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#gianfranco fini
ultimaedizione · 1 year
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Il falso problema della pacificazione per il 25 aprile
Parlare di pacificazione attorno al 25 aprile significa tenere in piedi, per alcuni versi, di un falso problema. Non perché non si voglia vedere, è invece confermato in queste ore, come sulla divisività di questa data continuino ad insistere, ma solo loro, quelli che restano culturalmente ed esistenzialmente dei fascisti. Magari, una parte dei quali torna persino indietro rispetto all’evoluzione…
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ginogirolimoni · 3 months
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Tratto da Filippo Ceccarelli, Invano. Il potere in Italia da De Gasperi a questi qua, Feltrinelli, Milano, 2021, pp. 611 - 613.
Gianfranco Fini dice che Giorgia Meloni è antifascista nella sostanza, ciò vuol dire che è antifascista e non lo sa?
Tutti fanno riferimento alla "svolta di Fiuggi" di Fini nel 1995 e alla condanna del "fascismo" dello stesso leader di AN nel 2003 durante una sua visita in Israele, per dimostrare come i nipotini di Mussolini hanno fatto i conti col loro orrendo passato.
In realtà Marcello Veneziani (giornalista vicino alla destra) disse a caldo che a Fiuggi il fascismo fu espulso "come un calcolo". Mentre Fini nel 2003 in Israele non disse, come viene spesso ripetuto, che (il fascismo fu un male assoluto", ma che "le leggi razziali furono un male assoluto", e riguardo all'orrore della Shoa ne parlò come un orrore che il nazismo (non il fascismo) riservò all'intero popolo ebraico.
Nonostante queste cautele, al ritorno in patria, Fini dovette affrontare l'ira dei suoi colonnelli: Storace, Gasparri, La Russa ... da cui partirono nei suoi confronti insulti piuttosto pesanti.
Quando cita Pinuccio Tatarella come politico "geniale" Fini dimostra ancora una volta che non è mai stato capace di valutare la caratura morale di un uomo ... per non parlare delle donne.
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pazzoincasamatta · 10 months
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Open: La villa comprata e venduta in un'ora dal compagno di Santanchè e dalla moglie di La Russa (con un milione di euro di ...
ma Forte dei Marmi non è Montecarlo
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colonna-durruti · 4 months
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Alessandro Gilioli
Può sembrare che un po' abbiano ragione i fascisti di Acca Larenzia: la commemorazione con i saluti romani c'è sempre stata, dal 1979 in poi, perché quindi lo scandalo a questo giro?
Forse, tuttavia, un breve - brevissimo - riassunto di storia recente può darci qualche informazione in più, sul perché.
Storia molto recente: siamo nel gennaio del 2012. Quando, sempre nel giorno dell'anniversario, i neofascisti cambiarono in via Acca Larenzia una serie di cose, a iniziare dalla targa che commemorava le tre vittime.
Quella precedente era stata posta nel 1978 in una cerimonia guidata da Gianfranco Fini, allora segretario generale del Fronte della Gioventù, l'organizzazione giovanile del Msi. Le tre vittime della strage, in quella prima lapide, erano definite "vittime della violenza politica". C'era anche un appello: "Per la libertà e per un'Italia migliore".
Ecco, in quel sabato 7 gennaio 2012 quella lapide venne sostituita da un gruppo di ex missini che contestavano a Fini la sopravvenuta svolta moderata e la condanna del fascismo. Sulla nuova targa c'era scritto che i tre erano stati uccisi "dall'odio comunista e dai servi dello Stato". La firma: "I camerati". I muri attorno alla targa vennero dipinti con murales d'ispirazione tra il romano-imperiale e il fantasy ma soprattutto con una gigantesca croce celtica.
Chi erano quei giovani ex missini che nel gennaio del 2012 inscenarono un restyling commemorativo così identitario, rivendicativo del fascismo e di fatto polemico verso Fini?
Era il gruppo che solo dieci mesi dopo avrebbe fondato Fratelli d'Italia, inclusa l'attuale premier Giorgia Meloni. Con lei, a deporre la targa firmata "i camerati", c'erano tra gli altri Federico Mollicone e Fabrizio Ghera, entrambi tra i fondatori di Fratelli d'Italia. Con loro, quasi tutti i camerati di Colle Oppio, l'ex sede del Msi di Meloni da cui è uscito l'attuale gruppo dirigente del Paese.
