Tumgik
buon-tempo · 8 months
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A lungo mi sono coricato pensando a Federico Di Marco.
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buon-tempo · 1 year
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Il segreto della semplicità di Natalia è qui: questa voce che dice “io” ha sempre di fronte personaggi che stima superiori a lei, situazioni che sembrano troppo complesse per le sue forze, e i mezzi linguistici e concettuali che essa usa per rappresentarli sono sempre un po’ al di sotto delle esigenze. Ed è da questa sproporzione che nasce la tensione poetica. La poesia è sempre stata questo: far passare il mare in un imbuto: fissarsi uno strettissimo numero di mezzi espressivi e cercare di esprimere con quello qualcosa di estremamente complesso.
Italo Calvino, da Album Calvino, a cura di Luca Baranelli ed Ernesto Ferrero, Oscar Mondadori, Milano, 2003, p. 107
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buon-tempo · 1 year
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Lavorando in casa editrice, ho dedicato più tempo ai libri degli altri che ai miei. Non lo rimpiango: tutto ciò che serve all'insieme d'una convivenza civile è energia ben spesa.
Italo Calvino, da Album Calvino,  a cura di Luca Baranelli ed Ernesto Ferrero, Oscar Mondadori, Milano, 2003, pp. 8, 9
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buon-tempo · 1 year
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Cresciuto in tempi di dittatura, raggiunto dalla guerra totale in età di leva m'è rimasta l'idea che il vivere in pace e in libertà sia una fragile fortuna, che da un momento all'altro potrebbe essermi tolta nuovamente.
Italo Calvino, da Album Calvino, a cura di Luca Baranelli ed Ernesto Ferrero, Oscar Mondadori, Milano, 2003, p. 6
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buon-tempo · 1 year
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Tutto ciò che la tua mano è in grado di fare, fallo con tutta la tua forza, perché non ci sarà né attività né calcolo né scienza né sapienza nel regno dei morti, dove stai per andare.
Qoelet, 9, 10
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buon-tempo · 2 years
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Don Victor aveva una sua teoria sul trauma. «Quando una parte qualunque del tuo corpo è stata colpita da energie distruttive o da un trauma, il cuore si chiude per proteggersi. Un cuore chiuso non può guarire. Non esprime i suoi sentimenti. La mente diventa più attiva perché il cuore non sente più. La mente va nel passato o nel futuro, che non esiste veramente, e rimane intrappolata in uno stato di caos, tra il ricordo del passato e il tentativo di andare nel futuro inesistente. E perde il dono della vita, che è vivere ed essere presenti nel momento. Ecco perché in spagnolo dono si dice presente».
Michel Pollan, Piante che cambiano la mente, Adelphi, Milano, 2022, p. 256
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buon-tempo · 2 years
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"Caro Bobi. Tutti abbiamo visto "Ladri di biciclette", tutti abbiamo pianto, tutti abbiamo avuto l'influenza, nessuno è morto. (Luciano Natalia Silvio) Chi non l'ha apprezzato, certo ruba le biciclette. (Pavese)"
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buon-tempo · 2 years
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La parola «sufficienza» compare diverse volte miei appunti di quel giorno e contiene una chiave, credo, di ciò che ha contraddistinto quell’esperienza. Dire che la mescalina mi immerse nel momento presente non rende bene l'idea. No, ero un prigioniero impotente del momento presente, perché la mia mente aveva perso del tutto la capacità di andare dove va normalmente, vale a dire indietro nel tempo, seguendo fili mnemonici e associativi a momenti passati, o in avanti nel trepidante paese dell'attesa. Ero saldamente piantato sulla frontiera del presente e, anche se questo sarebbe presto cambiato, non c’era nessun altro posto dove volessi stare, né nessun'altra cosa di cui avessi bisogno dalla vita per essere soddisfatto. Qualunque cosa ci fosse nella coscienza – questo sontuoso banchetto della realtà – mi era sufficiente.
Michel Pollan, Piante che cambiano la mente, Adelphi, Milano, 2022, p. 234
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buon-tempo · 2 years
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Perché dormiamo è uno dei libri più spaventosi che abbia letto. Walker, un inglese, è un uomo dal fisico compatto e iperattivo - lo descriverei come un caffeinomane, ma so che non lo è -, determinato a compiere la sua missione: avvertire il mondo di una crisi nascosta della salute pubblica, dovuta al fatto che non dormiamo abbastanza, che il nostro sonno fa pena, e che uno dei principali colpevoli di questo crimine contro il corpo e la mente è la caffeina. Può darsi che la caffeina di per sé non sia dannosa per la nostra salute, ma il sonno che ci ruba potrebbe avere un prezzo: secondo Walker, la ricerca suggerisce che un sonno insufficiente può essere un fatto re chiave nello sviluppo del morbo di Alzheimer e dell’arteriosclerosi, oltre che di ictus, insufficienza cardiaca, depressione, ansia, suicidio e obesità. “Meno si dorme” conclude senza tanti giri di parole “meno dura la vita”.
