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#Fabio Sposini
genevieveetguy · 10 months
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. In the cinema, the actors are the bourgeoisie; the image is the proletariat; the soundtrack is the petty bourgeoisie, forever fluctuating between one and the other. The image, as proletariat, has to seize the power in the film after a long struggle.
I Am Self Sufficient (Io sono un autarchico), Nanni Moretti (1976)
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manuxmon · 4 years
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Io sono un autarchico (1976)
 DoP: Fabio Sposini
 Dir: Nanni Moretti
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killer-klowns · 4 years
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Je suis un autarcique / Sans pectoraux, pas d’avant-garde, s’exclame un metteur en scène.
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sciscianonotizie · 2 years
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Generazione Z, parola Chiave: sostenibilità”. Successo per la diretta streaming della prima edizione
Una diretta streaming di 4 ore, 400 under 30 in presenza e 22 speaker sul palco della Multimedia Valley: questi i numeri principali di “Generazione Z, parola chiave: sostenibilità”, organizzato da Giffoni Innovation Hub in occasione della prima edizione di Verde Giffoni, l’evento di Giffoni Opportunity co-finanziato dal Ministero della Cultura – Direzione Generale per il Cinema e dalla Regione Campaniae con il sostegno del Comune di Giffoni Valle Piana.
Un confronto diretto, ieri, tra i rappresentanti di importanti aziende e i giovani presenti in sala sul tema della sostenibilità affrontato in ogni sua declinazione. Proposte, analisi, racconti, approfondimenti su quello che è un tema che spinge le nuove generazioni a rilfettere sul futuro del pianeta, dell’economia, del lavoro, dell’innovazione e sull’impatto che ogni scelta fatta oggi avrà un impatto significativo su ciò che accadrà domani.
Gli speaker: 
È stato Roberto Sposini, giornalista di LifeGate – media partner dell’iniziativa insieme a StartupItalia – il moderatore della giornata che ha visto protagonisti 22 speaker: Franco Amelio Head of sustainability del main partner Deloitte e Nicola Tagliafierro Head of Sustainability di Enel X, Giovanna Zacchi  Responsabile ufficio Esg Strategy di Bper Banca, Angelo Fienga Sustainability Leader di Cisco, Alessandra Benevolo HR Director Italy & HR Cluster Head South di Ipsen, tutti partner dell’evento. Con loro Gabriele Catacchio Head of Global e-Mobility Communication di Stellantis, Simona Torre Managing Director and Executive Board di Fondazione Accenture, Carlo Cici Head of Sustainability di Ambrosetti, Luca Cassani Corporate Sustainability Manager di Epson, Luca Ruini Presidente di Conai, Stefania Pompili Ceo di Sopra Steria, Manuela Baudana Responsabile Sustainability Development di A2A, Davide Tassi Head of Sustainability di ENAV, Adriana Mosca Responsabile Brand strategy, Digital and Sponsorship di Iren, Gianluca Randazzo Head of Sustainability di Mediolanum, Oscar Di Montigny Presidente di Flowe, Fabio Zardini Country Manager Italia di Patagonia Europe Cooperatief, Paolo Iabichino Fondatore Osservatorio Ciciv Brands, Daniele FortinI Presidente del Gruppo RetiAmbiente Spa, Chiara Trombetta di StartupItalia. 
I temi:
Ognuno dei 22 speaker ha affrontato l’argomento ‘Sostenibilità’ riconducendolo al lavoro, ai progetti in corso e in divenire della propria azienda. Un viaggio tra temi differenti ma complementari che ha spaziato dalla gender equality alla mobilità sostenibile passando per il rapporto tra sostenibilità sociale ed economica, dai lavori e le competenze del futuro alla social inclusion. E ancora della sfida alla Gen Z di superare i luoghi comuni, dell’innovability, dell’attenzione delle aziende a non collaborare con fornitori ‘in-sostenibili’, della narrazione della sostenibilità in chiave multiutility, degli investimenti sostenibili, dell’attivismo e dell’impegno sociale dei brands e della riduzione e del risparmio dei consumi. Tra i tanti interventi, quello di Ruini di Conai nell’anno del 25esimo anniversario dell’azienda e del progetto “Ciak si gira, Azione. Riciclare” messo in campo da Giffoni Innovation Hub e Conai per raccontare, attraverso il mezzo audiovisivo e cinematografico, i nuovi cicli di vita degli imballaggi.
“Abbiamo accolto subito l’invito di Giffoni Opportunity e deciso di essere protagonisti di Verde Giffoni con Gen Z, parola chiave: sostenibilità” perché come GIH ci poniamo da sempre l’obiettivo di essere punto di riferimento per gli under 30 e delle grandi aziende che, come noi, mettono al centro del proprio agire l’impegno verso le nuove generazioni – ha detto Antonino Muro  co-founder e CVO di Giffoni Innovation Hub – E’ stata una mattinata intensa, quattro ore di diretta streaming, 22 speaker, 400 giovanissimi in platea, una bella emozione per un evento che sono certo si consoliderà nel tempo e renderà il ‘pianeta Giffoni’ ancora una volta punto di incontro per ragazzi di ogni età e nazionalità che vogliono essere protagonisti dei cambiamenti inevitabili e non più procrastinabili in questa complicata e incomprensibile fase storica. Un periodo ‘grigio’ che ha rischiato, prima con la pandemia e ora con la guerra in Ucraina, di minare la capacità di progettare a lunga scadenza. Il nostro intento è quello di essere porto sicuro per la Gen Z che siamo certi, ed è questa la vera sfida, progetterà un mondo più verde un mondo più sostenibile”. 
   About GIFFONI INNOVATION HUB 
Giffoni Innovation Hub è un polo creativo d’innovazione, fondato da Orazio Maria Di Martino, Luca Tesauro e Antonino Muro nel 2015. Il progetto nasce con l’obiettivo di guidare e favorire la trasformazione culturale e digitale in Italia e all’estero e, sulla scia del patrimonio del Festival di Giffoni, fa della creatività la sua bandiera. Giffoni Innovation Hub rappresenta un ecosistema che collega, supporta e fa crescere talenti e startup nel settore delle industrie creative e culturali. Lo scopo è quello di implementare prodotti e servizi per le aziende, attraverso percorsi di formazione specializzata e framework audiovisivi, generando azioni ad alto impatto sociale e valoriale che coinvolgono le nuove generazioni.
    source https://www.ilmonito.it/generazione-z-parola-chiave-sostenibilita-successo-per-la-diretta-streaming-della-prima-edizione/
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koyotegiallo · 5 years
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L’ OVER 1000 DEL DIAVOLO: LA 6+6 ISOLE
Ho sonno. Mi sto addormentando. Pedalo piano, pianissimo. Gli occhi si chiudono senza che me ne accorga. È più forte di me, non riesco a controllarlo. Questa forza aliena mi urla a gran voce di fermarmi, ma non posso. Non voglio. Mi trovo nel traffico caotico tra Messina e Marina di Patti, non so con precisione dove. Non ce la faccio più. Io e Mino pedaliamo da giorni e i chilometri che ci separano dalla fine di questa avventura sono ancora molti. Lo vedo a tratti davanti a me. Un attimo c’è, l'attimo dopo buio, ci sono solo io che vago nel sonno, nell'oblio. Ogni tanto si volta indietro per vedere se sono ancora lì, vicino a lui, ma son sempre più lontana. Il battito cardiaco rallenta, sento le pulsazioni sempre più tenui. Voglio dormire. Scendere dalla bici e dormire. Chiudere gli occhi e dormire.
