Tumgik
#Università di Cambridge
storiearcheostorie · 6 days
Text
Studi / Tarquinia, scheletri sepolti nel centro abitato anziché nella necropoli: uno studio interdisciplinare "svela" i loro segreti
Studi / Tarquinia, scheletri sepolti nel centro abitato anziché nella necropoli: uno studio interdisciplinare "svela" i loro segreti
Redazione Sono stati trovati sepolti all’interno della città anziché nella necropoli, inumati e non cremati. Il luogo e il tipo di sepoltura in area sacra ha reso il rinvenimento di venti scheletri nella Civita di Tarquinia (Viterbo) di grande interesse culturale e storico per la civiltà etrusca. Tarquinia, ‘complesso monumentale’, scavi in corso dell’Università degli Studi di Milano Un team…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
danieleneandermancini · 2 months
Text
COME SI SONO SVILUPPATE LA DOMESTICAZIONE BIOLOGICA E LA GLOBALIZZAZIONE ALIMENTARE
COME SI SONO SVILUPPATE LA DOMESTICAZIONE BIOLOGICA E LA GLOBALIZZAZIONE ALIMENTARE L'archeologo Xinyi Liu della Washington University di St. Louis ha collaborato con Martin Jones dell'Università di Cambridge per una recente ricerca su come la scienza della domesticazione biologica si colleghi alle prime fasi della globalizzazione alimentare. Liu propone un nuovo quadro concettuale per...
L’archeologo Xinyi Liu della Washington University di St. Louis ha collaborato con Martin Jones dell’Università di Cambridge per una recente ricerca su come la scienza della domesticazione biologica si colleghi alle prime fasi della globalizzazione alimentare. L’articolo è stato pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS). Liu, docente di archeologia e…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
raffaeleitlodeo · 6 months
Text
Visto che molti giornali stanno riprendendo la campagna contro l'istruzione pubblica e per una scuola "meritocratica", bombardandoci quotidianamente con improbabili storie di fantomatici geni laureatisi a 15 anni solo grazie alla forza di volontà, vorrei riportare un breve aneddoto personale. Alcuni mesi fa sono stato accettato per un dottorato (PhD) in Relazioni Internazionali dall'Università di Cambridge. Il processo di selezione, più che meritocratico, mostra come le università più conosciute ("d'eccellenza", direbbero quei giornali) siano sempre più luoghi inaccessibili per chi non ha un privilegio di classe. Per potersi candidare sono necessari una serie di pre-requisiti ufficiali, come le certificazione linguistiche, e ufficiosi, (per esempio, è quasi impossibile essere presi senza aver fatto esperienze di studio all'estero). Tutte cose estremamente dispendiose a cui solo una minoranza può avere accesso. Uno studente che va in Erasmus, per esempio, riceve circa 300€ mensili come borsa di studio, una cifra con la quale in una grande città europea si può a malapena coprire il vitto. Tutto il resto è a spese proprie. Per non parlare di esperienze lavorative utili al curriculum ma sottopagate o non pagate affatto (l'ONU, per nominarne uno, offre tirocinii di 6 mesi a New York senza prevedere alcuna remunerazione). Chi viene da una condizione abbastanza agiata e si può permettere alcune di queste cose, con un po' di fortuna e un po' di bravura, può riuscire a venire accettato in un'università conosciuta e rinomata. Le disuguaglianze più rilevanti e i maggiori privilegi, però, non si mostrano durante il processo di selezione dei candidati, ma dentro l'università stessa. Molte delle "università d'eccellenza", infatti, non forniscono stipendio ai loro dottorandi/ricercatori e anzi chiedono loro un'ingentissima retta. Di fatto, i dottorandi (che nella pratica sono lavoratori dell'università) devono pagare per poter lavorare gratis in cambio della nomea dell'università. È vero che esistono alcune borse di studio, ma queste sono generalmente poche, spesso esterne all'università, e non di rado portano a una commisitione moralmente discutibile coi più variegati gruppi privati. Il loro criterio di assegnazione è infine generalmente opaco e spesso finiscono paradossalmente per essere vinte dagli studenti più benestanti e altolocati che meno ne necessiterebbero. Per ritornare alla mia esperienza personale, io non ho vinto borse di studio. L'Università di Cambridge ha stimato che per affrontare il dottorato, tra retta e costi di vita, avrei dovuto pagare di tasca mia 52 000€ l'anno, ossia più di 200 000€ per i quattro anni di studio/lavoro. Poiché non dispongo di tale cifra (e anche avendola, non la regalerei a un'università con un patrimonio di 20 miliardi di € che semplicemente non vuole pagare i suoi dottorandi) ho rifiutato l'offerta di dottorato. In futuro forse farò altre domande di dottorato, anche se in università con una maggiore attenzione alle condizioni dei suoi studenti/lavoratori. Tuttavia, questa esperienza pratica mi ha confermato alcune cose: che l'unico modello universitario veramente di eccellenza è quello pubblico, gratuito e accessibile a tutti, anche e soprattutto ai più svantaggiati. Che nel modello della fantomatica "università del merito", sempre più privatizzata e a pagamento, la norma non sarebbero gli scintillanti adolescenti geniali rallentati dalla burocrazia dell'istruzione pubblica (una minoranza statisticamente inesistente), bensì i ricchi ereditieri ed emiri che si possono permettere un diploma dal costo di una Maserati per fare bella figura in alta società. E che, in quel modello, cultura e istruzione non sarebbero degli straordinari fattori di emancipazione sociale e collettiva, quali dovrebbero essere, bensì puri e semplici strumenti di disuguaglianza, esclusione e oppressione. Alessandro Maffei, Facebook
47 notes · View notes
palmiz · 26 days
Text
"Gli scienziati hanno creato un vaccino per aiutare a proteggersi da diversi coronavirus, anche quelli che "non conosciamo ancora", secondo i suoi creatori.
Creato da esperti delle università di Oxford, Cambridge e Caltech in California , il progetto mira a costruire "in modo proattivo" un vaccino prima che la prossima potenziale pandemia che causa agenti patogeni diventi una minaccia.
da "scienziati" a Vanna Marchi è un attimo.
Tumblr media
3 notes · View notes
mezzopieno-news · 1 year
Text
4 DONNE A CAPO DELLE PRIME 5 UNIVERSITÀ DEL MONDO
Tumblr media
Per la prima volta, 4 donne guidano le 5 più importanti università del mondo.
Secondo il QS World University Rankings 2023, le prime cinque università del mondo sono il Massachusetts Institute of Technology, l’Università di Cambridge, l’Università di Stanford, l’Università di Oxford e l’Università di Harvard. Claudine Gay alla guida di Harvard e Deborah Prentice al timone di Cambridge si uniranno a partire dal nuovo anno accademico ad Irene Tracey, presidente dell’Università di Oxford e Sally Kornbluth presidente del MIT. Secondo i dati del Times Higher Education Global University Rankings 2023, le donne ora guidano quasi un quarto delle 200 migliori università del mondo, un aumento del 41% negli ultimi cinque anni. 48 università tra le prime 200 hanno presidenti o vicerettori donne. Il 10% di esse sono donne di colore.
Negli Stati Uniti, 16 università dei 58 istituti accademici nazionali sono gestite da donne. In Germania, cinque delle migliori università sono gestite da donne. Sempre più donne stanno assumendo la guida accademica in nazioni europee come la Francia (3 delle prime 5), i Paesi Bassi (5 delle prime 10) e anche il Regno Unito (8 sulle prime 28). In Italia 22 università hanno rettori donne su 98. Anche l’Asia sta recuperando terreno come dimostra la nomina della neuroscienziata Nancy Ip a Presidente della Hong Kong University of Science and Technology, una delle 200 migliori università della regione. Anche l’Arabia Saudita ha una donna in una posizione di leadership nella più grande istituzione dell’Arabia Saudita, la King Abdulaziz University.
