Tumgik
#amicizia autentica
narcisistiedemoni · 7 months
Text
Scopri come distinguere i veri amici in un mondo di relazioni superficiali
Ciao a tutti!
Siamo felici di condividere con voi un nuovo video che sicuramente vi interesserà. Oggi, vogliamo parlare di un argomento che riguarda tutti noi: come distinguere i veri amici in un mondo di relazioni superficiali.
Nel nostro video, esploreremo le caratteristiche che definiscono un vero amico e offriremo consigli pratici su come identificare le persone che sono davvero importanti nella nostra vita. Vogliamo mettere da parte le relazioni superficiali e concentrarci sull'importanza di avere persone che ci supportano, ci incoraggiano e ci fanno sentire al sicuro.
Le caratteristiche che condivideremo riguardano l'onestà, l'affidabilità, la reciprocità e la capacità di ascoltare e sostenere gli altri. Cercheremo di sfatare alcuni miti comuni sulle amicizie e offrire consigli pratici su come rafforzare le relazioni esistenti e creare nuove connessioni significative.
Siamo convinti che questo video possa essere utile a tutti coloro che cercano di creare relazioni autentiche e durature. Speriamo che vi uniate a noi nella visione di questo nuovo video e che possiate trarre ispirazione dalle parole dei nostri esperti.
Non vediamo l'ora di leggere i vostri commenti e le vostre esperienze. Ricordatevi sempre di cercare le persone che vi fanno sentire al sicuro, vi supportano e vi incoraggiano a diventare la migliore versione di voi stessi.
Guardate il nostro video e fateci sapere cosa ne pensate!
youtube
5 notes · View notes
ma-pi-ma · 3 months
Text
Tumblr media
Non è soltanto un gatto.
È il custode della mia anima.
È la parte pura di quell’Amore
che non è soltanto Amore
ma autentica salvezza.
È la bellezza che mi osserva da lontano
e si lascia sfiorare.
Non è soltanto un gatto.
è l’equilibrio dei miei pensieri
il colore dei miei umori.
Nei suoi occhi mi rifugio
osservo il tempo
prendo fiato e poi rinasco.
Non è soltanto un gatto.
È amicizia che onora.
È silenzio che insegna.
È patto di lealtà e gentilezza
che non necessita di parole
ma si nutre di sguardi.
Non è soltanto un gatto.
È un regalo che arriva da lontano.
Un messaggio per noi dall’universo
che recita: ti ho mandato un amico
un miracolo, un guardiano per
i tuoi sogni e per la tua felicità.
Abbine cura.
Se pensiate sia semplicemente un gatto
significa che da un gatto
non siete mai stati amati.
Che da un gatto
non siete mai stati scelti.
Vi auguro che un giorno
un giorno che per sempre
vi cambierà la vita
tutto questo accada.
Andrew Faber
[17 Febbraio 2024 - Festa del Gatto]
51 notes · View notes
flavio-milani00 · 1 year
Text
Nel mondo delle relazioni, sia di amicizia e sia di amore, c'è una tale superficialità da fare impressione. La si vede bene e in molti casi la si prova anche sulla propria pelle.
Valori sani? Dimenticati da molte persone. Si fa una fatica tremenda a trovare qualcuno che ancora vede le relazioni come una cosa seria e soprattutto che le vuole costruire in maniera autentica e sana.
37 notes · View notes
smokingago · 2 years
Text
Tumblr media
La signorina Amicizia iniziò ad avere crisi di identità e per questo decise di rivolgersi a uno psicologo.
-Dottore, ho un problema.
Cosa la turba?
-È che sono nata e cresciuta credendo di dovermi occupare di quei rari rapporti dove ci si prende cura l'uno dell'altro, sempre con amore e rispetto, ma ora tutti mi cercano, gridano il mio nome. Chiamano amico un conoscente, uno sconosciuto sui social, altre persone che incrociano sulla loro strada ma che non hanno niente a che fare con me...
Dunque?
-Dunque non so più chi sono.
Cara signorina Amicizia, tenga questo specchio.
Cosa devo farci?
Si guardi... Cosa vede?
-Semplicità?
Esatto, l'amicizia è semplice, fatta di poche cose essenziali. Ed è proprio per via di questa sua semplicità che le persone credono di essere amiche anche se non lo sono. Ma guardi meglio, cos'altro vede?
-Non saprei...
Respiri, si concentri.
-Profondità.
Ha visto bene, signorina. L'amicizia vera, autentica, è profonda, ma come ha potuto constatare questa è una peculiarità che lei tiene ben nascosta, ci vogliono tempo e concentrazione per individuarla. Ricordi, tutti possono mettere mano alla parola amicizia ma solo la vera amicizia sa scorgere la profondità...
