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#paolo rossi
cruyffista · 1 month
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Italian national team, 1978 (x).
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ineedtopost · 11 months
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Rare Paolo Maldini images Part 1
Ok, so I am a follower of the Paolo Maldini tag, and I have seen a concerning lack of posts under it. It has been almost a week. So, I wanted to post some rare pictures of him, that I don't see a lot:
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spettriedemoni · 2 years
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Las cinco de la tarde
È una poesia di Garcia Lorca dedicata a un amico torero morto durante una corrida. L'ora delle corrode è quella: "las cinco de la tarde", le cinque della sera.
Il 5 luglio del 1982 ero in attesa di una partita di calcio, quella che per me sarebbe diventata "la" partita.
Mi fa strano pensare che sono passati 40 anni da allora, mi fa strano scriverlo. Possibile sia passato tutto questo tempo? Zoff aveva 40 anni all'epoca, vuol dire che ne ha 80 oggi? Sì, ha 80 anni. L'ho visto ieri in una intervista concessa proprio in concomitanza del suo compleanno.
Rivedo il vecchio televisore Gunding a colori con quel telaio in plastica che riproduceva le venature del legno, gli 8 canali senza telecomando, il telecomando a volte lo facevo io, a volte mia sorella. Ricordo il caldo, i calzoncini cortissimi, la tapparella abbassata perché di lì a poco si sarebbe abbassato il sole sull'orizzonte e lo avremmo avuto negli occhi seduti sul divano. Un divano di velluto marrone coperto in estate da un lenzuolo perché era davvero troppo caldo per avere il velluto sotto le chiappe.
Avevo cominciato a vedere i replay durante quel mondiale, poi la partita con l'Argentina l'avevo vista ma solo dal secondo tempo in poi. Stava cominciando a piacermi quello sport e non ne ero ancora consapevole. Mi avevano tutti avvisato dell'importanza di quella partita da dentro o fuori per entrambi ma il Brasile aveva battuto l'Argentina 3-1 noi solo 2-1 quindi in caso di parità saremmo tornati a casa. Loro sarebbero stati tra le prime 4 squadre del mondo.
Avevo sentito il nome di Paolo Rossi, Tele Sette lo aveva messo in copertina e presentato come salvatore della patria ma con un bel punto interrogativo. Avevo imparato a riconoscerne la sagoma e il numero, il 20. Ricordavo di averlo visto sfilare davanti alla porta argentina dopo il gol di Tardelli senza però fare gol. Nulla faceva presagire che davvero potesse essere il salvatore della patria.
Invece...
Cinque sembra essere il numero del destino: 5 luglio, alle 5 di sera al quinto minuto Rossi segna. Mi sembra troppo presto, come se un gol non fosse valido se segnato così presto. Invece vale è anche un bel gol nato da una azione corale perfetta o quasi.
Esultiamo in casa, temiamo la reazione del Brasile che come un toro stuzzicato dalle banderillas ora attaccherà a testa bassa con rabbia e orgoglio.
Bastano solo 7 minuti e Zico scappa alla marcatura asfissiante di Gentile, prende quel metro che gli basta per inventare. Un giocatore normale forse allargherebbe il gioco dall'altra parte verso Eder, lui no. Zico ha visto il suo capitano Socrates scattare e passargli davanti. Sembra che il suo piede si giri di 90 gradi invece ha colpito di esterno destro e il pallone è andato verso la porta nostra, davanti ai piedi di Socrates che neppure cambia passo. La palla se la ritrova davanti alla velocità giusta ed è solo davanti a Zoff anche se un po' defilato. Scirea prova a recuperare in scivolata, un giocatore normale la passerebbe in mezzo e così la pensa anche il nostro portiere che però aspetta un attimo prima di spostarsi troppo al centro, tiene il piede sinistro più vicino possibile al palo della porta perché può darsi che Socrates ci provi a tirare da lì però Socrates aspetta, aspetta. E poi aspetta. Quando tira Zoff è troppo spostato e col piede non ci arriva. Si alza una nuvola di calce sulla scivolata di Scirea, se ne alza un'altra alle spalle di Zoff sollevata dal pallone che entra in rete.
Non mi alzo dal mio posto. Mi ero ripromesso di guardare qualche azione, magari solo il primo tempo ma non sarà così. Sento quei suoni in sottofondo, sono le trombette da tifo che fanno un frastuono assordante. Non le sopporto, ma dopo un po' non ci faccio più molto caso.