___________________
Fonte: Times Higher Education; QS World University Rankings
Tumblr media
VERIFICATO ALLA FONTE | Guarda il protocollo di Fact checking delle notizie di Mezzopieno
BUONE NOTIZIE CAMBIANO IL MONDO | Firma la petizione per avere più informazione positiva in giornali e telegiornali
Tumblr media
Se trovi utile il nostro lavoro e credi nel principio del giornalismo costruttivo non-profit | sostieni Mezzopieno
7 notes · View notes
tma-traduzioni · 2 years
Text
MAG149 - #0131305 - Giungla di Cemento
[Episodio precednte]
[CLICK]
MARTIN
Martin Blackwood, assistente di Peter Lukas, Direttore dell’Istituto Magnus. Registra la dichiarazione numero 0131305. Dichiarazione di Judith O’Neill, rilasciata il 13 Maggio, 2013.
Inizio della dichiarazione.
MARTIN (Dichiarazione)
A volte le cose che ti fanno ottenere un lavoro sono strane. Cioè, essere di prima del mio corso al Corpus Christi Cambridge, un Master in scienze biologiche, pensereste che sarebbero abbastanza a farti ottenere un lavoro decente nel campo della scienza. Ma a quanto pare, la competizione in questi giorni è a dir poco ridicola e cercare di ottenere una posizione sulla base dei miei meriti accademici sembrava un completo spreco di tempo.
Poi ho fatto domanda al Fondo Anglo-Brasiliano per l'Amazzonia, e sapete cosa mi ha fatto davvero avere il lavoro? Ho fatto un mezzo-corso nel pentathlon moderno e un altro in orienteering quando dovevo ancora laurearmi. A quanto pare la maggior parte delle posizioni scientifiche ricevevano domande dal genere di persone che si era buttatate nel campo accademico per evitare di dover mai scalare una collina, e il lavoro richiedeva un certo livello di esposizione all’esterno. Non era nemmeno importante che non parlavo portoghese. Beh, non allora. Bastava che avessi le conoscenze, l’allenamento fisico, e soprattutto che fossi disposta praticamente a cestinare tutta la mia vita in Inghilterra senza preavviso e volare in Brasile per chi sa quanto tempo. Strano come vanno le cose certe volte, vero?
La definizione della posizione tecnicamente era di ‘tecnico degli esemplari ecologici,’ ma lavorare con il FABA non assomigliava a nessun lavoro da tecnico di laboratorio che avessi mai svolto prima. Per prima cosa, non c’era un laboratorio, non uno vero e proprio. Hanno costruito questa struttura proprio sul confine della stazione ecologica di Caracara, e da lontano avresti pensato che era solo questo grande capanno di legno, e più o meno lo era, solo era pieno di materiale high-tech estremamente avanzato. Però in pratica non si faceva nessun test sul campo. Tranne per i computer, i ricercatori in visita si limitavano a fare annotazioni o osservazioni o a lanciare simulazioni o altro sui modelli che gli servivano. Praticamente ogni cosa nel campo era progettata per organizzare e preparare i campioni al trasferimento.
Mantenere un ambiente di laboratorio in funzione nel mezzo dell’Amazzonia non è mai stata davvero un’opzione, quindi la maggior parte del nostro lavoro consisteva nel recuperare qualsiasi cosa volessero testare, e – assicurarsi che raggiungesse il laboratorio vero e proprio intatta, ovunque questo si trovasse. Io facevo parte dello staff permanente della struttura, e spesso noi andavamo in prestito a grandi aziende o università che volevano usare i nostri servizi per qualche progetto o un frammento di ricerca che stavano conducendo. Il mio incarico specifico era di addentrarmi nella giungla, di solito facendo da babysitter a qualche aspirante esploratore cannato che insisteva per venire assieme a me, e poi acciuffare quel che doveva essere recuperato. Poteva trattarsi di misurazioni ambientali, pezzi di albero, campioni di acqua, e addirittura piccoli animali, anche se legalmente non siamo autorizzati a prendere niente che sia più grande di una rana. È un lavoro molto interessante a dire il vero, anche se inizi ad annoiarti un po’ delle solite 50 miglia quadrate di giungla dopo che lo fai per qualche anno. E facciamo molta attenzione a rimanere nei settori di foresta che ci sono stati assegnati, dato che siamo proprio accanto al territorio degli indigeni Yanomami, e trapassare per errore può essere un po’… complicato a livello politico, ed anche abbastanza pericoloso se incroci il gruppo sbagliato. Gli Yanomami possono essere abbastanza territoriali. Voglio dire, credo che lo sareste anche voi se ci fossero così tante aziende che provano a strapparvi illegalmente i vostri territori? In ogni caso, di solito non è un problema. Noi rimaniamo nella nostra zona, loro rimangono nella loro.
La parte peggiore è il numero di scienziati coglioni. Finisci sempre col sentire le stesse battute ripetute e ripetute sull’Olocausto Cannibale. Cioè, certo, tecnicamente praticano il cannibalismo, ma è solo la cenere delle ossa dei loro parenti e dei loro cari, quindi tipo, datti una calmata, Dottor Livingstone. Non succederà mai che rispettino il tuo culo sudaticcio abbastanza a lungo da almeno considerare mangiarti. Comunque, sto perdendo il filo.
Di solito esco con l’altra tecnica per i campioni, Fernanda Mikado, una locale.
E con locale, intendo che viene da Minau, a circa 200 miglia di distanza. Il Brasile è piuttosto grande, e se c’è una cosa in cui lei è davvero brava e io no, quella è il meteo.
Faccio abbastanza pena a capire come sarà in un giorno qualsiasi, e devo solo fare affidamento su qualsiasi segno del meteo nel quale al momento sto smettendo di credere. Non aiuta il fatto che il meteo nell’Amazzonia è semplicemente strano, con piogge che arrivano dal niente, mesi prima che il vento dovrebbe portare le nuvole, e nessuno sa perché. Ma Fernanda, lei può non sapere perché, ma in qualche modo sa sempre quando, al punto che se lei dice che potrebbe essere brutto, io annullo la spedizione. Non serve alcuna prova. Non quel giorno però. No, quel giorno avevamo un climatologo estremamente pignolo che ci stava col fiato sul collo, il Dottor Nikos Anastos.
Cioè, ho letto i suoi studi e il suo lavoro è buono, certo, ma dal modo in cui si comporta avresti pensato che gli oceani ci avrebbero sommerso tutti domani se non saremmo usciti. E da come parlava era tipo, voglio dire – non era la prima volta che io e Fernanda incontravamo scienziati accondiscendenti che ci spiegavano il nostro stesso lavoro, ma il Dottor Anastos era a un altro livello. Ci parlava come se fossimo state bambine di cinque anni che gli avevano appena chiesto cosa era il riciclo. Fernanda era certa che avrebbe piovuto, ma lui aveva “controllato online” e a quanto pare diceva che sarebbe stato bello. Tra l’altro, lui era appoggiato da qualcuno con davvero tanti soldi, quindi non avevamo potuto insistere più di tanto. Alla fine ci siamo addentrati nella giungla, e persino io potevo dire che il colore del cielo oltre il fogliame non prometteva bene.
Il Dottor Anastos stava cercando di misurare i livelli di agenti inquinanti e di plastica in alcuni fiumi nei dintorni. Le varie leggi di protezione ecologica dovrebbero voler dire che virtualmente non ce ne sarebbero dovuti essere né dell’uno né dell’altra, e lui stava cercando qualcosa collegato alla trasmissione di agenti inquinanti e diffusione chimica da impianti industriali. Se non fosse stato per gli accordi di non divulgazione standard che ci fanno firmare, gli avrei già potuto dire il genere di risultati che avrebbe ottenuto; non era il primo a venire qui per questo genere di lavoro, ma avevo le mani legate. Se ve lo state chiedendo, per la cronaca, la risposta è piuttosto dannatamente inquinato, principalmente a causa delle varie miniere illegali e operazioni di abbattimento e l’espropriazione di un terreno nella zona.
