Tumgik
#schizzare
Text
Tumblr media
Il Silente Loquace ©
— @ilsilenteloquaceblog
8 notes · View notes
deathshallbenomore · 1 year
Text
Tumblr media
la lombardia è la regione che amo (derogatory)
12 notes · View notes
sauolasa · 2 years
Text
La bolla georgiana: così la migrazione russa ha fatto schizzare gli affitti alle stelle
Ad affermarlo sono gli operatori di settore, secondo i quali i prezzi sarebbero saliti del 60-80% da aprile
0 notes
luluemarlene · 3 months
Text
Esercizio retorico: poca attenzione a sintassi e grammatica. 6
"E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre mai s’era potuta riconoscere così."
(Italo Calvino-Il Barone rampante)
Riconoscermi è stato un processo veloce, gioioso e sorprendente
Prima ero solo un'anima errante che chiedeva passaggi a viaggiatori distratti e banali, incapaci di portarmi esattamente dove avevo bisogno di andare.
Poi è arrivato L'Oreste.
Lui mi ha fatto salire sul suo treno colorato di buone maniere e risolutezza e insieme abbiamo iniziato un viaggio verso la comprensione di un sesso che io non avevo mai incontrato.
Non c'è dubbio che fossi predisposta e che la mia attitudine abbia contribuito a tessere il filo che mi ha legata ad una condizione di appartenenza che è prerogativa solo di pochi umani.
Indipendentemente dal ruolo, il filo che lega due menti che hanno avuto il privilegio di
appartenersi, non è recidibile
La mia mente veniva costantemente nutrita dalle nostre prospettive, da un punto di fuga comune
Ci sfamavamo di confronti verbali e a volte stupivamo delle affinità, facendo nostre le differenze.
Ci imparavamo.
Mi manca tanto descrivergli sfacciatamente ciò che mi rende liquida, parlargli delle mie pulsioni mi manca come l'idrogeno all'acqua, senza il quale non può chiamarsi tale
Ed io volevo continuare ad essere acqua fresca per la sua gola assetata
Viaggiava a tutta velocità, l'Oreste.
A volte provavo a saltare sul quel treno, con l'illusione che restare sospesa per un attimo avrebbe rallentato il mio incedere
Ma la fisica è universale in questo tempo e in ogni luogo, e lui era il mio sistema di riferimento inerziale
Procedeva costante e dinamico, senza attrito, senza freni, ed io con lui.
Una volta lo paragonai al bosone di Higgs
Gli dissi che la materia, come la conosciamo oggi, si è creata solo grazie a quel bosone
Io ero la particella elementare che riceveva la sua massa dal bosone Oreste, e da lì iniziavo ad esistere.
Ancora oggi, sopraffatta dalla tristezza che provo nel non poterlo accudire, la mia fica si desta dal suo torpore solo se penso alla sua voce e mi
ricorda che sono stata. lo ERO
Appartenevo al suo ciclo vitale e lui al mio e mi piaceva gonfiare il suo cazzo e il suo già enorme ego... quello era il mio compito : custodirlo, riempirlo, esaltarlo...
Come è mio il compito di raccontare cosa c'è dietro a tanto impegno
È dovere di chi è rimasto appassionare chi non ha conosciuto lo sviluppo di questi legami
Appartenere è euforizzante e nel momento in cui si viene sopraffatti, non può più essere lo stesso
È metamorfosi.
È uno stato volontario che scorre sulla pelle ed è spesso percepito da chi lo incontra, come felicità, sicurezza e quasi mai riconosciuto per quello che è: infinita fiducia
Altera tutti i livelli di neurotrasmettitori cerebrali e un po' subdolamente, entra sotto pelle.
