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#illustratore-stilista
fashionbooksmilano · 2 years
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Lattuada Il segno elegante
Art direction Roberto Da Pozzo  Grafica Ciro Toscano Immagini Stefano Fiorio
con la collaborazione della Regione Lombardia e della Camera Nazionale della Moda Italiana
Catalogo della mostra "Alberto Lattuada - Il segno elegante", Fondazione Catella, Milano 2008
euro 110,00
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Stilista italiano nato a Caronno Pertusella (Varese). Lo hanno definito "uomo di stile"; le cronache lo fanno nascere professionalmente nel 1955 con i disegni per il quotidiano Women's Wear Daily, anche se già da qualche anno collaborava con Mamme e Bimbi di Silvana Bernasconi. Ha lavorato per numerosi periodici femminili (fra i quali Novità, Bellezza, Annabella e Marie Claire) Linea Italiana e Linea Uomo e per lungo tempo ha dedicato la sua attività pure all'I.W.S. (Segretariato Internazionale della Lana). Conosciuto per il suo spirito ironico, le battute corrosive e feroci, schivo e introverso pur dichiarandosi timido, è noto per le collezioni di abiti, maglieria, pellicceria, calzature e linee sportive d'avanguardia ("Ciò che preferisco è lo sport ad altissimo livello. E ritengo d'essere stato uno dei primi a imporre questo tipo di abbigliamento anche per sera"). Dal '73 al '90 ha creato album e colori per Pitti Filati e per la filatura Avia (poi per Zegna-Baruffa). Sempre fedele al suo personaggio e al suo stile, ha tutt'ora una mano felice e up-to-date. Ha insegnato per dodici anni al Polimoda di Firenze. Nel luglio 2003 alla Galleria del Costume di Palazzo Pitti, venne inaugurata "Alberto Lattuada: un maestro al Polimoda" articolata con termini dal "rural country western" alla "Manhattan Blues" alle deliziose "Victorian eccentrics". Un grande successo a sottolineare la straordinaria carriera dell'illustratore-stilista, protagonista di 50 anni di moda italiana. Di Alberto Lattuada è ben riconoscibile il tratto incisivo, il segno pittorico assolutamente originale, lo stile colto e raffinato con cui ha raccontato con sottile ironia e appasionato interesse il nascere e l'evolversi della moda italiana. Nel febbraio 2008 alla Fondazione Catella di Milano viene realizzata la mostra antologica "Alberto Lattuada - Il segno elegante".
13/10/22
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'Il talento, lo stilista', mostra celebra Walter Albini
La formazione come illustratore, le collaborazioni come stilista freelance e poi tutto il percorso creativo che lo ha reso uno dei protagonisti della moda italiana, dagli anni Sessanta agli Ottanta. A poco più di quarant’anni dalla sua prematura scomparsa, a Prato si rende omaggio allo stilista Walter Albini con una mostra curata da Daniela Degl’Innocenti ed Enrica Morini, in programma dal…
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freedomtripitaly · 5 years
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Come se il viaggio a bordo di questo treno non fosse già abbastanza affascinante. Eppure il Belmond Hiram Bingham, la versione sudamericana dell’Orient Express, si è trasformato in un treno artistico, che sfreccia, con i suoi colori brillanti, tra paesaggi a dir poco mozzafiato, quelli del Perù. Il treno ‘Art in Motion’ si ispira all’arte, alla cultura e alla gastronomia peruviana nella versione più contemporanea. È stato chiesto all’artista e illustratore peruviano Fito Espinosa di realizzare un’opera all’esterno dei vagoni del treno, una vera e propria installazione artistica fatta per la prima volta in Sudamerica: il risultato è splendido. L’idea di base è stata quella di illustrare il viaggio fantastico, lungo