Tumgik
#duemila volte
mengonigallery · 1 month
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Vorrei la tua bellezza
vorrei la tua bellezza
per venirti a cercare
altre duemila volte
anche se ora sei distante
Ho bisogno di perdonarti,
per poterti toccare
anche una sola notte
anche se siamo soli come l'acqua su Marte.
-Marco Mengoni-
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occhietti · 1 year
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Non mi interessa se hai una, due, tre e quattro lauree. Se hai conseguito master, corsi e aggiornamenti a pieni voti. Non mi interessa se per studiare ciò che ami devi lavorare per mantenerti.
Non mi interessa se fai yoga, se ti svegli alle sei di mattina per goderti le prime luci del sole, se fai il saluto al cielo, alle nuvole, a Dio. Non mi interessa se preghi, se vai in chiesa ogni domenica, puntuale, anche quando il traffico è alienante.
Non mi interessa se scrivi, se fai arte, se dipingi i girasoli davanti casa ascoltando musica classica. Non mi interessa sapere se leggi, né quanti libri leggi, se ti informi e guardi tutti i telegiornali per restare informato sull'attualità.
Non mi interessa sapere che ti sei fatto da solo, che nessuno credeva in te e ce l'hai fatta, che sei partito da zero e hai ottenuto cento, mille, duemila volte tanto. Non mi interessano i tuoi numeri.
A me interessa sapere se ascolti con interesse un bambino che parla di cose senza senso, di mostri immaginari, se bevi tutto d'un sorso il loro caffè finto.
Mi interessa sapere se ci sei quando un tuo amico a notte fonda piange, perché l'amore a volte fa brutti scherzi e di solito li fa nelle ore di buio.
Mi interessa sapere se perdoni quando gli altri ti deludono, se ami chi ancora non sa come amare, se rispondi a tua madre al telefono, anche se oggi è già la terza volta che ti chiama.
A me interessa se ti dai agli altri quando hanno bisogno di te, se sei pronto a sacrificare la tua zona comoda per aiutare chi non riesce a stare bene, mi interessa sapere se lotti per gli altri quando non hai niente da guadagnarci...
- Gio Evan
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unwinthehart · 4 months
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Uramaki:"Puoi tenere la felpa bianca e blu" Il Nilo nel Naviglio:"La maglia Lacoste è l'unica cosa che di te mi resta" Karma ft. Woodkid:"You can keep your greed, and my Kawasaki sweater" Duemila Volte (per Marco Mengoni): "Mi guardi e mi dici che vuoi un’altra sigaretta, una vita perfetta, che vuoi la mia maglietta" Bakugo: "Sai che mi sento più solo quando richiedi in prestito una t-shirt mai tornata indietro"
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yrsonpurpose · 5 months
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shuffle your on repeat playlist, post the first 10 tracks, tag 10 people 🎶
tagged by @mulderscully 💖
1. exes - tate mcrae
2. is it love - loreen
3. tutti i miei ricordi - marco mengoni
4. drunk text me - lexi jayde
5. pretty girls - reneé rapp
6. is it over now? - taylor swift
7. greedy - tate mcrae
8. can't tame her - zara larsson
9. vertigo - griff
10. duemila volte - marco mengoni
tagging: @hfacd @callumsmitchells @danieljradcliffe @rachelsennot @swearphil @laurenkmyers @noahreids @onlyhereforangst @chrissiewatts @notspecialbabe (if you also want to expose your music taste lmfao akdjkffk)
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venetianeli · 8 months
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IL CANE DEL VAJONT
Furono giorni di tragedia.
Nel Sudest asiatico, causa un terremoto, il mare venne avanti più alto del normale debordando come il latte quando esce dalla pentola e provocando forse mezzo milione di morti.
Si è sentito affermare più volte da televisioni, radio e giornali che gli animali di quelle zone disastrate, poco prima della tragedia, davano segni di nervosismo, paura, angoscia e, in certi casi, addirittura terrore.
Molti sorridono quando ascoltano discorsi sugli animali che sentono il pericolo.