Il punto è, ci trovavamo a malapena da un’ora sul sentiero quando il cielo si è rovesciato. La pioggia era fitta – fitta come ho scoperto può esserlo solo nella giungla, dove non sono gocce, ma più -più come se l’aria si fosse trasformata in acqua. La visibilità è calata a zero in un istante, e ho iniziato a valutare velocemente con Fernanda se potevamo tornare indietro, o se era il caso di cercare riparo. La pioggia era brutta, ma avevamo avuto a che fare con peggio ed eravamo completamente calme.
Non si poteva dire lo stesso per il Dottor Anastos, che era chiaramente in preda al panico. Ci urlava, gridando sopra i rumori della giungla bagnata che dovevamo tornare indietro immediatamente, prima di partire a gran carriera nella direzione sbagliata. (Sospira) Ovviamente desideravamo abbandonarlo alla sua stupidità e lasciare che se ne occupasse l'Amazzonia, ma sapevamo entrambe che le scartoffie non ne sarebbero valse la pena. Quindi l’abbiamo seguito, cercando di fargli rallentare il passo abbastanza da comunicargli che stava andando nella direzione sbagliata. Ma o lui non poteva sentirci, o, più probabilmente, non aveva voglia di ascoltare.
Alla fine, l’ho afferrato per il braccio, facendolo fermare. Ha detto qualcosa che non sono riuscita a capire e ha dato uno strappone, cercando di farmi perdere la presa, ma chiaramente non aveva considerato che io ero la più forte e quando la mia presa è rimasta, lui si è sbilanciato. Ha spostato le gambe, cercando di mantenere l’equilibrio, ma è scivolato sul terreno ormai fangoso, cadendo e trascinandomi con lui. Istintivamente ho afferrato Fernanda cercando stabilità, ma sono finita per trascinare giù anche lei, tutti e tre siamo ruzzolati giù per una breve discesa fangosa e siamo atterrati pesantemente nel fogliame.
C’è servito qualche momento per rimetterci insieme. Non era stata una caduta pazzesca, ma mi sentivo stranamente disorientata mentre mi rialzavo in piedi, scuotendo la testa nel tentativo di disperdere un po’ della confusione che l’aveva invasa. L’avvertivano chiaramente anche gli altri, anche se controllandoci, sembravamo aver avuto fortuna. L’unica cosa che avevamo rotto era la nostra attrezzatura, anche se il Dottor Anastos aveva piagnucolato così tanto che sarebbe potuta essere benissimo un osso.
Ho cercato di raccapezzarmi, ma anche se nel peggiore dei casi ci eravamo spostati lateralmente di qualche metro, stavo avendo seri problemi a farmi un’idea di dove ci trovassimo. Non riuscivo a capire esattamente da che direzione fossimo arrivati, e non riuscivo a vedere bene la posizione del sole tra le fronde e le nuvole. Fernanda non stava avendo più successo che di me con le bussole, in quanto o erano rotte o qualcosa di magnetico nella zona le stava incasinando. Si limitavano a girare e girare pigramente. Per lo meno c’era qualcosa che assomigliava a un sentiero, anche se non una che riconoscevo. Onestamente, avremmo solo dovuto aspettare fino a quando non saremmo dovuti tornatre al campo e loro avrebbero mandato una squadra di recupero, ma ci sarebbe voluta quasi una giornata intera e potevo vedere negli occhi del Dottor Anastos che era impossibile che avrebbe aspettato così a lungo. Quindi, abbiamo scelto una direzione e abbiamo iniziato a camminare sul sentiero.
Appena ho visto le strutture, il mio istinto è stato quello di rigirarmi e andarmene. Da lontano, quelle - quelle sembravano quasi degli shabono, l’anello gigantesco di fronde intrecciate che gli Yanomami collocano attorno ai loro insediamenti come riparo. Non sembrava aver senso però. Non potevamo essere andati così fuori strada da finire nel territorio degli indigeni, assolutamente impossibile. C’era qualcos’altro, qualcosa nella loro struttura che sembrava strano, in qualche modo sbagliato, al punto tale che Fernanda mi ha afferrato il braccio con urgenza e mi ha sussurrato che dovevamo andarcene, l’ho scrollata via e sono andata avanti per vedere meglio. È stato allora che mi sono accorta di quanto silenzio ci fosse. Tranne che per la pioggia la cacofonia della giungla si era semplicemente fermata.
Come mi sono avvicinata allo shabono, è diventato evidente cosa era che non andava. Anche se ogni tetto era intrecciato normalmente, i fili non erano fatti di foglie, ma di ogni genere di materiali disparati. Lunghi filamenti di plastica, schegge di metallo arrugginito, addirittura pezzi di cemento dalle forme irregolari. Si avvolgevano gli uni attorno agli altri come un normale intreccio, ma la consistenza, il colore, - ogni cosa era diversa in un modo che mi faceva venire un nodo allo stomaco, anche se non ero esattamente sicura del perché materiali non erano organici o naturali.
Ho scambiato un’occhiata con Fernanda. Lei non ha detto niente ma c’era bisogno. Sapevamo entrambe quanto isolazionisti gli Yanomami tendevano ad essere, quanta resistenza opponessero alle influenze esterne. L’idea che avessero avuto il desiderio di costruire, o anche l’attrezzatura per costruire qualcosa del genere, era ridicolo. Allora quali erano le alternative? Era stato fatto da una delle operazioni di estrazione illegali per inimicarseli? Possibile, credo, ma ci sarebbe voluto molto lavoro per praticamente nessun motivo. Non aveva alcun senso.
Il Dottor Anasta non ne sapeva abbastanza sugli Yanomami o le loro costruzioni per essere a disagio, e invece urlava per l’irritazione perché ce ne stavamo lì a chiacchierare piuttosto che cercare aiuto. Ha raggiunto una delle aperture nello shanono ed è entrato dentro. Per quando ce ne siamo accorte, era già entrato. Io e Fernanda lo abbiamo seguito, sperando disperatamente di essere comunicatrici decenti abbastanza da far arrivare le nostre scuse a chiunque fosse dentro. Ma l’interno era proprio come l’esterno, e nel peggiore dei modi.
Non c’erano delle persone dentro, ma il che non vuol dire che fosse vuoto. Invece c’erano delle… figure. Da lontano assomigliavano a degli esseri umani, che se ne stavano  impossibilmente immobili, ma avvicinandosi la bugia si rivelava. Erano solo delle sagome grossolane, ottenute da un’accozzaglia di centinaia di pezzi diversi di spazzatura: uno stendipanni metallico rotto come cassa toracica, la gamba di una sedia di plastica come braccio, viti arrugginite come denti. In alcuni casi, sembrava come se qualcuno si fosse sforzato molto per far combaciare la costruzione con l’anatomia. Ne ho vista una con un termos rotto dove ci sarebbe dovuto essere lo stomaco. Un’altra aveva due bombole di ossigeno al posto dei polmoni. Erano perfettamente immobili, ma avevano un qualcosa che mi ha fatto seccare la bocca e sentire il bisogno di fuggire. Non sembrava che fossero statue. Sembrava che avessero deciso di non muoversi.
Il Dottor Anastos non sembrava provare lo stesso disagio per la situazione come me e Fernanda, mentre esaminava e toccava le figure con evidente divertimento. Forse pensava che l’arte avant-garde della giungla fosse una cosa che esisteva là fuori, non so. Non ho mai avuto la possibilità di chiederglielo, perché improvvisamente si stava meravilgiando per qualcosa che aveva raccolto da terra. Il terreno che adesso mi accorgevo essere solo un centimetro di terriccio smosso sopra un enorme trampolino di plastica. Era un pezzo di cemento che sembrava essere della stessa forma e dimensione di una vipera crotalina, fino ai dettagli sulla testa. Il dottore sembrava abbastanza preso dall’oggetto, ma Fernanda si è accorta immediatamente che qualcosa non andava e ha fatto un passo indietro, tirandomi con sé.
