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#ossesso
koufax73 · 2 years
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Giorgio Poi: "Ossesso" è il nuovo singolo
Dopo il successo dell’album "Gommapiuma", Giorgio Poi torna oggi, mercoledì 1° giugno, con un nuovo singolo inedito: "Ossesso"
https://open.spotify.com/album/6fepX03yHgKpvgWyinVFDE?si=1KkmP-zoSwmfDKcIq5X-1A Dopo il successo dell’album Gommapiuma, Giorgio Poi torna oggi, mercoledì 1° giugno, con un nuovo singolo inedito: Ossesso, prodotto da Bomba Dischi / Universal Music Italia.  Una canzone dal sapore nostalgico, trainata da un giro di batteria e basso synth dal ritmo incalzante, su cui poggia una melodia dolce e…
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I migliori video di giugno
https://www.dlso.it/site/2022/06/30/migliori-video-giugno-2022/
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bicheco · 3 months
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Fascisti su Terra
Una notizia cattiva e una buona. Questo paese sta andando dritto dritto verso una forma di regime.
Ora la notizia cattiva: nemmeno questo basterà per risvegliare le masse. Che cazzo deve succedere per smuovere il gregge? L'omino con i baffetti che urla come un ossesso? Non basta la biondina?
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kon-igi · 6 months
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UN VIAGGIO NELL'ORRORE
Tranquilli, non è il vostro viaggio ma il mio.
Io sono nato all'inizio degli anni '70, quindi mi sono fatto prima tutta la cinematografia horror di Dario Argento&co e poi tutti gli slasher americani con le icone classiche quali Jason, Freddy, Leatherface etc.
Ma c'è un problema...
Io non ho mai visto nessuno di quei film fino al 1990.
Vedete, io vivevo in una famiglia molto particolare™ dove la televisione era vista come il male assoluto, ragion per cui fino ai 14 anni io sono stato costretto ad andare a letto alle nove di sera e durante il giorno potevo guardare solo un'ora di televisione (stranamente non era conteggiato il tempo davanti al Commodore 64 e indovinate un po' chi era il mio migliore amico).
In quell'ora a disposizione io cercavo, ovviamente, di farci stare i miei cartoni animati preferiti ma non mi era possibile guardare film, tantomeno di sera.
Me li facevo raccontare.
Sì perché, evidentemente, il concetto di film non adatto ai bambini si applicava solo a me mentre tutti i miei amici, invece, rimanevano alzati fino a tardi a guardare film pazzeschi insieme ai loro genitori e il giorno dopo me li raccontavano.
A difesa dei miei genitori posso dire che in effetti ero un bambino particolarmente impressionabile ed è forse a causa dei sogni che facevo alle elementari che scelsero di non espormi a quello che in linguaggio tecnico viene definito nightmare fuel.
Non che ne avessi bisogno, intendiamoci.
Per esempio, in terza o in quarta elementare fui perseguitato da quello che io avevo soprannominato Il Burattinaio Cadavere, che si manifestava nel seguente modo: prima io mi trovavo in un qualsiasi luogo a me conosciuto (casa, scuola, parco giochi etc) poi improvvisamente tutto diventava scuro e dei fili tipo ragnatele scendevano dal cielo per toccare le decine di cadaveri che improvvisamente erano apparsi accasciati a terra, i quali si rianimavano come burattini e mi venivano barcollando incontro. Ovviamente mi svegliavo urlando come un ossesso.
E che dire della Lamante, una donna che ogni notte mi faceva vedere un buco sul braccio e mi sussurrava 'Se mi aspetti poi ti faccio vedere cosa mi hanno fatto'. E dopo tornava con le braccia amputate e due lame lunghissime innestate cercando di trafiggermi.
E poi il Buio, la Porta, il Verme Oculare, lo Sghignazzatore Maledetto...
(Beh, forse ero un qualcosa di diverso da 'impressionabile' ma vabbe'...)
Comunque, il primo film horror che vidi a casa di un amico fu Halloween di John Carpenter e al di là dell'angoscia di vedere REALMENTE un qualcosa horror, mi piacque parecchio e lì cominciò la mia collezione di problemi.
