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#gola vera
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I kada činim ružne stvari I kad odlepim pa preterujem Oprosti mi to moj stari Jer makar verujem da verujem
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haiku--di--aliantis · 5 months
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T'arriva all'improvviso e cambi tutto. Giri la tua vita repentinamente di novanta gradi... all'insù! Sono l'ispettrice regionale di una multinazionale alimentare. Sposata, due bimbi piccoli, un marito d'oro: bello come un ballerino, dal fisico perfetto e molto intelligente. Generoso e con un ottimo lavoro. Innamorata persa e gelosa di lui. Una volta a settimana ispeziono tutti i punti vendita delle due province a me assegnate. E gestisco gli altri due colleghi in regione.
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A volte, per coprire qualche assenza, devo andare io stessa in una provincia non di mia competenza. Nel corso di una di queste supplenze ho conosciuto Laura: una semplice cassiera cinquantenne. Divorziata. Tre figli grandi. Morbida, culo generoso, bassina. Cellulite sulle cosce, nasino... asimmetrico! Quinta di seno. Capelli corti e occhi che ti bucano. Non dice una parola che sia una. Però sorridendo, lei incredibilmente sprigiona molto eros e voglia di essere amata.
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Almeno questo è quello che mi ha colpita sin dalla prima volta che l'ho vista. Certo, non è una top model. Eppure me ne sono invaghita. Ho fatto carte false, per rimescolare le provincie tra noi tre, così da includere il suo supermercato nel mio giro. Sono tornata più spesso del necessario a ispezionare quel punto vendita, con scuse varie. Da Laura ottenevo di volta in volta, chiedendoli con nonchalance, i suoi turni. Un giorno ha capito, è avvampata e ha abbassato gli occhi.
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Aveva voglia di me anche lei, era evidente. Ero fuori di senno e le ho chiesto di vederci. Mi ha chiesto con voce tremante ma piena di passione se fossi impazzita: le ho detto di si! Che la desideravo. Tra mille suoi e miei scrupoli ci siamo viste a casa sua. Una mattina. Abbiamo iniziato immediatamente a fare sesso. Ho scoperto che posso essere innamorata e gelosissima di mio marito, ma anche di essere disperatamente cotta di Laura. Non posso vivere senza leccarle il seno e la passera. Ho sete del suo liquore vaginale.
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Al solo pensarla ho un tuffo al cuore e mi bagno. Ci scambiamo messaggi, foto e clip assolutamente disdicevoli. Voglio il suo odore intimo sul mio viso. Desidero che mi succhi il seno, mentre mi sgrilletta e mi fa sua. Lei è una cosiddetta 'lima sorda', cioè nella quotidianità appare calma, silenziosa, umile e remissiva. Ma con me diventa una vera domina. Mi comanda. Esige obbedienza immediata e mi fa fare cose assurde, che ho man mano imparato a desiderare di compiere. Devo presentarmi a lei sempre già con il collare e il guinzaglio.
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Non vuole trovare neppure un pelo, sul mio corpo. E deve sentirsi libera di sgridarmi, torturare i miei capezzoli, di palettare, frustare e mordere il mio culo. E io per questo lo voglio rosso. Con evidenti tracce e segni. Devo sempre trovare il modo di non farmi scoprire da mio marito. Ma per me è facile: mi basta inginocchiarmi e fargli un pompino, che lui placa le sue voglie di esplorarmi.
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Ho imparato ad apprezzare di essere schiava intimamente e mio marito mi sfrutta appieno anche lui. Anche perché Laura m'ha insegnato a prendere un uccello di gomma tutto in gola fino alla radice, senza dar di stomaco. E lui è felicissimo: ho ingoiato più sperma in questi tre mesi di quanto non ne abbia preso in corpo in otto anni, tra fidanzamento e matrimonio. Laura: uno strano incontro, sul mio percorso. Che vera droga...
Aliantis
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Strange meeting (Bill Frisell)
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anima-complicata-80 · 2 months
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~La solitudine...~ (Pier Paolo Pasolini)
"Bisogna essere molto forti
per amare la solitudine; bisogna avere buone gambe
e una resistenza fuori dal comune; non si deve rischiare
raffreddore, influenza e mal di gola; non si devono temere
rapinatori o assassini; se tocca camminare
per tutto il pomeriggio o magari per tutta la sera
bisogna saperlo fare senza accorgersene; da sedersi non c’è;
specie d’inverno; col vento che tira sull’erba bagnata,
e coi pietroni tra l’immondizia umidi e fangosi;
non c’è proprio nessun conforto, su ciò non c’è dubbio,
oltre a quello di avere davanti tutto un giorno e una notte
senza doveri o limiti di qualsiasi genere...
Invecchiando, però, la stanchezza comincia a farsi sentire,
specie nel momento in cui è appena passata l’ora di cena,
e per te non è mutato niente: allora per un soffio non urli o piangi;
e ciò sarebbe enorme se non fosse appunto solo stanchezza,
e forse un po’ di fame. Enorme, perché vorrebbe dire
che il tuo desiderio di solitudine non potrebbe essere più soddisfatto
e allora cosa ti aspetta, se ciò che non è considerato solitudine
è la solitudine vera, quella che non puoi accettare?