Siamo partiti da Quartu Sant'Elena allo scoccare della mezzanotte di mercoledì 24 aprile. Per arrivare a Cagliari ci ho messo un giorno intero: sette ore di treno da Torino a Civitavecchia e poi il traghetto da lì fino al capoluogo sardo. Sono mesi che non si pensa ad altro che a questo evento, più unico che raro: la 6+6 Isole è una randonnée di 1200 chilometri, suddivisa in due percorsi da seicento ciascuno, ripartiti sulle due isole sorelle, Sardegna e Sicilia. Se ne parla da giugno scorso. A settembre si capivano i primi dettagli. Ottobre è arrivato per stravolgerli tutti. Novembre è stato il momento di prenotarsi un posto tra le poche centinaia di persone che avrebbero potuto parteciparvi. Ci ho pensato a lungo, come al solito. Mi sono fatta due conti, ho analizzato approfonditamente le implicazioni di un viaggio di questa portata. Troppo costoso. Troppo impegnativo, non ero sicura di essere pronta ad affrontare un’esperienza simile. Tanto meno ad aprile, quando ancora non si hanno nelle gambe lunghi chilometraggi. Ho raccontato a tutti le ragioni per cui Barbara non avrebbe partecipato alla 6+6. Due giorni dopo versavo i cinquanta euro per la preiscrizione. Beata coerenza! Come al solito, la voglia di inseguire un sogno vince su tutto.
Sono qui, ai nastri di partenza, roadbook alla mano per ricevere il primo timbro, quello che sancirà l’inizio di un'avventura assurda. Il faretto montato sul casco e le luci rosse bene accese. Abiti pesanti per affrontare la notte. Non fa freddo, si sta bene, ma nel giro di poche ore le temperature si abbasseranno. Ci sono randonneurs da tutto il mondo e amici di bicicletta che vedo solo in queste occasioni, molti che ancora non conosco, ma che ben presto conoscerò. L'attesa è stata snervante, avevo voglia di partire, volevo solamente iniziare a pedalare e porre fine a tutte quelle ansie e preoccupazioni che da tempo mi tormentavano. Gli organizzatori si sono dati un gran bel da fare. L'impressione è che ci sia moltissima confusione, specie sul funzionamento dei bag drop, ma pare essere tutto sotto controllo. Sono il numero 188, Enrico Peretti sigla il mio libricino e finalmente posso partire. Sono con i miei compagni della Nervianese, Alberto, Michele, Paolo Mancini, Graziano, Fiorenzo e, ovviamente, Mino. C’è anche Stefano Ferrario, che incontro per la prima volta, una persona piacevole e di compagnia. Sono con loro, ma sono con tutti. C’è la spumeggiante Annalisa con i suoi compagni della Valchiampo, i neo sposini Franco e Rosanna, “i due Mirki", come li chiamo io, che sono stati così gentili da darmi appoggio logistico durante il viaggio fino a Cagliari. C’è Fausto da Biella, il mio traghettatore di Roma, ci sono Fabio e Ugo, randonneurs delle mie terre, c’è Marco Scardovi, il super rasta dai poteri sovrannaturali, c’è il Leone di Fano e la sua voce inconfondibile anche a miglia di distanza, ci sono Francesca e Gaspare, insomma c’è mezza Italia ed una Italia e mezza di avventure vissute insieme a tutti loro e molti altri che, anche se non nomino, ricordo con piacere.
Come temevo si parte per la prima tappa che porta a Bari Sardo tenendo ritmi elevati. Il solito entusiasmo iniziale che poi si paga alla fine. La Sardegna non conosce pianura, cerco di stare al passo per un po’, ma poi decido di staccarmi. Devo trovare la mia dimensione e ancora non so bene come reagirà il mio fisico a 1200 chilometri in bicicletta. Cautela, ci vuole cautela. Mi disinteresso del gruppo e prendo il mio ritmo, lento, ma regolare, senza forzare. È un viaggio impegnativo che raccoglie tutto il mio timoroso rispetto. La consuetudine, ormai, è che Mino si stacchi anche lui e si adegui alle mie esigenze. Sono consapevole che non si tratti di un lavoro piacevole, anzi, immagino sia piuttosto snervante. Non gli sarò mai grata abbastanza per farsi trovare sempre al mio fianco, pronto a sacrificarsi per me. Lui, come molti altri che hanno fatto lo stesso per non lasciarmi mai sola. È molto bello tutto questo, è il bello delle randonnée, è il bello di avere con sé una persona legata tanto ai pedali così come al cuore.
Non si vede nulla. È buio. Mi concentro unicamente sul pedalare, sperando che la notte passi in fretta e che il sole finalmente dia forma e dimensione agli spazi intorno a noi. Appena passati gli ottanta chilometri, già mi viene sonno. Il viaggio è stato lungo, contorto e tutt'altro che rilassante. Mi si riversa tutto addosso e lì capisco che sarà un mostro con cui dovrò aver a che fare continuamente nei tre giorni successivi. La prima tappa scivola via veloce, a Bari Sardo gustiamo la ricotta di miele, mi mangio un uovo sodo e mi bevo un litro di caffè. Non avrei mai pensato di riuscire ad ingurgitare tutta quella roba alle cinque del mattino. Il mio stomaco ha imparato ad adattarsi da quando ho iniziato a fare le randonnée e potrei mangiare qualsiasi cosa a qualsiasi ora del giorno e della notte, senza grossi problemi. Ancora un paio d'ore, più di 125 chilometri percorsi e finalmente si fa giorno. La luce mi risveglia dal torpore, adesso posso pedalare tranquilla, senza paura. Ci inerpichiamo sulla salita lunga quaranta chilometri che porta a Dorgali. Su quest'isola le strade son tutte così: in salita ed infinite, si addentrano tra le montagne, a tratti verdi, a tratti brulle; lì in mezzo ai cespugli ci sono i pascoli. Asini, capre, pecore e mucche ci fiancheggeranno sempre, nel corso di tutto il nostro viaggio.
A Dorgali ci aspetta la prima colazione. O la seconda? In ogni caso si mangia in abbondanza. Recuperiamo moltissimi randonneurs arrivati anche loro da poco. I volti stanchi e gli occhi carichi di sonno sono gli strascichi della notte sui pedali. Duecento chilometri sono andati, non è che l'inizio, e ne dovremo percorrere altri duecento per ritornare sempre lì, a Dorgali, dove finalmente potremo cercare di riposare un po’.
