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#pensiero reazionario
gregor-samsung · 2 months
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Il signore delle formiche (Gianni Amelio, 2022)
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fridagentileschi · 9 months
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CHE BELLA L'ITALIA PRIMA DEL 68
L'Italia era nell'occidente l'enfant prodige. Era un paese ottimista, dove si lavorava e col lavoro era arrivato il miracolo economico. Si esportava e le aziende andavano a gonfie vele. Non c'era terrorismo e pochissima criminalita'. La lira poneva le basi dell'oscar delle monete. La posta veniva recapitata tre volte al giorno, gli ospedali funzionavano, nelle scuole si studiava non tanto quanto in passato ma ancora abbastanza. Il cinema distraeva e produceva tantissimi film l'anno, i teatri erano pieni, si costruivano case e strade...il futuro non era un problema.
Poi e' venuto il trionfo di chi giudicava Einaudi un vieto reazionario, Scelba un aguzzino, il profitto un crimine, il lavoro una schiavitu', il terrorismo una sacrosanta protesta, il terrorismo palestinese a cui si apri' la porta e di li all'islam, l'assenteismo un diritto: ed e' venuta l'Italia della paura, degli ospedali indecenti, delle universita' con il 27 politico, della cassa integrazione, della produzione calante, dell'inflazione, cattivo cinema, dei sequestri, degli attentati. La scomparsa del merito, dell'autorita', dell'educazione e del decoro. Il 68 e' stato l'inizio di un incubo mai finito che ha imprigionato la cultura nell'ideologia, ha eliminato il dissenso, Al momento esso e' rappresentato dal birignao buonista, multiculturalista. Perche' questo e' il bello, anzi il brutto, il pensiero reducista non si evolve. Cambia, si trasforma. Come i figli di papa' annoiati che fecero il 68 con gli eskimo e oggi sono in giacca e cravatta. Perche' i reazionari di allora non erano gli operai a cui e' stata tolta la scena ma erano di estrazione borghese, attratti dal culto della violenza per la violenza. Volevano cancellare l'eccellenza ovunque la trovassero. Ecco i risultati della chirurgia intellettuale della sinistra: un popolo di analfabeti, e di analfabeti di ritorno dove le pagelle sono state sostituite dalla tessera di partito. Generazioni di ignoranti, eterni bambini, incapaci di farsi educare e di educare. Un'infanzia eterna. Ma quando finisce il 68?
( articoli di Indro Montanelli, Mario Cervi e Roberto Gervaso)
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VENTUNESIMO SECOLO - di Gianpiero Menniti
MASCHILE E FEMMINILE: IL MUTAMENTO PROFONDO
Tra le fonti del romanzo "Le Streghe di Shakespeare" c'è un testo singolare.
Anni fa, parecchi anni fa (fine anni '80, primi '90 del secolo scorso) venni incuriosito da un titolo inconsueto, "Occidente misterioso - Baccanti, gnostici, streghe: i vinti della storia e la loro eredità".
A interrogarmi non era solo l'esordio del libro ma il nome dell'autore, Giorgio Galli, scomparso nel 2020, storico e politologo milanese di riconosciuto valore.
Inaspettatamente, l'insigne docente di storia delle dottrine politiche aveva dato alle stampe un volume per raccontare che i vinti nascosti della storia fossero spesso alcuni "modelli femminili di visione del mondo", relegati nell'impulsività mistica e quindi osteggiati per la loro forte carica emotiva, in apparenza contrari alla genesi razionalista delle società considerate progredite e naturalmente, cosa più importante, ai loro assetti.
Dal mondo antico fino all'età moderna.
Dunque, sostiene Galli, nei «passaggi cruciali della costruzione dell'Occidente come civiltà, le tensioni e i conflitti tra "femminile" e "maschile" hanno avuto un ruolo superiore a quello sinora loro accreditato.».
Ancora più singolare fu l'accoglimento della robusta e davvero interessante tesi di Galli: il sistema accademico italiano lo sospinse in un limbo di marginalità.
Il suo libro venne in altri casi fortemente criticato come si fosse trattato di uno "scivolone" dell'illustre cattedratico.
Aveva toccato un nervo scoperto il buon Galli?
Nessuno, a mia memoria, entrò mai nel merito della sua proposta interpretativa, certamente molto avanzata in quel torno di fine millennio.
Lo studioso non si arrese e negli anni successivi coltivò il filone.
Galli aveva indirettamente chiarito, argomentando con dovizia, quanto fosse rimasto fervente, nel corso di un lunghissimo arco di tempo, il fiume carsico dei diritti in capo al genere femminile, la portata storicamente rilevante degli assetti sociali costituitisi anche sul contrasto verso rivendicazioni ritenute eversive e infine si basasse su quell'antica polarizzazione anche l'origine dei fermenti politico-sociali che attraversarono l'800 e il '900, secoli nei quali si è consumata la formula stantia della superiorità "maschile", ormai ampiamente decaduta e oggi in procinto di crollare definitivamente.
Si badi: non si tratta di ridurre la storia a una divisione di potere e contropotere tra i sessi (sarebbe una grossolana fandonia) ma di saper cogliere, come Galli riuscì a fare, l'importanza di questo dinamico confronto socio-culturale percorrendo l'arco del pensiero e dunque della civiltà occidentale.
Tutti i processi storici sono segnati da avvenimenti che fanno da detonatore, come recenti e tragici casi di cronaca nera insegnano da noi.
E che osserviamo in misura ancora più rilevante in scenari distanti dal nostro modello: gli accadimenti in Iran, con la "polizia morale" che massacra ragazze indifese, sono l'esempio lampante della discrasia tra un potere reazionario e una società che sul riconoscimento delle libertà individuali in capo al genere femminile e dell'habeas corpus in particolare, arriverà ad abbattere quelle obsolete forme di dominio e con esse l'intero assetto sociale, dello Stato e dei fondamenti religiosi sui quali si regge.
