Tumgik
#sole dietro le nuvole
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omarfor-orchestra · 8 months
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Stamattina ho sorriso per la prima volta per il video che ha mandato Spollypocket sul canale broadcast
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ilpianistasultetto · 3 months
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Anche oggi, 3 febbraio, in pieno Inverno, c'è un sole abusivo che spunta, prepotente, dietro nuvole timide. I venditori di ombrelli sono in sciopero della fame, le città soffocano sotto una cappa di inquinamento, i laghi si stanno prosciugando, la neve artificiale ha sostituito quelle belle nevicate di una volta, le allergie da polline sguazzano nei nasi colanti, il freddo marca il cartellino e se ne va al mare e gli alberi sono in fiore.
La primavera è donna ma, stranamente, è in anticipo all'appuntamento con l'Inverno.
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sofysta · 20 days
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Buongiorno alla natura. Guardo col naso in su il sole mascosto un pò dietro le nuvole, fuori dall'albergo in cui lavoro pronta al mio turno quotidiano e penso: sono felice. Comincio ad avere ciò che desideravo.
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tulipanico · 2 months
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Questa mattina ho guidato per un'ora col sole negli occhi; nella luce ho visto immagini che avrei voluto fermare.
Una ragazza, col maglione che portava tutti i colori del creato, camminava; appeso al guinzaglio un cane la trascinava con se. Dietro di loro si apriva la campagna e lontano i primi alberi in fiore. Un uomo se ne stava poggiato contro la parete della posta, l'aria pensosa. Vestito di cielo, forse era solo la sua mente a vagare tra le nuvole. Con gli occhi non smetto un secondo di scattare fotografie.
Al ritorno la voce di De Andrè mi ha detto 'ora viaggi, ridi, vivi o sei perduta; col tuo ordine discreto dentro il cuore. Ma dove, dov'è il tuo amore?'
Me lo sono chiesta anche io: dove è finito il mio amore?
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neropece · 4 months
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“quiet warmth” photo by Fabrizio Pece (tumblr | 500px | instagram)
Il sole invernale illuminava delicatamente le rive di lungo Dora, gettando un bagliore argenteo su ogni superficie. Una donna, con l'impermeabile bianco, camminava con passo tranquillo insieme al suo cane dello stesso colore. Lui le girava attorno con entusiasmo, sfruttando al massimo lo spazio concesso dal guinzaglio. La vista della Mole Antonelliana si stagliava maestosa sullo sfondo, una presenza silente che osservava ogni passo della donna.
Mentre avanzavano lungo il fiume, il rumore della città sembrava attenuarsi, lasciando spazio al fruscio dell'acqua, al lontano suono dei passi delle scarpe sull'asfalto e a qualche urla di gabbiani. Ogni tanto la donna si fermava per accarezzare il suo cane guardandolo negli occhi con affetto.
Attraversarono il Ponte Bologna e il cane si fermò un attimo per annusare l'aria con la coda agitata. La donna controllò rapidamente il telefono, si appoggiò alla balaustra e guardando il fiume che scorreva placido sotto di loro mormorò: "Sai, la vita ha modi strani di metterti alla prova."
Il cane fece un leggero grugnito, come se capisse il peso delle parole della sua padrona. Si rimisero in cammino, e il loro percorso li portò vicino alla riva, dove l'acqua lambiva dolcemente le sponde.
Sedendosi su un muretto la donna prese il suo cane sulle gambe e, guardando il riflesso della Mole nell'acqua, sospirò: "Nonostante tutto questa città ha un certo fascino, non trovi?"
Il cane posò la testa sulle gambe della donna, come cercando conforto. Per un momento, entrambi rimasero lì, immersi nei loro pensieri, il mondo intorno a loro era in pausa.
Proseguirono il loro percorso fino a fermarsi proprio di fronte alla Mole Antonelliana, la sua silhouette imponente era finalmente illuminata dai raggi del sole che stavano facendosi largo tra gli strati di nuvole. "Chissà cosa ci riserva il futuro," sussurrò la signora guardando il cane.