In altre parole: quella commemorazione del 2012 - con i suoi saluti romani, la sua nuova targa, la sua grande croce celtica, i suoi richiami imperiali e i suoi "presente!" - è di fatto l'atto fondativo del partito che oggi governa l'Italia. Una fondazione realizzata in contrapposizione al vecchio gruppo dirigente finiano che dal Msi-An era confluito nel Pdl.
Forse per questo ha qualche senso parlarne. E forse per questo Meloni non è esattamente estranea alla sceneggiata dell'altro ieri.
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b0ringasfuck · 1 month
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I fasci a cui ancora rode la "svolta" di Fiuggi ne saranno contenti.
Meglio ricordare le cose buone che ha fatto LVI e ispirarsi al segretario della Difesa della Razza.
Eppure senza Fini non sarebbero arrivati al governo o avere i numeri per sostenere che Ruby fosse la nipote di Mubarak.
La Merda.
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blacklotus-bloog · 5 months
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La dignità è il prezzo consapevolmente pagato per aver deciso di non fermarsi in un santuario qualsiasi, ma soprattutto senza entrarci da mendicante...
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GIANFRANCO FINI - Il Ventennio
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deathshallbenomore · 10 months
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in che senso gianfranco fini è laureato in pedagogia
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rosaleona · 10 months
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Guarda "Silvio Berlusconi vs MEP Martin Schulz; relive the moment" su YouTube
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Non lo posto per Berlusconi.
Lo posto per Gianfranco Fini.
La faccia che fece Fini durante il discorso di Berlusca non la dimenticherò.
Aveva un'espressione da "Eccallà, un'altra figura di merda."
Non ricordavo il tizio che gli si avvicinò per confabulare. Lo stava consolando? Stava suggerendo di narcotizzare il Cavaliere in diretta europea (tanto, figura di cacca più, figura di sterco meno)?
Ricordo lo sguardo incazzato di Prodi ( e per fare incazzare Prodi, ce ne voleva...)
Alla fine manco Fini ce la fa più e sente il bisogno di allontanarsi (che sia stato da quel momento che il Biscione decise di fargliela pagare?).
Ciliegina sulla torta, la faccia di Buttiglione. Che in linea di massima ha la sua espressione abituale ma mi pare un tantino più scoraggiata del solito.
Beati gli europarlamentari che ridevano. Almeno loro si divertivano.
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⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
Pietro Cappellari e Italo Linzalone
LA RIVOLTA IDEALE 1993-1995
Nascita e tramonto del Movimento Sociale Italiano
Volume 1 - Le radici e l’opposizione al sistema
La storia del Movimento Sociale Italiano, per varie ragioni, è sconosciuta ai più. A differenza di tutti i partiti della Prima Repubblica, però, il MSI è ancora fonte di ispirazione: il suo simbolo sopravvive, Almirante è spesso citato come un esempio e la parabola missina – uscita intonsa da Tangentopoli – è tuttora richiamata pubblicamente, anche da chi governa l’Italia.
Eppure – a dispetto di una reinterpretazione postuma, spesso edulcorata per non creare imbarazzi al nuovo corso della destra nazionale inaugurato da Gianfranco Fini – il Movimento Sociale Italiano è stato, innegabilmente e per mezzo secolo, la casa comune di tutti gli italiani che riconoscevano nell’eredita dei “vinti” un riferimento ideale, manifestando contenuti culturali e basi politiche estranee all’universo liberale e al meccanismo liberista.
Queste pagine – che formano il primo dei due volumi dedicati allo studio e all’analisi di quella storia – ripercorrono una parabola umana e politica iniziata nel “cupo tramonto” della disfatta bellica e terminata a Fiuggi nel 1995. Ma c’è di più: questi due volumi, per la prima volta, raccontano la storia mai scritta di coloro che – fuori e dentro il partito – lottarono per rimanere fedeli alle idee di sempre e per impedire che un certo bagaglio politico, culturale e spirituale andasse disperso.