Invece non c'è niente da ridere.
La notte del Vajont, qualche ora prima del cataclisma che uccise duemila persone, le vacche nelle stalle strappavano le catene dalla mangiatoia a furia di strattoni e muggivano disperate.
Alcuni superstiti, ancora viventi, lo possono testimoniare.
Se molti avessero dato retta ai lamenti disperati delle vacche, che erano grida di allarme, forse sarebbero qui a raccontarla, se non morti per altre cause.
Uno di loro, però, sopravvisse e per anni poté rievocare il suo giorno fortunato proprio perché, al contrario di altri, dette retta alle grida del cane che si chiamava Olmo.
Quella notte che il monte Toc franò nella diga del Vajont, da almeno un paio d'ore il cane Olmo abbaiava, ringhiava, dava strattoni alla catena, si buttava per terra e rotolava impazzito.
Il suo padrone, Giambattista Corona Ziano, all'inizio non ci badò, anzi tirò un paio di calci all'animale che lo disturbava. Ziano abitava nella parte bassa di Erto, nella zona della cuaga, una rampa verticale proprio al bordo del lago. Abitava così vicino all'acqua che, con la canna da pesca, cavava le trote stando in piedi sulla porta di casa. Diceva a tutti che a mezzogiorno teneva pronta la teglia sul fuoco con l'olio bollente per cacciarvi il pesce appena pescato.
Così diceva Ziano, che amava esagerare.
Ma quando raccontava la storia di Olmo non esagerava, e sul viso gli correva qualche lacrima. Oggi Giambattista Ziano è passato a miglior vita.
La notte in cui il cane strappava la catena, mugolava e si rotolava per terra, aveva quarant'anni. Oltre che pescare andava a caccia con Olmo, il suo bracco tedesco.
Verso sera di quel mercoledì 9 ottobre 1963 Ziano, dopo un paio d'ore che Olmo dava segni di paura, incominciò a pensarci su.
Si sapeva che il Toc ormai era precario e, riflettendo bene, l'agitazione del cane lo mise sul chi vive.
Gli venne una certa ansia che non voleva dichiarare nemmeno a se stesso, tanto era stramba l'idea che il cane agitato segnalasse un pericolo imminente.
Ma tant'è, per non rischiare, e in omaggio al santo precetto del "non si sa mai", decise di recarsi a Erto a bere un litro da Pilin.
Bevendo avrebbe fatto passare qualche ora, poi sarebbe tornato a casa e un buon sonno gli avrebbe tolto ogni pensiero.
A Giambattista Corona Ziano non passò nemmeno per la testa di portare con sé il cane Olmo.
Se lo avesse fatto, avrebbe rinforzato quell'idea quasi ridicola che l'animale percepisse il pericolo.
Così, per non sentirsi ridicolo, lasciò Olmo alla catena.
Ziano non aveva terminato di bere la seconda caraffa di rosso quando scoppiò l'apocalisse.
Tutto venne spazzato via in tre secondi.
Case, persone, boschi e animali non esistevano più. Anche la casa di Giambattista Ziano fu polverizzata e il povero Olmo, che aveva intuito e segnalato il pericolo, scomparve nel nulla.
Da quel giorno fino alla morte, avvenuta il 18 novembre 2003, Ziano portava i fiori al suo cane ogni anniversario del Vajont. Li posava sul pavimento della casa distrutta.
Erano quattro lastre sbilenche; tutto ciò che rimaneva.
E ogni volta, per quarant'anni, ripeteva la stessa frase: «Dei cani bisogna fidarsi, degli uomini no».
Alludeva a quei geologi che gli avevano assicurato l'assenza totale di pericolo.
Mauro Corona
[Dalla pagina FB "Cultura Veneta", post di F. Levorin Carega]
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me-soltanto-me · 4 months
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intotheclash · 5 months
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Capitolo 3 (seconda parte)
Si rivestì con calma, scelse con cura abiti comodi ed anonimi, niente scritte, niente colori sgargianti, niente che, di per se, potesse attirare l’attenzione. L’unico vezzo che si concesse, del quale non voleva saperne di fare a meno, erano le sue Adidas gialle; scarpe nate per correre, anche senza piedi dentro. Terminata l’operazione, mise il coltello in tasca e uscì di casa. Buongiorno Roma, il lupo si confonderà nel gregge travestito da agnello.