Non c’è cena o pranzo o soddisfazione del mondo,
che valga una camminata senza fine per le strade povere
dove bisogna essere disgraziati e forti, fratelli dei cani..."
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musicaintesta · 8 months
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Bisogna essere molto forti
per amare la solitudine; bisogna avere buone gambe
e una resistenza fuori dal comune; non si deve rischiare
raffreddore, influenza e mal di gola; non si devono temere
rapinatori o assassini; se tocca camminare
per tutto il pomeriggio o magari per tutta la sera
bisogna saperlo fare senza accorgersene; da sedersi non c’è;
specie d’inverno; col vento che tira sull’erba bagnata,
e coi pietroni tra l’immondizia umidi e fangosi;
non c’è proprio nessun conforto, su ciò non c’è dubbio,
oltre a quello di avere davanti tutto un giorno e una notte
senza doveri o limiti di qualsiasi genere. Il sesso è un pretesto. Per quanti siano gli incontri
– e anche d’inverno, per le strade abbandonate al vento, tra le distese d’immondizia contro i palazzi lontani,
essi sono molti – non sono che momenti della solitudine;
più caldo e vivo è il corpo gentile
che unge di seme e se ne va,
più freddo e mortale è intorno il diletto deserto;
è esso che riempie di gioia, come un vento miracoloso,
non il sorriso innocente, o la torbida prepotenza
di chi poi se ne va; egli si porta dietro una giovinezza
enormemente giovane; e in questo è disumano,
perché non lascia tracce, o meglio, lascia solo una traccia
che è sempre la stessa in tutte le stagioni. Un ragazzo ai suoi primi amori
altro non è che la fecondità del mondo.
È il mondo così arriva con lui; appare e scompare,
come una forma che muta. Restano intatte tutte le cose,
e tu potrai percorrere mezza città, non lo ritroverai più; l’atto è compiuto, la sua ripetizione è un rito. Dunque la solitudine è ancora più grande se una folla intera
attende il suo turno: cresce infatti il numero delle sparizioni –
l’andarsene è fuggire – e il seguente incombe sul presente
come un dovere, un sacrificio da compiere alla voglia di morte. Invecchiando, però, la stanchezza comincia a farsi sentire,
specie nel momento in cui è appena passata l’ora di cena,
e per te non è mutato niente: allora per un soffio non urli o piangi;
e ciò sarebbe enorme se non fosse appunto solo stanchezza,
e forse un po’ di fame. Enorme, perché vorrebbe dire
che il tuo desiderio di solitudine non potrebbe essere più soddisfatto
e allora cosa ti aspetta, se ciò che non è considerato solitudine
è la solitudine vera, quella che non puoi accettare?
Non c’é cena o pranzo o soddisfazione del mondo,
che valga una camminata senza fine per le strade povere
dove bisogna essere disgraziati e forti, fratelli dei cani.
Pierpaolo Pasolini
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elperegrinodedios · 8 months
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Storie ed emozioni della domenica.
Dal Grande Spirito allo Spirito Santo.
Tatanka, taverna del pellegrino, oasi di pace. 📷
Ancora ateo ma molto provato dagli eventi. Non mi ero ancora convertito, e stavo attraversando il periodo più duro della mia vita. Ma nonostante tutto avevo dei punti fermi su cui appoggiarmi e molti amici che mi sostenevano, conoscendo le cause delle mie sofferenze. Subivo ingiustizie da parte di chi invece, avrebbe dovuto aiutarmi. Le cause? Avevo acquistato un luogo che non avrei dovuto prendere io, già, faceva gola ai qualcuno dei potenti che amministravano il Comune e ad altri che in teoria avrebbero dovuto stare neutri.
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Era ridotto cosi quando l'ho acquistato io ma era al centro del paese e in più confinava con quella che si può ben vedere, un'antica chiesa del 1700 circa, ancora diroccata e sconsacrata. Divieti su divieti, ma nonostante aver dovuto rinunciare a molte delle strutture che avevo nei programmi come per esempio una piscina, alla fine questo è stato il prodotto che sono riuscito ad ultimare. Avevo due squadre in serie "A" sia maschile che femminile e i campi di calcetto erano necessari.
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Non mi fecero muovere più di cosi e non potetti più avere nessun altro permesso, nel frattempo avevano ristrutturato e riconsacrata la chiesa. E cosi, come funzionava anticamente, mi ritrovai contro Sindaco e Comune, Chiesa, clero e Belle Arti con il naturale coinvolgimento dell'arma dei carabinieri. Sindaco comunista (Peppone) prete (Don Camillo)...si voglio finire questo post con il sorriso sulle labbra pensando che è solo passato e che seppure in venticinque anni di soprusi che in Italia conosciamo bene, forse proprio per tali sofferenze, io là ci ho incontrato, e conosciuto e ricevuto il Signore nel mio cuore e nella mia vita.