Sabrina Ferri
85 notes · View notes
ambrenoir · 2 months
Text
Non è soltanto un gatto.
È il custode della mia anima.
È la parte pura di quell’Amore
che non è soltanto Amore
ma autentica salvezza.
È la bellezza che mi osserva da lontano
e si lascia sfiorare.
Non è soltanto un gatto.
è l’equilibrio dei miei pensieri
il colore dei miei umori.
Nei suoi occhi mi rifugio
osservo il tempo
prendo fiato e poi rinasco.
Non è soltanto un gatto.
È amicizia che onora.
È silenzio che insegna.
È patto di lealtà e gentilezza
che non necessita di parole
ma si nutre di sguardi.
Non è soltanto un gatto.
È un regalo che arriva da lontano.
Un messaggio per noi dall’universo
che recita: ti ho mandato un amico
un miracolo, un guardiano per
i tuoi sogni e per la tua felicità.
Abbine cura.
Se pensiate sia semplicemente un gatto
significa che da un gatto
non siete mai stati amati.
Che da un gatto
non siete mai stati scelti.
Vi auguro che un giorno
un giorno che per sempre
vi cambierà la vita
tutto questo accada. "
Tumblr media
5 notes · View notes
animavintage · 2 years
Text
dal latino: GRATIA dai significati variegatissimi, fra cui amicizia, favore, piacevolezza, leggiadria, gratuità, e non ultimo gratitudine; infatti a sua volta deriva da GRATUS grato.
Una mole di qualità e sentimenti positivi assolutamente fuori dal comune si concentra in questa parola assolutamente comunissima. Pronunciarla, anche sola, ha l’effetto proprio di sferrarla completamente in tutta la sua massa, svincolata, liberandola in ogni sua articolazione. Quando si pronuncia un grazie, davanti anche al gesto più minuto, perfino anche solo dinanzi all’intenzione, vi si appone un inestimabile marchio di valore, che nobilita oggetto e soggetto, un marchio intrecciato, complesso, consapevole - simbolo, segno e vessillo insieme di favore amicale, di bellezza e piacere, di gentile e autentica riconoscenza, insomma di quella gratitudine sentita che è propria di chi sa l’intima statura delle cose, l’altezza vertiginosa a cui quel valore, riconosciuto, si eleva.
Grazie...
Io ti amo! ❤️
0 notes
cinquecolonnemagazine · 6 months
Text
Cosa cercano gli adolescenti nel web?
Gli adolescenti esprimono la necessità di ridurre il contenuto sessuale e romantico nei media e nel web a favore di rappresentazioni di amicizia. Il rapporto annuale "Adolescenti e Schermi" del Centro per Studiosi e Narratori (CSS) dell'Università della California di Los Angeles (UCLA) ha rilevato che i giovani, insieme alla fascia di età 18-24, preferiscono vedere meno sesso e romanticismo nelle serie TV e nei film, optando per un maggiore focus sulle amicizie e le relazioni platoniche. Adolescenti nel web: cosa ci dicono i dati? Il rapporto ha rivelato che il 47,5% dei partecipanti di età compresa tra 13 e 24 anni ritiene che la maggior parte dei programmi TV e dei film non necessiti di contenuti sessuali, mentre il 51,5% desidera una maggiore enfasi sulle amicizie e le relazioni platoniche. Il 56% dei giovani tra 10 e 24 anni preferisce i contenuti originali rispetto a franchise o remake. Inoltre, il doppio dei giovani preferisce la pubblicazione di intere stagioni piuttosto che episodi settimanali. Troppo romanticismo? Quasi la metà dei partecipanti ritiene che il romanticismo sia eccessivamente presente nei media (44,3%) e che il sesso sia spesso superfluo nelle trame dei programmi TV e dei film (47,5%). La maggioranza (51,5%) vuole vedere più contenuti incentrati sulle amicizie e le relazioni platoniche, mentre il 39% cerca personaggi a-romantici e a-sessuali sullo schermo. Le parole degli esperti dietro lo studi “Tra gli adolescenti c’è stato un ampio dibattito sul significato della comunità dopo la pandemia di COVID-19 e sull’isolamento che ne è derivato. Gli adolescenti cercano nei media un ‘terzo luogo’ in cui possono connettersi e sentirsi parte di qualcosa, e con titoli spaventosi su cambiamenti climatici, pandemie e destabilizzazione globale, ha senso che si stiano avvicinando a ciò che è più familiare in quegli spazi”, ha affermato Rivas-Lara, che ha una laurea in psicologia e sta conseguendo un master in lavoro sociale presso la UCLA. Web ma anche TV Inoltre, il rapporto ha rilevato che i giovani preferiscono il binge-watching, ossia guardare tutte le puntate di una serie in una volta, e sono orientati verso i contenuti originali rispetto a remake o opere basate su proprietà intellettuali preesistenti. Gli adolescenti cercano storie che riflettano le loro vite e sono alla ricerca di autenticità, con TikTok che spicca come la piattaforma media più autentica. Foto di Nino Souza Nino da Pixabay Read the full article
0 notes
enkeynetwork · 7 months
Link
0 notes
Text
Mattarella riceve al Quirinale il presidente dell'Angola
Il Capo dello Stato: “Tra i due Paesi amicizia autentica, intensa e crescente”source
View On WordPress
0 notes
fedez1987 · 1 year
Text
L'amicizia
La signorina Amicizia iniziò ad avere crisi di identità e per questo decise di rivolgersi a uno psicologo.
