Tumgik
#teatro dimora
sguardimora · 1 year
Text
Gaetano Palermo in residenza per “The Garden”
12 Giugno 2023 - 21 Giugno 2023
Tumblr media
E’ iniziato lunedì 12 giugno e proseguirà fino al 21 giugno il primo periodo di residenza creativa per la ricerca e la composizione del nuovo spettacolo di Gaetano Palermo in collaborazione con Sara Bertolucci e Luca Gallio. Il progetto selezionato dalla Chiamata Pubblica ERetici. Le strade dei teatri percorso di accoglienza, sostegno e accompagnamento critico  per giovani artisti under 28 del panorama nazionale – quarta edizione sarà seguito in questa fase dal tutoraggio e accompagnamento critico del professor Gerardo Guccini.
In questa fase di lavoro gli artisti incontreranno per la prima volta anche il gruppo di dieci giovani spettatori dell’Emiila-Romagna, selezionati dallo stesso bando come Custodi delle Residenze che vivranno per un week end in residenza all’Arboreto seguendo e partecipando al processo creativo in corso, seguiti e stimolati alla visione dal percorso pensato per loro da Silvia Ferrari - La Corte Ospitale e Michele Montolli - L’Arboreto Teatro Dimora.
***************************************************************** The Garden, con la regia di Gaetano Palermo, la drammaturgia vocale e performance di Sara Bertolucci, tecnica audio/luci e sound-design a cura di Luca Gallio, è il giardino delle delizie ricercate, delle aspirazioni proibite, un paradiso artificiale tutto da fare. Secondo una parabola rabbinica assai amata da Benjamin, nel regno messianico le cose sono come sulla terra, ma appena un po’ spostate. La performance intende indagare la misura e il senso di questo spostamento attraverso una coreografia del gesto e delle posture su cui si innesta una partitura vocale scritta per e in collaborazione con Sara Bertolucci.Parte fondamentale della ricerca drammaturgica è il Kulning, canto della tradizione svedese e nordeuropea praticato dalle donne non solo per richiamare gli animali e sfuggire alle belve selvatiche ma anche per comunicare alla natura i propri timori, desideri e amori. Questo canto, di cui Sara è interprete specialista, viene ripreso e reinterpretato a scopi espressivi e non filologici e viene utilizzato come leitmotiv dell’intero lavoro, per la sua capacità di evocare il vuoto e la distanza, nonché la fragilità e la potenza della condizione umana nella sua solitudine e gettatezza.Il movimento ma anche la voce diventano strumenti di indagine del sentimento umano dell’angoscia, della tensione costante tra mania e sfinimento, erotismo e noia, desiderio e deiezione. E lo fanno a partire da una prospettiva non logocentrica ma centrata sul corpo e, in particolare, sul corpo femminile, rispetto alla cui rappresentazione si adotta una prospettiva critica e di messa in discussione di modelli socioculturali precostituiti.Sul piano coreografico, infine, l’idea centrale è quella della reiterazione fino all’estenuazione dell’azione e del gesto, su livelli ritmici “naturalistici” per lo più diffusi e piani ma in costante crescendo. Il riferimento principale non è alla danza come movimento a sé stante e astratto ma alla danza intesa concettualmente come articolazione di un dato di movimento attinente al reale e alle sue funzioni quotidiane, come il camminare, il mangiare o il dormire. Questa attinenza al reale del movimento ritorna nel rapporto con gli oggetti, i quali non solo lo influenzano ma anche lo determinano, divenendo quasi soggettività autonome capaci di relazione e dialogo, in una tensione con la performer che rasenta la personificazione e porta con sé i toni impalpabili dell’assurdo.
4 notes · View notes
limoniacolazione · 1 month
Text
Tumblr media
L'oca Celeste ha perso la strada dopo una migrazione lunga e faticosa e non sa più ritrovare la sua dimora di primavera. Ancora un pellegrinaggio le toccherà fare e a tante casine dovrà bussare: in quella sull'albero ci abita il picchio, nello scolapasta uno spaghetto, nella scatola dei colori ci sta un pittore dai modi iracondi e nella busta delle lettere chi abiterà mai? Ma la postina, no? La postina che scrive cartoline, che appiccica francobolli e che conosce ogni indirizzo. Dai, Celeste, vuoi vedere che saprà indicarti la strada di casa?