Per le scale incrociò la signora Rosa, l’inquilina del piano superiore. Sapeva tutto di lei: divorziata, due figli maschi studenti in un liceo classico del centro; lei lavorava alle poste e faceva sempre il turno di mattina, otto e trenta, quattordici. Nessuna frequentazione con l’altro sesso. L’informazione è potere. Anche quella apparentemente trascurabile.
La salutò come sempre, con cordialità e distacco, lei ricambiò alla stessa maniera. A volte si fermavano anche a scambiarsi banalità ed a sciorinare luoghi comuni sul tempo, o sui giovani d’oggi, o sul governo, come da buon vicinato; poi ognuno per la propria strada, azzerando completamente le frasi pronunciate appena un attimo prima. Era così che si viveva tra la gente. E già, la gente: un’enorme massa microcefala che si nutriva di vuoto.
Decise che poteva permettersi di perdersi un po’ tra le vecchie strade del centro storico. Era una festa per gli occhi. Ad ogni angolo una sorpresa. Duemila anni di storia e di architettura proiettati a tempo pieno nel più grande drive in di tutti i tempi. Forse non aveva tutti i torti chi sosteneva che Roma fosse la città più bella del mondo. Lui comunque era d’accordo.
Anche gli indigeni, i romani, lo incuriosivano e, nel suo vasto peregrinare per il globo, aveva constatato che, ovunque se ne incontrasse uno, lo si riconosceva immediatamente, ancor prima che aprisse bocca. Dopo era troppo facile. Secondo il suo modesto parere, racchiudevano in maniera perfetta il meglio ed il peggio dello stereotipo italico. Aver respirato tutta quella storia doveva aver fatto il suo effetto, non poteva essere diversamente. Era una sorta di prolungata esposizione a radiazioni similnucleari; un effetto c’era sempre.
“La via è la meta”. Certo, lo sapeva, non era li per le architetture e, tanto meno, per la gente. Aveva scelto la capitale per due motivi precisi: il primo era che, quando non vuoi essere visto, né trovato, meglio la compagnia di milioni di persone, che il luogo più remoto della terra.
“Esporsi e sottrarsi ad ogni svolta della strada. Non fa nessuna differenza nascondersi, se tutti sanno che ti stai nascondendo.”
Doveva dargliene atto, era stato il libro ad influenzare questa sua decisione.
Un buon motivo quindi, ma il principale era, senza ombra di dubbio, l’altro: aveva scelto Roma perché era il centro del potere. Il potere comunemente inteso. E ne conosceva anche le origini precise e a chi farle risalire: Costantino. La storia era chiara nella sua linearità, occorreva soltanto averla letta. Tutto ebbe inizio nel 312, quando, dopo aver sconfitto il suo rivale Massenzio, Costantino ebbe l’illuminazione che riscrisse la storia moderna d’Occidente. Forse, visto che lui altri non era che un furbo politicante ed un feroce guerriero, sarebbe più opportuno attribuire l’idea al suo “intellettuale” di fiducia, tal Eusebio di Cesarea, consigliere di guerra, poi vescovo e falsificatore coi fiocchi. L’idea fu questa: costruire il primo Stato assolutamente totalitario dell’epoca. Come fare? Semplice, sposando in pieno le farneticanti teorie di Paolo di Tarso, San Paolo per gli amici, uno dei personaggi più torbidi della cristianità antica. Costantino tirò fuori i cristiani dalle catacombe e, nonostante si fosse macchiato di crimini orrendi come l’assassinio del figlio e della seconda moglie, con una lunga serie di favori, quali l’esenzione dalle imposte, generose sovvenzioni, la costruzione di nuovi luoghi di culto, riuscì ad ingraziarsi il clero che, al Concilio di Nicea del 325, gli affidò pieni poteri. Tanto è vero che Costantino si autoproclamò tredicesimo apostolo. La frittata era fatta. Il potere spirituale ed il potere temporale si unirono in matrimonio e fu benedetto nel sangue. Sangue di milioni di persone ben spalmato su ogni angolo della Terra nei secoli a venire.
