INCIPIT
TOMO I - la malattia
E' arrivato il momento di dire a tutti quello che è successo, in quel pomeriggio d'estate, in cui, nessuno voleva salire al primo piano del palazzetto grigio, in fondo al viale alberato, quello pieno di magnolie e di pruni selvatici, che in primavera t’inebriano di profumi e di pollini vaganti come folletti impazziti.
Il topolino azzurro, quello sempre pronto con le sue risposte ai problemi matematici, aveva preso una brutta influenza e, a nulla erano valsi la sciarpina arancione di pelo di gatto e i guantini azzurri di pelle di foca del Madagascar, che gli erano stati regalati dalla topa superiora del Convento di Gruviera situato nel Corno Verde della Sassonia Orientale.
I giorni passavano, ma non si vedeva nessun segno di miglioramento, anzi gli umori cattivi della malattia si facevano sempre più insistenti.
Intorno a lui si erano radunati tutti i topi del quartiere. Altri erano venuti da regioni lontane, portando doni e notizie di parenti, emigrati a causa della penuria di groviera, dovuta alla difficoltà di trovare buchi di quel particolare diametro sul mercato e, anche, ahimè, a causa dell’esplosione demografica dei gatti rossi, quelli più temibili e più affamati.
Ora, sarebbe veramente difficile immaginare che cosa sarebbe potuto succedere, se il topo a capo del governo, non fosse caduto dalla bicicletta e, quindi, non fosse stato necessario bandire delle nuove elezioni.
L'inizio della campagna elettorale avvenne in un clima di eccezionale litigiosità.
Gli schieramenti politici, maggiormente interessati alla rissa, erano, quello che si riuniva intorno al Cavalier Topol, proprietario di tre caseifici, denominati Caseifici delle Libertà, di recente beneficiario di una inaspettata ricrescita del pelo e quello delle Tane Democratiche, i cui rappresentanti, Topo Veltrus in testa, risultano proprietari – così dicono i maligni - di numerose tane riscattate in tempi più o meno formaggini con la complicità del sindaco di Topolonia City, tal Pico Rotella, un topo piacione, dal pelo brizzolato, l'occhio scrutatore e la battuta sempre pronta.
Se non fosse stato per la regola della par-formaggio, il Cavalier Topol si sarebbe lasciato andare a distribuzioni incontrollate di groviera ai sudditi di Topolandia, mentre, il Topo Veltrus avrebbe continuato a sponsorizzare una inaspettata liberalizzazione delle tope, con una proposta d’innalzamento delle cosiddette quote rosa, sposando, in tal senso le teorie post-industriali del Topus Bersanus.
Contemporaneamente, la campagna elettorale, per la nomina a nuovo sindaco di Topolonia City, vedeva impegnati, da una parte Topolomanno, sponsor della sicurezza nelle tane e della necessità di un rimpatrio celere dei topi rumeni, terrore di Topolandia e responsabili del dilagare della schiavitù delle tope, soprattutto, per mercimonio del sesso, nelle periferie delle grandi città. Dall’altra parte, di nuovo il Pico Rotella, noto a tutti per aver portato a termine due mandati senza gloria e senza infamia e, aver accumulato - qualcuno dice - grosse quantità di groviera, nei parcheggi blu di Topolonia City. Motivo conduttore della sua campagna elettorale: ridiamo Topolonia City ai topolini e damose da fa’che c'è groviera per tutti.
I primi risultati delle elezioni politiche vedevano vincitore il Cavalier Topol, che in questo modo, si assicurava un mandato di cinque anni, con la sola controindicazione, di avere, come spina nel fianco, il Topo Bossolo. Quest’ultimo risultava fautore della liberalizzazione della topa padana, al grido di ”Io il formaggino ce l'ho duro e, questo, non si discute, altrimenti noi topi della padania porteremo i fucili a Topolonia City e non saremo più disponibili a trasferirvi la nostra groviera, in attesa che si attui il federalismo fiscale, in tutto il territorio di Topolandia.”
