Tumgik
#o almeno si prova
mynameis-gloria · 16 days
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Cose in questo martedì. Tra cui hummus homemade e spaghetti di verdura combo per la cena di stasera. Spesa costata un capitale. Sole. Calze artistiche e fragole per merenda.
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deathshallbenomore · 2 years
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#io lo so che passo per stronza. e fino a una certa ci sta anche#però non puoi conoscermi da ventisei anni e cercare da me un’empatia e un modo di esprimermi che non posso darti#io se una persona si mette a piangere di fronte (anche metaforicamente. tipo al telefono) non so che fare#*di fronte a me#cercare di suscitarmi una sentimentalità che non ho (non che non provi sentimenti. a parte gli scherzi. ma ognuno ha il proprio modo di#sentire le cose) perché io mi rapporto ai sentimenti in modo radicalmente diverso dal tuo. mi fa chiudere ancora di più#e il risultato è che sembro una stronza menefreghista. quando non è così!!!#però se mi dici pinco pallo sconosciuto ha un brutto male e questo mi prova psicologicamente *pianto* e ti aspetti che io reagisca nello#stesso modo. o che ti dica quello che magari ti aspetti tu. beh no! non sono in grado! non è così che elaboro i sentimenti! pur condividendo#ovviamente. su tutta la linea. ma empatizzare in maniera così evidente e partecipata non è una cosa che so fare. né la so fingere#e poi tu non ottieni quello che ti aspettavi e si crea un vuoto di non detto di dolore e rabbia e io voglio veramente spaccare qualcosa#perché queste situazioni assolutamente evitabili mi stanno sul cazzo#poi non lo so. forse sono io in una fase in cui alle volte interagire con genitore 1 mi torna incredibilmente difficile. ma perché non è#possibile dovere ogni volta scavalcare questi scogli di low-key permalosità e sentimentalità buttate lì a caso. tutto questo senso della#tragedia quando non è necessario#probabilmente ho qualcosa di sbagliato io. non lo so#bene non si capisce un cazzo ma almeno ho buttato fuori i miei two cents. bella così
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crazy-so-na-sega · 7 months
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Un’escalation in Israele potrebbe innescare una reazione a catena. I palestinesi non hanno alcuna possibilità in una guerra del genere, perché non possono distruggere Israele o infliggergli una sconfitta militare significativa, ma anche Israele non ha nulla per cui combattere. La Palestina è tecnicamente territorio israeliano, che non controlla e non può controllare in nessuna circostanza. È altrettanto impossibile distruggere fisicamente tutti i palestinesi. Se fossimo in una situazione internazionale diversa, i palestinesi potrebbero contare sulla compassione della sinistra internazionale, ma gli Stati Uniti sono guidati da neoconservatori e globalisti. Certamente non si preoccupano dei palestinesi, anche se non sono nemmeno troppo vicini alle politiche nazionaliste di Israele. Ma è la reazione a catena – e soprattutto il comportamento degli Stati islamici (in primis Iran, Turchia, Arabia Saudita, altri Stati del Golfo e l’Egitto) – questa potrebbe essere la logica continuazione. O almeno, questo è ciò che gli strateghi di Hamas potrebbero aver avuto in mente quando hanno deciso di iniziare il conflitto. Il multipolarismo si sta rafforzando, l’intensità dell’egemonia occidentale nel collettivo non occidentale si sta indebolendo. Gli alleati dell'Occidente nel mondo islamico – in particolare la Turchia e i sauditi – non seguono automaticamente ogni ordine di Washington. È questa la situazione in cui sarà messo alla prova il polo islamico, che recentemente ha provocatoriamente aderito ai BRICS. Naturalmente, il conflitto potrebbe estendersi ad altri territori. Non si può escludere il coinvolgimento dell’Iran e di Hezbollah, il che significa il potenziale trasferimento delle ostilità nei territori del Libano e della Siria. Nello stesso Israele ci sono abbastanza palestinesi che odiano ferocemente gli ebrei. Tutto ciò potrebbe avere conseguenze imprevedibili. A mio avviso, gli Stati Uniti e i globalisti cercheranno di chiudere tutto adesso, poiché non otterranno nulla di buono da un’ulteriore escalation. Ancora una cosa: le analogie tra separatismo, irredentismo, ecc. nelle diverse regioni del mondo non sono più valide. L’Occidente riconosce sia l’unità territoriale sia il diritto dei popoli alla secessione quando ne trae beneficio e non li riconosce quando non sono vantaggiosi. Non ci sono regole. In effetti, dovremmo trattare la questione allo stesso modo (e in effetti lo facciamo). Ciò che ci è favorevole è giusto. Nel conflitto israelo-palestinese è difficile, almeno per ora, che la Russia scelga da che parte stare. Ci sono pro e contro in ogni configurazione. I legami con i palestinesi sono antichi e, ovviamente, vittime, ma il fianco destro di Israele cerca anche di perseguire una politica neutrale e amichevole nei confronti della Russia e, così facendo, si discosta dalla selvaggia e inequivocabile russofobia dell’Occidente collettivo. Molto ora dipenderà da come si svolgeranno gli eventi in futuro. Sì, e naturalmente non dobbiamo perdere di vista la dimensione escatologica degli eventi. I palestinesi hanno chiamato la loro operazione 'Al-Aqsa Storm', cioè la tensione intorno a Gerusalemme e l'orizzonte messianico (per Israele) della costruzione del Terzo Tempio sulla Spianata del Tempio (impossibile senza demolire la Moschea di Al-Aqsa, importante santuario musulmano ) è tornato a crescere. I palestinesi stanno cercando di accendere la sensibilità escatologica dei musulmani – sia sciiti, sempre più sensibili a questo tema, sia sunniti (dopo tutto, non sono estranei alle ragioni della fine del mondo e della battaglia finale). Israele e il sionismo sono il Dajjal per i musulmani. Quanto questo sia grave lo vedremo presto, ma in ogni caso è chiaro che chi ignora l'escatologia non capirà nulla della grande politica moderna. E non solo in Medio Oriente, anche se lì è più evidente.
-Alexander Dugin
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chi ignora l'escatologia s'attacchi.
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der-papero · 2 months
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In questo post parlerò bene dei tedeschi, in un contesto anche molto delicato, ma quando se lo meritano ben venga, però non vi ci abituate, che un wurst non fa barbecue. Spero di non urtare la sensibilità di nessuno più di quanto la mia è stata urtata.
