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#convivialità
gregor-samsung · 1 month
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" Educare all'ozio significa insegnare a scegliere un film, uno spettacolo teatrale, un libro. Insegnare a sbrigare le attività domestiche e a far da sé molte cose che fin qui abbiamo comprato. Insegnare la convivialità, l'introspezione, il gioco. Anche la pedagogia dell'ozio ha una sua etica, una sua estetica, una sua dinamica, delle sue tecniche. E tutto questo va insegnato. L'ozio richiede luoghi adatti per riposarsi, per distrarsi, per divertirsi. Ai giovani perciò bisogna insegnare a districarsi non solo nei meandri del lavoro, ma anche nei meandri delle varie offerte di loisirs. Significa educare a fare il genitore e a fare il coniuge, ai rapporti con l'altro sesso, al volontariato, cioè ad attività socialmente utili da svolgere nel tempo libero che avremo in abbondanza. Ce n'è da insegnare! La massa della gente non sa scegliere neppure un luogo di vacanze: va in un'agenzia e si fa rifilare quello che capita. La massa della gente non sa come distrarsi e come riposarsi. Bisogna educare alla notte: la nostra cultura è tutta diurna, vede la notte come uno spazio privatissimo, peccaminoso. E poi bisogna educare alla cultura post-moderna: molte espressioni della nostra cultura non sono godibili immediatamente com'era per la pittura classica o per la musica tradizionale. Siano architettura, scultura o design, spesso possiamo apprezzarle solo se ne conosciamo storia, senso e scopo. Posso rimanere istantaneamente colpito di fronte alla Gioconda o a una statua di Canova, ma per capire Mondrian devo sapere cos'è stato il movimento De Stijl, e per ammirare davvero Van Gogh devo sapere cos'è stato l'Impressionismo. Educare significa insegnare ad arricchire le cose di significato, come diceva Dewey. Più educato sei, più significati cogli nelle cose e conferisci alle cose. "
Domenico De Masi, Ozio creativo. Conversazione con Maria Serena Palieri, Ediesse (collana Interventi), Roma, 1997¹; pp. 141-142.
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yescarlatommasone · 10 months
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Arrosticini?
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aitan · 1 year
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In napoletano si definisce ‘o spasso la frutta secca che si mangia soprattutto di domenica e durante tutte le festività (specialmente quelle natalizie) dopo aver pranzato o cenato (quel tempo in cui si resta a tavola a chiacchierare dopo aver mangiato, che nei Paesi di lingua spagnola e portoghese chiamano 'sobremesa'); e non da rado, chiacchierando, si continua a bere e a mangiare fino allo sfinimento o all’arrivo del sonno. [...]
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Se volete saperne di più e spassarvi un po' con le parole, cliccate qua.
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nicolaprocopio · 2 years
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Una domenica, quella di ieri, dedicata al puro relax e svago enogastronomico… il compleanno importante a cifra tonda di un’amica, fa sempre piacere festeggiarlo con tante belle persone allegre! Ancora 20+20 auguri @spicy_milady 🥳 . . . #compleanno #birthday #felicità #friends #svago #relax #divertimento #musica #enogastronomia #calabria #siderno #giorginihome #amici #domenica #convivialità #positivevibes (presso Giorgini Home) https://www.instagram.com/p/CjiajOcKMcJ/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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deathshallbenomore · 2 years
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famiglia di turisti che ci ha messo 17374728 anni a ordinare TRE GELATI TUTTI UGUALI per poi pagare cash con CINQUANTA (50,00) euro (€): dovete bruciare all’inferno, tanto ci siamo già
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kon-igi · 7 months
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Se qualcuno si fosse trovato a essere preoccupato per la mia prolungata inattività tamblera, sappiate che
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perché i cazzomazzi della vita perdono tutte le proprie ramificazioni ansiongene fini a se stesse con la giusta quantità di convivialità fermentata.
E adesso vi saluto con un brindisi che plagio da una fonte che non ho la forza menomica di citare...
Agli amici perduti, agli antichi dei e alla stagione della bruma.
