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Amici? Amici! (Sala Grande, 29 ottobre, III anno)
R | Ora, la scena farebbe un po’ sorridere, con questo paperottolo biondo che corre tra i tavoli di Grifondoro e Tassorosso alla volta del portone che dà accesso alla sala grande, zigzagando tra studenti più grandi che proprio in quel momento hanno deciso di mettere fine al loro lauto pasto - un paio potrebbero aver ricevuto un colpo della cartella in pelle nera che le sbatacchia dietro. « M- » ma si blocca, ancora per quella indecisione e dubbi che l’hanno accompagnata in questi giorni. E allora che si fa? Si corre, allungando un braccio, nemmeno Mac fosse un boccino d’oro, urlando « TU! » per attirarne l’attenzione prima che sparisca via oltre e debba rimandare tutto al momento della cena « MACNAMARADITASSOROSSO » –– « Devo dirti una cosa »
K | Il pranzo è terminato poco fa e Kael, assieme a qualche altro Tassorosso, sta iniziando ad allontanarsi verso la porta quando sente qualcuno gridare, e gridare il suo nome per di più, beh tecnicamente il suo cognome, ma tant’è che questo fa voltare il Tassorosso quasi immediatamente, giusto il tempo di arrestarsi sui propri passi. E a quanto pare il grido ha fatto voltare più d’una testa, ma vabbé. Individua la figura della piccola biondina, ora piegata in due a recuperare il fiato praticamente davanti a lui. «Ruby?» e poi quella si raddrizza e quando la sente parlare all’improvviso un ricordo saetta nella testa del terzino, oddio… la lettera!
“Seb mi ha detto che sei diventato maschio! Quindi era questa quella cosa che dicevi? Però stavi meglio con i capelli corti, lasciatelo dire. Ora finisce che ti scambio per Tristran, nei corridoi. E ha detto anche che ora ti fai chiamare Kael, quindi passo a questo e smetto di chiamarti Mac? O è solo per prova, per capire se funziona e ti giri quando ti chiamano? Ruby”
Gli occhi azzurri si allargano e sul viso si apre un’espressione imbarazzata, quasi in colpa. La lettera l’ha ricevuta durante il periodo gianato e diciamo che non era stata presa bene tanto da buttarla in un cassetto e dimenticarla lì, fino ad ora. 
«Se è perché non ti ho risposto, scusa… Mi è passato di mente e tipo quando mi hai scritto ero sotto effetto di un infuso e…» 
–– «non ricordo nemmeno bene cosa ci fosse scritto.» –– «E, mh, comunque, dimmi pure.»
R | Le nasce questa piccola espressione sul volto, di confusione e perplessità che prima la vede annuire, per confermare all’altro che si tratta proprio di quello e poi… « oh » riscossa in un attimo da tutti i dubbi e le preoccupazioni che la non-risposta le ha portato. « quindi… non ce l’hai con me? » – « e che boh, ho pensato che t’avevo offeso con la storia dei capelli » che poi, sti capelli, c’è da capire pure se erano effettivamente più lunghini o non l’ha davvero scambiato con Tristran, nei corridoi. « e quindi… » le mani appese alla cinghia vengono mosse per aprire la cartella, smucinare tra le tasche interne con un « dove bolide l’ho- ah! » e cacciarne fuori un rettangolino di pergamena, su di cui sono stilizzate alla buona delle piccole cravattine di tassorosso, con tanto di freccette per indicare il movimento da compiere per andare al passo successivo. K | «No, certo che no.» replica ora rivolgendo un sorriso e mutando l’espressione in una più tranquilla «cioè, credo che non mi sia piaciuto, quando lo ho ricevuto, ma non ero proprio del tutto io… cioè è complicato.» [...] «oh. Ma… è per me?»
R | E di tutta risposta gli porge il foglietto, con un annuire del capo per confermare e ondeggiandolo appena per esortare a prenderlo « ora so come si chiudono queste » e, a mani libere, indicherebbe con orgoglio il cravattino che ha al collo, non perfettissimo come quello che si può vedere nei distinti completi di Oliver ma che, in un certo qual modo, ne potrebbe essere un figlio acerbo (...) « e l’ho fatto con cravatta locòmotor. è che ho pensato ce l’avessi per il biglietto quindi sono andata dal capocasa e c’ho chiesto se me lo spiegava, così, magari » e rotea gli occhi, guardando un po’ ovunque tranne che verso il tassorosso « magari avevo qualche possibilità in più per farmi ascoltare però ecco te lo dò comunque »
K | [...] «Lo adoro! Magari adesso imparo anche io! –– Comunque» poi abbassa lievemente il tono, chinandosi pure verso Ruby per dirle una cosa all’orecchio «ho scelto Kael» – «ma ecco, non lo sanno ancora tutti.» poi si raddrizza, tornando al tono normale prima di allungare il pugno chiuso verso Ruby, sollevato, per un bro-fist. 
«amici?»
R | l’attenzione ritorna alta al momento che Mac s’accosta, facendole tendere il collo per ascoltare meglio il bisbiglio che, ecco, le fa nascere un sorrisino completo per poi bisbigliare un « allora uso Mac » incrementando il sorrisetto fino a scoprire l’incisivo scheggiato « ancora per un po’ » ritornando dritta e allungano il braccio per rispondere a quel bro-fist con un pugnetto uguale e contrario, allargando poi la mano a stella per simulare un’esplosione.
« amici! »
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E perché il dormitorio le ha bloccato l’accesso? (Ufficio prof.ssa Lewis, 25 ottobre, terzo anno)
L’ufficio di Marion è proprio accanto all’aula di Incantesimi, così come le sue stanze, dove effettivamente si trova quando qualcuno bussa alla sua porta. Per vari incantesimi, viene notificata della visita inaspettata dei due tassorosso, quindi è con una certa fretta che si avvia ad aprire la porta dell’ufficio, fortunatamente con ancora un abito da strega semplice e comodo, blu con gli orli decorati con ricami dorati. Aprendo la porta, forse con un po’ troppa enfasi «Cosa ci fate qui? - Vi sentite male?» – «Entrate» [...] «Cosa è successo per avervi entrambi nel mio ufficio a quest’ora? Siamo quasi vicino all’orario di coprifuoco»
K | «‘Sera professoressa» saluta accennando un sorriso e abbassando un poco lo sguardo «E’ successa una cosa… - no-non proprio.» [...]«Mi scuso per l’orario ma è successa una cosa e… non sapevamo cosa fare e lei, ecco, forse lei può aiutarci…» abbassa lo sguardo «oggi, poco fa, ecco volevo andare a prendere le mie cose in dormitorio ma… non mi ha fatto entrare… - cioè ero a metà corridoio e poi è diventato tutto super scivoloso finché mi ha come spinto e buttato fuori fino alla Sala Comune.»
A | «scusi il disturbo, Professoressa» [...] «mh-mh. E` vero» un testimone, ecco cosa è venuto a fare. E vabbè, solo ora si trova di troppo in quell’Ufficio «io...ho solo accompagnato...» come può chiamarlo? «MacNamara» anche se sono bff, sì «ma se lei preferisce...» non dice quel "me ne vado" ma dovrebbe essere sottinteso, le labbra che si arricciano appena e la mano che va a grattare il capo come fosse in imbarazzo «Oppure aspetto fuori, ecco»
Si siede anche lei sulla poltrona, anche per riprendersi un po’ dallo spavento iniziale di ritrovarsi due studenti così all’improvviso in un orario che non è esattamente quello adatto a delle visite di cortesia. Lo sguardo della docente si sposta da Angus a Kael, visto che quest’ultimo racconta di un avvenimento alquanto strano. «Non è riuscito ad entrare?» lo sguardo si risposta su Angus che testimonia a favore di Kael. «Rimanga seduto» – «E perchè il dormitorio le ha bloccato l’accesso?» chiede dunque, ritornando a fissare il viso di Kael, visto che non può sapere cosa sta passando e a quale conclusione sia arrivato.
K |  Gli occhi azzurri si spostano per un momento sul bff poi tornano su Marion «Ecco… Gus ha detto che forse è stato, beh, l’incanto che butta fuori i ragazzi che cercano di andare nei dormitori delle ragazze.» abbassa lo sguardo fino alle proprie mani «Q-quindi, io credo… - credo che il dormitorio, il castello, insomma non so esattamente cosa, ma ha capito che» un respiro profondo, non è stato terribile dirlo a Zevran nel pomeriggio, non potrà mica esserlo ora «che non sono una ragazza, ecco.» - «Angus lo sa» un cenno al bro con il capo che si solleva «e anche mio fratello e la mia famiglia, pure Ze- il professor Thingread…» ––– «Io sono un ragazzo, dentro.»
La risposta non tarda ad arrivare, per quanto arrivi un po’ stentata, visto che MacNamara è in evidente imbarazzo e difficoltà nel confidare una cosa di questa importanza. Dapprima Marion non parla, non saprebbe cosa dire in effetti, ma inizia a pensare a delle soluzioni. ––––– «Ok, vediamo di trovare delle soluzioni» –– «al momento dobbiamo trovare una sistemazione per la notte e le sue cose possono essere prelevate facilmente tramite gli elfi domestici»
K | E cala il silenzio, più o meno, visto che Kael può benissimo sentire rimbombare il proprio battito cardiaco e persino il proprio respiro. Il Tassorosso ora che ha esposto il tutto si sente da un punto di vista più leggero ma dall’altro sente l’ansia crescere per quella questione “e ora che si fa?”. ––– Quando l’altra parla gli occhi azzurri la cercano, come qualunque tredicenne cercherebbe un adulto in un momento come questo. «E… e dove posso stare?»