Ieri sera, mentre mi dilettavo con un po' di Typescript, avevo in sottofondo su una normale emittente tedesca Fast & Furious 8, detto tra noi una puttanata siderale, ma giusto per vedere qualche cartone ben assestato in faccia ai cattivi.
Ad ogni modo, parte la pubblicità, e tra i vari spot alzo la testa per puro caso, e vedo una coppia con una bimba, in riva ad un lago, i primi due sotto ad un albero in costume (qui i tedeschi vanno spesso al lago a farsi il bagno), e la bimba sulla riva a giocare con l'acqua.
Mo', tutto mi sarei aspettato, che cazz ne so, la pubblicità del formaggio in mezzo al pane, qualche automobile, la crema solare, e invece qui veramente ci sono rimasto di un male incredibile: la telecamera fa un primo piano sugli occhi di lui, poi della bimba che gioca, poi di nuovo su di lui, e vi giuro che fa uno sguardo che mi ha tagliato in due, che non saprei nemmeno definirvi, perché io stavo iniziando a sentirmi male senza manco avere il tempo di realizzare perché. All'improvviso la scena si interrompe, e compaiono delle scritte bianche, lente, su un pannello nero, non vi saprei manco ripetere il contenuto perché ormai io volevo solo portare lo sguardo altrove e dimenticarmi tutto, e diceva più o meno una roba del tipo "se questo lo chiami amore, allora chiamaci, perché possiamo aiutarti".
Ora, personalmente per me è stata una botta allucinante, ci penso da ieri e spero di non rivederla più quella scena, poi chissà, magari la seconda volta potrei razionalizzarla meglio, perché ieri ero totalmente impreparato a vedere una roba simile, come se uno sconosciuto per strada vi rifilasse un cazzotto ad altezza stomaco senza il minimo sentore che potesse accadere, tuttavia ho massima stima verso un modello di società che non nasconde la merda sotto al tappeto, la mostra per quello che è, te la sbatte in faccia senza filtri e mette in piedi (almeno ci prova) un processo che possa prevenire prima che sia troppo tardi.
Qualsiasi imbecille riesce ad urlare "castrazione chimica", ma è in queste cose che si misura la maturità sociale di un popolo.
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libero-de-mente · 5 months
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𝗗𝗶𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹'𝗔𝘃𝘃𝗲𝗻𝘁𝗼
𝟯 𝗱𝗶𝗰𝗲𝗺𝗯𝗿𝗲 𝟮𝟬𝟮𝟯
Caro diario
questa mattina, mentre ancora assonnato cercavo di calcolare le ore che mi rimanevano per tornare a letto questa sera, ho ricevuto una telefonata.
La voce dall'altro lato era concitata "Rino sono caduta, sono sul terrazzo. Ho freddo aiuto. Aiutami ti prego".
Mia madre. Oramai convivo con questa consapevolezza che in qualsiasi momento le possa capitare qualcosa. Del resto intimarle di stare ferma e non fare nulla risulterebbe, per lei, come una condanna a morte.
L'arrendersi all'evidenza che non può pulire, stendere, riassettare la casa in generale o preparare dei manicaretti al sottoscritto come ha sempre fatto sarebbe un colpo letale per lei.
Mentre correvo da mia madre pensavo al "cadere".
Chissà cosa si prova quando a cadere è il tuo corpo, ma non la tua mente e la tua anima. Dev'essere un contrasto forte, il non accettare che il corpo che ti ospita da quando sei nato sia compromesso. mentre la testa ancora vorrebbe fare mille cose.
Il mio corpo è già ceduto molte volte ma era dovuto a qualche patologia, quindi avevo una giustificazione che il mio cervello accettava come discolpa.
Una volta no, cedette anche il mio cervello. Ero disperato, troppe ingiustizie di chi credevo essere mio fratello. Fratello, diminutivo di frate, contrazione del latino frates. A sua volta, il lemma latino trova un riscontro diretto nel sanscrito bhratar, al cui interno troviamo la radice bhar-, legata all'idea di sostentamento e nutrizione.
Stesse radici. Stesso nutrimento. Stesso sangue.
Lei, mia madre, ha vissuto questo tradimento da mamma. Penso che sia ancora più terribile. Lo credo fermamente in quanto genitore anche io, non sopporterei di essere tradito da uno dei miei figli. Preferirei morire piuttosto che vivere tale condizione.
L'ho aiutata, nulla di grave per fortuna caro diario, e dopo averla scaldata e finito le faccende per la quale era caduta, ho fatto una cosa semplice. L'ho fatta ridere. Così da scaldarle il cuore e l'anima.
Natale è in questi gesti, non negli alberi addobbati e nei regali, almeno per me è così. Certo le decorazioni aiutano a vivere in allegria, ma è aiutando che secondo me si crea l'atmosfera che assaporavamo da piccoli.
Credo che oggi sia stato importante che lei si sia rialzata, questo dà forza e coraggio. Non importa come e quando cadi, importa sapersi rialzare, anche con un aiuto, perché così ci si rafforza nell'animo.
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sarcasm-andotherstuff · 5 months
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1) Not all men, non tutti i maschi sono così, non potete generalizzare.
Non generalizzo, ma non vedo per quale ragione dovrei lodare qualcuno per non essere un assassino. Quando un uomo si sente in dovere di precisare di essere diverso da un tizio che controlla, rapisce, aggredisce, uccide una donna che cosa vuole esattamente, un applauso? Una medaglia? Riceviamo forse un premio per non essere criminali?
Non commettere violenza è il livello base di convivenza civile: non si dipinga il minimo della decenza come una prova di virtù.
Se poi la paura è legata alle relazioni (“le donne hanno paura degli uomini, resterò scapolo tutta la vita”), si sappia che per chiunque l’intimità è anche vulnerabilità. Il timore d’essere temuti credo possa almeno pareggiare con il timore di subire violenza, no?
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2) Cherry picking e benaltrismo (Non c’è un aumento di casi! E allora i maschicidi? Gli infanticidi? E allora i paesi islamici?)
Primo. Se si parla di violenza sulle donne il tema è la violenza sulle donne, se ritenete meritevoli di dibattito altri temi fatevi i post vostri.
Secondo. L’allarme sociale si crea di fronte a fenomeni statisticamente rilevanti, non necessariamente in numeri assoluti. Esibire il grafico che mostra che le vittime femminili di omicidio restano costanti negli anni, come se quel dato fosse una vittoria, mostra la mancata comprensione della tendenza, visto che, a fronte della generale diminuzione dei reati (e degli omicidi) la mancata flessione delle vittime femminili non può essere interpretata positivamente.