INFO & ORDINI:
www.passaggioalbosco.it
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giancarlonicoli · 5 days
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23 apr 2024 16:53
“UMBERTO BOSSI E’ DI SINISTRA, PER QUESTO CE L’HA CON SALVINI” - MASSIMO FINI INFILA LA PENNA NELLE DIVISIONI DELLA LEGA: “BOSSI HA PRESO DECISAMENTE LE DISTANZE DA SALVINI PERCHÉ NON GLI VA A SANGUE LA POSIZIONE DI ESTREMA DESTRA PRESA DALLA LEGA IN UN GOVERNO GIÀ DI DESTRA, NÉ TANTOMENO IL RAZZISMO ANTROPOLOGICO ESPRESSO DALL’ATTUALE CARROCCIO. LA MITICA PADANIA ERA DI “CHI CI VIVE E CI LAVORA”, SENZA FARE ESAMI DEL SANGUE A CHICCHESSIA (INFATTI HA UNA MOGLIE SICILIANA). BOSSI AVEVA UNA VISIONE VISIONARIA E IN ANTICIPO SUI TEMPI…” -
Estratto dell’articolo di Massimo Fini per il “Fatto quotidiano”
Una notte, tanti anni fa, mi trovavo, verso le 3, in una pizzeria affianco di Bossi. Si parlava non solo di politica, ma anche di donne, amori, motori, […] quando gli feci improvvisamente una domanda a tradimento: “Umberto, tu sei più di destra o di sinistra?”. “Di sinistra, ma se lo scrivi ti faccio un culo così”. Va da sé che lo scrissi […]
Di recente […] Umberto Bossi ha preso decisamente le distanze da Salvini e dalla Lega di quest’ultimo. Non gli va a sangue, all’Umberto, la posizione di estrema destra presa dalla Lega di Salvini in un governo già di destra, né tantomeno il razzismo antropologico espresso dall’attuale Lega. La mitica Padania della prima Lega era di “chi ci vive e ci lavora”, senza fare esami del sangue a chicchessia (Bossi, lo ricordo, ha una moglie siciliana). […] Bossi, in concordanza col grande costituzionalista Gianfranco Miglio, aveva, […] una visione visionaria e totalmente in anticipo sui tempi.
Pensava che in un’Europa politicamente unita i punti di riferimento periferici non sarebbero più stati gli Stati nazionali, ma macroregioni coese economicamente, socialmente, culturalmente e anche dal punto di vista climatico. Non c’è nessuna ragione, per fare qualche esempio, che la Liguria di Ponente abbia un regime diverso dalla costa nizzarda o che Alto Adige e Tirolo siano divisi.
Così come, e al contrario, non c’è nessuna ragione per cui poniamo un professore di scuola di Milano guadagni la stessa cifra di uno di Canicattì, dove il costo della vita è il 30 per cento più basso che a Milano. È il principio delle “gabbie salariali” che Bossi voleva introdurre e per cui fu accusato di razzismo antimeridionale.
[…] L’Europa politicamente unita non si è fatta, anzi è più che mai disunita avendo voluto allargarla a 27 Paesi, troppo lontani tra di loro per storia e cultura. Ma, poiché ognuno ha diritto di veto, l’Europa si trova di fatto paralizzata […] La prima Lega di Bossi, essendo sostanzialmente un movimento antipartitocratico, fu ovviamente osteggiata in tutti i modi dai partiti […] L’ascesa della Lega […] si lega […] alle inchieste di Mani Pulite che stavano scoperchiando il vaso di Pandora della corruzione della classe dirigente politica ed economica.
Più i magistrati di Mani Pulite facevano il proprio, doveroso, mestiere, più cresceva la Lega di Bossi, che spezzava finalmente il consociativismo (alleanza, di fatto, fra Dc e Pci/Pds) che garantiva l’impunità alla classe dirigente […] Gli errori di Umberto Bossi furono sostanzialmente due. Il primo, e più grave, è stato unirsi all’avanzante Silvio Berlusconi, che pur Bossi aveva sprezzantemente chiamato Berluscaso, Berluschì, Berluscosa, Berluskaz.