-Dottore, ho un problema.
Cosa la turba?
-È che sono nata e cresciuta credendo di dovermi occupare di quei rari rapporti dove ci si prende cura l'uno dell'altro, sempre con amore e rispetto, ma ora tutti mi cercano, gridano il mio nome. Chiamano amico un conoscente, uno sconosciuto sui social, altre persone che incrociano sulla loro strada ma che non hanno niente a che fare con me...
Dunque?
-Dunque non so più chi sono.
Cara signorina Amicizia, tenga questo specchio.
Cosa devo farci?
Si guardi... Cosa vede?
-Semplicità?
Esatto, l'amicizia è semplice, fatta di poche cose essenziali. Ed è proprio per via di questa sua semplicità che le persone credono di essere amiche anche se non lo sono. Ma guardi meglio, cos'altro vede?
-Non saprei...
Respiri, si concentri.
-Profondità.
Ha visto bene, signorina. L'amicizia vera, autentica, è profonda, ma come ha potuto constatare questa è una peculiarità che lei tiene ben nascosta, ci vogliono tempo e concentrazione per individuarla. Ricordi, tutti possono mettere mano alla parola amicizia ma solo la vera amicizia sa scorgere la profondità...
0 notes
telodogratis · 1 year
Text
Mattarella: "Alimentare amicizia tra Italia e Francia è interesse comune"
Mattarella: “Alimentare amicizia tra Italia e Francia è interesse comune”
AGI – “Francia e Italia hanno assunto un anno fa l’impegno solenne di operare ancor più strettamente insieme. Il Trattato del Quirinale rilancia un’intensa e autentica amicizia tra i nostri popoli, che va alimentata nell’interesse comune dei due Paesi e, insieme, dell’Ue”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La dichiarazione del capo dello Stato è stata diffusa sul profilo…
View On WordPress
0 notes
La Signorina Amicizia
La signorina Amicizia iniziò ad avere crisi di identità e per questo decise di rivolgersi a uno psicologo. "Dottore, ho un problema". "Cosa la turba?". "È che sono nata e cresciuta credendo di dovermi occupare di quei rari rapporti dove ci si prende cura l'uno dell'altro, sempre con amore e rispetto, ma ora tutti mi cercano, gridano il mio nome. Chiamano amico un conoscente, uno sconosciuto sui social, altre persone che incrociano sulla loro strada ma che non hanno niente a che fare con me". "Dunque?". "Dunque non so più chi sono". "Cara signorina Amicizia, tenga questo specchio". "Cosa devo farci?". "Si guardi... Cosa vede?". "Semplicità?". "Esatto, l'amicizia è semplice, fatta di poche cose essenziali. Ed è proprio per via di questa sua semplicità che le persone credono di essere amiche anche se non lo sono. Ma guardi meglio, cos'altro vede?". "Non saprei...". "Respiri, si concentri". "Profondità". "Ha visto bene, signorina. L'amicizia vera, autentica, è profonda, ma come ha potuto constatare questa è una peculiarità che lei tiene ben nascosta, ci vogliono tempo e concentrazione per individuarla. Ricordi, tutti possono mettere mano alla parola amicizia ma solo la vera amicizia sa scorgere la profondità".
Sabrina Ferri
Tumblr media
1 note · View note
ilgiornoprima · 2 years
Text
Mesi fa scrivevo questo nelle bozze qui:
Circa due settimane fa, dopo che io e te avevamo discusso, la docente di psicologia generale ha tenuto con noi una lezione sulla personalità borderline. Ci ha chiesto se avessimo domande ed io non potevo non chiederglielo: Come si fa a tenere in equilibrio un rapporto tra una persona con nucleo borderline e un'altra con nucleo depressivo?
Mi sono sempre chiesta come mai mi fossi sempre sentita così profondamente connessa a te. Mi sono chiesta spesso se anche tu lo sentissi.
Ieri abbiamo parlato delle tue relazioni passate, e le hai definite "nocive". Non ti ho fatto domande. Non avevo bisogno di farmele.
"Ero un bambino stupido".