Come una sostanza tossica , si impossessa delle cellule e ne muta il genoma
Ricorda l'innamoramento dove avvengono modificazioni biologiche che con il tempo rientrano nei parametri e si trasformano in affetto o in casi più rari , in amore
Ma l'appartenenza non riguarda questi sentimenti comuni
È quello che prova un suddito per il suo Re, un soldato per la Patria, una vittima per il suo carnefice
Quando l'Oreste ha fermato il nostro mondo non ha rallentato, l'ha fatto all'improvviso, bruscamente, stop, fermo, fine
Ora immaginate un crash test e di guardarlo in slow motion
Godetevi il mio schianto contro le pareti di quello che erano state le mie sicurezze
Guardatemi schizzare a rallentatore, in avanti, lasciando indietro le leggerezze, i capelli, vestiti
Poi anche loro, una frazione di secondo dopo, hanno raggiunto la faccia, i denti, vene, ossa e si sono appiccicati al miscuglio di organi e umanità che mi avevano reso la sua schiava
Ed ero sua, anche sfatta e agonizzante
Appartenere mi aveva messo delle radici all'anima e non si può estirpare un albero per farlo radicare altrove senza rischiare di ucciderlo e ho deciso, forse vigliaccamente, che nessuno poteva prendere il suo posto
Avevo curato il mio giardino, l'avevo reso unico. Privarlo della fonte che lo disseta avrebbe
seccato le arterie rimaste , mi avrebbe resa orfana della parte più sanguigna di me, la sua parte
Ma anche nell'assenza io volevo preservarlo, non volevo che entrasse nessuno nel tempio sacro che avevo costruito e plasmato, nella mia personale visione di religione monoteista.
Non ho mai voluto scrivere di lui perché uso la scrittura per esorcizzare la fine delle cose, la dipartita emotiva e questo avrebbe dato l'addio definitivo
... e poi ho sempre solo scritto per eccitare lui.
Non è mai stato il protagonista, era il beneficiario! Quei racconti parlano delle nostre fantasie e dei piaceri che avevamo creato insieme e scrivere e rileggere mi eccitava come scoparlo, anzi di più
Intendiamoci, adoravo scopare con l'Oreste, ma paradossalmente la mia fica vibrava e sbavava più a parlarci che a toccarlo.
Rispondere alle sue domande, impegnarmi a non trasgredire, rispettare il suo volere, la faceva colare e per difendersi dalle banalità pornografiche che ci circondavano, lei aveva umori solo per la sua voce
Trasudava sugo solo per i suoi neuroni erotomami e libidinosi
Sessualmente seduttivo, il porco!
Ed è quello che segue che lo eccitava, non questa montagna di spazzatura da scribacchina patetica
" Così ieri ho pisciato dentro ad un bicchiere, poi ho preso lo speculum, l'ho riempito di saliva e me lo sono infilata nella fica
Allargarmi la fica con quel coso mi arrapa da morire, ma so che tu preferisci il mio culo
Mi sono masturbata un po' tormentandomi il clitoride e quando l'eccitazione è diventata incontrollabile, l'ho sfilato e sporco di sangue del ciclo me lo sono infilato in culo
Mi sono girata a culo all'aria , ho appoggiato la faccia per terra, ho girato la vite che apre lo strumento
Il mio sfintere si dilatava e ti immaginavo, vestito, dietro di me, che eseguivi quell'operazione lentamente, con fare da chirurgo, ma con lo sguardo e il respiro da lupo affamato
Ho immaginato il rumore della zip dei tuoi pantaloni e cristo se ho pregato che arrivassi davvero a pisciarmi in culo
Dentro quella scarico vuoto, bisognoso di appartenerti , con movenze da contorsionista, ho rovesciato ancora caldo il mio piscio.
E di nuovo clitoride e ancora pensieri che mi facevano colare
Cosa avresti preferito?
Levare lo speculum e incularmi o vedermi svuotare davanti alla tua faccia?
Entrambe le cose, probabilmente.
Sono entrata nella vasca dopo aver tolto dolorosamente quell'oggetto di tortura
Mi sono accovacciata come per pisciare e dopo aver atteso un tempo che nn passava mai, ho spinto energicamente e un fiotto di piscio, da subito limpido e poi sporco del mio sudiciume, ha invaso la vasca da bagno
Guardando quello schifo mi sono masturbata
Ti volevo lì, a osservarmi fiero ed eccitato
Orgoglioso della tua puttana."
Ecco.
Io resto comunque inchiodata a tutte queste oscenità , per scelta o per bisogno , per divulgare lo tsunami di nefandezze emotive, il vortice concupiscente.
Sono comunque una sopravvissuta, implosa, collassata, come una stella che, terminato il suo carburante, cede alla gravità
Ecco, io cedo al buco nero che resta, dove nulla sfugge, nulla di quello che ricordo, che ho vissuto, nulla di ciò che sono diventata per volere suo, potrà mai vincerlo
Lui resta attrattivo, ineluttabile...