Il terrore di Bossi era la moltitudine di reati da cui era stato investito. La sua Lega non aveva i quattrini sufficienti per farvi fronte. […] Il secondo errore, forse meno perdonabile perché Bossi non vi era spinto da alcuna esigenza, è stato l’atavico familismo italiano, per cui diede al figlio Renzo, il delfino, il “trota” […], il ruolo di consigliere regionale della Lombardia, dove Renzo fu coinvolto proprio in quei reati di appropriazione indebita dei rimborsi elettorali che erano stati una delle basi delle critiche della Lega bossiana a quello che allora si chiamava il “sistema”. […]
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Casa di Montercarlo, attesa la sentenza per Fini e Tulliani
   E’ iniziata da alcuni minuti l’udienza del processo legato all’acquisto di un appartamento a Montecarlo. La Procura di Roma, il 18 marzo scorso, ha chiesto 8 anni di reclusione per l’ex presidente della Camera, Gianfranco Fini e 9 anni per la compagna Elisabetta Tulliani. Chiesti, inoltre, 10 anni per Giancarlo Tulliani e a 5 anni per il padre Sergio. E’ contestato ancora il reato di…
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lamilanomagazine · 1 month
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Acquisto della casa di Montecarlo, chiesti 8 anni per Gianfranco Fini
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Acquisto della casa di Montecarlo, chiesti 8 anni per Gianfranco Fini. La Procura di Roma ha chiesto 8 anni per l'ex presidente della Camera Gianfranco Fini, imputato nel processo legato all'acquisto di un appartamento a Montecarlo. Chiesti 9 anni per la compagna dell’ex leader di An, Elisabetta Tulliani. Il pm ha inoltre sollecitato una condanna a 10 anni per Giancarlo Tulliani e a 5 anni per il padre Sergio. Nel procedimento si procede anche per il reato di riciclaggio. «Era scontato che la pubblica accusa chiedesse per me la condanna. Continuo ad avere fiducia nella giustizia e ciò in ragione della mia completa estraneità rispetto a quanto addebitatomi». Così Gianfranco Fini commenta la richiesta della Procura di Roma di una condanna di 8 anni. «Ho nascosto a Gianfranco Fini la volontà di mio fratello di comprare la casa di Montecarlo. Non ho mai detto a Fini la provenienza di quel denaro che ero convinta fosse di mio fratello. Il comportamento spregiudicato di mio fratello rappresenta una delle più grandi delusioni della mia vita. Spero di avere dato con questa dichiarazione un elemento per arrivare alla verità». È quanto ha detto in aula Elisabetta Tulliani, imputata, insieme all'ex presidente della Camera, al fratello Giancarlo Tulliani e al padre Sergio nel processo legato all'acquisto di una casa a Montecarlo.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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reginadeinisseni · 4 months
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Dieci anni fa il «Che fai, mi cacci?» di Fini a Berlusconi. La Russa: «A...
3 gennaio COMPLEANNO DI GIANFRANCO FINI SOGNO GIANFRANCO FINI
STRANO SOGNO OGGI. SOGNAVO DI STARE TRA GLI ISCRITTI DI ALLEANZA NAZIONALE CON TANTE PERSONE POI BACIAVO SULLE LABBRA L' ON GIANFRANCO FINI SOTTO GLI OCCHI DI ELISABETTA TULLIANI
16 - 5 - 72 - 3 - 1 - 52 - 7   ROMA
January 3 GIANFRANCO FINI'S BIRTHDAY I DREAM GIANFRANCO FINI
STRANGE DREAM TODAY. I DREAM OF BEING AMONG THE MEMBERS OF ALLIANCE NATIONAL WITH MANY PEOPLE THEN I KISSED THE ON GIANFRANCO FINI ON THE LIPS UNDER THE EYES OF ELISABETTA TULLIANI
16 - 5 - 72 - 3 - 1 - 52 - 7 ROME
❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️ ❤️❤️ #simonebaldelli #gustavopetro #colombia #DONALDTRUMP #TRUMP #BOLSONARO #STRISCIALANOTIZIA #FRANCESCO #RUTELLI #PROPAGANDALIVE #ELUANA #ENGLARO #ELUANAENGLARO #CRISTIANODEANDRE #twitter #facebook #skyrock #linkedin #instagram #okru #tiktok
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ilquadernodelgiallo · 4 months