Quel che è successo dopo è stato quasi talmente veloce che non sono riuscita a seguire bene. La vipera inanimata di cemento si è rigirata, ha spalancato la bocca e ha morso il Dottor Anastos sul polso. Lui ha gridato, ma solo per un secondo perché subito dopo aveva la bocca piena. Ha iniziato ad avere le convulsioni mentre del cemento grigio ha iniziato a colargli dalla bocca, dal naso, e dagli occhi. I suoi arti si sono irrigiditi e si poteva vedere come il suo corpo si stesse gonfiando. Non so se ero io a urlare o Fernanda. Forse entrambe. Ma so che è stata lei la prima a notare che le figure di detriti avevano smesso di rimanere immobili.
È stata l’ultima cosa che abbia mai visto del Dottor Nikos Anastos. Non ci siamo neanche mai chieste se fosse stato possibile salvarlo. Non so per quanto abbiamo corso ma sono passate ore prima che ci sentissimo anche un po’ al sicuro. La giungla sembrava di nuovo normale, e cosa più importante, i suoi suoni erano normali. Abbiamo cercato di parlare di quel che avevamo visto, ma… dopo aver confermato di aver testimoniato la stessa cosa, ci siamo rese conto che non avevamo niente da dire al riguardo. Solo questa paura incandescente che non è ancora sparita del tutto.
Alla fine abbiamo incrociato un gruppo di veri Yanomami. Sono stati davvero gentili, una volta che hanno capito che ci eravamo perse sono stati molto felici di riportarci nella parte di giungla che sapevamo essere vicino alla nostra struttura. Ovviamente, non avevamo una buona spiegazione per cosa fosse successo al Dottor Anastos, quindi in pratica abbiamo perso immediatamente il lavoro, ma sapete cosa? Ho chiuso con la giungla. Là dentro c’è qualcosa, e non so cosa mi spaventi di più. Il pensiero che è qualcosa oltre a quel che ci siamo lasciati dietro? O che quello è tutto quel che è, e che non possiamo sfuggire alle rovine del nostro stesso futuro.
MARTIN
Fine della dichiarazione.
C’è, um, anche una nota qui. Sembra la grafia di Gertrude? L’inizio di una lettera a Dekker, lo ringrazia per aver mandato Judith, anche se non sembra sia mai stata finita o spedita. Suppongo fosse un’altra che stava provando a usare per dimostrare l’estinzione? Di sicuro ne ha qualche elemento, i rifiuti dell’uomo che danno vita a qualcosa di terribile. Però poi, la paura dell’altro. Figure umanoidi inanimate, fa molto Sconosciuto no?
(Sospira) Non è mai semplice, vero? Quasi sono sorpreso che Peter non sia arrivato con altre osservazioni. Non lo vedo in giro da un po’ a dire il vero. Cioè, (heh) non è come se mi mancasse, ma perlomeno era qualcuno con cui - (se ne rende conto) Ah. Già, ha senso. Giusto, va bene. Solo io tutto solo per un po’, allora.
Poteva essere peggio. Per lo meno c’è pace. Non mi mancano tutte le urla, anche se srebbe - aspetta.
Mi scusi - mi scusi, quest’area è interdetta al pubblico.
GEORGIE
Scusi?
MARTIN
Non può venire qui. Non è permesso.
GEORGIE
Oh, scusi, um, Melanie mi ha detto di aspettarla qui.
MARTIN
Oh, sei- sei qui per Melanie?
GEORGIE
Già. (presentandosi) Georgie.
MARTIN
Mi dispiace - scusa, non me ne ero accorto. Io - sono certo che è qui in giro da qualche parte.
GEORGIE
Tu devi essere Martin.
MARTIN
Sì. Melanie ha parlato di me?
GEORGIE
Oh, um… Jon ha parlato molto di te.
MARTIN
Oh. Oh, aspetta – aspetta, pensavo che la Georgie di Melanie e la Gorgie di Jon fossero…
GEORGIE
La stessa - la stessa Georgie.
MARTIN
Oh. Ah, quindi tu e Jon….
GEORGIE
Non ci parliamo più praticamente.
MARTIN
Okay.
Perché no?
GEORGIE
Cosa scusa?
MARTIN
Perché non vi parlate?
GEORGIE
Perché credo finirà per distruggere sé stesso, e chiunque gli si avvicini troppo. E non voglio essere tra quelle persone o che ci sia Melanie.
MARTIN
Forse ha solo bisogno di un po’ di aiuto.
GEORGIE
L’ho aiutato, per quanto potessi senza pericolo, ma lui ha continuato per la sua strada comunque.
MARTIN
(Sovrapponendosi) Sì, tende a fare così.
GEORGIE
Mi sono resa conto che se avessi continuato a provare mi avrebbe fatto pià male di quanto fossi disposta ad accettare.
MARTIN
Beh, a volte aiutare le persone fa male.
GEORGIE
Certo, ma questo non vuol dire che qualsiasi cosa dolorosa sia d’aiuto.
A volte le persone hanno dei problemi che ti distruggono molto prima che tu possa intaccarli, e alcune persone non vogliono essere aiutate, vogliono solo che altri soffrano con loro.
MARTIN
Jon non vuole questo.
GEORGIE
Lui non sa cosa vuole. E da come sembrano stare le cose pare che il tempo per decidere sia finito.
MARTIN
È facile giudicare dall’esterno.
GEORGIE
Un altro motivo per rimanere fuori e osservare.
MARTIN
(risata tesa) E- E pensi che valga la pena salvare Melanie?
GEORGIE
Non si tratta di valore. Ma sì, lei sta cercando di migliorare, quindi l’aiuterò.
MARTIN
Questo posto non è una malattia -
GEORGIE
No. Credo sia peggio.
MARTIN
Guarda, stiamo solo tutti cercando di fare la cosa giusta.
GEORGIE
Forse. Guarda, la vita ti costringe a prendere decisioni difficili, ma non potrò mai fidarmi di qualcuno che se ne va in giro a cercare decisioni difficili da prendere.
MARTIN
Cosa intendi?
GEORGIE
Saltare su una granata è eroico solo se non sei stato tu a lanciarla.
MARTIN
Non è quel che sta succedendo.
GEORGIE
Okay. È comunque qualcosa di cui non voglio fare parte.
MARTIN
Beh, fortunatamente il personale è al completo, quindi…
[Statiche leggere in sottofondo]
MELANIE
Hey, sei pronta?
GEORGIE
Oh, cosa? Sì, quando vuoi.
MELANIE
Con chi stavi parlando?
GEORGIE
Oh, era, um - (una pausa)
Nessuno, a quanto pare.
MELANIE
(Sospira) Sì, questo posto tende a portarti a tanto. Andiamo.
GEORGIE
Sì.