Quando accadrà - e accadrà anche se le martiri saranno ancora molte - quale corso prenderà la storia in Medio Oriente?
Dunque, in relazione causale, nel resto del globo?
Nessun cambiamento di status si è mai affermato pacificamente.
Ma il cambiamento è in atto, ormai segnato e inarrestabile.
Ed è, in non rare occasioni, coinciso, quando racchiuso in termini avanzati (poichè esiste anche un conservatorismo di stampo femminile non meno intransigente e detestabile) con il ruolo delle donne.
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Questo sostengo facendomi breccia, implicitamente, attraverso il buon Galli, storico acuto e politologo lungimirante.
Gli idioti (nel significato originario greco) non se ne avvedono.
Gli imbecilli (nell'etimologia latina) tentano di contrastarlo.
Ne "Le Streghe di Shakespeare" l'argomento è scavato ancora più profondamente, in chiave antropologica.
Fino a contemplarne l'origine.
Sepolta in un abisso scabroso.
Nelle immagini: "Grande Dea Madre", periodo Paleolitico, collezione Mainetti, New York
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marcoleopa · 11 months
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Discesa in campo
La sinistra 800centesca, ancora legata agli esiti del congresso di Livorno, non aveva, allora, ne, capito/compreso, ancora oggi, il significato della “discesa in campo”.
Orfani della caduta del muro di Berlino, tutta la baracca, sociologi, politici, segreterie etc…, faticano a interpretare gli esiti nefasti del trentennale bombardamento dei programmi spazzatura, dove, al pari del predappiese che affermava: “Io non ho creato il fascismo, l’ho tratto dall’inconscio degli italiani”, Silvio, ha trasformato la televisione (programmi, contenuti, forma, sostanza), in quello che, Serge Daney – Le Monde 1992, ha correttamente definito: “la television est comparable a une decharge pubblique, a l’incoscient (inconscio) a ciel ouvert”.
Discarica pubblica, inconscio a cielo aperto.
Se il primo ha tratto dall’inconscio la violenza degli italiani (gli stessi che il 25 aprile divennero tutti antifascisti, o, come affermò Churchill: “Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani…”), il secondo ha reso la televisione uno strumento di controllo e indirizzo, che nemmeno Pasolini, avrebbe immaginato, o, forse, sospettava: “Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. Le varie culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l'adesione ai modelli imposti dal Centro, è tale e incondizionata. I modelli culturali reali sono rinnegati. L'abiura è compiuta. Corsera 9 12 73
Ecco la chiave di successo di Silvio. Rinnegare le culture presenti in Italia, uniformare il pensiero, abiurare la critica verso modelli che, fino alla discesa in campo, trovavano posto in qualche bettola.
E, quindi, il fiorire di modelli comportamentali attraverso un'opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza, meglio rappresentata dalle parole illuminanti e premonitrici di Pasolini: Un edonismo neo-laico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane. L'antecedente ideologia voluta e imposta dal potere era, come si sa, la religione: e il cattolicesimo, infatti, era formalmente l'unico fenomeno culturale che "omologava" gli italiani. Ora esso è diventato concorrente di quel nuovo fenomeno culturale "omologatore" che è l'edonismo di massa: e, come concorrente, il nuovo potere già da qualche anno ha cominciato a liquidarlo. Non c'è infatti niente di religioso nel modello del Giovane Uomo e della Giovane Donna proposti e imposti dalla televisione. Essi sono due persone che avvalorano la vita solo attraverso i suoi Beni di consumo (e, s'intende, vanno ancora a messa la domenica, in macchina). Gli italiani hanno accettato con entusiasmo questo nuovo modello che la televisione impone loro secondo le norme della Produzione creatrice di benessere (o, meglio, di salvezza dalla miseria).
Ribadisco il mio pensiero, che si volge umanamente a chi lascia questa terra, ma, non mi sottraggo dal commentare le nefaste conseguenze del proprio agire e, degli effetti sulla collettività (inteso popolazione).
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alter-petrus · 11 months
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La continua dimostrazione che gli strepiti sull'impossibilità di esprimersi liberamente siano solo strepiti la sto avendo in questi giorni sotto gli occhi. E nel mondo artistico tradizionale, quindi neanche nelle periferie del pensiero reazionario, che offrirebbero rifugio a chi si contrappone al politicamente corretto.
Un autore di una certa storicità un paio di anni fa si è lanciato in violente esternazioni transfobiche contro una collega. Oggi continua a pubblicare, a presentare mostre e ad essere presente alle fiere, ospite della casa editrice con cui pubblica (una casa editrice non marginale nell'ambiente). Tutto senza uno straccio di scuse. Come se niente fosse.
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io-pentesilea · 2 years
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(Quale ricordo di te porterò dentro di me?
La parata che non vedemmo.
Come al solito discutiamo per le tue convinzioni politiche. Tu reazionario e io con un orientamento decisamente progressista.
'Ma chi lo dice? Io amo la mia patria tanto e quanto te! Mi emoziono ascoltando l'inno, al passaggio delle frecce tricolori... ogni anno guardo la parata del 2 giugno alla tv... prima lo facevo con papà...'
'Se riesco a trovare i biglietti ti ci porto' mi dici 'devo sentire il collega...'
Sono eccitata ed emozionata al pensiero, rido felice come una bambina.
'Oddio sarebbe bellissimo!'
Compro un vestito per l'occasione, scherzo sul fatto che potremmo sedere accanto al presidente della repubblica...
'E vicino a Salvini'.
'Ah no eh, vicino a lui ti siedi tu, io preferisco stare vicino a Mattarella!'