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A Enzo sembra di essere chiaramente & apertamente contro, ma non sente il bisogno di dirsi che è intimamente pro, perché se ti sta piacendo il mondo che arriva, e però odi quelli che lo stanno costruendo, cioè il capitalismo finanziario e la multi-nazionale cazzuta e de-localizzante, devi ammettere che il problema è tuo, la contraddizione è tua e ci convivi praticamente da quando facevi casini al Mamiani. Ma Enzo, e quelli come lui, non sono in grado di dirselo. _______________ È il potere nella sua manifestazione più pura, cioè nel possesso dei corpi e nella facoltà di infliggere impunemente dolore. [...] Ci ostiniamo a leggere gli eventi, a conferirgli un senso senza sapere cosa davvero sia il senso e se esista fuori di noi o se non sia altro che il costrutto che ci è imprescindibile per vivere, cioè se non sia altro che una catena immaginaria di cause e di effetti. _______________ Ma i no-global erano a loro insaputa intrisi di consenso, perché mancavano di un'ideologia unitaria e cioè, a loro volta, non avevano un costrutto robusto, fatto di odio, di analisi razionale, di opportuna menzogna, di una forte capacità di replicazione nelle menti degli esposti alla sua influenza, vale a dire degli umani giovani. Chi prima cercò e poi subì quella spaventosa violenza, chi visse quelle ore, quegli attimi terribili fra afa e sangue, non aveva dentro di sé un'impalcatura antagonista che gli permettesse di assorbirne l'urto, leggendolo ideologicamente e restituendolo al mittente sotto forma di lotta ulteriore o, come si dice, «innalzando il livello dello scontro», perché si trattava per lo più di creature allevate nel berlusconismo degli anni Ottanta. Il movimento assunse invece l'habitus della vittima, cioè quello di giovani incolpevoli, coi loro innocui valori di eguaglianza universale, ingiustamente massacrati dal sistema. In fondo non stavamo facendo niente, eravamo lì solo per manifestare il nostro dissenso. La cosa più grave fu che era quasi del tutto vero. I no-global di Genova furono massacrati perché capaci anche di violenza, ma privi della forza. La forza è quella che si costruisce con l'ideologia e con la disciplina, cioè col partito, anzi col Partito, cioè un forte partito di tipo leninista a guida centralizzata che nasce dalla sofferenza, un partito capace di intimorire il capitale e i corpi armati dello Stato, un partito capace di mobilitarsi a livello nazionale, con una forte rappresentanza in parlamento che gli permetta di condizionare la politica del Paese. Ma i no-global non potevano essere questo, perché il tempo di quel tipo di aggregazione politica era finito da decenni, ed è per ciò che da semplici manifestanti, privi di servizio d'ordine, si trasformarono in carne da macello, carne rossa piangente sanguinante sbavante implorante, massa inerme in ginocchio davanti alla forza dello Stato che, percependone la debolezza, scatenò su di loro tutta la libidine dei suoi repressi frustrati sotto-pagati servitori. [...] A Genova la forza era tutta dalla parte del governo - di cui Gianfranco Fini era vice-presidente del Consiglio - cha la stava esercitando in modo incontrollato e selvaggio, cioè non politico, ma naturale. In altri termini, fascista. _______________
Noi, come i no-global, possiamo odiare il capitale, ma il capitale non ci odia, gli siamo indifferenti: se gli serviamo ci tiene a stipendio, se no ci scansa e procede oltre, ma se gli rompiamo il cazzo ci schiaccia. I no-global neanche li vede, perché non ha un'anima, è un meme, e ha solo un imperativo: replicarsi e moltiplicarsi, all'infinito, distruggendo tutto, se necessario… Ok la smetto, sono un po' ciucco e straparlo. Filippo dice, Scusa un attimo, tu stai a dì che la politica non può fare niente? Cioè, i giochi sono fatti? Che quelli che sò andati a Genova potevano non annacce che non cambiava niente? Giacomo dice, leggermente biascicando, C'è stato l'89, regà . Fine del comunismo sovietico, cioè dell'unico ente politico globale, assieme a quello cinese - prima che diventasse un altro tipo de capitalismo - capace di arginare l'azione del capitale multi-nazionale e di tenere in piedi i partiti comunisti occidentali con analoga funzione periferica, compreso il pci, che infatti si è subito sciolto. Da quel momento in poi per il capitale è stata tutta discesa. _______________ Un compagno in