---
Sto scrivendo uno spettacolo nuovo. Teatro d'oggetti e paesaggi sonori per bimbi deambulanti. La storia di Celeste, ochetta smarrita che dovrà vivere l'avventura della vita per poter tornare a casa.
---
Tu in che casina vorresti abitare?
20 notes · View notes
fashionbooksmilano · 4 months
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Fortuny nella Belle Epoque
Testi di Cristina Nuzzi, Guillermo De Osma, Sivia Fuso, Sandro Mescola, Paolo Peri, Alessandro Pestalozza, Italo Zannier, Sergio Polano, Simone Viani
Electa, Milano 1984, 220 pagine, 22x24cm, ISBN 978-8843510795
euro 40,00
email if you want to buy [email protected]
Mostra Firenze Palazzo Strozzi Settembre Dicembre 1984
Mariano Fortuny,artista eclettico e poliedrico, disegnatore di moda e creatore di straordinari tessuti, ideatore di una riforma teatrale che rivoluzionò l’illuminotecnica, uomo della Belle Epoque che divise la sua vita tra Parigi e Venezia, dove abitò lo straordinario Palazzo – oggi sede del museo a lui dedicato – dal 1899 alla morte, trasformandolo in dimora, ma anche in laboratorio per le sue creazioni.
Sommario del libro
- Alcuni aspetti del gusto e della cultura in Europa durante la Belle Epoque - L'artista nella torre d'avorio - Fortuny artista wagneriano - Mariano Fortuny e il teatro - La trama della sua vita - Fortuny e Caramba - Fortuny e la fotografia - Fortuny e l'arte applicata necessità dell'ornamento - Il "superfluo necessario" - Oggettistica - Schede dei tessuti e degli abiti - Schede Biografiche - Bibliografia
17/01/24
#Fortuny
#BelleEpoque #fashion exibition catalogue
#Palazzo Strozzi Firenze 1984
#Mariano Fortuny
#fashion books
#fashionbooksmilano
11 notes · View notes
princessofmistake · 3 months
Text
La notte respira pesante sopra la terra e si rivolta in un sogno confuso. Pensieri, desideri appena presagiti, arruffati e informi, che alla luce del giorno s’erano ritratti e nascosti spauriti, ora acquistano forma e s’insinuano nella silenziosa dimora del sogno. […] E non è la nostra veglia un sogno più chiaro? non siamo forse dei sonnambuli? e il nostro agire non è come quello del sogno, solo più netto, più determinato, più concluso? […] In un’ora lo spirito compie più atti di pensiero di quanti non possa realizzare in anni il pigro organismo del nostro corpo.
— Georg Büchner, Teatro, La morte di Danton, trad. it. di Giorgio Dolfini, Adelphi, 1966
6 notes · View notes
francescacammisa1 · 1 year
Text
Il primo sguardo, il primo bacio, la prima notte d'amore, non sono niente in confronto con la prima risata che si fa insieme. È quello il contatto decisivo, il vero punto di svolta.
Fruttero e Lucentini - L’amante senza fissa dimora
Ph Will McBride
22 notes · View notes
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO QUARTO - di Gianpiero Menniti
IL FREMITO
Sensualità. Eterno dilemma. Non bellezza esibita. Ma tentazione accennata. Non bellezza nell’istante. Ma potenza nel gesto prolungato. Si forma nelle pieghe del corpo. Corre in ogni solco. Anima silenziosi simboli. Teatro di turbamenti improvvisi. Accoglie. Divora. Ma è apice nella sferzata di un fremito. Che dimora come brace perenne nella memoria.
- Kitagawa Utamaro (1753-1806): “Flowers of Edo”, 1800 circa, “Woman smoking a pipe”, 1791-92, “The Fickle Type”, 1792 circa - In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
16 notes · View notes
canesenzafissadimora · 10 months
Text
Sensualità. Eterno dilemma. Non bellezza esibita. Ma tentazione accennata. Non bellezza nell’istante. Ma potenza nel gesto prolungato. Si forma nelle pieghe del corpo. Corre in ogni solco. Anima silenziosi simboli. Teatro di turbamenti improvvisi. Accoglie. Divora. Ma è apice nella sferzata di un fremito. Che dimora come brace perenne nella memoria.
