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#sono daltonica
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Sono daltonica emotivamente. Ho uno spettro di emozioni più ridotto rispetto alla palette di riferimento: sono solo rabbia, paura e fomento.
Madame
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animadiicristallo · 6 months
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sono daltonica emotivamente
ho uno spettro di emozioni più ridotto rispetto alla palette di riferimento
sono solo rabbia, paura e fomento
sento l'amore del mio uomo solo se mi sventra
e lo voglio più profondo e forte o non lo sento
caro mio, sono abulica, sono un leone in fuga
neanche la gabbia mi fa sentire al sicuro
e la mia rabbia frusta sulle serrature
.
tu lo sai cosa vuol dire essere cattivi?
vedere gli altri soffocarsi per te e non sentirli
sentirti dire che ti amano, ma non capirli
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ross-nekochan · 1 year
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Voglio un aereoporto di farfalle gialle e viola
Un giardino fatato dove piangere in silenzio
Sento che non provo nulla e ho una paura boia
Voglio stare un po’ da sola ma da me non ho un aiuto
Non sono un terreno stabile per un giardino segreto
I miei segreti devo dirli al mondo che mi rassicuri
Sei normale figlia mia, non stai impazzendo
Hai solo bisogno di amore, hai solo bisogno di tempo...
Ho amato mio fratello da volerci far l’amore,
Le mani di mio padre da staccargliele dal braccio,
Il seno di mia madre da pretenderlo con forza,
Non ho avuto le cure che dovevo.
Dimenticata, per errore
Trascurata, per dolore
Maltrattata, egoismo
Diventata, Narciso
E sto implorando il mio corpo di reagire agli input
Perché a volte non ricorda come stare vivo
Non si riconosce se non lo faccio impazzire
Se non provo dolore
Sto implorando la gola mia di non arrendersi
Ai miei occhi di socchiudersi quando mi sveglio
Al mio sesso di rispondere quando lo sfiorano
Sono daltonica emotivamente
Ho uno spettro di emozioni più ridotto
Rispetto alla palette di riferimento
Sono solo rabbia paura e fomento
Sento l’amore del mio uomo solo se mi sventra
E lo voglio più profondo e forte o non lo sento
Caro mio sono abulica, sono un leone in fuga
Neanche la gabbia mi fa sentire al sicuro
E la mia rabbia frusta sulle serrature
Tu lo sai cosa vuol dire essere cattivi?
Vedere gli altri e soffocarsi per te e non sentirli?
Sentirti dire che ti amano ma non capirli?
Se non provo dolore
Chi non ti educa all’amore, amore, non ti ama
So che un giorno capirai quanto potrai amarti
Mi guarderai con tenerezza senza odiarmi più
MADAME - Se non provo dolore
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fiore-dimaggio · 1 year
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Sento che non provo nulla e ho una paura boia
Voglio stare un po’ da sola, ma da me
Non sono un terreno stabile per un giardino segreto
I miei segreti devo dirli al mondo
Sei normale figlia mia, non stai impazzendo
Hai solo bisogno di amore
Hai solo bisogno di tempo
Non ho avuto le cure che dovevo
Dimenticata, per errore
Trascurata, per dolore
Maltrattata, egoismo
Diventata, Narciso
E sto implorando il mio corpo di reagire agli input
Perché a volte non ricorda come stare vivo
Non si riconosce se non lo faccio impazzire
Se non provo dolore
Sono daltonica emotivamente
Ho uno spettro di emozioni più ridotto rispetto alla palette di riferimento
Sono solo rabbia paura e fomento
Sento l’amore del mio uomo solo se mi sventra
E lo voglio più profondo e forte o non lo sento
Caro mio, sono abulica, sono un leone in fuga
Neanche la gabbia mi fa sentire al sicuro
E la mia rabbia frusta sulle serrature
Tu lo sai cosa vuol dire essere cattivi?
Vedere gli altri e soffocarsi per te e non sentirli?
Sentirti dire che ti amano ma non capirli?
Chi non ti educa all’amore
Amore non ti ama
So che un giorno capirai quanto potrei amarti
Mi guarderai con tenerezza senza odiarmi più.