uno dei tratti ferroviari più memorabili che esistano, attraversando la flora e la fauna delle Ande, creando un legame con l’antica mitologia degli Inca. Non solo è stato decorato il treno ispirandosi alla cultura peruviana. È stato anche chiesto a uno stilista locale, Jose Miguel Valdivia, di creare le nuove divise per il personale di bordo. Per questo treno speciale è stato studiato un menu gastronomico a base di prodotti tipici (del resto, durante i World Travel Awards 2019, il Perù è stato decretato per nono anno consecutivo “Migliore Destinazione Culinaria al Mondo” e “Migliore Destinazione Culinaria del Sud America” del 2019). Anche il bar serve cocktail studiati dal pluripremiato mixologist Aaron Diaz ispirati alla tradizione peruviana. Nuova linfa per un treno storico degli Anni ’20 dedicato al grande esploratore Hiram Bingham che scoprì la magnifica cittadella dimenticata per secoli di Machu Picchu. Questo treno di lusso viaggia giornalmente da Cusco ad Aguas Calientes, la stazione più vicina a Machu Picchu, dalle Ande giù verso la Valle Sacra costeggiando per quasi l’intero tragitto il fiume Urubamba. Il treno comprende due vagoni ristoranti, un vagone bar e un vagone panoramico con una terrazza all’aperto. Il suo primo viaggio risale al 1999, quando il proprietario della Peru Rail, Lorenzo Sousa, si accordò con la catena di hotel Orient-Express. @Ufficio stampa https://ift.tt/2ORh5N8 C’è un Orient Express ispirato all’arte che corre tra paesaggi mozzafiato Come se il viaggio a bordo di questo treno non fosse già abbastanza affascinante. Eppure il Belmond Hiram Bingham, la versione sudamericana dell’Orient Express, si è trasformato in un treno artistico, che sfreccia, con i suoi colori brillanti, tra paesaggi a dir poco mozzafiato, quelli del Perù. Il treno ‘Art in Motion’ si ispira all’arte, alla cultura e alla gastronomia peruviana nella versione più contemporanea. È stato chiesto all’artista e illustratore peruviano Fito Espinosa di realizzare un’opera all’esterno dei vagoni del treno, una vera e propria installazione artistica fatta per la prima volta in Sudamerica: il risultato è splendido. L’idea di base è stata quella di illustrare il viaggio fantastico, lungo uno dei tratti ferroviari più memorabili che esistano, attraversando la flora e la fauna delle Ande, creando un legame con l’antica mitologia degli Inca. Non solo è stato decorato il treno ispirandosi alla cultura peruviana. È stato anche chiesto a uno stilista locale, Jose Miguel Valdivia, di creare le nuove divise per il personale di bordo. Per questo treno speciale è stato studiato un menu gastronomico a base di prodotti tipici (del resto, durante i World Travel Awards 2019, il Perù è stato decretato per nono anno consecutivo “Migliore Destinazione Culinaria al Mondo” e “Migliore Destinazione Culinaria del Sud America” del 2019). Anche il bar serve cocktail studiati dal pluripremiato mixologist Aaron Diaz ispirati alla tradizione peruviana. Nuova linfa per un treno storico degli Anni ’20 dedicato al grande esploratore Hiram Bingham che scoprì la magnifica cittadella dimenticata per secoli di Machu Picchu. Questo treno di lusso viaggia giornalmente da Cusco ad Aguas Calientes, la stazione più vicina a Machu Picchu, dalle Ande giù verso la Valle Sacra costeggiando per quasi l’intero tragitto il fiume Urubamba. Il treno comprende due vagoni ristoranti, un vagone bar e un vagone panoramico con una terrazza all’aperto. Il suo primo viaggio risale al 1999, quando il proprietario della Peru Rail, Lorenzo Sousa, si accordò con la catena di hotel Orient-Express. @Ufficio stampa Il Belmond Hiram Bingham, la versione sudamericana dell’Orient Express, si è trasformato in un meraviglioso treno artistico.