... E inesistente
Perché forse Oreste non esiste , se non come proiezione di fantasie e voglie inconfessabili, bisogni inespressi di una mente malata e volgare : la mia mente,
Lei è produttrice di scenari indecenti e lascivi che piano piano hanno soffocato tutta la parte poetica e dolce che c'era in me
Prometto che la seconda parte, se mai ci sarà, parlerà di quella parte della mia mente che ancora custodisce l'Oreste schifoso e depravato
Scriverò di facce schiacciate contro lo specchio con dietro un uomo che mi incula senza tregua, di mutandine tolte e abbandonate sugli scaffali dei supermercati, di cazzi sporchi e ripuliti dalla mia bocca affamata , di obbedienza e fluide attese ...
Tutto questo è intrappolato nella mia testa e mi ha mangiata, cazzo! Masticata piano piano
E io devo aver fagocitato il ricordo e alla fine non è rimasto niente, tranne il pesantore che sento al centro dello stomaco
Oppure è la peperonata di ieri sera.
29 notes · View notes
angelap3 · 12 days
Text
Tumblr media
La parola di oggi è RABBIA.
Sentimento esageratamente forte.
Parte dalle mani e si diffonde rapidamente in ogni punto del corpo: ci devasta, perfino gli occhi sembrano schizzare dalle orbite, e non vediamo più nulla.
Ci sentiamo isolati in un vortice e rivoltati fin nelle viscere.
Il respiro si fa affannoso, il cuore batte all'impazzata.
Le tempie pulsano, le narici si dilatano, i denti digrignano.
Se siete arrivati fin qui, vi sarete detti " che energia!"
Già.
Infatti dopo l'esplosione di rabbia, arriva il crollo.
Il corpo non regge.
Si fiacca, si spossa,le conseguenze a volte sono fatali e comunque dalla rabbia non si esce indenni: qualche parte dell'organismo si ammala.
La domanda a questo punto è: vale la pena?
(Angela P.)
17 notes · View notes
abr · 9 months
Text
Sondaggiò
40 notes · View notes
gregor-samsung · 14 days
Text
" Vengo invitato come relatore a un convegno di tre giorni a Torino, un workshop internazionale con decine di partecipanti. Non conosco nessuno di questi colleghi, ma apprezzo la circostanza di un ambiente del tutto nuovo e di gente mai vista. S. è morto da sei mesi. Al ristorante dell’albergo dove si svolge il convegno i posti non sono assegnati e alla prima pausa per il pranzo mi ritrovo a dividere il tavolo con un relatore olandese, un afroamericano di Miami, una canadese, un belga, una brasiliana e un altro italiano, di Roma. L’imbarazzo iniziale dura poco, ci troviamo a discorrere come se ci conoscessimo da mesi, amici di lunga data. La casualità che ci ha riunito allo stesso tavolo si trasforma all’istante in un legame. Finiamo per trascorrere insieme il resto di questi tre giorni. Il convegno, i pranzi, le cene, le serate fuori a bere nei bar della città. Essere sconosciuto fra sconosciuti è rilassante, l’atmosfera di unità che si è venuta a creare fra noi, destinata a durare una finestra di tempo così limitata, ha qualcosa di magico. Ognuno di noi lo riconosce.
L’ultima notte del convegno faccio un sogno eccezionale. Sono in un enorme luna-park e mi aggiro incuriosito fra le diverse attrazioni. Giungo a una giostra composta da una ruota orizzontale alla quale sono agganciate una serie di seggioline a due posti. Decido di salire e ne occupo una da solo. La giostra si mette in moto e dapprima gira piano, poi acquista velocità e comincia a piacermi parecchio. Anzi, mi dico che era tanto che non salivo su un’attrazione del genere e che avevo dimenticato quanto potessero essere divertenti. La velocità del carosello si fa vertiginosa, ormai non riesco neppure a intravedere i volti degli occupanti degli altri seggiolini, è tutto troppo frenetico e confuso, ma questa folle velocità invece di preoccuparmi mi fa ridere fino alle lacrime. Poi il mio seggiolino si stacca dal resto della giostra e comincia a schizzare verso il cielo. Non provo alcuna paura, al contrario ne sono estasiato. Sto volando incontro al cielo, il vento nei capelli, la terra che si allontana sotto di me, sto compiendo un viaggio imprevedibile ed è una sensazione stupenda. Con un’improvvisa intuizione razionale mi rendo conto che sono felice, felice come non ero da mesi. Ed è a quel punto che accade: sento la voce di S. al mio fianco, che nell’orecchio mi sussurra: “Questa felicità è il mio regalo. Buon compleanno”. Mi risveglio all’istante. È la mattina del 18 aprile: me ne ero dimenticato, ma è il mio compleanno.