Voglio fermarmi. Devo fermarmi. La testa si è fatta troppo pesante e sebbene chiuda gli occhi per qualche secondo, non basta. Il traffico siciliano fa paura. È chiassoso. È confusionario. I clacson suonano all'impazzata, per qualsiasi cosa. Dev'essere un mezzo di comunicazione di massa. Ti saluto. Ti mando a quel paese. Ti dico di spostarti. Ti comunico che sto arrivando. Vuol dire tutto, vuole dire niente. È soltanto un pretesto per far casino. Mino decide che è il caso di fermarsi. Lui per un gelato, io per un quarto d'ora di sonno. A nulla servono i bibitoni energetici quando la stanchezza prende il sopravvento. Appoggio la testa sul tavolino del bar e mi addormento immediatamente. Mancano 250 chilometri a Palermo, alla fine del nostro viaggio e, ancora una volta, mi ritrovo ad annaspare per il sonno.
Quando siamo ripartiti da Dorgali la mattina prima, sapevamo che arrivare a Nuoro sarebbe stato complicato. Ottanta chilometri di salite sarde. Sull’altimetria è un susseguirsi di passi denominati Genna. Ce n’è una sfilza, uno dietro l'altro. Il sole è caldo e si accanisce su gambe e braccia. Ci addentriamo sempre più nell'entroterra, lasciando l'Orientale Sarda. Ad Orgosoli c’è un murales variopinto in ogni dove, mi fermo a fare qualche foto. Sono opere d'arte e vogliono lanciare messaggi ben precisi. La gente qui è disponibile, cordiale e paziente. I ciclisti vengono rispettati e superati solo in sicurezza, sembra di essere su di un altro pianeta. Raggiungere Nuoro è solo l'ennesimo passo verso qualche altra tappa durissima e infinita. Anziché rasserenarmi per la strada fatta e ormai lasciata alle spalle, mi preoccupo fortemente di quella che verrà. Da lì per ritornare a Dorgali sono ancora 140 chilometri duri, sfiancanti, monotoni. Nella nostra mente si materializza la certezza che non riusciremo a tornarci tanto presto. Dato che scatena tutta una serie di implicazioni negative da tenere in considerazione per giocarsi al meglio le proprie carte: arriveremo col buio, stravolti dai 412 chilometri percorsi in meno di 24 ore e avremo pochissimo tempo per riposare. Inizio nella mia testa a fare dei calcoli in termini di tempo cercando di capire a che ora sia meglio ripartire e, quindi, a conti fatti, quante ore possiamo fermarci. Mino fa lo stesso. È molto meticoloso su queste cose e le sue approssimazioni normalmente sono corrette. Ci guardiamo negli occhi con la stessa rassegnazione, ma cerchiamo di stringerci l'un l'altra con lo scopo di darci forza, convinti di potercela fare, come sempre. Dobbiamo rientrare a Quartu Sant'Elena entro le 16.00. Non possiamo ripartire al più tardi delle quattro del mattino.
A Mino squilla il telefono. Sento la suoneria del suo cellulare come fosse lontana anni luce. Respiro profondamente e cerco di distendere i nervi. Quanto avrò dormito? Dieci, quindici minuti? Non lo so. Ho perso la cognizione del tempo. Tiro su la testa e cerco il mio compagno di viaggio. Sta parlando al telefono, non so con chi. Mi guardo attorno. Un vecchietto seduto due tavolini più in là mi guarda con l'aria incuriosita e un po’ perplessa. Avrà pensato che fossi da ricoverare, lì, con la testa accasciata sul tavolo, devastata dal sonno. Come dargli torto. Mi alzo e faccio cenno a Mino che possiamo ripartire. Non manca moltissimo al controllo di Marina di Patti e io devo riprendermi assolutamente, c’è ancora troppa strada da fare e il tempo è tiranno.
Lo stesso tempo tiranno che ci perseguita quando ci tiriamo fuori dalle brande nelle tende da campus a Dorgali per ripartire e percorrere a ritroso i duecento chilometri che ci separano da Quartu. All'andata ci siamo studiati per bene il percorso per avere un'idea un po’ più chiara di cosa ci avrebbe riservato il ritorno: ventidue chilometri di salita pedalabile e poi una quarantina di discesa con qualche saliscendi giusto per romperci le gambe. Partiamo che è ancora notte e molti sono già andati. Sappiamo entrambi che ci aspetteranno ad occhio e croce altre dodici ore di bici. È buio pesto e io sto ancora dormendo. Spero in una ripresa quando inizierà ad albeggiare, ma niente: il cielo si fa chiaro, ma io scivolo sempre più in uno stato di coma profondo. Ecco la prima, vera, rognosissima crisi di sonno. In discesa, poi, la situazione non può che peggiorare. Gli occhi si chiudono e non posso farci nulla. È pericoloso. Ho paura di finire fuori strada. Canto. Mi schiaffeggio la faccia. Mi verso dell’acqua gelida sugli occhi. Nulla. Ormai Morfeo mi ha rapita e non posso far altro che fermarmi e lasciarmi traghettare in un sonno irrequieto per qualche minuto. Ci fermiamo per un caffè. Appoggio la schiena al muro di pietra che ho alle spalle e riposo un po’. Mi sembra il muro più comodo del mondo. Ho lasciato parte dei miei sogni su quelle due isole, loro mi han saputa cullare e mi han dato la possibilità di riprendermi. Il microsonno sardo mi ha permesso di arrivare a Quartu Sant'Elena entro le 16.00, il microsonno siculo mi ha regalato la possibilità di realizzare un'impresa eccezionale.
Riprendiamo a pedalare e cambiano gli scenari. Finalmente tengo un buon ritmo e riesco a “tirare" per un po’. Abbandoniamo il caos siciliano e ci arrampichiamo sulla splendida salita panoramica di Tindari e il suo bellissimo santuario, che troneggia sopra di noi. Sono resuscitata. Non sono più io. Cos’è stato? Non ne ho idea, ma ora il sonno si è fatto da parte e son carica più che mai. Arriviamo a Marina di Patti, timbro, pranzo e ripartiamo per Santo Stefano di Camastra, l'ultimo controllo prima del gran finale. Finalmente mi sento bene. Finalmente sono di nuovo io, come il giorno prima.