Io penso che tu fossi un bambino che nessuno ascoltava. Chiedevi aiuto rifiutandolo: nessuno ha mai capito quanto dovessi stare realmente male.
Eri un bambino a cui nessuno aveva prestato attenzione quando tutto era semplice, perciò hai deciso che dovevi per forza di cose diventare tu stesso complicato.
Una volta mi dicesti che tutti ti dicevano che avevi gli occhi inespressivi, e io non capivo, perché a me erano sempre parsi raccontare tutto di te. Oggi ho capito cosa intendevano: hai lo sguardo più impenetrabile che abbia mai incrociato, ma credo sia proprio per questo che ci ho sempre trovato così tanto dentro io... Nessuno potrà mai guardarvi dietro, ed è questo a rendermi evidente cosa ti porti dietro. Non posso vederlo, per questo so che c'è.
Due settimane fa la docente di psicologia generale ci ha parlato delle personalità borderline, ed io ho capito cosa mi ha sempre attratta tanto di te. Ed ho capito perché io alla fine abbia scelto di dare a quel sentimento che c'era tra noi, qualunque cosa fosse, una forma differente da quella dell'amore. Sai, l'amore è solo una forma, alla fine... Una delle tante che possono assumere i sentimenti. L'amore non è un sentimento in sé. E me lo hai fatto capire tu.
Riesco a capire perché la mia psicologa sia visibilmente così affezionata alla nostra amicizia: abbiamo compiuto una specie di miracolo assieme. Devi sapere che c'è questa teoria in psicologia che spiega come, dopo tre generazioni in cui l'amore viene trasmesso in modo malsano in famiglia, si arrivi ad avere un figlio schizofrenico. Di solito è quest'ultimo a spezzare il circolo: se riesce a fare un lavoro sufficientemente grande su se stesso tramite l'aiuto professionale, capisce gli errori suoi e altrui e trasforma tutta la sofferenza di tre generazioni in amore sano. Un amore grande, immenso, puro, perché ha imparato a sue spese cosa l'amore non è. E così riesce a mettere su una famiglia funzionale, nella quale la comunicazione è autentica e chiara e l'amore viene trasmesso in modo equilibrato ai figli. Spezza, quindi, come dicevo, il circolo nella sua famiglia.
Ecco, è talmente buffo... Io credo che siamo entrambi quei figli patologici arrivati dopo la terza generazione nelle nostre famiglie. E credo anche che entrambi saremo capaci di spezzare il circolo. In gran parte lo abbiamo già fatto, in fondo.
Sì, è così che afferma la scienza: una persona con nucleo borderline ed una con nucleo depressivo finiranno inevitabilmente per essere portate a distruggersi a vicenda nel tentativo di provare a salvarsi. Penso anche la mia psicologa lo sappia bene: chissà quanti pazienti ha seguito negli anni che si sono trovati invischiati in queste situazioni... Sono rapporti destinati a essere problematici per definizione.
Ecco, è qui il miracolo: nonostante tutti i casini che si sono susseguiti tra noi nel tempo, dopo esserci persi e ritrovati più volte, dopo tutte le incomprensioni, le scuse e i sensi di colpa, nonostante le grandissime diversità di fondo... Dopo cinque anni, siamo ancora qua, e non so come sia possibile ma per quanto indubbiamente sia un rapporto particolare e complesso il nostro è anche complessivamente sano. Ci fa bene davvero. Ed è incredibile se ci si pensa... Abbiamo avuto le risorse, la pazienza, la voglia e l'affetto, le capacità, per riuscire ad imparare a rapportarci in modo sano. La maggior parte dei rapporti tra persone così problematiche con le nostre stesse dinamiche finisce per spezzarsi, e spesso succede dopo che ha già spezzato una o entrambe le persone coinvolte. Sono così fiera di te, di me, di noi. Capisci quando dico che il nostro legame è la cosa più preziosa che ho...? Abbiamo una connessione speciale nata inizialmente sulle fondamenta dei nostri problemi, ma che poi abbiamo saputo tramutare in una connessione fatta di "siamo cresciuti soffrendo da soli, ti va di stare nel mondo assieme ora che siamo adulti, e di esplorare insieme la possibilità di essere felici sapendo di poterci parlare l'un l'altro di quando siamo stati tristi?"
.
Oggi rileggo tutto ciò e: Ho il cuore per sempre cambiato.
0 notes
haveagoodday321 · 2 years
Text
IO:
La formula dell'amore (∂ + m) ψ = 0, vale anche per le amicizie
Rapporti forti, nati in circostanze particolari...o per caso...o per colpo di fulmine.
Rapporti intensi che si consumano come legno nel caminetto.
Sprigionano calore e voglia di vivere.
Ci si sostiene abbracciando gli uni le vite degli altri.