Terzo. Il fatto che le donne in Iran siano perseguitate e oppresse non rende sopportabile la violenza di genere altrove, né rende capricci o voluttà le rivendicazioni femministe.
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3) Volemosebene, basta guerra tra i sessi!
Denunciare la violenza di genere, riflettere sul patriarcato non significa, né ha mai significato, odiare i maschi, né ingaggiare un derby donne contro uomini, ma casomai criticare un certo tipo di maschi (ma pure di femmine, che ne adottano retorica). In altri termini, significa riconoscere l’egemonia culturale che il privilegio maschile ha imposto e impone. E far emergere questo conflitto, non tra maschi e femmine, ma tra patriarcato e parità, richiede anche argomentazioni forti e toni aspri: nella lotta contro disuguaglianze e discriminazioni, il bon ton non è un requisito essenziale.
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E, quanto a retorica, anche in buonafede, sappiate che non abbiamo bisogno di sentirci dire che doniamo la vita o che siamo esseri angelicati: siamo tutte diverse, con idee, temperamenti, caratteristiche differenti, così come i maschi, così come chiunque. Abbiamo bisogno, e abbiamo diritto, tuttə, di avere potere sul nostro corpo, sul nostro spazio, fisico, psicologico e sociale. Abbiamo bisogno di elaborare e rivendicare, di vivere e di convivere, di legarci restando persone, individualità che esistono non solo in funzione di qualcuno o di qualcosa.
E tra i maschi non cerchiamo, né dovremmo cercare, eroi, salvatori, giustizieri o principi azzurri. Se davvero, sinceramente, autenticamente, non per provocazione o polemica, temete il femminismo e non cogliete problemi nel modello patriarcale, ma vorreste non essere parte del problema, siateci alleati. Riconoscete il privilegio di cui godete (che non è una colpa, è un vantaggio), iniziando da quello della parola: per una volta, lasciate il palco, il microfono, il megafono, l'editoriale, l’ospitata in tv. E chiedete, leggete, ascoltate, cercate di capire e non convincetevi subito di esserci riusciti. Imparate a condividere e rilanciare le parole altrui: ci sono persone che parlano veloci per l’abitudine di essere interrotte, ci sono discorsi che meriterebbero ascolto invece che lezioni, ci sono voci che andrebbero amplificate.
E quando si ha un privilegio il miglior servizio è farsi cassa di risonanza.
Roberta Covelli
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questouomono · 1 month
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Questo uomo no, #137 - Quello che parla dei libri che non ha letto per dimostrare di non sapere le cose di cui parla
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Mi scuso in anticipo per la parentesi molto personale, ma certe cose fanno davvero troppo ridere e credo sia giusto farne esempio utile a più persone possibile.
Di per sé il tipo di maschilista di cui parlo non sarebbe un soggetto nuovo, rappresenta l'ennesima versione di ignorante che merita un posto nella Armata delle Tenebre. Però in questo caso mi ha molto colpito che l'ignoranza venisse proprio da una categoria alla quale appartengo: quella di chi lavora in filosofia. In più (ignoranza al quadrato?) parlando di un libro che affronta argomenti di filosofia: il mio ultimo.
Il soggetto in questione - non importa il nome come non importa il titolo del mio libro, tanto è una scenetta che puntualmente si ripete a ogni libro che tratti di problemi di genere commentato da chi lavora con la filosofia - si produce su un social in un primo commento che già da solo, secondo la nota "Lewis' Law", giustifica l'esistenza del libro stesso:
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Ovviamente non mi sento colpevole affatto, visto che descrivo semplicemente chi sono secondo concetti assolutamente non colpevolizzanti - se li si conosce e li si sa usare. Non vorrei citarmi addosso di nuovo, ma qui si legge evidentemente una coda di paglia enorme, resa rogo fiammeggiante dalla maschia immagine di un Platone intento a prendermi a pugni. Almeno forse mi riterrebbe degno dei suoi colpi; uno che scrive usando i concetti in questo modo probabilmente a Platone farebbe tanto schifo da non volerlo toccare manco per menarlo.
Ma il meglio deve ancora venire: sollecitato da un suo "amico" sui social, il nostro lascia la prova che il libro di cui parla non l'ha letto, o se l'ha letto ha capito cose che non erano nel libro ma già nella sua testa:
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Basta anche solo leggere la quarta di copertina o le bandelle del mio libro per rendersi conto che lamento proprio (tra le altre cose) il fatto che i filosofi hanno sempre messo molto poco, nel loro lavoro, del loro corpo sessuato. In più, Butler praticamente non la cito manco per sbaglio; essendo una post-strutturalista, forse "costruttivista" come viene detto ma certo non fenomenologa come lo sono io, non "uso" in nessun modo il suo pensiero.
Poi vabbè, tutta la pomposa storiella su ideologia e religione rientra nella solita retorica ignorante "antigender" che come vedete è stata ben assimilata senza un briciolo di ricerca o di critica anche da chi ha una cattedra universitaria in filosofia (sì, il soggetto autore delle parole sopra riportate rientra in questa nobile categoria).
Ah, per chi se lo chiedesse: sì, il commento in cui si invoca la pistola (di altro "amico" suo di social) sarebbe da querela, ma già non ho tempo da perdere con gli ignoranti, figuriamoci con i loro amici.
Il problema non è essere d'accordo o no con quello che scrivo eh, figuriamoci. Intravedo un problema più grande nell'essere un cattedratico di filosofia e professare maschilismo ignorante senza neanche rendersene conto. Che è esattamente uno degli argomenti del mio ultimo libro.
Non posso che ringraziare pubblicamente l'autore di questa involontaria ma utile dimostrazione di quanto sostengo. Aggiungo che no, questo uomo no.
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tiaspettoaltrove · 20 days
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La rotta la traccio io.