Il primo giorno in Sicilia sapevamo sarebbe stato il più duro. Da Palermo, per arrivare a Linguaglossa, check point intermedio dove poter riposare e dormire, si devono percorrere 250 chilometri, perlopiù in salita. Quando ci siamo imbarcati a Cagliari ero sfinita. Arrivare al porto in bicicletta è stato veramente faticoso. Dopo seicento chilometri dovevamo ancora farne una ventina per imbarcarci sulla nave della Tirrenia. Non conoscendo la strada abbiamo vagato per quasi un'ora, ci siamo persi e poi ritrovati, poi ripersi. Il porto di Cagliari è stato difficile da raggiungere, quasi fosse l'Isola che non c’è. Caricata la bici in stiva, mi disinteresso di tutto e tutti. Vado in cabina con le mie compagne di stanza Carla Tramarin e Camilla Ranieri, mi butto a letto alle 19.30 per poi risvegliarmi solamente alle 06.30 del mattino dopo, giusto in tempo per sbarcare. Ho rinunciato alla cena per dare modo al mio corpo di riprendersi e ricaricarsi. È stata una scelta azzeccata: pedalare nelle Madonie è stato bellissimo, nonostante ci fosse un vento fortissimo, a volte a favore, a volte contro. Mi son trovata a dover pedalare in discesa per sconfiggere la sua incredibile forza, e a dover tener ben saldo il manubrio per contrastare i suoi cambi repentini di direzione. Il vento ci ha centrifugati e sbattuti a destra e sinistra per tutto il giorno, su e giù tra le colline verdissime, i prati e le distese infinite. Non immaginavo che la Sicilia potesse regalare scorci tanto meravigliosi. Un paradiso terrestre, non avremmo voluto scendere mai. I paesi sono agglomerati di case accatastate l'una sull'altra, sembra di osservare giganteschi alveari.
Saliamo a piccoli gruppetti e si unisce a noi un Russo, Oleg. Ci racconta di essere stato molte volte in Italia per partecipare alle nostre randonnée. Randonnée che ha amato ed apprezzato moltissimo. Con la 6+6 completa i quattro brevetti dell'Italia del Gran Tour. È uno tosto questo Oleg, gli faccio i miei complimenti, gli dico che io, invece, sono al mio primo brevetto over mille. Mi guarda stupito, strabuzza gli occhi un po’ incredulo e si congratula con me. Mi dice di aver scelto un brevetto piuttosto impegnativo come esordio. In effetti ha ragione, ma io che ne sapevo? La Sardegna sapevamo sarebbe stata dura, ma non COSÌ dura, e la Sicilia sarebbe stata solamente la continuazione di un brevetto costellato di salite, ma con una buona parte di rassicurante pianura costiera.
Nel primo pomeriggio passiamo il controllo di Castellana Sicula e prendiamo verso Cesaró. Sono in forma, le gambe girano bene e la stanchezza si fa sentire solo nel momento in cui tramonta nuovamente il sole. Arriviamo a Cesaró che è notte fonda, cena a base di arancini: la fine del mondo. Non ho mai mangiato qualcosa di cosí buono. Facciamo il bis ma ce ne pentiremo amaramente: la digestione mista alla fatica e alle sedici ore sui pedali ci faranno preda di un sonno molesto, incantatore e pericoloso. Usciti dal calore del ristorante ripartiamo al gelo della notte. Mancano cinquanta chilometri a Linguaglossa e non ne possiamo più. Ricomincio ad avere sonno e inizio a cantare. Non c’è il tempo per fermarsi e, poi, fa troppo freddo per farlo. Mino canta con me. Cerchiamo di trovare canzoni che conosciamo entrambi. Cantiamo insieme a squarciagola, sotto un cielo di stelle splendido. Il sabato sera escono i pazzi, oggi da Torino e da Milano con furore. Lui almeno qualche nota l'azzecca, io sono stonata come una campana. Cantiamo e cantiamo, ridiamo insieme della nostra disperata condizione e la strada passa più veloce, così come il sonno, che molla un po’ la presa, quel tanto che basta per permetterci di arrivare a Linguaglossa. È l'una di notte, ce l’abbiamo fatta. Distrarsi dalla monotonia dell'asfalto ti salva da qualsiasi crisi.
Nonostante i dormitori di lusso che ci sono stati riservati in questa occasione, riposiamo poco e male; le stanze del convento di Linguaglossa sono gelide e l'andirivieni degli altri ciclisti non ti permette di dormire indisturbato. Decidiamo di ripartire intorno alle 05.30. Sono stufa di pedalare col buio e la partenza all'alba mi rasserena. Scendiamo dieci chilometri e salutiamo l'Etna che ci osserva imperioso nel silenzio del mattino. Il lungo mare di Taormina è stupendo: il sole, una palla infuocata, fluttua sull'acqua irradiandola di giallo e arancione. Uno spettacolo che distende e rilassa.
Verso le dieci del mattino timbriamo a Messina e io comincio ad accusare il colpo più duro di tutti. Vado in bagno a rinfrescarmi la faccia, mi guardo allo specchio e non mi riconosco. Sembra mi abbiano pestata senza pietà, ho gli occhi gonfi e arrossati, la pelle ustionata e le labbra cotte. Non sono un bello spettacolo. Sono il ritratto di 900 chilometri in sella ad una bicicletta.
Arrivati a Cagliari nella mia testa continuava a rimbalzarmi un unico pensiero: non ce la farò mai ad affrontare altri seicento chilometri in Sicilia. Se sono così stanca, così stravolta, mi ritiro. Ero demotivata e preoccupata. Mirka mi prende il viso tra le mani e mi dice di togliermi dalla faccia quell'espressione scura e rabbuiata, mi scuote, mi dice di sorridere, di festeggiare: la Sardegna è conquistata, domani sarà un altro giorno. Ci provo, davvero, a godermi quel momento. Provo a convincermi che comunque vada sarà un successo, ma dentro di me ho veramente paura di non farcela. Forse non sono all'altezza. Forse è meglio lasciar perdere.
Ormai è diventata una questione d'onore. L'orgoglio e l'ego smisurato mi spingono a non cedere. Mino mi spinge a non farlo. È una presenza fondamentale, il mio scudiero, il mio cavaliere pronto a difendermi a spada tratta. È molto stanco anche lui, ma riesce a nasconderlo bene. Vorrei poterlo aiutare, vorrei poter non essere un peso, vorrei riuscire a stargli a ruota sempre, ma ad ogni salitella resto indietro. Ha una pazienza infinita. È una persona buona e si preoccupa, si prende cura di me. La strada lungo mare ci ossigena anima e corpo; la costa nord regala scorci stupendi, la giornata è splendida, il mare blu con le sue sfumature verdissime incanta i nostri sguardi. Pare che la fatica si sia fatta da parte. Raggiungiamo Santo Stefano di Camastra che è ormai ora di cena. Ritroviamo Mirko e Mirka in compagnia di Miguel, un randonneur spagnolo con ben otto Parigi-Brest nel Palma Res. È un piacere chiacchierare con lui, finalmente ho la possibilità di parlare la sua bellissima lingua. Mi ringrazia per questo, mi ringrazia per averlo messo a suo agio ed averlo coinvolto nei nostri discorsi, per non averlo lasciato vagare da solo di notte nell’ultimo tratto di questo incredibile viaggio.