E si investono sentimenti e tempo.
Ci si tuffa in un'euforia di bellezza e di sorrisi, di lacrime condivise.
Poi la vita ci separa...
Certe volte all'improvviso, certe volte spoilerando...
E non ci si rivede più...
Siamo costretti a lasciare andare, ma restano i segni, come tatuaggi sulla pelle, a ricordarci di chi ha camminato anche solo per pochi giorni con noi.
Il tempo non definisce per forza un'amicizia e anche se breve, non per questo l'amicizia era meno reale e autentica.
Semplicemente in quel momento della vita due persone si sono incontrate e si sono piaciute.
E ci rimangono i sorrisi, quelli che spuntano all'improvviso quando un colore o un suono o una piuma, li destano.
ME:
Sono rimasta a "legna nel caminetto"....ed è scattata la brace immaginaria.
#amicizia #forever #amore #persempre
Tumblr media
0 notes
gabriele-85 · 2 years
Photo
Tumblr media
Due "scappati di casa", ma quante risate in soli due anni che ci conosciamo. Grazie della tua amicizia e, come direi ai miei scout, buona strada Paola Mariapaola Maggioni Che Gesù resti la tua gioia e non perdere mai il tuo sorriso ché è la prima testimonianza di fede autentica. https://www.instagram.com/p/Cek0jQHsRfU/?igshid=NGJjMDIxMWI=
0 notes
toscanoirriverente · 3 years
Text
Gennaro Acquaviva, è stato capo della segreteria politica di Craxi dal 1976 e poi suo consigliere politico a Palazzo Chigi. È quindi uno dei testimoni privilegiati di quell'autentico passaggio d'epoca, il rapimento di Moro e la fine della Prima Repubblica, sul quale si continua a riflettere. È un uomo e un dirigente politico schietto e diretto nelle sue posizioni. Cattolico, socialista, oggi presiede la Fondazione Socialismo e dedica il suo lavoro alla ricostruzione, con preziosi volumi, della vicenda del suo partito in quegli anni cruciali.
Quando inizia per te la fine della Prima Repubblica?
«Dopo Moro, il crollo è la conseguenza quasi obbligata. La Prima Repubblica finisce perché finisce il sistema che l'ha ordinata e che non si riesce a cambiare: sempre al governo un partito di centro e sempre all'opposizione una forza rappresentativa, grande e democratica, ma che non poteva mai andare al governo perché rimaneva comunista; e con i socialisti che non riescono a prendere i voti che gli servono.
La realtà che si costruisce nel '45-'48, è decisiva. Il Partito comunista rimane condizionato dall'Unione Sovietica con tutti i vincoli e le paure che persino e nonostante Berlinguer permanevano. Era un dato oggettivo: esisteva una parte della classe dirigente comunista del Pci che era in un rapporto di filiazione, di amicizia e di fraternità con il sistema dell'Est. Questa cosa permane, inevitabilmente. La sostanza è che questo rapporto blocca il sistema, nel senso che la democrazia è un sistema complesso che senza alternanza non sta in piedi. Una realtà che alla fine produce anche corruzione, inevitabilmente».
La democrazia dell'alternanza era la vera Seconda Repubblica?
«Secondo me Craxi in qualche maniera è un sostituto-prosecutore dell'opera di Moro indirizzata a favorire l'evoluzione del sistema politico che doveva indirizzarsi verso una democrazia dell'alternanza. Uno dentro e uno fuori, io all'opposizione e tu in maggioranza. Uno schema bilanciato. Non ce la fa il Pci a trasformarsi aiutato da Moro, nella prima metà dei Settanta.
Moro viene ucciso anche per questo, per averci provato pur dentro una Guerra fredda che ritorna. E la mano passa a Craxi. Perché Craxi ha la fortuna di incrociare il cambiamento della politica estera americana con gli euromissili. La forza di Craxi nasce nel '79, con gli americani che scoprono l'Eni-Petromin, per fare fuori Andreotti; con il Preambolo nel febbraio '80 per far vincere la linea anticomunista nella Democrazia cristiana. Diventa così, un po' casualmente, ma anche intelligentemente, l'uomo degli americani e di conseguenza l'uomo decisivo per tutti gli anni 80».
Secondo te perché Moro viene rapito? Perché lui e perché quel giorno?
«Perché è l'uomo che può cambiare il sistema "convertendo" i comunisti e portandoli al governo. Lo avevano ammonito duramente a non farlo più volte nel 1975, e poi ancora a giugno del 1976 durante il vertice mondiale a Portorico, quasi nessuno lo ricorda. L'Italia, e personalmente Moro presidente del Consiglio, vengono lasciati fuori della porta mentre i grandi dell'Occidente discutono proprio del "pericolo Italia"».
Schmidt in particolare glielo disse, era un socialista...