La nomina del Cavalier Topol contribuiva a portare una ventata di ottimismo, anche e, soprattutto, per una certa avversione al precedente governatore di Topolandia, tal Topo Prodigo, molto più incline al consumo della mortadella, piuttosto che, della groviera.
Sulla sua scia, anche Topolomanno aveva la meglio sul Pico Rotella, ed era nominato sindaco di Topolonia City, con grande giubilo di tutti i topi che, adesso, speravano di veder tornare Topolonia City agli splendori degli anni novanta.
TOMO II - la rinascita
Torniamo al nostro topolino azzurro, che, nel frattempo, beneficiando dei nuovi umori della vita politica, provava una sorta di rinascita, quasi fosse uscito da un profondo coma e gli fosse tornata la voglia di vivere di sempre.
Ma quale poteva mai essere stato il malessere del topolino azzurro, se non una profonda depressione causata dalle incertezze, che la globalizzazione della groviera aveva innescato negli esseri più sensibili e, in un certo senso, più inclini ad una visione medio grigia della realtà. Il malessere denunciato dal topolino azzurro si poteva inquadrare in una sorta di sopraggiunta apatia per il mondo circostante, soprattutto, l'apparato burocratico, che sopraintendeva alla distribuzione della groviera, nelle sue diverse accezioni: statale, regionale e comunale.
Un certo sollievo lo aveva provato, nel momento in cui, con grande giubilo, il Ministro delle caciotte, tal On. Tretopol aveva annunciato l'abolizione della tassa sulla prima tana.
Un certo compiacimento lo aveva sfiorato, pensando che i suoi lontani parenti partenopei, non fossero più costretti, a sfidare montagne di rifiuti, nell'intento di procurarsi il cibo, in seguito ad un’intensa campagna ripulitoria sponsorizzata, anche per motivi d'immagine, dal Cavalier Topol.
Tale intervento appariva simile a una purificazione razziale; e, di fatto, così era, perché in questo modo, si creava terra bruciata sui campi di bivacco dei topi rossi rumeni.
Il topino azzurro, pian pianino, rientrava nelle regole del vivere quotidiano, pur se, di tanto in tanto, veniva turbato dalle notizie, soprattutto di natura economica, che, con tanta insistenza, erano pubblicizzate dai media, ed avendo come principali fautori l'On. Tretopol e l'On. Prof. Brunettol: “Il mondo dei topi sta cambiando,non ci sarà più groviera, a buon mercato, e neanche tope disponibili, perché la ricchezza non è più prerogativa dei topi che detengono il capitale, ma, di quelli che, con un basso costo del lavoro, mantengono alta la produttività. E, cosa non di poco conto, sta cambiando il comune senso del pudore, con un ritorno alle epoche caste, che tanto hanno travagliato, in passato, gli animi dei topi più intraprendenti.”
Il topino azzurro pensò che, forse, fosse ora di mettere la testa a partito e trovarsi una compagna, con la quale, condividere le alienazioni, che la nuova era portava con sé, insieme con una valanga di nuove e sfrenate tecnologie e un’accresciuta incertezza del futuro.
Incominciò a vagare per la città, alla ricerca di un’ispirazione, cosa che faceva sempre, quando aveva le idee confuse. Dopo tanto aver vagato, giunse nei pressi di un centro commerciale, di quelli in cui, pur essendoci una grande varietà di groviera in vendita, non sarebbe mai stato capace di acquistarne nemmeno un grammo. Era però attirato dalle tope che la vendevano, soprattutto quelle moldave, o rumene, che, al contrario delle poverine che, con false promesse e violenze inaudite, erano avviate al mercimonio del sesso, vendevano groviera, semplicemente con il richiamo antico del desiderio, che trova sfogo nella mercificazione delle proprie sensazioni.
Erano almeno quattro volte che passava davanti alla stessa vetrina, rapito dalla profondità dei buchi del formaggio in vendita, ma soprattutto, imbrigliato in un vortice, che lo trascinava inesorabilmente sulla figura eterea che, con malcelata disinvoltura, si muoveva di là da quei buchi.