Un cannolo siciliano ed un arancino al pistacchio di Bronte sono il sostentamento ideale per affrontare la nostra ultima tappa, gli ultimi cento chilometri. Mi costringo a pensare che siano pochi, mi sforzo di credere che ormai questo brevetto da 1200 chilometri ce l'ho in pugno, ma c’è sempre una parte del mio cervello che mi ricorda che cento chilometri in bici significano altre quattro o cinque ore in sella. Non arriveremo prima di mezzanotte a Palermo. Sale l'adrenalina in corpo. Ripartiamo tutti insieme io, Mino, Mirco, Mirka e Miguel. Ci copriamo per la notte, per l'ennesima volta. Resto senza luce. Le mie risorse si sono esaurite e sono al buio. Merda. Ho fatto male i calcoli. Credevo che i due faretti fossero sufficienti. Credevo che avremmo pedalato molto meno la notte. Fortunatamente non sono sola e mi nutro della luce degli altri, ma che fatica. Viaggiamo bene per settantacinque chilometri, senza pause, senza fermarci. Siamo gasati, ormai è fatta, manca pochissimo. Mino ci trascina fino a Termini Imerese dove decidiamo di fare una sosta gelato mescolandoci alla tumultuosa vita notturna del centro. L’adrenalina cala di colpo e ci piomba addosso tutta la stanchezza. Anche il freddo ci aggredisce e ci spinge a rimetterci in marcia per gli ultimi trentacinque chilometri. Sarà dura arrivare alla fine, come sarà dura convincersi che quest’avventura assurda è finita. Come possiamo crederlo? Sono passati quattro giorni, ma pare siano trascorsi mesi. Ogni tappa conclusa significava solamente doverne affrontare un'altra ancora più dura. No, non posso credere che sia finita. Non posso credere di avercela fatta. Non ho nemmeno la forza di sorridere, ho la faccia tumefatta da una stanchezza indescrivibile.
Luca Bonechi e Fabio Bardelli sono lì ad aspettarci e a congratularsi con noi. È bello rivederli. Significa che è davvero finita, che non ci sono più salite davanti a noi, possiamo finalmente tornare a respirare e assaporare un sogno realizzato. Abbracci. Foto ricordo. Sorrisi. Ho chiuso la mia prima over mille. Sta sera chiudo gli occhi, ma non dormirò…non dormirò.
È il giorno dopo che raccogli i cocci, rimetti insieme i pezzi. Nella testa ho un vortice di immagini, emozioni, sensazioni che si mescolano alla rinfusa. Devo riprendermi e fare ordine. Devo convincere me stessa che tutto quello che è successo in quest'ultima settimana è successo veramente. Non è un sogno. La 6+6 è conclusa, è conquistata. Questa randonnée unica nel suo genere mi ha lasciato dentro qualcosa che non so spiegare, un po’ come tutte “le prime volte". Sono ancora frastornata e incredula.
I colori, i profumi, i suoni e i rumori. I volti degli amici, le crisi, i dolori, i sorrisi e i malumori. I giorni che passano senza che te ne accorgi, le prime luci dell'alba e le ultime del tramonto. Le notti stellate, la pioggia, il vento, il sole caldo, le nuvole che corrono veloci. Ciclisti da tutta Italia, da tutto il mondo, uomini e donne, d’accenti e dialetti diversi, che rincorrono un sogno su pedali di vento, all'eterna ricerca di un'emozione nuova, una nuova scoperta, qualsiasi cosa che riesca a farli sentire vivi, qualsiasi dettaglio che li arricchisca e gli doni una luce nuova negli occhi, un profondo senso di grandezza e libertà.
Un anno fa salivo sulla mia bici da corsa per la prima volta. Un anno dopo pedalo per 1200 chilometri. Com’è successo che mi innamorassi così di questo strumento di tortura e fatica, ancora non l'ho capito, ma la soddisfazione che ti porti dentro ogni volta che raggiungi un obiettivo, ogni volta che porti te stesso allo stremo e riesci ad andare oltre, è una sensazione per cui non esiste una parola per definirla o un aggettivo per raccontarla. E io non provo nemmeno a cercarla, perché in realtà la trovo sempre. L'unico modo per comprenderla, è viverla. Prendere la bici e iniziare a pedalare, senza fermarsi mai.
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sergiopietracaprina · 6 years