Nonostante i tuoi 'sforzi' purtroppo non riesci ad avere i biglietti...
'Dai non fa niente... è stato bello anche immaginarlo' ti consolo 'passare una mattina insieme tanto speciale... ma va bene così dai...'
Quale ricordo porterò con me?
Barbara)
Il video non è recente, risale al 2 giugno 2017.
Anche se non in tribuna, anche se non con te andai lo stesso a vedere la parata. Una folla oceanica sotto un sole rovente.
Un'emozione indescrivibile al passaggio delle frecce.
Ora come allora buona festa della Repubblica.
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gaiaitaliacom · 1 month
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Un evergreen del pensiero reazionario tra musica e parole [....]
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infosannio · 10 months
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Quel pensiero reazionario di Mantovano
Troppo assorta nella quotidiana analisi per scoprire tracce di fascismo nel sangue del governo Meloni, la sinistra dattilografa non si è accorta che a Palazzo Chigi siede, consigliere assai ascoltato da Giorgia, quell’Alfredo Mantovano […] (di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – Troppo assorta nella quotidiana analisi per scoprire tracce di fascismo nel sangue del governo Meloni, la…
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rideretremando · 1 year
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NAPOLI PRENDA ESEMPIO DAL NAPOLI
La questione meridionale è fondata su tre ipotesi. La prima ipotesi attribuisce la colpa all’unificazione, e dunque ai piemontesi. Avevamo ferrovie e industrie e terra felix, poi il disastro. Questa ipotesi è di stampo reazionario ed è portata avanti dai neoborbonici, sia di nuovo sia di vecchio conio. La seconda ha una matrice terzomondista, il nord avrebbe colonizzato il sud, o meglio: l’origine dei mali del sud (e dei sud) va rintracciata nelle relazioni di scambi internazionali che portano i paesi arretrati a specializzarsi in esportazioni a basso valore aggiunto (materie prime) per sostenere lo sviluppo del nord: non solo merci ma anche movimento di persone, sfruttamento della manodopera. In Italia gli spunti per questa ipotesi li ha forniti Gramsci: “La borghesia settentrionale ha soggiogato l’Italia meridionale e le isole e le ha ridotte a colonie di sfruttamento”. Poi c’è l’ipotesi geografica, che però di volta in volta assume tratti diversi: o la geografia ci penalizza, lontani dai commerci, terra amara e poco fertile, oppure al contrario, la geografia ci aiuta, anzi, al sud si vive meglio, tanto mare e Sole, tanta lentezza e spazio per godersi la vita al riparo dalla nevrosi. Quest’ultima ramificazione deriva in massima parte da una cattiva lettura di Camus, insomma il pensiero meridiano (quello della misura, di stampo greco) che tuttavia Camus – in “L’uomo in rivolta” – usava per difendere la democrazia partecipativa in opposizione alle palingenesi rivoluzionarie.
Ognuna di queste ipotesi muove gli animi, nessuna è veramente soddisfacente e regge alla prova dei fatti, sicuro il sud si è fatto male da solo ogni volta che ha cercato un nemico oltre i suoi confini e ha fatto a meno di una profonda analisi delle proprie dinamiche e delle proprie mancanze, e dunque oggi che siamo in festa e vi invitiamo a partecipare tutti, sarebbe bello che il sud prendesse esempio dal gioco di squadra del Napoli, in quel gioco c’è tanto di nuovo, tanto di innovativo, tanto da imparare, e soprattutto tanto di vecchio da dimenticare.
Antonio Pascale, Il Foglio, 6 maggio.
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rassegnaflp · 2 years
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Miguel Benasayag, partecipare alla vita e alla sua complessità
Miguel Benasayag, partecipare alla vita e alla sua complessità
Parla il filosofo e psicoanalista argentino, oggi ospite di «Pensieri in piazza». Il titolo dell’incontro di Pinerolo a cui parteciperà è «Dal biologico al digitale: traducibilità del vivente?». «Non esistono individui separati, questa illusione è una malattia del pensiero che va a produrre chimere. Il progetto reazionario è credere a una razionalità assoluta in cui esiste un chimerico…
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abr · 4 years
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Veltroni si ribella alla chiusura dei cinema chiedendo retoricamente: "Perché invece le chiese sono state lasciate aperte?". Povero portatore di pensiero debole: sostenere che religione sia uguale a intrattenimento è blasfemia, occhio quindi non tanto all'anima per chi non ne possegga una, quanto all'osso del collo (mica per l'offesa ai Cristiani, figurarsi: sono aperte anche le moschee, occhio ...). Oltretutto il governo reazionario pidino & succedanei applaude e favorisce questo tipo di uscite da pre-adolescenti stile "uffah papi, e lui allora?". VELTRONI FA IL DELATORE, è esattamente come ci vogliono.
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xennnnnnnn · 4 years
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articoli/ saggetti/ letture brevi/ traduzioni
post in progress che verrà aggiornato ogni tot
http://www.prismomag.com/autechrism/
tbt 2016, articolo molto ben fatto di Valerio Mattioli sugli Autechre; contiene spunti di lettura e di ascolto non indifferenti, tra cui Discognition di Steven Shaviro.
http://www.kabulmagazine.com/iconoclastia-oggi/
http://www.kabulmagazine.com/tanatoprattore-american-way-death/
http://www.kabulmagazine.com/la-politica-degli-highlights/
di Kabul magazine potete leggere qualsiasi cosa senza mai trovare alcunché di banale o superficiale; il secondo articolo fa parte di una serie in quattro parti sulla morte e sull’estetica della morte. Consiglio vivamente di spulciare la  sezione di case studies e digital library.