«Al momento posso pensare a solo due luoghi per il suo pernottamento, ed entrambi sono provvisori» spiega, fermandosi davanti al Tassorosso. «Potrebbe dormire in infermeria,» che è pieno di letti «come potrebbe dormire nelle mie stanze,» ovviamente su un letto trasfigurato per l’occasione, «giusto il tempo di parlare con i suoi compagni del terzo anno e vedere se è possibile aggiungere un letto in più nel loro dormitorio»
«Quindi, cosa vuole fare?»
K | a quella ultima osservazione spalanca un poco gli occhi e socchiude la bocca, un brillio nello sguardo «Davvero?» riguardo al condividere il dormitorio dei compagni, cosa che vorrebbe tantissimo fare, specie da quando ricorda di averlo pure fatto, seppure in una situazione diversa… –– «Mhn… ecco, penso che, ecco, non la voglio disturbare. Questa notte mi sta bene dormire in infermeria.» infine, tanto sono al terzo piano ora e l’infermeria sta sullo stesso piano e poi, ha tanti letti vuoti –– «Ci posso andare anche ora» tanto non ha niente da poter recuperare se non le cose che ha addosso «Mi può accompagnare Angus, se a lei sta bene.»
«Bene, le scrivo una nota da far vedere a Madame Drybottle» ed evitare di mandare l’anziana infermiera al San Mungo per infarto. «Domani mattina manderò un elfo con la divisa pulita» aggiunge, perché ovviamente non lo lascia andare senza divisa, non vuole che Tassorosso perda altri punti. 
«Ecco a voi» – «Cercheremo di risolvere questa cosa il più velocemente possibile»
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il castello lo sa! (Sala Comune, 25 ottobre, III anno)
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K | Una domenica piena di avvenimenti, dal momento in cui s’è svegliato, alla chiacchierata con il fratello, al tè con Zevran, all’allenamento e alla chiacchierata prima di cena ed ora, finita la cena, si torna in Sala Comune. Ci sono state tante, troppe cose da dire, da capire, da fare. Di certo è che l’esperienza della giana ha dato anche un paio di cose buone, come il nome che ora sembra preferire e come seconda cosa, beh, quello che prima era ancora un po’ fonte di dubbi ora è certezza. Questo corpo gli sta proprio stretto e quello che aveva fino a ieri gli manca. ... Assieme ad Angus raggiunge la Sala Comune «Vado a prendere una cosa e poi ci vediamo qui? Che magari mi puoi aiutare con una cosa. -Torno subito, toh là ci sono due poltrone vuote!» indica due poltroncine gialle vicine prima di allontanarsi quasi correndo, l’intento sarebbe avviarsi verso il dormitorio dove ha le sue cose, quello femminile del terzo anno. La strada la sa. Anche se… si stava bene nell’altro dormitorio…
Chissà quale strana motivazione c’è dietro al fatto che solo nel dormitorio femminile sono state messe delle protezioni per evitare infiltrazioni dai maschietti della stessa casata, come se le donzelle non fossero altrettanto intraprendenti. Fatto sta che la situazione è questa e che quello che prima era solo un tarlo nella testa di Kael ora sta maturando e diventando certezza. La consapevolezza è piena, probabilmente anche grazie alle ultime esperienze che ha vissuto. E quando il tassorosso si fionda su per quel cunicolo di tunnel che l’ha sempre accolto e condotto al suo baldacchino e alle sue proprietà, un qualcosa succede. Non subito, Kael impiegherà qualche istante a rendersene conto data la foga con cui si è precipitato. 
I piedi toccano appena il pavimento grazie alla corsa, ma a metà del corridoio iniziano a scivolare e ad avere sempre meno presa sul pavimento di legno. Scivola, l’equilibrio diventa instabile, fa fatica a reggersi in piedi e poi... il tunnel lo risputa fuori. Il tassorosso ruzzola, capitombola, come una pallina in un flipper, fino a ritrovarsi col sedere a terra di nuovo nella sala comune che ha lasciato un paio di secondi prima.
A | Tutto normale da questa parte, una giornata passata praticamente tutta tra il Campo di Quidditch e la sala comune circondato da libri, lì dove si sta dirigendo anche ora. [...] «certo!» che lo aiuta, di qualsiasi cosa si tratti «ti aspetto!» che lui ha studiato tutto il giorno, figurati se fa altro oltre ad avviarsi verso le poltroncine gialle indicate da MacNamara. Peccato che il rumore della caduta non passi inosservato nemmeno a lui che torna che ora sta dando le spalle al tunnel ma che si gira veloce, per accertarsi che tutti stiano bene ma...eccolo lì, Kael a terra. «OH!» non sta nemmeno troppo distante quindi bastano pochi passi per tornare vicino al tassorosso, allungandogli la mano e in caso abbassandosi a sollevarlo «tutto bene?» ma si è perso la scena, ed infatti quella che è preoccupazione si trasforma in confusione, le sopracciglia aggrottate e lo sguardo che vaga prima sul tunnel e poi sul compagno «come sei caduto?»
K | A metà del tragitto succede qualcosa di strano… «Ma che…» gli occhi scattano verso il basso, ad osservare il pavimento, i piedi si muovono ma non sembra riuscire ad andare avanti e pochi attimi dopo inizia a scivolare «Ooooooo» le braccia che si agitano tentando di mantenere l’equilibrio. Fallisce e cade su quel pavimento super scivoloso che non solo lo butta a terra ma lo sputa pure indietro, facendolo tornare in Sala Comune rotolando, con un tonfo e sbattendo il sedere a terra «Ahia…» borbotta istintivamente, fa malino l’esperienza. Non si rende conto di aver attirato l’attenzione di qualcuno ma ovviamente riconosce la voce di Gus. «Mh… credo di sì?» stringe la mano dell’altro e si solleva grazie al suo aiuto, tornando in piedi e voltandosi verso quel corridoio, assottigliando appena lo sguardo «Il pavimento…» risponde indicando il corridoio «ero a metà strada ed è diventato tutto tipo scivoloso, mi ha fatto cadere e poi mi ha spinto indietro, mi ha fatto rotolare fino a qui.»
«non sono caduto da solo – è successo qualcosa al pavimento, sembrava una magia.»
A | Vabbè, pure dai Tassorosso ce ne sarà qualcuno coraggioso e intraprendente a voler andare a far visita ai dormitori femminili, no? Ed è così che Gus pare capire, man mano che l'altro parla andando anche lui a guardare il pavimento «mh» accenna con la testolina, facendo capire all’altro che sì, sta ascoltando e pare pure capire un po` di più di lui. Ma come dirglielo? «Mac...» - «credo sia tipo» respira lentamente, cerca di dare queste grandi notizione con un po` di delicatezza «l`incantesimo che butta fuori i ragazzi. Sai, i maschi non possono andare nei dormitori femminili...» alza entrambe le sopracciglia con gli occhietti che vanno ancora a guardare la strada che porta ai dormitori femminili «possiamo...provare a dirlo a qualcuno?» le labbra si arricciano in quell’indecisione sull’essere o meno dispiaciuto, cercando di osservare le reazioni altrui. Ovviamente l’uso del plurale è scontato.
K | [...] nella sua testolina sembrano avvenire rapidi pensieri, un susseguirsi di cose che portano infine ad un piccolo sorriso nascere gradualmente sulle labbra del terzino. 
«Il… il castello» inizia, la voce tremolante ma per l’emozione «lo sa…» gli occhi sono grandi, emozionati. «Angus! Il castello lo sa!»
[...] «Probabilmente la professoressa Lewis.» suggerisce Kael «Ah, e comunque.» con un sorrisone 
«mi puoi chiamare Kael!» 
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(25 ottobre, III anno)
Fratelli. Modi diversi, risposte simili.
Z: « Allora… che tè volete? » afferma, andando a prendere una scatolina dalla libreria e porgendola, aperta, ai ragazzi. Al suo interno potranno notare diversi scompartimenti - più di quelli che apparentemente ne contiene una scatola così piccola - con vari tè differenti. Dopo aver lasciato la scatola in mano al primo di loro che si offrirà di prenderla, estrae il catalizzatore e va dietro la scrivania, aprendo un cassetto contenente una sorta di fornelletto con sopra la teiera già pronta. A questo punto, con un colpo di bacchetta accende il fornelletto. « non ci metterà molto, l`acqua è già calda » afferma, tornando a grandi passi verso il divano e lasciandocisi praticamente cadere sopra. Fortuna che tutto, in quella stanza, è rinforzato per la sua stazza. 
S: « Marshall l`altro giorno ci ha dato la cioccolata » e seppur lo stia dicendo al Tassorosso Zev potrà udire tranquillamente questa sottile frecciatina. 
Z: « ed era buona? » chiede semplicemente verso Sebastian, sbattendo le palpebre un paio di volte con un sorrisetto sfacciato. Sì, abbiamo colto la frecciatina e l`abbiamo aggiunta alle cose di cui non ci importa(?). Dopotutto, la gara con Ollie è persa in partenza.
S: A quel sorrisetto sfacciato risponde con un « molto » con entrambe le sopracciglia che si alzano, con quel tono di chi chiaramente vuole sottintendere che era meglio di quel thè scadente (?); ma sì, Ollie ha tutte le carte per essere il top agli occhi del dodicenne. […] 
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Z:  « Allora, come state? » chiede verso entrambi, guardandoli.