E che ognuno di noi sappia sempre riconoscere i meriti del proprio nemico.
❤️
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libero-de-mente · 5 months
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La notte di Natale
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I passi frettolosi della gente, chi corre e chi annaspa.
Si è sempre in ritardo con qualcosa.
Osservo e mi faccio piccolo, passo inosservato, va bene così.
Sono come un essere invisibile, chi mi sfreccia accanto non mi nota.
La casa è addobbata come ho potuto, forse è meglio dire come ho voluto. Al minimo per non rovinare l'atmosfera ai miei figli. Va bene così.
La cucina, l'acqua che bolle nella pentola. Lo sfrigolio dalla padella mi fa capire che ci siamo. Preparo con cura le pietanze. Questa sera della vigilia di Natale, in parte, la passerò da mia madre.
Lei, essere debole, rassegnato, che non vuol più reagire ai dolori della sua esistenza. Le ho preparato da mangiare, finirò di scaldare il tutto da lei. Mia madre apparecchia la tavola, la tovaglia rossa è d'obbligo in casa sua. Come ai tempi in cui la tavola era un altare della convivialità, ricca di pietanze e di persone, di voci e di risate, di spensieratezza e calore umano.
Le taglio il cibo, pezzetti piccoli mi raccomando, e la guardo mentre mangia soddisfatta il cibo preparatogli da suo figlio. Mi fa strano essere io a prepararle da mangiare. Ma va bene così.
Torno a casa, la cena. Manca un figlio. Ha deciso di lavorare questa sera, per essere un po' indipendente. E va bene così.
Esco per andarlo a riprendere. Aspetto fuori. Guardo la Luna, il cielo e limpido, non fa freddo colpa dell'alta pressione dicono.
Penso. A quante volte ho detto a me stesso "va bene così". Troppe volte, davvero. Penso a quanti questa notte, nonostante mille sforzi, diranno va bene così. Mentre altri avranno di che lamentarsi, nonostante abbiano tanto di più.
La gente dovrebbe scambiarsi gli occhi, per guardarsi con gli occhi in un altro, con altre possibilità e stile di vita.
Questa notte in cui qui da noi si pensa a essere più buoni, mentre la realtà è che spesso si è solamente un po' meno egoisti.
Interrompo i miei pensieri, un trillo di telefono. "Madre" sussurro, la paura che stia male mi prende la gola. La sua voce commossa mi ripete che era tutto buono, che si sente felice. Che io sono il "suo Albero di Natale". La saluto.
Arriva mio figlio, mi chiede perché piango, gli dico una innocente bugia: manca Alvin e manca Minù.
In parte è vero, ma quello che più mi manca è di essere sereno. Mi manca quella telefonata che vorrei ricevere, che vorrei fare. Ma di cui non ho il coraggio. Ma va bene così.
Buon Natale, a chi con pazienza mi legge, a chi dopo due righe scorre e va oltre e a chi sa invece interpretare a fondo i miei pensieri.
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elorenz · 6 months
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Il tempo condiviso è un coltello che ognuno di noi tiene in mano.
La sua percezione muta a seconda dei virtuosismi intellettuali che la persona regala all'uditore. In quel momento il coltello scintilla e la sua lama, nei riflessi, rende ipnotico il tempo. Non vi è sentore di pericolo poiché la sensazione del suo trascorrere svanisce e la ricchezza di una conoscenza inestinguibile viene diffusa come un aroma attraverso la voce. Ciò accade raramente purtroppo. Dall'altra parte capita - succede spesso - che l'intrattenimento proposto sia sconclusionato e noioso, certe volte menzognero e vada ad ingigantire situazioni che nella verità sono comuni per arricchire la storia proposta ed ingigantire la persona che la propone. Il coltello a quel punto diventa un arma e più uno prova a svincolarsi, meno riesce nell'intento. Il tempo iniza a farsi pericoloso dilungandosi come un oceano a perdita d'occhio. Ogni ticchettio è una ferita, ogni sillaba, ogni consonante sputata fuori da quella bocca è un colpo che viene assestato con ferocia. La noia divarica le gambe facendo incampare ogni prova di intromissione al discorso - con certe persone non è possibile deviare l'argomento - e si rimane intrappolati dalla pericolosità del coltello che l'altra persona impugna nel vicolo della convivialità.