Michel Pollan, Piante che cambiano la mente, Adelphi, Milano, 2022, p. 148
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buon-tempo · 2 years
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Sui temi ultimi dovremmo essere pascaliani. La fine del mondo per come lo conosciamo a causa del riscaldamento terrestre potrebbe essere una favola, come l'esistenza di Dio. Crederci non è a costo zero, ma il guadagno è infinito. Viceversa, puntare sulla sua falsità è esiziale.
Lettera al Foglio del 7 dicembre 2008
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buon-tempo · 2 years
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(...) che tutte queste cose in ogni villaggiuzzo ti son domandate da un sergente all’entrare, al trapassare, allo stare, e all’uscire”, come diceva quell’italiano* gottoso e pazzo per i cavalli che conobbi a Londra qualche anno fa, e che sempre faceva ridere la compagnia col racconto dei suoi viaggi in Prussia. *Vittorio Alfieri
Alessandro Barbero, Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo, Mondadori, Milano, 1996
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buon-tempo · 2 years
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Questo impiego di un linguaggio corrente per esprimere verità remote dai luoghi comuni, supera, sul piano della scrittura, sia la fuga conservatrice nel passato sia la proiezione volontaristica nel futuro. Esso è, a mio parere, il compito più importante che spetta alla narrativa contemporanea. Certo comporta dal narratore qualcosa di più di quanto oggi si sia disposti a concedergli (o a pretendere): comporta una concentrazione ininterrotta sui significati delle parole e delle frasi ("un senso a ogni frase", scriveva Daumal nella stessa lettera). Comporta una coscienza anche etimologica delle parole, un ricupero della loro originaria potenza e ricchezza della significazione.
Giuseppe Pontiggia, Il giardino delle Esperidi, Oscar Mondadori, Milano, 2020, p. 13
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buon-tempo · 2 years
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Buongiorno. Da quando è stata annunciata ormai tre anni fa l’intenzione di revocare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini sono state dette e scritte molte cose. Mi piacerebbe, con il mio intervento, contribuire a chiarire alcuni aspetti su cui, mi pare, ci sono stati dei fraintendimenti. È stato detto che, approvando la delibera oggi in esame, si cancella la storia. Mi perdonerete se, affrontando questo punto, sarò un po’ didascalico. Una definizione semplice ma efficace della storia potrebbe essere questa: la storia è l’insieme di tutte le azioni compiute dagli esseri umani. Gli storici studiano la storia per mezzo delle fonti che possono essere scritte, materiali, orali, iconografiche. Ora, la delibera che attribuisce la cittadinanza onoraria a Mussolini è stata per molto tempo dimenticata. Se avessimo voluto cancellare la storia – che, non disponendo di mezzi per modificare il passato, credo significhi cancellare le fonti – ci saremmo introdotti nottetempo nell’archivio storico del Comune per bruciare il documento originale della delibera, oppure più semplicemente l’avremmo ignorata, sperando che fosse nuovamente dimenticata. Invece l’Amministrazione ha recuperato e trascritto il testo della delibera del 1924, lo ha allegato alla delibera di cui stiamo discutendo, e lo ha reso accessibile per chiunque voglia conoscerlo e studiarlo. Ha reso la cittadinanza onoraria concessa a Benito Mussolini un argomento noto e discusso. Questo, credo, è il contrario di cancellare la storia, è evidenziare la storia. E la delibera di oggi non cancella nulla; semplicemente, come ogni delibera, aggiunge un pezzo, per quanto piccolo, di storia. Infine, penso che nessuno voglia ritenere che revocare un atto giuridico del passato equivalga a cancellare la storia. Nessuno, giustamente, ha accusato in questo senso il ministro della giustizia Carlo Nordio quando, appena insediato, ha dichiarato di voler revisionare il Codice penale (codice Rocco) firmato da Mussolini. Per cui non mi soffermerei oltre su questo punto. È stato anche detto che in questo momento abbiamo ben altri problemi più urgenti da affrontare. Non ho molto da commentare: è vero. Infatti, dall’inizio dell’anno, sono state approvate 143 delibere di giunta 41 di consiglio comunale. Mentre discutiamo stamattina, i medici di famiglia, in una giornata organizzata in collaborazione con il Comune, la Protezione Civile e i volontari, stanno procedendo alla vaccinazione antinfluenzale degli ultrasessantenni. Sindaco, assessori e consiglieri non hanno dedicato esclusivamente il loro tempo e la loro