https://not.neroeditions.com/unarte-dello-chthulucene/
https://not.neroeditions.com/autoimmunita/
https://not.neroeditions.com/caos-vs-biofascismo/
https://not.neroeditions.com/nostro-sguardo-sugli-animali/
https://not.neroeditions.com/mario-mieli/
animali, realismo capitalista, malattia mentale, black metal, fantascienza, hellraiser, ciao maschi, autechre, lovecraft, antiumanismo e antilavoro sono un breve riassunto di cose divertenti che mi piacciono molto. NOT pubblica di questo e anche altro. Riferimento scontato ma comunque dovuto.
traduzioni:
https://www.indiscreto.org/cose-la-dark-ecology/
https://www.indiscreto.org/luomo-da-interno-la-storia-di-hugh-hefner-fondatore-di-playboy/
http://www.prismomag.com/teoria-basse-frequenze/
e ora una serie di linketti/saggetti/ articoletti di cui non ho voglia di parlare perché non saprei che altro dire se non tesserne le lodi e ripetere quanto mi siano piaciuti
http://www.prismomag.com/death-disco/
http://www.prismomag.com/narcostoria-eroina/
https://www.indiscreto.org/dal-pensiero-neo-reazionario-alla-sinistra-radicale/
https://www.e-flux.com/journal/92/204673/mother-earth-public-sphere-biosphere-colonial-sphere/
https://www.e-flux.com/journal/94/221148/to-save-a-world-geoengineering-conflictual-futurisms-and-the-unthinkable/
https://www.e-flux.com/journal/98/257322/sensitive-consciousness-and-time-against-the-transhumanist-utopia/
https://www.e-flux.com/journal/98/256882/the-agency-of-fire-burning-aesthetics/
https://www.e-flux.com/journal/102/282888/femme-as-in-fuck-you/
https://www.documenta14.de/en/south/455_to_be_beside_of_oneself_fanon_and_the_phenomenology_of_our_own_violence
https://www.documenta14.de/en/south/453_mask_silence_silence_masks_or_a_condition_of_utmost_listening
http://www.kainos-portale.com/index.php/saggi-portale/259-alterita-non-umana-e-se-l-animale-raccontasse
https://www.doppiozero.com/materiali/soggetto-nomade
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curiositasmundi · 5 years
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A me Gramellini m’ha sempre fatto caà
Gramellini m’ha sempre fatto caà. In tutto ciò che ho letto di suo c’è sempre un sottotesto reazionario, conservatore, basti pensare alla sua posizione sulla maestra antifascista di Torino ma anche al pezzo La cameriera scomparsa in cui racconta dell’annuncio di lavoro di un albergatore al quale secondo lui non avrebbe risposto quasi nessuna e quelle poche che lo hanno fatto pretendendo (udite, udite) di sapere turni, orari o stipendio. Inaudito! Secondo Gramellini, insomma, bisognava buttarcisi a capofitto altrimenti significa che non si è abbastanza disperate, del resto la paga “è in euro e non in sesterzi”. Uh, le risa. Oggi però si è superato.
Il pezzo si intitola “Cappuccetto Rosso” e inizia così: “Ha ragione chi pensa, dice o scrive che la giovane cooperante milanese rapita in Kenya da una banda di somali avrebbe potuto soddisfare le sue smanie d’altruismo in qualche mensa nostrana della Caritas, invece di andare a rischiare la pelle in un villaggio sperduto nel cuore della foresta. Ed è vero che la sua scelta avventata rischia di costare ai contribuenti italiani un corposo riscatto.” Già qui ci sarebbe da incazzarsi ma il peggio deve ancora arrivare perché questo incipit serve ad entrare poi nel vivo della sua opinione, che in realtà è mascherata da critica verso tutti coloro che hanno insultato o deriso Silvia Romano (come se lui non l’avesse appena fatto) e prosegue con frasi terrificanti tipo: “se tuo figlio è in pericolo di vita, il primo pensiero è di riportarlo a casa, ci sarà tempo dopo per fargli la ramanzina”. Ramanzina? Cioè, noi dovremmo fare la “ramanzina” a una donna di 23 anni, laureata, non nuova ad esperienze di cooperazione internazionale, perché avrebbe scelto di fare la volontaria in Africa invece di aiutare “prima gli italiani” (cit.), che ora si vedono costretti pure a pagare per la sua “smania di altruismo“. In sostanza, secondo Gramellini, chi sta insultando Silvia Romano non sta offendendo una donna coerente e coraggiosa adesso picchiata e minacciata da un’organizzazione terroristica ma una ragazzina stupidina che ha (cito testualmente) “l’energia pura, ingenua e un po’ folle che a quell’età ti spinge ad abbracciare il mondo intero e a illuderti ancora di poterlo cambiare”. Ecco, io magari non voglio abbracciare il mondo ma la famiglia di questa ragazza sì, perché dovrà difendersi da molti orrori, e non è detto che i peggiori siano in Kenya.
© Ettore Ferrini  
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paoloxl · 5 years
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E’ arrivato in Italia Cesare Battisti, ex militante dei Proletari Armati per il Comunismo, condannato all’ergastolo per vari capi di imputazione.
L’arresto è stato effettuato due giorni fa in Bolivia, paese che lo ha espulso a tempo di record verso l’Italia in quanto…migrante senza titolo di soggiorno.
Per lui, sei mesi in cella da solo e con isolamento diurno. Poi, l’ergastolo ostativo, ossia senza la possibilità di accedere ai benefici previsti dalla legge dopo anni di carcere.
Aldilà della complessa, e non scevra da molti punti di domanda, vicenda politica prima e giudiziaria poi di Battisti, quello che oggi va registrato è il clima da stato di terrore, tra bava alla bocca e livore, dei media mainstream, senza eccezione alcuna. Sotto processo, e dietro lo sbarre, nel pensiero unico dell’informazione non ci deve andare tanto Battisti, ma tutto un ciclo di lotte di classe – quella degli anni Settanta in Italia – da criminalizzare in toto per evitare che si possa ripetere, seppur con le forme della modernità, un nuovo possibile assalto al cielo.
