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#alberto arbasino
garadinervi · 7 months
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Giro a vuoto. Le canzoni di Laura Betti, All'insegna del Pesce d'Oro, Milano, 1960 [Gilibert Libreria Antiquaria, Torino. Centro Apice (Archivi della Parola, dell'Immagine e della Comunicazione Editoriale), Università degli studi di Milano, Milano]
Texts: Letizia Antonioni, Alberto Arbasino, Giorgio Bassani, Billa Billa, Gian Piero Bona, Dino Buzzati, Italo Calvino, Camilla Cederna, Ennio Flaiano, Franco Fortini, Fabio Mauri, Alberto Moravia, Gino Negri, Goffredo Parise, Pier Paolo Pasolini, Ercole Patti, Mario Soldati,
Published on the occasion of Giro a vuoto, (recital), Curated by Filippo Crivelli, Teatro Valle, Roma, March 31, 1960, debut at Teatro Gerolamo, Milano, January 27, 1960
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rideretremando · 9 months
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"Chi possiede, per dote naturale o sociale, esercizio misurato o inganno, la forza di attrarre l’altro, possiede anche un potere sull’altro, almeno fintantoché non soggiace lui stesso alla legge dell’attrazione reciproca. L’asimmetria e la non reciprocità permettono al seduttore d’introdurre nel rapporto erotico non la violenza, ma il calcolo e la finzione, ossia la possibilità di manipolare l’altro a piacimento e con il suo consenso. Questa manipolazione può servire vari scopi ed essere esercitata da diverse tipologie di individui. Dall’Ottocento in poi, il seduttore ha abbandonato i panni aristocratici del libertino, per assumere spesso quelli del nullatenente, ambizioso e cinico, uomo o donna, che attraverso il suo potere di seduzione tenta di farsi strada nella vita. L’avventura erotica è, in questi casi, l’occasione di un riscatto sociale e di un rovesciamento dei ruoli: chi è socialmente più forte, per status, ricchezza e cultura, si può trovare in una posizione di debolezza, dipendenza e sottomissione di fronte all’amante."
Andrea Inglese
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erosioni · 2 years
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Italo Calvino, Gore Vidal, Alberto Arbasino, Ravello, 1983.
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gregor-samsung · 2 years
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“ Non è stato un affare lungo, certo, il matrimonio è durato dieci volte meno del fidanzamento, e mi vengono ancora in mente certi giorni quelle befane madri delle sue amiche dove mi tirava quando la faccenda era diventata ufficiale, e come si scioglievano a parlare di coppia felice e di fausti presagi. Che profetesse del cavolo, non ne hanno azzeccata neanche una per caso. Ci siamo visti l’ultima volta qualche anno fa quando il divorzio è diventato esecutivo in Italia, mi era sembrato che lei avesse voglia di stare un po’ insieme a parlare, ma è stata tutta una cosa frettolosa e incolore, a me poi per il freddo scappava di andare al gabinetto, e quindi sono venuto via subito. Non riuscirò mai a dimenticare il suo contegno da schiaffi con mia madre ammalata. Noi da fidanzati avevamo finito per diventare una coppia quasi proverbiale, sempre insieme, era cominciato a scuola, e ripensandoci adesso mi accorgo di tutto quel che ha fatto quella vedovona cavallona di sua madre per sbatterci insieme a qualunque costo. Il grosso errore è stato di sposarla subito dopo la laurea; eppure non avevo aspettato altro per anni, ma poi è stata la solita storia: credevo di conoscerla. Lei probabilmente ci aveva sopravalutati; però io allora non potevo mantenerla, dovevamo per forza stare tutti insieme con la mamma paralizzata sulla sua carrozzella e mia