Tumgik
yourtrashcollector · 13 hours
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Giuseppe Ungaretti, Per i morti della resistenza
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yourtrashcollector · 5 days
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Non è facile dire perché un’amicizia si interrompe: anche o soprattutto quando non c’è una ragione gretta, una contesa, una gelosia. Qualche volta hai l’impressione che la confidenza, guadagnata misteriosamente, si trasformi altrettanto misteriosamente nel suo rovescio: senza avvisaglie, i tratti caratteriali su cui avevamo sorriso, con la grazia generosa che forse è quella di Dio verso i peccatori, diventano prima fastidiosi, poi intollerabili. Perché?
Paolo di Paolo, Romanzo senza umani
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yourtrashcollector · 5 days
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Non è facile dire perché un’amicizia si interrompe: anche o soprattutto quando non c’è una ragione gretta, una contesa, una gelosia. Qualche volta hai l’impressione che la confidenza, guadagnata misteriosamente, si trasformi altrettanto misteriosamente nel suo rovescio: senza avvisaglie, i tratti caratteriali su cui avevamo sorriso, con la grazia generosa che forse è quella di Dio verso i peccatori, diventano prima fastidiosi, poi intollerabili. Perché?
Paolo di Paolo, Romanzo senza umani
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yourtrashcollector · 5 days
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È tutto così faticoso, Consuelo, non ti pare? Stare al passo, alzare il tono, rilanciare, non limitarsi a incassare: è una trattativa continua, una gara fra suscettibilità. Uno spreco di energia immenso.
Paolo di Paolo, Romanzo senza umani
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yourtrashcollector · 6 days
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È arrivato il momento di ricostruire le ragioni di un esodo – lo spopolamento del paesaggio della mia esistenza: devo essermi distratto, è passato il tempo, mi sono guardato intorno e un mucchio di gente non c’era più. Ancora in vita, per carità, ma non più nella mia.
Paolo di Paolo, Romanzo senza umani
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yourtrashcollector · 6 days
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Ero il supplente di storia, e lui non se lo ricordava. Luca Sérgola mi aveva cancellato. E dire che non sono passati dieci anni, ma appena un paio [...]. Non credo di sopravvalutarmi se dico che certe mattine – non tutte, no, non sempre – mi sono sentito intero nella relazione che stabilivo, o che mi pareva di stabilire, con quei ventisei studenti.
Paolo di Paolo, Romanzo senza umani
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yourtrashcollector · 7 days
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Io ricordo la frase, ricordo tutto, ma lei?
Forse, semplicemente, dovrei chiamarla paura: di essere ricordato male, o per niente. Come uno scomparso da vivo, uno che non è mai esistito.
Paolo di Paolo, Romanzo senza umani
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yourtrashcollector · 7 days
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Ero il supplente di storia, e lui non se lo ricordava. Luca Sérgola mi aveva cancellato. E dire che non sono passati dieci anni, ma appena un paio [...]. Non credo di sopravvalutarmi se dico che certe mattine – non tutte, no, non sempre – mi sono sentito intero nella relazione che stabilivo, o che mi pareva di stabilire, con quei ventisei studenti.
Paolo di Paolo, Romanzo senza umani
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yourtrashcollector · 7 days
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È incredibile: su quell’età può premere una cupezza depressiva, e la rabbia scoppiare violenta. Le porte prese a pugni, la camicia di forza. Però, anche quando si alza storto, un adolescente non percorre le strade del mondo come se dovesse difendere un’eredità che stanno per soffiargli.
Paolo di Paolo, Romanzo senza umani
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yourtrashcollector · 9 days
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Oggi mia madre è morta. Oggi scrivo questa frase, che può essere vera solo oggi. Rende preziosa questa giornata, l’ultima in cui è stata viva. Domani, il tempo riprenderà a procedere con il suo ambio di dromedario. I giorni si susseguiranno, prevedibili, dicendo è morta ieri; e poi l’altro ieri; e poi dieci, cento, trecento, quattrocentodieci, novecentonovantanove, milleuno, milledue giorni fa; sovrapponendo frase a frase, aggrovigliandole tutte in uno scarabocchio, in una pagina nera. Intanto oggi mia madre è morta diventerà nulla più che un’annotazione su un vecchio diario. Una di quelle scartoffie che trovi per casa, perdi, ritrovi, riperdi.
Tommaso Giartosio, Autobiogrammatica
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yourtrashcollector · 11 days
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La morte è una terra incognita, un deserto che abbiamo bisogno di popolare, tra realtà e fantasia
Tommaso Giartosio, Autobiogrammatica
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yourtrashcollector · 11 days
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Non ha anamnesi, non ha casistica medica, non ha una posologia, il professore non ha niente di niente.
Solo casi particolari perché se ogni uomo è diverso, ogni studente è un universo
Chiara Valerio, Nessuna scuola mi consola
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yourtrashcollector · 11 days
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Mi piacerebbe restare in una scuola il tempo di accorgermi se quello che dico viene recepito o meno, ma non posso scegliere.
