detto di aver vissuto una storia immensa con te, una storia fatta di viaggi oltreoceano, di incredibile complicità. Eppure ogni volta che inciampi nella mia vita - sempre tu nella mia e non viceversa - mi sento svuotata, confusa, a tratti arrabbiata.
Forse dovrei riscrivere tutto di te. 
0 notes
travellerachel · 3 years
Text
Lei dice: per crescere, devi soffrire. 
Non aggiunge che prima di soffrire, sei felice. Tieni per mano il tuo quasiragazzo, correndo per i pendii di Bologna. E piano piano i pendii diventano la Ciudadella di Barcellona, il quasiragazzo ragazzo, e tu donna, infinitamente donna, con i fianchi ed il seno gonfiato dalla pillola. Il mare di Ibiza, la stradina piena di bar in Belgio, le quintas di Cordoba. Il vino in Toscana. 
Ti spinge a lasciare la dolcezza di un abbraccio conosciuto, per maturare.
Ehi, ferma i ricordi.
Quindi lei ti dice che devi soffrire e tu in realtà hai sofferto abbastanza. Tra le stradine strette della città, le lenzuola sgualcite, la spalla di C. Tra quei vorrei veramente dirti la verità ma...
Ma è meglio che tu non la sappia, ma è meglio se restiamo così, ma così è veramente meglio?
Lei dice: soffri, il giusto, e cresci tanto. Smettila di nasconderti dietro la sua immagine: gli hai dato tanto, ma quanto ancora ti rimane? Non gli hai mai confessato dei tuoi 13 anni, di come saresti voluta essere ed è meglio, proprio così, meglio. Non hai mai messo da parte te stessa. Non hai mai desiderato un futuro con lui.
Ma se vuoi veramente crescere devi smettere di unire puntini inutili, di arrovellarti, di stringerti tra i se ed i ma. Fa male, certo che lo fa, ma serve a farti le ossa.
Lei dice così.
0 notes
travellerachel · 3 years
Text
Caro diario,
ho capito che il filo che mi ha tenuta stretta in questi mesi sta allentando la morsa.
Io ho vissuto l’ultimo periodo in maniera composta, a volte per mia volontà, a volte per quella degli altri.
Stare sola mi fa passare più tempo davanti allo specchio, e lo specchio non fa che porgermi la solita domanda: che cosa sei, Rachele?
Credo di aver voluto essere tante cose, nel mio ventennio, e credo alla fine di essere stata un po’ tutto e un po’ niente: sono stata bambina, sono stata cattiva, anoressica e poi ferita.
Sicuramente sono stata felice, anche se non saprei a chi darne la colpa (il merito?). Quando cerco di mettere in fila più di 20 parole e quindi una frase di senso compiuto, tendo ad incespicare: che senso dare alle mie parole? E cosa voglio che si senta, dico sentire davvero, quando le pronuncio?
Alla fin fine mi dico che è meglio non dire niente. Vorrei che da poche parole, da una frase, si capisse tutto. Vorrei che quel tutto comprendesse ammirazione, vivacità, astuzia.
Alla fin fine resto in silenzio perché credo di non rientrare in nessuna di queste categorie, o meglio, di non aver fatto niente per essere classificata tale. Quindi indosso le mie scarpe e decido di andarmene via per un po’, 6 mesi o un po’ di più.
D’ovunque vada non trovo risposte, la me bambina vorrebbe diventare qualcuno di importante, quella cresciuta dice che per essere contenta e soddisfatta della propria vita non c’è bisogno di diventare un volto importante ma di buone persone. Allora mi ritrovo a dire: a domani, Rachele, dormi un po’, che tutto questo pensare non ti può far troppo bene.
Dicono che per essere felice nel mondo devi essere felice con te stesso, che nel grande cerchio che è la vita lasciare un’impronta è l’obiettivo.
Io continuo ad essere qua, con le mani intrecciate ad un filo invisibile, il mal di testa per quanto mi arrovello...
Che cosa vuoi diventare?
0 notes
travellerachel · 4 years
Text
Hace tiempo que estoy triste que no entiendo por qué
pasan algunas cosas que me culpo
la psicóloga me dice que tengo que dejar de sentir culpa
que entienda que si me voy de lugares y corto algunos vínculos es para cuidarme
me pregunta por qué quiero volver y me recuerda en cada sesión que el amor es otra cosa
y salgo pensando que la tengo re clara
Pero de noche te extraño y se me cae toda la teoría
todas las cosas que se del amor, los vínculos, la responsabilidad afectiva
y me repito mil veces que donde duele no hay amor
que nadie tiene que tener el pase libre a lastimarme
capaz que solo con mi amor no era suficiente
0 notes
travellerachel · 5 years
Text
brevi mesi
il 27 gennaio lei indossava un piumino, dei jeans chiari e una collanina da quattro soldi. la strada per l’areoporto l’avevano percorsa in silenzio, lei suo padre e sua madre. i vestiti erano entrati a fatica, ma era riuscita accuratamente a ritagliare uno spazio per la sua agendina. la piantina di cactus l’aveva lasciata fuori.
loro due non si sono salutati (lei non ha voluto in nessun modo). lei è finalmente atterrata. ha incontrato un taxista che l’ha definita bonariamente “una nenita”. lei portava le treccine e il burrocacao alla ciliegia. il primo mese è stato silenzioso.
lei ha cambiato numero. lui si è fatto comunque sentire.
loro due non si erano ancora parlati. lei diceva di aver dimenticato il suono della sua voce. lei parlava spagnolo fluente e indossiva canottiere di flanella.
lui metteva pantaloni lunghi e piumino.
lei gli correva accanto da due anni ormai, si occupava e preoccupava ancor di più. diceva di non chieder di meglio. sentiva che non ci fosse di meglio
e lui mise le stronzate da parte,
il vin brûlé dei coinquilini,
il mascara di quella sconosciuta,
300 euro in meno nel portafoglio.
e lei lo vide e lui la vide e mentre non sapevano da dove cominciare
un terzo suggerì: aspettate
0 notes
travellerachel · 5 years
Photo
Tumblr media
12K notes · View notes
travellerachel · 5 years
Text
L'amore e la compassione si trasformano in panico e ansia opprimenti. Chiedete scusa e piangete più di quanto abbiate mai fatto in vita vostra. Dormite male e vi svegliate ogni mattina con un senso di angoscia e disorientamento. Non avete idea di cosa ne sia stato della vostra indole rilassata, comprensiva e vivace. Dopo l'incontro con lo psicopatico vi sentite esausti, prosciugati, svuotati e sotto shock. Demolite la vostra esistenza sperperando soldi, interrompendo le amicizie e cercando le ragioni dell'accaduto.
0 notes
travellerachel · 6 years
Text
meritavi un girasole bello quanto te, un ragazzo che ti trattasse sempre come la nena bellissima e dolcissima che sei, che ti rispettasse come ti è dovuto e che sapesse riconoscere la donna straordinaria, forte e intelligente che sei diventata
0 notes
travellerachel · 6 years
Text
scrivo cancello scrivo cancello scrivo cancello perché non riesco a scriverti come se non esistessi
0 notes