energia per approntare questa delibera. Del resto, a riprova del fiato corto di questo argomento, quando questo consiglio conferì all’unanimità a don Paolo Raffelli la benemerenza civica, nessuno, dentro e fuori di qui, eccepì dicendo che ci fossero ben altre questioni più urgenti da affrontare. Anche se allora, come oggi, come sempre, era così. Anche a livello nazionale con il caro bollette, la guerra in Ucraina, una recessione imminente, la drammatica crisi climatica, ci sono questioni ben più urgenti di un giudizio sul fascismo. Eppure, nonostante tutto questo, Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, nel discorso alla Camera per la fiducia di pochi giorni fa ha dedicato del tempo per dire che (cito testualmente): “non ho mai provato simpatia o vicinanza nei confronti dei regimi antidemocratici. Per nessun regime, fascismo compreso. Esattamente come ho sempre reputato le leggi razziali del 1938 il punto più basso della storia italiana, una vergogna che segnerà il nostro popolo per sempre.” Ci sono questioni che sono urgenti e importanti, e ci sono questioni importanti anche se apparentemente non sono urgenti. Ma è fondamentale ragionare, alla Camera come in un Consiglio Comunale, su quello che è stato e su quello che siamo stati, sulle cose in cui abbiamo creduto, su che tipo di società vogliamo essere. È fondamentale, almeno, dire ciò che non siamo e ciò che non vogliamo, per citare un verso di Eugenio Montale presente in “Ossi di seppia”, la cui prima edizione fu pubblicata nel 1925 da un giovane editore, Piero Gobetti, che fu pestato più volte dalle squadracce fasciste, anche su invito di Mussolini che il 1° giugno 1924 scrisse al prefetto di Torino: «Mi si riferisce che noto Gobetti sia stato recentemente a Parigi e che oggi sia in Sicilia. Prego informarmi e vigilare per rendere nuovamente difficile vita questo insulso oppositore di governo e fascismo». Siamo nello stesso torno di tempo in cui si procedeva all’operazione delle cittadinanze onorarie. Anche Mussolini riusciva a occuparsi di diverse cose, più o meno importanti, più o meno urgenti, contemporaneamente. Piero Gobetti morì due anni dopo esule in Francia, non aveva ancora 25 anni. Altro punto controverso: Mussolini è morto, che senso ha revocare la cittadinanza onoraria a un defunto? Come ci ha spiegato Franzinelli, e come conferma il testo della delibera del 1924, la cittadinanza onoraria non fu certo concessa alla persona di Benito Mussolini per i suoi meriti nei confronti della nostra comunità, non mi risulta che sia mai stato a Provaglio, ma gli fu conferita in quanto, cito dal testo della delibera, “restauratore della nuova Italia sulle orme incancellabili di Roma immortale, [a cui] è doveroso giunga un tributo di riconoscenza da ogni comune d’Italia”. Ora noi sappiamo che, sulle orme incancellabili di Roma immortale, entrammo in guerra nel 1940 per aggredire altre nazioni, per andare a prenderci la nostra parte di bottino, come scrisse il Ministro degli Esteri di allora, Galeazzo Ciano. E la parte di bottino che ha guadagnato Provaglio è testimoniata oggi dai Monumenti ai Caduti e dalle targhe del Percorso della Memoria: sono le vite spezzate di chi fu ucciso, fatto prigioniero, deportato, vittima di rappresaglie. Il tributo di riconoscenza verso ciò che Mussolini ha rappresentato era mal riposto. Con questo non intendo esprimere alcun giudizio morale rispetto a coloro che novantotto anni fa approvarono all’unanimità la cittadinanza onoraria a Mussolini. Certo, anche allora, anche a Provaglio, ci fu chi dissentiva e veniva “battuto dai fascisti”, come annota Don Paolo Raffelli (che era oggetto di “maligne osservazioni” perché alla vittima del pestaggio non negava le “visite di ministero”). Ma ho avuto la fortuna di non vivere quel tempo: non posso dire se sarei stato dalla parte di chi finiva bastonato per non aver taciuto o di chi, tacendo, si sarebbe conformato al nuovo corso. Posso, però, dire che cosa vale per me oggi. In molto casi, quando si condanna il fascismo, si citano le leggi razziali e l’ingresso dell’Italia nella Seconda guerra mondiale, trascurando tanti, troppi crimini. L’ho fatto anch’io in quest’intervento. Ma i patrioti che combattevano contro il nazifascismo una cosa avevano cara: la libertà. La libertà di parola, la libertà di associarsi, la libertà di poter disporre del proprio tempo libero. La libertà di dire in consiglio comunale, senza alcun timore, io non sono d’accordo – senza essere considerati degli individui insulsi a cui rendere difficile la vita a suon di botte. E, ancora prima, la libertà di potere far parte di un consiglio comunale. Sono cose che diamo per scontate, essendoci nati e