S: Ed ecco che si parte con la chiacchierata, e per fortuna che c`è Kael visto che lui si limita ad un « bene. » che non ha intenzione di raccontare niente a quello. Vai bro, parla tu.
K: « Oh, buona. » commenta a Seb, riguardo la cioccolata. […] « Beh, ecco. » al come state sembra irrigidirsi appena, portando gli occhietti sulla figura imponente dell’uomo « Oggi è finito, ecco, l’effetto dell’infuso che mi avevi dato… E’ tutto un po’ strano. » non sa ancora come e quanto potrebbe riuscire a rivelare all’uomo e per ora, un poco alla volta, cerca di incanalare il discorso perlomeno. Quando ne parlava con Sebastian, poco fa, era molto molto più semplice.
Z: Indugia poi un secondo su Seb, a quella risposta piuttosto sintetica, poi sposta lo sguardo su Chloe che per fortuna non lascia cadere allo stesso modo la cosa nel dimenticatoio. Si irrigidisce appena, nel vedere la sua reazione, e si protende verso di lei con attenzione « Ah giusto, la giana… » afferma, tra sè e sè, cercando di indagare con lo sguardo le reazioni altrui. Annuisce leggermente, cercando di mostrarsi compensivo. […] 
« scusa Chloe, dicevi? » 
S: Seppur non sembri poi molto attento alla discussione - ancora lì con lo sguardo che non si smuove da Zevran - ascolta attentamente il Tassorosso, interrompendolo poi 
« a lui » coff « non piace quel nome. » 
che poi quella sia solo una scusa per rimproverare il Professore non ci è dato saperlo.
K: Al sentirsi richiamato, seppure con il nome che poco fa diceva di non volere più, istintivamente solleva gli occhi su Zevran, in silenzio per un momento. Cerca quindi lo sguardo del fratello e, mentre con una mano inizia a muovere un cucchiaino nella propria tazza apre la bocca per aggiunge qualcosa ma la chiude, al sentire le parole di Sebastian. L’espressione cambia all’improvviso, Kael deglutisce, un poco sconvolto. Non sa cosa dire, ora. « Beh…  è vero…» lo sguardo cade di nuovo prima di proseguire « Cioè, ecco… » e ora come glielo spiega a lui? « Io preferisco Kael. » lo dice senza sollevare lo sguardo ma il modo in cui lo dice rende evidente quanto sia vero « E… ecco… » con gli occhi cerca di nuovo suo fratello « Io. » la mano libera si chiude a pugnetto « Ecco, a casa lo sanno… Seb lo sa… Però a scuola non lo sanno in tanti… Ma » ora sposta lo sguardo sull’uomo « Non sono una ragazza… Cioè, non dentro. » che è l’unico modo in cui riesce a spiegarsi, visto che non sa come mettere la sua esperienza in parole se non parole semplici. « Sono un ragazzo. » solleva la mano destra, abbandonando il cucchiaino, e posandola sul proprio petto « qui. » al centro, sul cuore, dentro 
Z: Riporta lo sguardo sul secondino dal momento che interviene dicendo una cosa che ci mette un paio di secondi ad arrivargli al cervello. Sbatte le palpebre un paio di volte, perplesso « oh » dice solo, anche se ancora non gli è ben chiaro se Sebastian stia scherzando o riferendosi ad altro. […] L`espressione si addolcisce, a questo punto, e un guizzo di apprensione genitoriale sembra far capolino per un istante « oh… d`accordo » dice semplicemente, a quella rivelazione sul nome che preferisce, portandosi la tazza alle labbra e sorseggiando un po`, prima di inclinare lo sguardo e sorridergli, tranquillo. 
K: « Profess– zio… io… io mi chiedevo… esiste un modo per cambiare solamente il corpo di una persona? » chiedo per un amico, coff. 
Z: Si morde il labbro, rabbuiandosi per un secondo prima di dirgli, con tutta la delicatezza di cui è capace « Purtroppo, se esiste… non lo conosco, Kael, mi dispiace » lo chiama nuovamente per nome, quello giusto stavolta, come a mostrargli appoggio o comprensione, per quanto non possa mettersi del tutto nei suoi panni. Lo osserva per qualche secondo, con aria evidentemente dispiaciuta per avergli dovuto dare quella cattiva notizia. Lo sguardo corre ora anche a Sebastian, per vedere le sue eventuali reazioni di supporto.  Di nuovo verso Kael « E` bello che tu abbia un fratello a sostenerti…fratello che d`ora in poi sarà libero, il martedì pomeriggio » aggiunta verso Sebastian. Chi vuole intendere, intenda. Infine aggiunge « c`è… qualcosa, che posso fare? » cercando sempre di essere piuttosto delicato e raccogliere tutto il tatto che può. Insomma, Zev, l`unica cosa utile che potevi fare non la puoi fare perchè la pianta che vuole non esiste.
S: Lui non dice nulla, lascia che l`altro parli con lo sguardo che ora vaga qua e là, soffermandosi forse un attimo di più su Zevran ed eventuali reazioni, pronto ad accendersi appena questo mostrerà qualcosa che non gli va bene (…). E non ci sarebbe nulla da rimproverargli se non si arrivasse alla tanto attesa domanda, quella che a Seb interessa maggiormente. […] La schiena si stacca dalla poltrona, i pugni serrati che vanno a battere sui due braccioli; ed è chiaro che sia stato colpito personalmente « come gramo fa a non esistere? » e sì, seppur il tono fosse dolce lui dibatte così, scocciato e con una nota di delusione « ne esiste una inutile come la Giama » Giana « e non una che ti cambia il corpo come piace a te? » una domanda retorica volta esclusivamente a colpevolizzarlo, con quello sguardo deluso 
« tanto lei non conosce un ca**o » 
lasciando che la schiena torni ad appoggiarsi sullo schienale, in modo piuttosto scomposto e con le braccia strette sotto il petto mentre borbotta un « scusi. » ricordandosi di quella punizione. E se anche dopo la sua reazione tranquillissima il Professore dovesse astenerlo dai loro appuntamenti del martedì pomeriggio lui andrebbe ad annuire distratto senza pronunciare un mezzo ringraziamento, lo sguardo intristito puntato sulla tazza che però no, non ha intenzione di toccare. Un cucciolo ferito che torna con gli occhietti su Zevran solo per un breve e sintetico « no. » non puoi fare nulla, e per questo te ne vorrà tantissimo.
K: Attende la risposta, una reazione, qualcosa, sollevando di tanto in tanto lo sguardo verso Zevran. Trepidante, seppur cerca di nasconderlo, in attesa di quella risposta. « Oh. » un piccolo sospiro, vorrebbe aggiungere qualcosa, magari un grazie o un fa lo stesso, ma non ci riesce. Kael sposta la sua attenzione su Seb, all’improvviso, quando sente quello sbattere i pugni sui braccioli. La bocca lievemente aperta ma negli occhi sta amando suo fratello in questo momento. Certo, non è proprio così che bisognerebbe comportarsi però… Lo capisce che quella reazione, quelle parole, sono tutte per lui, per Kael. Il Tassorosso deglutisce, mordendosi il labbro. Non importa quante volte Seb abbia negato o neghi ancora che loro siano fratelli, lo sono. Lo sono e lo dimostra spesso proprio Sebastian. « Seb… non è colpa sua… » tenta comunque alla fine, specie al sentire quel “non conosce un ca**o” « e poi, anche se non la conosce, non significa che non esiste… » no? Quando viene nominato di nuovo Sebastian ritrova la parola « Sì. » conferma « E’ bello. » seppure il busto è un poco chino verso la propria tazza, lo sguardo si sposta fino alla poltrona dell’altro MacNamara per rivolgere un sorriso affettuoso al fratellino, che se non fosse stato lui ad intercedere per il suo nome, oggi, probabilmente non ci sarebbe nemmeno riuscito a chiedere a Zevran quello che ha chiesto. 
« Grazie. »
 un ringraziamento quasi silenzioso, un mormorio, sa che Seb potrà sentirlo, visto l’udito da bimbo speciale. Poi, tazza in mano, la porta verso le labbra, raddrizzandosi nella poltrona. beve un sorso e poi torna su Zevran alla domanda. « Non so… » una risposta sincera, non ha assolutamente idea di cosa fare per ora.
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(25 ottobre, III anno)
Kael MacNamara.
« C’è stato un incontro con lo zio, tipo dieci giorni fa no? Zio Zev. » specifica « E ricordo che ci ha offerto questo infuso dicendo che se lo bevi praticamente ti trasforma il corpo, però anche la mente. » scrolla le spalle continuando a scendere le scale e cercando di tanto in tanto la presenza di Sebastian con lo sguardo « Ecco. Ho detto che lo volevo provare e me lo ha fatto bere. » un sorriso tremolante ora « Ma tipo poi, quando lo bevi, non ti ricordi più che prima non eri così e quindi io non sapevo e non capivo perché tutti si comportavano in modo strano… » sbuffa « Ero un ragazzo vero. » il tono che si spegne « Ma… non volevo esserlo? » lo sguardo si corruccia « Però, ecco. » e il tono va abbassandosi, fino a quasi diventare un sussurro « Ora è sicuro sì. Io sono un ragazzo. Solo nel corpo sbagliato, ecco. » mormora al fratello « Per questo, quando l’infuso mi ha invertito tutto, ero una ragazza, nel corpo sbagliato. » il tono si spegne « E ora che si fa? » una domanda retorica che non è veramente indirizzata a Sebastian seppure lui sia l’unico che la può sentire. 