Mia madre ci crede, chissà perché, mio padre è scettico e vai a sapere se è scaramanzia, invece. Preparati al peggio ma spera nel meglio, come si dice.
Vedo le maglie dei calciatori sudate, Cabrini mi sembra sudato già dagli inni nazionali con i suoi riccioli da divo. Chissà com'è, però i brasiliani non passano in vantaggio, teniamo botta. Verso il 25' una punizione di Antognoni finisce tra le braccia di Waldir Perez, il portiere brasiliano. Ha una faccia un po' anonima, pochi capelli, sembra l'unico normale lì tra loro. Passa la palla con le braccia a Leandro, da questi a Cerezo che viene avvicinato da Graziani che sembra ringhiare come un mastino. Cerezo non pare curarsene e passa in orizzontale verso 3 suoi compagni ma il passaggio è impreciso e nessuno capisce per chi sia quel pallone, si guardano come a dire: "Ma... è per te?" e chissà da dove sbuca Rossi che quel pallone lo prende lui e fa gol. Di nuovo. Stavolta tira forte quasi dal limite dell'area, forse potrebbe avvicinarsi, forse potrebbe tirare meglio ma che importa? È gol.
Sta succedendo qualcosa, il Brasile è già andato in svantaggio contro l'URSS e contro la Scozia ma poi aveva vinto rispettivamente per 2-1 e per 4-1. Stavolta però è diverso: stavolta due gol li ha presi in un'unica partita.
Mio padre salta sul divano e lo rompe, vorremmo abbracciarci ma siamo terrorizzati per la reazione di mamma che ha sentito quell'improvviso "crack". Non c'è tempo per verificare i danni, c'è da soffrire fino al 45'.
Soffriamo ma teniamo il vantaggio, Gentile, nel tentativo di fermare Zico, gli ha afferrato la maglia e gliel'ha strappata, se la cambierà. Noi, una volta al riposo, verifichiamo i danni. Il divano ha una traversina in legno spezzata. Papà la riparerà con una vite, per ora la consegna è di non sedersi assolutamente da quel lato.
Inizia il secondo tempo, come previsto il sole si abbassa e mi arriva la luce negli occhi. Mi sposto, continuo a seguire con il patema questa partita che ora pare interminabile. Ci provano i brasiliani. In tutti i modi, ma Zoff e gli altri difensori sono attenti. Dal 30' poi non abbiamo più il nostro stopper titolare che non riesce più a muovere la caviglia. Bearzot chiama un ragazzo di 18 anni a scaldarsi. Ha i baffoni folti che lo fanno sembrare già adulto, lo chiamano "zio" ma all'anagrafe è registrato come Giuseppe Bergomi e deve prendere in consegna il loro centravanti, un gigante di nome Serginho, uno un po' irascibile, pare abbia sparato alla ex moglie, nel '78 invece ai mondiali non ci è andato perché aveva tirato un calcio a un gurdalinee. Abbiamo pure qualche occasione da gol ma non riusciamo a segnare. A segnare ci riescono loro con il numero 15 Paulo Roberto Falcao. Gioca a Roma da qualche anno, grazie a delle apposite scarpe gioca nonostante un problema all'alluce, ha la tendenza all'alluce valgo. Per non deludere lo sponsor, però, ha dipinto sulle scarpe le tre strisce della Adidas, suo sponsor tecnico. Ha ricevuto palla al limite della nostra area di rigore da Junior, il terzino sinistro. Ha diversi giocatori davanti a sé, non c'è spazio poi però arriva Cerezo, velocissimo che gli passa dietro e se ne va sulla fascia destra. Questo movimento inganna Tardelli e Scirea che seguono Cerezo a cui Falcao ha fatto finta di passare il pallone. Si è accentrato ma ha la palla sul sinistro, il piede debole. Non c'è tempo: deve tirare. Il tiro è fortissimo, Bergomi la sfiora appena con la coscia e Zoff, che ha intuito la direzione, vede la palla passargli a pochissimo dalla sua mano protesa in tuffo. È il 2-2.
Falcao esulta, si vede la vena del collo gonfiarglisi, le riserve che gli corrono incontro in quel momento è lui il salvatore della patria. Non la nostra, però. Chissà come lo accoglieranno a Roma se passano loro.
Mia madre è sicura: "Gliene facciamo un altro" come fosse facile fare un terzo gol al Brasile ora.