«C'è un preannuncio, oggi potremmo dire drammatico. Moro, per gli americani e per gli equilibri del tempo, è un rompiscatole. La Guerra fredda non era uno scherzo, c'erano l'Alleanza Atlantica e il Patto di Varsavia. Il Pci dentro la Nato dava fastidio a tutti. Non so chi, non so come, ma sono certo che le Br sono state manovrate, prevalentemente dal Kgb. L'infiltrazione sovietica nell'area della protesta violenta era evidente. Nel gruppo romano non lo so, non credo. Ma nelle Br in genere penso di sì. Bisognerebbe chiedere a Moretti».
Tu allora cosa facevi?
«Ero il capo segreteria della direzione e lavoravo con Craxi».
Mi racconti del tentativo di Signorile e del Psi?
«Signorile sa le uniche cose serie e le ha raccontate».
Formica e Signorile nelle loro interviste mi hanno detto che avevate avvertito in quei giorni sia Cossiga che Leone.
«Craxi lo disse anche ad Andreotti. Ne sono certo».
Signorile dice di essere rimasto sorpreso dal fatto che nonostante tutti sapessero dei suoi contatti, nessuno fu pedinato. Tu che idea ti sei fatto di quei giorni?
«C'è un episodio che non posso dimenticare. Freato una mattina viene in Direzione e porta a Craxi una lettera di Moro. Mancano quindici giorni alla morte. Io rimango lì perché ero ansioso di sapere.
Lo vedo uscire. Mi chiama Craxi e lo trovo che sta piangendo, nella sua stanza, con la lettera in mano. Ha le lacrime agli occhi e quasi butta verso di me questa lettera dicendo: "Adesso arriva quello della polizia e la deve sequestrare. Fai una copia". Naturalmente non c'erano le fotocopiatrici all'epoca. Chiamiamo un fotografo di corsa e facciamo un'istantanea del testo.
Dopo dieci minuti arriva Spinella, che allora era a capo della Digos. Immagina: io con questa lettera in mano, Craxi che piangeva come un cavallo. Consegno il testo come se fosse sangue di Gesù Cristo. Ma rimango basito dalla reazione del capo della Digos: prende la lettera, neanche la guarda e se la mette in tasca. Rimane in piedi nella mia stanza, non vede l'ora di andarsene. Mi dice solo: "Ma che caspita! Ma perché ci state a far perdere tempo! Ma che è sta roba! Insomma è tutto deciso, non c'è niente da fare, smettetela di rompere le scatole, di far perdere tempo a tutti". Prende e se ne va. Era un bravo poliziotto, sia chiaro.
Ma era evidentemente impregnato del clima di quei giorni, del mondo in cui operava. Che probabilmente lo aveva dato per morto il giorno stesso in cui l'hanno preso. Ma come? Tutti sapevano che Signorile incontrava degli emissari dell'autonomia e nessuno segue lui o loro? E Gradoli, il rubinetto dell'acqua, il lago della Duchessa? Quel giorno, con il depistaggio eseguito dalla banda della Magliana, si vede chiaramente che c'è qualche cosa sotto.
Andreotti e Cossiga erano oggettivamente nella condizione di chi pensava o era costretto a pensare che la ragion di Stato, ammesso che tale fosse, dovesse prevalere sulla prospettiva della liberazione di Moro. Andreotti, che era più cinico e duro, va avanti come se niente fosse, Cossiga vive una autentica sofferenza. Cossiga assiste alla tragedia, al calvario. Perché avviene questo? Non posso saperlo. Forse perché c'era stato Portorico. C'è la rinascita della Guerra fredda, dietro».
Sia Moro che Berlinguer avevano, come dici tu, rotto le scatole agli americani e ai sovietici.
«Sì, anche Berlinguer era nel mirino dei sovietici. E la storia dell'attentato in Bulgaria è vera. È un tempo di nuove relazioni anche tra Pci e Psi sulla politica estera. A parte Sigonella c'è il dibattito parlamentare nel novembre dell'83 alla Camera sugli euromissili con Craxi che dà quasi ragione a Berlinguer, perché dichiara attenzione all'emendamento per tornare a trattare senza installare automaticamente.
Anche se poi il movimento pacifista continua e si accentua. Napolitano in un convegno nostro sulla politica estera del 2002 lo ha ricordato come un grande momento di dialogo. Capisco che Craxi stava sulle scatole a tanta gente, che i socialisti apparivano dei supponenti e antipatici di natura loro, però quando erano in ballo gli interessi superiori, quelli della Nazione, ci si ritrovava».
Che ruolo ebbero i consulenti americani?