Tumblr media
Kitagawa Utamaro
12 notes · View notes
chez-mimich · 5 months
Text
PERFECT DAYS
“Sospendere il divenire è l’unico modo per rimanere eterni”. Lo scrisse Carmelo Bene, molti anni fa, in una intervista. Ecco, se volessimo partire da un punto fermo dell’ultimo ed attesissimo film di Wim Wenders, potremmo partire da questa affermazione del grande uomo di teatro italiano. Hirayama, il protagonista silente di “Perfect Days”, vive “in” e “di” una continua ripetizione degli atti quotidiani della sua umile vita: si sveglia, si rade, si lava, si veste, va al lavoro ascoltando cassette di classici rock, blues, soul (pulisce i bagni pubblici in diversi punti di Tokyo), pranza al parco con un panino e fotografa i rami degli alberi, prima di tornare a casa passa dai bagni pubblici per una doccia, poi esce a cena sempre presso lo stesso localino di ramen, (tranne la domenica); poi torna a casa e legge (Faulkner) prima di coricarsi sul futon dell’umilissima dimora. E al mattino dopo il ciclo ricomincia da capo. La ripetizione è la forza della storia di Wenders e “La ripetizione”, detto per inciso, è anche il titolo di un libro di Peter Handke che con Wenders ha più di una similitudine. Le increspature in questa vita assolutamente monotona, ma soddisfacente per Hirayama, sono pochissime, come il rapporto minimale con un collega un po’ svitato e approssimativo nel lavoro, l’incrocio di sguardi con una donna al parco anch’essa in pausa pranzo o le poche battute scambiate con la proprietaria di un altro locale dove Hirayama è solito cenare alla domenica sera e dove incontrerà il di lei ex-marito sofferente di una malattia incurabile. Anche la sporadica visita di una giovane nipote, non scuote la vita di Hirayama. Per essere perfette le sue giornate non necessitano di nulla: il lindore ritrovato di un water, la cura maniacale della pulizia di un lavabo, l’archiviazione delle fotografie scattate al parco, la quotidianità ripetuta e autosufficiente, fanno di ogni giorno un “Perfect Day”, quasi come quella della canzone di Lou Reed che scorre nella audiocassetta, ma con un surplus di solitudine che basta a sé stessa. Mi piace ricordare qui, una seconda similitudine col pensiero di Peter Handke, che ne “Il peso del mondo” scrive: “Prendere il calamaio, caricare la penna, in questo può risiedere la salvezza”. Di cosa è fatto il film di Wenders? È certamente un film calligrafico (del resto è o non è il Giappone l’impero dei segni, come lo definì Roland Barthes?) e la calligrafia è quella delle immagini che da sole raccontano l’esistenza e l’esistente, senza bisogno di molto altro. Il loro ritmo geometrico, come nelle sequenze (in un raffinatissimo b/n) dei sogni di Hirayama o come nella poesia dell’architettura della città o nelle trame delle superstrade di Tokyo che sembrano trasportare la linfa del vivere quotidiano. Tokyo è certamente co-protagonista del film, una città che ha sempre affascinato il regista dai tempi di “Tokyo-Ga” del 1985, che a sua volta era un omaggio a quel quotidiano di cui si alimentava il cinema del più grande regista giapponese di tutti i tempi, Yasujirō Ozu. Magnifico film che va a completare il mio personale trittico della vacanze natalizie insieme a “Foglie al vento” di Aki Kaurismäki e “La Chimera” di Alice Rohrwacher. Tre film difficili da dimenticare.
Tumblr media
2 notes · View notes
carmenvicinanza · 1 year
Text
Rosa Bonheur
https://www.unadonnalgiorno.it/rosa-bonheur/
Tumblr media
Rosa Bonheur, artista francese del XIX secolo, autrice di memorabili ritratti di animali, è stata la prima donna insignita della Legion d’Onore sebbene la storia dell’arte tenda a dimenticarla.
Dichiaratamente omosessuale, libera e indipendente, è stata tra le prime donne a indossare i pantaloni. Per farlo, doveva chiedere un’autorizzazione alle autorità che, ogni sei mesi, era costretta a rinnovare.
Nata col nome di Marie Rosalie Bonheur, il 16 maggio 1822 a Bordeaux, era la figlia maggiore del pittore Raymond Bonheur e di Sophie Marquis.
Ai suoi tempi le donne non potevano frequentare le Scuole di Belle Arti e il padre fu il suo maestro e quello dei fratelli e sorelle.
