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#piccola rassegna fotografica
tartagliaarte · 2 years
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La mostra più provocatoria di Richard Serra fu a Roma. Da rivivere oggi al Macro
La mostra più provocatoria di Richard Serra fu a Roma. Da rivivere oggi al Macro
PICCOLA RASSEGNA MOLTO IMPORTANTE AL MACRO. UNA RICOSTRUZIONE FOTOGRAFICA DELLA PRIMA MOSTRA PERSONALE DI RICHARD SERRA ALLA GALLERIA LA SALITA NEL 1966 Richard Serra: Animal habitats live and stuffed… Roma, La Salita, 1966, Vista esterna. MACRO, 2022. Ph. Melania Dalle Grave, DSL Studio Richard Serra: Animal habitats live and stuffed… Roma, La Salita, 1966, fin dal titolo, documenta in maniera…
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lamilanomagazine · 2 years
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Mostra ANE LEID IS NIVVER ENEUCH - Anna Giuntini @ Manifiesto Blanco
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in mostra dal 23 settembre al 22 ottobre 2022 - da martedì a sabato h. 16 –19 VERNISSAGE giovedì 22 settembre h. 18.30 Ingresso libero “Un solo linguaggio non è mai abbastanza”: è questa la traduzione del titolo – un vecchio proverbio scozzese – scelto da Anna Giuntini per la propria personale a Manifiesto Blanco in occasione di Milano Photofestival 17th, la grande rassegna milanese di fotografia d'autore. La comunicazione e i suoi meccanismi sono al centro di questa esposizione, e l’immagine fotografica elaborata manualmente e digitalmente diventa un vettore di linguaggi differenti ma inerenti allo stesso tema. Nella prima parte di questa mostra – Displays and Powerlines – Anna intende proporre una riflessione sulla comunicazione e sulle sue possibili lacune che, anche in quest’epoca di perenne connessione, spesso caratterizzano i rapporti interpersonali, mediante messaggi che si perdono o arrivano storpiati. Questo tema è analizzato attraverso una sezione di 10 collage a base fotografica con immagini di tralicci, pali della luce e scheletri di maxi affissioni, nei quali si stratificano elementi “di recupero” legati allo scambio di parole: testi, indicazioni ed indirizzi di spedizioni. Un intrico di fili dorati – che intende da una parte rievocare la moltitudine di cavi e tralicci monchi, non più funzionanti, che infestano i luoghi antropizzati di tutto il mondo e dall’altra ricordare l’importanza e la ricchezza del messaggio – collegano le opere esposte su due pareti contrapposte. La seconda sezione della mostra presenta una serie di immagini dolenti ed evocative il cui scopo è rappresentare visivamente quella sensazione generalmente conosciuta come “mal d’Africa”. Maldafrica consiste in una sorta di Carnet de Voyage che rievoca le esplorazioni dell’artista in Sudafrica partendo da 6 piccole opere preparatorie – fatte di appunti, ricordi, oggetti, suggestioni cromatiche e materiali cartacei – che costituiscono le prime elaborazioni da cui nascono poi 12 paesaggi nei quali i colori sbiadiscono e i contorni si impastano grazie alla sovrapposizione in digitale di carte, pitture e bordi incompleti. Per arrivare a questa seconda parte della mostra occorre “attraversare” la sala passando in mezzo alla prima sezione, prestandosi così ad un esercizio di lettura attraverso la rivelazione dei processi che hanno portato alla loro realizzazione. Due trattamenti digitali diversi per due progetti indipendenti ma collegati da un’unica foto presente in entrambi, e presentati in un’unica esposizione che si conclude, o trova il proprio baricentro, nel libro d’artista in copia unica che racchiude le immagini di Displays and Powerlines in un unico leporello irregolare ricco di interventi manuali, collage e fili d’oro. Anna Giuntini nasce nel 1980 a Salutio, in provincia di Arezzo e ama definirsi, in poche parole, visual artist, mamma orgogliosa, musica-dipendente e collezionista di ricordi. Da piccola voleva fare la pittrice, e ha sempre coltivato un proprio modo di vedere le cose e l’interesse nella ricerca sui mezzi espressivi. Ha studiato prima “Arte della Moda e del Costume Teatrale” poi, una volta a Milano, illustrazione e fotografia all’Istituto Europeo di Design. Da qui è approdata nel mondo della postproduzione fotografica e ha avuto la fortuna di vivere la transizione tra fotografia analogica e digitale collaborando col fotografo Giovanni Gastel. La sua produzione artistica assomma tutte queste esperienze in un mix di analogico e digitale, con l’intento di rendere unico, mediante un intervento artigianale, ciò che è nato replicabile in serie. Il linguaggio espressivo di Anna è fondamentalmente figurativo, ma con una nota preponderante a carattere evocativo e suggestivo dato dai diversi materiali utilizzati. La fotografia, il collage, la carta e gli inchiostri sono i mezzi più ricorrenti del suo indagare ricordi, luoghi tempi ed emozioni. L’oro, poi, ha da sempre una presenza rilevante nei suoi lavori. Con incursioni nel mondo del Libro d’Artista, Anna realizza costantemente piccole serie di autoproduzioni editoriali, affiancate a tirature, numerate e non, di stampe e collage.... Read the full article
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freedomtripitaly · 4 years
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Lo Zambia, uno dei paesi africani che ancora oggi preserva ancora intatto il suo territorio selvaggio e incontaminato, dopo essere stato colonia britannica – con il nome di Rhodesia del Nord – per quasi un secolo, nel 1964 ottiene l’indipendenza e si proclama repubblica. Per tutti i viaggiatori del mondo lo Zambia possiede un fascino ancestrale, la forza e l’energia dirompente della natura, dove è possibile vivere un’autentica avventura, un’esperienza umana che è sarebbe impossibile replicare altrove: vivere a stretto contatto con la grande Terra Africa e le meravigliose creature, e persone, che la abitano. Consigli e documenti per un viaggio in Zambia Un biglietto aereo per lo Zambia non costa poco. Nemmeno usufruire dei suoi servizi e delle sue strutture, provenendo dall’estero, lo è. Ma forse è quasi un bene. Soprattutto per questo motivo il turismo ancora oggi è discreto in questo paese, quasi selezionato, e non certo perché lo Zambia non sia sicuro, anzi. Avere la possibilità di andarci è un privilegio umano, non economico. In questi anni di consapevolezza ecologica, gli sforzi per preservare intatto un habitat di grande valore come lo Zambia, e l’Africa intera, non sono mai abbastanza. Pertanto occorre avere proprio questo prima di mettersi in viaggio: consapevolezza e… un desiderio irrefrenabile di vivere un’esperienza autentica, vitale e che sicuramente cambierà la prospettiva di tutti coloro che la vivranno. Un’avventura difficilmente replicabile in qualunque altra parte del mondo, se non in condizioni climatiche molto più estreme dello Zambia, dove il clima è tropicale e il sole nutre davvero la terra e non la stordisce. Zambia: documenti e norme sanitarie Per visitare lo Zambia dall’Italia occorre pagare il visto di ingresso (25$ circa), anche se la prenotazione anticipata in una struttura alberghiera in alcuni casi esonera i viaggiatori dal pagamento del visto, mentre all’uscita dal paese è obbligatorio il pagamento del visto d’uscita (20$ circa). Nonostante le paure da immaginario collettivo, nessuna vaccinazione è obbligatoria, si consiglia solo la profilassi antimalarica, e soltanto nel caso in cui si transiti o si faccia tappa anche in Sudafrica, entrando o uscendo dal paese, diventa obbligatorio il vaccino contro la febbre gialla. Si consiglia comunque di prendere tutte le informazioni del caso, magari presso l’ASL locale, prima della partenza. Quando partire per lo Zambia Il periodo migliore per visitare lo Zambia è quello coincidente con la stagione secca, da luglio a settembre, quando le massime non superano mai i 20-25° e le notti sono fredde. In primavera, quando la natura dona il meglio di sé, le temperature medie sono decisamente più fresche, soprattutto di notte. In autunno e in inverno, durante la stagione delle piogge, il calore aumenta e con esso l’umidità: è il periodo ideale per gli amanti del birdwatching, ma non tutte le strutture ricettive sono aperte. Zambia: 19 parchi naturali e due importanti città Il territorio dello Zambia è tutelato da ben 19 parchi naturali, corrispondenti come superficie a un terzo del paese. Luoghi di straordinaria bellezza dove è possibile ammirare gli splendidi paesaggi della savana, popolati da centinaia di specie animali diverse. La parte sud del paese è quella più frequentata, grazie alla presenza di Lusaka, la capitale, e la città di Livingstone, chiamata anticamente Maramba e porta d’accesso alle cascate Vittoria, che oggi porta il nome dell’esploratore inglese che per primo esplorò il paese nella seconda metà dell’Ottocento. Qui si trova anche il lago Kariba, creato nel 1959 per produrre energia elettrica e oggi meta degli amanti delle escursioni in barca, e il piccolo parco zoologico di Mosi-o-Tunya, dove è ancora possibile avvistare il rinoceronte bianco, oggi purtroppo in via d’estinzione. A sud est della capitale sorge anche il Lonchivar National Park, un paradiso naturale noto soprattutto per la presenza di centinaia di esemplari di splendide antilopi rosse di Kafue, dette lichwe. Lo Zambia meridionale comprende inoltre l’immenso Kafue National Park, mentre al confine con lo Zimbabwe si estende il Lower Zambesi National Park. La parte nord del paese rimane ancora oggi quella meno frequentata e comprende, oltre ai laghi Bangweulu e Mweru, innumerevoli parchi naturali, tra i quali i più importanti sono il South e il North Luangwa National Park, uno dei maggiori santuari faunistici africani, e il Kasanka National Park, bagnato da ben 8 laghi e solcato da 4 fiumi. All’estemità ovest dello Zambia, quasi al confine con l’Angola, sorge infine il Kiuwa Plain National Park. Zambia: un safari per tutti Con tanta stupenda natura a disposizione, lo Zambia non poteva essere che il luogo in cui sono nati i safari a piedi, un’esperienza unica per scoprire questa terra straordinaria, sempre accompagnati da esperte guide locali. Il walking safari però non è l’unica tipologia di safari presente in Zambia. I viaggiatori potranno scegliere tra diversi tipi di esperienze, dai walking safari a quelli a bordo di jeep (i classici safari detti anche game drive) o imbarcazioni, fino a quelli fotografici, che uniscono all’esperienza del safari la passione per l’arte di fermare la realtà con una macchina fotografica. Le escursioni vengono effettuate sempre all’interno dei parchi e sempre guidati da personale esperto, che potrà dare loro tutte le informazioni e la sicurezza necessarie per affrontare, rispettare e ammirare la natura selvaggia africana. Una volta scelta la propria tipologia preferita, non resta che decidere quali parchi decidere di visitare. Il South Luangwa National Park: dove nasce il walking safari Il South Luangwa è il parco più famoso dello Zambia e si sviluppa su oltre 9 mila kmq di superficie, comprendendo al suo interno il fiume dal quale prende il nome: il sistema fluviale più intatto dell’Africa. Le sue rive sono popolato da ben 60 specie di animali e oltre 400 tipi di uccelli. Oltre ai safari a piedi, in questo parco vengono organizzati anche game drive ed escursioni per effettuare birdwatching. Il Kafue National Park: il più grande dello Zambia Questa sterminata area protetta, tuttora scarsamente esplorata, con i suoi oltre 22 mila kmq si trova a sole due ore di auto da Livingstone. Lungo l’alveo del fiume Kafue, tra foreste pluviali, boschi di Miombo, paludi, foreste di mopane, colline rocciose e infinite distese di savana, come la celebre Busanga Swamp, il parco ospita 55 specie di mammiferi, tra cui alcuni esemplari di rare antilopi Sitatunga, di lechwe rosse e moltissimi felini, come leoni e leopardi. Si possono avvistare anche elefanti e bufali, specie nella stagione secca quando per il caldo gli animali restano vicini alle zone paludose, habitat anche qui ideale per volatili di ogni tipo. Tra le escursioni da fare qui, anche con i bambini purché in sicurezza, sono assolutamente da non perdere i boat safari e i jeep safari in notturna. A piedi nudi nella natura selvaggia: il Lower Zambesi e lo gnu blu nel Liuwa Plain Il Lowe Zambesi National Park che comprende al suo interno il fiume Zambesi che fece arrivare in Zambia l’esploratore inglese David Livingstone, vanta il primato di essere ancora poco organizzato e ad aver mantenuto la propria bellezza selvaggia. Qui i lodge, le tipiche strutture ricettive sparse all’interno dei parchi, sono pochissimi e ancora oggi pochi operatori vi organizzano safari. Per questo motivo nel parco la possibilità di avvistare e avvicinare gli animali sono tantissime, sempre con le dovute precauzioni e seguendo sempre le istruzioni della guida che vi accompagna. Nei suoi poco più di 4 mila kmq, all’ombra di giganteschi baobab e acacie, vengono organizzati soprattutto boat safari, walking safari, gite in canoa e sessioni di rafting sul fiume. Posto all’estremità occidentale dello Zambia, il piccolo Liuwa Plain National Park (3600 kmq circa), anche questo ancora poco frequentato dai turisti, è caratterizzato da sterminate savane dove corre libera una grande quantità di mammiferi tra i quali lo straordinario gnu blu, la cui migrazione annuale rappresenta la seconda più grande di tutta l’Africa. All’interno del parco si possono effettuare suggestivi game drive e safari fotografici. Zambia: passeggiare con i leoni vicino alle cascate Vittoria Per chiudere la rassegna dei parchi naturali dello Zambia, è doveroso segnalare la piccola riserva di Mukuni, a circa 3 km dalle cascate Vittoria, in quanto solo qui è possibile effettuare alcune attività uniche, come passeggiare con leoni e ghepardi mentre le guide insegnano loro come cacciare e percorrere brevi tratti a dorso d’elefante. Dopo essersi riempiti gli occhi con ogni sorta di animale selvaggio e di bellezze naturali impressionanti, non deve certo mancare l’esperienza di stare di fronte alla potenza maestosa