E lui mica lo capisce che è una domanda retorica quella, che non avrebbe bisogno di una risposta « beh, chiedi a quello là » “Zio” Zevran « se te ne può dare uno che cambia solo il corpo » con tanto di alzatina di spalle, facile facile no? Stiamo pure andando da lui, cosa vuoi di più?
« Tu dici che basta che glielo chiedo? E me la danno? » e sembra una nota di speranza quella con cui fa quella domanda, sembra troppo facile, troppo bello per essere vero ma, dopotutto, se esiste un infuso che può cambiarti corpo e mente, una pozione o qualcosa per cambiare solo il corpo non sembra nemmeno un idea assurda, anzi. Sorride.
Passa oltre al discorso di quell`infuso che l`altro ha deciso di provare tirando fuori pozioni/erbe o chissà cosa che nemmeno lui se sa esiste « boh » con un`alzatina di spalle, scambiandole un`occhiata incerta « ci deve essere per forza, no? » l`opinione di un dodicenne che ne sa meno di zero ma tant`è.
[..]    
Se ne sta in silenzio per un po’ prima di dire qualcosa sottovoce. « Però il nome che credevo di avere, mi piace. » scende uno scalino « Kael. » ne scende un altro « Kael MacNamara. » ripete piano, come a voler sentire il suono di quelle due parole assieme.
Non dovrebbe nemmeno avvicinarsi a lui per sentire ciò che ha da dire visto l`udito che man mano che si avvicina la Piena si sta sensibilizzando « beh, tu digli che ti chiami così e che ti fa schifo il nome Chloe » come a lui fa schifo “MacNamara" 
« e loro ti dovranno chiamare Kael, e se non lo fanno ti vendichi » 
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 Poi sorride ancora di più, alle parole che seguono. Quelle sul nome. « Non è che mi fa schifo, Chloe. » commenta « Solo che non è, ecco, non mi rappresenta del tutto. » scrolla le spalle « Kael mi piace. » annuisce « E’ un nome da ragazzo » solleva lo sguardo verso Seb « e io sono un ragazzo. » lo dice di nuovo, ogni volta che lo dice la certezza nella sua voce aumenta, così come aumenta quella strana sensazione di calore che ha dentro, un formicolio piacevole che attraversa il corpo. « Vendicarmi? No, dai. Però ecco, posso chiedergli di farlo… Se non lo fanno posso… » ci pensa su « Farò finta di non sentirli! Finché mi chiamano giusto. »
Annuisce in modo apparentemente distratto con qualche « mh-mh » in mezzo a far capire che sì, sta ascoltando…e comprendendo? E` un nome da ragazzo, sì, e seppur forse non abbia capito a pieno tutto lui ci prova come può, ha dodici anni e comunque ci mette impegno « Kael… » sembra pensarci su, dicendolo così un po` a caso e annuendo in modo più o meno convinto. E seppur forse Kael non riuscirà a trovare il suo più completo appoggio al "io sono un ragazzo” che alle sue orecchie suonerà strano (ma neanche troppo) per un po`, quando si parla di vendicarsi chissà perché si sente molto più coinvolto. Deluso a quel “no, dai” e ne è testimone l`occhiata che gli lancia « fare finta di non sentirli? » ma che stai dicendo? Hanno due filosofie diverse e ciò è noto a chiunque li frequenti minimamente, con le sue sopracciglia che vanno a sollevarsi 
« se ti chiamano come tu hai detto di non chiamarti » e questa frase confonde pure lui « tu glielo devi far capire, che il tuo nome non è quello »
Ascolta le parole del fratello, lui ha raccontato quello che sentiva di dover raccontare, ora quindi è più un cercare di capire come la prende l’altro, che finora non ha mai mostrato alcun problema ad ogni cosa che Mac, o meglio Kael, gli abbia mai detto. Nota il cambio di tono ed espressione e ricambia quello sguardo, quando il fratellino suggerisce come comportarsi in una determinata situazione. « Oh. » commenta in principio, valutandone le parole « Sì, certo. Glielo devo far capire. » ma i modi che hanno in mente forse non sono gli stessi « Se capiscono poi lo fanno, no? » scrolla le spalle.
Ennesimo roteare degli occhi in risposta a quell`ottimismo che Kael ha sempre mostrato, commentando solo con un « seh » scettico
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nel senso romantico del termine. (giardino, 24 ottobre, III anno) (giana #10)
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Mac | Se quello è il crup che pensa sia una di quelle è Merrow. Infilando entrambe le mani in tasca decide di avvicinarsi, l’ultima volta diciamo che non ha fatto una buonissima prima impressione, magari si può migliorare «Hey!» - «Disturbo?»
C |  «Ehyy» con forse un po’ troppa enfasi verso il compagno di classe «Ma figurati, stavo solo riempendo di complimenti Ophelia» e lo sguardo che torna sulla cruppina «Approfittiamo tutti del bel tempo eh?»
M | «No, non disturbi. Ma se dobbiamo parlare di che tempo fa oggi, io me ne vado.» [...] «Beh? Niente di eccitante da raccontare?» il viso tagliente immobile e la Merlino’s che le pende dalle labbra carnose.
Mac | Al sentirla nominare gli occhi azzurri del ragazzo si abbassano fino a posarsi su Ophelia «Mi sembra giusto, è carina.» commenta prima di sollevare il capo e posare lo sguardo su Merrow, accenna un sorriso un po’ imbarazzato «Sai, non credo di averti ringraziato abbastanza, per quello che mi hai detto, settimana scorsa.» [...] «Eccitante? Nah.» sbuffa «Però è stata una settimana strana» - «beh, in realtà più di una settimana.»
C | «Nah, come sempre» - «Tu, invece? Succede qualcosa in torre Grifa?»
M | Ophelia si prende tutti quei complimenti ben contenta, muovendosi al fianco della Loghain che, una volta accesasi la Merlino’s, rinfodera la bacchetta e comincia a passeggiare, forse aspettandosi che la seguano, agitando in aria la mancina al dire di Mac «Non c’è niente da ringraziare. Anzi, semmai è il contrario.» perché da come la vede lei, è palese che il lavoro maggiore tra le due, l’abbia fatto la Tassorosso. [...] «I Grifi sono i soliti str***i» ah, quanto amiamo la nostra casata «E Cad-» si blocca, dando un’occhiata a Mac, come a valutare rapidamente qualcosa «-el» conclude, perché alla fine un segreto per un segreto, no? «è strano ultimamente.» - «In classe ha qualche problema? Tipo scappa ogni volta che possiamo star tranquilli, si agita per niente, mi fa discorsi assurdi e litighiamo decisamente troppo spesso.»
Mac |  Non ha confidenza con le ragazze quindi le segue ma stando leggermente in disparte. Ascolta in silenzio, spostando lo sguardo su Merrow quando nomina il compagno di corso, quello scambio di occhiate, soprattutto quello intenso che riceve gli fa infiammare le orecchie e deglutire a vuoto. Mac poco dopo scuote il capo. «In classe sembra il solito…» il suo inutile apporto alla questione mentre continua a camminare con loro.
C | «Mh» - «Anche a me sembra lo stesso, è sempre gentile» almeno quando lei ha avuto a che farci lo è stato «Non credo che abbia problemi in classe» uno sguardo a Mac «Lo sapremmo» sicura «Hai provato a chiedere direttamente?»
M | Fissa Nell non appena le fa quella domanda finale, con una faccia da "are you kidding me?" con tanto di sopracciglio sinistro inarcato «E secondo te non glie l’ho chiesto? Un giorno è stanco, un giorno sente voci di corridoio e dà di matto, il giorno dopo mi dice che voglio metterlo nei guai come se dovessi avere qualcuno che lo possa pestare se scoprisse che..» si blocca, un secondo appena e poi riprende «siamo amici.» - «Ma che ne so. Io quest`anno non ci capisco più niente dei ragazzi. Sono tipo tutti fuori di testa, per me.» 
Mac | «Oh, sì.» annuisce all’ultima osservazione «La gente sta diventando matta, sì.» - «Ma Cadel non mi sembrava di quelli che stanno diventando matti.»
C | «Forse non lo sa nemmeno lui cos’ha» ipotizza «Forse è solo un periodo no» parli per esperienza, Cornelia? «Ma io non lo conosco bene come te» e qui cerca di includere Mac con lo sguardo nel caso avesse qualcosa d’aggiungere «Siamo “solo” compagni di classe quindi potrei sbagliarmi»
[...]
M | «Comunque..» - «Tu? Trovato nessuno d`interessante?» 
chiede a Mac, così a bruciapelo, perchè si.
Mac | «Io?» un tono un po’ imbarazzato «N-non credo.» falsità che non sa nascondere «Interessante, in che senso?» aggiunge, come se non avesse capito, e forse non ha capito, insomma, sta iniziando a capire. Piano piano.
C | A quel “comunque” di Merr non può far altro che cercare il viso del coetaneo perché forse ha capito l’antifona e vuole vedere come si evolve il discorso. Pettegola come quasi tutti a quell’età, peccato che Mac non dica molto, anzi.
M |  Infine è il momento di far arrossire nuovamente il Tassorosso, con quella splendida domanda «Interessante, dai. C’è qualche creatura antropomorfa che ti piaccia nel senso romantico del termine?» oh, guarda, più inclusivo di così! Pure i grandi paroloni, assieme ad un sorriso ferale.