“Sarò, sempre, un po’ distante”. L’ho scritto nel testo introduttivo di questo blog, e lo ribadisco. Lo sono, e lo sarò sempre più. Perché? Perché quando sono troppo presente, vengo punito. O meglio: quando mi spoglio completamente, quando mostro completamente me stesso per ciò che sono. Mi è capitato anche di recente, con una ragazza che certamente mi starà leggendo. Non sono arrabbiato con lei, davvero, ormai quello della rabbia è un moto che riservo a cose più grandi di me, e non alle persone. Sono semplicemente riflessivo, analizzo la realtà, traggo le mie considerazioni. È evidente ch’io non sia per tutti, che sia difficile gestirmi. È per quello che me ne sto sempre qui da solo, non scrivo a nessuna, mi faccio gli affari miei. Cerco di essere presente il meno possibile, quel tanto che mi basta per sfogarmi quando ne ho bisogno, senza manie insensate di protagonismo. Ovvio, parlo e parlerò sempre di me, nei miei post, ma il tutto finisce entro questo spazio. Chi mi contatta privatamente (e ogni tanto, qualcuna, a quanto pare lo fa) deve sapere che fa male. Tutto qui. Perché poi, se mi si dà corda, si finisce per essere travolti, abbagliati da una luce accecante. È risaputo che voglio dominare, che voglio persuadere, sedurre, condizionare. Che voglio far impazzire colei che incautamente decide di avvicinarsi a me. È così, e non potrebbe che essere così, perché la mia natura è questa. Il mio affetto, il mio amore, la mia attenzione si esprimono attraverso “il polso”, attraverso quella voglia intrigante di piegare a mio volere e piacimento. Non cerco né ho mai cercato la massa, ma solamente quell’unicità da poter imprimere a fuoco a mio piacimento. Posso dare tutto, ma alle mie condizioni. Posso portarti sino al punto più alto del sogno più bello, ma solo se sei con me. Se vuoi fare di testa tua, se vuoi ribellarti, se vuoi fingere di essere migliore di me, sbagli in partenza. In quasi ogni rapporto interpersonale degno di questo nome c’è quella fase in cui la ragazza si rende conto che quello che prova per me è divenuto, in fretta, troppo grande. Insostenibile, perché comporta il rischio della felicità. Subentra la paura, la paura di perdermi, di non essere alla mia altezza, di diventare dipendente. Non posso farci niente, è così e basta. Per quello non mi arrabbio. So quanto valgo, so chi sono e conosco pertanto sia i miei punti di forza che quelli deboli. L’auto-isolamento me lo sono imposto per preservarmi, per difendermi da chi vuole affacciarsi dal balcone, ma subito dopo andare via. Da chi ha paura di cadere di sotto. Con me non puoi tornare indietro, per quello è meglio evitare proprio di affacciarsi. Io, in qualche modo almeno, resto per sempre. E chi mi ha conosciuto lo sa. Ci rimetto sempre io? Sì ok, pazienza. Ormai sono abituato. Ma non crediate che io non capisca, perché capisco benissimo. E vi comprendo anche. Ma non per questo cambio rotta. La strada la decido io, sta a voi poi seguirla o meno. Questa è la libertà che vi lascio.
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susieporta · 26 days
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Giorgia Sitta, diretta come sempre, riguardo al ricercatore spirituale che si isola dal mondo perché "là fuori sono tutti teste di legno poco evolute". Si parla quindi della SUPERBIA che esercitiamo quando rapportandoci con gli umani, sentiamo sempre la necessità di sentirci al di sopra.
"Se vogliamo parlare alle persone di come si sta in coppia, dobbiamo saper stare in coppia.
Se vogliamo parlare alle persone di talenti, bisogna che noi lavoriamo con i nostri talenti.
Se vogliamo parlare di gioia, dobbiamo saper stare nella gioia.
Se vogliamo parlare di sacro, dobbiamo vivere nel sacro.
Altrimenti siamo teorici della ricerca e diventiamo superbi.
Dobbiamo saper stare in mezzo alle persone. Dobbiamo saper stare in mezzo a tutti! La persona consapevole è in grado di parlare e stare con tutti. Poi ha le sue preferenze, ognuno di noi ha la sue preferenze, ma noi dobbiamo poterci relazionare sia alla persona che non ha mai preso in mano manco un libro e sia con quella che conosce la biblioteca a memoria.
Questo determina il nostro grado Evolutivo. È questo che dobbiamo portare nel mondo. Perché se facciamo l'elite degli eletti non cambiamo niente, non cambiamo nessuno e soprattutto non cambiamo NOI stessi.
Noi non siamo l'elite degli eletti. Noi siamo persone che lavorando su di noi portiamo la prova concreta della nostra ricerca nella vita di tutti i giorni. Sapendo stare in mezzo a tutti i tipi di esseri umani. Poi gli amici più stretti saranno persone estremamente intime, estremamente profonde, con le quali condividiamo tanto, ma la nostra capacità di relazionarci sta nel saper far Anima nella carne. Non con le parole ma con l'esempio."
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Il tempo della teoria è finito.
O si dà l'esempio, senza pretendere che la nostra storia (a lieto fine o meno che sia) debba essere la storia di tutti altrimenti sarebbe superbia al cubo, oppure si tace e non si danno consigli.
L'esempio è vivere camminando le proprie parole. O almeno, sforzarsi a provarci attraverso un po' umiltà intellettuale.
Dobbiamo riflettere tutti su questo.
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smokingago · 9 months
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Che amori proibiti hanno molto fascino, è inutile negarlo.
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L’amore è un sentimento complesso e ogni relazione ha le sue caratteristiche peculiari, ma è inutile negare che quando c’è anche un po’ di rischio di essere scoperti si prova una sensazione molto piacevole. Gli amori per così dire proibiti, sono affascinanti sotto molti punti di vista: intanto, sono molto più passionali e ardenti. Potrebbero essere relazioni che è bene tenere nascoste per un gran numero di motivi. Togliendo i casi più eclatanti e forse riprovevoli come l’adulterio e il tradimento, gli amori proibiti sono molto vari.
Ad esempio, potrebbe trattarsi di una relazione con un collega di lavoro. Ma più semplicemente, spesso sono relazioni tra individui che appartengono alla stessa cerchia di amici e per un qualche motivo preferiscono tenere nascosta la loro passione. Il divertimento nel non essere scoperti è qualcosa di impagabile, specialmente se in realtà lo si sta facendo più per svago che per vergogna.
Detto questo, è bene ricordare che questa tipologia di relazioni finisce male piuttosto spesso: oltre al puro e semplice essere scoperti e finire nei guai per le motivazioni che vi portavano a nascondere i vostri sentimenti, capita anche che l’amore bruci e si consumi troppo velocemente. Il dover rimanere costantemente nell’ombra può essere frustrante per uno dei membri della coppia. Questo ovviamente può dar vita a situazioni ancora più pericolose come ricatti e minacce.