Succede che arriva un calcio d'angolo per noi. Il pallone lo ha Waldir Perez. Rossi gli si avvicina: ha fretta, vuole riprendere subito il gioco e si fa dare il pallone. Il portiere brasiliano non cincischia come si fa normalmente in questi casi, non butta il pallone a parabola oltre la testa del nostro attaccante per innervosirlo, no lui gli consegna il pallone e Rossi lo lancia con le mani verso la bandierina dove Conti è pronto a battere il calcio d'angolo.
Il cross è alto, Oscar è Socrates si ostacolano e Tardelli può tentare un tiro al volo per la verità neanche troppo potente. La palla è lenta ma il portiere brasiliano ha il sole negli occhi. Ecco il regalo di Zoff che al momento del sorteggio: ha scelto la metà campo invece del calcio d'inizio. A quell'ora della sera il sole è basso e illumina la porta del Brasile. Graziani in scivolata cerca di prendere la palla ma di fronte a lui c'è Rossi che colpisce di nuovo il pallone.
Aveva ragione mia madre: gliene abbiamo fatto un altro, 3-2.
Ci sarà tempo per il gol di Antognoni annullato ma soprattutto la parata di Zoff all'ultimo minuto.
Vinciamo noi e tutto sembra possibile, incluso vincere un mondiale dopo essere stati dati per spacciati.
È come se l'orgoglio di quegli unici giocatori in campo fosse diventato una metafora del nostro. Come se fossimo tutti Zoff che si alza e fa no con il dito: "No, mi spiace ora è il nostro momento".
Ero rimasto seduto a vedere quella partita dal primo all'ultimo minuto, mai successo fino ad allora. Esultiamo alla fine, ci abbracciamo e vorresti non finisse mai quell'attimo di felicità.
Si, perché eravamo felici e non lo sapevamo.
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lisbs · 1 year
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soomovic · 1 year
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Paolo Rossi, Perugia 1979 | Como poses 1975.
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vanbasten · 2 years
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downtobaker · 25 days
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Otto pillole comiche per ridere di noi stessi
da redazione Cartoline dal futuro: il G20 a Milano secondo Maurizio Milani Indicazioni: Humor è utilizzato per il trattamento di stress, noia, ansia e male di vivere, disgusto per la quotidianità o il genere umano tutto.  Controindicazioni: Humor è sconsigliato nei casi di: – incapacità di leggere o comprendere la lingua italiana – sensibilità per libri superiori alle 100 pagine o intolleranza…
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andreacasadei · 11 months
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pericle
Qui ad Atene noi facciamo così. Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia. Qui ad Atene noi facciamo così. Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento. Qui ad Atene noi facciamo così. La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private. Qui ad Atene noi facciamo così. Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso. Qui ad Atene noi facciamo così. Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore. Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero. Qui ad Atene noi facciamo così. 
Pericle - Discorso agli Ateniesi, 461 a.C. bellissima la rilettura di Paolo Rossi
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brainwavesechoes · 1 year
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Lo spirito di servizio rivela la mentalità di governo.
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cruyffista · 3 months
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paolo rossi & antonio cabrini (x)
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luigiviazzo · 2 years
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Italia 1978 la migliore squadra dell'XI edizione del Campionato Mondiale di Calcio? Meglio addirittura del team che, quattro anni dopo, si sarebbe laureato Campione del Mondo nella magica notte del Santiago Bernabéu?  Il dibattito è aperto ma, in attesa dei verdetti, ripercorriamo insieme l'avventura in terra argentina degli azzurri, con una rosa rinnovatissima rispetto a Germania 1974 (unici superstiti Bellugi, Benetti, Causio, Pulici e Zoff ).
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spettriedemoni · 2 years
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Si gioca in 11 anche l'11 luglio 1982
Sono passati tre giorni dalla semifinale la Camp Nou di Barcellona contro la Polonia. Ci sono diverse bandiere con la scritta Solidarność sugli spalti. Saprò solo molti anni dopo che significa "solidarietà" ed è il nome che un sindacato si è dato sotto il regime polacco.