pullman mi diceva «quella roba non mi interessa, sfasciano tutto, creano tensione, provocano le cariche e poi si defilano, non dico non siano compagni, sono anarchici, e oggi come oggi chiunque mostri antagonismo è compagno, ma scontrarsi con i servitori dello Stato è un atto politico, è una pratica con una sua storia e le sue tecniche, le sue tattiche e certi suoi valori che non ti sto a dire… Sì, valori, cioè significati politici, andare in piazza non è solo protestare, è marcare una presenza, usare il terreno, appropriarsene, esistere politicamente nello spazio e anche nella violenza, quando serve, soprattutto per difendersi: farsi menare non è una bella cosa, è una cosa da vittime, è vittimarsi, è accartocciarsi per terra, è lamentarsi, non reagire a testa alta guardarli in faccia e tenergli testa… Sono umani come noi, ragazzetti descolarizzati dell'hinterland napoletano, della Basilicata, calabresi torvi e socialmente incazzati, gente costretta, coatti, non bisogna dimenticare questi dati quando gli vai sotto…» È andato avanti così per un'ora. Era interessante. I vecchi compagni - avrà avuto tipo una sessantina d'anni - sono così, solidi, coi loro schemi, ha detto Tiziana dopo che lui si è addormentato, è come viaggiare a ritroso in un tempo comunistico che non ho mai conosciuto e che non so se era bello o era brutto, perché nessuno di loro sa davvero dirtelo, qui ce n'è più d'una di queste figure. _______________ Continuamente urla a sé stessa, Via-via-via-di-qui, ma poi resta, attratta non sa bene da cosa. Anzi lo sa, è la percezione del terrore e la visione della violenza e, perché è raro vederla comparire, invece che nella solita fiction, nel vero indicibile della realtà, quando ferisce e spacca crani e insanguina volti e provoca urla lamenti bestemmie. In questo momento i legittimi delegati alla violenza dello Stato è come se dicessero apertamente, Vi possiamo uccidere, per adesso non lo facciamo, ma possiamo farlo e soprattutto vorremmo farlo, tutto questo sangue serve a dirvi che noi, gruppo umano organizzato militarmente cui il sistema ha delegato il monopolio della forza, la esercitiamo nell'unico modo per noi concepibile, quello della violenza. __________ La maggioranza sembra voglia restare non ostante ciò che è accaduto, anzi proprio perché è accaduto: Se scappiamo ora il movimento è morto, dicono. Non sanno ancora che il movimento, come possibile ente politico internazionale di opposizione al capitalismo globalista, è morto comunque. È uno di quei casi in cui alcuni tra i presenti credono che il loro agire momentaneo possa influire e modificare qualcosa dell'inesorabile corso delle cose stabilito dai dominanti, chiunque essi siano, qualunque cosa vogliano.
Francesco Pecoraro, Solo vera è l'estate
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ginogirolimoni · 5 months
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Correva l’anno 2007, correva in tutti i sensi e a sirene spiegate, sono passati pochi anni da allora, ma sono accadute molte cose che i più giovani magari non ricorderanno, eravamo meno fascisti di adesso, nel 1995 c’era stata la Svolta di Fiuggi, in cui il fascismo con tutta quell’acqua diuretica era scivolato giù per lo sciacquone ma molti hanno galleggiato fino adesso.
Nel 2003 Gianfranco Fini si recò in Israele e li addossato al Muro del Pianto con tanto di kippah sulla testa denunciò gli errori del fascismo e definì le Leggi Razziali (le leggi non il fascismo come riporta ancora qualcuno) il “male assoluto”.
La sinistra non era più comunista e non era più neanche sinistra allora come ora, solo che ora almeno lo sappiamo, per sentire qualcosa di sinistra dovevi fare una seduta spiritica: “Spirito di Enrico Berlinguer, se ci sei batti un colpo!”.
Adesso il povero Enrico è li che si rotola nella tomba, da qui le scosse di terremoto in centro Italia, visto che è sepolto nel Cimitero di Prima Porta; che colpo volete che batta se adesso al posto del suo PCI trova il PD, se scorge che gli ultimi segretari sono la Schlein, Letta, Zingaretti, Martina e Renzi? Ecco, su Renzi e sulla figlia su Rete 4 stanno già evacuando i Campi Flegrei.