Nello stesso periodo dunque, iniziò la mia storia come pellegrino e mi ritrovai come d'incanto ad essere un uomo davvero felice. Avevo con me il Fratello e l'Amico come Guida, e tutte le Vie del mondo da percorrere in libertà. La vera Libertà!
lan ✍️🗝
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susieporta · 2 months
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Ho paura, avendo una malattia degenerativa, di rimanere su un letto per il resto dei miei giorni senza alcuna autonomia ed essendo di peso alle persone che mi stanno intorno. Per lo stesso motivo ho paura dell'intervento che dovrò affrontare entro un mese da ora. Ho paura dell'anestesia, dei possibili danni permanenti, della cicatrice, di perdere la mia voce. Ho paura perché devo tagliarmi tutti i capelli e non so se, guardandomi allo specchio, mi riconoscerò. Ho paura degli incidenti stradali perché il mio primo ragazzo è morto in un incidente stradale, ho paura della povertà e dei debiti perché sono stata con l'acqua alla gola troppe volte, ho paura delle morti inspiegabili perché persone alle quali ho voluto bene sono morte in circostanze non chiare, ho paura della gente aggressiva e che urla, perché ho subito urla e aggressività. Ho paura dei terremoti perché ho partorito durante un terremoto, ho paura delle altezze. E dunque non amo le montagne che mi piace immaginare, ma solo dalla pianura. Ho paura delle droghe pesanti perché amici ne sono morti, e se sono sopravvissuti, sono diventati altro da sé. Ho paura di non provare piu nessun tipo di gioia e di desiderare solo il silenzio e la fine di tutto perche so cos'è la depressione, quella vera, non quella detta per dire, tipo: "oggi mi sento depresso". Ho paura delle bugie, dei raggiri, delle ossessioni altrui, delle persone che vogliono prevaricarmi, ho paura delle vespe perché sono allergica al loro veleno, ho paura di non saper rispondere in modo empatico a chi mi chiede aiuto, ho paura della violenza verbale, della malafede, dell'angoscia generale che vedo in giro, delle facce incazzate che evitano lo sguardo e il contatto fisico, ho paura della tristezza, soprattutto quella altrui - la mia la conosco -, ho paura della rabbia che genera altra rabbia, ho paura della paura perché sono stata una bambina immortale che si sporgeva dalle finestre e andava in bici senza mani e un giorno mi sono scoperta vulnerabile. Non ho paura del sangue, delle ossa rotte, degli ospedali che anzi mi fanno sentire accudita e protetta, non ho paura dell'invisibilità, del fallimento, degli errori, delle sfide, delle aggressioni, degli attacchi terroristici e della morte. Quella mi spiacerebbe soltanto in relazione a mio figlio e all'idea di non poterci più essere per lui, non poterlo ascoltare mentre impara a suonare il pianoforte e a leggere ad alta voce. Grazie di cuore a tutti quelli che mi hanno risposto ieri e oggi mettendo a nudo le loro "ferite", piccole e grandi. GRAZIE.
Simona Vinci
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accidentiaituoiocchi · 5 months
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Ci si abitua a tutto, anche alle assenze.
È una frase fatta ma anche, tristemente, vera.
Di assenze nella mia vita ce ne sono tante: non mi è rimasto più nessuno a eccezione di mia madre e mia sorella. Niente più nonni, zii, papà. Quest'ultima ovviamente è quella che fa più male. Sono passati quasi 15 anni, si sono create nuove abitudini e nuove tradizioni. Ci si abitua a festeggiare anche con le assenze.
Eppure io ci penso ogni giorno, a ogni evento importante mi manca, a ogni viaggio in cui vedo cose che so che potrebbero piacergli, a ogni compleanno, Natale, Pasqua.
Ormai va tutto bene, so stare senza di lui, non sono nemmeno più arrabbiata... però il vuoto c'è, anche se ci convivi, anche se si va avanti e tutto si ri-adatta. Resta quel sapore dolce amaro di sapere che c'è stato e mi ha amata tanto, ma che non c'è più se non nei ricordi.
E torna quel nodo in gola.