Invece di andare a copiare i quadri del Louvre preferiva stare in campagna e frequentare le fiere di animali che adorava.
Espose per la prima volta nel 1841, a diciannove anni al Salon di Parigi. A ventisei vinse la sua prima Medaglia d’oro, tra artisti come Corot, Ingres e Delacroix.
Per trovare l’ispirazione girava per i mercati di animali e i macelli indossando pantaloni, coi capelli corti e un sigaro in bocca per confondersi tra la folla.
Il suo quadro Aratura nelle campagne di Nevers, del 1949 è oggi esposto al Museo d’Orsay.
La fama internazionale era arrivata con La fiera di cavalli, arrivata al Metropolitan Museum di New York nel 1887, ancora oggi uno dei quadri più apprezzati della struttura.
La sua fortuna artistica è stata molto legata al mercato inglese, era molto apprezzata dalla regina Vittoria, e a quello statunitense.
È stato un raro esempio di artista che è riuscita a guadagnare in vita con le sue opere. Riuscì infatti a comprare il castello di By, a Thomery, vicino Fontainebleau, dove allestì il suo atelier e organizzò gli spazi per i suoi animali. Ci viveva con il suo primo amore, Nathalie Micas, anch’ella pittrice, conosciuta quando aveva quattordici anni da cui non si separò mai sino alla morte di lei, avvenuta nel 1889.
Allevava animali esotici e coltivava le sue passioni, musica, letture, teatro, ma anche sigari, caccia, cavalli. Sezionava i cadaveri degli animali per studiarli meglio.
Riceveva scrittori come Victor Hugo, Gustave Flaubert, i musicisti più famosi dell’epoca, Georges Bizet, Jules Massenet, Charles Gounod, appassionata d’opera, si recava spesso Parigi per assistere agli spettacoli.
Anche Buffalo Bill, che aveva conosciuto quando aveva visitato l’accampamento del Wild West Show, lo spettacolo che portava in giro per l’Europa, dove aveva visto per la prima volta i bisonti e altri animali esotici. Dal loro incontro nacque un celebre ritratto a cavallo dell’ospite americano, che le aveva donato un abito dei nativi visibile ancora oggi nella ex dimora dell’artista.
Nel 1865 è stata insignita della Grande Croce della Lègion d’Honneur dall’imperatrice Eugénie, moglie di Napoleone III, che aveva visitato il suo atelier e insistito per poterle consegnare la più alta onorificenza francese.
Anni dopo la scomparsa di Nathalie, si innamorò della per la pittrice statunitense Anna Klumpke, con ha vissuto fino alla morte e che è diventata la sua erede universale.
Ha lasciato la terra il 25 maggio del 1899 nel Castello di By. È sepolta a Parigi nel cimitero di Père-Lachaise.
I quadri, gli acquarelli, i bronzi e le incisioni presenti nel suo studio, così come la sua collezione personale, furono venduti alla galleria Georges Petit, a Parigi, nel 1900. Oggi il suo atelier è aperto al pubblico come Musée de l’atelier Rosa Bonheur a Thomery.
La sua biografia è stata scritta, nel 1908, da Anna Klumpke, la sua ultima compagna.
Nel 2022 per il bicentenario della sua nascita è stata allestita una mostra al Museo di Belle arti di Bordeaux e successivamente al Musée d’Orsay.
Nel suo castello, ora ribattezzato Château Rosa Bonheur, l’attuale proprietaria si batte per far riscoprire l’opera della pittrice e valorizzare la dimora che contiene molti documenti d’archivio ancora inediti rimasti conservati nei solai e magazzini e che, poco a poco, vengono studiati per arricchire la conoscenza di una donna emblematica della sua epoca la cui memoria non deve andare persa.
Si stima che al momento della sua morte al castello fossero presenti circa 4.500 opere. Grazie alle lastre fotografiche di Anna Klumpke, scoperte nei solai, si è potuto ricostruire in parte un inventario delle opere scomparse. Le immagini sono state il cuore dell’esposizione Le Musée des oeuvres disparues  che presentava un centinaio di opere inedite della pittrice rivelandone aspetti meno conosciuti come le caricature, la pittura storica e paesaggistica, le illustrazioni di leggende inglesi.
Nel castello dove ha abitato è possibile dimorare e godere del meraviglioso giardino dove teneva i suoi amati animali.