Dietro agli amori clandestini si nasconde spesso una necessità. Potrebbe essere che uno dei due partner abbia già delle relazioni amorose nella vita di tutti i giorni che non possono essere rescisse senza difficoltà. Ecco perché molto spesso gli amori proibiti coinvolgono tre persone. Potrebbe anche essere che una delle due persone coinvolte nella relazione segreta sia un personaggio famoso che teme per la sua immagine o per la sua privacy. Potrebbe anche essere che le rispettive famiglie dei due piccioncini facciano pressioni perché la relazione non abbia corso, da qui la necessità del segreto. Il caso più comune però e quello in cui la clandestinità è auto imposta: probabilmente uno dei due partner subisce un certo tipo di pressione mentre l’altro trova affascinante vivere una relazione nascosta nell’ombra. Il fascino del proibito è qualcosa contro cui è difficile lottare in ogni aspetto della nostra vita.
Hai mai sentito il detto le leggi sono fatte per essere infrante? Credo che riassuma molto bene il concetto del proibito: ogni volta che ci viene imposto di non compiere una determinata azione siamo più tentati a eseguirla. Probabilmente è qualcosa di insito nel nostro carattere umano, la proibizione attiva quasi sempre il desiderio. L’amore in particolare se è proibito diventa più ardente e passionale: ogni incontro clandestino diventa un’emozione fortissima alla quale è difficile rinunciare. Gli ostacoli si tramutano in sfide e i pericoli diventano i motori della relazione.
Come ogni cosa a questo mondo, anche gli amori segreti sono destinati a terminare, o almeno a palesarsi. La fine del segreto o può essere dovuta a numerosi fattori: primo fra tutti essere scoperti. Ovviamente non è per forza un male, a volte essere obbligati a esporsi e dichiarare a tutti la propria relazione può essere un modo per renderla più sana e duratura. Un’altra motivazione potrebbe essere perché uno dei due partner non regge più l’anonimato e la clandestinità, perciò chiede e ottiene la desecretazione della relazione. Gli amori clandestini sono molto passionali e piacevoli, ma raramente sono capaci di evolvere e acquistare spessore emotivo: essere obbligati a mantenere il segreto è molto limitante per entrambi i partner e non permette di stabilire una crescita comune.
Cit. dal blog "Apri la Mente'
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diceriadelluntore · 3 months
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a Gaza è davvero un genocidio?
Sto pensando da stamattina a come risponderti. Genocidio è una questione moderna: la parola è stata coniata da Raphael Lemkin, un giurista polacco, che la scrive per la prima volta in un saggio del 1944, Axis Rule In Occupied Europe. Laws Of Occupation, Analysis Of Government. Proposal For Redress. La conia unendo la parola greca genos (tribù o razza) con il termine latino cide (da caedere, uccidere). Va detto che in molte lingue esisteva già una parola simile, per esempio in tedesco (Völkermord, da non confondere con la nemesi potteriana) ma Lemski è un giurista polacco ebreo fuggito dopo l'invasione nazista nel suo paese, quindi non penso volesse usare il termine tedesco. Dopo quello che successe e che tutti sappiamo, nel 1946 dopo la fine dei processi di Norimberga (in cui Lemski si battè con tutte le sue energie per includere quella parola negli atti d’accusa) l’Assemblea Generale dell’ONU dichiarò il genocidio un crimine secondo il diritto internazionale. Due anni dopo, nel 1948, fu adottata la Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, che definisce questo atto commesso con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. Da allora, il genocidio è considerato un crimine dalla comunità internazionale. A questo punto sorge una questione formale e sostanziale: la definizione di tale crimine è precisa e circonstanziata in termini così ristretti che, alla prova dei fatti, ed è la Storia a dimostrarlo, nonostante decine di "candidati", solo le atrocità che avvennero durante, in poco meno di 100 giorni, nel 1994 in Rwanda sono state giudicate come "crimini di genocidio": ti ricordo che dopo l'assassinio del presidente del paese,  Juvénal Habyarimana, da Aprile ad Agosto del 1994 i ribelli dell'etnia Hutu uccisero, la cifra non è mai stata calcolata definitivamente, almeno 800 mila civili Tutsi (la differenza tra i due gruppi, che prima era solo socioeconomica, era diventata di tipo razziale sotto la dominazione belga del paese africano durante il 1800). Il massacro e l'uccisione dei musulmani kosovari durante la Guerra nella Ex Jugoslavia, nonostante processi internazionali e condanne per crimini di guerra, non è "formalmente" un genocidio.
Rimane da risponderti: in definitiva, quello che sta succedendo assomiglia pericolosamente ad un genocidio. Tuttavia, sperando che l'uso della parola non diventi, con l'abuso, una sterile e sciocca "arma politica" (come in realtà è già successo in passato), la questione secondo me contiene due questioni secondarie.
La prima è sottilmente politica e riguarda l'accusa, mossa dal Sudafrica (che fa capo ad una delegazione internazionale) che ha chiamato a rispondere giuridicamente della questione di genocidio lo Stato e la popolazione che ne ha subito l'esempio più drammatico e terrificante. Accusandoli di genocidio, avviene un paradosso identitario niente male, che viene spiegato benissimo da un antropologo che si è sempre occupato di processi identitari, Jean-Loup Amselle: "benchè possa sembrare una affermazione scandalosa, è evidente che il genocidio ha come effetto la costituzione, in quanto tale, del gruppo che si accanisce a distruggere e di dare in particolare al gruppo dei sopravvissuti una consistenza che non avrebbe altrimenti. Il genocidio, per le procedure che mette in atto (...) è quindi il paradigma identitario più efficace della nostra epoca" (Logiche Meticce. Antropologia dell'identità in Africa e altrove. Bollati Boringheri, 1999, pagg. 34-35).
La seconda è di tipo pratico: la sproporzione della risposta al terrificante attacco terroristico del 7 ottobre 2023 subito da Israele ha perso ogni "dimensione" di difesa, che non solo si concretizza nella differenza numerica di vittime, ma nell'indiscriminata e palese distruzione di ogni cosa che riguardi un nemico certo (i terroristi di Hamas) che l'attaccante ha deciso di perseguire in ognuno dall'altra parte, in un modo che fa nascere ben più di un paio di domande sulla premeditazione politica di questa azione militare.
Ovviamente, lascio alla tua curiosità di approfondire future chiacchierate o domande al riguardo. E se qualcuno ti accusa di essere antisemita se la pensi così come me, rispondigli così: la critica si basa su scelte culturali, sempre possibili, e non su quelle di natura, che non lo sono; é una critica a ciò che sta facendo, non a quello che è.