Come qualsiasi manuale di pedagogia insegna fin dai primi capitoli, la lunga privazione di un qualcosa di proibito che ero l'unico a non possedere mi spinse a fare binge watching di ogni film horror, di ogni libro di Stephen King, Clive Barker, Lovecraft e persino a scegliere come gioco di ruolo preferito Call of Cthulhu invece del più innocuo Dungeons&Dragons.
Andai fuori di testa.
Ogni notte un Geteit Chemosit che indossava la faccia strappata di mia madre cercava di entrare in camera mia e di giorno giravo sempre armato perché non si sa mai.
Mandai quasi in ospedale la mia povera mamma che ebbe la pessima idea di entrare in camera mia perché mi lamentavo nel sonno (non avevo capito che la faccia era attaccata alla persona giusta) e a distanza di anni ancora ridiamo con i miei amici di quando in campeggio tenni sollevato per il collo lo sventurato che fece un verso sospetto quando, uscendo per pisciare ancora mezzo addormentato, calpestai per sbaglio il suo sacco a pelo.
Per me valeva il motto 'L'uomo che dorme con un machete sotto al cuscino è un pazzo tutte le notti tranne una' e infatti la routine serale dei miei amici era aspettare che mi addormentassi e poi nascondere tutte le mie armi (grazie Francesca perché quella notte particolare avrei senza dubbio ucciso tutti con la mia Katana).
La notte, insomma, non mi è stata mai amica perché forte in me era la convinzione, per non dire la certezza, che il sonno rendesse possibile la venuta di orrori innominabili che si arrampicavano lungo la parte sbagliata della luce.
Verso i diciannove anni facemmo una festa per la fine della Maturità in un'enorme casa di campagna di non mi ricordo chi e dopo aver bevuto l'impossibile ognuno si appropriò di una stanza a casa, chi per trombare (non io) chi per collassare (io).
Solo che non collassai.
Come in un racconto breve di Stephen King mi misi a sedere su un vecchio letto col materasso di lana e tenendo i piedi nudi su un pavimento di cotto dalle piastrelle tutte storte (assurdo come certi particolari rimangano impressi) cominciai a fissare la porta chiusa.
Faceva caldo ma l'avevo chiusa.
Improvvisamente sento una sensazione strana sulla schiena, come di brividi, e i capelli mi si rizzano sulla nuca.
Un pensiero mi si insinua nelle tempie come un ago nel polistirolo...
'Sta arrivando'.
E poi abbasso lo sguardo e vedo che sto tenendo in mano un lungo coltello da macellaio, che evidentemente non ricordavo di aver preso giù in cucina.
Non ricordavo di averlo preso o forse in quel momento avevo capito qualcosa?
Sta arrivando
Punto i piedi a terra...
STA ARRIVANDO
Mi alzo e stringo più forte il coltello
STA ARRIV...
Ma io mi muovo per primo e scatto verso la porta con un fendente dal basso verso l'alto che avrebbe aperto in due la pancia dell'essere non appena avesse spalancato la porta.
TUNC!
Guardo la lama affondata a metà nel pannello della porta chiusa, assolutamente chiusa ma così chiusa che pareva l'emblema della possibilità che io quella sera trombassi.
Allora scendo in cucina, rimetto il coltello nel cassetto e tra i gorgoglii dei conati di vomito di chi aveva ecceduto e l'assoluto silenzio di chi non stava minimamente trombando, mi sdraio sul letto e mi addormento di un sonno senza sogni.
La parte più nobile e metafisica di me vuole pensare che con quell'ultimo fendente dato al vuoto in realtà uccisi definitivamente l'oscurità in me ma in realtà credo di aver semplicemente realizzato che chiunque fosse entrato in quel particolare momento si sarebbe visto rovesciare gli intestini sul pavimento e questo non rientrava tra le cose che avrei voluto fare da grande.
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smokingago · 9 months
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"Ero per strada, in mezzo al suo clamore.
Esile e alta, in lutto, maestà di dolore,
una donna è passata. Con un gesto sovrano
l’orlo della sua veste sollevò con la mano.