sorella inacidita curandola che accumula accumula e ogni tanto scatta. Lei aveva la pretesa di mettersi subito nel gruppo delle signore di piazza Viscontina e vivere come loro, ma quelle avevano una certa età, più di noi, mariti avviatissimi, una posizione finanziaria solida; che se lo levasse dalla testa. Per di più il vecchio padre è mancato poco dopo, e quando muore un professionista che non ne ha molti è un disastro per chi rimane. Respinto lontano sempre più lontano il giorno in cui avremmo potuto vivere in una casa solo nostra, con una certa larghezza di mezzi, sono cominciate le scene interminabili, i voglio vivere la mia vita. Le piace troppo quello che piacerebbe a tutti: viaggiare, i vestiti, bella casa, far niente e uscire alle undici e mezza. Col suo carattere duro e forte picchiare non era più sufficiente, si sarebbe dovuto ammazzarla, come si fa a cambiare la testa alle persone. Così se ne andava, ma sì, che se ne andasse, separazione legale, e che facesse la troia non mi importava certo più, a un certo punto fatti tutti i calcoli mi è convenuto piantarle lì un bel divorzio estero, e ci sono riuscito appena in tempo. Adesso qui civilmente mi potrei risposare. “
Brano tratto da I blue jeans non si addicono al signor Prufrock, dalla raccolta di racconti:
Alberto Arbasino, Le piccole vacanze, Einaudi (collana Nuovi Coralli n° 5), 1971² [1ª ed.ne 1957]; pp. 54-55.
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queerographies · 4 months
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[Arbasino A-Z][Andrea Cortellessa]
Clicca qui per acquistare il libro Titolo: Arbasino A-ZA cura di: Andrea CortellessaEdito da: ElectaAnno: 2023Pagine: 328ISBN: 9788892824195 Alberto Arbasino è l’ottavo protagonista della collana “Enciclopedie” di Electa dopo Savinio, Rodari, Steinberg, Woolf, Cocteau, Scialoja e Calvino. Nella sua opera, quantitativamente sterminata, Arbasino si è posto il compito ciclopico di archiviare la…
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chez-mimich · 6 months
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Quale delle fotografie della mostra “Maria Callas, ritratti dall’archivio Publifoto Intesa Sanpaolo” aperta da qualche settimana alle Gallerie d’Italia di Milano rappresenta di più l’Upupa, come la battezzò Alberto Arbasino? Ognuno potrà scegliere la sua. Forse non questa, ma a me piace celebrare i 100 anni dalla nascita con questa foto il cui “punctum”, come lo chiamava Roland Barthes, non è il soggetto dello scatto, la stessa Callas. Non è nemmeno la sua segretaria, così diversa dalle accompagnatrici di oggi, dai body guard, ecc. è una foto di una straordinaria quotidianità, dove la divina indossa un sontuoso (e ormai politicamente scorrettissimo) pelliccione. Ma la misura del suo divismo non è dentro di lei, ma accanto, nella testa dell’uomo che si gira per guardarla probabilmente avendola riconosciuta in una via di Milano a pochi passi dalla “sua” Scala…
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crazy-so-na-sega · 2 months
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Erano gli anni delle 'cause' ricavate da "Paese Sera": ogni sera Elsa Morante arrivava in trattoria agitando "Paese Sera" e strillando che era uno scandalo e bisognava mobilitarsi, una volta per la bomba atomica, un'altra per i gatti di Roma. E il giorno dopo, al telefono Gadda: "Ha urlato parecchio anche ieri sera? Ho fatto bene a non uscire"
-Alberto Arbasino
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unfilodaria · 2 years
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Malexandre Fouet dtporoSesn600 h t65ti2tt72ct432g5m
55a88t37766192lt 7 08l4l716ih · “Il sonno della ragione produce ministri.”