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chez-mimich · 5 months
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WILL HERMES: “LOU REED RE DI NEW YORK” (parte I)
Cominciamo da un dubbio: le 771 pagine del possente libro di Wille Hermes, ci restituiscono un Lou Reed visto al microscopio. Un lavoro immane di ricostruzione, quasi maniacale, della vita di Reed, della sua sfera privata, dei rapporti con i Velvet Undergound e con Andy Warhol che può lasciare anche qualche dubbio. E' pur vero che Will Hermes, collaboratore della rivista "Rolling Stones" e del "New York Times", ha potuto lavorare sui materiali che la famiglia di Reed ha reso disponibili e che sono attualmente conservati presso la New York Public Library, ma nonostante questo è difficile credere ad una ricostruzione fedele al reale di dialoghi, confessioni, serate, atteggiamenti, persino rapporti intimi, come se la vita di Lou Reed si fosse svolta in una sorta di faraonico "Grande Fratello" che copra quasi settant'anni della sua vita.
Al di là di questa considerazione preliminare e del tutto personale, il libro di Hermes è oltremodo interessante e rivelatore di fatti e cirocostanze, atteggiamenti e convinzioni di questo gigante della controcultura Underground e della sua musica. Molto complesso anche sintetizzare in un post (di lunghezza accettabile), il succo dell'intero lavoro di Hermes. Certamente, dalla lettura, emerge un affascinante parallelismo tra la convulsa e maledetta vita di Lou Reed e il profilo di una città, New York City, che hanno riempito la scena della musica d'avanguardia, dell'arte, del cinema e del costume dalla metà degli anni Sessanta fino al Duemila e oltre. Del resto anche il titolo allude ad un regnante e al suo regno in maniera piuttosto inequivocabile. Ma ci sono anche altre storie che scorrono come fiumi carsici in questo volume e nella vita di Lou Reed e molti artisti della sua generazione: la storia della dipendenza dalla droghe e qualche volte dall'alcol di Reed e di moltissimi musicisti e addetti ai lavori della sua generazione e le rivendicazioni nascenti della “Queer Culture” che si affacciava massicciamente in quegli anni, soprattutto negli ambienti legati all’arte e alla musica. Lou Reed incontrò gli stupefacenti molto presto e non se ne liberò mai e Will Hermnes ne rende conto puntualmente, anzi con una precisione quasi maniacale a partire dagli anni della Syracuse University, dove Reed studiava giornalismo e dove ebbe il fondamentale incontro con lo scrittore Delmore Scwartz, anch’egli dipendente dall'alcol. Gli anni dell'università videro anche la nascita del suo primo gruppo musicale, "The Shades"; il secondo gruppo non ha bisogno di nessuna presentazione perchè si chiamava, come tutti sanno, "Velvet Undergorund", gruppo che paradossalmente, come sottolinea Hermes, non aveva alcuna possibilità di avere un pubblico di massa, benché figli della propria epoca e facenti parte di un panorama musicale dominato dal rock e dal pop in tutte le loro multiformi sfaccettature,perché erano troppo sofisticati per piacere a tutti, troppo cerebrali, troppo incuranti del pubblico. Un gruppo che già nel 1966 aveva una batterista donna, Maureen Tucker, non poteva andare lontano nel mondo maschilista della musica. Il libro indaga e descrive fin troppo dettagliatamente, come si diceva i rapporti di Reed con Sterling Morrison, Nico, John Cale. (Continua)
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mengonigallery · 5 months
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Roma 2019
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bicheco · 6 months
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Cose che ho imparato dalla vita
Per capire se certe decisive scelte esistenziali sono state giuste o no, occorre del tempo, a volte anche mille, duemila anni.