Era agile e fiera, le sue gambe eran quelle
d’una scultura antica. Ossesso, istupidito,
bevevo nei suoi occhi vividi di tempesta
la dolcezza che incanta e il piacere che uccide.
Un lampo… e poi il buio! ̶ Bellezza fuggitiva
che con un solo sguardo m’hai chiamato da morte,
non ti vedrò più dunque che al di là della vita,
che altrove, là, lontano ̶ e tardi, e forse mai?
Tu ignori dove vado, io dove sei sparita;
so che t’avrei amata, e so che tu lo sai!"
Charles Baudelaire
A una passante", tratta da "i fiori del male ed altre poesie"
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conilsolenegliocchi · 9 months
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~ Flashback #2 ~
È febbraio e fa un accidenti di freddo.
Eppure noi siamo rivolti verso una finestra completamente spalancata, ché questa stanza sembra una sauna. Il letto è un disastro di coperte e lenzuola arrotolate.
Ce ne stiamo così, sudati e incastonati, facendo progetti per l'estate. Mentre giochi con i miei capelli mi racconti del tuo viaggio in Kenya e dei posti che devi portarmi assolutamente a vedere. Io progetto l'ennesima dieta per affrontare la prova costume, non voglio sfigurare accanto a te.
- "Ma quale dieta, vedi qua, sei bellissima..."
- "Menti sapendo di mentire... e pure male! Tu invece sei... perfetto!"
- "Si non posso darti torto... se fossi femmina mi scoperei anch'io! Secondo te, quale è la parte migliore di me?"
- "Il tuo ego ha fame oggi?"
- "Dai non me l'hai detto mai!"
- "Non te l'ho detto mai perché non c'è una parte migliore in assoluto rispetto all'altra! Semplice no?"
- "Aidi eddai fai uno sforzo... una! Semplice no?"
- "Nooooooneee! Ché se dico il sorriso, faccio un torto alle fossette, se dico le fossette faccio un torto a queste spalle, se dico le spalle si offende tutto il ben di dio a seguire che c'è qui... e qui... e qui..."
Soffri troppo il solletico, e mi diverto a fartelo ogni volta che posso solo per vederti contorcere come un ossesso. Sei buffo. E non finisci più di ridere anche dopo che smetto.
- "Quindi ti piace tutto?"
- "E va bene, se proprio devo... il tuo sorriso... è irresistibile. Però tutto il resto è ex equo! Pari merito. Contento? E... invece di me? Qual'é la parte migliore? Nooo... nooo... giù le mani Aleee... oltre queste intendo!"
Mi guardi un po' così, fai un faccia timida, insolita per te, e mi dici:
- "Gli occhi. Sì. Non te ne accorgi, ma a volte brillano così tanto che sembrano... sembra che hai il sole negli occhi."
- "Uhm... E sai perché succede?"
- "No. Perché?"
- "Perché in quel momento sto guardando te, Alex".
Il sorriso che mi hai fatto, e il bacio che è seguito, sono alcuni dei tatuaggi che mi hai lasciato sul cuore. Non li dimenticherò mai più.
@conilsolenegliocchi 🐞
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rraskolnikovv · 1 year
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sapere che là fuori c’è un ossesso che cerca di scoprire più informazioni possibili su di me solo per poter provare le sue idee complottiste e malate non mi mette propriamente a mio agio, considerando che se arrivasse a questo blog potrei uscirne veramente turbata.
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benzedrina · 1 year
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Stamattina mia madre ti ha incontrato, così random all'ospedale, tu eri con tua madre e mi ha detto che prima non sapevi che fare e poi quando tua madre si è allontanata l'hai salutata. Cazzo, ti incontrano tutti e io non ti vedo da Novembre. Bella merda. Ma anche solo per mandarti a fanculo, così dal cuore, e poi parlare, giusto un po'.
Ritorno a Milano per qualche giorno, ho preso per la prima volta un Italo e c'è un bambino che piange come un ossesso qui vicino a me. Non si è capito cosa vuole.