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martinambf · 5 years
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... "volete essere politically correct siatelo pure, ma per favore non provate a coinvolgere gli altri nella vostra discussione, perché sarebbe la fine di tutto. Volete essere noiosi? Basta essere politically correct". Questo, in estrema sintesi, il Lagerfeld-pensiero: ironico, assolutamente non allineato, controtendenza e soprattutto personale. Se c'è una cosa che Karl Lagerfeld non ha mai cercato di fare è stato cercare di accattivarsi le simpatie del pubblico: lui è sempre andato avanti per la sua strada, a prescindere da successi e dalle polemiche. Karl Lagerfeld, leggendario stilista, fotografo, illustratore, artista, designer, icona della moda e direttore creativo di Chanel e di Fendi. Si è spento all'età di 85 anni. #karllagerfeld #chanel #fendi #fashion #moda #arte #rip #karl #lagerfeld #stilista #balmain #big #passion #cool #love https://www.instagram.com/p/BuGczujFYLo/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1e07zcdivh4xm
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fashioncurrentnews · 6 years
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Intervista a Jim Howard
C’è stato un tempo, prima di Instagram e della fotografia, in cui la moda si affidava alla matita. E sul “New York Times” JIM HOWARD incantava le ragazze.
  Per quarant’anni la pubblicità di moda in America ha portato la firma di un estroso dandy, Jim Howard. I suoi disegni hanno incantato grandi del lusso come Neiman Marcus e Saks Fifth Avenue e permesso alle americane di scoprire fra le pagine del “New York Times” le creazioni di Dior, Oscar de la Renta, Calvin Klein, Yves Saint Laurent. Oggi il fashion system si ricorda di quando la pittura è stata la sua più fedele compagna con “Drawn to Glamour”, la prima retrospettiva dedicata a Howard – arzillo 87enne – e curata da Florence Mül ler al Denver Art Museum.
Come è arrivato all’illustrazione di moda? Durante la mia infanzia, in Texas, l’unico disegnatore che conoscessi si chiamava Walt Disney. Dopo il college volevo diventare pittore, ma ho trovato lavoro come vetrinista in una boutique di Austin e lì ho cominciato a disegnare qualche bozzetto. Verso la fine degli anni Cinquanta ho presentato il mio portfolio a Neiman Marcus, a Dallas, e mi hanno assunto come illustratore di moda. Poco dopo ero freelance a New York.
  In cosa consisteva il suo lavoro? La routine era molto semplice: i grandi magazzini sceglievano gli outfit, le modelle li indossavano, io disegnavo. Il suo stile è diventato iconico. Penso che il merito sia dell’influenza delle riviste italiane, Vogue soprattutto. Avevano un approccio alla moda più esotico e al tempo stesso più realistico di quello che si vedeva in America.
Ha mai pensato di diventare stilista? Stranamente no. Ho fatto solo qualche schizzo di costumi di scena perché amo il teatro. Da qualche anno però produco libri di paper doll, per dar sfogo alla creatività.
Il suo lavoro oggi non esiste più. La fine della mia carriera è cominciata con una telefonata di Macy’s, negli anni Ottanta. Mi annunciavano che avrebbero lavorato con i fotografi. La nuova generazione di art director era cresciuta con la fotografia e gli store avevano smesso di fare pubblicità sui quotidiani. Forse è stato un sollievo, la moda era cambiata e lo stile era diventato erratico al punto da chiedermi se avrei mai potuto interpretarlo. Certo mi avrebbe divertito provarci.
Le foto sono più forti delle pennellate? Può sembrare strano, ma le donne si immedesimano meglio in un’illustrazione. Negli scatti, soprattutto di volti noti, ho l’impressione che questa transizione sia meno immediata.
Segue ancora la moda? Certo! Anche se sono fra i pochi sopravvissuti di un’epoca. Vivo in un quartiere dove molti dei miei vicini sono stati modelli, così ci passiamo le riviste. E ci piace discutere. Sarebbe fantastico aprire Vogue e trovarci solo illustrazioni.