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crazy-so-na-sega · 8 months
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La diversità di genere nei testi sacri ebraici
I testi sacri ebraici offrono l’opportunità di interagire con una varietà di voci ebraiche che sono state una parte centrale del pensiero e della pratica ebraica negli ultimi duemila anni. I testi stessi parlano tra loro. A volte litigano, a volte sono d'accordo. Tocca a noi entrare nella conversazione e rendere questi testi significativi e rilevanti nella nostra vita.
Termini per la diversità di genere nei testi sacri ebraici:
Zachar:  questo termine deriva dalla parola spada appuntita e si riferisce a un fallo. Di solito è tradotto come "maschio" in inglese.
Nekevah: questo termine deriva dalla parola "fessura" e probabilmente si riferisce a un'apertura vaginale. Di solito è tradotto come "femmina" in inglese.
Androgino: una persona che ha caratteristiche sessuali sia “maschili” che “femminili”. Nel Talmud, l'androgino è inteso come qualcuno che possiede sia un pene che alcuni tratti sessuali femminili. 149 riferimenti nella Mishna e nel Talmud (I – VIII secolo d.C.); 350 nel midrash classico e nei codici giudaici (II-XVI secolo d.C.).
Tumtum: una persona le cui caratteristiche sessuali sono indeterminate o oscurate. Nel Talmud il tumtum ha genitali indeterminati. 181 riferimenti nella Mishna e nel Talmud; 335 nel midrash classico e nei codici giudaici.
Ay'lonit: una persona identificata come “femmina” alla nascita ma che sviluppa caratteristiche “maschili” durante la pubertà ed è sterile. 80 riferimenti nella Mishna e nel Talmud; 40 nel midrash classico e nei codici giudaici.
Saris: una persona identificata come “maschio” alla nascita ma che sviluppa caratteristiche “femminili” durante la pubertà o successivamente. Un sari è considerato maschio, ma non ha pene o ha un pene molto piccolo. Un sari può essere “naturalmente” un sari (saris hamah), o diventarlo attraverso l’intervento umano (saris adam). Questo status è anche conosciuto come eunuco. 156 riferimenti nella Mishna e nel Talmud; 379 nel midrash classico e nei codici giudaici.
Testo 1: Creato in modo strano
וַיִּבְרָ֨א אֱלֹהִ֤ים ׀ אֶת־הָֽאָדָם֙ בְּצַלְמֹ֔ו בְּצֶ֥לֶם אֱל ֹהִ֖ים בָּרָ֣א אֹתֹ֑ו זָכָ֥ר וּנְקֵבָ֖ה בָּרָ֥א אֹתָֽם בראשית א:כז Dio creò l'Adamo [il primo essere umano] a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina [Dio] li creò.
– Genesi 1:27
אָמַר רַבִּי יִרְמְיָה בָּן אֶלְעָזָר: בְּשָׁעָה שֶׁבָּרָא הַקָּ דוֹשׁ בָּרוּךְ הוּא אֶת אָדָם הָרִאשׁוֹן. אַנְדְּרוֹגִינוֹס בָּרְאוּ – פָּרָשָׁה
Disse Rabbi Jeremiah ben Elazar: “Quando il Santo, benedetto sia l’Uno, creò il primo Adamo [essere umano], [Dio] lo creò [un] “androgino”.
– Midrash Rabbah 8:1
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Testo 2: I generi oltre il maschile e il femminile
Mishna Bikkurim Capitolo 4
פרק ד א אַנְדְּרוֹגִינוֹס יֶשׁ בּוֹ דְרָכִים שָׁוֶה לָאֲנָשִׁים, וְיֶשׁ בּוֹ דְרָכִים שָׁוֶה לַנָּשִׁים, וְיֶשׁ בּוֹ דְרָכִים שָׁוֶ ה לָאֲנָשִׁים וְנָשִׁים וְיֵשׁ בּוֹ דְרָכִים אֵינוֹ שָׁוֶה לָאֲנָש ִׁים וְנָשִׁים
Mishnah 1: Androgynos è in qualche modo simile agli uomini, e in qualche modo simile alle donne, e in qualche modo simile sia agli uomini che alle donne e in qualche modo né agli uomini né alle donne.