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itsmyecho · 2 days
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Sono arrivato ad un periodo della mia vita in cui metto tutto in dubbio. La verità è che non ho più certezze. Mi sveglio la mattina e mi sento vuoto; ho sempre parlato di questo e più vado avanti nella vita, più vedo che il sentirsi vuoti può solo andare peggiorando. Ho l'ansia se studio e le volte in cui non sto studiando è perché l'unica forza che riesco a trovare è quella che mi permette di stare coricato con gli occhi aperti a guardare il soffitto, eh sì anche lì mi sale l'ansia per non star facendo niente di produttivo o buono nella vita. Prima mi tagliavo e il mio malessere lo sfogavo in qualche modo, avevo tanti sogni e riuscivo ancora ad aggrapparmici. Adesso ho smesso da 8 anni e ogni tanto ci penso. Penso a quanto fosse facile prima piangere per una ragione, sì una ragione che io stesso procuravo ma almeno era una valida ragione. Vorrei andare da uno psicologo ma il solo pensarci mi fa perdere tempo, ultimamente non riesco a trovare il tempo neanche per lavarmi i capelli o per fare le cose più stupide, anche mangiare è diventato difficile figurati parlare con qualcuno. La verità è che lo so quanto questi non siano i veri problemi della vita e so anche che sicuramente questa sensazione di vuoto sono in molti a provarla o che sicuramente tutto questo è solo svogliatezza e basterebbe solo impegnarsi di più. E allora perché se so queste cose non ci riesco comunque? Perché seppur me le ripeta ogni cazzo di giorno la mia mente si blocca e si risveglia dopo ore. A che scopo continuo a vivere se tutte le cose che mi impunto a fare non vanno mai a termine o finisco per rovinare i rapporti con chi ho intorno? Non devi rispondere per forza, volevo solo dire queste cose a qualcuno che forse può capirmi. Non ho detto tutto ma è quanto basta per sentirmi più leggero. Ho provato a parlarne con alcuni ma o mi bloccavo o non riuscivano a capire il mio sentimento, e lo capisco benissimo. Scusa per lo sfogo
Come posso non rispondere a questo sfogo quando percepisco benissimo quello che stai provando in questo preciso istante? Stai vivendo la tua vita tra la corsa e la pigrizia, dove ti sembra di fare troppo ma non stai facendo tanto. Dove il tempo sembra scorrere troppo veloce per le azioni che compi o che stai per compiere. Purtroppo quando arrivi ad uno stadio di malessere interiore così grande, cadi in questo limbo dove diventi una persona appesa tra la vita e la morte su un filo sottile. Il fatto che non riesci a comunicare perché senti di non essere capito, aggrava la situazione. Hai mai provato ad esprimerti in altri modi? Con dei disegni, delle fotografie, dei dipinti, delle canzoni, dei versi? La scrittura e il dialogo non sono sempre l'unico modo per avere vita salva. Non devi permettere alla società di metterti pressione su ciò che devi o non devi diventare nella vita, ricorda che basta già la tua singola esistenza a contribuire allo sviluppo nel mondo, sia nel bene che nel male. Sei riuscito da solo a dedurre la tua posizione e il tuo status mentale e questo non è da tutti, anzi. Hai già la chiave per guarirti, perché ti riconosci, conosci i tuoi errori e il tuo blocco mentale. Ora manca solo la tua forza di volontà nell'applicare il tuo sapere. Ti posso dare un consiglio per alleviare quella sensazione di vuoto. Vai in un parco dove ci sono dei bambini che giocano, o se riesci.. Sarebbe ancora meglio se ti circondassi per un attimo da loro. Osservali bene, cerca di studiare le loro azioni e prova a capire cosa c'è di diverso tra le tue emozioni e le loro. Scatterà qualcosa dentro di te, ne sono certo!
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canesenzafissadimora · 3 months
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Una delle domande più frequenti che mi pongo è: come andrebbe affrontata la vita, affinché risulti leggera, spensierata, felice?
Massimo Troisi direbbe che andrebbe presa come viene, anche se a lui verrebbe sempre e comunque una "chiavica".
Totò direbbe che la vita andrebbe presa con dimenticanza, perché è in quegli attimi che risiedono brevi istanti di felicità. Nella dimenticanza!
Gigi Proietti direbbe che la vita andrebbe vissuta come al teatro dove tutto è finto ma nulla è falso.
Giorgio Gaber direbbe che la vita va affrontata senza il buonsenso comune ma neanche con la retorica di un pazzo.
Rita Levi Montalcini direbbe che è meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita.
Mogol direbbe che non si nasce giovani ma lo si diventa affrontando le difficoltà. Ma, ad ogni modo, si lascia la vita in vecchiaia perché così si prova meno dolore distaccandosene.
Pino Daniele direbbe che nella vita andrebbe fatto e dimenticato, così da poter dare al futuro l'occasione per poter essere migliore del nostro presente.
Charles Bukowski direbbe che la vita sarebbe orribile se non si avesse la possibilità di impazzire almeno una volta.
Eduardo De Filippo direbbe che affrontare la vita da superstiziosi sarebbe da ignoranti ma, non essere superstiziosi, ahimè... porterebbe male.
Fabrizio De Andrè direbbe che condurre una buona vita è un obbligo che ci farà sopportare male la nostra morte.
Cesare Pavese direbbe che va affrontata con amore, perché esso è l'anestetico che rende tutto meno doloroso.
Luciano De Crescenzo direbbe che la vita è divisa in tre fasi: rivoluzione, riflessione e televisione. Si comincia col voler cambiare il mondo e si finisce col cambiare i canali alla televisione.
Daniele Luttazzi direbbe che dovremmo anche ringraziare perché la vita è un attimo appena, altrimenti, sai quante persone dovremmo mandare a quel paese?
Nelson Mandela direbbe che la vita è composta da tanti impossibili passi che vengono, finalmente, compiuti.
E potrei continuare all'infinito ad elencare personaggi più o meno noti e il loro pensiero sull'esistenza comune. La verità resta una: nessuno conosce la verità. Nessuno sa in che modo va affrontata la vita. Esiste un solo modo per scoprirlo: vivere.