Alberto Arbasino – “Matinée”
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abatelunare · 2 years
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Trasparenze
Penso che un po’ traspaia dal mio modo di scrivere. Io credo nella scrittura come gioco, bisticcio, rovesciamento carnevalesco della realtà, maionese preparata fino a fare impazzire le uova. Nella mia formazione culturale figurano i grandi umoristi, quelli che adesso si snobbano perché giudicati probabilmente non degni d’essere conosciuti. Ci sono Achille Campanile, Ennio Flaiano, Leo Longanesi, Marcello Marchesi, Toti Scialoja, Gino Patroni. Ci sono pure i cultori della scrittura sospesa fra Barocco e Sarcasmo: Carlo Dossi, Giuseppe Marotta, Alberto Arbasino, Carlo Emilio Gadda. Insomma, dentro di me c’è un sacco di gente. E spero umilmente di non averli mai fatti pentire di me con le mie stupidate in prosa e non. Il mio scopo è divertire deivertendomi. O viceversa. Che tanto è lo stesso.
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Iaia Forte, vi racconto il mondo pop di Arbasino Show
“Alberto Arbasino mi ha conquistato con i suoi scritti. Con il suo non voler essere politically correct. Anche per la bulimia nella scrittura e per quella sua vocazione ‘pop'”. Così Iaia Forte racconta all’ANSA Arbasino Show, spettacolo al debutto il 24 settembre alla III edizione del Festival Internazionale di Capri – Il canto delle sirene, nato per i sessant’anni di Fratelli d’Italia, il libro…
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garadinervi · 7 months
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Allegato a Giro a vuoto [Le canzoni di Laura Betti], All'insegna del Pesce d'Oro, Milano, 1960 [Centro Apice (Archivi della Parola, dell'Immagine e della Comunicazione Editoriale), Università degli studi di Milano, Milano]
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rideretremando · 10 months
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Una pagina scritta più di 50 anni fa (lui è rimasto con lei la notte e poi è sparito...)
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3naess · 2 years
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I sussidi cronicizzano i problemi. Ristoro chiama ristoro, aiuto chiama aiuto. A un certo punto, nel suo «Fratelli d’Italia» (per i più giovani: non si tratta di un manifesto elettorale), Alberto Arbasino sospira: «E tutti lì ad aspettare che vengano elargite provvidenze, per il solo fatto che loro se le stanno aspettando». La ragione per aspettarsi un nuovo aiuto è semplicemente il fatto che si sia beneficiato di un aiuto precedente. È la natura della politica: un sussidio, un beneficio, finisce a esseri umani in carne e ossa che non se ne separeranno facilmente e che a un certo punto cominceranno a considerarlo un «diritto».
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fashionbooksmilano · 2 years
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I viaggi perduti
La fotografia vista da Alberto Arbasino
a cura di Daniela Palazzoli
Bompiani, Milano 1986, 190 pagine,  23,5 x 22,5 cm.,
euro 30,00
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Museo di Roma - Palazzo Braschi  Roma 28 gennaio 10 marzo 1986
''I Viaggi Perduti' di Alberto Arbasino sono la ricostruzione ideale di un grand tour in Europa e in Oriente attraverso le immagini di luoghi ormai irrimedialmente trasformati"
“I viaggi perduti, quindi, non sono solo uno sguardo nostalgico su un mondo a cui non si può ritornare, ma l' omaggio a un modo di guardarlo e di guardare, magari con le coatte miopie a cui la tecnica dell' epoca costringeva - il dagherrotipo, per i suoi tempi di posa che non riuscivano a fissare le persone in movimento, spopolò a lungo le strade e le città sembravano tutte percorse da una nube purpurea -, ma con più voglia di scoprire. La Firenze degli Alinari e di Brogi, la Napoli di Sommer, la Parigi di Atget, l' Inghilterra di Fox Talbot sfilano con bellezze che non esistono più e orrori che non esistono ancora, più esotiche, nella loro intatta bellezza, delle