Il cane abbaiò, come se volesse dire che, indipendentemente da ciò che avrebbe portato il domani, era pronto ad affrontarlo insieme alla sua padrona.
Con quella promessa silenziosa, la donna e il suo cane camminarono fino a scomparire, lasciando dietro di loro il fiume e la Mole che, come una vecchia amica, li osservava da lontano, sempre presente ma mai veramente vicina.
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falcemartello · 1 year
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•••
Di notte e anche con le nuvole i fotovoltaici non funzionano.  Spesso non c’è vento e anche l’eolico salta Il solare e l’eolico soffrono del problema dell’intermittenza.
Mentre la domanda di energia non si annulla mai. Come fare?
La soluzione EU è quella di utilizzare delle batterie tampone di stoccaggio.
Si caricano quando c’è sovrabbondanza di vento e di sole rispetto alla domanda, e forniscono energia scaricandosi di notte e quando manca il vento.
In base allo storico della variabilità si calcola che serve una batteria di accumulo pari a 4 settimane di energia.
Per sostituire i fossili, l’energia da eolico e solare deve essere pari a 26.220,7 TWh l’anno.
4 settimane di stoccaggio sono 26.220/365 x 28 = 2011,39 TWh
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Quella sotto è la batteria di stoccaggio di Hornsdale in Australia, una delle più grandi al mondo. Costruita da TESLA è da 100MW/129MWh.
Bene.
Quante batterie come queste servono per tamponare  4 settimane cioè 2011,39 TWh di energia?
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Il calcolo è elementare 2011,39 TWh = 2011.390.000 MWh
Quindi
2011.390.000/129 = 15.592.170  unità di stoccaggio Praticamente 8 miliardi/15,6 Milioni = una ogni 523 abitanti sulla Terra!
Pisa ne avrebbe intorno 200.
Intorno a casa vostra quante?
Mi domando se questi ragazzi sanno applicare le quattro operazioni per ragionare sulla transizione energetica prima di scendere in piazza e fare il gioco delle élite miliardarie che stanno dietro a Greta. Ma forse a scuola  non si insegnano più queste cose.
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Fortunato Nardelli
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yomersapiens · 1 year
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che male c'è se voglio una vita all'altezza della mia immaginazione? ero di fretta e dovevo prendere la metro ma io non amo correre appresso alle cose e alle persone figuriamoci dietro a una metro perché tanto dopo 4 minuti ne arriva un'altra, ma sento il bip bip bip insistente delle porte che si stanno per chiudere e decido di fare uno scatto ed evito le persone che escono e il mio sprint è insuperabile e come Indiana Jones mi ci infilo dentro al pelo e sento quasi le porte chiudersi sul mio zaino ma niente, sono illeso, mi giro verso il vagone in attesa del mio applauso, io voglio il mio applauso, perché nessuno applaude e celebra questo momento insieme a me? cosa diavolo avete di sbagliato? arrivo in ospedale cantando una canzone degli squallor dal testo così volgare che mi distrae dalle notizie del cazzo dei dottori e lo so che dovrei stare serio ma a me non interessa, canticchio in testa quelle parole orribili e quando finiscono di ripetere le solite cose e dirmi che dovrò aspettare ancora un altro mese se non di più io indosso di nuovo le cuffiette e mi metto a cantare per le corsie e non mi interessa se c'è gente che soffre, tutto sommato ho una bella voce e la linea melodica è allegra e molti sorridono, un'infermiera mi dice qualcosa ma non capisco, dove sono i malati che si alzano e miracolosamente guariscono grazie a me? io li pretendo, voglio le madri che mi porgono i figli appena nati e mi chiedono di benedirli con il mio buon umore nonostante tutto e invece devo uscire dall'ospedale e fare i conti con un'altra giornata grigia così mi nascondo dietro a un muretto e faccio psss pssss al sole per sfidarlo, lui risponde e fa un psss psss altrettanto molesto, "brutto stronzo, stai nascosto dietro alle nuvole anche oggi?" gli urlo arrabbiato, "cazzo vuoi tu, cazzo hai da canticchiare e sorridere, lasciami in pace oggi non ho voglia..." mi risponde con la sua voce solare, "no senti bello mio ora smettila di fare il coglione e esci da là dietro e porta un po' di calore che non ne posso più" lui sospira "ma cosa vuoi che sono tutti incazzati con me e mi dicono che ho rovinato l'inverno e non c'è neve e non sono potuti andare a sciare" lo sento davvero giù e cerco di fare il possibile "ma sciare fa cagare, è uno sport di merda per ricchi del cazzo, lo snowboard pure peggio, hai fatto bene, io non ce l'ho con te dai, esci una mezz'ora, fammi compagnia mentre torno verso casa e poi torna a nasconderti dietro le tue amate nuvole" forse l'ho convinto, "mezz'ora? va bene dai, ma poi se mi prendo maleparole mi difendi tu!" sorrido, "certo amico". ecco non credo di avere aspettative troppo assurde tutto sommato eh, solo un po' di sole e controllare le condizioni atmosferiche e magari anche guarire le persone e perché no, se ci scappa anche me stesso.