«A settembre del '79 vado negli Stati Uniti su invito del governo americano; mi fanno anche fare il solito giro degli uffici competenti. Il messaggio diretto per Craxi me lo dette un ambasciatore mentre mi salutava sulla porta, prima che partissi. "Dipende tutto da Craxi, glielo riferisca" mi disse.
Si chiamava George Vest, è stato un grande ambasciatore, ed allora era il capo dell'ufficio Europa del Dipartimento di Stato. Noi avevamo capito che non c'erano solo dei monoliti a Washington, c'erano dei partiti, nel potere, che prescindevano dalle presidenze democratiche o repubblicane. C'era continuità, comunque, nella gestione del rapporto con l'Urss, con l'Europa, con la Guerra fredda. Cossiga e Andreotti avevano delle entrature storiche di alto lignaggio ed erano visti da lì come interlocutori forti. Ma i loro universi di riferimento erano spesso diversificati.
Andreotti stava con un mondo più progressista, sembra assurdo ma era così. Ovviamente a parte Vernon Walters, il suo amico d'infanzia. Cossiga guardava dall'altra parte. E durante la vicenda Moro chiese un aiuto e gli mandarono quel tizio che sembrava preoccupato solo di gestire la morte di Moro, non di liberarlo. Perché?».
Il sacerdote Don Mennini andò da Moro ?
«Non ho prove ma probabilmente sì. Il canale vero della Santa Sede era però il cappellano delle carceri attraverso cui si cercò di imbastire una trattativa. E questi gli avevano quasi detto di sì, perché il canale era robusto. Erano più seri, più dentro e più discreti e probabilmente una parte di quelli che tenevano Moro con i soldi ci sarebbero stati. Anzi, sicuramente. E i soldi a Castel Gandolfo c'erano. Li hanno visti, non dico che li hanno contati, ma hanno visto la stanza piena».
L'incontro Craxi-Zaccagnini come fu? Tu c'eri?
«Ero fuori dalla porta, non sono entrato. Era domenica e Zaccagnini chissà perché venne quel giorno, non c'era nessuno. Craxi lo ricevette al Partito. Dovemmo passare dall'entrata posteriore, usare l'ascensore di riserva, perché non c'era il portiere. Zaccagnini era teso, provato.
Parlarono mezz' ora. Craxi illustrò la proposta dello scambio. Questo era il tema. Zaccagnini era andato a sentire, incuriosito e forse desideroso di agire. Quando esce, è commosso, quasi piangente, e quando siamo sulla porta io gli dico: "Tanti auguri e forza, ne usciremo". Gli do del tu, lui mi guarda: "È difficile, difficile".
C'è due giorni dopo un incontro formale. La Segreteria democristiana e la Segreteria socialista si incontrano a piazza del Gesù, stanno chiusi cinque ore anche perché Craxi vuole far vedere ai giornalisti che li tiene stretti, li tiene al tavolo. Finalmente escono tutti. Ma sono rabbuiati, incazzati, preoccupati. Cipellini, il presidente del gruppo Psi del Senato, quasi mi grida che si è rotto e aggiunge: "Dicevano in continuazione 'non si tratta, non si tratta'. E allora io gli ho ricordato la grazia a Moranino! Non vogliono assolutamente nessuno scambio"».
Pci e Psi, conflitto perenne ed eterno?
«C'è l'incontro delle Frattocchie nell'83. Fu un'occasione in cui i due partiti forse potevano recuperare un rapporto. Craxi non voleva farsi attaccare troppo in campagna elettorale, era già stato arrestato quello di Genova, Teardo. Il Pci, passato all'alternativa, non voleva litigare con i socialisti.
Stanno lì una giornata a discutere, fanno colazione insieme alle Frattocchie e durante la pausa poi si mettono a parlare più liberamente. Fanno un comunicato, alla fine, di rilancio del dialogo in cui si dice addirittura, dopo aver denunciato il concentrarsi di attacchi contro le giunte di sinistra: "Alcune delle iniziative giudiziarie in corso non possono non suscitare, in questo quadro, forti dubbi di strumentalizzazione.".
Craxi prende sottobraccio Reichlin e gli sussurra: "Perché non convinci Berlinguer a venire a Milano a trovarmi e lo porto io in giro un paio di giorni e gli faccio vedere come è davvero l'Italia di oggi? Come la gente sta bene, vive, lavora, sfrutta il prossimo, si arricchisce, stanno tutti come papi". Leggevano la società italiana in due modi molto diversi».
Quando morì Berlinguer Craxi come reagì?
«Siamo a Londra, una visita ufficiale alla Thatcher. Verso le dieci, dieci e mezzo di sera torniamo in albergo, nella hall ci sono tutti i giornalisti pronti a bloccare Craxi e lui si mette lì a parlare.