Mi sono messo a leggere Monster (manga) dall'ipad e dalle 13 sono arrivato alle 18 nel giro di manco 5 volumi (e in totale ne sono 18). Leggere manga non lo metto tra le letture, non conto neanche i manga che leggo e manco me li segno, forse perché è una cosa che faccio da quando ho memoria letteraria. Gli altri leggevano l'ultimo di Harry potter e io invece l'ultimo di one piece, o 20th century boys, o Blame, o boh, ne ho letti centinaia. Poi ho cominciato a leggere libri, ma tardi, molto tardi e se mi mettessi sul comodino un manga qualsiasi o uno dei miei libri della vita, sceglierei un quel manga qualsiasi. È il mezzo di narrazione che preferisco.
Vedevo dei reel su tiktok (amo quel suo algoritmo infame) e c'era questa intervista a uno scrittore. Gli si chiedeva che importanza avesse la scrittura in generale e lui per farla breve si è messo a raccontare un aneddoto. Gli chiedono di andare nella periferia di Montevideo, tra baracche e fame, e gli chiedono di raccontare del mare e lui ha parlato per ore del mare attraverso la sua scrittura perché "dovevo portare tutta quell'acqua lì". E quelle parole m'hanno sconfitto, ma m'hanno sconfitto dentro nel midollo, perché sono parole semplici, come Rilke che paragona la felicità a qualcosa che cade, parole così semplici da essere quasi inascoltabili. Il però è che bisogna ascoltarle, a prescindere dall'evento, dal luogo, dal tempo. Ci siamo inventati luoghi diversi per parole dal sapore diverso e poi ci siamo scordati di ascoltare mentre siamo in giro per le strade, da soli o in compagnia, o siamo seduti al solito tavolo il sabato sera mentre la musica va e l'alcol scende e quel testa di cazzo di tipello fa il mega splendido e simpatico per scopare con la tipa di turno che si aggrega a noi. Ecco lui è un caso limite, se gli dico qualcosa, lui risponde "vabbè fr ma solo ora ci arrivi?" che gli voglio dare una testata sui denti così forte che poi se li deve finalmente sistemare, e poi rivende la stessa frase il giorno dopo alla tipa random. Però non gli posso dire nulla, è proprio testa di cazzo al naturale come me.
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francobollito · 6 months
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Ero per strada, in mezzo al suo clamore. Esile e alta, in lutto, maestà di dolore, una donna è passata. Con un gesto sovrano l'orlo della sua veste sollevò con la mano.
Era agile e fiera, le sue gambe eran quelle d'una scultura antica. Ossesso, istupidito, bevevo nei suoi occhi vividi di tempesta la dolcezza che incanta e il piacere che uccide.
Un lampo... e poi il buio! - Bellezza fuggitiva che con un solo sguardo m'hai chiamato da morte, non ti vedrò più dunque che al di là della vita,
che altrove, là, lontano - e tardi, e forse mai? Tu ignori dove vado, io dove sei sparita; so che t'avrei amata, e so che tu lo sai!
Charles Baudelaire~
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imponderabile · 1 year
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poi ci sono giornate come queste. fuori c’è il sole ma dentro di me un buio che mi disorienta, mi divora. ed è in questi momenti che vorrei avere il permesso di congedarmi un attimo dalla mia vita, solo per un secondo, per poter prendere una boccata d’aria al di fuori di me. sfortunatamente la materia di cui è fatto il mio corpo è troppo spessa, non riesco ad uscire e capita che mi avvinca così forte da volermi soffocare. provo a gridare come un ossesso, cerco di svincolarmi dalle mie angustie, ma il mio è un dolore sordo, nessuno riesce a sentirlo. allora mi lascio cullare dall’unica cosa che mi è sempre stata accanto, il buio.