Il caso Battisti, al di là dell’accanimento politico e mediatico, pone però nuovamente temi importanti, come quella della repressione, il rapporto con la storia della lotta armata e la necessità di un’amnistia, ignorati da politici e media mainstream, mai come oggi tutti allineanti, con la bava alla bocca, per l’arrivo del “mostro”.
Sul tema Radio Onda d’Urto ha realizzato due contributi.
Il primo di Salvatore Ricciardi, ex prigioniero politico e del collettivo Odio Il Carcere, e il secondo di Italo di Sabato, dell’Osservatorio Repressione. Ascolta o scarica[i]
La tesi dominante sui media e sui social ormai si riduce a questo: Battisti è un “terrorista”, ha ucciso quattro persone, deve marcire in galera!!!!
Di combattenti – e “lotta armatisti”  anche “terroristi” – è pieno il mondo. Molti sono diventati capi di stato si pensi ad esempio a Pepe Mujica che ha un passato da guerrigliero Tupamaro, prima di diventare presidente dell’Uruguay dal 2010 al 2015.; la quasi totalità è rientrata nella vita normale, in patria o in altri paesi. In pochi stanno invecchiando in esilio da sfigati o marcendo in prigioni molto diverse, sotto regimi anche contrapposti. Il destino che tocca ai combattenti, a guerra finita, copre quasi l’intero arco delle possibilità umane. Ma ovunque – una volta che la guerra sia finita – si smette di perseguire gli sconfitti.
E’ accaduto anche in Italia; con i fascisti, addirittura, dopo la Resistenza; e nessuno li ha perseguiti per non aver rispettato i patti (non “ricostituire il partito fascista”, in primo luogo).
Ma – sempre in Italia – lo stesso non è avvenuto con la lotta armata di sinistra.
Per quale ragione?
Solo nel nostro paese la guerriglia – negli anni ‘70 fenomeno comune a tutti i continenti e tutti i paesi, Stati Uniti compresi (Weathermen, simbionesi, Black Panther) – non è stata riconosciuta per quel che era: unnormale movimento rivoluzionario.
Solo in Italia, si è imposta una “verità politica ufficiale” che faceva palesemente a cazzotti persino con la verità giudiziaria, fino a negare ogni “politicità” alla lotta armata e ai suoi protagonisti. Creando il curioso caso storico (un unicum) di un ventennio – in un solo paese tra i tanti che provavano in contemporanea l’identica febbre – attraversato da migliaia di combattenti ufficialmente “senza causa e senza ragioni”.
Solo in Italia, del resto, c’è stato un Partito Comunista “di lotta e di governo”, a lungo – e in anni decisivi – in bilico tra tensione al cambiamento radicale e propensione all’accomodamento subalterno.
Solo in Italia, dunque, c’è stata una repressione del fenomeno che è ricorsa ai dispositivi eccezionali “d’emergenza” (tortura compresa) qualificati comunque come “pienamente democratici” e come tali mantenuti in vigore anche al di là del tempo del conflitto.
Solo in Italia abbiamo avuto un “ex comunista” (del Pci, sia chiaro) che, dopo aver sostenuto per 20 anni la panzana del “doppio Stato”, ha ricoperto la carica di ministro dell’interno senza consegnare al paese – in tre anni – neppure un documento minore sulla strategia delle stragi e sul coinvolgimento diretto dei servizi segreti italiani e statunitensi. Fino all’inarrivabile paradosso di diventare “capo” di uno Stato sempre “doppio”, per la pubblicistica d’area, ma “unitario” sotto la sua copertura.
Solo in Italia si usa la più che monitorata pattuglia di “esuli” all’estero come “riserva di caccia” in cui andare a scadenza regolare a “catturarne” uno per far vedere a un paese ottenebrato che “questo è un governo del fare, non stiamo mica qui a pettinar le bambole”.
Un paese speciale, fatto di leggi speciali, di carceri speciali, di tribunali speciali(zzati), barricato dietro una “magistratura in prima linea” (fin quando, esaurita la bisogna, non s’è occupata d’altro) e un apparato mediatico giustificazionista e falsario (i “servi liberi e forti” non sono un incidente, ma la norma).
Un paese ridicolo e reazionario, incapace di fare i conti col proprio passato e quindi sempre di nuovo sull’orlo della guerra civile. Che crea e osanna personaggi inqualificabili, e dunque si merita d’esser svillaneggiato da un Salvini, un Di Maio o un Renzi.[ii]
Dal mondo dell’informazione poco sono le voci in contrasto con la canea giustizialista e forcaiola. Una tra questi è quella del giornalista Christian Raimo che dal profilo facebook chiede una soluzione politica per uscire dall’emergenzialismo. Inquietanti, ma purtroppo danno il segno del tempo, sono i commenti allo scritto di Raimo.
Ecco il post ripreso da facebook:
“Ieri ho scritto un post sulla vicenda di Cesare Battisti. Sono stato, diciamo, tra i pochi a non allinearmi all’orgia di vendetta di stato officiata dal ministro dell’interno e dal primo ministro brasiliano (“arriva il regalino”). 
Non ho difeso politicamente Cesare Battisti, ma un paio di principi.
Non ho difeso Cesare Battisti, perché ha i suoi avvocati, è una persona che è quanto più lontana da me per ideologia politica, per militanza, perché ha fatto in anni il peggior servizio possibile alla causa della riflessione sugli anni settanta, perché mi sta antipatico come poche altre figure pubbliche, perché non ho neanche una simpatia intellettuale: i suoi romanzi sono per me respingenti.