משנה ביכורים ד׳ ַאַנְדּרוֹגִינוֹס, יֶשׁ בּוֹ דְּרָכִים שָׁוֶה לָא ֲנָשִׁים; וְיֶשׁ בּוֹ דְּרָכִים שָׁוֶה לַנָּשִׁים; וְיֶשׁ בּוֹ דְּרָכִים שָׁוֶה לָאֲנָשִׁים וְנָּשִׁים, וְיֶשׁ בּוֹ דְּרָכִים אֵינוֹ שָׁוֶה לאַַ לָאֲנָשִׁים וְלא לַנָּשִׁים
Mishnah 2: In che modo egli (sic) è come gli uomini? Diventa impuro quando ha una secrezione seminale come gli uomini, e si veste da uomini. Può prendere moglie, ma non può essere preso in moglie come gli uomini... Non deve essere solo in compagnia di donne come gli uomini... E deve eseguire tutti i comandi della Torah come gli uomini.
כֵּיצַד שָׁוֶה לָאֲנָשִׁים? מְטַמֵּא בְּלֹבֶן כָּאֲנָשִׁים, וְזוֹקֵק לִיְבּוּם כַּאֲנָשִׁים וּמִתְעַטֵּף וּמִסְתַּפֵּר כַּאֲנָשִׁים, וְנוֹשֵֹא אֲבָל לא נִשָֹּּא א כָּאֲנָשִׁים, בְּכָל מִּצְוֹת הָאֲמוּרוֹת בַּתּוֹרָה כָּאֲנָש ִׁים
Mishnah 3: E in che modo assomiglia alle donne? Diventa impuro quando ha il flusso mestruale come le donne, e non deve stare solo in compagnia di uomini come le donne; e non condivide l'eredità con i figli come le donne... Come le donne, non è idoneo a fare da testimone.
כֵּיצַד שָׁוֶה לַנָּשִׁים?
Mishnah 4: In che modo assomiglia sia agli uomini che alle donne? Si incorre nella colpa per averlo ucciso o per averlo maledetto, come nel caso di uomini e donne; chi lo uccide involontariamente deve andare in esilio, e chi lo uccide intenzionalmente riceve la pena di morte... Eredita in tutti i casi di eredità sia come uomini che come donne.
ֵֵֵּּּכֵּיצַד שָׁוֶה לַאֲנָשִׁים וְלַנָּשִׁים: חַיָּבִים עַל מַכָּתוֹ וְעַל קִלְלָתוֹ כַּאֲנָשִׁים וְכַנָּשִׁים, וְהַהוֹרְגוֹ שׁוֹגֵג גּוֹלֶה וּמֵזִיד נֶהֱרַג כַּאֲנָשִׁים וְנָשִׁים, וְיוֹשֶׁבֶת עָלָיו דָּם טָמֵא וְדָם טָהוֹר כַּאֲנָשִׁים וְכַנָּשִׁים, וְחוֹלֵק בְּקָדְשֵׁי קֳדָשִׁים כַּאֲנָשִׁים וְכַנָּשִׁים, וְנוֹחֵל לְכָל הַנַחַלוֹת כַּאֲנָשִׁים וְכַנָּשִׁים, וְאִם אָמַר “הֲרֵינִי נָזִיר שֶׁזֶּה אִישׁ וְאִשָּׁה " הֲרֵי זֶה נָזִיר
Mishnah 5: E in che senso non somiglia né agli uomini né alle donne? … A lui non può essere assegnato un valore (per la tassa biblica del Tempio, perché è specificato un importo per gli uomini e un altro importo per le donne) a differenza degli uomini o delle donne; e non può essere venduto come schiavo ebreo, a differenza degli uomini o delle donne. Se qualcuno dice: “Diventerò un nazireo (prenderò i voti di ascetismo) se non è né un uomo né una donna”, allora diventa un nazireo.