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poesiablog60 · 6 months
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Mistero guardarsi e nel pensarsi lontani…
E non lontani da noi, ma noi nel vento,
tra i mais e l’uva, i salici, le cavagne,
i monti dietro i cipressi che chiamano la sera
e l’ovatta delle nuvole sui castagni
al tuo ritrovarti ragazza nella spera
di polvere del sole e tacere nel farsi vetro
le erbe e i lampioni, nel bere la vera
pazienza del cercarsi e mai toccarsi.
Franco Loi
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canesenzafissadimora · 3 months
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Succede che una mattina ti svegli e vedi che fuori non piove più e allora ti chiedi – beh? Che è successo?
Ecco, quella mattina successe a me che da tanto tempo non amavo, ma non per chissà quale motivo, non amavo e manco io sapevo il motivo preciso, ma forse sì che lo sapevo: che senso poteva avere per me l’amare se non amare che te?
Quella mattina io avevo una gran voglia di dirti – ti amo -, almeno credo.
Quanto mi manchi amore mio. Certo, io lo sapevo già dentro di me di questa cosa che mi manchi ma l’ho capita bene solo quando fuori ha smesso di piovere e a me mi giocava il cuore.
È che prima avevo la scusa per non vedere il sole, pioveva, mica era colpa mia, ma le nuvole ora sono andate via portandosi dietro tutte le scuse. Ok, tu non ci sei, ok, ma va bene, va bene anche se va male, va bene perché io ti amo lo stesso.
C’è come un diario che ho chiuso nel petto, sento che devo tirarlo fuori e devo farlo senza schemi se non gli schemi che mi porto nel cuore.
Ah! Mannaggia mannaggia, mannaggia al cuore che non sa far calcoli ma che pure spesso sbaglia i conti.
Ma io non ero riuscito a dirti quel ti amo.
Era una primavera quando andasti via, lo ricordi? Io cercavo di farmi forza, la vita andava avanti sentivo dirmi da tutti.
Quando te ne sei andata io mi sono un po’ rincoglionito.
Mi persi, diciamoci la verità, perdendoti io mi persi. E tu? Ah! No scusa, non volevo chiederti se anche tu ci sei rimasta male, era un e tu come stai? Roba del genere insomma, un e tu cosa fai ora? Che stai facendo adesso, adesso è in questo momento, che stai facendo in questo momento? Non mi interessa cosa stai facendo nella vita, io non ci sono più nella tua vita, cosa vuoi che mi importi?
Sicuramente starai facendo tante cose belle, bellissime, ma a me importa adesso, adesso adesso mi importa, adesso in questo momento. Io adesso ti sto pensando facendomi del male. Io vorrei non pensarti ed averti invece qui, qui vicino a me.
Ma non ci sei. Non voglio pensarti ma non lasciarmi solo, non andare via anche dai miei sogni.
Tu dolce ferita mi tagli il cuore, ma io sorrido sai? Non mi fa male questo maledetto male. Sorrido perché dentro ci sei te e ti vedo, almeno posso vederti. Ti vedo pure che dai un bacio a quello lì e questo un pò a dirti il vero mi fa incazzare.