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alessandrozorco · 2 years
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Qui si va a dormire presto e ci si sveglia presto perché bisogna camminare prima del caldo. Oggi trenta chilometri per arrivare a Torres del Rio. Albergo con piscina, dove riposare le gambe. Finalmente. Oggi ho camminato molto da solo, tra campi di fieno e vigneti, poi un pezzo con due ragazzi di Londra. C'erano due possibilità, una strada più difficile un salita in mezzo alla montagna e una normale. Ovviamente ho scelto la strada piu impervia, e ho fatto bene perché i paesaggi erano meravigliosi. Inizialmente ho avuto un momento di stanchezza, anche perché lo zaino è pesante e deve essere probabilmente regolato meglio. Vedevo sul cammino gente incazzata, tipo un vecchietto che bestemmiava al telefono mentre il suo cane cagava come un ossesso. Alla fine però la scelta di fare quella strada mi ha fatto tornare il buon umore. Alla fine non mi sono fermato a Los Arcos, come gli altri, ma ho deciso di continuare fino a Torres del Rio dove c'era un albergo con la piscina. Io ormai vado dove c'è acqua. Ho perso il gruppo degli italiani, che probabilmente ritroverò a Logrono domani, in compenso sono stato con un gruppone di francesi e belgi e a cena ho parlato e bevuto con un ragazzo spagnolo che sta facendo il cammino aragonese. È strano qui. Si parla della vita, senza pensare alla nazionalità o all'età. Si scambiano esperienze anche se poi non ci si ritroverà magari più domani. L'importante è darsi tutto. Qui ed ora. Quello che succederà domani non importa, perché sarà sicuramente un giorno diverso. Sarebbe bello portarsi a casa questo modo libero di stare al mondo, attento solo a quello che succede oggi. Senza legami che alla fine stanno stretti a tutti. Domani mattina sveglia presto, verso le 5. Sophie mi deve aiutare a regolare lo zaino. Poi partenza per Logrono. Comunque il vino di questa zona della Spagna è molto buono. Oggi ne abbiamo avuto la dimostrazione.
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#buoncammino
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vecchiorovere-blog · 2 years
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Ossesso, istupidito,
bevevo nei suoi occhi vividi di tempesta
la dolcezza che incanta e il piacere che uccide.
Charles Baudelaire
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silentalex · 2 years
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Grace - Notte prima del ricovero.
Non ho mai conosciuto il mare, mai per davvero. Mi hannno insegnato a nuotare in una vasca, un paio di ufficiali mi hanno portato tra le rapide dei fiumi, ma non ho mai saputo davvero il significato di mare aperto. Forse l'intenzione di trovare qualcosa è stata solo una scusa per conoscere il mare e dirgli che non mi fa paura.
Era una serata splendida, il mare era una tavola resta nitida e trasparente da un'acqua che sembrava non aver mai conosciuto la fine del mondo. Nonostante il buio, le stelle e la luna rischiaravano la baia rendendo visibili gli scogli ed i fondali più bassi. In pratica un invito, quale momento migliore per iniziare? Mi sento stupido a non aver pensato ad una trappola.
Reinar si era cacciato prima di me, non mi aspettavo di trovarlo lì, non da solo, ma il suo zaino legato ad un palo sulla spiaggia non lasciva dubbi. L'acqua era... piacevole, fresca rispetto al dannato caldo che ci ha cotto per giorni, il sale faceva prudere la cicatrice sul polso, quella ferita non guarirà mai del tutto, o meglio, a volte sembra avere una volontà propria intenzionata a ricordarmi che non posso più far parte di un mondo normale. Nonostante tutto mi stavo rilassando, e per questo non saprei dire se ho visto prima Reinar sfrecciarmi davanti imprecando come un ossesso o se ho sentito prima quella carezza sul fianco. Una percezione sottile, delicata: un solletichio che si è trasformato in inferno. Sono finito sotto, ho bevuto, urlato bestemmie e in qualche modo sono riuscito ad arrivare a riva. Quell'affare bruciava, avrei voluto strapparmi il fianco e...Reinar... lo STRAMALEDETTO DOTTORE DEL CAZZO stava davanti a me, nudo come un verme e con l'uccello in mano, intento a pisciarsi sulla gamba!
"Devi pisciarci sopra per alleviare il dolore"
"Che... Cazzo Reinar! Ho un uccello tra le gambe, non un idrante!"
"Non costringermi a farlo io"
"NoNoNoNoNo... stammi lontano. Vattene!"