כֵּיצַד אֵינוֹ שָׁוֶה לֹא לַאֲנָשִׁים וְלֹא לַנָּשִׁים: אֵין חַיָּ בִים לֹא עַל מַכָּתוֹ וְלֹא עַל קִלְלָתוֹ לֹא כַּאֲנָשִׁים וְלֹא כַּנָּשִׁים, וְאֵינוֹ נֶעֱרָךְ לֹא כַּאֲנָשִׁים וְלֹא כַּנָּשִׁים, וְאִם אָמַר “הֲרֵינִי נָזִיר שֶׁזֶּה לֹא אִישׁ וְלֹא אִשָּׁה” אֵינו ֹ נָזִיר . רַבִּי מֵאִיר אוֹמֵר אַנְדְּרוֹגִינוֹס בְּרִיָּה בִּפְנֵי עַצְמ ָהּ הוּא וְלֹא יָכְלוּ חֲכָמִים לְהַכְרִיעַ עָלָיו אִם הוּא אִישׁ א וֹ אִשָּׁה. אֲבָל טֻמְטוּם אֵינוֹ כֵּן, פְּעָמִים שֶׁהוּא אִישׁ פְּעָמִים שֶׁ הוּא אִשָּׁה
Rabbi Yose dice: Androgynos è una creazione a sé stante, e i saggi non potevano decidere se fosse un uomo o una donna. Ma questo non è il caso del tumtum: a volte un tumtum è un uomo, a volte un tumtum è una donna.
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Testo 3: Che colore di scarpine per il bambino: blu, rosa, viola o verde?
הֲרֵינִי נָזִיר לִכְשֶׁיִּהְיֶה לִי בֵן, וְנוֹלַד לוֹ בֵן, הֲרֵי ז ֶה נָזִיר. נוֹלַד לוֹ בַת, טֻמְטוּם, וְאַנְדְרוֹגִינוֹס אֵינוֹ נָזִיר. אִם אָמַר כְּשֶׁאֶרְאֶה כְּשֶׁיִּהְיֶה לִי וָלָד, אֲפִלּוּ נוֹלַ ד לוֹ בַת, טֻמְטוּם, וְאַנְדְרוֹגִינוֹס הֲרֵי זֶה נָזִיר
Se qualcuno dicesse: «Diventerò nazir quando mi nascerà un figlio» e gli nascesse un figlio, ecco, costui è un nazir!
Se gli nasce una figlia, un tumtum o un androgino, non è un nazir.
Ma se dicesse: “Quando vedrò che mi nascerà un bambino [sarò un nazir]”, anche se gli nascesse una figlia, un tumtum o un androgino, ecco, egli è un nazir!
– Mishna Nazir 2:7
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Testo 4: I nostri antenati Genderqueer: Abramo e Sara
דף סד:א דף סד:ב א”ר יצחק: מפני מה היו אבותינו עקורים? מפני שהקב”ה מתאוה לתפלתן של צדיקים א”ר יצחק: למה נמשלה תפלתן של צדיק Lo sai? Se hai bisogno di più soldi, non preoccuparti, non lo faresti più. של הקב”, שנאמר : +ישעיהו נ”א+ הביטו אל צור חוצבתם ואל מקבת בור נוקרתם, וכתיב: +ישעיהו נא+ הביטו אל אברהם אביכם ואל שרה תחוללכם אמר רב נחמן אמר רבה בר אבוה: שרה אמנו אילונית היתה,שנאמר: +בראשית י”א+ ותהי שרי עקרה אין לה Va bene, אפי' בית ולד אין לה
Talmud babilonese Yevamot 64a-b
R. Isaac ha detto: Perché i nostri antenati (Abramo e Sara, Isacco e Rebecca) erano sterili? Perché il Santo, sia benedetto, desidera ascoltare la preghiera dei giusti.
R. Isaac affermò inoltre: Perché la preghiera dei giusti è paragonata a un forcone? Come un forcone sposta i covoni di grano da una posizione all'altra, così la preghiera dei giusti trasforma il cuore del Santo, benedetto sia, dall'attributo del severo giudizio all'attributo della compassione.