Ma tu non lasciarmi lo stesso, tienimi con te pure se sono incazzato.
Tienimi con te. Non mi fa male la ferita al cuore, no, non mi fa male, sei tu che non ci sei, non andare via oltre.
A volte mi sento tanto forte da poterti dire che non esisti senza di me.
Ma non è vero sai? È che ci provo ad andare avanti, bisogna comunque provarci o almeno provo a convincermi che bisogna provarci.
Fossi riuscito a dirti ti amo oggi me ne fotterei della pioggia che smette o che non smette, facesse cosa cavolo vuole la pioggia, fossi riuscito a dirti ti amo io ora non sarei qui a pensare a dimenticarti senza cancellarti.
Sei incancellabile tu.
Sei come quelle macchie di inchiostro sul taschino della camicia, solo che sulla camicia ci puoi mettere una giacca, un maglioncino, ma su di te cosa ci posso mettere?
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Charles Bukowski
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iocaotic · 3 months
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Ho avuto tanti momenti difficili nella mia vita, momenti neri dove mi sono dimenticata perfino dell'esistenza dei colori. Ho toccato il fondo, sono scesa nell'abisso. Sono stata male, tanto. Ma dopo sono diventata più forte, mi sono rialzata e ho buttato tutto alle spalle. Un passo dopo l'altro ho ripreso a camminare, a volte sotto la pioggia, a volte con le ginocchia sbucciate, eppure ce l'ho fatta. Tutta la forza che mi serve è dentro di me, devo solo ricordarmi di cercare l'arcobaleno. Voglio colorare la mia anima e ritrovare il sorriso perché una donna non si arrende mai e trova sempre il coraggio di guardare avanti e ricominciare. Ho attraversato tempeste imparando a nuotare da sola, non mi sono arresa e ho visto di nuovo i raggi del sole dietro le nuvole e stelle luminose a rischiarare la notte. Porto ancora dentro di me quella bambina timida e insicura di tanti anni fa ma adesso sono diventata più forte e ho imparato che nella vita tutto passa, prima o poi. E si può sempre ricominciare, basta crederci, basta volerlo,basta non arrendersi.
Chiara Trabalza.
Credo nella bellezza di un fiore che rinasce dal cemento...
#Caotic.
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unbiviosicuro · 4 months
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ricominciare a scrivere per ricordare: L. che ti somiglia tanto come foste fratelli, che lo noto da quando viviamo insieme e puntualmente di nuovo e di nuovo in cose diverse (la risata, una parola, un modo di costruire la frase, l'accento) accoltellandomi dolcemente; L. che mi chiede se mangiamo assieme, o che cucina mentre io cucino ed è più casa della casa che potevo sognare; R che mi chiama amore; R che piange al telefono e io la consolo, io che piango al telefono e lei mi consola e mi dice di respirare, e tante parole trasparentissime vorrei abbracciarti esser con te e parlare inventerò un gioco per distrarti, ci andremo insieme, lo faremo insieme; ore di telefonate al buio sotto le coperte con gli occhi chiusi; Berlino dal decimo piano, Berlino sempre grigia ma con un sole ed un arcobaleno disegnati nascosti dietro le nuvole; C. che mi dice come stai non mentire, i tuoi piedi verso l'interno e le tue spalle dicono diverso, e le afferra e le tira un po' indietro "come quando sei sicura di te" (ma in in inglese con l'accento greco)
e poi
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swingtoscano · 4 months
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Vorrei che tu venissi da me una sera d’inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo. Per gli stessi sentieri fatati passammo infatti tu ed io, con passi timidi, insieme andammo attraverso le foreste piene di lupi, e i medesimi genii ci spiavano dai ciuffi di muschio sospesi alle torri, tra svolazzare di corvi. Insieme, senza saperlo, di là forse guardammo entrambi verso la vita misteriosa, che ci aspettava. Ivi palpitarono in noi, per la prima volta pazzi e teneri desideri. “Ti ricordi?” ci diremo l’un l’altro, stringendoci dolcemente, nella calda stanza, e tu mi sorriderai fiduciosa mentre fuori daran tetro suono le lamiere scosse dal vento. Ma tu – ora mi ricordo – non conosci le favole antiche dei re senza nome, degli orchi e dei giardini stregati. Mai passasti, rapita, sotto gli alberi magici che parlano con voce umana, né battesti mai alla porta del castello deserto, né camminasti nella notte verso il lume lontano lontano, né ti addormentasti sotto le stelle d’Oriente, cullata da piroga sacra. Dietro i vetri, nella sera d’inverno, probabilmente noi rimarremo muti, io perdendomi nelle favole morte, tu in altre cure a me ignote. Io chiederei “Ti ricordi?”, ma tu non ricorderesti.