Mac | quella domanda e quella situazione in cui si trova, con quelle parole così strane. «Ehm…» si schiarisce la gola perché all’improvviso s’è seccata, il viso che ormai lo sente molto più caldo del normale mentre un senso misto di vergogna e divertimento si mostra in volto. «Penso di sì. Cioè…» ma non prosegue. E in effetti qualche nome lo potrebbe pure fare, e nella sua testa ci sta pure già pensando, ma 
«Credo di sì, ma non voglio dirvelo.» 
e qui sia il volto che le orecchie assumono qualche sfumatura in più di giovane imbarazzo. «E penso… penso di dover andare…» perché la situazione s’è fatta scomoda, imbarazzante, sente caldo ed è pure evidente che Cornelia e Merrow abbiano cose da dirsi che Mac non crede sia il caso di sentire, cioè cose private tra amiche, e non crede d’essere amico loro, almeno per ora. «G-grazie.» e di che poi? boh «Ci vediamo dopo.» saluterebbe infilando ancora più in profondità le mani in tasca prima di allontanarsi camminando velocemente verso il castello.
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ossa umane (aula wwffb, 22 ottobre, III anno) (giana #8)
[...]
A | E` entrando che rimane stupito per quanto effettivamente il posto assomigli alla Foresta - nella quale sì, ci è stato - le labbra che si schiudono e gli occhietti che girano sulla stanza, rimanendosene lì non troppo lontano dai due "manichini" «hanno fatto proprio un bel lavoro!» al terzino tassorosso. Ma...dove sono coloro che l’hanno fatto?
Mac | Visto che le lezioni per oggi le ha finite prima di pranzo ha avuto il tempo di cambiarsi e indossa una felpa rossa e pantaloni altrettanto rossi entrambi con le WW dei Wanderers. Si passa una mano tra i capelli, scostando un ciuffo dietro l’orecchio. «Oh guarda!» verso il dissennatore all’ingresso, fermandosi sui suoi passi per un attimo e puntandolo con l’indice. «Woooo ma che…» gli occhi che si spalancano appena dalla sorpresa, guardandosi attorno e cercando di osservare un po’ tutto «...inquietante…» commenta piano alle ossa e vestiti insanguinati ed è pure un po’ buio. Senza nemmeno rendersene conto Mac s’avvicina un po’ ad Angus.
[...]
 «quest’anno abbiamo pensato di decorare non un bagno ma il corridoio sul quale si trova il nostro club» con la mancina indica fuori della porta «il tema è lo stesso a quello già trattato lo scorso Halloween nei bagni, ovvero La Camera dei Segreti» [...] «oggi, ci divertiremo a imbrattare una delle pareti del corridoio con la famosa scritta “La camera dei segreti è stata aperta, temete, nemici dell’erede”, sotto alla quale sarà posizionato un basilisco, con tanto di gatto finto che pende da una torcia» illustra la sua idea «mentre sul pavimento saranno sparse ossa umane e vestiti strappati con macchie di sangue» continua per vedere le varie reazioni «ci saranno anche dei ragnetti e le ragnatele» perché non possono mancare le ragnatele «inoltre, si spargerà un po` di sangue finto per tutto il corridoio con manate sparse» 
[...]
«Mentre Chloe può trasfigurare qualche pezzo di legno in osso umano… e Angus può aiutare Alyce con il Basilisco…»
Mac | Paul puntualmente e nonostante tutto, continua ad appellarsi al gianato con quel nome che Mac accoglie con una strana espressione ma che ormai non è nemmeno più una sorpresa, è più una domanda, un dubbio. Gli sembra una presa in giro, ecco. Sbuffa. «Va bene.» replica in ogni caso quando il suo compito viene specificato.
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corri corri corri (22 ottobre, III anno) (giana #8)
«Arrivo prima ioooooo» 
la voce del MacNamara gianato riecheggia nel corridoio del terzo piano, la porta dell’aula di Incantesimi ormai in vista. E’ il giorno 8 dell’esperienza da persona gianata che non sa di esserlo e oggi sembra che per qualche motivo il morale sia tornato alto, un sorriso divertito in volto, Mac corre, Emma corre. Il mantello che completa la divisa Tassorosso frusta l’aria. Non si ferma nemmeno per un secondo, deciso a vincere questo gioco, una sfida partita per caso. Il suo ingresso in aula lo fa di corsa, rallentando solamente quando sta per andare a sbattere contro i banchi. «HO VINTOOO!» esclama mentre si volta verso la porta, cercando Emma con gli occhi azzurri, dov’è? E poi si rende conto della presenza della prof. Lewis, e forse di quello che ha appena fatto? «‘Giorno professoressa Lewis!» cercherebbe ora di rivolgersi alla docente un sorriso - «Eccoti!» tono un poco basso, verso Emma, quando si siede accanto «Ho vinto!»
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Dove sono le mie cose? (dormitorio m. III, 14 ottobre, III anno) (giana #1)
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Mac | E chi se l’aspettava, questa mattina, tutto quello che è successo? Di certo non MacNamara qui che al momento sta raggiungendo il dormitorio maschile dopo una lunga giornata, dormitorio che è convinto appartenergli da sempre. Qualcosa è palesemente diverso nel suo aspetto rispetto a ieri anche se è sempre la stessa persona, in qualche modo: le spalle un poco più larghe, viso appena più ampio e dai lineamenti un poco più spigolosi, qualche centimetro in più in altezza, ma soprattutto, i capelli ora sono lunghi fino alle spalle e se ieri poteva sembrare una ragazza particolarmente mascolina ora sembra un ragazzo particolarmente femminile. 
«Ma che…» - «Dove Merlino sono tutte le mie cose?» 
non c’è traccia dei suoi poster dei Wanderers, né della sciarpa, né del suo baule. «Ragazzi? Dove sono le mie cose?»
W | Chiaro però che nel ritorno verso la Sala Comune, la Chloe-non-Chloe ha seguito lui e gli altri maschietti tassorosso nel loro dormitorio. « Dormi qui? » è la prima cosa che gli viene in mente da dire con uno sguardo un po` preoccupato. « Non ci sono » - « Perché questo non è il tuo dormitorio » - « Non puoi dormire qua »
Mac | «Certo che dormo qui.» sbuffando divertito a quella domanda, che prende come uno scherzo. - «Wes, che dici? Io qua ci dormo da tipo tre anni, certo che è il mio dormitorio…» nel senso che è quello che tre anni fa gli hanno assegnato, nei suoi ricordi gianati. «E dove dovrei dormire, scusa?» lo continua a guardare «State scherzando, no?» aggiunge «Cioè è uno scherzo, avete nascosto tutto e fate finta che io non sia di questo dormitorio?» perché quello sembra, a meno che all’improvviso tutti abbiano in qualche modo capito il suo segreto e lo abbiano accettato come realtà, ma è impossibile...
W | Scuote la testa « No fidati » insiste lui anche se è chiaro che qualsiasi tentativo di far credere il contrario a Chloe sarebbe del tutto inutile. « Dalle femmine » continua tranquillissimo a rispondere con ovvietà, anche se sotto tutta quella tranquillità nasconde una lieve agitazione. - « Fidati non stiamo scherzando, Chloe » - « E quando avremmo dovuto farlo? Guarda che le tue cose non ci sono perché come ti dicevo sono nell’altro dormitorio » vedere per credere. « Scommetti che se vai nel dormitorio femminile le trovi lì? »
Mac | E se prima sul suo volto si poteva leggere confusione e divertimento a quello che poteva sembrare un innocuo scherzo ora piano piano l’espressione muta. Si fa preoccupata. Spaventata anche. Cosa sta dicendo Wes? «Dalle… femmine?» il tono è debole. Che cosa sta succedendo? Gli occhi azzurri si fissano sul volto di Wesley, studiandolo. Il tono, il modo in cui l’altro parla. Non sembra nemmeno che stia scherzando. E non sembra nemmeno lo stia prendendo in giro. 
«Non… non è possibile…» borbotta «E perché… perché mi chiami Chloe?» 
e nel dirlo farebbe pure un passo indietro, verso il centro del dormitorio. Sta iniziando ad impanicarsi. Cosa sa Wesley che non dovrebbe sapere? Scuote il capo. Una, due volte. «No.»
W | « Diciamo che è una cosa un po` complicata » - « Però stai tranquilla » continua tranquillo con il femminile lui « Un po` di giorni e si risolve tutto e poi capirai » - « Comunque le tue cose sono nel dormitorio femminile te lo dico » perché è così « Non è che mi va tanto l’idea che dormi qua eh però ti vedo un po` agitata quindi farò un’eccezione » come se decidesse lui le sorti di questo dormitorio. « Però tu non guardare troppo in giro eh » che quella è pure sempre una stanza piena di maschietti tredicenni - « Fortuna che di solito non ti metti vestitini e gonnellini oh »
Mac | «Ma… Io… sono sempre stato qui…» deglutisce mentre cerca la cosa più vicina su cui sedersi visto che sente la testa decisamente leggera e di cadere per terra non gli va, si siede su uno dei letti. «Ma chi le ha messe là?» solleva gli occhi azzurri sul compagno «Chi…?»
W | « Stai bene, sì? Non mi svenire eh » gli fa avvicinandosi quando si mette seduto sul letto. « E che ne so magari qualcuno di quelli più grandi » - « Non siamo stati noi però eh » le cose importanti. « Dai stai tranquilla » niente « Cioè tranquillo »
« Basta che vai a prendere le cose e le porti qua. Un paio di giorni e torna tutto apposto » 
Mac | «Oh…» quelli più grandi, forse ha senso. Ne ha? Boh. Annuisce di nuovo. - «Ma io… io non posso andare…» non può andare nel dormitorio femminile, che teoricamente è protetto contro i ragazzi. Comunque poi annuisce «Vado un attimo da Gus. Torno subito.» o forse no «A dopo»
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La mia giornata? (ingresso, 14 ottobre, III anno) (giana #1)
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[...]