delle cascate Vittoria, dedicate dall’esploratore inglese David Livingstone alla sua regina nel 1855 e da sempre considerate una delle sette meraviglie del mondo. Il rumore tuonante delle sue acque, soprattutto tra novembre e aprile con la stagione delle piogge, annulla qualsiasi altro suono. Le cascate si possono ammirare in tutta la loro bellezza tramite un sentiero panoramico percorribile a piedi oppure, dall’alto, con un suggestivo tour in elicottero. Il Devil’s Punch Bowl sopra le cascate, in certe stagioni si trasforma in una stupenda piscina naturale, dove è possibile persino farsi una nuotata prima di ritornare, purtroppo anche stavolta, a casa. https://ift.tt/3a4MMKS Viaggio in Zambia, una gemma inesplorata Lo Zambia, uno dei paesi africani che ancora oggi preserva ancora intatto il suo territorio selvaggio e incontaminato, dopo essere stato colonia britannica – con il nome di Rhodesia del Nord – per quasi un secolo, nel 1964 ottiene l’indipendenza e si proclama repubblica. Per tutti i viaggiatori del mondo lo Zambia possiede un fascino ancestrale, la forza e l’energia dirompente della natura, dove è possibile vivere un’autentica avventura, un’esperienza umana che è sarebbe impossibile replicare altrove: vivere a stretto contatto con la grande Terra Africa e le meravigliose creature, e persone, che la abitano. Consigli e documenti per un viaggio in Zambia Un biglietto aereo per lo Zambia non costa poco. Nemmeno usufruire dei suoi servizi e delle sue strutture, provenendo dall’estero, lo è. Ma forse è quasi un bene. Soprattutto per questo motivo il turismo ancora oggi è discreto in questo paese, quasi selezionato, e non certo perché lo Zambia non sia sicuro, anzi. Avere la possibilità di andarci è un privilegio umano, non economico. In questi anni di consapevolezza ecologica, gli sforzi per preservare intatto un habitat di grande valore come lo Zambia, e l’Africa intera, non sono mai abbastanza. Pertanto occorre avere proprio questo prima di mettersi in viaggio: consapevolezza e… un desiderio irrefrenabile di vivere un’esperienza autentica, vitale e che sicuramente cambierà la prospettiva di tutti coloro che la vivranno. Un’avventura difficilmente replicabile in qualunque altra parte del mondo, se non in condizioni climatiche molto più estreme dello Zambia, dove il clima è tropicale e il sole nutre davvero la terra e non la stordisce. Zambia: documenti e norme sanitarie Per visitare lo Zambia dall’Italia occorre pagare il visto di ingresso (25$ circa), anche se la prenotazione anticipata in una struttura alberghiera in alcuni casi esonera i viaggiatori dal pagamento del visto, mentre all’uscita dal paese è obbligatorio il pagamento del visto d’uscita (20$ circa). Nonostante le paure da immaginario collettivo, nessuna vaccinazione è obbligatoria, si consiglia solo la profilassi antimalarica, e soltanto nel caso in cui si transiti o si faccia tappa anche in Sudafrica, entrando o uscendo dal paese, diventa obbligatorio il vaccino contro la febbre gialla. Si consiglia comunque di prendere tutte le informazioni del caso, magari presso l’ASL locale, prima della partenza. Quando partire per lo Zambia Il periodo migliore per visitare lo Zambia è quello coincidente con la stagione secca, da luglio a settembre, quando le massime non superano mai i 20-25° e le notti sono fredde. In primavera, quando la natura dona il meglio di sé, le temperature medie sono decisamente più fresche, soprattutto di notte. In autunno e in inverno, durante la stagione delle piogge, il calore aumenta e con esso l’umidità: è il periodo ideale per gli amanti del birdwatching, ma non tutte le strutture ricettive sono aperte. Zambia: 19 parchi naturali e due importanti città Il territorio dello Zambia è tutelato da ben 19 parchi naturali, corrispondenti come superficie a un terzo del paese. Luoghi di straordinaria bellezza dove è possibile ammirare gli splendidi paesaggi della savana, popolati da centinaia di specie animali diverse. La parte sud del paese è quella più frequentata, grazie alla presenza di Lusaka, la capitale, e la città di Livingstone, chiamata anticamente Maramba e porta d’accesso alle cascate Vittoria, che oggi porta il nome dell’esploratore inglese che per primo esplorò il paese nella seconda metà dell’Ottocento. Qui si trova anche il lago Kariba, creato nel 1959 per produrre energia elettrica e oggi meta degli amanti delle escursioni in barca, e il piccolo parco zoologico di Mosi-o-Tunya, dove è ancora possibile avvistare il rinoceronte bianco, oggi purtroppo in via d’estinzione. A sud est della capitale sorge anche il Lonchivar National Park, un paradiso naturale noto soprattutto per la presenza di centinaia di esemplari di splendide antilopi rosse di Kafue, dette lichwe. Lo Zambia meridionale comprende inoltre l’immenso Kafue National Park, mentre al confine con lo Zimbabwe si estende il Lower Zambesi National Park. La parte nord del paese rimane ancora oggi quella meno frequentata e comprende, oltre ai laghi Bangweulu e Mweru, innumerevoli parchi naturali, tra i quali i più importanti sono il South e il North Luangwa National Park, uno dei maggiori santuari faunistici africani, e il Kasanka National Park, bagnato da ben 8 laghi e solcato da 4 fiumi. All’estemità ovest dello Zambia, quasi al confine con l’Angola, sorge infine il Kiuwa Plain National Park. Zambia: un safari per tutti Con tanta stupenda natura a disposizione, lo Zambia non poteva essere che il luogo in cui sono nati i safari a piedi, un’esperienza unica per scoprire questa terra straordinaria, sempre accompagnati da esperte guide locali. Il walking safari però non è l’unica tipologia di safari presente in Zambia. I viaggiatori potranno scegliere tra diversi tipi di esperienze, dai walking safari a quelli a bordo di jeep (i classici safari detti anche game drive) o imbarcazioni, fino a quelli fotografici, che uniscono all’esperienza del safari la passione per l’arte di fermare la realtà con una macchina fotografica. Le escursioni vengono effettuate sempre all’interno dei parchi e sempre guidati da personale esperto, che potrà dare loro tutte le informazioni e la sicurezza necessarie per affrontare, rispettare e ammirare la natura selvaggia africana. Una volta scelta la propria tipologia preferita, non resta che decidere quali parchi decidere di visitare. Il South Luangwa National Park: dove nasce il walking safari Il South Luangwa è il parco più famoso dello Zambia e si sviluppa su oltre 9 mila kmq di superficie, comprendendo al suo interno il fiume dal quale prende il nome: il sistema fluviale più intatto dell’Africa. Le sue rive sono popolato da ben 60 specie di animali e oltre 400 tipi di uccelli. Oltre ai safari a piedi, in questo parco vengono organizzati anche game drive ed escursioni per effettuare birdwatching. Il Kafue National Park: il più grande dello Zambia Questa sterminata area protetta, tuttora scarsamente esplorata, con i suoi oltre 22 mila kmq si trova a sole due ore di auto da Livingstone. Lungo l’alveo del fiume Kafue, tra foreste pluviali, boschi