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telefonamitra20anni · 3 months
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Mastrojanni uomo e attore. La "j" non è un caso.
C'è sempre stato confine sottile tra l'uomo e l'attore. Un filo invisibile che ha legato l'arte e la vita. I più conoscono Marcello come l'attore romano, talento e seduttività indolente, distintivo italiano di maschio latino, abile conquistatore e divo in divisa. Nella sua sconfinata carriera di attore, ha giocato a nascondino con l'uomo senza però tralasciare che, in qualche modo, ne fruisse della sua verità, che la svelasse e delineasse un profilo d'umanità. Mastrojanni attore era istintivo, propositivo, proattivo, poliedrico, instancabile, concentrato, adatto, misurato, minuziosamente attento alle indicazioni del regista, talentuosissimo, naturale, accomodante, abbastanza tollerante, quasi sindacale con un occhio ben attento alla spontaneità, ma soprattutto fruitore di verità. Un immagine amicale e familiare, Il baricentro perfetto tra neorealismo, commedia, cinema e teatro d'autore senza sopperirne in bravura. Marcello, suo modo, era la sintesi della sua professione, perché l'uomo non esclude l'attore e viceversa. Il mestiere d'attore lo ha allenato ad essere paziente, stimolato alla fantasia, ad avere una visione d'insieme di psicologie atte alla costruzione del personaggio ed alla sua più opportuna ricerca. Alla base di tutto questo, però c'era l'uomo, caratterista di se stesso, che alimentava il vissuto, ricercando in se il pregio e il difetto da raccontare, l'elemento perdente da rendere vincente. Un dualismo sinergico e sostanziale, che lo liberava, lo stimolava alla conoscenza di sé. Marcello era bellezza e assolutezza, l'uomo docile e schivo, il padre premuroso, il marito fallibile, il compagno da accogliere, l'amico fedele, e talvolta la sua stessa antitesi. Se l'attore era istinto, l'uomo era ambivalenza tra quest'ultimo e il raziocinio. Lui era pigrizia opportuna, fedeltà non convenzionale, carisma e convivialità. Tutto un mondo racchiuso e raccontato dentro il suo nome e cognome, ed una "j" messa lì, per fare quella distinzione tra l'uomo e l'attore, sebbene basti chiamarlo Marcello perché sia sufficiente per collocare un epoca, un uomo e la sua storia.
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t-annhauser · 11 months
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bio
Non mi piace il vino, non mi piace il caffè, l'alcol solo sulle ferite, non fumo perché non mi dà quel sintomatico mistero, anche solo mettermi gli occhiali da sole mi dà un senso di impostura, finalmente posso evitare il sole per prescrizione medica dopo il problema che ho avuto alla pelle, non mi piacciono in generale le grandi mangiate, la convivialità forzata, i salamelecchi di circostanza, i viaggi organizzati, quelli disorganizzati, i concerti pop, i Depeche Mode dal vivo (solo quelli in studio), le condivisioni su Instagram, le banalità del pensiero prevalente in un dato momento, mi piacciono tantissimo il pane e la pasta eppure sono magro, non è vero che fanno ingrassare, mi piace scrivere, la filosofia, disegnare, le donne, disegnare il corpo delle donne, suonare la chitarra, mi piace ascoltare con le cuffiette i miei pezzi darkwave preferiti, mi piace quel tizio che suona tutto l'album dei Duran Duran col basso in una sola sessione (link), mi piace l'opera, mi piace leggere il Viaggio al termine della notte, sono l'ultimo dei mohicani in un mondo di colonialisti britannici e mi vado bene così.