Il 9 giugno 2007, dicevo, Gustavo Selva, senatore della Repubblica, tessera P2 n° 1814, eletto sulle liste di AN, il partito della Meloni prima della Meloni, quando lei era solo il ministro della Giovinezza, pur di non arrivare in ritardo ad un dibattito televisivo a cui era invitato, finge di avere un malore e si fa trasportare dall’ambulanza del 118 all’indirizzo dello studio televisivo dicendo che si tratta del suo medico di fiducia.
Giunto sul posto si strappa di dosso tutte le apparecchiature di monitoraggio e cura e corre frettolosamente verso lo studio in cui era atteso, seguito dagli infermieri dell’ambulanza, che sembrava quasi una barzelletta sui manicomi in cui il pazzo più furioso riesce a fuggire.
Nonostante le picconate berlusconiane alla Giustizia, quei pochi lacerti che ne erano rimasti riescono a condannare in tempi brevi (6 marzo 2008, col rito abbreviato), il suddetto senatore per truffa ai danni dello Stato, aggravata dall’abuso di potere e dall’interruzione di pubblico ufficio.
Capi d’imputazione che mettono paura, ti chiedi: “Che ne sarà stato del senatore Selva? L’hanno dato in pasto ai coccodrilli del Nilo. Ha trascorso il resto dei suoi giorni nelle celle segrete dell’Inquisizione? Niente di tutto questo, si è beccato 6 mesi di reclusione ed è stato costretto a pagare 200 euro di multa che manco la benzina.
Ogni parallelismo col Freccia Rossa di Gino Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, del Cognatismo e del Demerito, lascia il tempo che trova, perché oggi ai fascisti d’antan si sono aggiunti gli indiani.
Gianfranco Fini in un’intervista a Repubblica del 9 ottobre 2004 disse: “Non avevo precise opinioni politiche. Mi piaceva John Wayne, tutto qui. Arrivato al cinema, beccai spintoni, sputi, calci, strilli perché gli estremisti rossi non volevano farci entrare. E così per reagire a tanta arroganza andai a curiosare nella sede cittadina della Giovane Italia”.
E dove c’è John Wayne ci sono gli indiani e i camerati del 7° cavalleggeri, senza contare poi i vari Geronimo Antonino, Leonardo Apache e Lorenzo Cochise, è normale poi che i fasci siano in qualche modo conquistati più dal Freccia Rossa che dall’Auto Blu.
E vogliamo parlare, poi, di quest’ossessione che colpisce la destra? No, non mi riferisco al nepotismo, all’idea di infilare parenti e amici ovunque se detieni il minimo potere per poterlo fare. Mi riferisco, invece a quella per i treni, i mezzi di trasporto in generale e l’assillo di arrivare in orario.
Infatti, sia Selva allora che Lollobrigida ora sembra dovessero recarsi in uno studio televisivo (Lollo aveva concordato la registrazione della puntata del programma della De Girolamo, pensate quant’è incazzata adesso Nunzia, che ha registrato tutta una puntata col ministro dell’Agricoltura senza sapere che poco prima aveva fermato un treno così come Mosè arrestò la corrente del Mar Rosso per far passare indenne il popolo di Israele).
Come minimo scambieranno questa assenza di domande scomode al ministro come solidarietà cameratesca e la De Girolamo potrebbe essere candidata da FdI alle prossime elezioni europee; e se questo non dovesse accadere, pazienza, vivrà comunque di Pane, amore e fantasia.
Oggi il ministro, se dovesse andare sotto processo, non sarà condannato al carcere, sebbene i poveri carcerati mangino meglio dei ricchi pariolini, né sarà costretto a pagare la multa per i trasgressori che senza alcun grave motivo valido tirano il freno di emergenza, al massimo se ritenuto colpevole di qualcosa, potrà chiedere anche lui di essere affidato, come il suo ex compagno di partito Gianni Alemanno ai servizi sociali, scontando la pena presso la struttura SoSpe-Solidarietà di Suor Paola.