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mindaflame · 3 months
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dai magari sono leggermente daltonica ed è per questo che non vedo le red flags
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justmythings-stuff · 7 months
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Io volevo una bella foto di coppia, ma non sono nemmeno più delusa da Lucia, nota positiva niente specchio 😂
Si è fissata con questo bianco e nero. Secondo voi è daltonica? Mi sta sorgendo il dubbio
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giacodorme · 1 year
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La camicia è bella, la maglia con la renna è discutibile e la maglia con le teste ci sta ma non è viola, è marrone o sono io che sono daltonica. Voto totale 7 tondo
7 un cazzo
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scienza-magia · 1 year
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Irragionevole efficacia della matematica nel descrivere il mondo
A che serve la matematica e perché è così irragionevolmente efficace. Il nostro linguaggio ordinario è insufficiente per descrivere la varietà di relazioni esistenti nel mondo che ci circonda. Mentre le espressioni ottenibili attraverso la matematizzazione non introducono ambiguità e consentono di compattare e rendere molto più efficiente la descrizione di ciò che abbiamo appreso. A che serve la matematica? Sin da quando i pitagorici e Platone posero alla base della realtà l’esistenza stessa della geometria, postulando che essa sia la vera essenza delle cose, e Galileo dichiarò che il gran libro della natura è scritto usando numeri, molti pensatori si sono interrogati sul perché la sua più potente descrizione sia quella matematica, e sul perché, alla fine, la realtà, una volta che si ammetta la sua indipendenza dall’osservatore, sia matematizzabile. Nel 1921, questo punto di vista portò Einstein a chiedersi: "Come può essere che la matematica, che è dopotutto un prodotto del pensiero umano indipendente dall'esperienza, sia così mirabilmente appropriata a descrivere oggetti della realtà?" Successivamente, nel 1959, Wigner parlò di “irragionevole efficacia della matematica", proprio per sottolineare questa inattesa proprietà di ciò che possiamo cogliere dell’universo intorno a noi. Senza rispondere a questo tipo di domande, è forse difficile giustificare perché per descrivere al meglio il mondo fisico serva la matematica e non qualche sistema diverso e completamente indipendente – una pretesa, quest’ultima, condivisa da molti sostenitori di ogni sorta di pseudoscienza vitalistica. Io vorrei qui ricapitolare alcuni punti che, un secolo dopo la domanda formulata da Einstein, sono fra quelli che trovo più convincenti. Innanzitutto, invece di chiederci se e perché la struttura dell’universo sia matematica, cioè se in fin dei conti non avesse ragione Platone, possiamo chiederci se per un osservatore l’utilizzo di una descrizione matematica della realtà fisica non presenti qualche speciale vantaggio, rispetto per esempio all’utilizzo della poesia o di altri mezzi puramente intuitivi e qualitativi. Immaginiamo quindi un poeta che voglia descrivere al mondo il colore della rosa che intende regalare alla sua amata, e ci parli del rosso intenso che simboleggia il suo amore. Molti lettori saranno trascinati dalle parole e dall’immagine, ma fra questi potrebbe esservi una lettrice daltonica; con grande orrore del poeta, potrebbe essere pure la sua amata, anche se è un caso raro che le donne siano in tale condizione. Come potrebbe spiegarsi il poeta, dopo aver dichiarato il proprio amore in modo più accorto, se la sua amata fosse davvero curiosa di capire cosa intendeva? Potrebbe mostrarle che la luce riflessa dalla rosa che le ha regalato ha una lunghezza d’onda compresa fra 620 e 760 nanometri, come il sangue che le dona vita.