H | «Raccontami della tua giornata Kael, ti va?»
Mac | «La mia giornata?» solleva un sopracciglio «okay.» - 
«Beh, stamattina ci siamo incontrati con il gruppo Erbonerd alle serre e Ze-... il prof Thingread ci ha offerto la colazione, però erano tutte cose con effetti strani. Quelli che hai visto stamattina, io ad esempio cantavo e parlavo tanto e poi ad un certo punto ho iniziato a dimenticare cose, fortuna che poi è passato e ora è tutto apposto.» 
annuisce finendo con un sorriso «Poi vabbè, lezioni, pranzo, lezioni. Ho appena finito cura giù ai recinti.» un cenno verso la porta d’ingresso «E ora sono qui e ti dicevo del compito di incantesimi, sai quello in cui bisogna scrivere le differenze tra Lùmos e Lùmos Màxima.»
[...]
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più mani abbiamo più Giana raccogliamo (serra #4, 14 ottobre, III anno)
« Buongiorno figliuoli! » 
li saluterebbe energicamente, nel vederli arrivare. Un’altra cosa che i ragazzi potranno notare sotto il gazebo, sono due tavolini; uno rettangolare lungo quanto il lato del gazebo, e uno tondo un po` più piccolo. Sopra il primo, c'è un abbondante assortimento di biscotti, cornetti, muffin e cose del genere; il secondo, invece, è occupato da un paio di grandi caraffe termiche in metallo, di quelle con il coperchio e il beccuccio, più un vario assortimento di mug colorate in ceramica.
«‘giorno prof» 
[...] prendere una manciata di biscotti e due muffin al cioccolato. No, non ha fatto colazione in Sala Grande, e si vede. Un po’ di tè sarebbe l’ideale ma… dov’è il tè?
chi ha mangiato i muffin sentirà il bisogno di parlare a più non posso, e raccontare i pettegolezzi (veri o finti che siano). Chi ha mangiato i biscotti si troverà improvvisamente con una voglia matta di cantare.
[...]
« Ho bisogno del vostro aiuto non per piantare ma per raccogliere » dice, lanciando loro qualche occhiata « siccome va fatto entro l’alba, ho pensato che più mani abbiamo più Giana raccogliamo »
«Woo, serra numero quattro!» - «Aspetta…» borbotta, riconoscendo la parola “giana” giusto perché gliene ha parlato William qualche mese fa e difatti il Corvonero si troverà gli occhietti azzurri addosso per qualche momento 
[...] inizia a canticchiare una canzone, che ha conosciuto per via della radio scolastica «evening rises, - darkness threatens to engulf us all - but the there`s a moon above.» che di tanto in tanto interrompe «ma sai che hanno disegnato su un quadro? In sala grande! Che poi i quadri hanno qualcosa di strano ultimamente, no? E la gente? Quelli che fanno cose durante le lezioni?» e se smette di parlare è solo per canticchiare un altro verso «i came here like you asked - i killed the beast - that part of me is dead» tutto questo mentre si affianca all’amico, lanciando di tanto in tanto occhiate al docente, come se avesse in mente qualcosa, ed inizia a staccare le foglie più grandi, più all’esterno delle piante, mettendole piano come richiesto nel barattolo accanto alla pianta. «Oh, sì. Lo ho sentito dire anche io. Ma non solo draghi! Nei sotterranei si nasconde di tutto!» poi invece canticchia «or maybe it is a door - that`s closing up some hero`s back - on his track to be a man» 
[...]
« Allooora » afferma allargando le braccia, in direzione di tutti « Vi basti sapere che questa trasformante permette il cambio temporaneo di sesso, sia a livello fisico che mentale » afferma semplicemente, con un sorrisetto, prima di aggiungere « e durante il suo effetto non ci si ricorda della propria identità originale » ecco che quindi finalmente afferra la caraffa che aveva alla cintura. La stacca, portandosela davanti « io ne ho raccolta un po` tre settimane fa, e ne ho fatto un’infuso. Visto che mi avete aiutato... » e lascia vagare lo sguardo su nessuno in particolare « chi vuole, potrà averne un po`. A proprio rischio e pericolo »
quelli che hanno bevuto il tè iniziano ora ad avvertirne gli effetti: semplicemente una sorta di leggero senso di amnesia. Un’amnesia localizzata, che riguarda la propria identità, e il livello dipende un po` dalla quantità di bevanda ingerita, anche se rimane comunque non esagerato.
[...] E poi occhi sul docente mentre canticchia un altro verso della canzone e cerca allo stesso tempo di ascoltare con attenzione quanto quello dice perché sì, evidentemente interessa. Ascolta e poi però rivolge sempre al docente uno sguardo un poco confuso e parecchio riflessivo 
«Ma, cioé. Cambia sia il corpo, che la mente?» 
Sembra pensarci per un po’, però alla fine, dopo un ennesimo verso di canzone 
«io… io, credo, insomma, sì. Lo vorrei, provare.» 
mentre lancia un’occhiata ad Angus come a cercarne un parere e una pure a Will, visto cha quella pianta il primo a proporla era stato proprio lui. Insomma, provarla potrebbe essere d’aiuto, forse. Ma sempre meglio provarla che non provarla, no? Annuisce mentre però inizia a sentire una strana nuova sensazione «Gus, ho dimenticato qualcosa… Cioè credo. Mi sembra.» ma poi «I boogie down like a unicorn - No stoppin` till the break of dawn - Put your hands up in the air - Like an ogre just don`t care» qua non si può davvero arrivare a finire un ragionamento oh.
Chloe e Tasha //Kael e Domhnall//, poco dopo aver bevuto l’infuso, si sentiranno un po` strane. Si trasformeranno davanti agli occhi degli altri studenti, diventando a tutti gli effetti due ragazzi. E non serbando alcun ricordo di esser state, fino a poco prima, delle ragazze.
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ma ce l’hai ancora con me? (davanti alla Signora Grassa, 11 ottobre, III anno)
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R | « cerchi tuo fratello? » l’approccio mentre, senza troppo cerimonie, si infila un braccio nei pantaloni di almeno una taglia più grande di quello che dovrebbero essere « e ah! » staccando la mano dalla cintura per sbatterselo sulla fronte « grazie per erbologia, mi sa che è solo grazie a te che ho preso la prima O- dell’anno » - « ma ce l’hai ancora perché t’ho dato della femmina? guarda che lo dico a tutte » e fa spallucce, piegando la testa « ma così fanno vedere se lo sono davvero o meno »
Mac | «Uh?» - «Sì, lo hai visto?» un mezzo sorriso viene rivolto alla grifondoro «Figurati. Comunque hai fatto un buon lavoro anche tu a lezione.»  la ascolta mentre una smorfia attraversa il suo volto alle parole dell’altra.
«Non… Non è che ce l’ho con te.» 
«Solo che…» si ferma un momento osservando la bionda, che sa essere amica di Sebastian «Solo che non mi piace.» - «Cosa intendi con, se lo sono davvero o meno?»
R | « mi sa che dorme ancora » [...]  « beh » ondeggia ancora con la testa, facendo oscillare il caschetto scapigliato « ci sono anche femmine toste, no? All’isola tante streghe che si occupano dei draghi danno la paga a certi che se la fanno sotto e preferiscono, che ne so, occuparsi delle carte con il ministero ma » e arriccia il naso « anche il contrario. Se piagnucolano per nulla, si preoccupano di boh » e scrolla la testa all’indietro, passandosi le mani nei capelli e alzando il nasino, la voce che si fa caricatura diventando ancora più acuta 
« oggi li ho lavati con un preparato di lavanda, cannella e peti di fate, guarda come sono lucentiiiih » e poi se le porta alle guance, iniziando ad imitare con le labbra un pesce rosso e finendo per sedersi pesantemente sulle chiappe « e la mia p e l l e » scandisce, distorta con lo stesso tono « uso solo crema ricavata da un-vattelo-a-pescà dei mari del nord! » 
e fa una smorfia, « tutte bolidate inutili che piacciono a quella vipera di Hazaar, l’amica di tu fratello » perché di certo la sua difficilmente lo sarà, nonostante le preghiere notturne di Seb affinché Merlino interceda. [...]
Mac | In quel momento è impossibile mantenere un’espressione seria e addirittura sbuffa e quasi ride a quei commenti e imitazioni, una piccola scenetta che per un momento riporta sul volto stanco un sorriso e una temporanea allegria. «oh. Capito.» - «Beh, ci sono tanti tipi di femmine, certo.» su questo non ci sono dubbi ormai «Ma ci sono tanti tipi di persone, in generale.» e poi torna alla mente una discussione del giorno prima «Ognuno è diverso, no? E tutti creano il loro io come vogliono.» e queste cose così astratte o strane vengono pronunciate solo perché ne stava giusto parlando con Merrow ieri.
R | « beh, sì » con il cervellino che va a macinare quel discorso serio e che, ingenuamente, dava un po’ per scontato « ognuno può fare il bolide che vuole se farlo non fa del male a nessuno, no? »
« cioè, se si vuole fare una cosa perché ci fa stare bene è giusto farla, io mi arrampico perché è bello arrivare in alto e vedere tutta da su »
[...] « ma perché, tu che cos’è che vorresti fare che non fai? »
Mac | «Beh, diciamo che… ci sto lavorando. E’ complicato.» scrolla appena le spalle prima di proseguire «Dicevi prima, no? Se una cosa ci fa stare bene è bene farla, ecco. Io sto cercando di capire cosa mi fa stare bene ma...» - «Non so bene come fare.»
