Tumgik
instagram
0 notes
instagram
0 notes
instagram
0 notes
se per poterti permettere di pagare l’affitto e le bollette utilizzi il 40% del tuo reddito difficilmente riuscirai a risparmiare qualcosa e avere potere contrattuale verso il tuo datore di lavoro (poter prenderti il rischio di non lavorare a certe condizioni perché hai dei risparmi che ti permettono di mantenerti), accettando qualsiasi condizione per non finire in strada. Per andare in affitto i proprietari non solo richiedono diverse mensilità di caparra, ma anche delle garanzie lavorative come un contratto a tempo indeterminato o dei garanti come i genitori.
0 notes
mancanza di posti letto e appartamenti, non è una conseguenza diretta di un mercato saturo ma espressione di un controllo dell’offerta immobiliare da parte di privati, palazzinari ed istituzioni pubbliche disposte a tenere chiusi alloggi, incentivare riparazioni e ammodernamenti, affinché il prezzo delle singole unità possa alzarsi. Il comune e le istituzioni private (dalle fondazioni alle ditte edili e immobiliari) non sono sorde rispetto alle richieste abitative, anzi, da qualche anno hanno strumentalizzato la richiesta del corpo studentesco per incentivare la costruzione di nuovi alloggi, studentati e case per l3 student3 nei diversi quartieri di Torino da San Paolo con Taurasia, edifici Edisu e Camplus su lungo Dora e Vanchiglietta, dove The Student Hotel rimane l’esempio più lampante per cui l’impegno sociale si fa maschera di speculazione e cementificazione incontrollata. Il problema però rimane connesso al prezzo dei nuovi alloggi privati, dove le camere si aggirano in media sui 900 euro. Penseresti davvero di poter permettere all3 tu3 figl3 una camera del genere per studiare senza dover aprire un mutuo? Questo per noi è un furto che impedisce alla maggior parte delle persone di studiare non solo a Torino ma in Italia perché ognun ha il diritto di spostarsi per studiare ovunque sia meglio andare senza ostacoli economici, di genere o di razza.
0 notes
Esistono luoghi che hanno smesso da tempo di essere semplici parti dello spazio per assumere un significato anche simbolico e storico, perché rappresentano ferite e traumi collettivi mai guariti. È il caso della scuola Diaz, che oggi ha un nuovo nome – liceo Pertini – ma che è e resterà per sempre la stessa scuola Diaz di quella notte del 21 luglio 2001.
0 notes
instagram
0 notes
I PROFITTI AZIENDALI VOLANO MA FINISCONO NEI PARADISI FISCALI
Uno studio appena pubblicato dal centro di ricerca congiunto (Jrc) dell’unione europa che condensa i dati su quasi 2,28 milioni di bilanci societari depositati tra il 2009 e il 2020, analizza gli effetti causati dal dumping fiscale in oltre 100 paesi. Nel periodo in esame, l’analisi ha calcolato una “transumanza fiscale” pari a oltre 13.500 miliardi di dollari di utili societari trasferiti all’estero su un totale di 37.500, pari al 36% del totale dei profitti esaminati. Lo studio dimostra che gli azionisti italiani sono quelli più impegnati nel mondo a sottrarre al fisco i profitti delle loro aziende. Su oltre 789 mila dati relativi ai paesi di residenza dei beneficiari finali delle imprese che hanno trasferito utili nei paradisi fiscali durante il periodo 2009-2020, nella Penisola si sono contati 72.385 casi, pari al 9,2% del totale globale.
Dallo studio emerge poi che le multinazionali sono campioni del trasferimento dei profitti su larga scala dato che mantengono filiali in paesi a bassa tassazione e paradisi fiscali a tassazione zero con il solo scopo di trasferire profitti in modo da beneficiare del minor carico erariale.
Soldi i che sarebbero serviti per realizzare scuole, ospedali, infrastrutture, garantire welfare, pensioni e assistenza ai lavoratori e ai poveri. Il tutto ovviamente non avviene senza la collaborazione delle grandi società di consulenza mondiale, di fiscalisti, commercialisti e soprattutto delle banche che fanno transitare i fondi.
Ne parliamo con Renato Strumia del Sallca cub.
0 notes
Tumblr media
"Your taxes kill kids in Gaza"
Poster seen in New Orleans, Louisiana
4K notes · View notes
In questa opera di cinica e maldestra operazione di supporto giornalistico agli assassinii di massa dell’esercito israeliano, all’uccisione mirata di bambini inermi e di donne incinte (alcuni soldati si vantano di uccidere due palestinesi con un sol colpo), alla demolizione di gran parte degli abitati, alla negazione di acqua, viveri e medicine ai sopravvissuti, spicca – insieme a quella di giornalisti come Galli della Loggia o Pierluigi Battista e diversi altri – l’attività di Paolo Mieli.
0 notes
Tumblr media
0 notes
L’intento è ben celato, ma evidente: smantellare la legge n. 185 del 1990, quella che introdusse in Italia “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”.
Prima, per cinquant’anni, era rimasta in vigore la legge fascista promulgata col Regio Decreto n. 1161 dell’11 luglio 1941, firmato da Mussolini, Ciano, Teruzzi e Grandi, con cui l’intera materia delle esportazioni di armamenti era stata sottoposta al “segreto di Stato”: niente passaggio parlamentare, nessuna trasparenza.
Il comparto militare-industriale non ha mai mancato occasione per lamentarsi dei lacci e lacciuoli imposti dalla nuova legge e non vedeva l’ora di potersene sbarazzare.
La 185 è figlia dello scandalo suscitato dalla ditta Valsella che vendeva armi sia all’Iran che all’Iraq.
É bene precisare che, dopo un anno in cui venne applicata con estrema trasparenza e seguendo criteri guida rigidi, è stata nei fatti resa sempre meno trasparente, per consentire di aggirarli.
Oggi stiamo arrivando all’epilogo.
Il disegno di legge approvato dal Senato ed presto in discussione alla Camera, sebbene prometta meri aggiustamenti formali, in realtà porterà alla cancellazione di ogni forma di controllo e trasparenza sul commercio di armi.
Il disegno di legge del governo, infatti, ripristina presso la presidenza del Consiglio dei ministri il Comitato interministeriale per gli scambi di materiali di armamento per la difesa (Cisd), composto dal presidente del Consiglio dei ministri, che lo presiede, e dai ministri degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, dell’Interno, della Difesa, dell’Economia e delle finanze e delle imprese e del Made in Italy. Questo comitato, previsto inizialmente dalla legge del 1990, ma subito cancellato, ha un’unica funzione e un unico scopo: porre il veto ai divieti alle esportazione di armi che il ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale (Maeci), su proposta dell’Autorità nazionale Uama (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento), può decidere in applicazione delle norme stabilite dalla legge e delle decisioni votate dal Parlamento.
Non solo. L’elenco delle banche che finanziano il commercio d’armi, non sarà più reso pubblico ogni anno.
Ne abbiamo parlato con Carlo Tombola, tra i fondatori di Weapon Watch.
0 notes
Tumblr media
0 notes
instagram
0 notes
Il #Parlamentoeuropeo mette al bando #Amazon: i rappresentanti non potranno più entrare. L’azienda: siamo delusi
0 notes
instagram
0 notes
Tumblr media
2 notes · View notes