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Rispetto all’uso della parola “rosso”, è evidente il vantaggio nell’usare una misura per descrivere una proprietà particolare degli oggetti fisici: non vi è ambiguità fra due osservatori distinti circa gli oggetti che mostrano quella proprietà. Se quindi è necessario creare una visione del mondo condivisa, il modo migliore che abbiamo a disposizione per eliminare le ambiguità nella descrizione che creiamo è quello di partire dalla misurazione accurata di ciò che ci interessa. Poiché siamo una specie sociale, noi viviamo continuamente comunicando qualcosa del mondo fisico agli altri; la riduzione dell’ambiguità in questa comunicazione è dunque essenziale, ma perché dobbiamo arrivare fino al punto di utilizzare numeri, invece che parole più ambigue, ma più comode? Possiamo per esempio benissimo avvisare un bambino che toccare una fiamma è pericoloso, perché scotta; non abbiamo bisogno di comunicargli la sua temperatura, per fargli intendere il pericolo, ed è invece sufficiente una descrizione del mondo in cui le fiamme scottano, perché quel bambino ne sappia abbastanza da essere relativamente al sicuro quando è vicino ad un fornello a gas. Certo, vi sono casi in cui ci serve contare, ed in quei casi è ovvio il vantaggio di effettuare una misura; ma perché mai conviene descrivere l’intero universo attraverso la matematica, invece che affidarsi ad un sistema alternativo? Qui arriviamo ad un punto davvero importante: "matematizzare" un problema non significa misurare e calcolare, ma rivelare uno scheletro nascosto di relazioni concettuali che collega le proprietà osservabili dell’universo. La matematizzazione consiste appunto nel formulare l'idea sottostante al collegamento fra proprietà fisiche apparentemente diverse in un linguaggio matematico astratto. Anche queste relazioni, per essere afferrabili da tutti e poter divenire patrimonio condiviso, devono essere espresse in modo non ambiguo; ma ciò che soprattutto conta è che il sistema assiomatico-deduttivo della matematica è il più potente di cui disponiamo, quando vogliamo descrivere e investigare le relazioni esistenti tra proprietà misurabili della realtà, cioè esprimibili mediante numeri. Il nostro linguaggio ordinario è assolutamente insufficiente al compito di descrivere anche semplicemente la varietà di relazioni esistenti fra le proprietà fisiche del mondo che ci circonda, mentre le espressioni ottenibili attraverso la matematizzazione hanno l’espressività che serve, non introducono ambiguità e, in molti casi, consentono di compattare e rendere molto, molto più efficiente la descrizione di ciò che abbiamo appreso. La nostra variegatissima esperienza del mondo fisico può così essere ricondotta alla scoperta e allo studio delle relazioni fra variabili misurabili, che descrivono bene le proprietà di ciascun oggetto fisico che possiamo incontrare; queste relazioni ci consentono non solo di descrivere ciò che percepiamo, ma anche di fare previsioni circa lo stato di ciò che ci interessa nel passato, nel futuro o in luoghi distantissimi da noi, perché qualche variabile che riusciamo a misurare può essere in relazione matematica con lo stato del sistema fisico che noi intendiamo studiare pur se lontanissimo nello spazio e nel tempo. Il processo di matematizzazione di ciò che sperimentiamo funziona così bene, che la nostra intera conoscenza scientifica del mondo oggi riposa sul valore determinato di poche decine di costanti fondamentali, dalle quali, tramite le relazioni che abbiamo scoperto, siamo in grado di derivare tutta la descrizione di qualunque fenomeno sia stato sin qui spiegato dalla scienza. Questa descrizione non è completa, e non è detto che lo sia mai, per ragioni che potrebbero essere intrinseche addirittura allo stesso processo che usiamo per costruirla; almeno per adesso, però, non siamo dotati di nulla di meglio per esplorare il nostro universo, rispetto ad un cervello in grado di matematizzarlo e alla mente collettiva che abbiamo creato con la nostra società globale. E qui arriviamo a poter, finalmente, rispondere alla domanda iniziale, sul perché questo strumento sia così irragionevolmente efficace. Forse, dopotutto, è semplicemente sbagliato giudicare della sua ragionevolezza a partire dall’ampiezza del suo successo, allo stesso modo in cui è sbagliato stupirsi della perfezione dell’occhio e quindi invocare un intervento divino per la sua esistenza: dato qualche legame fra le proprietà delle parti che compongono il mondo fisico, a partire dalla quantificazione di tali proprietà