di Miombo, paludi, foreste di mopane, colline rocciose e infinite distese di savana, come la celebre Busanga Swamp, il parco ospita 55 specie di mammiferi, tra cui alcuni esemplari di rare antilopi Sitatunga, di lechwe rosse e moltissimi felini, come leoni e leopardi. Si possono avvistare anche elefanti e bufali, specie nella stagione secca quando per il caldo gli animali restano vicini alle zone paludose, habitat anche qui ideale per volatili di ogni tipo. Tra le escursioni da fare qui, anche con i bambini purché in sicurezza, sono assolutamente da non perdere i boat safari e i jeep safari in notturna. A piedi nudi nella natura selvaggia: il Lower Zambesi e lo gnu blu nel Liuwa Plain Il Lowe Zambesi National Park che comprende al suo interno il fiume Zambesi che fece arrivare in Zambia l’esploratore inglese David Livingstone, vanta il primato di essere ancora poco organizzato e ad aver mantenuto la propria bellezza selvaggia. Qui i lodge, le tipiche strutture ricettive sparse all’interno dei parchi, sono pochissimi e ancora oggi pochi operatori vi organizzano safari. Per questo motivo nel parco la possibilità di avvistare e avvicinare gli animali sono tantissime, sempre con le dovute precauzioni e seguendo sempre le istruzioni della guida che vi accompagna. Nei suoi poco più di 4 mila kmq, all’ombra di giganteschi baobab e acacie, vengono organizzati soprattutto boat safari, walking safari, gite in canoa e sessioni di rafting sul fiume. Posto all’estremità occidentale dello Zambia, il piccolo Liuwa Plain National Park (3600 kmq circa), anche questo ancora poco frequentato dai turisti, è caratterizzato da sterminate savane dove corre libera una grande quantità di mammiferi tra i quali lo straordinario gnu blu, la cui migrazione annuale rappresenta la seconda più grande di tutta l’Africa. All’interno del parco si possono effettuare suggestivi game drive e safari fotografici. Zambia: passeggiare con i leoni vicino alle cascate Vittoria Per chiudere la rassegna dei parchi naturali dello Zambia, è doveroso segnalare la piccola riserva di Mukuni, a circa 3 km dalle cascate Vittoria, in quanto solo qui è possibile effettuare alcune attività uniche, come passeggiare con leoni e ghepardi mentre le guide insegnano loro come cacciare e percorrere brevi tratti a dorso d’elefante. Dopo essersi riempiti gli occhi con ogni sorta di animale selvaggio e di bellezze naturali impressionanti, non deve certo mancare l’esperienza di stare di fronte alla potenza maestosa delle cascate Vittoria, dedicate dall’esploratore inglese David Livingstone alla sua regina nel 1855 e da sempre considerate una delle sette meraviglie del mondo. Il rumore tuonante delle sue acque, soprattutto tra novembre e aprile con la stagione delle piogge, annulla qualsiasi altro suono. Le cascate si possono ammirare in tutta la loro bellezza tramite un sentiero panoramico percorribile a piedi oppure, dall’alto, con un suggestivo tour in elicottero. Il Devil’s Punch Bowl sopra le cascate, in certe stagioni si trasforma in una stupenda piscina naturale, dove è possibile persino farsi una nuotata prima di ritornare, purtroppo anche stavolta, a casa. Lo Zambia è uno dei luoghi più affascinanti e sicuri dell’Africa, dove ammirare da vicino la natura incontaminata attraverso speciali safari a piedi.
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fotopadova · 5 years
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A Torre di Mosto la storia della fotografia dal paesaggio verace ai territori mentali con e senza confini.
di Carlo Maccà
 --- Torre di Mosto. Un piccolo centro di antica origine, nato al tempo delle invasioni barbariche in un angolo della paludosa e lagunare zona di rifugio di popolazioni provenienti dall'interno, quiescente per secoli e sviluppatosi solo di recente (4780 residenti censiti nel 2017) a presidiare un ampio territorio di bonifica degli acquitrini fra Piave e Livenza, e ora parte della Città Metropolitana (l'ex Provincia) di Venezia. Sant'Anna di Boccadasse, piccola località isolata dal capoluogo, imbrecanata fra canali di bonifica entro un orizzonte senza fine (salvo un profilo di prealpi nelle giornate più limpide) di piatte coltivazioni estensive. Qui (per qualche magìa?) sorge una struttura riservata a esposizioni ed eventi culturali quale centri anche molto maggiori se la sognano. Si pensi che Padova, centro mondiale di ogni cultura da Tito Livio al Bò (1222) e poi a Giotto, Andrea Mantegna, la Bisbetica Domata, Giovan Battista Morgagni e via dicendo, soltanto alla fine del 2019 riuscirà a disporre del suo complesso di spazi espositivi pubblici (Centro S. Gaetano e museo degli Eremitani) finalmente adeguato agli standard internazionali di conservazione e sicurezza delle opere d'arte e potrà permettersi mostre di livello più che provinciale.
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La struttura di Boccadasse è nata qualche anno fa col nome di Museo del Paesaggio, "impegnato a promuovere tutte le iniziative che mirano alla conservazione e alla valorizzazione culturale e turistica del paesaggio di Bonifica in un’accezione non solo locale ma nazionale." Ma ora mi sembra che la finalità dichiarate e la stessa denominazione comincino a essere riduttive. Dal 2018 il Museo dedica stabilmente una sezione alla fotografia contemporanea, offrendo "ai cittadini e agli appassionati una serie di esposizioni a cadenza annuale sul tema della fotografia in Italia con un focus particolare sui fotografi del triveneto" e aprendo "una sezione stabile sulla fotografia contemporanea in Italia, con attenzione particolare alla ricerca di nuovi temi, linguaggi e di nuovi protagonisti della stessa".
Ma anche i confini qui sopra dichiarati mi sembrano superati dall'attività più recente. In questi giorni (e fino al 18 maggio) gli spazi sono completamente occupati da una mostra d' interesse veramente raro, denominata Fini e Confini. Dal Paesaggio al Territorio. Opere di una collezione privata, il cui perimetro si espande ben al di là del Triveneto, dell'Italia e dell'Europa stessa. Si tratta, in sostanza, di un compendio di storia mondiale della Fotografia di Paesaggio (in senso molto. ma molto lato) dagli anni '60 dell'800 (fra le stampe d'epoca, di cui sono esempi quelle di Figura 2, la più antica e forse la più importante è un'albumina col Cortile del Louvre di Gustave Le Gray, 1859) fino a questi giorni in senso letterale: l'opera esposta più recente (ultimi mesi del 1968) è una Vita nei boschi dell'artista cividalese Adriana Iaconcig  [Nota 1].
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La collezione privata esposta (solo in parte, immagino) è stata messa insieme in più di trent'anni di scelte oculate e mirate da un commercialista trevisano che si intuisce abbia approfondito e affinato professionalmente, culturalmente ed eticamente la propria formazione universitaria sotto l'egida di Adriano Olivetti, per la cui azienda ha lavorato in Italia e all'estero quando ancora l'Olivetti era un'impresa e non un investimento speculativo.