È questo il suo desiderio? Non è l’unico. Quando lavoravo, sono stato a Milano e a Parigi. Oggi ho donato al museo di Denver la mia collezione di disegni. Spero siano loro ora a viaggiare per il mondo.
  Benedetta Blancato, Vogue Italia, luglio 2018, n.815, pag.54
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perfettamentechic · 4 years
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Michael Vollbracht
Michael Vollbracht #MichaelVollbracht #MichaeleVollbracht #Vollbracht #creatoredellostile #perfettamentechic
Michaele Vollbracht, è stato uno stilista americano che ha lavorato sia con il suo nome, sia come head designer per Bill Blass Limited dal 2003 fino alle sue dimissioni nel 2007. Era anche ben noto come illustratore, anche se si considerava prima di tutto un fashion designer. Michael Vollbrachtè nato in una famiglia di militari a Kansas City, nel Mississippi, il 17 novembre 1947, figlio di mezzo…
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ultimavoce · 5 years
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Karl Lagerfeld è morto. Il Kaiser della moda si è spento a Parigi a 85 anni
Morto #Lagerfeld, con lui se ne va un pezzo di storia della #moda
E’ morto Karl Lagerfeld. Lo stilista tedesco si è spento a Parigi a 85 anni dopo una carriera che l’ha incoronato Re della moda.
Personalità eclettica, fuori dalle righe, Lagerfeld non era solo il direttore creativo di Chanel e Fendi ma anche un fotografo, un illustratore e un’artista riconosciuto in tutto il mondo. Era soprannominato Kaiser Karl per l’importanza che aveva la sua figura nel panor…
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fashionbooksmilano · 1 month
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Walter Albini
Il talento, lo stilista
Daniela Degl'Innocenti, Enrica Morini
Skira, Milano 2024, 288 pagine, 22x28cm
euro 45,00
Mostra Prato Museo Tessuto 23 marzo - 22 settembre 2024
Audace, geniale e rivoluzionario, Walter Albini è colui che ha creato il total look e ha intuito la forza (anche economica) dell’unire la creatività all’industria tessile. Walter Albini. Il talento, lo stilista è frutto di un intenso lavoro di studio e ricerca condotto dal Museo del Tessuto di Prato sull’intera vicenda professionale di Albini, assoluto protagonista della moda italiana tra la fine degli anni sessanta e i primi ottanta del Novecento. L’attività di ricerca che sta alla base del progetto nasce in seguito a una cospicua donazione che il Museo ha ricevuto a più riprese tra il 2014 e il 2016: un ricco fondo di bijou, bozzetti, disegni, fotografie, documenti, libri, appartenuti proprio a Walter Albini, che documentano la grande capacità creativa e progettuale di questo straordinario creatore di moda, dal periodo giovanile (1959) fino alla sua scomparsa (1983).
Questo fondo archivistico, finora del tutto inedito, testimonia puntualmente il percorso professionale di Albini: la prima attività come illustratore di riviste di moda, i lavori per Krizia, Baldini e per i brand che hanno sfilato in Sala Bianca a Firenze, fino alla creazione del proprio marchio e oltre. Alla ricognizione complessiva dei materiali confluiti nelle collezioni del Museo si è affiancata la ricerca presso altri corposi fondi e archivi, sia pubblici che privati, tra i quali spicca quello del Centro Studi e Archivio della Comunicazione di Parma e l’Archivio storico Camera Nazionale della Moda Italiana conservato presso l’Università Bocconi. Questo puntuale lavoro di studio ha portato a una rilettura complessiva dell’intero percorso professionale di Albini e ha delineato un ritratto molto più preciso e in molti casi sconosciuto dello stilista.