[Un rumore leggero, Martin sospira]
[CLICK]
[Traduzionoe di: Victoria]
[Episodio Successivo]
2 notes · View notes
afnews7 · 3 days
Text
Antico Egitto, scoperto un cranio con segni di interventi chirurgici per un tumore al cervello
http://www.afnews.info segnala: La conoscenza della medicina nell’antico Egitto ci lascia nuovamente di stucco: potrebbero, infatti, aver usato la chirurgia per tentare di curare il cancro. A suggerirlo è un nuovo studio di un team di ricerca delle Università di Tubinga (Germania), Cambridge (Inghilterra), Barcellona e Santiago de Compostela (Spagna), che ha trovato prove di una sorta di…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
realnews20 · 4 days
Text
Mondo Con le mobilitazioni studentesche pro Palestina che riguardano ormai praticamente tutti i paesi occidentali, si moltiplicano le iniziative annunciate dagli universitari. In Europa tende e proteste sono in atto nei campus universitari di Paesi Bassi, Germania, Finlandia, Norvegia, Danimarca, Belgio, Spagna, Portogallo, Gran Bretagna, Italia, Irlanda, Austria e Svizzera. Le ultime novità. Martedì il governo spagnolo si è detto “orgoglioso” delle iniziative degli studenti. “Esercitano il loro pensiero critico e lo trasmettono alla società”, ha detto la ministra dell’Università iberica Diana Morant. Mobilitazioni sono in corso da giorni negli atenei di Barcellona, Valencia, Madrid e nei paesi baschi. Da martedì si sono estese anche alle università portoghesi. Studenti sono accampati nella facoltà di Psicologia dell’Università di Lisbona, e dimostrazioni si sono svolte di fronte al Rettorato dell’Università di Oporto. Studenti pro-Palestina si sono accampati anche all’Università di Vienna. In Inghilterra Cambridge e Oxford hanno permesso ai manifestanti di continuare la mobilitazione. Il Trinity College irlandese ha promesso di disinvestire dalle società che operano nei territori palestinesi occupati di Gaza e Cisgiordania. Cinque università norvegesi hanno anche reciso i legami con le università israeliane che considerano complici della guerra mentre lavoravano per porre fine ai contratti di appalto con fornitori legati all’esercito israeliano o agli insediamenti illegali. Tante iniziative annunciate in Italia. Il 15 maggio è stata indetta una “Intifada delle Università”, una mobilitazione studentesca nazionale organizzata dal movimento Giovani Palestinesi. All’università di Padova venerdì 10 maggio, alle 18.30, nel cortile del dipartimento di storia ci sarà un’assemblea pubblica “per la Palestina”. Nella stessa giornata, a Bari, ci sarà un’assemblea pubblica alle 15.30, nel cortile di ateneo in via Nicolai, “verso le tendate”. Ancora, il 10 maggio, al Politecnico di Milano è prevista un’assemblea a piazza Leonardo alle 18.00 “per organizzare l’accampamento”. Il 13 maggio le tende dovrebbero arrivare anche a Venezia. L’appuntamento è alle 9 “in rettorato Cà Foscari sede centrale”, come scritto sui social dal collettivo universitario Liberi Saperi Critici. Le tende sono arrivate all’università di Palermo dove è prevista un’assemblea studentesca “al prato di fronte all’edificio 19” ore 17.30 “per costruire insieme l’intifada studentesca verso il 15 maggio”. Negli Stati Uniti la polizia ha sgomberato l’accampamento di manifestanti filo-palestinesi alla George Washington University di Washington Dc, poche ore dopo che molti manifestanti avevano lasciato il posto e avevano marciato verso la casa della preside Ellen Granberg. Secondo gli organizzatori dell’evento, quasi 30 persone sono state arrestate dopo che la polizia ha utilizzato spray al peperoncino per contenere la folla. Gli atenei coinvolti dalle manifestazione sono decine in tutto il paese, comprese Harvard, Yale e Princeton oltre, naturalmente, alla Columbia University, epicentro della protesta. Articolo Precedente Crisi climatica, il Rio Grande do Sul devastato dalle piogge: quasi 100
0 notes
unita2org · 15 days
Text
DALLE UNIVERSITA' SPAGNOLE UN SEGNALE FORTE CONTRO IL GENOCIDIO DEI PALESTINESI: BASTA COLLABORARE CON LE UNIVERSITA' D'ISRAELE
di Redazione La lotta contro il genocidio dei palestinesi comincia a far vedere i suoi frutti, le settantasette università spagnole hanno deciso di chiudere la collaborazione con le universitè d’Israele. Questa importante decisione ha fatto smuovere altre università come l’irlandese del Trinity College di Dublino, le cinque università della Norvegia, l’Università di Cambridge in Inghilterra ha…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
cinquecolonnemagazine · 2 months
Text
Oxbridge: le gemme gemelle dell'istruzione britannica
Oxford e Cambridge, conosciute collettivamente come Oxbridge, sono due delle università più prestigiose e antiche del mondo. Entrambe situate in Inghilterra, vantano una storia secolare che le ha rese icone dell'eccellenza accademica e fucine di talenti in ogni campo. Oxbridge: un'eredità millenaria Le loro origini risalgono al XIII secolo, quando sorsero come centri di apprendimento attorno a comunità di studiosi. Nel corso dei secoli, hanno plasmato la cultura e la società britannica, educando generazioni di leader politici, letterati, scienziati e innovatori. Tra i loro ex studenti annoveriamo figure come Albert Einstein, Isaac Newton, William Shakespeare, Stephen Hawking e Margaret Thatcher. Un sistema di college Ciò che rende Oxbridge unica è la sua struttura federale. Entrambe le università sono composte da un consorzio di college autonomi, ognuno con la propria identità, storia e tradizione. Gli studenti fanno parte sia dell'università che del college prescelto, dove vivono, studiano e socializzano. Un'esperienza di apprendimento personalizzata Il sistema di tutoraggio individuale è un elemento chiave dell'esperienza Oxbridge. Ogni studente viene assegnato a un tutor, un docente esperto del proprio campo di studio, che lo segue e lo guida nel suo percorso accademico. Questo rapporto personalizzato permette un apprendimento approfondito e stimolante. Un ambiente di apprendimento stimolante Oltre all'eccellenza accademica, Oxbridge offre un ambiente vibrante e stimolante. Le città di Oxford e Cambridge sono ricche di storia, cultura e opportunità. Le università vantano biblioteche di fama mondiale, musei, laboratori e centri di ricerca all'avanguardia. Un trampolino di lancio per il futuro Una laurea a Oxford o Cambridge è un biglietto da visita prestigioso che apre le porte a un futuro di successo. I laureati Oxbridge sono altamente ricercati dai datori di lavoro di tutto il mondo, in settori come la finanza, la politica, la legge, la medicina e l'industria. Le differenze tra Oxford e Cambridge Nonostante le somiglianze, le due università hanno anche delle peculiarità. Oxford è più grande e ha un'atmosfera più cosmopolita, mentre Cambridge è più piccola e vanta un'atmosfera più raccolta. Oxford è rinomata per le sue discipline umanistiche, mentre Cambridge eccelle nelle materie scientifiche. La scelta tra Oxford e Cambridge dipende dalle proprie preferenze accademiche e personali. Entrambe le università offrono un'istruzione di altissimo livello, quindi la decisione si basa su fattori come il corso di studi desiderato, l'ambiente di apprendimento preferito e le opportunità extra-curriculari. Foto di 12019 da Pixabay Read the full article
0 notes
Text
Antartide, 8.000 anni fa un grande assottigliamento dei ghiacci
Trovata in Antartide la prima prova diretta di un rapido scioglimento dei ghiacciai avvenuto alla fine dell’ultima era glaciale, circa 8.000 anni fa: la calotta di ghiaccio si assottigliò di 450 metri in appena 200 anni. La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Geoscience e condotta da Università di Cambridge e British Antarctic Survey, indica che uno scenario analogo potrebbe ripresentarsi…
View On WordPress
0 notes
Text
ATTILA "FLAGELLO DI DIO" E LE INVASION IN ITALIA PER SALVARE IL SUO POPOLO DALLA FAME
ATTILA “FLAGELLO DI DIO” E LE INVASION IN ITALIA PER SALVARE IL SUO POPOLO DALLA FAME
Attila l’Unno è stato descritto come un sovrano barbaro assetato di sangue, di oro e di potere ma un nuovo studio propone una spiegazione alternativa per le sue violente invasioni: Attila potrebbe aver compiuto le sue incursioni disperate per salvare il suo popolo dalla siccità e dalla fame. Duemila anni di dati climatici, registrati dagli studi dendrocronologici sugli anelli di accrescimento…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
levysoft · 8 months
Photo
Tumblr media
Due rari taccuini di Charles Darwin, rubati dalla biblioteca dell'Università di Cambridge nel Regno Unito, sono stati restituiti. Uno di questi contiene schizzi dell'albero della vita, il diagramma che rappresenta la varietà e l'evoluzione della vita sulla Terra a partire da un antenato comune. Darwin fu il primo ad immaginarlo e nel 1837 lo tratteggiò su un quaderno.