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2^ vers.*Con gli occhi di un bambino-La stirpe di morgiano @SPietraCapri... @SPietraCaprina #SPietraCaprina #SergioPietraCaprina #spcfilm film "Con gli occhi di un bambino" di Sergio Pietra Caprina Ultimo aggiornamento: 5 minuti fa · Foto scattate presso Livorno FILM "CON GLI OCCHI DI UN BAMBINO" DI SERGIO PIETRA CAPRINA FILM 79' LUNGOMETRAGGIO "CON GLI OCCHI DI UN BAMBINO"SCRITTO, PRODOTTO E DIRETTO DA SERGIO PIETRA CAPRINA, LA STORIA DI DONATA È STATA TRATTA DAL ROMANZO "LA STIRPE DI MORGIANO" DI OTELLO CHELLI. CANALE YOUTUBE: SERGIO PIETRA CAPRINA COL CONTRIBUTO DELLA PROVINCIA DI LIVORNO CON LA COLLABORAZIONE DEL COMUNE DI LIVORNO FILM COMMISSION MUSICHE DI AURO MORINI E NICOLA RICCI ORCHESTRAZIONE E DIREZIONE DEI CANTI DI AURO MORINI COLLABORAZIONE AL MONTAGGIO DIEGO D’ORSI SCENEGGIATURA,PRODUZIONE,DIREZIONE DI PRODUZIONE,D ISTRIBUZIONE DI SERGIO PIETRA CAPRINA CON SARAH RONDINA ALESSIO TANCHIS THOMAS TORI LA STORIA DI DONATO E’ LIBERAMENTE TRATTA DAL ROMANZO LA STIRPE DI MORGIAMO DI OTELLO CHELLI ORGANIZZAZIONE, E PRODUZIONE ESECUTIVA DI SERGIO PIETRA CAPRINA REGIA DI SERGIO PIETRA CAPRINA COSTUMI E SARTORIA DI SIMONETTA CARAMELLI - GIOIELLA DEVOTI CONSULENZA MILITARE DI CONTRAMMIRAGLIO ING. ALESSANDRO CIVETTI SCENOGRAFIA DI GIADA CORTI ACCONCIATURE DI GABRIELLA MASINI TRUCCO DI DALILA DIACO COREOGRAFIA DI DANZA IN PIAZZA DI ANTONELLA FILIPPI LA VOCE FUORI CAMPO DI DONATO VECCHIO E’ DI ALDO BAGNOLI IL MOTIVO TEMA DELL'UVA DI AURO MORINI E' INTERPRETATO DAL GRUPPO FIORI BERSOT IL MOTIVO TEMA DEL BAMBINO DI AURO MORINI E' INTERPRETATO DA NICOLA FALLENI LO STORNELLO “RICCIOLINA D’AMORE È ”INTERPRETATO DAL GRUPPO FIORI BERSOT IL BRANO “ LILI MARLEN” È CANTATO DA ROSALBA CECCHERELLI IL TEMA VOCALIZZATO DELLA RASSEGNAZIONE E' INTERPRETATO DA SANDY BRACCINI E SILVIA LEONI LA COREOGRAFIA DEL BOOGHY BOOGHY E’ STATA TRATTA DAL MUSICAL LA STIRPE DI MORGIANO DI SERGIO PIETRA CAPRINA RIPRESE E FONICA DI MICHELE FABBRINI - ALESSANDRO REGOLI - FRANCESCO DE MARTINO FOTOGRAFIA DI SCENA DI MARISTELLA ALBANO CON LA PARTECIPAZIONE PARTICOLARE DI GIORGIO ALGRANTI SIMONE CATALUCCI DINO CHELLI ANTONIO CRISTIANO FRANCO D’ANDREA LAMBERTO GIANNINI PIERO GIORGETTI NICOLA RICCI EDOARDO RIPOLI MASSIMO VANNUCCI CON L’INTERPRETAZIONE DI MARISTELLA ALBANO SIMONE ANTONELLI ANDREA BATTISTINI ISABELLA BONCIANI DUCCIO CIAMPI DANIELE DINI COSTANTINO MOJA CECILIA NEREI DIEGO PIETRA CAPRINA MARCO PIETRA CAPRINA MICHELA PIETRA CAPRINA RENZO ROSSI FILIPPO SCARPARO GABRIELE SERRA CON LA FIGURAZIONE SPECIALE DI FRANCESCA BACCI LUCIANO BADARI ANDREA BEGNI FRANCESCO CAFFO ONDA CIAMPI ELENA D'APICE VITO DONATI FRANCA FARNESI GIULIO GADSBY FRANCESCA GIMIGNANI DARIO LA TERZA FRANCESCO MONTI ROSSANA PALOMBA CARMEN PETRUCCI CRISTINA ROMBOLI FRANCESCO SIRACUSA ANNA SQUILLANTE VITTORIO VIGNI ALESSANDRO WEISS CON LA FIGURAZIONE DI ALLIEVI DEL CORO IL NUOVO CACCIUCCO DI NICOLA RICCI ALLIEVI DELLA SCUOLA DI DANZA DELLO STIDO LIVE FITNESS DI ANTONELLA FILIPPI ALLIEVI DELLA SCUOLA DI NUOTO DEI BAGNI LIDO DI LIVORNO E DANIELA AGOSTINI GRETA ARILLI ANGELA BAGNOLI ALESSANDRA BARZI CLAUDIA BEGNI PAOLO BENASSI MICHELE BERNINI ELENA BERTOCCHINI ANDREA BIGLIO MANUELA BOI ANDREA BOZZOLANI FRANCESCO CECCARINI VALTER CIAMPI NICHOLAS DABAL MICHELA DOMENICONI ALESSANDRO D’ORIANO AURORA FANIS MARIA LETIZIA FANIS CHIARA FEDERICI FRANCESCA FERROSI FABIO FULCERI FRANCESCO FUSARPOLI GIULIA GIACHETTI YACOPO GIANNINI VALERIA GIORDANO RAFFAELE GNASSO AURORA GOLFARINI LAVINIA GOLFARINI SARA GOLFARINI SARA GRAGNANI ALESSIO GUERRIERI ANTONIO LO COCO ESTER LOIZZO MAYA LOMBARDI MAURIZIO LUPO FILIPPO MARINI ANTONINA MESSINA GIADA MONACI ARIANNA MONIGLIA MATTEO MUSCILLO RICCARDO NEREI VANESSA NIERI MARCELLO ODELLO ARRIGO ORLANDINI GIANLUCA PAGLINO ERIKA PALATESI SUSANNA PAPINI ANDREA PELLEGRINI NICOLÒ PELLEGRINI DANIELE PETRUZZIELLO MARTA RIBICHI ALESSANDRO RIGOLI GIULIA RINALDI MATTEO RIPOLI PATRIZIA ROSSI SILVIA ROSSI LORENZA SABATINI FABIO SANNA ELENA SALVADORINI DANIELA SBARRO CRISTINA SCOTTO DEBORA SFRAGARO CHIARA SIVIERO MAURIZIO SPADAVECCHIA GIULIA SPOSINI DANIELE STIAFFINI LEONARDO STOPPA IURI TACCHETTO ROSARIA TADDIA FABRIZIO TARCHI MARCO TORI SELICA VICIDOMINI SI RINGRAZIA PER LA COLLABORAZIONE ASSOCIAZIONE LAVORATORI COMUNALI – LA BOTTEGA DEL CAFFÈ CANTINA SENESE CENTRO IPPICO IL SALICE CENTRO PIANOFORTI MENICAGLI CINEMA TEATRO AURORA DI LIVORNO EDITRICE L’INFORMAZIONE – NUOVA FORTEZZA PIZZERIA TAKE & AWAY RESIDENZA ERBA DI CAMPO RISTORANTE LA FORTEZZA SCUOLA DI NUOTO BAGNI LIDO DI LIVORNO STUDIO LIVE FITNESS TEC TELECOMUNICAZIONI (S.R.L.) AL DI FUORI DELLA STORIA DI DONATO OGNI RIFERIMENTO A PERSONA O FATTI VERAMENTE ACCADUTI È PURAMENTE CASUALE (alcune immagini sono tratte da filmati documentari di dominiio pubblico)CategoriaIntrattenimento
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sergiopietracaprina · 7 years