Vorrei con te passeggiare, un giorno di primavera, col cielo di color grigio e ancora qualche vecchia foglia dell’anno prima trascinata per le strade dal vento, nei quartieri della periferia; e che fosse domenica. In tali contrade sorgono spesso pensieri malinconici e grandi; e in date ore vaga la poesia, congiungendo i cuori di quelli che si vogliono bene. Nascono inoltre speranze che non si sanno dire, favorite dagli orizzonti sterminati dietro le case, dai treni fuggenti, dalle nuvole del settentrione. Ci terremo semplicemente per mano e andremo con passo leggero, dicendo cose insensate, stupide e care. Fino a che si accenderanno i lampioni e dai casamenti squallidi usciranno le storie sinistre della città, le avventure, i vagheggiati romanzi. E allora noi taceremo sempre tenendoci per mano, poiché le anime si parleranno senza parola. Ma tu – adesso mi ricordo – mai mi dicesti cose insensate, stupide e care. Né puoi quindi amare quelle domeniche che dico, né l’anima tua sa parlare alla mia in silenzio, né riconosci all’ora giusta l’incantesimo delle città, né le speranze che scendono dal settentrione. Tu preferisci le luci, la folla, gli uomini che ti guardano, le vie dove dicono si possa incontrare la fortuna. Tu sei diversa da me e se venissi quel giorno a passeggiare, ti lamenteresti d’essere stanca; solo questo e nient’altro.
Vorrei anche andare con te d’estate in una valle solitaria, continuamente ridendo per le cose più semplici, ad esplorare i segreti dei boschi, delle strade bianche, di certe case abbandonate. Fermarci sul ponte di legno a guardare l’acqua che passa, ascoltare nei pali del telegrafo quella lunga storia senza fine che viene da un capo del mondo e chissà dove andrà mai. E strappare i fiori dai prati e qui, distesi sull’erba, nel silenzio del sole, contemplare gli abissi del cielo e le bianche nuvolette che passano e le cime delle montagne. Tu diresti “Che bello!” Niente altro diresti perché noi saremmo felici; avendo il nostro corpo perduto il peso degli anni, le anime divenute fresche, come se fossero nate allora.
Ma tu – ora che ci penso – tu ti guarderesti intorno senza capire, ho paura, e ti fermeresti preoccupata ad esaminare una calza, mi chiederesti un’altra sigaretta, impaziente di fare ritorno. E non diresti “Che bello!”, ma altre povere cose che a me non importano. Perché purtroppo sei fatta così. E non saremmo neppure per un istante felici.
