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#fuddenwhat
fuddenuain-blog · 10 years
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fuddenwhat #23: Biova
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Diciotto. Questo il numero di tipologie di pani presenti in Piemonte, preparati con grano tenero, lievito e acqua (e talvolta olio e strutto). Tra tutti, il nostro preferito è la Biova. Dalle origini molto remote, questo soffice e bianchissimo pane è presente in tutta la regione con diverse dimensioni. La farina di grano tenero viene impastata a lungo con acqua, sale e lievito di birra, con l’aggiunta facoltativa di un po’ di strutto. Quando l’impasto raggiunge una buona elasticità, si procede alla prima alzata. Si fanno riposare un po', si modellano le forme in base alla misura desiderata, dopodiché si intavolano, appoggiando le punte in modo che si sformino, separando le stesse con dei teli a ventaglio, operazione chiamata in gergo “dare la tela”. Si copre bene il tutto, per evitare la formazione della crosta, e lo si pone nuovamente a lievitare. Dopo essere state incise, le Biove vengono infornate e cotte senza vapore. E finalmente, sono pronte per essere gustate. Photo by cucina.corriere.it
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fuddenuain-blog · 11 years
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fuddenwhat #20: Gnummaridd
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L’origine di questi involtini di interiora, molto diffusi nelle regioni di Puglia e Molise, nonché cugini dei mgliatiedd lucani, risale a tempi molto antichi.
Il nome gnummaridd, infatti, nasce dal latino “glomu, glomeris” diventando “gnomerru”, cioè gomitolo.
La preparazione consiste nello stringere all’interno del budello di agnelli o capretti interiora quali fegato, polmone e rognone insieme a qualche foglia di prezzemolo e alloro.
Conosciuti anche come torcinelli, sono spesso protagonisti, in questo periodo dell’anno, sulle griglie di numerose sagre e feste paesane.
  Photo by buttalapasta.it
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fuddenuain-blog · 11 years
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fuddenwhat #19: Aranzada
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Tipico dolcetto nuorese, sebbene preparato in tutta la Sardegna specialmente in occasioni di festa, l'aranzada è composta da soli tre ingredienti: scorze d'arancia, mandorle e miele. Si parte dalle arance, le cui scorze andranno tagliate eliminando la parte bianca e messe a bagno in acqua per qualche giorno. È importante cambiare l'acqua ogni giorno così da fa perdere l'amaro alle bucce che poi verranno scolate e asciugate. In una padella a fuoco bassissimo andranno poi unite al miele rimestando continuamente con una forchetta in modo da non farle attaccare. Successivamente bisognerà amalgamare lo zucchero e le mandorle pelate a filetti per poi versare il composto su un foglio di alluminio o su carta da forno e livellarlo a uno spessore di circa un centimetro e mezzo. Una volta intiepidito si potrà dar sfogo alla creatività realizzando i dolcetti nella forma che si preferisce e... gustarli! Photo by gureu
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fuddenuain-blog · 11 years
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fuddenwhat #18: Mescciüa
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Cucinata fin dal XIV secolo nella provincia di La Spezia, per la precisione nel Golfo dei Poeti, la mescciüa, “mescolanza” in dialetto spezzino, era il piatto povero per eccellenza, preparato con cereali e altre granaglie che cadevano dai sacchi durante le operazioni di carico e scarico dalle navi. Ceci e fagioli bianchi, accompagnati da farro, grano o orzo, sono gli ingredienti principali della mescciüa, insieme a una generosa quantità di olio extravergine d'oliva, origano sale e pepe. Per prepararla, bisognerà innanzitutto mettere a bagno i legumi in acqua fredda, ognuno in una bacinella separata, per circa 24 ore. Una volta lavati e scolati, anche la cottura dovrà essere fatta in pentole diverse, aggiungendo all’acqua di cottura un pizzico di bicarbonato di sodio per farli rimanere teneri e morbidi. Una volta che i ceci e il grano (o il farro, o l'orzo) saranno cotti, andranno uniti ai fagioli bianchi e messi a cottura per altri circa 15 minuti, per poi essere finalmente serviti a tavola con tanto olio, origano e pepe. Un piatto povero dal sapore particolarmente ricco. Photo by onegirlinthekitchen.com
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fuddenuain-blog · 11 years
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fuddenwhat #17: Mgliatiedd
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Prodotto della tradizione culinaria pietragallese, "lu mgliatiedd" è un involtino preparato con frattaglie di agnello (fegato, polmoni, cuore, intestini, ecc.) condite con aglio, prezzemolo, sale, pepe e formaggio e poi avvolte con il velo di agnello. Prima di iniziare la cottura, che tradizionalmente avviene sulla brace, il migliatieddo viene legato con gli stessi intestini di agnello. È possibile trovare anche delle preparazioni al forno o con il sugo da accompagnare magari con un buon Aglianico del Vulture. E vi assicuriamo che dopo, prendere in giro la Basilicata vi risulterà di certo più difficile. Photo by ceglieincucina.com
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fuddenuain-blog · 11 years
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fuddenwhat #16: Cacchi e femminelle
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Con la parola cacchi, nella viticoltura, sono indicati i tralci della vite destinati a produrre l’uva. A volte il termine cacchio viene usato per definire un tralcio "sterile" che potrà essere eliminato attraverso la scacchiatura. Le femminelle, invece, sono i germogli che nascono proprio dai suddetti cacchi. Il germogliamento delle femminelle dipende molto dal tipo di vitigno e può essere stimolato da operazioni di cimatura che tagliano la punta dei tralci principali. Le femminelle possono produrre grappoli che tendono però a maturare tardivamente rispetto ai grappoli normali. Photo by Stefano Berti
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fuddenuain-blog · 11 years
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fuddenwhat #15: Giuggiulena
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Giuggiulena, giurgiulena, cubaita, chiamatela come volete, tanto quello che conta è il sapore, delizioso, di questo dolce natalizio siciliano di antica derivazione araba.