E così di anno in anno cambio scuola, o solo classe e non capisco mai se, nel Tetris dei pensieri studenteschi, i pezzi successivi si incastreranno ai precedenti in tempo per il passaggio di livello. Non è pedanteria o radicamento alla poltrona, è perché l’idea di continuità didattica mi convince
Chiara Valerio, Nessuna scuola mi consola
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yourtrashcollector · 11 days
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La prima vera esperienza della mia vita lavorativa è stato il collegio dei docenti.
Io credo che il primo collegio dei docenti, come il primo bacio, stia in quel bagaglio di cui è possibile valutare il peso solo se lo hai tenuto sulle spalle almeno una volta nella vita.
Chiara Valerio, Nessuna scuola mi consola
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yourtrashcollector · 13 days
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Figli. Samad aveva accolto i figli come una malattia. Sì, ne aveva procreati volentieri due - volentieri quanto è possibile - ma non aveva fatto i conti con l'altra cosa. La cosa di cui nessuno ti parla. Questa cosa del "conoscere" i figli.
Zadie Smith, Denti bianchi
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yourtrashcollector · 13 days
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«Ecco il punto! Non voglio essere un uomo moderno! Voglio vivere come sono destinato a vivere! Voglio tornare in Oriente!»
«Ah, be'... lo vogliamo tutti, no?» mormorò Shiva, rimestando le cipolle e i peperoni nella padella. «Io me ne sono andato quando avevo tre anni. In questo paese non ho combinato un cazzo. Ma chi ce li ha i quattrini per il biglietto dell'aereo? Chi vuole vivere in una baracca con altri quattordici camerieri? Chi lo sa che cosa sarebbe diventato Shiva Bhagwati se fosse rimasto a Calcutta? Un principe o un mendicante? E chi» continuò Shiva, con un po' della vecchia bellezza che gli accendeva la faccia «potrebbe strappargli da dentro l'Occidente, ora che ci è entrato?»
Zadie Smith, Denti bianchi
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yourtrashcollector · 13 days
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Qualche mese prima, il giorno in cui Magid compiva nove anni, un gruppo di ragazzini bianchi molto carini e dai modi inappuntabili aveva suonato alla porta e chiesto di Mark Smith. «Mark? Non c'è nessun Mark, qui» aveva detto Alsana, chinandosi fino al loro livello, con un gran sorriso. «Qui vive solo la famiglia Iqbal. Avete sbagliato casa.» Ma prima che avesse finito la frase, era arrivato di corsa Magid, che aveva spinto la madre da una parte. «Salve, ragazzi.» «Salve, Mark.» «Andiamo al circolo degli scacchi, mamma.» «Sì, M... M... Mark» aveva detto Alsana, prossima alle lacrime per quell'oltraggio finale, la sostituzione di "Amma" con "Mamma". «Non fare tardi.» «TI HO MESSO UN NOME GLORIOSO COME MAGID MAH-FOOZ MURSHED MUBTASIM IQBAL!» aveva urlato Samad a Magid, quando quella sera era tornato a casa per schizzare come un proiettile su per le scale e andare a nascondersi nella sua stanza. «E TU TI FAI CHIAMARE MARK SMITH!» Ma quello era solo un sintomo di un malessere più profondo. Magid desiderava realmente trovarsi in un'altra famiglia. Voleva possedere gatti e non scarafaggi, voleva che sua madre emettesse la musica di un violoncello, non il suono della macchina da cucire; voleva avere tralci di fiori sul lato della casa, invece del sempre crescente cumulo di immondizie dei vicini; nell'ingresso voleva un pianoforte e non la portiera rotta della macchina del cugino Kurshed; voleva fare le vacanze in bicicletta in Francia, e non viaggi di un giorno a Blackpool per andare a trovare le zie; voleva che il pavimento della sua stanza fosse di legno lucido, non della logora moquette verde e gialla avanzata dal ristorante; voleva che suo padre facesse il medico, non il cameriere con una mano sola; e quel mese Magid aveva convertito tutti questi desideri nella voglia di partecipare alla Festa del Raccolto come avrebbe fatto un Mark Smith. Come avrebbe fatto chiunque altro. MA VOGLIAMO FARLO, ALTRIMENTI CI BECCHIAMO UNA PUNIZIONE. LA SIGNORA OWENS DICE CHE È LA TRADIZIONE. Samad perse la pazienza. «La tradizione di chi?» urlò, mentre Magid, in lacrime, ricominciava a scrivere freneticamente. «Maledizione, tu sei un musulmano, non un folletto dei boschi! Te l'ho detto, Magid, te l'ho spiegato quali sono le condizioni per ottenere il permesso di andarci. Prima vieni con me sull'haj. Se mai riuscirò a toccare quella pietra nera prima di morire, voglio farlo con a fianco mio figlio maggiore.» Magid ruppe la punta della matita a metà della risposta, e scrisse l'altra metà usando il mozzicone. NON È GIUSTO! NON POSSO ANDARE SULL'HAJ. DEVO ANDARE A SCUOLA. NON HO TEMPO PER ANDARE ALLA MECCA. NON È GIUSTO! «Benvenuto nel ventesimo secolo. Non è giusto. Niente è giusto.»
Zadie Smith, Denti bianchi
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