Si capisce presto che la raccolta è nata non per gretto spirito di investimento collezionistico, ma come supporto, quasi un prontuario, al servizio d'un serio e profondo interesse culturale. Forse per comprendere appieno la ratio con cui le opere sono state prima scelte ed ora esposte non è sufficiente percorrere la mostra con attenzione badando ai titoli delle sezioni tematiche e ai relativi inserti didascalici (e all'complementare funzione di alcune opere di pittori italiani fra i più significativi, da Balla a Lucio Fontana). Se a quello scopo neppure bastasse consultare il catalogo che riproduce con cura tipografica tutte le 280 opere esposte (211 sono gli autori), raggruppate in 3 sezioni (Territori dell'anima; Industria e urbanesimo; Altri mondi), suddivise a loro volta in un totale di 11 sottosezioni, si può ricorrere ad un ponderoso volume scritto dal collezionista stesso (Dionisio Gavagnin, Fini & Confini. Il territorio nell'arte fotografica, 2018). A differenza di altri scritti di esperti e critici di fama internazionale sui quali mi sto arrabattando a cercar di capire quali siano gli intenti e i meriti reali o presunti di tanta "arte fotografica" corrente, separando il tanto fumo di parole e di (im)pertinenti immagini da ciò che è polpa, cioè reale nutrimento dell'occhio e della mente, la scrittura di questo autore è chiara e coinvolgente; non si potrà né si dovrà correrla tutta d'un fiato, ma non richiede sforzi interpretativi, mentre si manifesta prodotto d'una cultura che col mio metro appare sconfinata.
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Ma la mostra è perfettamente fruibile anche soltanto come rassegna di immagini. Non è da mancare l'occasione di vedere a confronto stampe originali di, tanto per citare in perfetto disordine alfabetico (cioè in successione alfabetica corretta ma tematicamente confusa) alcuni fra i nomi più famosi, generalmente presenti con immagini diverse da quelle iconiche fin troppo viste e risapute: Berenice Abbot, Eugene Atget e Gabriele Basilico; Letizia Battaglia, Giuseppe Cavalli e Brassai; E.S, Curtis, Ph-L. diCorcia, William Eggleston e Walker Evans; Joan Fontcuberta, Robert Frank e Leonard Freed; Ghirri, Giacomelli, Gioli; Lewis Hine, Candida Hofer, William Klein, Paolo Monti, Ugo Mulas, Martin Parr, Renger-Patsch e Thomas Ruff; Salgado, Vittorio Sella, Stephen Shore e Aaron Siskind; Massimo Vitali, Weegee e Edward Weston. Non mi dilungo sui rappresentanti delle recenti tendenze dell'arte fotografica, per lo più classificabili in quella che i francesi chiamano Photographie Plasticienne, nella quale abbondano manipolazioni e commistioni di tecniche.
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In sintesi: una mostra che, per chi ama davvero la fotografia, è obbligatorio visitare. Se il Museo del Paesaggio continua su questa strada, diventerà una tappa privilegiata del mio circuito dei Santuari della Fotografia [http://www.fotopadova.org/post/182368210498].
In coda, una parola su termine Astrazione, che è il titolo d'una delle sottosezioni della mostra. Personalmente ritengo che qualsiasi opera (fotografia, pittura, grafica, scultura) in cui c'è forma significante, per quanto immaginaria o ingannevole rispetto alla realtà materiale, possieda una concretezza in ragione della quale non possa essere considerata astratta; e che invece la vera astrazione sia quella operata dal fotografo "concettuale" quando, incurante o immemore della forma, si propone incongruamente di illustrare (quindi materializzare) l'oss-im-morale fenomenologia del noumeno.
 ......
Nota 1. Fotografa artista dei cui lavori sul tema del Territorio e del Confine questo sito si è occupato fin dal 2014:
http://www.fotopadova.org/post/99716727358 http://www.fotopadova.org/post/123537940193
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Museo del Paesaggio, Via Boccafossa (Loc. Boccafossa) Torre di Mosto (VE)
Orari di apertura, con mostre in corso: Sabato: 15.00-18.00; Domenica: 10.00-12.00 / 15.00-18.00.  Ingresso: € 3
Alla mostra Fini e confini si affiancano nel pomeriggio di sei dei sabati di apertura (in primo è già trascorso, il prossimo è il 30 marzo) eventi collaterali a cura di D. Gavagnin. Per primo  viene presentato Il Libro della settimana. Segue Incontro coll'Artista (fra cui Olivo Barbieri, Luca Campigotto, Franco Vaccari); presentazione di opere di vari autori, soprattutto in video; interviste agli autori. La partecipazione è a numero chiuso.
Informazioni: [email protected]
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uattendaustralia · 4 years
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RIP Jack Sopracciglio - Aggiornamento Settimanale
Jack torna a casa per il 20 ° aggiornamento del crescente fuori il suo cantiere, e questa volta siamo in per un trattamento speciale! Abbiamo volato Mahesh, Greg, e Carlos in Austin per l'annuale festa di questa settimana (che era una volta dannatamente bene), così Jack, infine, ha avuto l'opportunità di ottenere un professionista barba e clean-up dal maestro barbiere di sé.
Come abbiamo discusso, in crescita di un cantiere comporta alcuni extra di manutenzione e potatura di volta in volta - non lasciar andare selvaggia. Mahesh non tagliare qualsiasi maggiore lunghezza, ma ha ripulito la forma e il fly-away per ottenere Jack fotografica pronta per l'evento. Al fine di mantenere l'integrità di Jack, in crescita massiccia, Mahesh preso un approccio meticoloso di una forbice e pettine per tagliare, una piccola sezione alla volta.
Inoltre... abbiamo fatto la storia. Basta passare alle 12:30. Ti ringrazio di noi quando si esegue.
La leggenda....ary.
RASSEGNA SETTIMANALEQui sono gli altri fantastici video che abbiamo pubblicato questa settimana - check them out per la barba di governare e di consigli di stile, così come un po ' impressionante di segnali video.
Wheezy Cameriere Visite il Barbiere
Youtube personalità Wheezy Cameriere ottiene un tocco impressionante-up da Lauren CAPANNONE.
Come Stile inglese Baffi con Greg
La nostra Re” Greg Berzinsky ti dà la step-by-step su come cera un fantastico inglese Baffi.
Parrucchiere Insegna Client Come Pulire Un Look Hollywood Dan
Hollywood Dan al Jack Rabbit Barbershop dà il suo cliente un'informativa (e alla moda) taglio di capelli e barba.
Parrucchiere Dà una Pelle di Dissolvenza a Uno dei Suoi Abituali con Daniel
Daniele Sari, da Jack Rabbit Barbershop, dà uno dei suoi abituali un classico pelle di dissolvenza e tradizionale trim.
La Storia dell'Argento Linea di Profumi con Eric
Il nostro fondatore, Eric “il Tuo Ragazzo” Bandholz, ci dà la storia delle origini della nostra Argento Linea di profumi. Leggi tutta la recensione qui.
Tirati Indietro Pelle Dissolvenza con Daniel
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tmnotizie · 4 years
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CIVITANOVA MARCHE –  Sabato 30 novembre riparte Civitanova Classica Piano Festival, rassegna dedicata al pianoforte giunta alla dodicesima edizione e presentata questa mattina dal sindaco Fabrizio Ciarapica, dalla vice presidente e dalla direttrice TDiC, Michela Gattafoni e Cristina Gentili, e dal direttore artistico e ideatore Lorenzo Di Bella.