Questa felicità è il mio regalo. A oggi è il sogno più bello che abbia mai fatto. "
Matteo B. Bianchi, La vita di chi resta, Mondadori, 2023¹; pp. 144-145.
11 notes · View notes
Text
Tumblr media
Se fossimo stati creati per schizzare fuori dal letto appena svegli, dormiremmo tutti nel tostapane.... Buongiorno bella gente ...☀️😘☕☕🌹
36 notes · View notes
ve-nere · 11 months
Text
I prossimi che mi diranno:
- io non sono come gli altri
-io non ti feriró
- io ti capisco
- io ci tengo
-io ti voglio bene
- la prima
Vi prenderò a pugni in faccia fino a farvi schizzare il sangue:).
30 notes · View notes
sunsetshunter · 4 months
Text
“A volte immagino una bambina di nome Luna, una bambina con il mio taglio di occhi e il colore dei suoi, una bambina che non esiste e forse non esisterà mai. A volte ci parlo come parlo al cielo, tra me e me, piena di qualcosa che non so cos’è ma che certe sere mi travolge. Le dico che i suoi capelli sono come l’oro e non deve permettere a nessuno di toccarli se lei non vuole. Le dico che il mare a luglio le assomiglia e che le assomigliano i gabbiani, i pettirossi e le volpi, perché sono liberi e lei come loro può andare e fare qualsiasi cosa, varcare qualsiasi confine, volare ovunque, senza dimenticare però di guardarsi intorno. Le dico di stare attenta al suo cuore, ma anche a quello degli altri, perché il mondo ha un un unico cuore enorme e se se ne spezza anche una minuscola parte ne risentiamo un po’ tutti. Le dico che è bella, perché male non fa mai. Le dico che se vuole può cantare, ballare, saltare nelle pozzanghere. Basta che dia un occhio all’orologio per essere sicura di non svegliare chi invece sta cercando di sognare. Basta che stia attenta a non schizzare nessuno. Le dico di concentrarsi su ogni più piccolo suono, perché è anche nel rumore dei passi di qualcuno che torna a casa, nelle foglie che si muovono con il vento e nella musica che si nasconde la vita. Le dico di guardare bene le mani delle persone che ama, perché le mani raccontano tante storie che gli occhi cercano di nascondere. Non sto a ripeterle le stesse cose che si dicono sempre: che sbagliare va bene, che la perfezione non esiste, che siamo esseri umani. No. Le racconto la mia vita e le spiego che ho fatto tanti errori, ma quasi sempre per amore, e quindi va bene così. I bambini ti ascoltano di più se gli parli di te, quindi le racconto di quando stavo per perdermi nel mar Tirreno, di quel tramonto in Grecia, di quella volta che mi hanno detto di no e ho continuato a respirare. Le dico “quant’è bello respirare”. Le dico “guarda le stelle, non brillano tutte allo stesso modo, ma esistono ed è un miracolo”. Le dico di perdonarmi, perché c’è sempre qualcosa per cui chiedere scusa. Ciao Luna. Saluta sempre quando entri da qualche parte. E ringrazia. Ok?”
-Susanna Casciani.
9 notes · View notes
intotheclash · 1 year
Quote
Non me n'è mai fottuto un cazzo del nazionalismo, mi fa vomitare e basta. Perché non li aboliscono tutti, sti paesi del cazzo? E non ammazzano tutti i politici, cazzo? Quei parassiti in doppio petto sempre pronti a schizzare in piedi, a dire palle e coglionate da fascisti con un bel sorriso stampato in faccia.
Irvine Welsh - Trainspotting
19 notes · View notes
Text
MA E’ ARRIVATO CON UN CERO CON LA SUA FACCIA
FATELO SCHIZZARE IN CIMA SUBITO
45 notes · View notes
loveninfeaninfea · 7 months
Text
Vorrei gentilmente ricordare ai maschietti, che se una donna commenta un post ironico un pó spinto, non vi sta chiedendo di mandagli il caxxo in chat, non vi sta dicendo :"Provaci con me". Ha semplicemente interagito con un post... Ora, io lo so che ad alcuni basta un ciao per schizzare a destra è a manca, ma vi sarei grata ,se teneste un comportamento EDUCATO. Vi ringrazio... Ora andate tutti a fare inxulo...😂😂😂😂
7 notes · View notes
tiaspettoaltrove · 19 days
Text
Facciamoci rapire, per sempre.