Luigi Mattiello
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kneedeepincynade · 6 months
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The United States are uncapable of accepting that other nations are different and have different systems and this is exactly why the "pax americana" has failed and its why many nations prefere the much more accepting China
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🤮 美国式傲慢 | GLI STATI UNITI NON PROMUOVERANNO MAI IL RISPETTO RECIPROCO E LA COMPRENSIONE RECIPROCA
🤹‍♂️ L'arroganza, mista alla confusione, scaturita dalle farneticazioni del Presidente Biden contro il Presidente Xi Jinping, nuovamente definito dal rappresentante degli imperialisti americani come un «dittatore» non deve essere solo condannata, ma anche analizzata con cura 🤔
💬 Dentro la sua frase, è contenuta la prova che gli USA non hanno alcuna intenzione di promuovere il 相互尊重 - Rispetto Reciproco:
💬 «Guarda, lo è. È un dittatore nel senso che è a capo di un Paese Comunista che si basa su una forma di governo totalmente diversa dalla nostra» 🤹‍♂️
😂 Almeno, questa volta, un rappresentante dell'imperialismo statunitense l'ha ammesso: per gli USA basta non avere un modello politico neo-liberale ed economicamente neo-liberista per essere definito "dittatore" 😂
😂 Cina, Russia, Iran, Corea del Nord, Cuba, Venezuela, Bielorussia, Siria - ogni Paese con un proprio modello differente dal neo-liberalismo statunitense, e con un sistema economico diverso dal capitalismo finanziario monopolistico diventa subito una "dittatura" agli occhi degli imperialisti americani 🤡
🚩 Il Partito Comunista Cinese, tramite tutti i suoi rappresentanti, ha sempre dichiarato che non esistono modelli realmente universali, che la democrazia può assumere varie forme, così come il modello economico, e che nessun Paese può egemonizzare il concetto di democrazia o libertà 😍
🐲 Come spiegato nell'Articolo "民主是全人类的共同价值": «La Democrazia è un Valore Comune dell'Umanità, non un monopolio di pochi Paesi, bensì un Diritto di ogni Popolo» | Essa non ha un'unica forma, bensì molte, costruite e fondate sulle condizioni nazionali e materiali di ciascun Paese, e non è un ornamento brillante da sfoggiare per raggiungere fini geopolitici, bensì una soluzione ai problemi reali del Popolo ⭐️
🔍 中华人民共和国全国人民代表大会 - Come funziona l'Assemblea Nazionale del Popolo? 🚩
🔍 协商民主 - Cos'è la Democrazia Socialista Consultativa? 🚩
🔍 人民民主 - Cos'è la Democrazia del Popolo? 🚩
🤮 Neo-maccartismo da "red scare" e sinofobia da "yellow peril" non promuoveranno mai una comprensione tra i morenti Paesi d'Occidente e la Cina 😡
🇬🇷 Quando, all'inizio di novembre, Kyriakos Mītsotakīs - Primo Ministro della Repubblica Ellenica, si è recato in Cina, il Presidente Xi Jinping ha ricordato che 互相学习 - l'Apprendimento Reciproco era uno dei principi fondanti delle Relazioni Sino-Greche 😍
😍 L'Apprendimento Reciproco porta, necessariamente, al Rispetto Reciproco. Questo non accade mai con gli USA, che intendono sempre esportare il loro modello genocida tramite le sanzioni unilaterali, i tentativi di rivoluzione colorata e persino la guerra 😡
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🤮 美国式傲慢 | THE UNITED STATES WILL NEVER PROMOTE MUTUAL RESPECT AND MUTUAL UNDERSTANDING
🤹‍♂️ The arrogance, mixed with confusion, resulting from President Biden's rantings against President Xi Jinping, once again defined by the representative of the American imperialists as a "dictator" must not only be condemned, but also carefully analyzed 🤔
💬 Inside his sentence, there is proof that the USA has no intention of promoting 相互尊重-Mutual Respect:
💬 «Look, it is. He is a dictator in the sense that he is the head of a Communist country that is based on a form of government totally different from ours »🤹‍♂️
😂 At least, this time, a representative of US imperialism admitted it: for the USA it is enough not to have a neo-liberal and economically neo-liberal political model to be defined as a "dictator" 😂
😂 China, Russia, Iran, North Korea, Cuba, Venezuela, Belarus, Syria - each country with its own model different from US neo-liberalism, and with an economic system different from monopoly financial capitalism immediately becomes a "dictatorship" in the eyes of the American imperialists 🤡
🚩 The Chinese Communist Party, through all its representatives, has always declared that there are no truly universal models, that democracy can take various forms, as well as the economic model, and that no country can hegemonize the concept of democracy or freedom 😍
🐲 As explained in the Article "民主是全人类的共同价值": «Democracy is a common value of humanity, not a monopoly of a few countries, but a right of every people» | It does not have a single form, but many, built and founded on the national and material conditions of each country, and it is not a brilliant ornament to show off to achieve geopolitical goals, but rather a solution to the real problems of the People ⭐️
🔍 中华人民共和国全国人民代表大会 - How does the National People's Congress work? 🚩
🔍 协商民主 - What is Consultative Socialist Democracy? 🚩
🔍 人民民主 - What is People's Democracy? 🚩
🤮 "Red scare" neo-McCarthyism and "yellow peril" Sinophobia will never promote understanding between the dying Western countries and China 😡
🇬🇷 When, at the beginning of November, Kyriakos Mītsotakīs - Prime Minister of the Hellenic Republic, visited China, President Xi Jinping recalled that 互相学习 - Mutual Learning was one of the founding principles of Sino-Greek Relations 😍
😍 Mutual Learning necessarily leads to Mutual Respect. This never happens with the USA, which always intends to export its genocidal model through unilateral sanctions, attempted color revolutions and even war 😡
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orotrasparente · 8 months
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giovanni battista cutolo è un nome proprio di persona, per molti non dirà nulla, altri magari l’hanno sentito di sfuggita, in ogni caso giovanni era un ragazzo della mia età, era, perché è morto, ucciso, a napoli
napoli, quella città che molti ultimamente hanno riscoperto per mare fuori o prima ancora per gomorra, sui social negli ultimi anni spopola la gente che si sente “napoletana”, ma solo perché non la vive, è questo il punto, è facile dire napoli è bella, si mangia bene, la gente è simpatica, ma voi che non la vivete non sapete cos’è napoli davvero, o meglio cosa sono i napoletani, i napoletani (per gran parte) sono quelli che ti ammazzano dopo un litigio per un parcheggio perché sì, giovanni, 24 anni, musicista, è stato ucciso per un litigio da un sedicenne (16 anni, io a 16 anni andavo appresso alle ragazze, stavo con i miei amici nell’oratorio, non andavo in giro con una cazzo di pistola) a causa di un parcheggio, un sedicenne che tira fuori una pistola, “me rutt o cazz” e spara, davanti agli occhi della fidanzata di giovanni, che lascia su quell’asfalto insanguinato i suoi sogni, una madre, un fratello, un padre, una famiglia distrutta
“giovanni vive” scrivono con una colomba e un cuore sui social, no, giovanni non vive e non vivrà mai più, per colpa di una città malata, di un sistema malato, napoli e i napoletani (io compreso) dovremmo solo chiedere scusa a giovanni, ma alla fine giovanni è solo un nome proprio di persona, oggi è lui, ieri era francesco pio maimone, domani sarà qualcun altro, vittime innocenti di una città irrecuperabile perché le persone cattive saranno sempre più di quelle buone, a napoli ogni persona ignorante e pregna di cattiveria non fa un figlio, ne fa 10, una sola famiglia fa decine di figli e crescono decine di potenziali criminali, chi è “buono” se ne sta in disparte o almeno ci prova, oppure scappa via da questo posto
napoli non è (solo) il mare, la pizza, il sole, il caffè e quant’altro, napoli è una città bellissima ma popolata da troppi mostri che ne oscurano la bellezza, a napoli i sogni te li strappano dalle mani e te li fanno a pezzi per un parcheggio e tu non puoi fare nulla, sei impotente, perché dall’altra parte ci sono ragazzi o addirittura ragazzini che sono frutti marci, nati da altri frutti marci, che avvelenano giorno dopo giorno, come parassiti, una città
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mccek · 1 year
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Come ogni anno, mi ritrovo qui a scrivere una riflessione, per il giorno del mio compleanno.