Non ho idea se sia innocente o colpevole, e penso non sia il fuoco principale della questione. Ho letto ogni volta tutte le ricostruzioni e davvero non sono riuscito a farmi un’idea conclusiva. Ho parlato con i parenti delle vittime delle azioni di sangue che vengono attribuite a Battisti, e mi è sembrato che la loro sete non esaudita di giustizia fosse la ragione principale del dolore delle loro vite. Ma anche qui sono molto cauto con i giudizi sugli stati d’animo di persone colpite su quanto c’è di più caro.
Si può pensare a un’amnistia per un personaggio del genere? Sono sempre stato convinto di sì. La stagione delle lotte politiche degli anni settanta e ottanta doveva portare, dovrebbe portare ancora oggi a un processo prima storico e poi politico. Quarant’anni sono più che sufficienti direi. Come è accaduto in Sudafrica con la commissione Verità e Giustizia, paradossalmente come è accaduto dopo il fascismo con Togliatti. Questo avrebbe permesso di fare chiarezza sul senso politico di quegli anni e avrebbe permesso al più importante movimento politico europeo post-bellico di rendere vivo il tessuto democratico dell’Europa di oggi. Ma appunto chi la poteva pensare così, da Primo Moroni a Alexander Langer, sono stati vox clamans in deserto. Luigi Manconi è uno dei pochi rimasti a insistere su queste posizioni.
Le amnistie mostrano uno stato forte e non debole. La violenza di quegli anni confondeva violenza personale e violenza politica? Certo, come potrebbe essere altrimenti. Per questo c’è bisogno di una riflessione storica, e non della galera. 
E in mezzo agli amnistiati ci possono essere anche i peggiori neofascisti. A chi dice: mettete in galera Battisti e allora perché Giusva Fioravanti e Francesca Mambro sono liberi a passeggio? Perché Roberto Fiore, condannato più volte, non è in galera? Non auguro la galera a nessuno, l’ergastolo men che meno, nemmeno ai fascisti di oggi, nemmeno a chi considero l’avversario peggiore da tutti i punti di vista, compreso per dire a Giuliano Castellino. Figuriamoci se posso pensare che la discussione intorno alla violenza politica degli anni settanta e ottanta si possa risolvere con la galera oggi.
Ma questo purtroppo non è stato nemmeno un aspetto marginale del dibattito. Da ieri il tema è il carcere e la repressione politica. Se la discussione sanguinosa che per anni è ruotata intorno a Battisti è andata molto oltre la vicenda personale ed è stata il frutto di leggi emergenziali infami a cui si rispondeva debolmente alle volte con deliri ideologici, o una spaccatura lacerante tra reducismo e pentitismo; quello che non è chiaro è che dopo ieri fare una anche una semplice manifestazione politica di piazza, anche contestare una legge ingiusta, fare un presidio, anche difendersi dalla violenza della polizia sarà difficilissimo.
La responsabilità politica di tutto questo è anche di Cesare Battisti, delle sue interviste inascoltabili, del non aver capito il ruolo centrale politico che la sua vicenda personale giocava per tutti. Ma la responsabilità è soprattutto di chi non comprende come ogni giorno, nel gioco al massacro dello stato di diritto che Salvini svolge con costanza, si sta perdendo e perdendo male.
Uno dei libri più belli che ho letto negli ultimi anni è “Il libro dell’incontro” del Saggiatore. Ci sono le testimonianze ravvicinate dei responsabili e dei parenti delle vittime delle violenze degli anni settanta. Magari, se c’è qualcuno che vuole riposarsi dal delirio orgiastico, sarà contento di sfogliarselo“.[iii]
Cesare Battisti consegnato alla giustizia italiana dopo quaranta anni e’ un trofeo di chi legge la storia solo come vendetta! Di chi ha bisogno di cavalcare la cultura dell’odio, di chi crede a un mondo di muri e  di caccia all’uomo!
Di chi vorrebbe ripristinare la taglia con il wanted!!! Dopo quaranta anni dagli eventi….questa e’ la sensazione!
Quella stagione e’ finita definitivamente, una stagione che con i suoi drammi e anche ideali va riletta storicamente e collocata storicamente! Basta ad affrontarla dopo tantissimi anni sempre e solo con il carcere!
L’aver elevato Battisti al latitante “più cattivo di tutti” è servito e  serve soprattutto a ricondurre un fenomeno di tale portata sul piano esclusivamente giudiziario e penale, e  rimuovere totalmente il livello storico, politico e culturale di un contesto storico vicino e lontano al tempo stesso.
Per questo da tempo chiediamo una soluzione (o di “uscita”) politica per gli “anni di piombo”. Una amnistia per i reati politici. Perchè come ha scritto lo scrittore francese Daniel Pennac ” L’amnistia è il contrario dell’amnesia. Si tratta di chiudere una porta per permettere agli storici di capire un periodo in maniera meno passionale.”[iv]
 Note:
[i]http://www.radiondadurto.org/2019/01/14/cesare-battisti-e-arrivato-in-italia-accanimento-di-politica-e-media-sul-caso/
[ii]http://contropiano.org/interventi/2011/06/09/il-paese-della-realta-virtuale-01844
[iii]https://www.facebook.com/christian.raimo.7/posts/10156256140407831?comment_id=10156256183612831&notif_id=1547459618388782&notif_t=feedback_reaction_generic
[iv]https://www.vice.com/it/article/8xpz34/catturato-battisti-problemi-anni-di-piombo
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pangeanews · 5 years
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“Serotonina” è la salvezza della letteratura europea o la prova che santifica la mediocrità del suo autore? (Con una lettera a Michel Houellebecq)
No, non è perfetto – quasi nessun romanzo che superi le duecento pagine lo è, troppi elementi da tenere sotto controllo. Non è neppure il suo testo migliore. Eppure è superlativo, micidiale come lo sparo di un cecchino, definitivo. Fatico a credere di poter incappare in un’opera anche solo vagamente al suo livello, durante il corso del nuovo anno.