“Questa manifestazione rappresenta l’orgoglio della nostra città che nasce dal genio del Maestro Di Bella. Civitanova Classica nel corso degli anni è cresciuta come partecipazione, presenze del pubblico, qualità e progetto culturale. Importanti le date che coinvolgono le scuole, dalla forte valenza educativa e formativa”. Prosegue Gattafoni: “Come Azienda dei Teatri è per noi un onore co-organizzare questo festival, punto di riferimento per la musica classica sia dal punto di vista regionale che nazionale, che coniuga perfettamente nel cartellone la valorizzazione dei giovani talenti e l’esibizione di artisti riconosciuti in tutto il mondo”.
Raggiante Di Bella dichiara il tutto esaurito per la prima data: “Teatro già pieno per il 30 novembre; da civitanovese non posso che essere molto contento, nonostante ci siano eventi concomitanti, altrettanto importanti”.
L’Orchestra Filarmonica Marchigiana, con la sua presenza, rinnova il rapporto privilegiato che la lega al Festival. Diretta dal maestro Oleg Arapi, direttore di lungo corso dalla consolidata esperienza, si esibisce sabato prossimo al Teatro Annibal Caro di Civitanova Alta.
Al suo fianco, si alternano il giovane violoncellista serbo Marco Miletic, grande talento emergente, forte di una già importante carriera internazionale e il maestro Lorenzo Di Bella, al pianoforte. Alle sue mani è affidata l’esecuzione del celeberrimo concerto per pianoforte e orchestra n°1 op. 23 di Pëtr Il’ič Čajkovskij, uno dei concerti pianistici più eseguiti nel mondo, universalmente amato per la sua grandezza monumentale. A Miletic l’onore di eseguire, invece, le variazioni rococò per violoncello e orchestra sempre del compositore russo.
Secondo appuntamento il 15 febbraio, nella galleria Centofiorini, storica istituzione culturale civitanovese, con la quale il festival ha avviato una collaborazione nella scorsa edizione. Nei locali della galleria si esibisce la pianista georgiana Tata Licheli, in occasione della mostra fotografica Cosmografie di Matteo Luzi.
Non manca, anche per quest’anno, l’attenzione dedicata alle giovani promesse del territorio. Appuntamento immancabile, sabato 7 marzo, a ingresso gratuito, nella sala lettura della Biblioteca Comunale, con due talenti della tastiera, Francesca Di Emidio ed Eleonora Fazzini, in un concerto che vede protagonisti anche gli Archi del Marche Music College di Senigallia.
Domenica 5 aprile al Teatro Annibal Caro è in programma un recital pianistico per celebrare, in collaborazione con la Pinacoteca Comunale, lo scrittore civitanovese con la mostra Annibal Caro: marchegiano di piccola terra e l’Europa moderna, esposizione storico-artistica, bibliografica e documentale, curata da Enrica Bruni.
Ancora un appuntamento con le nuove generazioni: quello dedicato al mondo della scuola. Il 12 maggio, al mattino, nell’auditorium del Liceo “Leonardo Da Vinci” la FORM realizza un programma specificatamente studiato per avvicinare gli studenti al mondo della musica e dell’orchestra, come luogo simbolo di convivenza e armonia. L’evento è riservato ad alunni e docenti dell’Istituto Comprensivo “Via Ugo Bassi”, della scuola Annibal Caro.
Grande concerto di chiusura mercoledì 29 aprile, sempre con l’Orchestra Filarmonica Marchigiana, diretta dal maestro Juan Carlos Lomonaco, al Teatro Annibal Caro. Partner artistico della serata è uno storico operatore del mondo dell’arte del territorio, questa volta sotto la meno conosciuta veste di mecenate e collezionista: per la prima volta in mostra i tesori della collezione privata delle Grafiche Fioroni.
Civitanova Classica Piano Festival è resa possibile grazie al contributo del Comune di Civitanova Marche, dell’Azienda Speciale Servizi Cultura, Turismo e Spettacolo Teatri di Civitanova, di importanti sponsor privati (la ditta Bastianelli, il Banco Marchigiano, la Tecnolift ascensori, la ditta Alfred e l’azienda ICA dei fratelli Paniccia main partner del Festival) e al sostegno di Regione Marche.
I biglietti degli spettacoli sono disponibili in prevendita su piattaforma Liveticket, in tutti i punti vendita del circuito, e presso le biglietterie dei teatri dell’Azienda Speciale Teatri di Civitanova, in orario di cinema e dalle 18.30 due giorni prima di ogni evento.
Info su www.civitanovaclassica.it, nei canali social e al numero 348/3442958.
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allnews24 · 7 years
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Dialogo fra espressioni artistiche
Dialogo fra espressioni artistiche
ALGHERO. Recuperare il senso attraverso i sensi, mettendo in dialogo tre lavori fotografici, tre percorsi perturbanti che tentano di superare la patina del mondo, ipotizzando nuove ma in realtà antichissime modalità di relazione. È la sfida di “Io canto il corpo elettrico – Piccola rassegna di potenziamento identitario”. La mostra fotografica ha aperto i battenti due giorni fa nello spazio…
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lozoodisimona · 7 years
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Il mio parziale programma non organizzato di giovedì prossimo pareva saltato: la mostra di @keithharingofficial al Palazzo Reale di Milano è finita in Giugno (e non mi ero fin qui informata!). A parte che a Milano attualmente è possibile visitare #Klimt al @mudecmi e una piccola mostra fotografica per me veramente intrigante al Palazzo Morando, tra l'altro gratuita, "Obiettivo Milano". La rassegna fotografica dei volti milanesi dagli anni '70 al 2000. Ma a parte tutto questo, la novità riparatrice di questo pomeriggio è la scoperta a #Gardone di #HellerGarden. Un curatissimo orto botanico, dono di un mecenate alla comunità (www.hellergarden.com) con una trentina di installazioni di spessore: un meraviglioso Rodin su tutti, Keith Haring che mi ricompensa parzialmente della chiusura milanese e una scoperta del luogo, lo scultore Mariano Fuga. Adesso la sfida sarà andarlo a scovare domani nel suo studio! 2/7 #lozoodisimona (presso Giardino Botanico Fondazione André Heller)
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frontiera-rieti · 7 years
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È stato presentato questa mattina, presso la sala consiliare del Comune di Rieti, il complesso delle iniziative del progetto “I Borghi di Francesco”, sostenuto dalla Regione Lazio. Si tratta di una proposta accessibile per tutti in un’ottica di turismo “lento” e sostenibile: dal trekking a contatto con la natura ripercorrendo i sentieri di Francesco, alla conoscenza degli aspetti storici e culturali dei piccoli centri del Cammino, ai “sapori” dei tanti prodotti tipici e tradizionali del territorio, alle tradizioni popolari che si tramandano da generazioni.