04/05/24
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'Il talento, lo stilista', una mostra celebra Walter Albini
 La formazione come illustratore, le collaborazioni come stilista freelance e poi tutto il percorso creativo che lo ha reso uno dei protagonisti della moda italiana, dagli anni Sessanta agli Ottanta. A poco più di quarant’anni dalla sua prematura scomparsa, a Prato si rende omaggio allo stilista Walter Albini con una mostra curata da Daniela Degl’Innocenti ed Enrica Morini, in programma dal 23…
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fashionbooksmilano · 3 years
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Chino Bert   Arte - Moda - Grafica
progetto grafico e impaginazione Chino Bert e Massimo Spataro
fotografia delle opere Chiara Samugheo, Gianni Mario, Luca Timossi
Bacchetta Editore, Albenga 2001, 112 pagine,  tiratura limitata e firmata dall’artista
euro 45,00
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Chino Bert, al secolo Franco Bertolotti, stilista e pittore italiano, nasce a Pavia nel 1932e muore ad Albenga nel 2012. All’età di 19 anni debutta come disegnatore di moda. Nel 1952 presenta sulla prestigiosa pedana di Palazzo Pitti la sua collezione di modelli “Scatola”, destando l’interesse degli intenditori. Si trasferisce poi a Roma per disegnare le collezioni della sarta Maria Antonelli. Viene successivamente viene scoperto come illustratore di moda dalla celebre Maria Carità, che dirigeva il prestigioso Salone di bellezza in Rue St. Honorè a Parigi, disegnando in seguito per il quotidiano di moda l’ “Aurore” e per il mensile l’”Art e la Mode”. È del 1963 l’alleanza stilistica con Mila Schon e Loris Abate: 20 modelli a Palazzo Pitti e, due anni dopo, l’ambitissimo premio Neiman Marcus a New York. Nel ’65, è chiamato dalle Fendi che debuttano sulle passerelle ufficiali. Per Mila Schon disegna anche le sete Taroni e Terragni e le lane Nattier e Agnona. Dopo un viaggio a Hollywood nel 1973, scompare. Si saprà più tardi del suo ritiro nel monastero benedettino di Santa Scolastica. Chino diventa don Franco. Negli anni ’90 comincia a dipingere. Passa dal figurativo all’astratto, all’informale, sul filo di una tavolozza sempre ricca di colore e di suggestioni, spesso illuminata da colpi dorati.
07/04/21
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fashioncurrentnews · 6 years
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Yunsé: il brand della designer coreana Seejung Yoon
Ama disegnare abiti, dice che sono bellissimi sulle donne. Anzi, ideali per avere una silhouette perfetta. Lei è Seejung Yoon, nata e cresciuta a Seul in Corea, ha studiato scultura per quattro anni prima di dedicarsi alla moda, ha lavorato tre anni nella divisione fashion di Samsung per trasferirsi poi a Londra dove ha frequentato un master al London College of Fashion. Alla presentazione della sua collezione di laurea, l’interesse del pubblico, dei media e degli esperti di settore è stato tale da indurla a fondare subito J.Jung, il suo brand che ora è diventato Yunsé.
Raccontaci qualcosa della tua collezione: l’ispirazione, i materiali, le silhouette… Maximize of healing è il titolo della mia ultima collezione. Oggi molte persone hanno paura di esprimere ciò che vogliono esprimere, e soffocare queste parole ci rende ancora più vulnerabili. La mia collezione manda un messaggio importante, e cioè che si può stare meglio solo esprimendo quello che sentiamo.  E il sottotitolo della collezione è bleed of tears, significa che molte persone evitano di esprimersi o mandano giù i loro sentimenti negativi e le lacrime. Ho paragonato le loro lacrime invisibili alla parola “blood tears”, lacrime di sangue, e da lì ho sviluppato la palette dei colori  e stampe a partire da emozioni astratte. C’è chi dice che forse sono stati gli anni Venti, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, il periodo più liberatorio per quanto riguarda l’espressione di sé. Le persone che vivevano in quell’epoca avevano rispetto per le opinioni e le espressioni degli altri. In questo periodo Erté, che usava uno pseudonimo, lavorava come illustratore di moda e stilista. Ed è ancora famoso nel suo campo e le sue opere riflettono proprio quel periodo e in particolare la moda flapper degli anni 20. Ho sperimentato con dettagli in nastro e tessuti per creare il mio look personale, non riprodurre lo stile flapper. Forse questa collezione può essere uno spunto di riflessione sui tempi attuali così tesi. Voglio mandare un messaggio, e cioè che i consumatori con questa collezione potranno sentirsi felici, li guarirà, li aiuterà a esprimersi senza paura.