Innegabilmente, il mio pene, è spesso il mio principale carnefice. Perché io stesso sono in suo possesso, e lui sa decidere cosa fare e non fare di me. Sono il suo schiavo? Quando lo decide, purtroppo, sì. Intendiamoci, io sono di una lucidità incredibile. Chi mi conosce (soprattutto nella “vita reale”) lo sa. Ma il mio segreto, quello che so solo io, è che lui ha un potere superiore. Un potere che sa guidarmi, nel momento in cui ciò viene deciso. Non condiziona la mia vita, affatto, ma sa insinuarsi. Sa divenire protagonista senza chiedermi il permesso. Sa stravolgere le mie serate, uscendo allo scoperto lì, davanti ai miei occhi. Con quel glande sempre troppo prepotente, che deve per forza scappellarsi per far vedere quanto è perfetto. Con quella grandezza, che colpisce l’occhio. E con quella durezza, che dona l’illusione dell’invincibilità. Non ho molti modi per fermarlo, pertanto mi arrendo a lui. Mi faccio possedere, incensandolo per la meraviglia che è. So come accarezzarlo, dolcemente, senza stravolgere il suo status. So come muoverlo, con le mie spinte, per apprezzarne l’ipnotica mobilità anche nel punto massimo dell’erezione. So guardarlo senza fare niente, godendone alla vista e basta. Ma so anche sbatterlo sul marmo, per sentire quanto diamine sia duro. Se io m’insinuo nei cuori, lui s’insinua nell’intimità, nell’erotismo femminile, nel peccato della carne. Lui dà vita ai laghi, stimolando le vagine. E io ai sorrisi, stimolando l’anima. Sarò sempre migliore di lui, ma al contempo ne manterrò sempre vivo il rispetto, la devozione. Sarò sempre grato. Mi ritrovo, semplicemente, al cospetto di qualcosa che è troppo bello. E non posso non tenerne conto. È un fatto, una sentenza. Potrei dire che spesso sia più un ostacolo, che un’opportunità. Vero, sì. Ma è anche una magnifica consolazione, un motivo per ricordarmi che mi basto. Certo, non raggiungo la perfezione perché quella fortunatamente non mi appartiene. È la mia fortuna. Perché se avessi anche la possibilità di accoglierlo nella mia bocca, allora non ce ne sarebbe più per nessuno. Ché amerei assaporarne tutte le sfumature, e i punti nevralgici. Riempirlo di saliva, sentirlo scivolare con la mia lingua attorno a lui. Avvolgerlo sempre più, il più possibile, fino a rischiare il soffocamento. Sarei affamato, non mi basterebbe mai. E mi farei schizzare tutto. Perché lui può, può ogni cosa. E ingoierei qualsiasi cosa lui decida di donarmi. Ché, uscendo da lui, non può che esser di ottima qualità. Viene voglia quasi di mordicchiarlo, quel glande. Di mangiarlo, per quanto è invitante. E io mi affido all’immaginazione pensando a quanto il mio risucchio farebbe rumore. A quanta saliva, copiosamente, lo ricoprirebbe. A quanto, immenso, sarebbe il godimento. Uno spettacolo che vivo nella mia mente, nei miei sogni, ma che visivamente riesco anche a vedere, a rendere reale. Lui sa che sono suo. Immagina se fossi sua anche tu, e se insieme ci facessimo rapire per sempre. La tua vagina impazzirebbe.
2 notes · View notes
catsloverword · 10 months
Text
✨Facciamo schizzare i like alle stelle...? ✨
7 notes · View notes
nitroglycerin-a · 11 months
Text
Guardate io lo dico davvero io non voglio piu vivere così, voglio vivere normale voglio un lavoro normale quello da 8 ore con busta paga quello che devi staccare il cervello e dissociare perché non te ne frega una minchia di niente, tornare a casa prendere da mangiare mentre torno con la mia patente macchinina scassata e non avere mai più cazzi a cui pensare voglio lobotomizzarmi in un bilocale senza pugnette mentali su come pagherò l’affitto il prossimo mese non voglio mai più spostarmi ogni fottuti 20 giorni senza un fottuto senso voglio un senso voglio delle radici voglio costruire qualcosa che non sia la torre del mio fallimento da cui cadrò spappolandomi facendo schizzare il mio intestino sul parabrezza del macchinone del padre carabiniere di Vitto mentre il mio cervello sull’’Opel astra 1993 di mio padre sono stanca di vivere così oppure muoio
15 notes · View notes