Il primo istinto fu di soprassedere e, ancora una volta, darsi alla fuga e, relegarsi nella sua tranquilla isola di topo single; ma questa volta, l'istinto primordiale prevalse inesorabilmente. Drizzò le spalle, grattò via i residui di forfora, retaggio indesiderato della lunga malattia, si schiarì la voce, per un attimo si sentì Bogartopol a Tanablanca.
Il primo contatto non produsse però l'effetto sperato. La topina soprattutto non gradì la richiesta, manifestamente pretestuosa: “Si possono acquistare anche solo i buchi ?”
Ciononostante fece un sorriso comprensivo e accattivante, come le mamme con i loro topini, quando è l'ora di cambiare il pannolino.
Il topolino azzurro si sentì come i cantanti, quando sono lapidati, con frutta marcia e ortaggi di stagione, in seguito ad una prestazione poco gradita al pubblico. Capì, però, che una breccia si era aperta, seppure nell'incancellabile istinto di maternità della femmina che, adesso lo studiava, dalla testa alla coda, nel difficile percorso intellettuale di dare un significato a quell'incontro, inatteso, ma forse, intimamente desiderato.
Bastarono poche successive battute, per arrivare a combinare un incontro, al di fuori di quel luogo mercerizzato, privo di luce e di calore naturale.
Quando s’incontrarono al Pub della fontina, poco lontano dal centro commerciale, il topino azzurro non stava nella pelle. L'emozione gli faceva tremolare visibilmente i baffi. Fece un grosso sforzo, per controllarsi e darsi un contegno di topo vissuto e, non sopravvissuto. Seguendo gli insegnamenti del suo miglior amico, tal Playtopol, fece in modo di parlare il meno possibile, ascoltando, con manifesta attenzione, quanto la topina Esmeralda (questo era appunto il nome della sperata conquista) si prodigava a raccontargli, come a qualcuno che si conosce da sempre. Il tempo si era fermato davanti a quella ciotola di fonduta; non esistevano altri commensali, una cupola rosa era calata a definire la nascita di un nuovo emisfero cellulare, dove è racchiuso il mistero della continuazione della specie, a dispetto di tutti i gatti del mondo.
Quando si accorsero che le tope cameriere, probabilmente moldave, incominciavano a innervosirsi per l'imminente orario di chiusura, con falsa topo-scialance chiesero il conto e uscirono nel soave imbrunire di Topolonia City.
TOMO III - l'innamoramento
Camminarono a lungo nella fresca sera primaverile. Le piccole zampette non sentivano la fatica, perché il cervello era travolto dalla fulminea infatuazione di entrambi, il magico richiamo dell'accoppiamento che si perpetua, dalla notte dei tempi, a difesa della discendenza.
A un certo punto divenne impellente stabilire in quale tana rifugiarsi, per dare un senso compiuto a quell'incontro. Forse, non era ancora il caso, di andare nella tana della topina Esmeralda, anche se, moriva dalla voglia di toccare, con mano, il vissuto della nuova conoscenza, con il riposto desiderio di bruciare, in un attimo, tutto il training di conoscenza. Probabilmente, le tope bizzoche, che abitavano di fronte alla bella topina, un po' per invidia, un po' per i residui di falso pudore tramandato dalle nonne, avrebbero sparlottopolato chissà per quanto tempo e, chissà quante ne avrebbero dette sul suo conto, tanto per riempire i noiosi pomeriggi passati a fare i merletti per i nuovi nati del quartiere.
E, tra un merletto e l'altro, avrebbero finito per alimentare una valanga che, partita dalla sommità della montagna, con la dimensione di un fagiolo, arrivi a valle estesa come un campo di calcio.
Fu così che il topino azzurro che, finalmente sapremo chiamarsi Tebaldo, rompendo gli indugi e mostrandosi fermamente padrone delle proprie emozioni, senza aspettare l'assenso della topina Esmeralda, diresse il passo verso la propria tana.
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