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CON GLI OCCHI DI UN BAMBINO Alberto parla a Mauro di Misia-(n.b:il sito www.sergiopietracaprina.it è stato cessato dall'autore) FILM "CON GLI OCCHI DI UN BAMBINO" DI SERGIO PIETRA CAPRINA FILM 79' LUNGOMETRAGGIO "CON GLI OCCHI DI UN BAMBINO"SCRITTO, PRODOTTO E DIRETTO DA SERGIO PIETRA CAPRINA, LA STORIA DI DONATA È STATA TRATTA DAL ROMANZO "LA STIRPE DI MORGIANO" DI OTELLO CHELLI. CANALE YOUTUBE: SERGIO PIETRA CAPRINA CON LA COLLABORAZIONE DEL COMUNE DI LIVORNO FILM COMMISSIONMUSICHE DI AURO MORINI E NICOLA RICCIORCHESTRAZIONE E DIREZIONE DEI CANTI DI AURO MORINICOLLABORAZIONE AL MONTAGGIO DIEGO D’ORSISCENEGGIATURA,PRODUZIONE,DIREZIONE DI PRODUZIONE,D ISTRIBUZIONE DI SERGIO PIETRA CAPRINACONSARAH RONDINA ALESSIO TANCHIS THOMAS TORILA STORIA DI DONATO E’ LIBERAMENTE TRATTA DAL ROMANZO LA STIRPE DI MORGIAMO DI OTELLO CHELLIORGANIZZAZIONE, E PRODUZIONE ESECUTIVA DI SERGIO PIETRA CAPRINAREGIA DI SERGIO PIETRA CAPRINACOSTUMI E SARTORIA DI SIMONETTA CARAMELLI - GIOIELLA DEVOTICONSULENZA MILITARE DI CONTRAMMIRAGLIO ING. ALESSANDRO CIVETTISCENOGRAFIA DI GIADA CORTIACCONCIATURE DI GABRIELLA MASINITRUCCO DI DALILA DIACOCOREOGRAFIA DI DANZA IN PIAZZA DI ANTONELLA FILIPPILA VOCE FUORI CAMPO DI DONATO VECCHIO E’ DI ALDO BAGNOLIIL MOTIVO TEMA DELL'UVA DI AURO MORINI E' INTERPRETATO DAL GRUPPO FIORI BERSOTIL MOTIVO TEMA DEL BAMBINO DI AURO MORINI E' INTERPRETATO DA NICOLA FALLENILO STORNELLO “RICCIOLINA D’AMORE È ”INTERPRETATO DAL GRUPPO FIORI BERSOTIL BRANO “ LILI MARLEN” È CANTATO DA ROSALBA CECCHERELLIIL TEMA VOCALIZZATO DELLA RASSEGNAZIONE E' INTERPRETATO DA SANDY BRACCINI E SILVIA LEONILA COREOGRAFIA DEL BOOGHY BOOGHY E’ STATA TRATTA DAL MUSICAL LA STIRPE DI MORGIANO DI SERGIO PIETRA CAPRINARIPRESE E FONICA DI MICHELE FABBRINI - ALESSANDRO REGOLI - FRANCESCO DE MARTINOFOTOGRAFIA DI SCENA DI MARISTELLA ALBANOCON LA PARTECIPAZIONE PARTICOLARE DIGIORGIO ALGRANTI SIMONE CATALUCCI DINO CHELLI ANTONIO CRISTIANO FRANCO D’ANDREA LAMBERTO GIANNINI PIERO GIORGETTI NICOLA RICCI EDOARDO RIPOLI MASSIMO VANNUCCICON L’INTERPRETAZIONE DIMARISTELLA ALBANO SIMONE ANTONELLI ANDREA BATTISTINI ISABELLA BONCIANI DUCCIO CIAMPI DANIELE DINI COSTANTINO MOJA CECILIA NEREI DIEGO PIETRA CAPRINA MARCO PIETRA CAPRINA MICHELA PIETRA CAPRINA RENZO ROSSI FILIPPO SCARPARO GABRIELE SERRACON LA FIGURAZIONE SPECIALE DIFRANCESCA BACCI LUCIANO BADARI ANDREA BEGNI FRANCESCO CAFFO ONDA CIAMPI ELENA D'APICE VITO DONATI FRANCA FARNESI GIULIO GADSBY FRANCESCA GIMIGNANI DARIO LA TERZA FRANCESCO MONTI ROSSANA PALOMBA CARMEN PETRUCCI CRISTINA ROMBOLI FRANCESCO SIRACUSA ANNA SQUILLANTE VITTORIO VIGNI ALESSANDRO WEISSCON LA FIGURAZIONE DI ALLIEVI DEL CORO IL NUOVO CACCIUCCO DI NICOLA RICCI ALLIEVI DELLA SCUOLA DI DANZA DELLO STIDO LIVE FITNESS DI ANTONELLA FILIPPI ALLIEVI DELLA SCUOLA DI NUOTO DEI BAGNI LIDO DI LIVORNO E DANIELA AGOSTINI GRETA ARILLI ANGELA BAGNOLI ALESSANDRA BARZI CLAUDIA BEGNI PAOLO BENASSI MICHELE BERNINI ELENA BERTOCCHINI ANDREA BIGLIO MANUELA BOI ANDREA BOZZOLANI FRANCESCO CECCARINI VALTER CIAMPI NICHOLAS DABAL MICHELA DOMENICONI ALESSANDRO D’ORIANO AURORA FANIS MARIA LETIZIA FANIS CHIARA FEDERICI FRANCESCA FERROSI FABIO FULCERI FRANCESCO FUSARPOLI GIULIA GIACHETTI YACOPO GIANNINI VALERIA GIORDANO RAFFAELE GNASSO AURORA GOLFARINI LAVINIA GOLFARINI SARA GOLFARINI SARA GRAGNANI ALESSIO GUERRIERI ANTONIO LO COCO ESTER LOIZZO MAYA LOMBARDI MAURIZIO LUPO FILIPPO MARINI ANTONINA MESSINA GIADA MONACI ARIANNA MONIGLIA MATTEO MUSCILLO RICCARDO NEREI VANESSA NIERI MARCELLO ODELLO ARRIGO ORLANDINI GIANLUCA PAGLINO ERIKA PALATESI SUSANNA PAPINI ANDREA PELLEGRINI NICOLÒ PELLEGRINI DANIELE PETRUZZIELLO MARTA RIBICHI ALESSANDRO RIGOLI GIULIA RINALDI MATTEO RIPOLI PATRIZIA ROSSI SILVIA ROSSI LORENZA SABATINI FABIO SANNA ELENA SALVADORINI DANIELA SBARRO CRISTINA SCOTTO DEBORA SFRAGARO CHIARA SIVIERO MAURIZIO SPADAVECCHIA GIULIA SPOSINI DANIELE STIAFFINI LEONARDO STOPPA IURI TACCHETTO ROSARIA TADDIA FABRIZIO TARCHI MARCO TORI SELICA VICIDOMINISI RINGRAZIA PER LA COLLABORAZIONEASSOCIAZIONE LAVORATORI COMUNALI – LA BOTTEGA DEL CAFFÈ CANTINA SENESE CENTRO IPPICO IL SALICE CENTRO PIANOFORTI MENICAGLI CINEMA TEATRO AURORA DI LIVORNO EDITRICE L’INFORMAZIONE – NUOVA FORTEZZA PIZZERIA TAKE & AWAY RESIDENZA ERBA DI CAMPO RISTORANTE LA FORTEZZA SCUOLA DI NUOTO BAGNI LIDO DI LIVORNO STUDIO LIVE FITNESS TEC TELECOMUNICAZIONI (S.R.L.)AL DI FUORI DELLA STORIA DI DONATO OGNI RIFERIMENTO A PERSONA O FATTI VERAMENTE ACCADUTI È PURAMENTE CASUALE
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sergiopietracaprina · 7 years