mediante computazione (un processo che avviene anche a livello di singole cellule) si è evoluto un modo di esprimere quei legami come relazioni quantitative fra le misure effettuate. Questo processo è alla base dei processi logico-matematici che abbiamo successivamente formalizzato e condensato in ciò che chiamiamo matematica. Non è l’universo ad essere irragionevolmente matematico, ma la nostra ragione ad essere matematica, e dunque universale, per il vantaggio evolutivo che ciò comporta in una specie sociale, ove meglio consente la condivisione e l’esplorazione collettiva di una descrizione del cosmo. E chi fa matematica, scopre relazioni che potrebbero sempre trovare applicazione per descrivere e farci comprendere qualche nuovo pezzo della realtà, che oggi ci sfugge; è la descrizione matematica di quelle relazioni che ci permetterà nuove e più fruttuose prove collettive di comprensione dell’universo, ed è per questo che l’esercizio dell’esplorazione mentale nei verdi pascoli matematici è fra le più importanti attività del nostro intelletto. Read the full article
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Una delle cose più sgradevoli, ecco, è l’asimmetria fra il mondo e la nostra storia del mondo, la letteratura delle nostre vite e le vite stesse che senza rispetto la disordinano, sgrammaticano, con archi narrativi casuali, logiche interrotte. Mettiamo, prima che scoppi la guerra atomica vorrei chiamare S., ma sarebbe imbarazzante se si fosse messa con qualcun altro. Allora ci sarebbe solo l’appendice di eventi scorrelati: oh, scusa, pensavo non avessi nessuno con cui morire. Imbarazzante. Sempre questione di prospettive: di fronte a questa storia i miei occhi sono due fra la miriade di Argo. Tutti da questa parte, certo, destinati al medesimo taglio della testa, morti insieme per forza di cose ma senza mai essere vissuti insieme. Ciao, da questa mia parziale, daltonica, annebbiata visione del mondo, che a prescindere sta per finire, dall’incomunicabilità iniziale moltiplicata dagli anni, è miracolosamente possibile un finale comune? Non passione ci vuole, diceva Dostoevskij, ma compassione.
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merrowloghain · 4 years
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27.11.76 Sala Comune Grifondoro -Hogwarts
Respira piano, s`incurva appena in avanti e continua a fissare le fiamme «Pensi che non sarai mai all`altezza di nulla? Che quell`amore che non hai mai ricevuto prima o poi lo troverai in qualcun altro, e tutto quel vuoto che senti svanirà come sotto Evanesco, riempito dalla solida presenza dell`oggetto del tuo amore? Perchè il loro, d`amore, in realtà non soddisferà mai tale requisito, te lo dico già.» condanna durissima, a cui lei non piega nemmeno un angolo del suo essere «Sei solo, Dominic.» ora si che va a guardarlo «Solo anche in mezzo ad una folla, solo tra le braccia di qualcuno che tiene a te, solo su un palco.» il viso che è una maschera sfingica apparentemente neutra in espressività «E poi... un giorno, incontrerai qualcuno rotto come te.» gli sta dipanando dinnanzi un futuro terribile, nemmeno fosse una delle Parche, e sapesse già cosa accadrà «E crederai che due vuoti fanno un pieno. E sarà così... per un po`.» tace un momento, smorfia le labbra
«C`è qualcosa di cui sono sicura.» adamantina nel tono sussurrato «Tu non ti meriti il male che ti fanno, che ti hanno fatto, che ti faranno. » solida come una montagna, in quel dire «Non è colpa tua, Dominic.» parole che hanno il sapore d`un`assoluzione animica plenaria «Sbagli e sbaglierai come tutti, nè più, nè meno. Ma non capiranno, non succede mai, e finiranno per farti credere d`essere più sbagliato di loro. Perchè così è più facile, è più sopportabile. Così si tengono a galla, facendo affogare te.» inclina appena il collo da cigno verso il basso, a cercarne gli occhi nemmeno fosse un incantatrice d`animali esotici «A compiacere gli altri, finirai per morire.»
«Smettila.» Tra un “sei solo” e un altro. Perché non lo vuole sentire. Vuole continuare a illudersi che non sia così. Ora la fronte va a poggiarsi su quelle ginocchia spigolose, ancora con timore reverenziale di fermare quello sproloquio così sentito, il tutto per nascondere ancora di più il volto dalla vista dell’altra. E solo durante uno dei pochi momenti di pausa si azzarda a parlare. «E tu l’hai trovato? Qualcuno rotto come te?»
«Si. E per un po`... è andata.» occhi che tornano alle fiamme del camino, e sussurri morbidi ma non accondiscendenti, a lui rivolti «Poi, come sempre, è tutto andato al Gramo.»