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lunamagicablu · 6 months
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Mi piace lo spirito del ritrovarsi, la convivialità senza fronzoli, la presenza dei fiocchi di neve, quella delle mura spesse, tenendo in mano un bicchiere di vino per un paio d’ore di assoluta serenità. Virginia Woolf *********************** I like the spirit of meeting up, the no-frills conviviality, the presence of snowflakes, that of thick walls, holding a glass of wine in my hand for a couple of hours of absolute serenity. Virginia Woolf 
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instabileatrofia · 9 months
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Convivialità smart
I.S.A.
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Do not remove the captions pls.
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fiorescente · 10 months
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Cremona è: violini, la torta sbrisolona, il torrone (unica vera città madre del torrone ovviamente), la sperlari e le galatine, il torrazzo, il duomo, il battistero e tremila chiese tutte meravigliose, le botteghe dei liutai, la mostarda, tanta cura, tantissima musica, tantissima convivialità, tanti spazi che ti faranno ringraziare l'universo di essere al mondo, botteghe storiche che hanno il torrone, la mostarda, la torta sbrisolona, le galatine e i liquori in simpatiche bottigline a forma di violini;
e poi dire continuamente: "toh guarda da qui si vede il torrazzo" e scattare una foto.
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Ortona
Una città “dalle sere dolci e profumate come quelle d’Oriente”
(Gabriele D’Annunzio)
Questa città ha una storia tutta da scoprire, dove leggende tramandate nel tempo si mescolano alla vita di tutti i giorni e sanguinose battaglie e saccheggi distrussero tanto davvero troppo tra le vie di questa cittadina.
In passato la città era completamente circondata da una cinta muraria trecentesca e al suo interno era suddivisa tra Terra Vecchia, ovvero la zona dove abitavano i pescatori e i marinai e dove si svolse la terribile Battaglia del dicembre 1943, e Terra Nuova, una zona costituita per lo più da orti e campi. Parlando di Terra Vecchia bisogna considerare un aspetto molto singolare che i pescatori avessero lì le loro casette colorate tra quelle viuzze strette nella parte alta della città e non sulla costa vicino al porto e che per raggiungere le loro imbarcazioni percorressero degli scalini che collegano ancora oggi queste due zone; inoltre bisogna dire che il porto un tempo non era situato dove lo troviamo oggi ma si trovava più vicino al Castello Aragonese quindi sotto la cosiddetta Pizzuta.
Proprio dietro al faro dell'attuale porto, dove si trova anche una statua di San Tommaso che accoglie i marinai, c'è una piccola spiaggetta di pietre nominata la spiaggetta della Ritorna perché con l'avvicinarsi del maltempo le mogli dei pescatori (ed anche secondo un'altra leggenda una principessa) urlavano e pregavano «ritorna» ai loro amati.
Percorrendo le viuzze di Terra Vecchia possiamo notare un arco in pietra tufacea, il materiale di cui sono costutuite le scogliere, una casa lasciata così com'era di cui si può scorgere il colore originale attorno alla finestra e una casa che venne distrutta dalle bombe che si trova (ironia della sorte) nella piazzetta dedicata alla convivialità nominata dell'Allegria.
Per quanto riguarda il commercio bisogna dire che Ortona aveva un commercio comune con Venezia di stoccafisso e baccalà, che un tempo era il pesce dei poveri e dei contadini.
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Terra Vecchia ha termine dove è situato Palazzo Farnese, costruito nel 1584 venne comprato dalla Madama (Margherita d'Austria) insieme a tutto il feudo di Ortona e le vennero affidati anche i restanti feudi abruzzesi che amministrò con grande maestria.
Tra i personaggi illustri di Ortona che possiamo nominare ci sono due membri del Cenacolo Michettiano: Basilio Cascella (seppur nato a Pescara) e il compositore Francesco Paolo Tosti.
Pertanto a fine 800 Ortona vive di riflesso del Cenacolo Michettiano e vengono costruite case in stile liberty.
Proprio a Ortona è stato composto il nostro "inno" abruzzese per la gioventù "Vola Vola Vola " a cui a Porta Caldari è dedicata una fontana.