2 notes · View notes
Tumblr media
Grande, grandissimo il Boss che ha scaldato il cuore di quanti hanno assistito al concerto di Ferrara anche se spiace non aver sentito da lui, che tante parole ha dedicato a emarginati e sfollati, un saluto a coloro che, nelle stesse ore e a pochi chilometri, erano intenti a cercare i dispersi e a spalare fango e detriti.
Increduli, forse, nel vedere le immagini di mezzi e tecnici della Protezione Civile impegnati al Parco Urbano mentre i loro colleghi di Friuli e Trentino scendevano verso le aree flagellate dall’alluvione. Bravi, bravissimi gli organizzatori che hanno permesso di godere di uno spettacolo unico, nonostante le condizioni proibitive che hanno accompagnato l’allestimento, e ancora intenti a spellarsi le mani e darsi pacche sulle spalle.
Bravi, bravissimi soprattutto i ferraresi che, il 18 maggio, si sono letteralmente fatti da parte per permettere afflusso e deflusso dei partecipanti. Non avrebbero potuto, del resto, fare altrimenti data l’ampiezza della zona rossa preclusa ai mezzi e a piedi.
Bravissimi i ferraresi anche perché saranno loro a pagare le spese sostenute dall’Amministrazione per uno spettacolo che ha fruttato profitto per pochi. Costi di vigilanza di forze pubbliche e private, costi di personale medico e, mi risulta, un reparto dell’ospedale di Cona a disposizione perché, per una notte, la popolazione della città era incrementata di un terzo, e costi di logistica quali assistenza e supporto all’organizzazione, ospitalità della crew (presso il Golf Club?), posa della segnaletica, allestimento parcheggi e quant’altro necessario alla realizzazione, in sicurezza, di un evento che, date le condizioni meteo, ha richiesto sforzi moltiplicati.
Non ultimi i costi di ripristino del Parco Urbano la cui fruizione è stata a lungo negata ai ferraresi e ancora per quanto, date le pietose condizioni del manto? A riguardo auspico si tacciano gli amministratori per lasciare la parola ai tecnici dell’Ufficio verde al fine di capire le reali condizioni di struttura e manto e, soprattutto, come, con quali costi e quando riportarlo al “pristino stato”.
E’ già programmata la riqualificazione, leggo, dunque è stata già fatta la gara per assegnare i lavori? Ancora una volta abbiamo messo a disposizione di pochi, e per il profitto di pochissimi, un bene della comunità che un’amministrazione sensibile ed oculata dovrebbe preservare, soprattutto in un momento di crisi economica e climatica come quello che stiamo vivendo e le cui evidenze sono tutte sotto i nostri occhi.
In proposito, è stata calcolata l’impronta ecologica della grandiosa operazione? Se sì, quanti alberi metterà a dimora il Comune per compensare le emissioni prodotte? Per sapere se e quanto i ferraresi dovranno pagare è necessaria un’operazione di trasparenza che richiede l’intervento di chi ha agevole “accesso documentale” a provvedimenti e preventivi approvati dall’Amministrazione comunale e anche dal Teatro Comunale – il cui bilancio dovremo eventualmente ripianare – per coprire costi, temo, non a carico dell’organizzatore e se, nel caso, sono state fatte gare per l’acquisizione di beni e servizi.
Leggo che il signor Trotta, pare lungamente corteggiato da qualche assessore per portare il Boss a Ferrara, ha dichiarato che valuterà, caso per caso, i rimborsi da riconoscere a chi non è riuscito a raggiungere Ferrara causa alluvione. Se è vero questo impegno, invito il signor Trotta a fare uno sforzo e considerare il rimborso anche ai ferraresi che, per solidarietà, il 18 maggio 2023 hanno scelto di raggiungere amici e parenti alluvionati per dare aiuto e conforto.
Sarebbe un segnale, seppur tardivo, di sensibilità e senso civico nei confronti di chi l’ha ospitato al pari di devolvere parte dell’incasso all’emergenza alluvione. Auspico che, spenti i riflettori, inizi una approfondita e consapevole valutazione di costi e benefici del concerto del Boss perché, nel caso i primi risultassero eccessivi, Ferrara non debba essere costretta, in futuro, a pagare per garantire il profitto di pochi, mettendo a rischio anche i propri servizi essenziali, per eventi che sono troppo grandi per Lei.