Vorrei pure – lasciami dire – vorrei con te sottobraccio attraversare le grandi vie della città in un tramonto di novembre, quando il cielo è di puro cristallo. Quando i fantasmi della vita corrono sopra le cupole e sfiorano la gente nera, in fondo alla fossa delle strade, già colme di inquietudini. Quando memorie di età beate e nuovi presagi passano sopra la terra, lasciando dietro di se una specie di musica. Con la candida superbia dei bambini guarderemo le facce degli altri, migliaia e migliaia, che a fiumi ci trascorrono accanto. Noi manderemo senza saperlo luce di gioia e tutti saran costretti a guardarci, non per invidia e malanimo; bensì sorridendo un poco, con sentimento di bontà, per via della sera che guarisce le debolezze dell’uomo. Ma tu – lo capisco bene – invece di guardare il cielo di cristallo e gli aerei colonnati battuti dall’estremo sole, vorrai fermarti a guardare le vetrine, gli ori, le ricchezze, le sete, quelle cose meschine. E non ti accorgerai quindi dei fantasmi, né dei presentimenti che passano, né ti sentirai, come me, chiamata a sorte orgogliosa. Né udresti quella specie di musica, né capiresti perché la gente ci guardi con occhi buoni. Tu penseresti al tuo povero domani e inutilmente sopra di te le statue d’oro sulle guglie alzeranno le spade agli ultimi raggi. Ed io sarei solo. E’ inutile. Forse tutte queste sono sciocchezze, e tu migliore di me, non presumendo tanto dalla vita. Forse hai ragione tu e sarebbe stupido tentare. Ma almeno, questo sì almeno, vorrei rivederti. Sia quel che sia, noi staremo insieme in qualche modo, e troveremo la gioia. Non importa se di giorno o di notte, d’estate o d’autunno, in un paese sconosciuto, in una casa disadorna, in una squallida locanda. Mi basterà averti vicina. Io non starò qui ad ascoltare – ti prometto – gli scricchiolii misteriosi del tetto, né guarderò le nubi, né darò retta alle musiche o al vento. Rinuncerò a queste cose inutili, che pure io amo. Avrò pazienza se non capirai ciò che ti dico, se parlerai di fatti a me strani, se ti lamenterai dei vestiti vecchi e dei soldi. Non ci saranno la cosiddetta poesia, le comuni speranze, le mestizie così amiche all’amore. Ma io ti avrò vicina. E riusciremo, vedrai, a essere abbastanza felici, con molta semplicità, uomo e donna solamente, come suole accadere in ogni parte del mondo.
Ma tu – adesso ci penso – sei troppo lontana, centinaia e centinaia di chilometri difficili a valicare. Tu sei dentro a una vita che ignoro, e gli altri uomini ti sono accanto, a cui probabilmente sorridi, come a me nei tempi passati. Ed è bastato poco tempo perché ti dimenticassi di me. Probabilmente non riesci più a ricordare il mio nome. Io sono ormai uscito da te, confuso tra le innumerevoli ombre. Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti queste cose.
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curiositasmundi · 9 months
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La realtà esige che si dica anche questo: la vita continua. Continua a Canne e Borodino e a Kosovo Polje e a Guernica. C’è un distributore di benzina nella piazza di Gerico, ci sono panchine dipinte di fresco sotto la Montagna Bianca. Lettere vanno e vengono tra Pearl Harbour e Hastings, un furgone di mobili transita sotto l’occhio del leone di Cheronea, e ai frutteti in fiore intorno a Verdun si avvicina il fronte atmosferico. C’è tanto Tutto che il Nulla è davvero ben celato. Dagli yacht ormeggiati ad Anzio arriva la musica e le coppie danzano sui ponti al sole. Talmente tanto accade di continuo che deve accadere dappertutto. Dove non è rimasta pietra su pietra, c’è un carretto di gelati assediato dai bambini. Dov’era Hiroshima c’è ancora Hiroshima e si producono molte cose d’uso quotidiano. Questo orribile mondo non è privo di grazie, non è senza mattini per cui valga la pena svegliarsi. Sui campi di Maciejowice l’erba è verde e sull’erba, come è normale sull’erba, una rugiada trasparente. Forse non ci sono campi se non di battaglia, quelli ancora ricordati, quelli già dimenticati, boschi di betulle e boschi di cedri, nevi e nebbie, paludi iridescenti e forre di nera sconfitta, dove per un bisogno impellente ci si accuccia dietro a un cespuglio. Qual è la morale? – forse nessuna. Di certo c’è solo il sangue che scorre e si rapprende e, come sempre, fiumi, nuvole. Sui valichi tragici il vento porta via i cappelli e non c’è niente da fare – lo spettacolo ci diverte.