I taccuini - spiega l'ateneo inglese - erano avvolti in un sacchetto da regalo rosa e non presentavano alcun segno di danno. Inizialmente erano custoditi nella Special Collection Strong Room della biblioteca, ma erano stati momentaneamente spostati per essere fotografati nel 2000. Poi, durante un controllo di routine, ci si accorse che erano scomparsi. I bibliotecari pensarono che fossero stati riposti nel posto sbagliato nella vasta biblioteca universitaria, che contiene oltre 10 milioni di libri, mappe e manoscritti. Ma nonostante le varie ricerche, i taccuini non sono mai stati più trovati e nel  2020 la dottoressa Gardner ha concluso che probabilmente erano stati rubati. Ha chiamato la polizia e ha informato l'Interpol. Da allora la biblioteca è stata dotata di sistemi di sicurezza di alto livello. Adesso ritorneranno negli archivi di Darwin a Cambridge.
Tumblr media
I piccoli fascicoli rilegati in pelle valgono molti milioni di sterline. "Mi sento felice", ha commentato la bibliotecaria dell'università, la dottoressa Jessica Gardner. "Sono al sicuro, sono in buone condizioni, sono a casa", ha aggiunto felice.
È invece un giallo l'identità di chi li ha restituiti. Sono stati lasciati in forma anonima in una busta regalo rosa, contenente la scatola blu originale in cui erano conservati. Il  'pacchetto regalo' conteneva anche un breve messaggio scritto a macchina: "Bibliotecaria, buona Pasqua X". Dentro c'erano i quaderni, avvolti in una pellicola trasparente. Il pacco è stato lasciato per terra, in una parte pubblica della biblioteca, non coperta dalle telecamere a circuito chiuso, fuori dall'ufficio della dottoressa Gardner.        
I taccuini risalgono alla fine degli anni '30 dell'Ottocento, dopo che Darwin era tornato dalle Isole Galapagos. In una pagina disegnò un sottile schizzo di un albero, che aiutò a  ispirare la sua teoria dell'evoluzione e più di 20 anni dopo sarebbe diventata una teoria centrale nel suo lavoro rivoluzionario sull'origine delle specie.        
"La teoria della selezione naturale e dell'evoluzione è probabilmente la teoria più importante nelle scienze della vita e dell'ambiente terrestre e questi sono i quaderni in cui è stata messa insieme quella teoria", ha affermato Jim Secord, professore emerito di storia e  filosofia della scienza a Cambridge Università. "Sono alcuni dei documenti più straordinari di tutta la storia della scienza", ha sottolineato.  
Il professor Secord è stato uno dei numerosi accademici ed esperti che hanno esaminato i manoscritti restituiti e hanno concluso che erano autentici. "Darwin usa diversi tipi di inchiostro nei taccuini. Ad esempio, sulla famosa pagina dell'albero della vita, c'è sia un inchiostro marrone che un inchiostro grigio. Questo tipo di modifiche è abbastanza difficile da falsificare in modo convincente",  ha sottolineato.
"Si possono vedere i frammenti di rame che si staccano dai cardini della rilegatura. Il tipo di carta è quello giusto. Questi sono i piccoli segni rivelatori che l'intero team di ricercatori della biblioteca universitaria può usare per dire che sono autentici". I quaderni, ha aggiunto Gardner, sono "in condizioni straordinariamente buone". "Mi chiedo dove siano stati.
Adesso sono conservati in una camera blindata sicura presso la biblioteca, ma saranno esposti al pubblico a luglio nell'ambito di una mostra gratuita intitolata 'Darwin in Conversation'.
Tumblr media
(via Ritrovati i taccuini su cui Charles Darwin disegnò l'albero della vita)
0 notes
bestdata19 · 1 year
Text
Migliori università del mondo
Migliori università del mondo
Università di Oxford (Regno Unito) Università di Cambridge (Regno Unito) Università di Harvard (Stati Uniti) Massachusetts Institute of Technology (Stati Uniti) Stanford University (Stati Uniti) California Institute of Technology (Stati Uniti) Università di Chicago (Stati Uniti) Università di Princeton (Stati Uniti) Università di Yale (Stati Uniti) Imperial College London (Regno Unito)
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
mezzopieno-news · 4 months
Text
I PINGUINI SONO DI PIÙ: SCOPERTE NUOVE COLONIE
Tumblr media
Grazie al rilevamento satellitare gli scienziati hanno localizzato quattro nuove colonie di pinguini imperatore finora sconosciute, in Antartide. Salgono così a 66 i siti di riproduzione noti sul continente, dove si conta una popolazione totale di 550.000 individui. Date le condizioni climatiche la ricerca satellitare è il metodo favorito dagli scienziati per mappare le colonie che vivono intorno al Polo Sud e che vengono identificate grazie al guano lasciato sul manto di ghiaccio bianco. Quando queste colonie sono abbastanza numerose le tracce di guano sono visibili dallo spazio.
Il pinguino imperatore, i cui esemplari adulti raggiungono il metro di altezza, è in grado di sopravvivere a temperature estreme raggruppandosi in colonie nel picco dell’inverno antartico, per riprodursi in gruppi distinti. Le colonie, distanti tra loro in media 250 km, sono stabilite sul tratto di mare ghiacciato collegato alla terra ferma, un habitat in diminuzione per via del cambiamento climatico che provoca lo scioglimento dei ghiacci costieri. La recente scoperta dimostra tuttavia le capacità di adattamento di questa specie di uccelli che nella ricerca di cibo possono percorrere fino a 100 km al giorno.
Il dottor Peter Fretwell del British Antartic Survey, lo scienziato che ha individuato la metà delle colonie note finora, ha dichiarato: “Quando si verificheranno altre perdite di ghiaccio, gli imperatori potranno spostarsi e lo faranno. È nella loro natura”.
___________________
Fonte: Università di Cambridge; foto di Siggy Nowak Pixabay
Tumblr media
VERIFICATO ALLA FONTE | Guarda il protocollo di Fact checking delle notizie di Mezzopieno
BUONE NOTIZIE CAMBIANO IL MONDO | Firma la petizione per avere più informazione positiva in giornali e telegiornali
Tumblr media
e trovi utile il nostro lavoro e credi nel principio del giornalismo costruttivo non-profit | sostieni Mezzopieno
1 note · View note
scienza-magia · 1 year
Text
Denatalità, risulta sempre più difficile fare figli in Italia
Tumblr media
Arresto delle nascite, l'Italia affronta un "inverno demografico". Allarmato dal calo del tasso di natalità, il governo sta cercando di convincere le donne ad avere figli. Ma molti sono scettici sull'approccio. La prestigiosa Università italiana di Padova si è fatta un nome nel Medioevo, quando i suoi studiosi di medicina hanno aperto la strada alla dissezione dei corpi umani per studiare l'anatomia. In questi giorni la dottoressa Maria Teresa Gervasi, direttrice del reparto di ostetricia della facoltà di medicina, sta analizzando la crisi demografica che affligge la sua città universitaria. Una città economicamente e culturalmente vivace simile a Oxford o Cambridge, Padova ha registrato un calo del 27% delle nascite annuali nel decennio fino al 2020. Le scuole primarie locali stanno lottando per iscrivere i bambini, aumentando la prospettiva di fusioni o chiusure. Eppure l'amministrazione del vasto Ospedale Universitario di Padova - con quasi 9.000 dipendenti, di cui il 70% sono donne - resiste alle richieste di un asilo nido in loco per aiutare il personale a conciliare l'educazione dei figli con orari lunghi e irregolari come operatori sanitari.