Già evidentemente il Boss e il Sig. Trotta non sanno cosa sia l'umanità, il rispetto davanti a certe tragedie. Posso solo dire mi fate schifo.
2 notes · View notes
sanzameta · 3 days
Text
Se ami il teatro pedala
E’ torna il Teatro a Pedali Festival, la rassegna di spettacoli dal vivo alimentata dalle biciclette organizzata da Mulino ad Arte, che quest’anno, alla sua quarta edizione, conferma la sua natura di festival diffuso su più territori, conservando nel Mulino di Piossasco (TO) la sua sede principale, con dieci giorni di eventi tra il Teatro Il Mulino, la dimora storica CasaLajolo, il Parco Naturale…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
sguardimora · 9 months
Text
Compagnia Club Alieno in residenza per "Suite"
08 Settembre 2023 - 15 Settembre 2023 
Tumblr media
Proseguirà fino al 15 settembre la residenza creativa per la ricerca e la composizione del nuovo spettacolo della compagnia Club Alieno.
Club Alieno è una Compagnia di danza, musica e performance nata all’interno di Cuore 21, Cooperativa che si occupa di attività educative ed inserimenti lavorativi di persone con disabilità intellettive. Club Alieno è uno spazio non fisico di sperimentazione, di fluidità, di incontro. Non ha limiti di età, di genere, di etnia perché parla un linguaggio universale, che è quello della visione, dell’immaginazione. Il Club è composto da un numero variabile di performer, danzatori e musicisti con e senza disabilità intellettive. E’ un luogo di ricerca coreografica, di sperimentazione musicale, di trasmissione di un nuovo linguaggio attraverso la creazione di spettacoli, performance dal vivo e di video-art che perseguono l’intento di lasciare un dubbio, un’interpretazione, una visione sull’essere umano, sul genere, sulla possibilità, sulla bellezza, sull’amore.
0 notes
nosferatummarzia-v · 4 days
Text
La storia di una vampira molto speciale. Che forse vive ancora tra noi...
Nel 1896, Belém divenne ricca vendendo gomma amazzonica al mondo, rendendo i contadini improvvisamente milionari che costruirono le loro sontuose dimore con materiali europei, mentre le loro mogli e figlie inviavano i loro abiti per essere lavati nel vecchio continente e importavano acqua minerale da Londra per i loro bagni.
Il "Theatro da Paz" era il centro della vita culturale dell'Amazzonia, con concerti di artisti europei. Tra di loro, uno in particolare attirò l'attenzione del pubblico, la splendida cantante d'opera francese Camille Monfort (1869-1896), che suscitò desideri indescrivibili nei ricchi signori della regione e atroci gelosie nelle loro mogli a causa della sua grande bellezza.
Camille Monfort suscitò anche indignazione per il suo comportamento, che era libero dalle convenzioni sociali del suo tempo. Si narrava che fosse stata vista mezza nuda, ballare per le strade di Belém mentre si rinfrescava nella pioggia pomeridiana. Le sue passeggiate notturne solitarie suscitavano curiosità quando veniva vista nei suoi lunghi abiti neri e vaporosi sotto la luna piena, sulle rive del fiume Guajará, verso l'Igarapé das Almas.
Presto cominciarono a circolare voci su di lei e furono fatti commenti maliziosi. Si diceva che fosse l'amante di Francisco Bolonha (1872-1938), che l'aveva portata dall'Europa e che la faceva bagnare con costosi champagne importati nella vasca da bagno della sua dimora.
Si diceva anche che fosse stata attaccata dal vampirismo a Londra, a causa della sua pallidezza e del suo aspetto malato, e che avesse portato questo grande male in Amazzonia, avendo un misterioso desiderio per il sangue umano, al punto da ipnotizzare le giovani donne con la sua voce durante i concerti, facendole addormentare nel suo camerino in modo che la misteriosa signora potesse raggiungere i loro colli.
Curiosamente, ciò coincideva con i resoconti di svenimenti in teatro durante i suoi concerti, che venivano semplicemente spiegati come un effetto dell'emozione forte che la sua musica provocava nelle orecchie del pubblico.