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canesenzafissadimora · 8 months
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E poi vorresti che questo peso al cuore divenisse ogni minuto più lieve, fino a scomparire. Che il nodo alla gola si potesse sciogliere lasciandoti libero di cantare. Vorresti che gli occhi fossero lucidi per belle emozioni e non per questo dolore che senti. Che i pensieri fossero leggeri e ti facessero sorridere, invece di ricordarti quello che stai passando. Perché ognuno di noi vive momenti di sconforto, sentendosi attanagliato dalla tristezza, dall’ineluttabilità. Tutti sanno cos’è la sofferenza. Pochi riescono ad aiutare colui che la sta provando. E non per semplice egoismo o menefreghismo. È vero, c’è chi se ne allontana, come se fosse una malattia che può contagiare. Che preferisce frequentare chi sta bene, chi non porta pesi, perché è più facile. Ma questo è solo un rapporto superficiale, che non vuole impegni. A cui va bene scambiarsi due risate, senza la voglia di cercare la fonte delle lacrime. Oppure c’è chi tiene veramente a te, ti sta vicino, ci prova, ma pensi che in fondo non capisca la tua vera pena. Se ci riflettiamo ce ne rendiamo conto e non è per giudicare o per recriminare. Quando stai male cerchi il sostegno degli altri, la mano che ti rialza, ma non serve, la forza la devi trovare in te, altrimenti sarai sempre un passo indietro al dolore, invece che affrontarlo e vincerlo. Perché vincerai. Questa è una sicurezza. Questa è la certezza a cui ti devi aggrappare. Tu sei il rifugio dalla bufera, il tuo faro nel buio, il sorriso tra le lacrime, l’abbraccio che avvolge la tua anima. Non perché gli altri non possano aiutarti, ma perché l’aiuto vero, quello che serve, viene da te stesso. Sei padrone della tua vita, prendi questo dolore e trasformalo, l’hai vissuto, guardato negli occhi, sentito in ogni cellula del tuo corpo e ora oltrepassalo. Non pensare di essere da solo, siamo tanti guerrieri che dentro affrontano sfide e a ogni vittoria diventiamo sempre più forti. Guardati allo specchio e sorridi, perché sei qui e puoi dire che anche oggi ce l’hai fatta.
(tratto dal libro 'Riflessioni per Rinascere' di Simona Bianchera)
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Ho ucciso l'angelo del focolare. È stata legittima difesa.
Mi accorsi che se volevo recensire dei libri, dovevo combattere contro un certo fantasma. E il fantasma era una donna, e quando imparai a conoscerla meglio la chiamai come la protagonista di una famosa poesia, la chiamai l’Angelo del focolare. Era lei che quando scrivevo una recensione si metteva in mezzo tra me e il mio foglio. Era lei che mi angustiava e mi faceva perdere tempo e mi tormentava a tal punto che alla fine la uccisi. Voi che appartenete a una generazione più giovane e più felice forse non capite che cosa intendo per Angelo del focolare. Proverò a descrivervela il più brevemente possibile. Era infinitamente comprensiva. Era estremamente accattivante. Era assolutamente altruista. Eccedeva nelle difficili arti del vivere familiare.Si sacrificava quotidianamente. Se c’era il pollo, lei prendeva l’ala; se c’era uno spiffero, ci si sedeva davanti lei; insomma era fatta in modo da non avere mai un pensiero, mai un desiderio per sé, ma preferiva sempre capire e compatire i pensieri e i desideri degli altri. E soprattutto(non occorre dirlo) era pudica. Il pudore era ritenuto la sua bellezza piu grande, i suoi rossori il suo più bell’ornamento. A quei tempi (gli ultimi della Regina Vittoria) ogni focolare aveva il suo Angelo. E quando incominciai a scrivere me la trovai davanti alle prime parole. L’ombra delle sue ali cadevano sulla mia pagina; sentivo nella stanza il fruscio delle sue gonne. Non appena presi in mano la penna per recensire il romanzo di quell’uomo famoso, insomma, lei mi scivolò alle spalle sussurrandomi:« Mia cara, sei una ragazza giovane. Stai scrivendo di un libro che è stato scritto da un uomo. Sii conprensiva; sii tenera, lusinga, inganna, usa tutte le arti e le astuzie del nostro sesso. Non far mai capire che sai pensare con la tua testa. E soprattutto, sii pudica. » E fece come per guidare la mia penna. Ora voglio registrare l’unico gesto per cui mi assumo qualche credito, anche se di diritto il credito va dato a certi miei ottimi antenati che mi lasciarono una certa somma di denaro (facciamo cinquecento sterline I’anno?), sicché non mi trovavo nella necessità di dipendere esclusivamente dalle mie grazie per sopravvivere. Mi voltai e l’afferrai per la gola. Feci del mio meglio per ucciderla.
La mia giustificazione, se mi avesse trascinata in tribunale, sarebbe stata che avevo agito per legittima difesa.Non l’avessi uccisa, lei avrebbe ucciso me. Avrebbe succhiato la vita dai miei scritti. Perché, e me ne resi conto subito appena impugnata la penna, non si può recensire neppure un romanzo senza pensare con la propria testa, senza esprimere quella che secondo noi è la verità sui rapporti umani, sulla morale, sul sesso. E di tutti questi problemi, secondo l’Angelo del focolare, le donne non devono parlare liberamente e apertamente; le donne devono ammaliare,devono conciliare, devono, per dirla brutalmente, dire bugie se vogliono avere successo. Perciò, ogni volta che avvertivo l’ombra della sua ala sulla pagina, o la luce della sua aureola, afferravo il calamaio e glielo scagliavo contro. Ce ne volle per farla morire. La sua natura fantastica le dava un vantaggio. È molto piu difficile uccidere un fantasma che una realtà. Credevo di averla liquidata e invece eccola li di nuovo. Benché mi lusinghi di averla uccisa infine, fu una lotta durissima; che richiese del tempo che sarebbe stato piu utilmente impiegato a imparare la grammatica greca; o a girare il mondo in cerca di avventure .Ma fu una vera esperienza; un’esperienza che doveva toccare a tutte le donne scrittrici a quell’epoca. Uccidere l’angelo del focolare faceva parte del mestiere di scrittrice.