Tumblr media
La dott.ssa Maria Teresa Gervasi afferma che le donne devono scegliere tra essere madri e lavorare © Linda Scuizzato/FT Questo, dice Gervasi, riassume il clima sociale che guida quello che gli italiani allarmati hanno soprannominato il loro “inverno demografico”. Le nuove nascite annuali stanno diminuendo inesorabilmente mentre le donne ritardano la maternità, o rinunciano del tutto, in una nazione molto indietro rispetto ai suoi coetanei europei nel sostegno alle madri che lavorano. "Le donne che desiderano figli stanno decidendo di non rimanere incinta perché l'organizzazione sociale qui non è buona per le donne che hanno figli", dice Gervasi. “Le donne devono ancora prima essere le custodi dei propri figli, senza alcun aiuto da parte del governo. Quindi aspettano; aspettano che sia tardi.
Tumblr media
La crisi demografica in Italia è una delle più acute tra i paesi sviluppati I bassi tassi di natalità e l'ingrigimento della popolazione sono una preoccupazione per molte economie avanzate, comprese le nazioni europee, il Giappone e la Cina, che ora stanno affrontando le conseguenze della sua draconiana politica del figlio unico. Le sfide delle popolazioni più anziane includono la pressione sui regimi pensionistici statali; sistemi sanitari nazionali tesi; potenziali successi ai rating del credito sovrano; e pervasive carenze di manodopera mentre i datori di lavoro lottano per trovare manodopera, compresa l'assistenza agli anziani. La crisi demografica italiana, tuttavia, è tra le più acute in Europa, il risultato di decenni di stagnazione economica e indifferenza politica nei confronti delle aspirazioni delle donne. Gli italiani si considerano ancora una società tradizionale, orientata alla famiglia, e lo stereotipo delle madri devote che si sacrificano per i propri figli incombe. I sondaggi dell'Istat, l'agenzia nazionale di statistica, rilevano che il 46 per cento degli italiani vorrebbe idealmente due figli, mentre un quarto ne vorrebbe tre o più. Eppure il tasso di fertilità del paese - appena 1,24 bambini per donna - è uno dei più bassi d'Europa e lo è da anni. Nel 2022 l'Italia ha registrato appena 393mila nascite, in calo dell'1,8 per cento rispetto al 2021; un calo del 27% rispetto a due decenni prima, e il minimo dall'unificazione dell'Italia nel 1861. L'Istat avverte ora di uno "scenario di crisi" con una popolazione italiana di 59 milioni che dovrebbe scendere a 48 milioni - con un'età media di 50 anni - entro il 2070, mettendo ulteriormente a dura prova un'economia già alle prese con uno dei debiti più pesanti d'Europa. Alcuni demografi indipendenti affermano che anche quella previsione cupa è una prospettiva ottimistica, a seconda del tasso di fertilità che sale a circa 1,5. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni – il cui partito Fratelli d'Italia ha fatto una campagna sul motto “Dio, Patria, Famiglia” – lancia l'allarme. Il suo governo di destra è determinato a invertire la tendenza e ad invogliare le donne italiane ad avere più bambini, offrendo tagli alle tasse e altri incentivi finanziari. “I bambini sono il primo elemento costitutivo di qualsiasi tipo di futuro”, ha detto il mese scorso il primo primo ministro donna italiano, che ha una figlia di sei anni, a una conferenza sulla crisi demografica in Vaticano. “Abbiamo fatto della natalità e della famiglia una priorità assoluta . . . per il semplice motivo che vogliamo che l'Italia torni ad avere un futuro”. Il ministro per la famiglia, i tassi di natalità e le pari opportunità, Eugenia Maria Roccella, una femminista degli anni '70 e attivista per i diritti all'aborto che da allora si è spostata a destra, afferma che le donne dovrebbero vedere l'educazione dei figli come una scelta valida. "La maternità è stata ampiamente svalutata", afferma. “Se dico 'sono una madre' non ho alcun compenso sociale. Se dico: "Sono una donna in carriera", è diverso. Ci deve essere gratificazione sociale per chi dice: “Sono una madre”.
Tumblr media
Il tasso di fecondità in Italia — appena 1,24 figli per donna — è uno dei più bassi d'Europa e lo è da anni © Linda Scuizzato/FT Il calo del tasso di natalità, unito all'elevato numero di arrivi di migranti privi di documenti dall'Africa e dall'Asia, alimenta anche una retorica più brutta. Una controversa recente copertina del settimanale conservatore Panorama raffigurava una mappa dell'Italia piena di foto di persone di colore e donne con copricapo musulmano e il titolo: "Italia senza italiani". Ha provocato scalpore sui social media, con i critici che lo hanno definito razzista. Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida ha pubblicamente avvertito che gli italiani saranno a rischio di un'imminente "sostituzione etnica" a meno che un numero maggiore di loro non abbracci la genitorialità. “Gli italiani stanno facendo meno figli, quindi li stiamo sostituendo con qualcun altro”, ha detto Lollobrigida, che è il cognato di Meloni, a una conferenza sindacale. Eppure economisti e demografi sono scettici sul fatto che gli incentivi finanziari e la propaganda a favore della maternità saranno sufficienti per aumentare il numero delle nascite in una società in cui allevare figli è spesso considerata incompatibile - sia ideologicamente che praticamente - con i lavori retribuiti. Ciò di cui le donne italiane hanno davvero bisogno per avere più figli, sostengono le accademiche femministe, sono migliori opportunità di lavoro e più sostegno sia da parte dello stato – sia degli uomini nelle loro vite – per aiutarle a conciliare il lavoro con la vita familiare. I critici temono che il governo di destra di Meloni veda invece la crisi della fertilità italiana attraverso una lente "patriarcale" che si concentra sul rendere finanziariamente più fattibile per le donne restare a casa per crescere i figli. “Dicono molto sulle famiglie e sull'aiutare le donne a essere madri, ma non sulla spinta all'occupazione femminile”, afferma Azzurra Rinaldi, economista dell'Università La Sapienza di Roma. "Il quadro è molto chiaro: il tuo compito principale qui è quello di essere una madre." Ci vuole un villaggio L'ultimo baby boom in Italia, con tassi di fertilità ben al di sopra del tasso di 2,1 che i demografi considerano necessario per sostenere la popolazione, è stato durante il "miracolo economico" del secondo dopoguerra, un periodo di crescita robusta e ottimismo sociale. Al suo apice nel 1964, l'Italia ha registrato 1 milione di nascite. Ma le consegne sono diminuite costantemente dagli anni '70, poiché le donne più istruite hanno ritardato la maternità per entrare in un mercato del lavoro difficile. «Le donne hanno cercato di consolidarsi prima nel mercato del lavoro e poi di mettere su famiglia», racconta Maria Rita Testa, demografa della Luiss di Roma. Altri paesi europei, come Svezia, Germania e Francia, hanno risposto a tendenze simili aumentando l'assistenza all'infanzia statale, promuovendo il lavoro flessibile e incoraggiando la parità di genere tra le coppie. Ciò ha dato i suoi frutti in quello che Rinaldi, l'economista, chiama un "circolo virtuoso" di più donne che lavorano e allevano figli. In tutta Europa oggi, una maggiore fertilità è correlata a tassi di occupazione femminile più elevati, sia a causa delle maggiori aspirazioni delle donne sia perché crescere i figli con un unico reddito è difficile. L'Italia, tuttavia, ha il tasso di occupazione femminile più basso dell'UE, con poco meno del 52% di donne in età lavorativa occupate, circa 20 punti percentuali al di sotto della Germania.