R | « mh, questo è un problema » - « Pà direbbe di provarci e basta » ma si stringe nelle spalle « ma Pà è grifondoro come me, forse non vale troppo come consiglio per te » 
« un passo alla volta...? » 
 « cioè, tu inizia » - « e se senti di sbagliare qualcosa riprovi in altra maniera » e fa spallucce, rivolgendo i palmi delle mani verso l’alto « fino a che non trovi la maniera per farlo » - « come quando cerchi la strada per arrampicarti! »
Mac | «Probabilmente anche il mio papà direbbe lo stesso.» commenta «lui era un Tassorosso come me.» aggiunge, visto che l’altra tira in ballo le casate d’appartenenza dei padri. 
«Comunque hai ragione.» dice con tono quasi solenne «un passo alla volta.» sorride, un consiglio semplice che solleva lo spirito, un passo alla volta non sembra troppo difficile. Un passo alla volta lo può fare. 
«E il primo passo l’ho fatto.» aggiunge guardando Ruby con il sorriso di nuovo in volto. Il primo passo verso lo stare bene è stato fatto, ora bisogna capire quale sarà il secondo però. 
«Una cosa. Sai come Sebastian voglia essere chiamato per nome?» 
«Ecco, io preferisco se mi chiami MacNamara, per adesso. Non per nome.» 
«Tu sei Ruby? Ti sta bene se ti chiamo così?»
R | « ma è luuungo »
« e poi rischio che si girino anche i settordici parenti che siete al castello »
« devi » gonfiando le guance « Rubinia è lungo, Lumpkinella anche di più » - « facciamo che io Ruby » e punterebbe il dito in avanti « e tu Mac, che ok, si gireranno anche tutti gli scozzesi del castello » fa spallucce, come se non avesse posto il problema dei gli altri MacNamara solo un attimo prima 
« ma se lo senti da me, in corridoio, ti sto chiamando »
Mac | «E Ruby sia. E anche Mac va bene. Poi, quando trovo un nome, te lo dico.»
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R | « bene, ma non metterci troppo che siamo davvero tanti con il Mac qui in Scozia » e fa sorrisone tutto denti e guanciotte « MacFusty » indicandosi « MacNamara » - « MacKenzie, MacGillivray… »
//leggenda narra che stia ancora elencando cognomi//
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possiamo farcela (Sala Comune, 10 ottobre, III anno)
«Ti devo raccontare una cosa. Ti ricordi, no, quello che ti ho raccontato quest’estate.»
[...]
 «Sono un ragazzo.» abbassa lo sguardo «Per quanto… diverso.» aggiunge cercando parole semplici «So che non sono un ragazzo fuori, sai. Ma lo sono dentro.»
A | «posso farti una domanda?» l'animo curioso che esce ancora una volta «come l’hai capito, Chl-» no asp, si deve bloccare per un attimo e tornare indietro, scacciando ciò che ha detto con il capo che si muove orizzontalmente «hai già pensato a come vuoi essere chiamato?»
Mac | «per ora MacNamara va bene, però mi piacerebbe trovare un nome, uno giusto.» un sorriso incerto prima di rispondere alla domanda più complicata «Beh, ci pensavo da tanto ormai e, non è che lo ho capito, non nel vero senso di capire. E’ come se… Come… come quando hai la risposta ad una domanda sulla punta della lingua e continui a cercarla. Ecco, io la conoscevo già, anche se non sapevo come dirla.» 
[...]
«c’era anche Merrow e mi ha fatto riflettere su una cosa.» - «Io sono io. E solo io posso impedirmi di essere quello che sono.» - «è una cosa… diversa. Sì. Non so nemmeno io, perché sia così, però voglio stare bene.» un mezzo sorriso nuovamente mentre porta la sinistra ad asciugare una piccola lacrima sulla guancia «un passo alla volta.» 
«un passo alla volta, posso farcela.»
A | «beh, Merrow ha ragione» che lui non ha idea di chi sia, ma un commento ce lo infila «sei quello che sei, e se a qualcuno non va bene tu mandalo affangramo» un sorriso divertito 
«/possiamo/ farcela»
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Voglio essere me, ma è impossibile (Cucine, 10 ottobre, terzo anno)
M | «Ehi! Allora? Che ti ci vuole?» la Loghain si avvicina non vedendo la crup tornare, ma cogliendo solo un agitato scodinzolio di quella coppia di code «Ophelia, torna!» - «Ophelia!» - «Guarda che niente bacon!» quella è la parola magica, perché la crup desiste, dimentica persino della pallina, tornando indietro con una corsa esaltata, condita d’uggiolii felici. Peccato che ora la Grifondoro sia arrivata a metà corridoio, individuando quella felpa gialla nella penombra che non aveva notato all’inizio «Oh, scusa.» nemmeno sa chi sia, non notando il volto dello studente, però insomma, Ophelia sa essere molesta, ecco.
Mac | Chloe, da sotto il cappuccio, solleva appena lo sguardo e gli occhi chiari osservano Ophelia in silenzio mentre Ophelia osserva Chloe e poi, più nello specifico, Acrobata. Chloe solleva appena le braccia portando il topo fino sotto al capo in un gesto quasi istintivo [...] «Nulla.»
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H | [...] Che poi cosa ci faccia in prossimità di un vicolo cieco sarebbe pure una buona domanda, se non fosse che chiaramente è in piedi, ma definirla sveglia è un parolone. « oh » - « hai visto tuo fratello? »
M | [...] «Vuoi..» osserva il topo enfatico e la posa completa d’atteggiamento disagiato dell’altra «Che ti lasci sola?» [...] Peccato che oda una voce alle sue spalle, che chiede d’un ipotetico fratello che di sicuro non è rivolta a lei «MacNamara!» sussurra in eureka [...] «Se cerchi l’altro MacNamara probabilmente starà dando fuoco alle serre. Ti consiglio d’affrettarti per non perderti lo spettacolo.»
Mac | «Non lo so.» [...] «Sebastian dorme, prima di pranzo.»
H | Lo sguardo resta puntato su Merrow « mi sembri molto tranquilla visto che Grifondoro sta per perdere cinquanta punti » e quel mezzo sorriso si trasforma ben presto in un ghigno beffardo. Ma la sua attenzione si sposta ben presto Chloe quando le dà l’informazione che cercava e che si limita a commentare con « peccato! »
[...]
Mac | «A Seb non piace che lo si chiami MacNamara.» non si volta nel dirlo ma lo pronuncia chiaramente e in un tono serio «Chiamalo Seb o Sebastian.» - «Per favore.»
[...]
M |   «Potremmo andare in Sala Grande, sgraffignare qualcosa dalla tarda colazione e farci un tè a parte, in un posto magari tranquillo, come una delle aulette dismesse del primo piano.» la butta lì, principalmente a Chloe ma, udite udite, pare includere anche l’altra lingua tagliente «Così magari ci rilassiamo tutte e la finiamo di sparare commenti.»
H | « perché non vai a svegliare suo fratello? » M | «Non sono il tuo gufo.» Mac | «Meglio che non lo svegli che poi si arrabbia con te.» H | « Sebastian non si arrabbierebbe mai con me »
Mac | «Ma la colazione non la sparecchiano già alle 9 tipo?» chiede alla grifondoro «Però cioè se ce n’è va bene. Altrimenti io conos...»
M | Coglie perfettamente quella frase che muore tra le labbra della Tassorosso, ed un sorriso un poco più gentile le si dipinge sui tratti aguzzi, trasformandoli brevemente «Potremmo andare lì allora.» nel posto che conosci tu «Me ne parlava Eleanor, ma se conosci già dov’è, non devo infrangere nessuna promessa.» - «Fai strada?»
« ma quindi dov’è che stiamo andando? » «Alle Cucine di Hogwarts, Hazaar.»
[...]
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Mac | «Prendete quello che vi pare.» dice alle altre due prima di allontanarsi per conto suo, verso il tavolo più lontano.
H | Solo dopo si accorgerebbe di Chloe ormai allontanatasi da loro due « non cucini con noi? » mica ci fidiamo di quello che hanno preparato gli elfi!
M | «Hazaar.» ora siamo conoscenti, no? «Se vuoi bene a Sebastian dai a sua sorella una tregua.» - «Non sta bene, è palese, ed ha bisogno di calma e di distrarsi, probabilmente.» - «Quindi splendore» le sorride in maniera affilata e sorniona «Fai un bel sorriso e diventa la versione migliore della fatina che sei, almeno per un’ora, ok?» o ti butto nel forno con le mie mani, sottotitolo appena percepibile.
[...]
M | «Ehi..» il tono di voce s’abbassa, così calmo e caldo da sembrare una coperta messa sulle spalle in una mattina di neve.
Mac | «Non devi rimanere.» dice ora mentre porta le braccia sulle proprie gambe e li le appoggia. «Puoi andare a bere il tè e mangiare, come dicevi.» una breve pausa prima di prendere Acrobata con una mano e portarlo in grembo «Ora hai quello che ti serve. Non devi rimanere qui.» - «Io - io però non vengo. »
M | «E` sabato, MacNamara.» mormora tranquilla «Non ho fretta.» - «Ma se preferisci stare da sola, posso accontentarti.»