Virginia Woolf, La morte della falena e altri saggi, 1942.
Illustrazione: Liuba Gabriele
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haiku--di--aliantis · 4 months
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Eccomi: sono venuta nel tuo ufficio a fine giornata per dirtelo e per darti me stessa... Dai, ascoltami... Ho un dannato bisogno di sentirmi violata da te. Voglio piangere di passione e dolore per te: ho preso una vera sbandata. Non stupirti e non resistermi! E poi, come ti permetti di essere così educato e corretto, con me? Sono una brava ragazza, amica di tua figlia; ma tu devi essere rude.
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Ti desidero violento, esageratamente cafone. Voglio che tu mi prenda per i capelli o i fianchi e mi strattoni. Che mi butti su quel cazzo di divano e che mi prenda a sberle, come si prende a ceffoni e si manipola l'impasto del pane. Legami. Pizzicami i capezzoli. Calati i pantaloni e mettimi al mio posto, cioè con le orecchie appoggiate al tuo interno coscia. Sii brutale, non il signore elegante di sempre.
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Ordinami di aprire la bocca e ricevere tutto il tuo cazzo di cinquantenne, bello dritto e desideroso di sborrare in questa diciottenne con le tettine di marmo. Giù, dentro la gola. Tutto, fino alla radice. Fami sentire donna di piacere. Dimmi che mi pagherai cinque euro, perché neppure come puttana valgo qualcosa. Trattami da zoccola.
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Mortificami. Dammi fortissimi schiaffi sulle chiappe. Educami a te. Dimmi pure che certe cose non si fanno, ma possiedimi. Infila le tue dita nel mio buco del culo. Una, due o quante ne vuoi. E se urlerò di dolore, tu infilaci pure il pugno. Senza badare alle mie proteste, ai miei tentativi di spingere via le tue mani. E alle mie lacrime di dolore: sarà invece una gioia, per me.
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Addomesticami. Rendimi mansueta e finalmente domata: una bestiolina giovane, tenera e cotta di te; desiderosa solo che tu ti sfoghi su di me. Voglio il tuo cazzo ovunque. Dovrò essere lo sfizio segreto di questo bell'uomo: sposato, fedele fino a stasera, maturo, affidabile e serio. Considerato un esempio nella professione e in famiglia. Ti voglio.
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Sono giovanissima e mio padre è tuo ottimo amico. Ragione di più per fottere sua figlia in modo selvaggio. Lui sogna per me un bravo ragazzo. Tu intanto rompimi la fica e sborrami sul seno e in faccia. Papà mi ha detto che stasera viene a casa una coppia di amici di famiglia con il loro figlio mio coetaneo. Lo conosco.
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È sicuramente un bravo ragazzo: studioso e sportivo. Anche molto bello, come dice mamma. Il possibile candidato al ruolo di principe, di mio dolce e futuro compagno. Secondo i loro progetti. Ma io ora sono contenta: finalmente sono riuscita a succhiarti il cazzo e ho ingoiato la tua sborra... Tu adesso però tirami due o tre schiaffi in faccia e scopami in modo selvaggio.
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Prendo le tue mani e me le metto tutte e due nel solco anale: stringimi a te e mettimi un dito in culo, mentre mi fotti. Mordimi il seno, fammi male e fammi venire come la giovane troia che sono merita. Aaaah... si... così: era ora! Baciami... Cazzo, che bello! È entrato tutto e tu ora finalmente mi scopi fortissimo. Sei un treno. Vecchio porco che altro non sei... Non ti lascerò in pace, lo sai...