Vulesse fa' r'venì pe' n'ora sole
Lu tempe belle de la cuntentezze
Quande pazzijavame a vola vola
E te cupria de vasce e di carezze
E, e vola, vola, vola, vola, vola E vola lu pavone Si tiè lu core bbone Mo' fammece arrepruvà
...
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Percorrendo la passeggiata orientale che costeggia la costa e qualche viuzza raggiungiamo affacciato sul mare il Castello Aragonese che esternamente si presenta intatto ma all'interno possiamo notare essere rimaste in piedi solo alcune mura e torrette. La sua storia è un continuo trasformarsi: da alcuni resti romani venne costruita poi una fortezza che in seguito venne utilizzata per scopi militari, per poi venire acquistata facendola diventare un palazzo signorile con all'interno un meraviglioso giardino all'inglese.
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È arrivato il momento di fare una visita al museo dedicato alla Battaglia di Ortona tra civili e soldati canadesi contro le truppe tedesche, ma intanto possiamo già rinvenire delle tracce di questo sanguinoso scontro in un vicolo della città dove possiamo ancora leggere una scritta che indicava il coprifuoco: "il coprifuoco per tutte le truppe alleate è alle 21:00" e affianco possiamo notare dei fori nel muro causati dalle schegge delle granate esplose e dai proiettili.
Il Museo della Battaglia conserva oggetti e foto che testimoniano i giorni del violento scontro urbano del dicembre 1943, ciò che caratterizza questa guerra è essere stata principalmente una guerra di "propaganda" e poco utile invece a fini strategici, anche se comunque molto sanguinosa essendosi svolta casa per casa.
I civili vennero fatti sfollare dalle truppe tedesche ma non tutti fuggirono decidendo di nascondersi nelle cantine delle loro case ma perdendo così la vita.
Ortona ha ottenuto la medaglia d'oro al valore civile perché durante il conflitto ci si è aiutati l'un l'altro civili e soldati canadesi.
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I tedeschi tra le altre cose distrussero anche la torre dell'orologio, una delle due torri della Cattedrale di San Tommaso, per evitare fosse un punto di avvistamento.
Ma perché proprio a Ortona?! Semplice, perché è qui che il Re Vittorio Emanuele III di Savoia fuggì durante la seconda guerra mondiale imbarcandosi appunto al porto di Ortona verso Brindisi; ed è qui che si trovava la Linea Gustav.
Tra gli oggetti presenti nel museo possiamo soffermarci su tre in particolare:
I papaveri ricamati sulle vesti dei soldati canadesi e delle crocerossine, che indicavano la loro morte in battaglia essendo i papaveri rossi come il sangue;
Varie radioline e giradischi militari con cassa perché anche i soldati avevano bisogno di qualche momento di svago;
Una foto particolarissima, una foto di un banchetto di natale realizzato durante la guerra per i soldati circondato da firme, firme dei soldati sopravvissuti sia canadesi che tedeschi come inno alla pace, a testimoniare che fare la guerra non conviene.
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Ora è sufficiente uscire dal museo e svoltare verso la costa per raggiungere la Cappella del Crocifisso Miracoloso. Un tempo chiamato monastero di Sant'Anna questo luogo è testimone di antiche storie di fede, mare, corsari saraceni e leggende anche culinarie.
Era il luogo di fede in cui vivevano e pregavano del monache di clausura. Si narra che un giorno mentre pregavano l'affresco del crocifisso iniziò a gettare sangue dal costato, questo venne considerato un miracolo ma anche simbolo di presagio di un'imminente tragedia. Il sangue miracoloso venne raccolto in due ampolline, di cui una si trova a Venezia e l'altra è rimasta in questa Cappella ad Ortona rinchiusa in una teca (che viene messa in mostra il secondo venerdì del mese).
Il presagio era reale infatti dalla costa arrivarono le vele dell'ammiraglio della flotta ottomanna Piyale Paşa che iniziarono a distruggere tutto. Gli abitanti di Ortona fuggirono nelle campagne ma le monache di clausura non poterono abbandonare il monastero e restarono a pregare, le loro preghiere forse le salvarono perché Ortona viene nuovamente distrutta ma i nemici non riuscirono nemmeno ad avvicinarsi al monastero e alle suore di clausura perché una fitta nebbia ricoprì questo luogo come a renderlo invisibile e inesistente.