Come ha reagito il mercato? Fortunatamente ho ricevuto molte proposte e interesse da parte del mondo della moda dopo la presentazione su Instagram, oltre a contatti da parte di showroom e buyer internazionali per la prossima stagione, tutte cose che rafforzano il brand. Una risposta indimenticabile è stata quella da parte di Opening Ceremony, ma purtroppo l’offerta è stata cancellata per problemi legati alla produzione e speriamo si realizzi la prossima stagione. Non abbiamo ancora deciso dove presentare la prossima collezione, speriamo ci sia una reazione da parte del mercato anche nei prossimi anni.
Come è cambiato il tuo stile rispetto nel tempo? Fin da piccola ho fatto molta arte, dalla pittura orientale all’arte e scultura multimediale. Questo mio background ha arricchito la mia sensibilità estetica. Inoltre, la mia esperienza lavorativa in  Corea mi ha insegnato a realizzare capi di alta qualità per il mio brand. Le delicate silhouette femminili derivano dal mio background nella scultura e dalla mia esperienza pratica.
Descrivi il tuo brand con solo 5 parole… Immagini, delicato, equilibrio, discreto, inaspettato
Che tipo di donna vorresti vestire con le tue creazioni? Il mio brand è dedicato a una donna che ha grande stima di sé, che si vuole bene e ha una visione molto chiara di se stessa. Inoltre sono muse del brand anche le donne che apprezzano la bellezza e l’estetica.
Chi è la tua musa per eccellenza? Camille Claudel è da sempre la mia musa fin da quando studiavo scultura. È nota per essere stata l’amante segreta di Rodin oltre che sua assistente. Il suo tocco artistico unico e la sua vita sentimentale tragica mi hanno influenzata molto.
Secondo te quale sarà il capo bestseller della collezione? Credo che i vestiti siano i miei capi più belli. In particolare, i vestiti double-face e quelli che si possono modificare saranno i più venduti, hanno una forma versatile e si possono abbinare con altri capi.
Progetti per il futuro? Preparare la prossima collezione sarà il piano base di ogni anno. Ma soprattutto ho uno scopo nella vita, essere felice, ovviamente. Invecchiare accanto alle persone che amo e con il mio brand è il mio più grande obbiettivo.
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perfettamentechic · 7 years
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Il conte Hubert James Marcel Taffin de Givenchy, all’età di 24 anni ha creato, grazie al sostegno finanziario di Louis Fontaine (proprietario di Prisunic’s Retail Empire), la sua haute couture home. Nato nel 1927, a Beauvais, Hubert è stato, in età precoce, ispirato dalle fashion magazines a lavorare per Balenciaga. Così a 17 anni, il futuro stilista, inizia a lavorare come assistente designer con Jacques Fath AS STUDIO grazie all’aiuto di un amico di famiglia e studia all’École Nationale Superieure des Art a Parigi, contro il volere della famiglia. Nel 1946. grazie al famoso illustratore Christian Bérard, Hubert De Givenchy si trasferisce, come designer, da Robert Piquet lavorando sino al 1948 e, con raccomandazione di Christian Dior, lavora da Lucien Lelong perfezionando le sue capacità tecniche. Poi lavora un anno per Jacques Fat e sino al 1951 da Elsa Schiaparelli dove era molto più di un assistente infatti fu promosso come creative director della flagsfhip store situato a Place Vendome, rendendolo il primo couture prêt-à-porter haute couture house.