Il 4 luglio 1982 la Polonia ha affrontato nel suo raggruppamento a 3 l'Unione Sovietica. Ricordo che eravamo a Casalbordino quella sera e mio padre, "comunista così" come direbbe Mario Brega in un famoso film di Verdone, tifa per i Sovietici. Hanno la divisa completamente bianca e quelle lettere CCCP (che da ragazzini interpretavamo con l'improbabile acronimo "Col Cavolo Che Perdo") che campeggiano sul petto. Alla Polonia basta un pareggio perché hanno battuto il Belgio per 3-0 mentre i sovietici devono vincere perché il Belgio lo hanno battuto solo 1-0. La partita si chiuderà sullo 0-0 e l'unica soddisfazione per mio padre è l'ammonizione per Boniek che salterà così la semifinale. Sono dei signori i Sovietici, almeno secondo mio padre, perché non protestano contro l'arbitro per il gioco fin troppo rude dei polacchi. La partita è una questione politica tra uno stato oppresso e il suo oppressore, logico che i polacchi mettessero in campo il più feroce agonismo.
Non sapevamo ancora se saremmo andati in finale contro la Polonia, l'Italia dove ancora battere il Brasile ma ricordo quella sera i Polacchi vestiti completamente di rosso e una partita con poche emozioni per me che volevo vedere solo l'Italia.
L'8 luglio i miei sono a lavoro quel pomeriggio. Io sono da mia nonna con mia cugina e una sua amica e vediamo la partita. Ho imparato tutti i nomi di battesimo dei nostri giocatori e a mia cugina sto rompendo le ovaie perché a ogni calciatore che nomina Martellini io aggiungo il nome di battesimo: «Ecco Oriali che avanza» e io: «Gabriele» e via così. Ormai sono preso dal demone del calcio.
Di quella partita ricordo poco perché dò per scontato che vinceremo. Abbiamo battuto il "Magno Brasile" come lo chiama Brera, la Polonia è robetta, diciamo così. Vinciamo infatti con 2 gol di Rossi che non si ferma più anche senza Gentile siamo troppo forti per loro e loro non hanno Boniek invece. Rivedo la faccia sofferente di Antognoni e il piede nudo senza scarpa né calza, rivedo Conti buttato da un calciatore polacco oltre i cartelloni pubblicitari addosso a un fotografo, vedo Graziani costretto a uscire in barella dopo una botta rimediata contro uno dei rocciosi difensori polacchi. Più di tutto vedo Rossi a terra sommerso di abbracci dopo il 2 a 0. Siamo in finale. L'unica altra immagine che vedo è quella di Boniek sugli spalti con occhiali da sole con uno sguardo vacuo comprensibilmente deluso. Ho un moto di pietà verso lui e i polacchi: mi spiace perché percepisco sarebbe stato più giusto vincere con lui in campo. Mi riprometto che tiferò Polonia alla prossima occasione.
Mio padre viene a prendermi dopo la partita, andiamo in auto a casa e lì ricordo i festeggiamenti per le strade, gli unici che mi ricordo vivamente durante quel mondiale. Ricordo bandiere e gente in festa a torso nudo, in piedi sulle decappottabili tipo la Diana, la 2 Cavalli della Citroën ma più di tutte mi ricordo una Fiat 500 colorata con i tre colori della bandiera italiana e poi gente in Vespa a urlare la propria gioia. Ci credono. Ci crediamo tutti.
Avevo visto qualcosa dell'altra semifinale, la "Battaglia di Siviglia" tra Francia e Germania Ovest e ricordo di aver pensato che era meglio vincesse la Germania perché così l'Italia non avrebbe dovuto rischiare di cambiare maglia per la finale: volevo vedere la mia squadra con la maglia azzurra.
Passano i tedeschi e così la finalissima sarà Italia - Germania. A Vasto dai miei nonni intravedo la finale per il terzo posto tra Polonia e Francia e tifo per i polacchi come mi ero ripromesso e vincono loro infatti.
A Casalbordino siamo ospiti di uno dei fratelli di mia madre. Lì c'è la sua casa al mare: un appartamento in un palazzo di pochi piani a letteralmente due passi dal mare: attraversi la strada e sei in spiaggia. Sono legati mio zio e mio padre, si capiscono e scherzano spesso. A mio zio sono simpatico un po' perché dopo tre figlie femmine forse gli sarebbe piaciuto avere un maschio, un po' perché gli altri nipoti maschi ne combinano di ogni incluso fare lo scivolo sulla sua BMW. Decisamente sono molto più tranquillo dei miei cugini.
Mi ricordo l'emozione dell'attesa quell'11 luglio. Il televisore non è grandissimo ma per fortuna a Casalbordino in qualche modo il segnale TV arriva almeno quello di Rai 1. Schierati per l'inno nazionale vedo entrambe le squadre vestite di bianco. Mi ricordo poi che l'Italia ha la giacca della tuta sopra le maglie per far vedere lo sponsor tecnico. Sì perché le maglie azzurre non hanno il logo dello sponsor ma solo lo scudetto tricolore a sinistra dal lato cuore.