Tumblr media
Ci si aspetta che la popolazione torni ai livelli del 1960 a metà secolo A differenza di altre nazioni europee, l'Italia si è aggrappata all'idea che i bambini debbano stare a casa con le loro madri fino all'inizio della scuola all'età di 6 anni. Ciò ha avuto un impatto demografico: delle donne italiane nate nel 1980, oltre il 22 per cento non ha figli, rispetto a solo il 15 per cento che rimane senza figli in Francia. «L'Italia non ha fatto quasi nulla», dice Testa della Luiss. "L'unico aiuto esterno che le donne avevano era dai loro genitori e dai loro suoceri". Oggi, i posti negli asili nido statali rimangono scarsi mentre l'assistenza privata è così costosa da consumare una grossa fetta dei guadagni delle donne. Le cose non diventano più facili man mano che i bambini crescono. Le scuole medie, per i ragazzi dagli 11 ai 14 anni, in genere terminano alle 13:00 e non hanno né mense né attività di doposcuola in loco. “Tutto è costruito con l'idea che le mamme siano a casa”, dice Maria Letizia Tanturri, demografa dell'Università di Padova e lei stessa madre lavoratrice. Sebbene le donne italiane senza figli lavorino al tasso medio europeo, le madri tendono ad abbandonare il lavoro o sono costrette a contratti part-time o a breve termine. Quindici anni dopo la nascita del primo figlio, secondo la Banca d'Italia, le madri che lavorano guadagnano solo la metà di quanto guadagnano le loro controparti senza figli di età, competenze e salari iniziali simili.
Tumblr media
La dott.ssa Maria Teresa Gervasi dell'Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova afferma che le donne stanno ritardando la nascita dei figli perché temono la mancanza di sostegno del governo per le madri che lavorano © Linda Scuizzato/FT "Ho pazienti che, avendo avuto due figli, hanno deciso di restare a casa perché non ce la facevano più a farlo", dice Gervasi, l'ostetrico. La Meloni ha lamentato che molte donne “non possono realizzare il loro desiderio di maternità senza dover rinunciare alla realizzazione professionale”. Ma ha anche inviato segnali complicati sui ruoli delle donne. Molte femministe sono rimaste costernate dal fatto che il premier abbia portato sua figlia Ginevra al vertice del G20 a Bali e hanno chiesto perché, pur rappresentando l'Italia sulla scena mondiale, la Meloni dovesse essere anche la prima badante e se il padre della bambina non avrebbe potuto aiutarla. Il premier si è scagliato con rabbia su Facebook dichiarando: “Ho il diritto di fare tutto quello che posso per questa nazione senza privare Ginevra di una madre”. Il modo in cui tali pressioni influenzano la fertilità delle donne è ora al centro di un dibattito pubblico, con libri come Non è un paese per le madri dello scorso anno — che esamina il pesante tributo della maternità sulle prospettive economiche delle donne italiane — e I bambini che non voglio, saggi sulla decisione di diventare un genitore o rimanere senza figli. Roccella, che ora ha 69 anni, sostiene che l'Italia ha bisogno di una "rivoluzione culturale" per rendere più facile per le donne perseguire la realizzazione personale e professionale. "La mia generazione era multitasking: abbiamo cercato di fare tutto", dice il ministro. “Oggi le ragazze sono stufe. Giustamente non vogliono fare il doppio di quello che fanno gli uomini . . . Non vogliono fare tutti i sacrifici che abbiamo fatto - e hanno ragione". Eppure non è chiaro come il governo Meloni intenda aiutare. Finora ha dimezzato l'Iva sui prodotti per l'infanzia come pannolini e omogeneizzati; esteso nuovo sostegno finanziario per le famiglie con quattro figli o più; e tagliare le tasse sui fringe benefit per i dipendenti con figli. Queste mosse integrano un programma lanciato dal precedente governo nel 2021 per dare ai genitori assegni mensili - da € 50 a € 175, a seconda del reddito familiare - per ogni figlio dalla nascita fino all'età di 21 anni. Tuttavia, i piani per spendere 4 miliardi di euro dai 200 miliardi di euro erogati dall'UE del fondo per la ripresa del Covid dall'Italia in nuove strutture per l'infanzia, con posti per circa 264.000 bambini sotto i sei anni, sono molto in ritardo rispetto al programma.
Tumblr media
I posti negli asili nido statali restano scarsi mentre l'assistenza privata è così costosa da consumare una grossa fetta dei guadagni delle donne © Daniele Badolato/Juventus FC/Getty Images Roma sta spingendo i datori di lavoro ad adottare politiche favorevoli alla famiglia, come il lavoro flessibile e l'assistenza all'infanzia in loco, ma questo va solo così lontano in un'economia ancora dominata da piccole e medie imprese a conduzione familiare. In Italia, più di un terzo dei lavoratori sono lavoratori autonomi o precari a tempo determinato. Anche se la Meloni invita gli italiani a “riscoprire la bellezza di essere genitori”, il suo governo vede ancora la genitorialità come un privilegio a cui alcune persone, come i membri della comunità LGBTQ e le donne single, non hanno diritto. In Italia, la fecondazione in vitro è legalmente disponibile solo per le coppie sposate eterosessuali, restrizioni che il governo non ha intenzione di allentare. “Qualunque siano le scelte legittime e le libere inclinazioni di ciascuno . . . tutti nasciamo da un uomo e da una donna”, dice la Meloni. “I bambini non sono prodotti da banco che puoi ritirare, come se fossi al supermercato”. “Abbiamo bisogno di persone” A Padova, molte giovani donne - scoraggiate dagli stereotipi tradizionali e dalle schiaccianti aspettative sociali delle madri - credono che avere un figlio richieda un sacrificio di livello che non sono disposte a fare. «Qui si considera che se diventi mamma perdi la vita», dice Tanturri, demografo universitario. "Questa è la narrativa che le persone vedono dalle generazioni più anziane". La scrittrice Marta Zura-Puntaroni, 35 anni, si è trasferita tre anni fa nel centro storico della città per raggiungere il fidanzato, studioso dell'università. Ha visto alcuni dei suoi amici lottare con l'isolamento e la sfida di stare al passo con il lavoro da quando ha avuto figli. Non ha alcun desiderio di seguire l'esempio. "Non sento mai il bisogno di avere figli", dice Zura-Puntaroni, autrice di un romanzo e due memorie. “Anche se il mio partner è un meraviglioso essere umano – una femminista, una cuoca e tutto il lavoro domestico è metà e metà – non credo che sarebbe lo stesso se avessimo un bambino. La parte principale dell'educazione dei figli è sempre sulla madre, anche adesso . . . Non dovrebbe cambiare il suo stile di vita così profondamente come me.
Tumblr media
Marta Zura-Puntaroni, scrittrice e influencer sui social media, afferma di non avere alcun desiderio di avere un figlio e i cambiamenti nello stile di vita che ciò comporterebbe © Linda Scuizzato/FT La precarietà del lavoro preoccupa anche le donne più giovani. Zura-Puntaroni, che guadagna anche come influencer sui social media, indica un'amica, consulente di comunicazione, che ha perso un contratto di lunga data con un grande marchio subito dopo il parto. "Molti di noi sono freelance, quindi non è un compito facile decidere di avere un bambino", dice. “Non sono in una brutta situazione con i soldi, ma il mio stile di vita sarebbe molto diverso. Tutti i soldi che ho speso per me stesso, per la casa, i viaggi, il vino - tutti i miei piccoli lussi - sarebbero andati al bambino. Dall'altra parte della città, il vivace quartiere dell'Arcella ospita molti dei 36.000 immigrati tra i 209.000 residenti di Padova. È una delle poche aree in cui le aule e i campi da gioco sono pieni. Il consigliere comunale Francesca Benciolini afferma che il quartiere etnicamente vario è una parte vitale della città, e si irrita per la retorica anti-migranti allarmista proveniente da Roma. "L'Italia è un luogo che fin dall'inizio è stato in contatto con tutti i popoli del Mediterraneo", dice. “Fa parte della nostra storia. Ora, pensiamo di avere una sostituzione etnica? È pazzesco." Maria Castiglioni, demografa dell'Università di Padova, afferma che l'Italia dovrà riconciliarsi con l'immigrazione come parte della risposta al peggioramento della carenza di manodopera e ai problemi demografici. "Abbiamo bisogno di persone", dice. “Sì, questo deve essere regolamentato, ma su base pratica. Siamo troppo ideologici. Read the full article
0 notes