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L’importanza della funzione educativa della scuola
La famiglia ha un ruolo importantissimo nell’educazione del bambino ma la scuola rappresenta un contesto fondamentale nella formazione della personalità e nella sua preparazione al mondo. Ha per questo l’arduo compito di fornire gli strumenti necessari per crescere non solo culturalmente, ma anche psicologicamente e socialmente, acquisire un certo grado di responsabilità e autonomia. Un vero e proprio teatro di crescita.
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La scuola deve essere un luogo sicuro per il piccolo in cui crescono affetti, sentimenti, questo implica che è necessario che il percorso scolastico non sia ostacolato da esperienze negative che possono contrastare il compito primario della scuola quello di contribuire alla crescita personale di ogni singolo bambino. Una grandissima resposnsabilità proprio perché alla base per la formazione di una nuova identità che implica una adeguata relazione non solo con i compagni ma una sana interazione con figure adulte significative esterne alla famiglia, gli insegnanti.
Significa che il contesto scolastico è quello in assoluto più importante da prendere in considerazione in questo lungo e difficile processo di crescita. Molti infatti, tendono a sottolineare  l’importanza della qualità della relazione con gli insegnanti, un aspetto di particolare rilievo che contribuisce a formare l’immagine che il bambino ha di se e sulla sua stessa autostima.
La scuola e l’insegnate hanno un compito ancora più difficile, oggi più che mai, in un momento di crisi delle responsabilità famigliari, per questo il suo ruolo di educare diventa ancora più arduo. L’obbiettivo deve essere quello di creare all’interno dell’ambito scolastico un ambiente positivo e sano.
Un responsabilità educativa che deve puntare a orientare, motivare e promuovere nei giovani comportamenti positivi, sviluppare le loro capacità, guidarli alla conquista di significati per la loro vita.  Per questo gli insegnanti sono guida e aiuto degli alunni sia nei processi di apprendimento, sia nei processi di crescita umana. E’ fondamentale la scuola e in particolare per gli insegnanti che passano tanto tempo con i nostri bambini sapere chi sono e di cosa hanno bisogno, oltre che conoscere gli ambienti e e i contesti famigliari in cui vivono.
Sapere le loro situazioni e i problemi che sono costretti ad affrontare, per poterli accompagnare nel loro processo di crescita, sollecitarli a comportamenti responsabili nei confronti degli altri e di se stessi, perché non si può pensare di creare formazione se prima non si lavora sulla crescita umana.
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L’importanza dell’empatia nel rapporto con un bambino
Fare i genitori non è per nulla facile ed è assolutamente normale fare errori ma non per questo si è dei cattivi genitori, la cosa più importante su cui lavorare però è di certo il rapporto che si instaura con loro fin da piccoli. IN questo l’empatia rappresenta il fulcro di tutto che permette di rimediare ai nostri errori di genitore.
L’empatia con il proprio figlio gioca un ruolo fondamentale per la loro crescita,  immedesimarsi nei suoi sentimenti ed emozioni, positive o negative che siano, è alla base di un rapporto di empatia.
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Empatia significa sintonia emotiva, capace di farci sentire quello che l’altro sente e a nostra volta di renderlo partecipe di quello che proviamo. Solo grazie a quelle emozioni possiamo stabilire delle relazioni che siano effettivamente capaci di creare un legame e così una condivisione che può portare a uno scambio reciproco.
Questo significa che in una relazione come quella educativa, è un elemento che deve esserci, traducendosi nelle premesse di ogni apprendimento possibile, la capacità di sintonizzarsi sullo stato emotivo dell’altro, cioè la capacità empatica, diventa fondamentale, alla base della comunicazione con l’altro.
I genitori che mettono in primo piano l’empatia quando interagiscono con i propri figli permettono loro di scoprire le loro emozioni e gestirle, sviluppare così la loro intelligenza emozionale. Come per esempio la comprensione dei momenti di rabbia vissuti dai bambini, sono un esempio perfetto per allenare i piccoli a gestire le proprie emozioni, senza farsi dominare da sentimenti negativi e da frustrazione.
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Educare all’empatia non è semplice ma centrare per una crescita equilibrata, infatti educare non equivale solo ad insegnargli regole e valori della propria famiglia, della cultura e della società, nonostante siano elementi comunque importanti che merito attenzione. Ascoltare, osservare senza giudicare e mettersi così nei loro passi, sono elementi su cui soffermarsi soprattutto quando il bambino agisce in maniera a noi incomprensibile. Questo è il vero ascolto che non significa giustificarli per qualsiasi cosa, ma comprenderli.
Crescere sarà più facile soprattutto aiuterà il suo sviluppo emotivo  garantito da un ambiente che facilita il suo sviluppo emotivo, una base sicura, un legame alla base a cui fare riferimento per affrontare la vita. Educare con empatia vuol dire entrare in relazione con i nostri figli, aiutarli a comprendere le proprie emozioni e dargli il giusto significato.