Rivedo Graziani infortunato alla spalla uscire dal campo. Ha le lacrime agli occhi. Sento mio padre dire che abbiamo subito un fallo "a gamba tesa" e ignoro cosa voglia dire poi assisto all'assegnazione del calcio di rigore.
Penso che finalmente vedrò un calcio di rigore a favore dell'Italia e mi chiedo come sarà. Penso poi che Schumacher, il portiere tedesco, ne ha parato qualcuno nella partita precedente e mi assale il pensiero che potrebbe essere allenato. Sono sicuro che lo tirerà Rossi: ho letto che lui e Rumenigge sono entrambi capocannonieri del Mundial con 5 gol a testa: qual miglior momento per far vincere la classifica cannonieri al nostro Rossi?
Non funziona così, Bearzot ha le sue gerarchie: Antognoni è il primo rigorista, ma è infortunato dalla partita con la Polonia, ricordate il piede nudo dolorante? Ecco c'è un taglio che ha reso necessari alcuni punti di sutura e tre giorni sono troppo pochi per recuperare. Ci ha provato fino a pochi minuti prima a vedere se ce la faceva ma non c'è stato nulla da fare e al suo posto gioca Bergomi. Con lui fuori causa il rigorista è Cabrini e alla domanda di Rossi «Te la senti?» lui ha risposto di sì.
Mia madre a distanza di tempo dirà che un amico di mio zio presente quella sera ha detto profeticamente "Tanto lo sbaglia". Onestamente non ricordo la circostanza, ma forse lei è più presente di me che per un attimo mi illudo di aver visto il pallone in rete nonostante Schumacher abbia intuito la direzione del tiro. Cabrini ha effettivamente sbagliato il tiro che è finito fuori.
Quando finisce il primo tempo sono ancora fiducioso. Non so se il mio essere bambino mi porta a questo ottimismo o se è la vittoria sul Brasile a non farmi dubitare che avremo ragione pure dei tedeschi, fatto sta che nel secondo tempo sono convinto vinceremo.
Mi ricordo Oriali a terra che si innervosisce e allontana il pallone con le mani. Forse vuole prendere qualche tedesco in faccia perché davvero non ne può più degli innumerevoli falli che subisce. Ero un po' diffidente nei confronti dell'arbitro perché è brasiliano ma sono più fiducioso sulla sua imparzialità dopo il rigore. Tuttavia a Oriali lo stanno massacrando e lui non ce a fa più, evidentemente.
Succede che quando il pallone torna sul punto dove è stato commesso fallo, Tardelli ha un'intuizione e batte senza aspettare l'arbitro, senza chiedere la distanza e lancia Gentile sulla destra. Da quella parte arriva il cross che attraversa l'area di rigore, rimbalza davanti ad Altobelli e viene deviato in rete da qualcuno dei nostri. SI sono avventati sul pallone Cabrini e Rossi, nello slancio sono finiti in porta pure loro, Schumacher non riesce a deviare il pallone. È 1-0 per noi. Si è alzato Rossi e comincia a correre mentre Martellini con un attimo di esitazione ha appena detto «Ha segnato... Rossi».
Era solo questione di tempo, infondo. Vedo Pertini esultare, non seguo la politica perché alla mia età non è un argomento che interessa, ma questo signore mi è simpatico con la sua pipa e il suo modo di parlare che trovo buffo. Mi sembra un po' un nonno simpatico e alla mano.
Ricordo il gol di Tardelli e la sua gioia incontenibile subito dopo. Penso: "Adesso si mette a piangere" perché la faccia mi sembra quella invece no, non piange. Esulta e corre come un pazzo prima che i compagni lo sommergano di abbracci. C'è gioia e tanta rabbia in quella esultanza.
Ricordo il gol di Altobelli, il giovane entrato a sostituire Graziani, un gol realizzato con freddezza dopo aver spostato il pallone a Schumacher e messo in rete. Rivedo ancora oggi Steilke a terra con il pallone sotto il suo braccio. Mi sembra pianga, chissà se è davvero così o se è una mia impressione. Steilke aveva già pianto quando aveva sbagliato il suo rigore contro la Francia, evidentemente è emotivo di suo, però è anche un mastino e un tignoso insopportabile che non si arrende facilmente. Quella immagine invece restituisce un uomo che ormai si sente sconfitto.