Non penso che il problema sia l’età, ma bensì ciò che mi circonda.
Più passano gli anni e più mi rendo conto che la gente si dimentica di te come nulla fosse.
E allora mi chiedo: a che serve continuare a fare del bene dalla mia piccola età se non è mai stato ricambiato nemmeno con semplice grazie?
Lo so, in molti avrebbero già mandato tutto a quel paese e, magari si sarebbe fatto contagiare dalla più grande malattia di cui soffre la nostra generazione, l’odio, che prova indifferenza verso chiunque, anche chi ti starebbe accanto nonostante tutto.
Certe volte mi vorrei lasciare andare, per diventare ciò che forse sarei sempre dovuto essere, uno dei tanti.
Vorrei usare la stessa cattiveria che in tanti hanno usufruito per frustrazione sfogandosi nei miei confronti senza una ragione, perché a casa mia il male non è mai esistito, ah…purtroppo quello c’è in effetti, ma è qualcosa che non scegli, che ti tocca subire contro la tua volontà.
Andrea, Eleonora, tutti voi lassù che vi ho conosciuti in quel reparto, Mamma, che sei ancora qui con me, e non desidero altro, ogni giorno che passa, di poterti continuare a sentire, a vedere, la tua presenza è vitale, come era la loro.
Non voglio piangermi addosso, ognuno ha perso qualcosa nella propria vita, e a volte quel qualcosa è tutto che che avevi, e i miei amici erano l’unica cosa che mi rimaneva, ma vivete dentro me, siete quella parte buona che tiene a bada il marcio che ogni giorno mastico a causa di chi non sa più fermarsi, ragionare, pensare che oltre all’idea che ci si fa sparando a zero, senza almeno provare una volta a conoscerla per quello che è davvero quella persona, c’è un abisso di tristezza, uguale alla vostra, che ci accomuna tutti, e propria essa c’ha sempre lasciato tanti messaggi mai ascoltati, un po’ come quelli in segreteria, e non sarò mai convinto che sia uno psicologo a salvarci veramente, e nemmeno noi stessi, soli, con le proprie forze, ma unendo il nostro male, cosa che da testardi cronici che siamo, mai compiremo, piuttosto godiamo nel vederci soffrire, quasi sapendo che c’è sempre qualcuno che sta peggio di noi, e questo ci rincuora no?
In questo momento mi vengono in mente solo le parole di mia nonna: “non abbandonare mai quella semplicità mista a amore verso il prossimo che hai dentro di te.”
Perché io ho un sogno, che va oltre la scrittura che accompagna le mie lacrime e ogni sera, va oltre la voglia di riscoprirmi ogni giorno, di mettere da parte i miei brevi istanti di felicità per dedicarli a chi ne ha più bisogno di me (e sono tanti), oltre il mio ballare con il mostro che mi porto dentro da fin troppo tempo.
Io sogno che un giorno o l’altro, io, te, noi tutti, ci dimenticassimo di questo maledetto telefono, che ormai c’ha resi automi, frustrati, insopportabili e più trasparenti agli occhi della gente di quanto già lo fossimo.
Chissà, sarebbe una grande conquista tornare a vivere con quel poco di spensieratezza che ci basterebbe, che sicuramente non sarebbe mai quella che avevamo da piccoli, ci sarebbero sempre gli insormontabili problemi legati al lavoro, al costo della vita, ma volete mettere in confronto a come stiamo vivendo ora?
E mi rivolgo sempre alla mia generazione e purtroppo, a quelle che verranno.
Chiedete e scrivete sempre tutti, che vi manca qualcuno che vi ascolti, che si prenda cura di voi, senza se o senza ma…e mi domando cosa stiamo aspettando ancora e quanto aspetteremo!?
Siamo il male che vediamo fare ma che tolleriamo.
Nel frattempo mando lo stesso abbraccio che mi faccio ogni sera a tutti voi, forse il più sincero di quelli che ho ricevuto finora, a te papà, che nonostante le difficoltà e i gravi problemi di lavoro non mi hai mai fatto mancare il cibo a tavola, e pur essendo totalmente diversi, ogni giorno cerchi di spronarmi, senza mai farmi sentire “arrivato”.
A te mamma, che mi hai cresciuto, lasciandomi libertà di agire e pensare, sbagliando e imparando, anche se sono ancora un puntino in questa vita,
A te che trascuri la tua malattia pur di non farmi mai mancare un sorriso, una parola di conforto, quando sprofondo nel deserto della mia depressione.
E a quelle stelle dei miei amici che da lassù illuminano ogni momento buio della mia vita,
ricordandomi che non sono solo, che c’è sempre qualcuno che ha occhi puntati su di me, e non mi lascerà solo per nessuna ragione al mondo.
Resterò sempre ciò che sono.
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