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#klunk era mauriello ovviamente
der-papero · 4 years
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Molto spesso le menti brillanti sono penosamente inconsapevoli dei segnali sociali. (Sheldon Cooper)
Questa frase ieri, insieme ad un video sul rugby postato da @egemon tipo un mese fa mi ha fatto venire alla mente due personaggi di Ingegneria, che sarebbero potuti uscire benissimo dalle fiabe.
Chiameremo questi due simpatici figuri Mauriello (il genio) e Tonino Il Razzo (il rugbista). Perché? Ohibò, è così che si chiamavano.
Mauriello era davvero un genio. Lui non studiava, mai. Leggeva una pagina, e la capiva. Ripeto: la capiva. Andava oltre quello che leggeva, la assimilava, era in grado di leggere interi capitoli sul momento angolare e riscriverli in un modo mai fatto prima. Non c’è stato esame dove un professore non gli abbia proposto un posto di ricerca presso il suo dipartimento, cosa che puntualmente lui rifiutava. Perché? Perché per Mauriello esisteva una sola cosa nella vita: il calcetto. Poteva scendere pure Cristo da cielo, la partita per lui era sacra. Una volta, all’esame di Economia (ebbene sì, anche ad Ingegneria c’è un esame di Economia) il prof, dopo aver dato i risultati di chi aveva passato lo scritto, legge il calendario degli orali, e sfiga vuole per lui che il suo giorno capitasse proprio di Mercoledì, giorno del calcetto. Si alza all’impiedi e urla (in dialetto, lui parlava solo dialetto): “NOOOO PROFESSO’, JIIE MERCURI’ AGGIA JEEE A JUUCA’!”. Il prof inizia a dare di matto: “MA COME SI PERMETTE? QUESTA E’ UNA SESSIONE D’ESAME, NON SIAMO ALL’ASILO!! MA IO NON LA FACCIO LAUREARE BLAH BLAH BLAH...”, al che lui, candidamente “PRUFESSO’, U’ POZZ VENI’ A FA’ MO’??”. Silenzio glaciale, il prof preso in contropiede .. “vuole farlo adesso adesso?” - “EEEH, U FACCIE MO’, ME LEV U PENSIER!”. Ovviamente 30 e lode, manco a dirlo, ci mise 10 minuti.
Il suo vero dramma era la comunicazione. Quando gli parlavi, lui ti rispondeva ad una domanda che gli avevi fatto 30 minuti fa. All’esame di Teoria di Sistemi, eravamo fuori dall’aula ad aspettare lui, per avere delle dritte.
Noi: Allora, Mauriè, che t’ha chiesto?
M: Eeehh nient, u’ triode, Lyapunov, jee po’ c’aggie ritt CINQUE!
Noi: Cioè, faccie capi’, tu c’ ‘e ritt CINQUE, e t’ha rat 30 e lode?
Una volta colpì anche la mia famiglia. Preparammo insieme Calcolatori Elettronici I. Un giorno chiamò a casa, rispose mia sorella.
S: Pronto?
M: Oooohh, passem a fratet!
S (si rivolge a me): è per te, c’è un cafone al telefono!
Parlare con Mauriello era praticamente impossibile, e qui entra in gioco Tonino Il Razzo. Tonino era enorme, un armadio a 6 ante, però aveva una faccia da orsacchiotto, era dolcissimo, una di quelle facce che avresti riempito di pizzicotti, un viso così buono che non avrebbe fatto del male ad una formica. Tonino era un bravo studente, ma nella media, come tutti noi, però aveva una qualità unica: riusciva a capire Mauriello. Quindi era il nostro interprete, ogni qualvolta volevamo parlare con Mauriello, Tonino salvava la giornata.
Questi due figuri mi ricordano sempre due personaggi della mia infanzia, spassossimi:
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