Da pochi giorni c'è stata la rottura sulla Scala mobile. Io me ne vado a letto perché non mi va di stare lì, ma immagino che abbia criticato duramente Berlinguer. Sono a letto, verso mezzanotte mi telefona con la voce strozzata dicendo: "Vieni qui, corri". Corro là pensando che stesse male. È ancora vestito e mi dice "Berlinguer sta per morire, ha avuto un malore mentre faceva un comizio, sto parlando col prefetto di Padova, mi sta richiamando per dirmi come sta.".
Era come impazzito, andava in giro per la stanza con le braccia alzate come un matto. Può darsi fosse anche preoccupato per quegli attacchi, ora sgradevoli. Ma era davvero addolorato, era uno come lui, della sua generazione, che se ne stava andando. Uno con cui aveva combattuto ma che stimava, sentiva dalla stessa parte. Craxi con la morte ha avuto sempre un rapporto difficile, si ritraeva nel giudizio. Anche quando doveva fare una commemorazione, per esempio di Nenni, quasi non riusciva a parlare, commosso e teso pensando al dopo».
I fischi a Verona. Condividesti la frase di Craxi che li rivendicò?
«Tecnicamente ha fatto una fesseria. Ha detto una cosa in cui credeva profondamente, anche con ragioni, che però era del tutto inopportuna. Su questo non c'è dubbio, io non l'avrei detta. Stiamo nella fase più brutta dei rapporti a sinistra. C'è lo scontro sulla Scala mobile, che divide anche la Cgil e quindi il Pci. Una cosa oggi incomprensibile perché poi, nel profondo, il Partito comunista era d'accordo sull'abbassare l'inflazione, come si faceva ad andare avanti col venti, venticinque per cento di aumento del costo della vita?
Era una situazione del Paese che il loro senso di responsabilità nazionale non poteva tollerare alla lunga e che avrebbe colpito i più poveri. Ma era Craxi a proporlo e Craxi era l'avversario. Craxi non avrebbe voluto mai rompere, fino all'ultimo tenta disperatamente di non rompere, non vuole rompere.
Quando, due anni dopo, De Michelis gli porta la legge sulle pensioni, che avrebbe anticipato la riforma di dieci anni dopo, lui non lo aiuta. Sai perché? Perché non vuole tornare a litigare».
Quando è che Craxi capisce con Tangentopoli che è finita?
«Agli inizi degli anni 90 Craxi è sempre meno lucido. I cinque anni dopo il 1987 sono stati per lui anni difficili, soprattutto perché ha scelto di aspettare il suo turno, dopo la Legislatura "riservata" alla Democrazia cristiana. Certo non gli mancavano vitalità, combattività ed anche lucidità ma contemporaneamente aumenta il suo pessimismo "naturaliter".
Lui ha visto il gioco del potere mondiale al di là del sipario: tutto, dentro e fuori, il buono il cattivo. Ed è anche la condizione degli uomini. Allora questa fragilità umana rispetto al potere quasi lo demoralizza, nel senso che lo rende ancora più perplesso, io dico pessimista. Ma dopo il 1992 si sente anche abbandonato e tradito. E questa condizione lo porta a chiudersi ulteriormente; apparentemente è sempre se stesso, il battagliero, il leader che ha capito tutto e tutto domina. Ma dentro di sé ha profonde incertezze. Alla fine perde lucidità di analisi, travolto dagli avvenimenti e anche abbandonato da chi lui credeva più vicino. È la fase finale».
L'autocritica che i socialisti possono fare guardando la loro storia quale è?
«Noi avevamo l'occasione un po' fortunosamente di cambiare il sistema negli anni 80 e non l'abbiamo colta. Perché c'era una fase di decadenza dei due maggiori partiti, soprattutto i comunisti, e nessuno ci ha veramente aiutato a prendere i loro voti, a partire dai preti. Il campo era potenzialmente sgombro e noi avevamo il leader migliore che c'era sulla piazza.
Ed eravamo anche il gruppo dirigente più intelligente e più moderno d'Italia. Ma non avevamo i voti. Alla fine i recinti democristiano e comunista in fondo tengono, anche se ammaccati. Per me il momento decisivo è dopo la crisi del 1987, il punto più alto della confusione democristiana e della autorevolezza di Craxi.
Lui allora doveva avere la forza di dire: "Io sono il bene, questi sono il male. Io sono la nuova Repubblica, l'Italia moderna e ve l'ho dimostrato con il buon governo di quattro anni e questi mi vogliono mandare via". Purtroppo Craxi era innanzitutto un uomo di partito, nato nel partito e incapace di comprendere un'azione, una rivoluzione senza di esso. "Io contro i partiti! E come faccio? È la mia vita il mio partito"». Rinunciò ai voti, ma non a se stesso.
Sinistra DC + PCI --> PD Grandi motori autoinculanti, prima, durante e dopo Moro.
11 notes · View notes