Era stato un inverno lungo e buio, ma la notte appena trascorsa lo era stata ancora di più. La luce era ciò di cui aveva bisogno. Ma la luce tardava ad arrivare. Così pensò di andarle incontro per spingerla su con le braccia del bisogno.
Syd non aveva mai capito per quanto tempo si dovesse guardare l’alba, e con quel pensiero la solitudine ritornò. Era passato un momento, non poteva neanche custodirlo perché per farlo bisogna condividerlo.
Si, probabilmente l’avrebbe rivista; si, se la sarebbe cavata; si, gli dispiaceva; gli dispiaceva tanto. Aveva ancora tanto amore e non sapeva che farci.
Il sole lungo la linea dell’orizzonte sembrava essersi fermato, come un dispetto, come un respiro trattenuto. A Syd la cosa sembrò buffa e accennò un sorriso.
Solo pochi millimetri separavano il dolore dal riso e lui aveva paura di attraversarli.
Pochi millimetri che lo separavano dal confine oltre il quale le cose non hanno più senso.
Il sole improvvisamente riprese a respirare. Per un po’ il mondo sembrava aver ritrovato un po’ di luce.
“Partire per un viaggio è una strana sensazione. Sembra quasi di essersi liberati non solo dal luogo che ci si è lasciati alle spalle, ma anche dal tempo trascorso, di cui continuiamo a tirare il filo”.
Dalla finestra della stanza vedeva chiaramente la linea dell’orizzonte macchiarsi di rosso. Di notte il confine del cielo, a quell’ora, aveva spesso tenui sfumature rosso scuro. Quella sera, però, il rosso non era lo stesso.
Sarà un incendio, pensò senza accorgersene. E continuò a guardare.
Poi fu un boato, poi un’altro. Poi niente.
Era stato davvero un incendio? O si trattava forse delle fiamme di una catastrofe ancora più distruttiva e funesta?
Qualcosa di morbido ci avvolgeva, qualcosa che nessuno all’infuori di noi poteva descrivere. Era nell’aria, come il profumo di un caffè bevuto all’alba; o desiderato, come una cabina telefonica in un giorno di pioggia. Qualcosa che ci scaldava e proteggeva.
Erano giorni in cui tutto andava come volevamo che andasse, non c’era niente a mancarci.
“Nella mia stanza non scrivo molto. Per scrivere ho bisogno di altre condizioni e altri luoghi. Ma lì posso pensare, sentire musica, leggere a letto e prendere appunti. Posso dar da mangiare a quattro amici; ed è, tutto considerato, un posto dove appendere il cappello.”
Dapprima fisicamente, con passi nella direzione opposta.
Poi ad allontanarsi è la loro essenza. Le sensazioni fisiche provate nello stare insieme: istanti, minuti, giorni, che rimangono impressi nei tuoi sensi per meno tempo, prima che tutto venga gettato via o sovrascritto dagli anni.
La verità del tempo è racchiusa nella inadeguatezza della memoria che trasforma una relazione, inferno o paradiso che sia stata, in un mazzo di cartoline colorate inviate dal passato.
Ma a livellare tutto è la polvere degli anni, che fa si che le storie vissute non sono mai state belle come abbiamo sperato, ma nemmeno brutte come abbiamo temuto.