Purtroppo Houellebecq, in Serotonina, ha un problema troppo grande per non essere notato, che mi porterebbe a bocciarlo senza appello, se non fosse per il tripudio di saggezza esistenzialista – e politicamente scorrettissima – che tracima abbondante dalle sue righe. Il francese ha creato un personaggio – un consulente esterno del Ministero dell’Agricoltura – decisamente inadatto per far uscire dalla sua bocca riferimenti letterari che spaziano con leggerezza all’interno di tutta la letteratura europea. Se la cosa era tranquillamente accettabile per Bruno, il professore di letteratura in Le particelle elementari, oppure nel caso del docente universitario di Sottomissione, con Serotonina sembra proprio che Houellebecq abbia voluto strafare. In verità, qui, il solo protagonista è lui, con le sue idee, e le mentite spoglie che ha scelto come abito di scena non gli si attagliano neanche un po’. Ma forse il mio è un vezzo da critico pieno di rigide convinzioni come quella che il linguaggio debba essere commisurato, in particolare quando si usa la prima persona, al soggetto parlante.
Diciamo allora che adotteremo quella che in gergo tecnico si chiama “sospensione di credibilità”. In sostanza: nella vita reale uno non parlerebbe mai così ma, quando si tratta di fiction, non si possono adottare gli stessi parametri. Difficile dirlo per un romanzo che avrebbe la pretesa di essere realista, se non neonaturalista – almeno questo sembra essere il genere adottato dallo scrittore, da Sottomissione in poi. Noi lo prenderemo per buono.
Detto ciò, Houellebecq vince a mani basse. “Ed ecco come muore una civiltà, senza seccature, senza pericoli né drammi e con pochissimo spargimento di sangue, una civiltà muore semplicemente per stanchezza, per disgusto di sé…”. Vero, verissimo! Direi che non c’è altro da aggiungere. Houellebecq è il medico perfetto per l’Occidente, quello a cui ognuno si vorrebbe rivolgere, quando abbiamo la certezza della malattia e tutti intorno ci prendono oscenamente per il culo. E lui ha ragione, siamo malati terminali e un’ideologia idiota ci impedisce di metterlo nero su bianco – per fortuna, lui di lusingare il pensiero dominante se ne sbatte altamente.
Il resto delle considerazioni, solo apparentemente buttate lì a caso, è ogni volta fulminante: “il porno è sempre stato all’avanguardia dell’innovazione tecnologica”; “di sicuro non c’è alcun settore dell’attività umana che sprigioni una noia così assoluta come il diritto”. Personalmente non avrei alcunché da obiettare.
Al netto, comunque, di tutta la sordità diffusa tra quelli che faranno finta anche questa volta di non sentire, vorrei proprio sapere chi non si ritrova nella vita del protagonista di Serotonina. Certamente, lui è ricco o almeno decisamente benestante – condizione oramai rara, dopo lo sterminio programmato della borghesia. Per il resto, è tutto impietosamente vero: “In Occidente nessuno sarà più felice […], mai più, oggi dobbiamo considerare la felicità come un’antica chimera, non se ne sono più presentate le condizioni storiche”. O vorreste forse negare che “Parigi come tutte le città era fatta per produrre solitudine” e che “il mondo sociale era una macchina per distruggere l’amore”, ovvero l’unica cosa che potrebbe dare un senso alle nostre già miserabili – ontologicamente miserabili – esistenze?
Naturalmente, Houellebecq sa bene che c’è stato un tempo in cui le cose erano più semplici, naturali, normali e francamente meno problematiche. Quell’epoca è tragicamente venuta meno a seguito di tutte le cosiddette “grandi conquiste di civiltà”: “per me come per tutti i miei contemporanei la carriera professionale delle donne era una cosa che andava rispettata prima di ogni altra cosa, era il criterio assoluto”. Sulla base di questo presunto grande principio, infatti, il protagonista perde la possibilità di avere al suo fianco la ragazza che ama. Non è concepibile chiederle di abbandonare il lavoro per diventare “la mia donna”. Sarebbe troppo in controtendenza rispetto al progressismo diffuso. E così l’uomo occidentale si ritrova a dover inghiottire ogni giorno il dosaggio massimo di un farmaco antidepressivo, a ubriacarsi per reggere l’insulso susseguirsi dei giorni, sperando solo che tutto ciò lo porti quanto prima all’estrema conseguenza, la morte. Alla donna, oggetto d’amore del protagonista, non va meglio: dopo un concerto, si è fatta scopare da uno ed è rimasta incinta, ritrovandosi infine a dover crescere un figlio senza padre. Potrebbe unirsi nuovamente a lei, in una di quelle assurde forme altrimenti note oggigiorno con la neutra e quasi dolce dicitura di “famiglie allargate”, che i francesi chiamano letteralmente “ricomposte”? Stando a Houellebecq, pare proprio di no: “io di famiglie ricomposte non ne avevo mai viste, mentre di famiglie decomposte sì, in pratica non avevo visto altro”.
Senza voler essere eccessivi, si può tranquillamente ammettere che nessuno di questi tempi – e malgrado questi siano effettivamente i tempi che stiamo vivendo – parli di ciò, del vero e proprio tramonto dell’Occidente, e meno che mai in letteratura. Perlomeno, nessuno riesce a contemplarlo in tutta la sua portata.