Maria Wisława Anna Szymborska
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lammy-98 · 1 month
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E sai che c’è? C’è che sono fortunato. C’è che sto crescendo anche se non vorrei e mentre lo sto facendo ho una fortuna grande immensa. Una persona fantastica al mio fianco. È iniziato tutto con un messaggio qui su Tumblr e quest’anno sono ormai tre anni tra poco. E se penso a quante cose sono cambiate in questi tre anni quasi mi manca il respiro. Ho smesso addirittura di postare qui, in quello che era il mio luogo più sicuro dove poter essere me stesso senza giudizi, senza nessuno attorno che mi conoscesse ma anzi potendo conoscere un sacco di persone dietro a blog incredibili, alcuni strani, altri toccanti, altri profondi. Ho smesso di trovare in Tumblr un posto sicuro perché quel posto sicuro sei diventato tu M.
Hai preso ogni aspetto della mia vita e nel tempo grazie alla tua pazienza, alla tua presenza, al tuo calore, alla tua luce, alla tua perseveranza, al tuo essere semplicemente fantastica come sei lo hai rimodellato e ne stai tirando fuori un qualcosa di nuovo, di migliore. A partire dall’avermi convinto e coinvolto nell’affrontare un percorso psicologico CHE CONSIGLIO A CHIUNQUE. Sono partito in maniera scettica ma soprattutto impaurita, convinto di averlo completato per poi vedere invece che dopo 3 anni ho solo raschiato la superficie ed ora sto andando a fondo di ogni questione e mi sta facendo rendere conto di quanto anche le certezze più grandi si possano avere nella vita possano crollare portando con sé tonnellate di dolore.
Ecco sai, se tu non fossi mai apparsa nella mia vita chissà come sarebbe andata…sento di avere un debito enorme con te…forse è per quello che non esiterei a fare nulla pur di vederti sorridere…perché con te un sorriso finto è diventato reale, con te il dolore ho iniziato ad affrontarlo per poterlo poi superare ed iniziare a stare bene ma per davvero…non per finta o per convenienza sociale…
Io non ci credo a queste cose ma sicuramente tu sei l’angelo custode che viene mandato dal cielo per salvare la vita di qualcuno, nel mio caso la mia…ed ogni volta che riesco nel mio piccolo a farti sorridere con quel raggio di sole che ti spunta sul volto, a farti ridere e sentire quell’energia uscirti da tutto il corpo, asciugarti le lacrime e scacciarti via le nuvole, beh mi fa sentire incredibilmente bene, mi fa volare. TU MI FAI VOLARE.
Sei la mia vita. Sei la ragazza che ho sempre sognato nelle mie fantasie più nascoste. Sei un angelo custode che mi ha salvato. Sei la ragazza che sposerò. Che mi ha fatto ricredere nel mio futuro e nel mio scopo nella vita. Mi hai ridato vita, energia, sogni, obiettivi. Hai colorato la mia vita che ormai era diventata grigia. Ti amo, sarebbero bastate queste due parole per riassumere tutto questo ma sei talmente immensa che meriti questo e anche di più.❤️
@imalostgirlinthedarknessnight
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donaruz · 8 months
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Settembre addolcisce
il sole di miele
che filtra dalla mia pelle di foglia.
Lascio a terra armature,
lascio le difese di ferro rovente
dell'estate, nascoste dietro i miei sorrisi.
E prima che sia inverno
che arrivino le ombre della nebbia,
io lascio a terra anche le paure
e cerco rifugio ancora
nelle tane delle volpi.
Chiedo al bosco abbracci di alberi
e chiedo bacche del mio sangue
per ogni animale.
Settembre, sentiero di nuvole
da temporale,
giallo di oro del terreno,
rosso di polpa di labbra maturate
col sudore,
vapore dei miei fiumi tortuosi
che cercano salite e
non sanno scendere al mare.
Settembre prendimi con te,
I miei capelli e
i tuoi di erba.
Non farmi aspettare di nuovo le rondini,
senza aver persuaso la luna,
alla dolcezza quando è piena.
Gilda Jocle
Settembre 2017
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