R. Ammi disse: Abramo e Sara erano originariamente tumtum, poiché è detto: "Guarda la roccia da cui sei stato tagliato e la cavità della fossa da cui sei stato estratto". ( Isaia 51:1 ), e questo è seguito dal testo: “Guarda ad Abramo tuo padre e a Sara che ti ha generato”.
R. Nachman disse nel nome di Rabbah b. Abbuha: Nostra madre Sara era una aylonit, poiché è detto: "E Sarai era sterile, non aveva figli" ( Genesi 11:30 ). [il versetto dice sia 'era sterile' che 'non aveva figli' per dirci che] non aveva nemmeno un grembo.
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Testo 5: Dio apprezza le persone di genere
E non dicano i sari: “Io sono un albero secco”. Poiché così dice Dio: Quanto ai sari che osservano i miei sabati, che hanno scelto ciò che desidero e che si attengono alla mia alleanza , io li darò nella mia casa. , e dentro le Mie mura Un monumento e un nome, meglio che figli o figlie. Darò loro un nome eterno che non perirà.
-Di Ari Lev Fornari, Rabbi Elliot Kukla, Rabbi Dev Noily
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notti insonni di mezzo autunno....
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vividiste · 11 months
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MILLE DUEMILA TREMILA VOLTE BASTARDI😡😡😡😡
In primo piano l'eliminazione dei peli del maiale col fuoco.
Pratica atroce fatta a vivo.
E come in una perfetta catena di montaggio mani veloci e crudeli, prive della più piccola compassione, lavorano su martiri senza peccato.
Ogni vittima è collocata al posto giusto per seguire ogni passaggio, fino alla morte.
La nostra RICHIESTA mette in moto un'intollerabile meccanismo di OFFERTA.
LA LORO SOFFERENZA È LA NOSTRA COLPA PIÙ GRAVE.
Gabriella Dimastrodonato
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Fonte fb😪
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non potete dire a una persona insicura e che ci pensa duemila volte prima di aprire bocca quando non sa esattamente di cosa sta parlando di avere confidenza quando si spiegano certe cose perché a me le figure di merda non piace farle, quindi preferisco che mi considerino ignorante (ho i miei motivi per esserlo, nel senso lavoro da un anno e mezzo, non potete pretendere che sappia fare tutto) che dire due cose diverse nel giro di un'ora
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unwinthehart · 2 years
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"more than how ale loves writing lyrics about t-shirts and sweatshirts him and his exes have kept". Can you elaborate on that?
Uramaki: "You can keep the white and blue sweatshirt" Il Nilo nel Naviglio: "The Lacoste t-shirt is the only thing I have left of yours" Karma ft. Woodkid: "You can keep your greed, and my Kawasaki sweater" Duemila Volte (for Marco Mengoni): "You look at me and tell me you want another cigarette, a perfect life, my t-shirt, my t-shirt"
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*****Il sogno è un vento
Che abbiamo stretto fra le mani
E cento canzoni nuove per domani
E questo uomo guarda in su
E' solo alla metà della sua strada
E quanto mondo ancora c'è
Questo uomo chiude giù il coperchio del suo piano
E si chiude un altro dei suoi giorni messi in fila
Questo uomo mezzo semplice e mezzo strano
A soli tredici anni dal duemila
Cerca ancora il senso delle cose dove sta
Questo uomo nato per andare dove va?
Il sogno è il cielo
Di un'altra notte che è finita
Un grido che sia più forte della vita
E questo uomo adesso sa
Che ha un'altra storia in più
Da chiudere con gli occhi e non smarrire mai
Il sogno ora
Finisce e non finisce niente
E ancora
Avremo questo stesso cuore ❤️
Dentro il cuore della gente
Ed un po' meno soli
E questo uomo che va via
Le volte che si perderà
Lontano fermerà il suo sogno qui
Perché quel sogno è sempre stato qui!*****
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