All’età di 27 anni, nel 1952, debutta con la prima collezione “Les Séparables” a suo nome. Il successo è immediato. In particolare desta grande interesse la blusa bettina, dedicata alla celebre “mannequin” dell’epoca Bettina Graziani. L’anno successivo avviene l’incontro con Audrey Hepburn, la quale diviene la sua musa, incarnando l’ideale estetico femminile da sempre ricercato nelle sue creazione. L’attrice veste i suoi abiti sia nella vita che nei film che interpreta, divenendo ambasciatrice del suo stile, caratterizzato dal taglio classico abbinato ad una fantasia profondamente sentimentale. Tra gli anni ’50 e gli anni ’60 sono molte le creazioni iconiche che lo stilista lancia nelle sue collezioni: l’abito a camicia “shirt dress“,nel 1957 l’abito a sacco “sack dress“,nel 1958 il cappotto “balloon“, l’abito “baby doll” e il mantello a collo avvolgente, l’abito a palloncino e l’abito a bustino dell’anno successivo.
Fin dalle prime collezioni si distingue per una ricerca di tessuti e forme di un’eleganza mai banale. Dopo 4 anni di collaborazione come braccio sinistro della Schiaparelli, Hubert De Givenchy crea la propria casa di moda. La stampa è entusiasta per Givenchy alla sua prima sfilata, il New York Times “A Star is Born”, mentre per Figarò  ” Hubert De Givenchy  becomes l’enfant terrible“.
Nel 1953 il modello “Capucine” occupa la copertina di “Elle” francese ed è la prima di molte altre copertine e le celebrità come Lauren Bacall, Greta Garbo, Sophia Loren, Gloria Swanson, la duchessa di Windsor, Françoise Sagan, Hélène Rochas, Marlene Dietrich, Michèle Morgan e l’imperatrice Farah Pahlavi divennero clienti della maison.
Nel 1955, Audrey Hepburn viene nominata migliore attrice per il suo ruolo in “Sabrina” e l’abito disegnato da Hubert, che l’attrice indossa nel film, ottiene lo stesso successo.
Nel 1957, costituisce una nuova impresa, Parfums Givenchy affidando la direzione al fratello Jean-Claude. Dopo le prime difficoltà, il successo arriva verso la fine degli anni ’60, grazie al lancio dei profumi De e L’Interdit. Quest’ultimo, inizialmente creato in esclusiva per l’amica attrice Audrey Hepburn, prese solo in un secondo momento questa denominazione, che in francese significa Proibito. Le caratteristiche del profumo, dai toni fioriti ed aldeidati, esprime l’immagine di perfezione che l’attrice comunicava. Nel 1959, Hubert de Givenchy propose due fragranze maschili a completamento della linea di prodotti: Monsieur de Ghivenchy e l’Eau de Vétyver, originariamente pensati per se stesso. Nel 1970 vi è il lancio di “Givenchy III” con lo slogan Who knows why we remember a woman and not another one? Givenchy III gives memory to me ed è un tale successo che a Beauvais viene costruita una fabbrica per far fronte alle ordinazioni. Stesso anno viene creato il logo da Hubert De Givenchy per la maison. Nel 1971 Hubert De Givenchy ha disegnato una mantella che poi Riccardo Tisci  ne fa divenire un icona dello stile Givenchy.Nel 2007, per i suoi 50 anni, la maison Givenchy ripropose varie creazioni, tra cui L’Interdit, Vetyver o Givenchy III.