Mac |  «No.» borbotta sottovoce «Puoi restare.» - «A me piace, quando mi chiamano MacNamara.»
M | «Allora ti ci chiamerò tutte le volte.» - «E per quanto non sia una grande fan di ciò che comporta il mio cognome, 
puoi chiamarmi Loghain.»
Mac | «Tu come preferisci che ti chiamino? Perché così ti chiamo.»
M | «Va bene Merrow, va bene Loghain, va bene Generale...Merr mi ci chiamano solo gli amici stretti, quindi per il momento eviterei.» 
«Tu? C’è un modo in cui ti piace che gli altri ti chiamino?»
Mac | «Io, non lo so. Beh, il mio cognome mi piace... e il mio nome mi piaceva, un tempo. Ora no.» - «E credo di sapere perché non mi piace.» a voce più bassa «E’ un nome da femmina.»
M | «Ah» -  «Cambialo, no? Fatti chiamare come ti piacerebbe che gli altri ti definissero.»
«Oppure non farlo. Rendi il tuo nome qualcosa che abbia un altro significato. Io mi chiamo Merrow, ti pare normale?»
«Eppure è il mio nome. Sono io e non sono io allo stesso tempo no?» agita la destra in aria «Mi ci chiamano tutti o quasi, eppure sono solo un’insieme di consonanti e vocali che creano il significato di questo» si indica con la stessa mano fluttuante, dalla testa ai piedi «Può non piacere a me, può non piacere agli altri, ma alla fine che importa? Sei tu, no?»
«Dimostra al mondo che sei tu. Non importa quali consonanti e vocali usino per definirti. Tu sei tu.»
e sono discorsi forse profondi, che lasciano trasparire un’amarezza nascosta e mascherata da maturità, che a quasi quindici anni, si permette per la prima volta di passare a qualcun altro «Quindi...chi vuoi essere?»
Mac | «Voglio essere me.» - «ma è impossibile» 
si indica «tutti vedono quello che c’è fuori.» - «E io fuori non sono… non sono come sono /dentro/.» e una mano indica distrattamente la testa «Io, dentro, non sono una ragazza.» è il modo più diretto per spiegarlo. E aggiunge qualcosa a quella affermazione, che esprime ora ad alta voce per la prima volta «Io sono un ragazzo.»
«Non so perché, sono così. La mia testa dice una cosa e il mio corpo ne dice un altra e io, io impazzisco.»
M | «Hm» unico piccolo commento alla cosa. La osserva, come se la vedesse per la prima volta ed al contempo l’altra le cambiasse dinnanzi allo sguardo più veloce d’un Molliccio con più d’un singolo obiettivo «Io vedo una persona, davanti a me.» pronuncia con voce bassa e leggermente graffiante «Quindi direi che già è qualcosa, no?» almeno una in tutto il castello, non pare aver intenzione di definirla «Senti» - «Credo che tu stia impazzendo perché ancora non hai fatto una scelta a riguardo.» - «Si tratta di scelte. Tutta la vita si basa solo su queste: non dovrebbe essere importante come ti chiami, di chi sei figlio, se sei alto, basso, magro, grasso, stupido, intelligente, timido, l’anima della festa. Quello che secondo me è importante è che tu smetta di stare male con te.» 
«Essere impossibilitati ad avere qualcosa che desideriamo da morire, ci rende vulnerabili, miseri e non noi stessi.»
«Prendi la tua decisione, MacNamara. Smettila di vederti con gli occhi degli altri.» 
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scatolette da aprire (Sala Comune, 07 ottobre, III anno)
C | «Incantesimi? Con quali incantesimi devi esercitarti?»
P | La pagina è quella del Cistem Apèrio ed è piena di commenti scritti e cancellati più volte. Sbuffa un po’ «non so ci ha dato delle scatole da aprire… ma devo farlo con la magia» sospira «non posso nemmanco infilare la bacchetta per spingere il coperchio che devo ‘mparare l’incanto» 
«Cisco Aprilo!»
C | «No, ok. Aspetta.» alza la sinistra per fermare la ragazza da eventuali nuovi tentativi «Facciamo così, prima prova a ripetere un paio di volte la formula, finché non riesci a dirla bene. Leggila ad alta voce e poi ripetila, anche piano all’inizio.» giusto per aiutarla porta l’indice fino al libro di Primrose e indica la formula pronunciandola piuttosto lentamente «Cìstem Apèrio. Prima le parole, poi l’intonazione e poi secondo me si può provare di nuovo con la bacchetta!» estrae la sua per una dimostrazione «Però ecco, non serve che colpisci forte. Fai tipo così.» - «Tu inizia a ripetere la formula a voce alta mentre io inizio a scrivere qualche riga della mia relazione. E’ su una strega che insegnava babbanologia tanti anni fa.» 
P | [...] «ma… è la formula giusta, si… sicuro?» verso Chloe. Sospira di nuovo e poi riderebbe di gusto quando le viene detto del compito «bubbonologia!» ridacchia ancora «fai anche delle battute incredibili tu, nun solo domande» sinceramente divertita «mamma ha un bubbone sulla schiena» le rivela quindi annuendo e nascondendo metà bocca con la mano «magari le interessa»
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Addio Timo (Radio Scolastica, 30 settembre, III anno)
Co | «Vorrei mandarla nella linea ufficiale di Hogwarts» - «E dopo mettiamo un brano. La traccia 4, l’ho già messo al lato giusto. Ti dò io il segnale, non ti preoccupare»
Ch | «D’accordo. Linea ufficiale e poi traccia 4.» - «Pronti.»
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Co | «Salve Hogwarts, sono Corine Flanagan, Presidente della Radio Scolastica.» - «So che è passata una settimana dal ritrovamento ufficiale dei resti di Timo Ehrenström, ma vorrei lo stesso esprimere un paio di parole.» - «Timo Ehrenström, molti l`hanno conosciuto come Prefetto Corvonero, altri come concasato e amico. E` venuto da Durmstrang e con sé si è portato il gusto per il bello, un po` di timidezza e confusione mista ad entusiasmo, a tratti casuale. Smielato e inguaribile romantico, ha consigliato i cuori degli studenti con la Radio Scolastica e con la spilla, che ha indossato finché non ha concluso tutti i M.A.G.O `76.» e seppur si mantenga professionale, le sale mentre parla un nodo alla gola, che Chloe potrà vederla abbassare il capo mordendosi il labbro, prima di tornare al microfono «Oggi parlo a nome della Radio nel salutare uno dei nostri speaker, che ci ha lasciati con il ricordo troppo vivido e vicino di lui davanti a questo microfono, senza darci la possibilità di raggiungerlo in Finlandia per salutarlo un`ultima volta. » silenzio «Quindi lo faremo a modo nostro, con un brano del nostro archivio musicale.» si volta a Chloe «Chloe, puoi mettere play.» con tono calmo ma con una linea triste udibile nel microfono, al quale torna a rivolgersi per concludere con un «Addio Timo.» stringe le labbra e spegne la connessione dalla stanza registrazione. 
[ The Labyrinth Song ]
Che poi, sulle note di labyrinth song, Chloe la potrà vedere appoggiarsi al tavolo, posando il mento nella mano, prima di voltarsi dall’altra parte, verso il muro, forse per rimanere in solitudine mentre inizia a piangere piano, seppur si vedano le spalle a tratti muoversi in piccoli sobbalzi.
Ch | [...] Quando Corine abbassa il capo lei distoglie lo sguardo, tornando a guardare i macchinari. Quando invece sente il suo nome fa partire la canzone richiesta per poi appoggiare le mani sulla superficie libera del tavolo su cui sono i macchinari. “Addio Timo”. Non lo dice ma lo mima con le labbra. [...] Non sa bene cosa fare però fa qualche passo verso di lei e, in silenzio, appoggia la mano sinistra sulla spalla di Corine.
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corse nei corridoi (Primo piano, 24 settembre, III anno)
«Se fin qui è tutto chiaro…» pausa necessaria per dare spazio a eventuali dubbi, «Vorrei che vi divideste a coppie. Per il momento dovete scegliere chi dei due componenti proverà per primo il nuovo incanto per far sgranchire le gambe alle vostre sedie per una passeggiata in… corridoio.»
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C | «Niall facciamo noi?»
N | « Va bene »
C | «Puoi provare tu per primo e io dopo.» propone, e poi a voce più bassa «Facciamo che io mi siedo sulla sedia, sai, quando fai l’incanto. Così la cavalco!» 
N | « mettiti al contrario.. così la governi, tipo ippogrifo » le dice, affilando un sorrisetto. 
C | Il sorriso si allarga al suggerimento del compagno e annuisce mentre prende posizione sulla sedia, sedendosi al contrario, mani strette ai lati dello schienale, gambe rialzate in modo da non toccare il suolo. «Pronti!»
«Come molti voi di avranno già intuito, oggi vi sfiderete in una gara di corsa trasfiguratoria su sedie» altro che l’inganno della cadrega «Chi ha portato sino a qui la sedia, farà il fantino» quindi a lui sedersi sulla sedia «Ma sarà il suo compagno di squadra in realtà a governare la sua cavalcatura. Vince chi arriva primo al traguardo… Sono concessi tutti gli incanti trasfiguratori che conoscete sino ad ora.» sibillino ma forse non troppo per chi vuole capire quell’imbeccata, concludendo con un «10 punti in palio alla coppia vincitrice.» mentre attende che le divisioni di ruoli vengano messe in atte e tutti si sistemino su un’immaginaria linea che indica con braccio teso prima di partire col countdown «3…2…1.. Via!»
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