E diciamocelo, quando una serata parte male non può che finire peggio. Prima che quel maniaco psicopatico potesse insistere ci siamo trovati tra capo e collo una profuga, così siamo rimasti bloccati a fare i guardiani invece che correre in infermeria, per fortuna il bruciore si è quietato abbastanza da non svenire davanti ad una perfetta sconosciuta. Sono riuscito a rimettermi i pantaloni e prendere in mano il fucile, Reinar invece si è messo a ronzare attorno a quella poveraccia, Grace, nudo com'era e chiedendole pure di spogliarsi a sua volta. Grace ha una storia terribile alle spalle, talmente orribile che non ho idea di quanto possa essere reale, e Reinar... lui è stato spietato: le ha fatto domande, l'ha toccata, l'ha provocata. Sono dovuto intervenire, forse non sopportavo più il modo in cui il dottore si prendeva gioco di lei, o forse semplicemente il fianco bruciava da troppo tempo.
Mentre stavamo tornando al campo ho guardato che diavolo mi stava succedendo: la pelle era arrossata, c'erano un paio di bolle d'aqua ma nulla di più, nulla che giustificasse quello che sarebbe successo di lì a breve.
Abbiamo raggiunto l'infermeria per accompagnare Grace, meno di un'ora dopo sono ritornato in infermeria quasi strisciando. Solo il morso di un Vagante mi aveva ridotto in uno stato simile.
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luigifurone · 3 months
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15. (Ishtar)
“Niente?“ - "Niente.”
Fissò gli occhi su Ishtar. Aveva ancora dei riverberi rossastri, ma il centro splendeva di bianco. A meno di un miracolo, quel candido centro, ancora sopportabile alla vista, sarebbe cresciuto, cresciuto fino a diventare la morte.
L'Esploratore su cui viaggiavano era uno dei mezzi più sicuri, ma lo scontro era stato del tutto imprevedibile. Non erano riusciti a spiegarlo. E poi tutto era andato a inseguire la catastrofe. Non erano riusciti a capire neppure la natura del corpo che li aveva colpiti; aveva semplicemente sbriciolato la navata laterale dell'Esploratore: quella centrale era talmente danneggiata che solo poche sezioni potevano dirsi salve. L'Unità di Diagnosi era riuscita appena a gestire l'emergenza, assicurando alla parte di scafo ancora integra il mantenimento delle funzioni minime.
L'Esploratore, o quel che ne restava, era ingovernabile. Non c'erano Colonie, nelle vicinanze, e comunque i Sistemi di Contatto erano saltati. Ogni tanto il Comandante si informava dal Primo Comunicatore se qualche segnale li raggiungesse, ma le richieste diventavano sempre più silenziose, come le risposte. La certezza era davanti ai loro occhi: il corpo infuocato di Ishtar, che li chiamava, li voleva a sé. Erano entrati nell'irreparabile discesa verso una luce, che era la notte senza fine.
Il ponte di comando era tra le strutture che non avevano subito danni diretti. Sulle prime questa circostanza sembrò un segno di speranza. In realtà, l'unica cosa che il ponte intatto ancora garantiva era la spettacolare visione di quel mare di fuoco, sempre più grande. Quegli stessi finestroni, da cui più volte l'estasi delle stelle era scesa dentro la loro anima, lasciavano ora comprendere la piccolezza del loro disperato sguardo.
La temperatura cominciava a salire. Fu il segnale che l'incubo s’era definito a divorarli. Il Comandante doveva decidersi. Il Modulo di Salvataggio poteva forse ancora riuscire a vincere quell’assurda forza; non c'erano garanzie. Neanche che il Modulo, una volta libero dalle catene infuocate, potesse atterrare su qualche pianeta colonizzato. Tutti, comunque,  decisero di salirci. Tutti, tranne il Comandante.