A questo luogo e alle monache di clausura sono legate anche altre due leggende di cui una è solamente la visione della realtà in chiave magica e fantasy poiché le monache di notte per lavare i panni si recavano alla fonte vicina facendosi luce nel buio e da allora quella fonte venne chiamata la fonte delle fate. Mentre l'altra è legata alla nascita del dolce tipico di Ortona: le nevole (da non confondere con le neole o ferratelle abruzzesi), dolce che appunto secondo questa leggenda è stato creato dalle monache di clausura che un giorno avendo finito le ostie presero gli ingredienti che avevano e unendoli e cuocendoli con il ferro per le ostie diedero vita alle nevole, la cui ricetta prevede solamente mosto cotto, arancio autoctono dal sapore dolceamaro e olio d'oliva (alcuni pasticceri del posto aggiungono anche della cannella).
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La Cattedrale di San Tommaso, un tempo Cattedrale di Santa Maria Vergine, custodisce le reliquie dell’apostolo San Tommaso e la sua pietra tombale dove viene ritratto l'apostolo e che presenta due fori uno per inserirvi un bastoncino di incenso e l'altro per inserirci degli oggetti che successivamente venivano recuperati intrisi dell'energia sacra per poter ottenere cure miracolose, infatti sia la pietra tombale che le reliquie stesse dell'apostolo sono importanti non per il loro aspetto fisico materiale ma per l'energia fortissima dell'anima che emana il corpo del santo apostolo, un'anima che è stata così vicina a Cristo nei suoi giorni in Palestina.
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Spero questo riassunto vi abbia fatti viaggiare insieme a me alla scoperta di questa città abruzzese e ringrazio per la visita guidata i Compagni d'Avventura e Ortona Welcome
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blackmoonandspirits · 3 months
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Spesso mi comporto come se potessi vivere in completa solitudine, lontana da tutti gli esseri viventi. Spesso agisco a mio discapito, ignorando che gli esseri umani sono animali sociali, preferendo la solitudine a qualsiasi momento di convivialità. Altre volte invece, anche in mezzo alla gente, mi sento sola. Ho più volte pensato di non avere amici. Mentre altre volte mi sono chiesta se le persone al mio fianco fossero lì per pietà o carità e non per sincero volere. Sono tutte barriere che mi costruisco da sola.
Oggi mi sono resa conto che degli amici migliori di quelli che ho non potrò mai trovarli. Sono estremamente grata per avere loro nella mia vita, non c'è fortuna più grande. È stupido pensare di non avere amici, perché li ho e sono perfetti. E ogni giorno dimostrano quanto tengono a me. Spero di riuscire a dimostrare anche io quanto tengo a loro.
24/2/24
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kon-igi · 5 months
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Ciao Doc, questo inverno l'influenza è atroce o sono io debilitata(?)... In ogni caso ho una curiosità, ma i fans, come per esempio il brufen, possono portare stitichezza?
Grazie in anticipo
I FANS devono la loro azione antiinfiammatoria all'inibizione della CICLOSSIGENASI che è un'enzima promotore della trasformazione dell'ACIDO ARACHIDONICO in varie e diverse PROSTAGLANDINE, queste ultime responsabile di molte funzioni organiche tra cui la protezione della mucosa gastrica (diminuzione dell'acidità e aumento della produzione di muco protettivo) e la motilità della muscolatura liscia intestinale (promozione della peristalsi espulsiva del bolo fecale).
Per il discorso della debilitazione influenzale, io credo che tu ti riferisca alle sindromi parainfluenzali da altri vari patogeni (non H1N1) e mi riferisco non tanto ai virus parainfluenzali veri e propri ma a tutto quell'esercito di virus - e a volte anche batteri - che se ne approfittano del freddo e della nostra convivialità per rovinarci la vita.
E sì... confermo che è stata pesa :(
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