vissuti dentro, ma chi ce le ha regalate le pagò a caro prezzo. “La libertà costa cara molto” è il titolo di un bel documentario sulla resistenza bresciana. Diamo per scontata la libertà e arriviamo a pensare che non sia fondamentale, che – soprattutto quella degli altri – sia negoziabile se ci costa dei sacrifici. E questo pensiero si coniuga con un altro degli ingredienti del fascismo, uno spettro che si aggira per i nostri tempi e affascina: l’idea che un uomo forte possa risolvere tutti i nostri problemi. Mi fermo qui, non voglio fare un sermone. Spero che l’intera discussione, dentro e fuori di qui, sulla delibera che revoca la cittadinanza a Benito Mussolini possa portare i nostri concittadini, soprattutto le ragazze e i ragazzi, a studiare questi temi, a leggere i libri di Franzinelli e di Piero Gobetti, ad approfondire gli spunti contenuti negli interventi di Lucio Pedroni, di Francesca Parmigiani, del Sindaco e dei Consiglieri, per farsi, liberamente con la propria testa, un’idea sulla questione e, di riflesso, sul mondo in cui viviamo e sul nostro posto nel mondo. Allora, questa mattinata, al di là dell’esito della votazione, sarà stata utile. E sì, mi auguro che la revoca alla cittadinanza onoraria a Mussolini sia votata all’unanimità. Se così non fosse, pazienza. Oggi, a differenza di allora, si può.
Discorso sulla revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini
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buon-tempo · 2 years
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Per Daumal la chiarezza non è il valore, ma il valore non si esprime che attraverso di essa.
Giuseppe Pontiggia, Il giardino delle Esperidi, Oscar Mondadori, Milano, 2020, p- 11
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buon-tempo · 2 years
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"Viene qui chiamata arte" dice Daumal "la realizzazione di un sapere in un'azione".
Giuseppe Pontiggia, Il giardino delle Esperidi, Oscar Mondadori, Milano, 2020, p. 10
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buon-tempo · 2 years
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Gli psicologi cognitivi distinguono a volte due tipi di coscienza: la coscienza faro, che illumina un singolo punto focale dell’attenzione, particolarmente utile per il ragionamento, e la coscienza lanterna, in cui l’attenzione è meno focalizzata ma illumina un campo di attenzione più ampio. I bambini piccoli tendono a esibire la coscienza lanterna; e così pure molte persone sotto l’effetto di psichedelici. Questa forma più diffusa di attenzione si presta al fare della mente, alle libere associazioni e alla creazione di collegamenti inediti – tutte cose che possono alimentare la creatività. Il grande contributo della caffeina al progresso umano è stato, piuttosto, quello di intensificare la coscienza faro – l’elaborazione cognitiva focalizzata, lineare, astratta ed efficiente, più strettamente associata al lavoro mentale che al gioco. È stato questo, più di ogni altra cosa, a fare della caffeina la droga perfetta non solo per l’età della ragione l’Illuminismo, ma anche per l’ascesa del capitalismo.
Michel Pollan, Piante che cambiano la mente, Adelphi, Milano, 2022, p. 133
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buon-tempo · 2 years
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La critica morale non è la critica di Moro, da quando ti sei arresa a Pinochet dal Venezuela, chissà che cosa pensi adesso che ormai è lontana se ti fa ancora schifo la Democrazia Cristiana. Le mani nei capelli quando partiva Arnaldo, De Mita, che paura chissà che lingua parla, Cossiga con la cappa è un politico di merda, Dossetti e Paolo VI Madonna, che tristezza. Ma forse chi lo sa, se ti resta Mattarella, oggi è tutto diverso mettici un po' di nostalgia sulla scheda, a me per esempio da un decennio all’altro le elezioni sembrano peggio ma forse mi sbaglio. La democrazia italiana non è politica alla moda, t’interessa chi han votato i tuoi zii del Minnesota, e chissà se te ne frega la fine del partito facevan le primarie ma tu eri appena scesa. Ma forse chi lo sa, se ti resta Mattarella, oggi è tutto diverso: c'è solo un po' di nostalgia nell'auto blu della scorta, da un decennio all’altro le elezioni sembrano peggio, sembrano peggio. E forse chi lo sa, se visto in bianco e nero, magari è tutto diverso, Andreotti ti sembra meglio, a me per esempio sfogliando un vecchio album sembra sempre tutto più bello sembra sempre tutto più bello, anche quando ho pianto, è tutto più bello.
La politica italiana, riscrittura della canzone “La musica italiana” di Giorgio Poi e Calcutta
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