Si avvicinò alla poltrona. Si tolse l'uniforme. Sedette febbricitante, le labbra secche. Per un attimo rise di quel nome pomposo, Ponte di Comando. Per quanto riuscisse a vedere alla periferia del suo sguardo bruciante, ogni cosa sbiadiva nella canicola. Ishtar splendeva. Mille lingue di fiamma gli danzavano intorno. La luce di quel ventre pulsava contorcendosi. Il calore era l'urlo di un instancabile ossesso. Fra poco sarebbe svenuto, pensava, o forse sarebbe diventato un rapido sbuffo di fuoco. Cercò di tenere lo sguardo sulla fonte abbagliante. Il sedile scottava. Quella luce sconfinata stava corrompendo i suoi occhi, rendendoli insensibili al resto.
E non gli importava.
Mai aveva visto niente di più bello.
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transitblog · 4 months
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Il merito nascosto.
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Partendo dalla nuova denominazione del “Ministero dell'istruzione”, passando attraverso cosette abbastanza scialbe come il “Liceo del Made In Italy” (in Inglese, ché l'italiano è secondario, a scuola), il #GovernoMeloni spinge come un ossesso sul “merito.” Ora, dato che l'esperienza personale sbandierata va di moda sulla rete, butto qui la mia. Spero sia condivisa o condivisibile.
Avendo a che fare per la natura del mio lavoro, ogni giorno, con molta gente (tra cui ingegneri, tecnici specializzati, fornitori di servizi etc. etc.), lo affermo con una certa sicurezza: in Italia il merito esiste solo come idea, peraltro molto astratta. Direte che non è un'affermazione nuova, nemmeno originale. Vero. Molto, molto vero.
Eppure a me risulta ancora come un boccone amaro da mandare giù. Dalla scuola (forse fin dalla famiglia), al lavoro, alla quotidianità più spicciola, vi sfido a trovare tale qualità in più di una persona all'anno. O al decennio? Tralasciamo il discorso politico, quanto mai difficoltoso sull'argomento.
Restiamo alla giornata lavorativa. Davvero non mi capita quasi mai e, quando accade, è per persone che sono relegate ad avere molto meno spazio di quello che meriterebbero. La norma è l'arroganza di un titolo di studio da mettere sulle mail, del servilismo per fare carriera, di una malsana idea del lavoro sempre inteso come di una utilità che può essere paragonata solo a quella di un tecnico della sicurezza nucleare. Poi, in realtà, molti sembrano pesci dentro ad un acquario piuttosto sporco.
E' così che siamo fatti, in questo paese. Probabilmente anche nel resto del mondo, ma meglio guardare alla propria, di aia. Un eterno vivere sopra le righe, con un'aria di sufficienza verso chiunque, ma proprio tutti. Il cipiglio di generazioni intere votate al “Non sai chi sono io” (il “tu” è obbligatorio, devi fare sentire gli altri inferiori), che è il vero insegnamento multimediale, trasversale, politicamente corretto e comprensibile in venti dialetti.
Un caravanserraglio di protervia ed egoismo (*) che fa marciare il carrozzone sbullonato dell'Italia “che fa”, contrapposta a quella che non muove un dito, ma che comunque serve per il voto. Quindi non si deve dire nulla. Bisogna annuire sorridenti e compiaciuti di fronte a chi ne sa sempre una più di te, su qualsiasi argomento. E, chiaramente, che conosce tutte le aziende, i lavori, i responsabili, i Conti, i visconti e qualche Re d'avanzo.
Sguazzare in tutto ciò va di lusso per un Governo come quello attuale, che percepisce netto il valore dell'ideologia (le altre sono tutte sbagliate) e della retorica. Trova terreno fertilissimo in milioni di itaglioni che non aspettavano che vedere sdoganate le proprie pessime “qualità.” Più che di merito bisognerebbe scrivere di superficialità trasmissibile, in tutte le maniere. Ma sia “Made in Italy”, che sennò ci sentiamo offesi.
(*): l'egoismo non è, per forza, insalubre. Serve per andare avanti, per proteggersi dalla mediocrità. Sia detto a fin di bene.
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gaysessuale · 6 months
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6, 15, 69, 97 for wrapped :] hand over the goods
OMGGG HIII here's the goods smooch
6.
15.
69. (nice)
97.
THOSE ARE SURELY SONGS!! 69 and Dargen feels right tbh
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