La parola giuggiulena, dall'arabo giulgiulan, indica in dialetto siciliano l'ingrediente principale per la preparazione della ricetta: i semi di sesamo. Versati nel miele, mediante la caramellizzazione degli zuccheri, i semi vengono poi fissati in una forma rettangolare, simile al torroncino.
Secondo le varie preparazioni, possono essere aggiunte anche mandorle intere o scorzette di arancia candite al composto, che andrà poi lasciato riposare ben ventiquattr'ore.
La giuggiulena viene poi tagliata in varie forme, secondo la creatività di chi la prepara, e a volte cosparsa con confetti colorati e presentata su aromatiche foglie di arancio.
Ora, se non volete aspettare il prossimo Natale, non vi resta che mettervi ai fornelli!
Photo by Sigrid Verbert
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fuddenuain-blog · 11 years
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fuddenwhat #14: Matuffi
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Ragù di carne, polenta e funghi. Questi i tre ingredienti principali di un piatto tipico toscano di antica tradizione: i matuffi. Per preparare questa prelibatezza, originaria della Garfagnana, bisogna far cuocere per qualche minuto la carne con l’olio, aggiungere poi mezzo bicchiere di vino, unire i funghi e far amalgamare il tutto in un tegame con un sugo fatto di carote, pomodorini, cipolle, aromi, aglio, sale e pepe. Il tutto va poi lasciato cuocere a fuoco basso per circa 2 ore, mentre in una pentola di rame si prepara la polenta (rigorosamente con farina di mais), facendo attenzione a non farla “solidificare” troppo.
Quando è pronta, servire la polenta alternandola in strati con il sugo e una spolverata di pecorino, ripetendo il passaggio più volte fino alla quantità desiderata.
Quasi inutile aggiungere che i matuffi andranno poi accompagnati da generosi bicchieri di un buon vino rosso.
Photo by igrocchi.com
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fuddenuain-blog · 11 years
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fuddenwhat #13: Caggiuni
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Ricetta tipica molisana, i caggiuni (calcioni) sono un piatto tradizionale la cui ricetta viene tramandata da generazione in generazione.
Ricotta, prosciutto, provolone e prezzemolo sono gli ingredienti principali che andranno a comporre il ripieno. A ricoprirlo, una pasta sfoglia molto sottile preparata con uova, burro, farina e limone. Il tutto verrà poi fritto in olio bollente.
Dalla regione più giovane del paese, un piatto di antica tradizione.
Photo by cucina.corriere.it
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fuddenuain-blog · 11 years
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fuddenwhat #12: Sovescio
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Molto utilizzato nell’agricoltura biologica, il sovescio (o concimazione verde) non è altro che una pratica di concimazione del terreno finalizzata a mantenerne o aumentarne la fertilità. Determinate piante vengono quindi coltivate al solo scopo di essere poi interrate al momento del loro massimo sviluppo.
Aumento della materia organica, rallentamento dei fenomeni erosivi, miglioramento della struttura fisica del suolo e, nel caso delle leguminose, apporto di una buona quantità di azoto, sono solo alcuni dei risultati che si ottengono con questa naturale quanto efficace pratica agronomica.
Photo by poggiolungo.eu
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fuddenuain-blog · 11 years
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fuddenwhat #11: Lattume
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Prodotto tipico siciliano, in particolare delle zone di Trapani, Palermo e Siracusa, il lattume si ottiene dalla lavorazione della sacca del liquido seminale del tonno maschio o della ricciola.