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*CON GLI OCCHI DI UN BAMBINO Roma da Mussolini-#SPietraCaprina  #Spcfilm  #SergioPietraCaprina @SpietraCaprina FILM "CON GLI OCCHI DI UN BAMBINO" DI SERGIO PIETRA CAPRINA FILM 79' LUNGOMETRAGGIO "CON GLI OCCHI DI UN BAMBINO"SCRITTO, PRODOTTO E DIRETTO DA SERGIO PIETRA CAPRINA, LA STORIA DI DONATA È STATA TRATTA DAL ROMANZO "LA STIRPE DI MORGIANO" DI OTELLO CHELLI. WWW.SERGIOPIETRACAPRINA.IT CANALE YOUTUBE: SERGIO PIETRA CAPRINA COL CONTRIBUTO DELLA PROVINCIA DI LIVORNO CON LA COLLABORAZIONE DEL COMUNE DI LIVORNO FILM COMMISSION MUSICHE DI AURO MORINI E NICOLA RICCI ORCHESTRAZIONE E DIREZIONE DEI CANTI DI AURO MORINI COLLABORAZIONE AL MONTAGGIO DIEGO D’ORSI SCENEGGIATURA,PRODUZIONE,DIREZIONE DI PRODUZIONE,D ISTRIBUZIONE DI SERGIO PIETRA CAPRINA CON SARAH RONDINA ALESSIO TANCHIS THOMAS TORI LA STORIA DI DONATO E’ LIBERAMENTE TRATTA DAL ROMANZO LA STIRPE DI MORGIAMO DI OTELLO CHELLI ORGANIZZAZIONE, E PRODUZIONE ESECUTIVA DI SERGIO PIETRA CAPRINA  REGIA DI SERGIO PIETRA CAPRINA COSTUMI E SARTORIA DI SIMONETTA CARAMELLI - GIOIELLA DEVOTI CONSULENZA MILITARE DI CONTRAMMIRAGLIO ING. ALESSANDRO CIVETTI SCENOGRAFIA DI GIADA CORTI ACCONCIATURE DI GABRIELLA MASINI TRUCCO DI DALILA DIACO COREOGRAFIA DI DANZA IN PIAZZA DI ANTONELLA FILIPPI LA VOCE FUORI CAMPO DI DONATO VECCHIO E’ DI ALDO BAGNOLI IL MOTIVO TEMA DELL'UVA DI AURO MORINI E' INTERPRETATO DAL GRUPPO FIORI BERSOT IL MOTIVO TEMA DEL BAMBINO DI AURO MORINI E' INTERPRETATO DA NICOLA FALLENI LO STORNELLO “RICCIOLINA D’AMORE È ”INTERPRETATO DAL GRUPPO FIORI BERSOT IL BRANO “ LILI MARLEN” È CANTATO DA ROSALBA CECCHERELLI IL TEMA VOCALIZZATO DELLA RASSEGNAZIONE E' INTERPRETATO DA SANDY BRACCINI E SILVIA LEONI LA COREOGRAFIA DEL BOOGHY BOOGHY E’ STATA TRATTA DAL MUSICAL LA STIRPE DI MORGIANO DI SERGIO PIETRA CAPRINA RIPRESE E FONICA DI MICHELE FABBRINI - ALESSANDRO REGOLI - FRANCESCO DE MARTINO FOTOGRAFIA DI SCENA DI MARISTELLA ALBANO CON LA PARTECIPAZIONE PARTICOLARE DI GIORGIO ALGRANTI SIMONE CATALUCCI DINO CHELLI ANTONIO CRISTIANO FRANCO D’ANDREA LAMBERTO GIANNINI PIERO GIORGETTI NICOLA RICCI EDOARDO RIPOLI MASSIMO VANNUCCI CON L’INTERPRETAZIONE DI MARISTELLA ALBANO SIMONE ANTONELLI ANDREA BATTISTINI ISABELLA BONCIANI DUCCIO CIAMPI DANIELE DINI COSTANTINO MOJA CECILIA NEREI DIEGO PIETRA CAPRINA MARCO PIETRA CAPRINA MICHELA PIETRA CAPRINA RENZO ROSSI FILIPPO SCARPARO GABRIELE SERRA CON LA FIGURAZIONE SPECIALE DI FRANCESCA BACCI LUCIANO BADARI ANDREA BEGNI FRANCESCO CAFFO ONDA CIAMPI ELENA D'APICE VITO DONATI FRANCA FARNESI GIULIO GADSBY FRANCESCA GIMIGNANI DARIO LA TERZA FRANCESCO MONTI ROSSANA PALOMBA CARMEN PETRUCCI CRISTINA ROMBOLI FRANCESCO SIRACUSA ANNA SQUILLANTE VITTORIO VIGNI ALESSANDRO WEISS CON LA FIGURAZIONE DI ALLIEVI DEL CORO IL NUOVO CACCIUCCO DI NICOLA RICCI ALLIEVI DELLA SCUOLA DI DANZA DELLO STIDO LIVE FITNESS DI ANTONELLA FILIPPI ALLIEVI DELLA SCUOLA DI NUOTO DEI BAGNI LIDO DI LIVORNO E DANIELA AGOSTINI GRETA ARILLI ANGELA BAGNOLI ALESSANDRA BARZI CLAUDIA BEGNI PAOLO BENASSI MICHELE BERNINI ELENA BERTOCCHINI ANDREA BIGLIO MANUELA BOI ANDREA BOZZOLANI FRANCESCO CECCARINI VALTER CIAMPI NICHOLAS DABAL MICHELA DOMENICONI ALESSANDRO D’ORIANO AURORA FANIS MARIA LETIZIA FANIS CHIARA FEDERICI FRANCESCA FERROSI FABIO FULCERI FRANCESCO FUSARPOLI GIULIA GIACHETTI YACOPO GIANNINI VALERIA GIORDANO RAFFAELE GNASSO AURORA GOLFARINI LAVINIA GOLFARINI SARA GOLFARINI SARA GRAGNANI ALESSIO GUERRIERI ANTONIO LO COCO ESTER LOIZZO MAYA LOMBARDI MAURIZIO LUPO FILIPPO MARINI ANTONINA MESSINA GIADA MONACI ARIANNA MONIGLIA MATTEO MUSCILLO RICCARDO NEREI VANESSA NIERI MARCELLO ODELLO ARRIGO ORLANDINI GIANLUCA PAGLINO ERIKA PALATESI SUSANNA PAPINI ANDREA PELLEGRINI NICOLÒ PELLEGRINI DANIELE PETRUZZIELLO MARTA RIBICHI ALESSANDRO RIGOLI GIULIA RINALDI MATTEO RIPOLI PATRIZIA ROSSI SILVIA ROSSI LORENZA SABATINI FABIO SANNA ELENA SALVADORINI DANIELA SBARRO CRISTINA SCOTTO DEBORA SFRAGARO CHIARA SIVIERO MAURIZIO SPADAVECCHIA GIULIA SPOSINI DANIELE STIAFFINI LEONARDO STOPPA IURI TACCHETTO ROSARIA TADDIA FABRIZIO TARCHI MARCO TORI SELICA VICIDOMINI SI RINGRAZIA PER LA COLLABORAZIONE ASSOCIAZIONE LAVORATORI COMUNALI – LA BOTTEGA DEL CAFFÈ CANTINA SENESE CENTRO IPPICO IL SALICE CENTRO PIANOFORTI MENICAGLI CINEMA TEATRO AURORA DI LIVORNO EDITRICE L’INFORMAZIONE – NUOVA FORTEZZA PIZZERIA TAKE & AWAY RESIDENZA ERBA DI CAMPO RISTORANTE LA FORTEZZA SCUOLA DI NUOTO BAGNI LIDO DI LIVORNO STUDIO LIVE FITNESS TEC TELECOMUNICAZIONI (S.R.L.) AL DI FUORI DELLA STORIA DI DONATO OGNI RIFERIMENTO A PERSONA O FATTI VERAMENTE ACCADUTI È PURAMENTE CASUALE
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