«Ma non è stata colpa tua» di rimando, perché dopo tutte quelle parole anche lui si sente di doverle dire qualcosa. «Tu hai solo provato a far andare tutto bene, si vede che non era… giusta. Questa persona.» Sia perché un po’ si rivede in lei, sia perché dopo averla sentita parlare e vista agire è sicuro che non c’è nessun male nelle sue azioni o nelle sue parole. È solo. Persa. Come lui. E un po’ più degli altri.
«Vuoi dormire con me?» con lei: una stanga d`un metro e settanta con la rogna e che imbruttisce con una sola occhiata. Lei che sarebbe capace d`uccidere se solo non ci fossero conseguenze, e che passa il tempo ad essere sbagliata in mezzo a persone giuste, che vede il mondo al contrario, e che deve ancora capire se è lei quella daltonica o se lo sono tutti gli altri. Lei che l`ha massacrato, difeso e poi semplicemente, accettato.
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Per alcuni è tutto bianco, per altri tutto nero, io sono daltonica, non so se mi spiego.
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barletta80 · 3 years
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Spesso mi capita di ascoltare una canzone per caso ed essere rapita da una parola in un contesto, da una frase o magari da tutto il testo
Mi porta a fermarmi ed a riflettere sulla vita, sul percorso intrapreso, sulle persone a cui mi sono avvicinata, a quelle persone con cui ho deciso di condividere la strada da percorrere ed alle altre che man mano si sono perse
Ultimamente questo effetto me lo ha fatto la canzone dei Maneskin "VENT'ANNI ", per la verità inizialmente a rapirmi è stata una frase "SPIEGARE COSA È IL COLORE A CHI VEDE BIANCO E NERO".
Questa frase mi ha portata per giorni a soffermarmi per riflettere su come possa essere possibile spiegare ad una persona completamente daltonica cosa vorrebbe dire vedere i colori
Alla fine sono arrivata alla conclusione che è una di quelle spiegazioni impossibili da dare
Ascoltando nuovamente la canzone mi sono fatta travolgere non solo da quella frase ma addirittura dall'intero testo
Facendo un giro si internet allo scopo di capire quale fosse il significato che l'autore da al testo stesso è venuto fuori come i Maneskin volessero mettere in evidenza le paure dei ragazzi di oggi nel non riuscire a realizzarsi e ad emergere....🤔
Mi sento di darvi un suggerito, intanto la vita é una sola e va vissuta intensamente ad ogni età!! Ma ancora più quando avete vent'anni
I vent'anni sono gli anni un cui è concesso sbagliare, in cui bisogna affrontare le avversità con strafottenza ed incuranza, avete vent'anni Vivete.. vivete!
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levysoft · 4 years
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Il nuovo Password Manager di Dropbox fa tutto quello che ci si aspetta da un gestore delle password, offrendo la possibilità all’utente di memorizzare tutte le credenziali di accesso ai vari siti dove è registrato. Il tutto è ovviamente condito dall’implementazione della crittografia end-to-end, la quale non permette nemmeno agli stessi server di Dropbox di accedere alle password memorizzate. Questo scongiura il pericolo di violazione delle password anche nel caso in cui i server venissero violati.
Ma Dropbox ha voluto fare di più e ha implementato il livello di sicurezza a conoscenza zero, cosa significa? Nella pratica, nessuna terza persona può visualizzare la password di login al servizio di gestione password, nemmeno Dropbox stessa. In tal caso, l’ipotetica violazione dei server dell’azienda non metterebbe a rischio nemmeno la password di login. Come è possibile realizzare qualcosa del genere? Sfruttando il principio di dimostrazione a conoscenza zero.
Per avere un esempio pratico: si immagini una persona che distingue i colori e una persona daltonica per cui il rosso e il verde sono indistinguibili. Per convincere la persona daltonica che due palline, delle quali una è rossa e l’altra è verde, sono diverse si lascia questa persona nascondere le palline dietro la schiena e successivamente proporne solo una all’altra persona che distingue i due colori: effettuando diverse prove e chiedendo se la pallina è stata scambiata o meno, la persona daltonica si convincerà che le palline sono diverse perché sarebbe impossibile per l’altro rispondere sempre correttamente affidandosi al caso (che corrisponde al 50% di probabilità di successo).