Lo sa il Presidente Pertini che infatti agita l'indice e dice: «Non ci prendono più».
Trovo tutto sommato giusto il gol tedesco alla fine della partita, dopotutto abbiamo già dimostrato di essere superiori e gli "Olè" del pubblico a ogni nostro passaggio lo sottolinea inequivocabilmente. Empatizzo un po' per gli sconfitti ma... ce la meritiamo noi questa vittoria.
Qualche macchina passa lungo la strada che separa la casa di mio zio dal mare. I clacson si sentono forti e si vedono le bandiere sventolare dalle auto in corsa, ma non ci sono folle oceaniche, dopotutto Casalbordino è una località di mare molto meno famosa e popolata di altre.
"Rossi, Tardelli e Altobelli" diventa un coro da urlare un po' ovunque quella sera. Aspettiamo che l'entusiasmo passi un po' prima di riavviarci e tornare a Pescara in quella sera di festa.
Non ricordo nulla del viaggio di ritorno, so solo che ero sul sedile posteriore senza cinture e seggiolini, dietro mio padre mentre mia sorella era dietro mia madre: quella era la formazione tipo quando si facevano viaggi lunghi in auto.
Non riesco a ricordare che macchina avevamo, forse era la Lancia Flavia oppure la Fiat 127 prima di cambiarla e prendere la Lancia Delta. Ricordo che si prendeva la strada statale spesso perché tanto viaggiavamo di domenica e di traffico ce n'era poco e poi sull'autostrada giravano i camion. Così ricordo le strade statali circondate da alberi e da verde.
Eravamo belli nei nostri calzoncini cortissimi e nelle nostre maglie di cotone che non ancora chiamavamo T-shirt.
La mia generazione non aveva visto il mondiale del Messico nel '70, non avevamo apprezzato l'epica di Italia-Germania 4-3 a mezzanotte, no la nostra Italia-Germania era una partita quasi scontata nel risultato: troppo più forti dei tedeschi in quel momento.
Fu un'estate bellissima dove ci sembrò che tutto fosse possibile.
Ci illudemmo che eravamo vincenti e fortunatissimi.
Vincenti magari no, non sempre almeno, però di sicuro fortunatissimi lo eravamo. Vale la pena ricordare e ringraziare sempre per la fortuna che si ha
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gsports · 2 years
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Para envidia de Messi, el grupo que comparte Enner Valencia y Cristiano Ronaldo en los Mundiales
Para envidia de Messi, el grupo que comparte Enner Valencia y Cristiano Ronaldo en los Mundiales
Enner Valencia hizo historia en el debut de la Tri en el Mundial de Qatar 2022. Es que con su doblete no solo ayudó a Ecuador a ser el primer país en ganar el partido inaugural al anfitrión sino que rompió más records. Enner forma parte de un selecto grupo que brilló en Copas del Mundo. Es que el periodista español expertos en datos futboleros, Mr.Chip, dio un dato en el que el delantero…
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jobkhoj · 2 years
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Veltroni and the film about Paolo Rossi: "It was all beautiful" comes out in theaters
Veltroni and the film about Paolo Rossi: “It was all beautiful” comes out in theaters
Arrives in the hall “It was all beautiful” on the life of Paolo Rossi: “He had a determination out of the ordinary” A smile like this cannot be forgotten. Such a sincere and generous smile, a rare smile, which also fills It was all beautiful – Story of Paolino and Pablito, the latest film by Walter Veltroni – produced by Palomar and at the cinema with Vision on 19, 20 and 21 September (and soon…
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statoprecario · 2 years
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Walter Veltroni presenta il suo film È STATO TUTTO BELLO - STORIA DI PAOLINO E PABLITO // 19/9 ore 20.30, Anteo Palazzo del Cinema
Walter Veltroni presenta il suo film È STATO TUTTO BELLO – STORIA DI PAOLINO E PABLITO // 19/9 ore 20.30, Anteo Palazzo del Cinema
Attraverso filmati privati, interviste a chi lo ha conosciuto nella sua intimità, il repertorio delle sue prove più straordinarie e testimonianze dei suoi momenti più difficili, il docu-film ripercorre la storia di Paolo Rossi (insieme Paolino e Pablito) che è sempre stata dolore, gioia, sacrificio, trionfo.     IL FILM Bambino gracile all’apparenza e di famiglia proletaria, Paolino gioca a…
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lidrauniverse · 2 years
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