Sì, avete capito bene. In pratica, è l'equivalente maschile della bottarga.
A differenza di quanto si possa pensare, il lattume è un piatto molto prelibato e di alta gastronomia. Può essere impiegato per la preparazione di paste e insalate, o consumato fritto. Nella cucina trapanese si usa anche sotto sale.
Mi raccomando, non rinunciate ad assaggiare questa delizia soltanto per un (pur legittimo) pregiudizio.
Photo by luigipomata.it
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fuddenuain-blog · 11 years
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fuddenwhat #10: Paniscia
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Diffusa soprattutto nelle province di Novara e Vercelli, la paniscia (o panissa) è un tipo di risotto che prevede due varianti principali, diverse tra loro a seconda della provenienza. Gli ingredienti della paniscia novarese sono infatti riso Arborio, fagioli borlotti, cavolo verza, carota, sedano, cipolla, vino rosso (possibilmente delle Colline Novaresi), lardo, cotica di maiale, "salam d'la duja" (tipico salame della zona che deve il suo nome alla conservazione sotto strutto fuso), sale e pepe. La panissa vercellese invece viene preparata con riso Arborio, Baldo o Maratelli, fagioli della qualità tipica coltivata a Saluggia, cipolla, vino rosso Barbera, lardo, "salam d'la duja", sale e pepe. Esistono poi varie personalizzazioni della ricetta che deve però mantenere quattro ingredienti principali: fagioli, cipolla, vino e salame. Un piatto di certo non leggerissimo, ma che può essere senza dubbio inserito tra le "opere d'arte" della tradizione culinaria piemontese. Photo by Donna Moderna
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fuddenuain-blog · 11 years
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fuddenwhat #9: Licurdia
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Zuppa tipica della provincia di Cosenza, la licurdia ha come ingrediente principale l'ineguagliabile cipolla di Tropea. Dal sapore rustico e deciso, questo piatto, sebbene molto economico e semplice da preparare, dà la possibilità di gustare qualcosa di autentico e tradizionale. Una volta fatte cuocere le cipolle nel brodo per circa un'ora, bisogna friggere il pane nella sugna con del peperoncino pesto. Si taglia poi del pecorino in fette sottili che andranno messe sul pane dove poi si verseranno le cipolle col brodo bollente. Se fosse un peccato capitale, forse varrebbe la pena commetterlo. Photo by ortodelquinto.blogspot.com
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fuddenuain-blog · 11 years
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fuddenwhat #8: Pintaderas
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Tipiche di diverse culture preistoriche, in particolare della civiltà nuragica in Sardegna, le pintaderas sono degli stampi in ceramica o terracotta di forma circolare, caratterizzati da disegni legati alle tradizioni familiari, usati per creare incisioni sul pane. Marcare il pane con forme floreali rendendolo "speciale" per i commensali, era di certo un segno di grande orgoglio, quasi un attestato di nobiltà a quel prezioso pane, orgoglio di ogni casa, e capace di garantire una sana alimentazione a tutti i suoi componenti. Photo by visitalanzarote.org
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fuddenuain-blog · 11 years
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fuddenwhat #7: Seirass
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Dalle origini molto antiche, il Seirass (dalla parola "siero") è una ricotta tipica piemontese nata, pare, dalla sovrapproduzione di latte di pecora. Il Seirass è infatti composto per l'80% da latte di pecora e per il restante 20% da latte vaccino. A fine lavorazione, inoltre, viene aggiunta la panna che gli dona un sapore dolce e vellutato. Particolarmente interessante è il modo in cui viene conservato: viene avvolto infatti nel fieno fresco, da cui trae una delicata nota aromatica. Successivamente viene inserito in un tipico cono arrotondato di garza di varie dimensioni (dal peso generalmente compreso fra 0,5 e 1 kg) e venduto su quasi tutto il territorio piemontese, anche se è più facilmente reperibile tra i piccoli casari della Val Pellice.
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fuddenuain-blog · 12 years
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fuddenwhat #6: Babo
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Ideato dall'austriaco William Babo, da cui prende il nome, il Mostimetro di Babo permette di determinare la ricchezza di zuccheri delle uve e il loro grado di maturazione. Strumento indispensabile per chi vuol fare il vino "in casa", il mostimetro di Babo ha tre funzioni: prevedere il grado alcolico del vino, monitorare il processo di fermentazione e misurare lo zucchero residuo non ancora trasformato in alcool. Beh, a voler essere precisi, di funzione ne ha anche un'altra. Evitare una figura da... babo :)
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