Aliantis
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Thursday's child (David Bowie)
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A volte credo di essermi persa tutto della vita. Sto per compiere 27 anni e ho poche esperienze alle spalle, più che altro brutte. Non ho mai fatto un viaggio con le amiche, sperimentato la mia sessualità appieno, non ho mai viaggiato all'estero, non ho continuato gli studi e sono rimasta bloccata in un lavoro che odio, ho perso troppo tempo dietro al mio ex, alle mie paure, alla mia ansia e ora anche depressione, non ho mai studiato canto, non ho mai approfondito le mie doti artistiche, non ho avuto mai una vera migliore amica, non so come sia una famiglia funzionale, non sono mai stata in discoteca, non ho mai fumato e non mi sono mai ubriacata (vabbè ste 3 cose poco male). Ogni volta che il 7 gennaio si avvicina mi rendo conto di quante cose ho voluto perdere nella mia giovinezza, cose che ormai non torneranno più. Solo piccoli pezzi felici che non aiutano a completare questo puzzle distrutto. Prima ero troppo pigra e presa dall'ansia nel fare cose nuove, ora sono troppo depressa per portarle avanti o non ho tempo per via del lavoro. O forse a me di vivere non è mai fregato nulla, ricordo una sera, primi anni di liceo credo, stesa sul letto che chiedevo a Dio di farmi morire. Chiudevo gli occhi e desideravo con tutto il cuore che in quell'istante mi portasse via da 'sto mondo. Non che ora la cosa sia cambiata, ma so che non lo farà quindi non glielo chiedo più. Vivere non fa per me, ho cose futili di cui lamentarmi e non riesco a superarle, sono un disagio vivente, un insulto per chi davvero sta male. Per questo non merito di vivere, nemmeno di lamentarmi se è per questo. Ma che mi frega, sono anche egoista, ci sta. Ho fatto troppi sbagli ma ai tempi che cazzo ne potevo sapere? Mi scervello ogni giorno per capire come rimediare e ancora non riesco a risolvere 1 problema che mi affligge. Ciò che voglio lo so solo io e me lo tengo per me. Speravo almeno a questo compleanno di arrivarci con delle amiche, povera me. Ai 28 sarà uguale, ne son sicura. Mi sento così sola, abbandonata, credo che domani staccheró il telefono e non risponderó a nessuno (a parte familiari) per gli auguri. Già che scappo da questa città per non pensare alla solitudine che mi provoca, più dover ricevere gli auguri di chi ha scelto di non far parte della mia vita mai più mi fa stare con un nodo alla gola. Questa solitudine mi fa davvero desiderare di morire.
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sunsprivate · 1 year
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la solitudine a volte aiuta e a volte uccide.
a me sta uccidendo, piano piano, ma lo sta facendo.
la sensazione di dover sempre affrontare tutto da sola mi sta tenendo per la gola e io non posso uscirne.
non so spiegarla a parole, ci provo, ma non ci riesco e posso soltanto usare delle metafore per farlo.
certe volte è come se fossi sott'acqua, sento acqua nei polmoni e questo mi impedisce di parlare, mi impedisce di respirare, certe volte la sento davvero l'acqua nei polmoni e faccio fatica a respirare, faccio fatica a pensare, ad andare avanti.
altre volte è come sei mi sentissi sotto della sabbia, sabbia ovunque, dentro i vestiti, dentro le scarpe e dentro la gola, mi sento soffocare da questa sabbia, sento la bocca impastata e i pensieri confusi, sento come se stessi per morire da un momento all'altro.
poi ci sono volte che mi sento volare, ma non sto volando, sto cadendo.
mi sento precipitare all'impazzata in un vuoto che non conosco, mi sento morire, mi manca l'aria e tutto quello che riesco a fare è piangere, consumando dell'aria concreta, vera.
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susieporta · 1 year
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Il mio libro di chimica afferma
che quando ti ho visto per la prima volta
il mio sistema nervoso
ha trasmesso segnali in codice al mio cervello
Poi la mia ghiandola endocrina
ha emesso ormoni di ogni tipo
e li ha inviati come messaggeri ai miei sensi
Che si sono infiammati
Quello stesso libro rettangolare e rosso dice:
Se siamo innamorati
è grazie all’endorfina
e dovrei ringraziare anche
il testosterone e la luliberina,
soprattutto non bisogna dimenticare la dopamina,
questa astuta che sussurra al mio orecchio:
«cerca la fonte del piacere!».
«cerca la fonte del piacere!».
Un cocktail erudito,
ecco cos’è il colpo di fulmine,
una reazione biologica
un fiotto di sangue nelle vene
una corrente elettrica tra le cellule
e un po’ di magnetismo.
La norepinefrina per la mancanza,
e per inturgidire i seni;
la feniletalamina per dilatare le pupille
e far tremare la mano nella mano
ah, dimenticavo:
l’ossitocina per l’attaccamento,
la serotonina per vincere la noia
quanto alla vasopressina…
che invenzione diabolica!
È per questo che non tollero
altri uomini se non te.
I meccanismi sono semplici,
assicura il mio piccolo libro:
dei feromoni di un certo tipo,
rilasciati dal corpo al primo contatto,
eccitano la materia grigia
e producono languore
che diventa attrazione soggiogante
poi disturbo funzionale,
poi ossessione compulsiva,
poi bisogno organico, assuefazione, avvelenamento
e questo avvelenamento,
dichiara la chimica,
questo avvelenamento è l’amore.
E= mc²
dice la fisica a sua volta,
e se ti trovo meraviglioso
senza pari
e non vedo né difetti né debolezze,
è perché la relatività regna nell’universo,
e la relatività,
così come l’avvelenamento,
è l’amore.
Cliniche e laboratori,
cifre e tomografie
esaminano i fenomeni della gelosia e dell’adulazione,
studiano il fascino e la seduzione,
decifrano i segreti della passione
e le ore passate a contemplare
il maledetto telefono aspettando che suoni,
e il mistero della gola quando si restringe,
e il desiderio ardente che incendia i vestiti
e questa sensazione inebriante di fluttuare.
Adrenalina,
tutto è adrenalina amore mio:
la vera romantica è la testa,
affermano i radiologi,
ed è nel cranio,
non dal lato destro del petto,
che nasce l’amore.