Si diceva anche che avesse il potere di comunicare con i morti e di materializzare i loro spiriti in dense nebbie eteree di materiali ectoplasmatici espulsi dal suo corpo in sedute medianiche. Queste erano indubbiamente le prime manifestazioni in Amazzonia di ciò che in seguito sarebbe stato chiamato spiritismo, praticato in culti misteriosi nei palazzi di Belém, come il Palacete Pinho.
Alla fine del 1896, una terribile epidemia di colera devastò la città di Belém, trasformando Camille Monfort in una delle sue vittime, che fu sepolta nel Cimitero della Solitudine.
Oggi, la sua tomba è ancora lì, coperta di fango, muschio e foglie secche, sotto un enorme albero di mango che fa sprofondare la sua tomba nell'oscurità della sua ombra, illuminata solo dai raggi di sole che penetrano tra le foglie verdi.
Si tratta di un mausoleo neoclassico con una porta chiusa da un vecchio lucchetto arrugginito, da cui si può vedere un busto femminile di marmo bianco sul largo coperchio della tomba abbandonata e attaccata al muro, una piccola immagine incorniciata di una donna vestita di nero.
Sulla sua lapide si può leggere l'iscrizione:
"Qui giace Camilla María Monfort (1869-1896) La voce che ha incantato il mondo".
Si diffondeva paura e condivideva potere ai suoi subordinati vendendo gomma alla gente d'Europa e al mondo intero, ma quando si trovavano nella sua dimora, sapeva infondere una nuova forma di paura.
Ma c'è ancora chi dice oggi che la sua tomba è vuota, che la sua morte e sepoltura non sono state altro che un atto per coprire il suo caso di vampirismo e che Camille Monfort vive ancora in Europa, ora all'età di 154 anni.
Tumblr media
1 note · View note
fashionbooksmilano · 1 year
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Dalì Joies-Bijoux
La Coléciò de la Fondaciò Gala-Salvador Dalì La Collectio de la Fondation Gala-Salvador Dalì
Umberto Allemandi, Torino 2008, sixième édition, 127 pages, 11,8 x 16,5 cm, ISBN 88-422-1088-9, (Edizione francese e catalana)
euro 24,00
email if you want to buy [email protected]
La collezione di gioielli di Salvador Dalí ritorna finalmente in patria: disegnata e realizzata tra il 1941 e il 1958, la preziosa raccolta passa di mano in mano per oltre quarant'anni. Mentre fondazioni americane e magnati arabi se la contendono, essa va arricchendosi di nuovi meravigliosi pezzi finché, nel 1999, viene acquisita dalla Fundación Gala - Salvador Dalí, che la colloca definitivamente in quella che più di ogni altra può definirsi la sua dimora naturale, il Teatro - Museo Dalí di Figueras. Il volume, oltre alle splendide fotografie, contiene il documento con cui Dalí consegna al mondo la sua creazione, concepita non per restare chiusa in una cassaforte. È un Dalí che si autocelebra, paladino di un nuovo Rinascimento, che trasfonde nei diamanti, negli smeraldi, nei rubini e nelle perle la sua visione planetaria e universale dell'arte e la sua concezione del fluire del tempo. Un saggio di Montse Aguer fa luce sulla simbologia e sull'antropomorfismo sotteso nell'opera dell'artista catalano, mentre Antonio Pitxot e Oscar Tusquets, ricordando l'amicizia che li legava a Dalí, offrono una testimonianza molto personale.