La presentazione è stata coordinata da Enrico Bressan, presidente di Fondaco, realtà veneziana alla quale il Comune di Rieti, dopo l’aggiudicazione del bando regionale in sinergia con il comune di Contigliano, ha affidato la comunicazione e promozione del progetto finalizzato alla promozione turistica dei nove borghi del comprensorio del Cammino.
Al tavolo si sono alternati Antonio Cicchetti, sindaco di Rieti, Flaminia Santarelli, dirigente dell’Area Promozione e Commercializzazione dell’Agenzia Regionale del Turismo, il vescovo di Rieti, Domenico Pompili, Diletta Petrucci, rappresentante delle agenzie di viaggio della provincia di Rieti, Giuseppe Quadruccio, presidente Cai sezione Rieti e Paolo Ferri della H4F sport.
Turismo sostenibile e condivisione territoriale
Il progetto de “I Borghi di Francesco”, ha spiegato Flaminia Santarelli, dirigente dell’Area Promozione e Commercializzazione dell’Agenzia Regionale del Turismo, «tocca un tema che nella città di Rieti è strategico» articolato non solo solo a partire dai beni del territorio, ma anche a partire da una visione di «conoscenza, vivibilità e sostenibilità» turistica. Un discorso che tocca il Cammino di Francesco, ma si estende giustamente a tutto il comprensorio della valle reatina. Una scelta da cui scaturisce il «valore aggiunto del progetto, di cui Rieti è capofila»: un ruolo vede l’Amministrazione comunale impegnata nel raccordo e nella condivisione delle esperienze.
Steve McCurry e i fotografi locali
Cuore de “I Borghi di Francesco” è la doppia mostra fotografica allestita sotto gli archi del Palazzo Papale. Un percorso per immagini che da un lato vede l’esposizione delle immagini realizzate qualche anno fa tra i santuari della Valle Santa reatina da Steve McCurry e acquistate dal Comune di Rieti; dall’altro la lettura dei borghi che nasce dall’obbiettivo di chi la Valle Santa la vive quotidianamente.
«Nell’epoca dei selfie – ha spiegato il vescovo Domenico – la rassegna fotografica potrebbe sembrare fuori dal tempo. In realtà McCurry ci dà la possibilità di riscoprire cosa sia la fotografia e attraverso di essa l’anima di questo nostro territorio, che forse il nostro sguardo abituato rischia di perdere». Da questo punto di vista l’occhio del fotografo può rappresentare un aiuto a intercettare «l’anima, e dunque la vocazione, di Rieti», al di là delle mode del momento. Un qualcosa che si trova nella sua «vocazione naturalistica, culturale e spirituale».
Valle del Primo Presepe
Non a caso la manifestazione dedicata ai Borghi è vista dal vescovo come un “prologo” a «un altro momento che vivremo in città dal 2 dicembre al 6 gennaio, con la Valle del Primo Presepe: un tentativo di ritrovare, noi per primi, l’intuizione originaria di san Francesco, che a Greccio inventò ciò che è diventato poi, nell’immaginario collettivo, non solo la memoria dell’incarnazione, ma anche una sorta di radiografia dell’animo umano».
«Di questa traccia – ha concluso il vescovo – la nostra valle conserva la memoria ed è importante che noi per primi ce ne facciamo carico e sappiamo costruire attorno ad essa la capacità di attrarre in questo territorio tante persone», perché le diverse iniziative «non siano solo memoria», ma anche «proiezione in avanti».
Spettacoli e mercati medievali
La mostra con le foto di Steve McCurry è solo una parte del progetto, che riunisce in un unico cartellone gli eventi che i singoli borghi, immortalati dagli obiettivi delle macchine fotografiche, propongono per animare l’estate. Una ricucitura delle diverse iniziative è infatti realizzata grazie all’incastro, di volta in volta, di un mercato in stile medievale, il cui scopo è quello di offrire in modo sperimentale e interattivo con il pubblico l’esperienza artigianale dell’evo di mezzo. A realizzare questa operazione è la Confraternita di Misericordia di Rieti, in stretta collaborazione con la Compagnia di San Giovanni.
La Misericordia ha infatti maturato una grande competenza nell’ambito delle manifestazioni di genere medievale, soprattutto realizzando, di anno in anno, la Rievocazione Storica della Canonizzazione di San Domenico di Guzman, avvenuta proprio a Rieti nel 1234.
La Compagnia di San Giovanni, è a sua volta una organizzazione locale, ma nota a livello nazionale, tanto da essere stata inserita, nel 2015, tra i migliori 5 gruppi storici italiani dalla rivista «Medioevo» e da «Italia medievale». Nata attorno all’arcieria, l’associazione ha negli anni maturato competenze nella musica e nella danza medievale, oltre che nella realizzazione di banchi espositivi (tintore, speziale, fabbro, arcaio, alchimista, armaiolo ecc). La proposta, per le dieci tappe de “I Borghi di Francesco”, comprende anche una piccola esposizione di rapaci.
Per il 7 ottobre, a Rieti, è poi in programma un affascinante spettacolo del fuoco, mentre l’8 ottobre, giorno conclusivo della manifestazione, la Confraternita di Misericordia ha invitato l’ensamble della Anonima Frottolisti, specializzato in musica antica, a eseguire dal vivo il loro ultimo lavoro di ricerca su musiche francescane dal 1200 al 1500. Rieti potrà dunque vivere in anteprima assoluta un’immersione nel tempo di Francesco attraverso le melodie del suo tempo. Una riscoperta delle radici vissuta in un’ideale sinergia con il paesaggio – grazie alle foto – e il saper fare – grazie ai mercati medievali.
Attenzione allo sport e al turismo di nicchia
Altra parte del progetto sono i materiali di promozione del territorio, realizzati in italiano e inglese, con una particolare attenzione agli ipovedenti. Una cura resa possibile dalla collaborazione e dall’esperienza della casa editrice reatina Puntidivista. Una scelta di sensibilità verso chi ha difficoltà visive, riscontrabile anche nelle targhe segnaletiche realizzate per l’occasione in collaborazione con il Cai di Rieti.
Non solo: la ricerca di maggiori chiavi di accesso turistico alla Valle reatina si svolge anche grazie all’attenzione allo sport. È infatti prevista l’inclusione nel progetto il percorso sul Cammino di Francesco rivolto ai bikers dalla H4F Sport. Un’esperienza già sperimentata con successo lo scorso anno in mountain bike, che in questa nuova edizione si apre anche alle bici da strada e ai runners.
Il sindaco Cicchetti: mettere insieme tutte le forze
Da parte sua, il sindaco Antonio Cicchetti ha ringraziato quanti si sono prodigati per la riuscita dell’iniziativa, a cominciare dall’assessore uscente Vincenzo Di Fazio, «che ha intercettato questa possibilità alla Regione Lazio», per poi rivolgersi alla dottoressa Santarelli, «amica della città di Rieti e carica di nostalgia per la sua Amatrice» e al vescovo Domenico.
«Il turismo – ha aggiunto il sindaco – è una delle possibilità per la città di Rieti di diventare importante. Noi dobbiamo sfruttare il nostro territorio nel miglior modo possibile» Forse il turismo non può sostituire del tutto l’industria perduta, «ma è un aiuto importante per arrivare ad avere un reddito che consenta ai nostri giovani di scegliere di rimanere a Rieti», senza essere costretti a rivolgersi altrove. Un percorso possibile «mettendo insieme tutte le forze per fare in modo che quello che c’è venga posto al servizio di tutti gli abitanti».