I miei affidabili libri scientifici,
le mie enciclopedie e i riferimenti,
attestano che non c’è motivo di meravigliarsi,
che è tutta una questione di geni,
di dosi, equazioni e formule.
Ossia, non c’è motivo di stupirsi,
eppure quando ti guardo
quando sento un cuore nel tuo cuore
e un altro in quello lì e un quarto un quinto
fino all’infinito,
come cerchi immortali sulla superficie di un lago,
e quando da questi cerchi appare il tuo nome,
il tuo nome e nessun’altro,
senza dubbi né paure
senza spiegazioni né analisi:
vita data e vita ricevuta
con la naturalezza di un fiore selvaggio che cresce
senza volontà di alcun essere,
quando dormo in te, albero che dorme in un albero,
e in un rito di dati ti offro
tutti i giorni tutto il mio essere;
In quel momento, dico,
è questo
e solo questo
l’amore.
Joumana Haddad
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morganadiavalon · 2 years
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Tumblr per il sociale | Anestesia generale e PONV
Allora, visto che alcun* di voi hanno mostrato interesse per l'argomento, vi racconto la mia esperienza con l'anestesia generale, avendo scoperto qualcosa (che magari molt* di voi sapranno anche già) che per me può essere utile in sede di colloquio con l'anestesista prima di un intervento chirurgico.
La parte utile è in fondo, prima c'è tutto il prequel con la mia esperienza, quindi sentitevi liber* di skippare il pippotto iniziale e andare direttamente in fondo.
***DISCLAIMER***
Non sono un medico, né un'infermiera, né alcuna autorità in campo sanitario. Quanto sto per scrivere dipende esclusivamente dalla MIA esperienza e da quanto mi è stato detto dai medici riguardo il MIO caso.
***FINE DISCLAIMER***
Ero convocata in ospedale alle 11.30 del 28 Giugno, digiuna dalla mezzanotte della sera prima.
Mi mandano in sala operatoria alle 18 circa.
Ero digiuna da 18 ore.
L'intervento dura circa un'ora e mezza, torno in stanza alle 20 con una sensazione di nausea fotonica e alle 22 circa comincio a vomitare a intervalli regolari di circa un'ora (spoiler: vomiterò per le 14 ore successive senza soluzione di continuità).
Ovviamente non mi danno niente né da bere, né da mangiare. Non me ne avrebbero dato comunque perché dopo l'anestesia totale il protocollo è che si mangi dopo un certo numero di ore, ma a maggior ragione, visto che vomitavo anche l'aria che respiravo, hanno pensato bene di prolungare il digiuno.
I primi due episodi di vomito non preoccupano più di tanto le infermiere, vomitavo sangue, cosa relativamente normale dopo un intervento al naso: naso, gola e stomaco sono collegate e quindi parte del sangue che fuoriesce durante l'operazione viene inghiottito. Lo stomaco non lo tollera e provoca il vomito. Tutto ok, non mi danno nemmeno un antiemetico.
Gli episodi di vomito, però, cominciano a moltiplicarsi (nel frattempo mi avevano fatto 2 Plasil, che però non avevano avuto particolarmente effetto) e il mattino del 29, quando avrei finalmente dovuto ricevere la mia meritata colazione (comunque dopo 32 ore di digiuno) sono invece sempre più debilitata dalla disidratazione indotta dal vomito, che ora non consiste più in sangue, ma in materiale giallognolo o trasparente (scusate i dettagli splatter); avete presente la sensazione di quando vi vengono dei conati fortissimi, ma non avete NIENTE nello stomaco? A volte capita coi virus gastro-intestinali. Io ero sotto un treno, mi idratavano con le flebo, ma niente, non smettevo di vomitare. Allora le infermiere, che a quel punto hanno cominciato a preoccuparsi, perché non uscivo da questo loop vomito-stomaco vuoto-non puoi mangiare niente-vomito, hanno chiamato il chirurgo che le ha autorizzate a somministrami un antiemetico più potente (ho scoperto dopo che viene somministrato a chi fa chemioterapia) e, vuoi che la carica della reazione all'anestesia andasse esaurendosi, vuoi che questo antiemetico abbia effettivamente fatto la magia, le 14 del pomeriggio del 29 Giugno, sono state il mio ultimo episodio di vomito.
Da lì tutto in discesa. Alle 17 mi hanno dato un po' di frutta frullata e finalmente acqua vera e non per via endovenosa, poi alle 19.30 festa grande con purè e formaggino.
Ovviamente però non sono stata dimessa (come previsto per il tipo di intervento che ho fatto io) dopo 1 notte di degenza, ma mi hanno tenuta lì una seconda notte, in osservazione.
Il 30 ho tolto i tamponi e son tornata a casa.
COSA MI È SUCCESSO? (parte utile del post)
Il tutto si può liquidare con "reazione all'anestesia" e sarebbe una cosa assolutamente corretta, ma visto che io sono una testa di cazzo, quando il chirurgo e l'anestesista mi son venuti a trovare, mi son fatta spiegare perché. Sì perché non è perfettamente casuale il fatto che un* abbia una simile reazione all'anestesia e un* altr* no.