Il nuovo Password Manager di Dropbox è attualmente disponibile solo su invito per gli utenti Android e iOS. Secondo alcune indiscrezioni trapelate online la sua versione pubblica dovrebbe arrivare esclusivamente per chi possiede un piano di archiviazione a pagamento. Staremo a vedere.
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francesca-fra-70 · 5 years
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Ma anche voi notate qualche differenza nella dash  di tumblr,o sono diventata io daltonica?? 
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icedhope · 5 years
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Sondaggio della settimana
Dato che ultimamente mi sento molto daltonica (portai alla parrucchiera la foto di una che per me aveva i capelli rossi, invece erano viola), mi è venuto il dubbio sul colore dei miei occhi che per me sono marroni, ma la mia psicologa mi disse sempre riguardo ai capelli: "ti stanno benissimo, poi con gli occhi verdi" e sono rimasta tipo 😳.
Quindi ecco il sondaggio: ho gli occhi verdi o marroni? Ahahah.
(secondo me cambiano secondo la luce, e se è proprio chiara hanno un che di verde, altrimenti sono marroni)
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celandoildolore · 6 years
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Una diversa prospettiva
Sono sempre più convinto che ognuno abbia una personale visione del mondo, come se ognuno di noi vedesse le cose da un’angolazione diversa, da un’altro punto di vista, quasi come se ognuno di noi vedesse con occhi diversi... ...o vedesse un mondo diverso addirittura. È chiaro che ognuno sviluppi idee, valori e modi di ragionare diversi in base alla propria cultura, alla propria educazione, a ciò che fa e alla gente con cui entra in contatto, è chiaro anche che ognuno abbia una sua personalità e quindi un suo modo di agire e reagire a ciò che gli accade nella vita, eppure tutto ciò, tutti questi dati, tutte queste variabili ancora non mi sembrano sufficienti a spiegare certi pensieri, certi comportamenti e certe azioni a volte intraprese da individui fisicamente umani. Sono stato a lungo a pensare e a domandarmi le ragioni che possono spingere due individui le cui personalità ed esperienze di vita siano simili ad avere valori, principi di base e idee differenti, magari persino opposte, non credo assolutamente di esser stato il primo ad aver riflettuto a lungo su questa faccenda e non sarò certo l’ultimo, infatti anche io non ho potuto far altro che buttar giù una pietosa lista di ipotesi più o meno forzate che possano spiegare la cosa, ciò nonostante sono sempre più portato a credere che ognuno di noi veda il mondo in modo diverso dagli altri e viva, pensi e agisca di conseguenza. È  un concetto che può sembrare strano e/o addirittura assurdo, ma che (almeno nella mia mente) ha perfettamente senso e può essere facilmente spiegato banalizzandolo per facilitarne la comprensione :  l’occhio umano è in grado di percepire i colori, noi vediamo un prato e diamo per scontato che sia verde, se chiedessimo ad una persona qualsiasi (a patto che non sia daltonica :P ) di guardare lo stesso prato e dirci di che colore lo vede non saremmo certo stupiti di sentire “verde” come risposta, eppure non abbiamo modo di sapere se il colore che percepiamo come verde è lo stesso, saremmo forse in grado di definire il colore verde senza usare oggetti che percepiamo verdi ne facendo similitudini o “operazioni” con altri colori (del tipo giallo+blu=verde)? Forse in futuro sarà inventato un dispositivo che saprà chiarire questo dilemma mostrando in qualche modo come un’altra persona percepisce un determinato colore, ma sarà mai inventato un dispositivo che permetta di vedere un evento, un’idea o un valore dal punto di vista di un’altra persona?  Una scoperta di tale importanza potrebbe facilmente portare la pace nel mondo e lasciando diventare anche i semplici litigi “storia antica”, ma forse anche questo non è altro che uno dei miei deliri da overthinking e tutto questo mio monologo mentale è l’ennesima storiella che mi racconto per evitare ancora di credere che questo mondo sia popolato da persone buone e cattive, per evitare ancora di credere che le azioni abominevoli che sono state compiute in passato, che vengono compiute ancora oggi e che verranno compiute in futuro da “esseri umani” siano state compiute, vengano compiute e saranno compiute solo ed esclusivamente per egoismo e cattiveria, anziché perché viste con gli occhi di chi le ha compiute sembravano/sembrano/sembreranno giuste, come mi ostino a voler credere. @celandoildolore
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