Con la mostra fotografica di Steve McCurry prende il via l’estate de “I Borghi di Francesco” È stato presentato questa mattina, presso la sala consiliare del Comune di Rieti, il complesso delle iniziative del progetto “
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tmnotizie · 5 years
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PESARO – Sono state premiate le vetrine più belle, allestite in occasione di Candele sotto le Stelle 2019. Ad aggiudicarsi il primo posto Maita Merly Creazioni, secondo Madamadorè, terzo Gioielleria Semprucci. A consegnare i riconoscimenti, questa mattina nella Sala Rossa del Comune, Riccardo Pozzi assessore al Territorio con delega alle Attività Economiche, Daniele Vimini assessore alla Bellezza con deleghe al Turismo e alla Cultura, insieme a Giovanni Paccapelo presidente dell’associazione Amici della Prosa che organizza il festival.
“Il ringraziamento va a tutti i negozianti che hanno partecipato a questa iniziativa – afferma l’assessore Pozzi -. Il centro storico è bello: l’amministrazione in questi anni è riuscita a renderlo ancora più vivo, portandovi sempre più molte persone. Per iniziative future possiamo continuare ad andare insieme in questa direzione: per rendere questa città sempre più dinamica e partecipata”.
Il contest è stato promosso dal comune di Pesaro e dalla nuova app multistore PesaroAlCentro. “Percepiamo la voglia di essere protagonisti ai vari momenti dell’anno: è stato così per il riconoscimento Unesco, per il Giro d’Italia, per il Rof – sottolinea il vicesindaco Daniele Vimini -il tema del bianco è nato da una manifestazione creata da una semplice idea: con una prima cena in spiaggia di qualche anno fa. C’è stata una risposta tempestiva della cittadinanza ma anche dei commercianti”.
Il primo classificato, Maita Merly Creazioni, vince un abbonamento al Festival Nazionale d’Arte Drammatica Gad che inaugurerà il 14 ottobre. Il secondo, Madamadorè, 4 biglietti per gli spettacoli del Gad. Il terzo,Gioielli Semprucci, 2 biglietti per gli spettacoli del Gad. Per tutti e tre la Card Pesaro Cult, per il vincitore anche una visita guidata al Museo nazionale Rossini per due persone.
“Con queste iniziative – così Giovanni Paccapelo – vogliamo creare un legame tra festival e vetrine, perché sono come uno spettacolo: pensate per attirare l’attenzione e per stupire con stili differenti”.
Ecco le vetrine che hanno partecipato all’iniziativa, inviando la propria adesione al Comune: And Camicie, Caffè Arlecchino, Casetta Vaccaj, De Angelis intimo e abbigliamento donna, Fantasy, Gioielli Semprucci, Glam Zone Centro Olistico, Habitania, Laltrastoria, Luciana, Madamadorè, Marcello Becci, Massimo Calzature, Merly Maita, Naquda, Rebus, Renato, Romerio Bimbi, Tango Mas.
Card Pesaro Cult
Un nuovo modo di vivere l’offerta culturale di Pesaro Musei. Permette di conoscere in anteprima le iniziative dei Musei, hai riduzioni sul biglietto di ingresso tutto l’anno e tanti vantaggi e agevolazioni in occasioni speciali.
I VANTAGGI
– Tariffa agevolata sul Biglietto unico Pesaro Musei (da ottobre a maggio)
– Ingresso libero ogni terza domenica del mese
– Tariffa agevolata per partecipare ad attività ludico didattiche rivolte a bambini e famiglie
– Sconto presso i bookshop dei Musei Civici e di Casa Rossini per editoria e merchandising
– Riduzione del 10% sul prezzo dei cataloghi di mostra
– Iscrizione alla Newsletter di aggiornamento di Pesaro Musei
Museo Nazionale Rossini
Ha sede nel piano nobile di Palazzo Montani Antaldi, luogo della cultura cittadina che diventa così la punta di diamante del percorso rossiniano di cui fanno parte il Teatro Rossini, Casa Rossini, Palazzo Mosca – Musei Civici, il Tempietto Rossiniano a Palazzo Olivieri, sede del Conservatorio Rossini, e la Biblioteca della Fondazione Rossini (al piano terra dell’edificio).
E’ stato inaugurato l’11 giugno 2019, racconta la vita straordinaria di un protagonista della musica e della cultura europea: Gioachino Rossini nato a Pesaro il 29 febbraio 1792. Le dieci sale seguono le tappe biografiche del compositore e la sconfinata produzione operistica, ambientati nel contesto storico con luoghi e personaggi tra affetti privati e protagonisti dell’epoca (parenti, maestri, impresari, cantanti, musicisti, politici, regnanti). L’Overture è rappresentata dalla Sala degli Specchi, in cui è esposto il pianoforte Playel appartenuto a Rossini, restaurato per l’occasione e pronto per essere suonato durante in-contri, conferenze e concerti.
Documenti e materiali sono stati allestiti con la cura scientifica della Fondazione Rossini; presenti anche video di celebri edizioni del Rossini Opera Festival, l’unico festival internazionale dedicato al compositore pesarese.
info +39 0721 192 2156 [email protected] | www.museonazionalerossini.it
Il Festival Nazionale d’Arte Drammatica
Conosciuto anche con il nome di Festival GAD (dei Gruppi d’Arte Drammatica) è organizzato dall’Associazione “Amici della Prosa. E’ una manifestazione tra le più seguite a livello nazionale da numerose compagnie di teatro non professionistico (più di 2000), che ambiscono ad accedere alla fase finale inviando i propri lavori teatrali. Quest’anno il Festival ha segnato un record negli invii delle proposte di partecipazione, con più di 120 spettacoli da ogni parte d’Italia, i quali sono stai poi presi in esame da una giuria selezionata.
La 72° edizione del Festival si svolgerà da metà ottobre fino a metà novembre e ospiterà al Teatro Rossini ben nove spettacoli in concorso, che spazieranno dalla tragedia fino al teatro dell’assurdo, passando per la commedia leggera e il monologo d’autore. Fra le proposte del cartellone anche un musical fuori concorso. Inoltre, nell’ottica di un sempre maggior coinvolgimento dei giovani e degli studenti, un pubblico a cui il Festival si indirizza con grande entusiasmo, sono stati selezionati 4 spettacoli fuori concorso inseriti nella rassegna “GAD Festival – Ragazzi”, in scena al Teatro Sperimentale.
Non mancheranno inoltre eventi collaterali al Festival, fra i quali: l’annuale mostra fotografica allestita dal 14 al 30 settembre presso la Piccola Galleria Comunale, con i migliori scatti del FOTO Club di Pesaro della passata edizione del Festival; la presentazione del Musical fuori concorso “Young Frankenstein”, che vedrà il professor Marco Piferi e il filosofo Luca Montini conversare sul tema del cadavere nel romanzo gotico. La presentazione del Festival avverrà lunedì 14 ottobre 2019, ore 11, presso la Sala del Consiglio Comunale.
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