E così ho scoperto l'esistenza della PONV meglio nota come post-operative nausea and vomiting.
Esistono 4 fattori di rischio per questa sindrome:
essere donna
essere non fumator*
avere avuto precedenti episodi di cinetosi (mal d'auto o mal di mare)
avere avuto precedenti intolleranze agli oppiacei (vedi: episodi di vomito in seguito all'assunzione di oppiacei)
Inutile dire che io rientravo in tutti e 4.
Ho però scoperto (sempre attraverso la chiacchierata col chirurgo e l'anestesista che mi hanno seguito) che non c'è un unico cocktail (se mi passate il termine) per mandarti di là mentre ti operano, ma ci sono diverse "ricette" e che tenendo conto dei fattori di rischio che presenta un determinato paziente, si può scegliere di usare alcuni farmaci piuttosto che altri.
Inoltre, se si è a conoscenza di presentare almeno 3 su 4 fattori di rischio, si può pre-allertare l'anestesista e il chirurgo affinché segnino nella cartella del/la paziente, prima di riportarl* in stanza per la degenza, dei farmaci antiemetici più specifici e da somministrarsi subito, anche prima dell'insorgenza degli episodi di vomito.
E questo è tutto ❤
@diceriadelluntore @abatelunare @pensieri-a-caso @martinastalla @lportesani-blog @finestradifronte @gianthecrazy @raffaeleitlodeo @nusta
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erosioni · 11 months
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Le regole del disastro
Noi corriamo verso la catastrofe. Noi umanità mocciosi. Ma da sempre, non in questo caso particolare (che poi così particolare non è).
Penso che sia utile pensarci. Alle regole della catastrofe
1) La catastrofe esiste. Chiedete ai dinosauri, tanto non rispondono. 
2) La catastrofe esiste ma è rara ed è raro che si possa definire esattamente catastrofe, mentre è comune che si definisca catastrofe un evento che non lo è affatto.
3) La catastrofe, per questo, non può essere soggettiva. Per alcuni è una catastrofe se gli si rompe l’ultimo i-phone del cazzo mentre altri stanno stesi nel letto tetraplegici con un tubo in gola.
4) La morte non è una catastrofe in se stessa. Neanche la morte nostra. Neanche la morte di una grande quantità di persone. E’ tragica, è triste, ma quasi mai catastrofica. Siamo sufficientemente interscambiabili. Sì anche Kurt Cobain anche River Phoenix. Anche i miei amici che sono morti giovani di AIDS o perché la macchina ha sbandato.
5) La catastrofe è collettiva, travolge tutto. Non è una nevrosi, provoca una cesura. Le cose non sono più uguali a prima. Le cose sono diverse ma non ci possiamo immaginare quanto. Questo fa paura. 
6) Non è detto che avvenga in tempi percepibili. Magari la nostra estinzione è già cominciata ma noi non ce ne accorgeremo mai per sette generazioni. L’Impero Romano non è caduto un giorno preciso, è caduto a pezzi. Sarà stata una vera catastrofe? 
7) La paura è la catastrofe? La paura stessa della catastrofe. Che le cose si spezzino, il sole non sorga, l’estate non venga. Che si capovolga tutto. Il grande capovolgimento.  
8) Saremmo delusi se la catastrofe non venisse. Perché spiega tutto e soprattutto mette un tranquillo limite a questo avvicendarsi di giorni tutti ugualmente frenetici.
9) E dopo la catastrofe, dopo la paura, che cosa c’è? Il senso delle cose che emerge? O un nuovo senso? Forse si capisce che senso aveva il prima e ci sfugge il dopo. Forse no perché quando c’è la catastrofe siamo in pochi a rimanere. 
10) Tutte le precedenti regole sono false. 
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immensoamore · 2 years
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Io le giornate che ti impongono di ricordare non le sopporto. Cioe’ gia’ che tu mi imponi di fare qualcosa gia’ mi stai un po’ sul cazzo. E sono arrabbiata si, perchè io questa giornata non la capisco. Si somma in maniera inutile ma un po’ piu’ legittima, a tutte quelle giornate passate a combattere il groppo in gola, il groviglio di pensieri nello stomaco, il cuore nero, il cervello che si rifiuta di metabolizzare il fatto che voi non ci siete più. Il cimitero, i fiori, tutte cazzate. Non esiste minuto, o secondo che io non pensi a voi Non esiste fiore che possa ricordarmi di piu’ quello che ho perso. Continuare a vivere senza voi, questa e’ la vera lotta. Ricordarvi senza crollare ogni volta, questo e’ il mio impegno. Perchè convivere con il lutto e’ un lavoro schifoso da dover affrontare ogni singolo giorno, una spada di Damocle a cui non puoi sfuggire. Mi tengo il mio dolore e la mia rabbia, perchè oggi, anche se non sono d’accordo, fa un po’ piu’ male.
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