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cinquecolonnemagazine · 5 months
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Non solo Atreju, dai fischi di Craxi al Gabibbo di D'Alema: i leader a casa dell'avversario
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(Adnkronos) - "Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?". La domanda di Nanni Moretti in Ecce Bombo, i leader politici italiani se la sono posta eccome. Tutte quelle volte che hanno ricevuto un invito da un avversario. Come il caso di Elly Schlein che ha detto 'no, grazie' ad Atreju, la festa di FdI. O quando hanno avuto l'opportunità di ritrovarsi in un contesto particolare, non 'confortevole' politicamente. Berlinguer al Congresso Psi Nella primavera del 1984, per la politica un altro mondo, Enrico Berlinguer fa il suo ingresso al congresso del Psi di Verona. Lo accoglie una bordata di fischi. Impassibile, il segretario del Pci siede al suo posto. Poco dopo, dal podio, tra le lunghe pause che sempre riempivamo i suoi discorsi, Bettino Craxi spiega: "So bene che non ci si indirizzava a una persona ma ad una politica che noi giudichiamo profondamente sbagliata. E se i fischi erano un segnale politico che si manifestava contro quella politica, io non mi posso unire a questi fischi solo perché non so fischiare". Berlinguer, suo malgrado, è protagonista di un altro episodio rimasto nella storia. Alle esequie del leader comunista, nel giugno dell'84, si presenta Giorgio Almirante. "Sono venuto per salutare un uomo onesto", dice il leader Msi varcando la soglia di Botteghe oscure. Massimo Magliaro, ex braccio destro di Almirante, ha ricordato più volte: "All’uscita mi disse, telefona a donna Assunta. Dille che è andato tutto bene". Non molti anni dopo, nell'88, furono Giancarlo Pajetta e Nilde Iotti a rendere omaggio alla salma di Almirante ai suoi funerali. Fini alla Festa dell'Unità Altri tempi, altri scenari. Ma la sostanza del leader che decide di varcare la soglia della 'tana' dell'avversario non cambia. Nel '95 Walter Veltroni invita Gianfranco Fini (che accetta) ad un faccia a faccia alla festa dell'Unità: "Il valore della festa è questo, confrontarsi tra schieramenti avversari con rispetto e nel comune obiettivo di lavorare per il bene del Paese", dice Veltroni. L'album dell'94 è invece pieno di foto di Indro Montanelli sotto il simbolo della Quercia: il giornalista è ospite d'onore alla festa dell'Unità di Modena, accolto con una standing ovation (Montanelli ha appena litigato con Berlusconi e lasciato il 'Giornale'): "Vi prego, basta applausi, ve lo chiedo per legittima difesa", implora il giornalista. Foto per foto, resta negli annali quella del '96 del Gabibbo con Massimo D'Alema, in visita agli studi Mediaset: "Un’azienda che è un patrimonio per l’Italia", dice il segretario del Pds. I faccia a faccia ad Atreju Poi, con il passare degli anni, la politica cambia. Aumenta la quota spettacolo. E i faccia a faccia insoliti tra i leader si moltiplicano. Atreju ne ha fatto un marchio di fabbrica. Alla festa di FdI si sono visti, negli anni, Silvio Berlusconi, Fausto Bertinotti, Rosy Bindi, Walter Veltroni, Luciano Violante, Nicola Zingaretti, Giuseppe Conte, Luigi Di Maio, Matteo Renzi, per citarne alcuni. Tutti, spesso, vittime di scherzi e spietate goliardate dei giovani 'fratelli'. Memorabile l'ospitata dell'allora ministro dell'Interno Marco Minniti, nel 2017, accolto da qualche fischio ma uscito tra applausi scroscianti dopo aver deliziato la platea con un paio di aneddoti. Il primo, quando si ritrova nella storica stanza di Italo Balbo: "Era enorme!". Il secondo, particolarmente entusiasmante per la platea, quando da neo sottosegretario alla presidenza del Consiglio finisce alla scrivania che era stata di Benito Mussolini. "Giuliano Ferrara scrisse, quella scrivania era in buone mani!". Giorgia Meloni al Congresso Cgil Non solo Atreju, però. Giorgia Meloni, nel marzo scorso, è intervenuta al Congresso della Cgil, invitata e poi accolta da Maurizio Landini con una storica stretta di mano. E sempre la premier, ai tempi 'solo' leader di Fdi, ha regalato una fulminante battuta al termine di uno degli innumerevoli faccia a faccia (tra convegni e presentazioni di libri) con l'allora segretario del Pd Enrico Letta: "Siamo i Sandra e Raimondo della politica italiana". [email protected] (Web Info) Read the full article
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