mete classiche dei grandi viaggiatori ottocenteschi: la Grecia dei templi, l' Egitto, la Palestina, il remoto Oriente. Ai nostri occhi di oggi sono quasi più esotiche della remota Assuan o della favolosa Benares la Milano con il Duomo che svetta tra le case bassotte o San Pietro che fronteggia gigantesca la Spina dei Borghi. Sono ancora più inedite e strane e inconsuete le belle città mitteleuropee - Norimberga, Colonia, Budapest - in cui senti che non è ancora passata quella livellatrice di culture, gusti, architetture e destini che è stata la guerra. E dopo tanta nostalgia e "invitation au voyage", è a un involontario pensiero di guerra - o di pace - che costringe l' ultima fotografia della mostra: una lunga immagine, formata da tre scatti, attribuita a Felice Antonio Beato, in data 1863. E' veramente, questo, un viaggio perduto: per sempre. E' la baia di Nagasaki, serena, con le sue casette, i suoi colli, i suoi velieri. Una qualsiasi giornata di un passato pieno di grazia, prima di quell' estate di quarant' anni fa.”  Irene Bignardi  La Repubblica 1985
18/12/21
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gregor-samsung · 3 years
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“ Noi uscivamo con le biciclette a percorrere il bianco ottovolante delle strade su e giù per le colline, in discesa vincevo io la gara col trenino singhiozzo. Almeno mezza giornata passava così. Avevamo fanali con la dinamo e portapacchi d’alluminio. Abbiamo imparato il francese e l’inglese scendendo in città ogni lunedì mercoledì e venerdì dopo colazione, per anni, io e Mira e tanti fratellini e sorelline e altri piccoli da raggiungere il numero di nove. Mademoiselle Pinoteau ci scaglionava a gruppetti di due o tre nel corso del pomeriggio, e in quelle lezioni facevamo soltanto chiacchiere, indifferentemente nell’una o nell’altra lingua, però con proibizione di usare anche una sola parola italiana, non avevamo compiti a casa di nessun genere, per non sovraccaricarci oltre a quelli di scuola, però lavoravamo secondo il tempo e la voglia, riassumendo per iscritto i più piccoli Perce-Neige o Petit Poucet capitolo per capitolo, io invece traducevo in prosa nell’altra lingua le liriche di Shelley o Les Fleurs du Mal. Mira andava cercando cotoni per sua madre, io dopo scovato un banjo in un negozio musicale avevo pure qualche lezione per imparare a suonarlo, la sorella di Mira che era più vecchia di lei aveva la bicicletta più bella, con specchietto retrovisivo sul manubrio, e andava a comprare la carne di frodo, al ritorno si fermava nel caffè di Leone a bere frappè sotto il tendone di tela e a raccontarsi storie col professor Bo e col dottor Piovene, e non la si vedeva più. Tutti, prima e dopo la lezione di lingue, ci asserragliavamo nell’unico cinema pomeridiano polverosissimo a vedere due film e parecchi cortometraggi; a tardissima ora una gara di inseguimento ci riportava a casa attaccati ai camion sotto gli occhi pieni di terrore delle madri che ci sorpassavano in autobus. “
Brano tratto da Distesa estate, dalla raccolta di racconti:
Alberto Arbasino, Le piccole vacanze, Einaudi (collana Nuovi Coralli n° 5), 1971² [1ª ed.ne 1957]; pp. 14-15.
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queerographies · 3 years
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[Stile Alberto][Michele Masneri]
In "Stile Alberto" Michele Masneri ci guida in questo Google Maps degli infiniti mondi arbasiniani fra gran lombardi, ambasciatori, Gianni Agnelli, Truman Capote, l’Italia gay tra gli anni Cinquanta e oggi, e Gadda e Pasolini e Tondelli.
Alberto Arbasino (1930-2020) non è stato solo uno dei più grandi scrittori del Novecento italiano ma è stata una colossale «macchina di stile». Michele Masneri ci guida con una scrittura divertita e divertente in un paese scomparso dove l’opera-mondo arbasiniana funge da Google Maps fra gran lombardi, ambasciatori, nobiltà («a Roma gli unici esseri parlabili – e format esportabili – son sempre…
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