Hubert de Givenchy ha creato i guardaroba personali e di scena dell’attrice Audrey Hepburn, come anche l’abito nero di “Collazione da Tiffay” che diventa uno degli abiti più famosi della house, e per aver vestito clienti come Jacqueline Kennedy, l’imperatrice Farah Pahlavi, Marella Agnelli, la principessa Grace, la duchessa di Windsor, la cantante Frederica von Stade, le attrici Marlene Dietrich, Greta Garbo, Lauren Bacall, Jeanne Moreau e Ingrid Bergman. La più celebre testimonial del marchio è stata Audrey Hepburn.Fin dalle prime collezioni si distingue per una ricerca di tessuti e forme di un’eleganza mai banale. Nel 1968, anno in cui il suo idolo Balenciaga si ritira dal mondo della moda, Givenchy eredita la sua clientela. Nel 1969 vi è il lancio del prêt-à-porter linea uomo chiamata “Gentleman Givenchy”. Il 1988 è l’anno del ritiro dello stilista, che decide di vendere la sua maison al gruppo francese LVMH. A sostituire il designer Hubert de Givenchy nel 1995 fu prima John Galliano, che però fu sostituito dopo breve tempo da Alexander McQueen. Nel 2001 il progettista Julien MacDonald è stato nominato Direttore Artistico per la linea donna, mentre nel 2003 Ozwald Boateng è stato nominato il progettista per la linea uomini. Nel febbraio 2005 lo stilista italiano Riccardo Tisci diventa direttore creativo della maison.
Riccardo Tisci, tarantino di nascita, era ancora piccolo quando la madre Elmerinda rimasta vedova con 9 figli decide di lasciare la Puglia e di trasferirsi in Lombardia. A 17 anni si trasferisce a Londra, grazie a una borsa di studio, e si diploma al Central Saint College. Lavora successivamente come freelance per marchi come Puma e l’italiano Coccapani, prima di firmare un contratto triennale con Ruffo Research. Per la settimana della moda di Milano, Riccardo Tisci, presenta una propria collezione nell’autunno 2004/2005. Subito notato viene contattato dalla maison francese Givenchy, in breve diventa direttore creativo, curando haute couture, prêt-à-porter e accessori. Alla vigilia della presentazione della prima collezione di Givenchy by Riccardo Tisci il designer ha spiegato: “What I want to do, actually, is to continue with the Hubert De Givenchy spirit translated for todays modern woman”. Nella collezione autunno/inverno 2006 viene lanciata la borsa “Nightingale” moderna ed elegante, funzionale disponibile in quattro dimensioni a seconda dell’uso per il giorno o la sera. Nel 2008, la star internazionale Madonna lo contatta per disegnare molti dei costumi del suo Sticky and Sweet Tour, e Riccardo Tisci realizza alcuni costumi art-deco e gypsy. Nel autunno/inverno 2009, vi è la presentazione della borsa “Pandora” che offre un designer senza precedenti e con una forma inizialmente ispirato da un riquadro rettangolare. Mentre nel 2010 viene presentata la borsa “Antigona”, un altro classico degli accessori firmato Riccardo Tisci’s Givenchy. Ispirato da un dettaglio di designer delle sue collezioni, Riccardo Tisci realizza la linea “Obsedia”. E’ del 2012 il lancio della borsa “Lucrezia”.Nota l’amicizia tra Riccardo Tisci e la modella Mariacarla Boscono, presente spesso nelle campagne pubblicitarie di Givenchy, nonché nelle sfilate della maison. Altrettanto nota è l’amicizia che lo lega alla stilista Donatella Versace, che ha prestato il suo volto a Givenchy per la campagna autunno 2015, primo caso di una stilista che s’impegna per la pubblicità di un’altra griffe. Nell’aprile 2016 compare nella lista per la categoria “Artists” tra le 100 persone più influenti del 2016 secondo TIME.
Autore: Lynda Di Natale Fonte: givenchy.com, wekipedia.org
Hubert de Givenchy #hubertdegivenchy #givenchy #creatoredellamoda #creatoredistile #perfettamentechic #felicementechic #lynda Il conte Hubert James Marcel Taffin de Givenchy, all'età di 24 anni ha creato, grazie al sostegno finanziario di Louis Fontaine (proprietario di Prisunic's Retail Empire), la sua haute couture home.
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