07/06/23
orders to:     [email protected]
ordini a:        [email protected]
twitter:@fashionbooksmi
instagram:         fashionbooksmilano
                         designbooksmilano
tumblr:               fashionbooksmilano
                         designbooksmilano
0 note
15 notes · View notes
lamilanomagazine · 10 days
Text
Grammichele (CT): sparatoria in piazza, 40enne pregiudicato colpito alle gambe da 2 proiettili
Tumblr media
Grammichele (Catania): sparatoria in piazza, 40enne pregiudicato colpito alle gambe da 2 proiettili La Sezione Operativa della Compagnia Carabinieri di Caltagirone e la Stazione di Grammichele, hanno eseguito una misura cautelare nei confronti di tre caltagironesi di 26 e 23 anni, rispettivamente in carcere per il primo ed ai domiciliari per il secondo, nonché dell’obbligo di dimora nel comune a carico di un terzo componente di 24 anni, in relazione ai reati di lesioni personali aggravate in concorso mediante l'esplosione di colpi di arma da fuoco, detenzione e porto in luogo pubblico di arma comune da sparo, emessa dal GIP del Tribunale di Caltagirone, Teatro del fatto di sangue, verificatosi il 24 settembre dello scorso anno, fu la piazza Carlo Maria Carafa del comune di Grammichele quando, un pregiudicato 40enne del posto, intorno alle 22.00, fu attinto ad entrambi gli arti inferiori da due colpi di pistola esplosigli dal 26enne, che si trovava in compagnia degli altri destinatari della misura cautelare. La vittima del ferimento, anch’ella gravitante nel contesto criminale grammichelese, recatasi per le cure del caso presso il pronto soccorso dell’ospedale di Caltagirone, aveva inizialmente fornito agli inquirenti una reticente ed artata ricostruzione dell’evento, circostanziandolo in un episodio ad opera di ignoti invece asseritamente accaduto in una zona periferica del comune di Grammichele, a suo dire, verosimilmente conseguenziale ad una relazione amorosa dallo stesso intrattenuta con una donna del posto. Solo l’immediata attività info investigativa, supportata anche da attività tecnica, svolta dai Carabinieri, in uno stato del procedimento nel quale non è intervenuto il contraddittorio con gli indagati, ha consentito approfondire la conoscenza dei fatti che, per puro caso, non hanno coinvolto anche inermi cittadini ed addirittura una bambina di pochi anni presente sul posto. L’acquisizione dei filmati dell’impianto di videosorveglianza di un esercizio commerciale, infatti, ha documentato le fasi della sparatoria fornendo ai Carabinieri contezza sull’identità degli assalitori, tutti visivamente riconosciuti dai Carabinieri della locale Stazione. Il 40enne in particolare, come sarebbe emerso nel corso delle indagini dalla Sezione Operativa della Compagnia, proprio quella mattinata avrebbe avuto un acceso diverbio con il 26enne ed il 23enne, ciò per aver personalmente notato la presenza della propria figlia in auto con i due. In quell’occasione l’uomo avrebbe intimato alla figlia a scendere dall’auto, quindi avrebbe schiaffeggiato i due ragazzi sottraendo il veicolo al più giovane, come per dargli una lezione. Nella serata, poi, sarebbe avvenuto l’incontro tra i tre destinatari del provvedimento cautelare e la vittima, nel corso del quale quest’ultimo avrebbe riconsegnato l’autovettura al legittimo proprietario, salvo poi rimanere ferito dai colpi di pistola improvvisamente sparatigli dal 26enne a distanza ravvicinata. L’esecuzione di una perquisizione presso l’abitazione dello sparatore 26enne, ancora, ha consentito ai Carabinieri di rinvenire due pistole entrambe di proprietà del nonno convivente di quest’ultimo delle quali una in particolare, una Beretta semiautomatica cal. 7,65, in attesa degli accertamenti tecnici di laboratorio del RIS Carabinieri di Messina, sembrerebbero compatibili proprio quella utilizzata nel fatto di sangue. L’accoglimento da parte dell’Autorità Giudiziaria della ricostruzione investigativa della vicenda, fornita dai Carabinieri, ha consentito l’emissione del provvedimento per la cui esecuzione è stata necessaria una prolungata ed attenta attività tecnica, finalizzata al rintraccio dei destinatari. Infatti, se la notifica del provvedimento di obbligo di dimora nei confronti del 24enne non ha posto, ai Carabinieri, particolari problemi, diversa è stata per gli altri due che, invero, hanno preferito darsi alla fuga facendo perdere le loro tracce. La Sezione Operativa della Compagnia Carabinieri di Caltagirone, raccordandosi con la Polizia tedesca, ha fornito utili elementi per l’esatta localizzazione del fuggiasco 23enne che, infatti, è stato rintracciato ed arrestato in Germania nella citta di Weinheim, mentre il 26enne, che avrebbe materialmente sparato alla vittima, è stato arrestato presso il porto di Palermo appena sbarcato da un traghetto proveniente da Genova.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
francescacammisa1 · 3 months
Text
La paura e i desideri nascondono la strada interiore che ci porterebbe a noi stessi, a ciò che veramente siamo. Non si è mai abbastanza allenati ad afferrare l’attimo presente, a riconoscerlo come l’unica dimora sicura.
Emanuele Trevi - La casa del mago
Ph Walter Vogel 
6 notes · View notes