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Insegnare il bambino ad essere generosi e non materialisti
La prima cosa da tenere in mente per un genitore in tutte le fasi di crescita del bambino è che sono i punti di riferimento del piccolo e il loro migliore esempio per la vita. Dalla figura genitoriale e dall’educazione dipende il modo in cui il bambino si approccia alla vita, come vede il mondo e come si relaziona.
La personalità di una persona è data da una serie di fattori non solo genetici ma anche ambientali che si intrecciano. Sicuramente la componente naturale esiste ma moltissimo dipende dal modo in cui un bambino è educato, questo significa che un il fatto di essere più o meno generoso è un indole del tutto naturale ma la generosità può essere anche insegnata.
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Per prima cosa insegnare al bambino a condividere le proprie cose è un ottimo passo avanti, la condivisione infatti rappresenta un modo per mettersi in relazione con gli altri e farsi accettare e volere bene, questo appaga il piccolo che si sentirà sempre più propenso a donare. Si deve partire dal presupposto che i realtà sono proprio gli adulti il primo esempio, I bambini sono generosi e non hanno pregiudizi, salvo che non siamo noi adulti a trasmettere loro un criterio di avidità eccessivo.
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Il bambino che da piccolo si  ribella quando gli toccano i giochi e è abbastanza normale perché credono che tutto glia appartenga. È comune che fatichino a condividere e capire che non tutto è loro, poiché essi mettono al primo posto se stessi. E’ compito del genitore trovare i modi per far capire al piccolo l’importanza e la gioia di condividere con gli altri sin da piccoli. Dimostrate voi stessi di essere generosi, coinvolgete il piccolo a donare qualcosa e sottolineate la felicità dell’altro nel ricevere. Così il bambino, che per indole è molto sensibile, capirà quanto sia bello dare agli altri. O semplicemente condividete con loro quello che avete. Manifestate il vostro disappunto quando tendono ad essere egoisti che sia un gioco o un pezzo di pane.
Infine e non meno importante lasciate che risolvano loro stessi i conflitti per i giocattoli. I bambini imparano presto a mettersi d’accordo, quando vedranno che il loro atteggiamento egoista scoraggia i compagni di gioco, così impareranno a cedere, ad attendere il proprio turno e a mettersi nei panni degli altri.
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Disturbi emotivi e relazionali bambini
Le emozioni rappresentano per il bambino sin da piccolo un mondo che deve imparare a conoscere e controllare, con cui fare i conti per il resto della sua vita. La comprensione delle emozioni non è un passaggio così automatico nei bambini e il ruolo dei genitori risulta essere fondamentale perché il piccolo riesca a fare i conti con le proprie emozioni ed esprimerle nel modo corretto. Spesso infatti capita che i bambini si ritrovino di fronte ad emozioni molto forti come l’ansia e la rabbia senza riuscire a gestirle in particolare quando si sentono impotenti di fronte alle situazioni, questo incide sulla loro stessa autostima.
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I bambini presentano difficoltà emotive generalmente hanno problemi anche nella sfera relazionale, con relazioni sociali difficoltose e tendono spesso ad isolarsi, incidendo  negativamente sul loro umore fino allo sviluppo di veri e propri disturbi emozionali come ansia e depressione, che se non trattati tempestivamente possono avere un influenza negativa sull’intero percorso di crescita del piccolo e sulla vita adulta, nel rapporto con gli altri, nell’affettività ecc..
Si tratta di solito di bambini che in genere hanno molte difficoltà a separarsi dai genitori con pianti isterici continuativi senza sosta. Un altro sintomo o caratteristica tipica di un bambino con un disturbo emotivo relazionale, come già accennato sono le relazioni con i coetanei, presentano infatti grandi difficoltà a socializzare, piuttosto  sono alla ricerca di un rapporto del tutto esclusivo con l’adulto. Hanno difficoltà a gestire le proprie emozioni, rabbia, ira e aggressività, ma anche la gioia. Spesso nel bambino si presentano anche sintomi fisici come mal di testa, nausea e insieme anche disturbi del sonno. Un altro elemento che li contraddistingue è la passività nelle attività che gli vengono proposte e nella scelta dei giochi, senza mostrare molto entusiasmo, anzi si chiudono in se stessi. Sono tendenzialmente ansiosi soprattutto in merito a prove da affrontare o situazioni nuove.
SI isolano e si chiudono in se stessi, rimangono passivi e sottomessi agli altri. Emerge dunque un deficit nelle abilità relazionali, che poi rappresenta una costante di molti disturbi emotivi. 
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Si è potuto constatare che la maggior parte dei disturbi emotivi sono influenzati da alcune modalità distorte con cui il bambino rappresenta mentalmente se stesso e il proprio mondo. Si tratta della tendenza ad ingigantire gli aspetti negativi della realtà.
L’unico modo per aiutare questi bambini è correggere gli errori presenti nel suo modo di rappresentarsi la realtà che possiamo metterlo in grado di superare emozioni spiacevoli. L’aiuto di un terapeuta è importante ma ad esso anche lo sport potrebbe essere un modo per aiutare il piccolo nella sua difficile impresa. Molti sono le attività suggerite dagli esperti, in particolar modo le arti marziali come il judo e il karate.
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