In Serotonina, invece, la visione è totale, non esclude niente: la distruzione della famiglia e di conseguenza della società; i gloriosi e tragici movimenti di rivolta di una borghesia allo stremo – e non una semplice anticipazione dei gilet gialli; l’annichilimento di qualsiasi pulsione vitale in noi; il bisogno di trovare un senso trascendente – le ultime righe sono per Lui: Dio esiste ed è amore, non diversamente da quanto sosteneva Ratzinger nella sua enciclica Deus caritas est. E questo Dio potrà anche “essere un mediocre sceneggiatore”, come sta scritto, ma di certo non lo è lo scrittore francese. Houellebecq è il profeta, la coscienza europea, l’unica possibilità di salvezza della sua letteratura e del continente stesso. Se un giorno avremo dimenticato questo spaventoso incubo europeista, sarà grazie a lui che ci ha brutalmente svegliati, mentre eravamo in caduta libera verso il precipizio.
Matteo Fais
***
Caro Michel,
lo sapevo – lo sapevamo tutti – lo sapevi tu, soprattutto. Non avrei dovuto leggere Serotonina, sappiamo tutti che è un romanzo mediocre, d’altronde, lo sai, hai scelto di ergere la mediocrità a genio, dimostrando che si può vendere molto con un libro modesto, che Houellebecq è diventato una griffe dello scemo prêt-à-porter editoriale, ormai sei l’Armani dei depressi, la panacea per gli scrittori ombelicali, il cesso del narcisismo. Intendo, Michel, che sei uno scrittore tipicamente, clamorosamente degli anni Novanta, un reazionario dell’ovvio, lo sai anche tu – la massa lettrice riconosce sempre ciò che gli è noto, che annota da anni, a cui è riconoscente; l’ignoto, che è il carato della profezia, sconvolge il giudizio, viene ammesso con sospetto. Le tue riflessioni sono barbaricamente idiote, meno interessanti delle speculazioni del lavandino. Ne cito una, sull’amore:
Nella donna l’amore è una potenza, una potenza generatrice, tettonica, quando l’amore si manifesta nella donna è uno dei fenomeni naturali più imponenti di cui la natura possa offrirci lo spettacolo, è da considerare con timore, è una potenza creatrice dello stesso tipo dei terremoti o degli sconvolgimenti climatici, è all’origine di un altro ecosistema, di un altro ambiente, di un altro universo, con il suo amore la donna crea un mondo nuovo.
Ecco, una frase come questa va bene come sfondo a una puntata di Grey’s Anatomy, dove turbe di umani esagitati, nella latrina dell’ego, spacciano sentenze esistenziali, esiziali, inesistenti.
Vado avanti, Michel, sperando che questa mia abbia per te un valore catartico, catatonico. Qui definisci la prostituta, senza alcuno sforzo intellettivo:  
La puttana non seleziona i propri clienti, è proprio quello il principio, l’assioma, la puttana dà piacere a tutti, senza distinzione, ed è grazie a questo che accede alla grandezza.
Qui ti fai delle domande che dovrebbero creare qualche sommovimento nel sistema arterioso, invece sono stupide, indotte dal dio del banale, servono per indottrinare i sudditi del giusto mezzo, i vagabondi del niente:
Ero capace di essere felice nella solitudine? Pensavo di no. Ero capace di essere felice in generale? È il tipo di domanda che credo sia meglio non farsi.
Mi viene da dirti, Michel, mai letto Leopardi?, mai sperimentato il suo adamantino rafting nel nulla? Provaci, sfoglia lo Zibaldone, scoprirai il piacere di essere ammutolito, Leopardi zittisce tutti i tuoi incubi da illibata concubina.
Quando vuoi fare il battutista, Michel, mi intristisci con la tua insipienza:
Una Lolita sarebbe stata in grado di far perdere la testa a Thomas Mann; Rhianna avrebbe fatto sbarellare Marcel Proust; quei due autori, vette delle rispettive letterature, non erano, per dirla con altre parole, uomini dignitosi, e si sarebbe dovuto risalire più indietro, all’inizio del XIX secolo, ai tempi del romanticismo nascente, per respirare un’aria più salubre e pura.
Magari possedessi la sontuosità narrativa di Thomas Mann, magari fossi benedetto dalla vastità intellettuale di Marcel Proust, magari riuscissi a scrivere Lolita, magari fossi eroticamente penetrante come Rhianna. I temi definitivi del romanzo, il sesso e Dio, cioè la vita e la morte, cioè il tutto e il nulla, cioè i cardini della letteratura, sono trattati scioccamente, senza il brillio di una intuizione, di una avventatezza narrativa. Sul sesso ti cito questo passaggio:
Pieno di buona volontà, mi tolsi i pantaloni e gli slip per renderle più agevole prenderlo in bocca, ma in realtà ero già preda di una premonizione inquietante, e quando Claire ebbe vanamente masticato per due o tre minuti il mio organo inerte capii che la situazione rischiava di degenerare e le confessai che in quel periodo prendevo degli antidepressivi (“dosi massicce” di antidepressivi, aggiunsi per sicurezza) che avevano l’inconveniente di sopprimere in me ogni traccia di libidine.
Il desiderio annacquato, la libido che sbrodola via, la sessualità incancrenita, la vecchiaia che disintegra ogni bramito di carne, sono elementi che vanno esasperati, esagitati, abusati. Ecco. Non c’è alcun abuso, in te, Michel, che non sia l’abusivismo dei cliché, dottrine retrodatate – te l’ho detto, sei uno scrittore degli anni Novanta che giunge a noi, ora, in ritardo, vent’anni dopo – stinte, antiquate. Leggiti Massimiliano Parente, Michel, che sull’eros, sul porno, sull’eccesso e sull’oltreterra della foia e sul sopruso ha scritto, con la ‘Trilogia dell’inumano’, qualcosa di notevole, di drastico, dovrebbe diventare il tuo abbecedario. Leggiti Andrea Temporelli, che in Tutte le voci di questo aldilà porta la questione letteraria sul tremito del suicidio, Michel, mioddio, bela, ulula, sbraita, abbandonati al gorgoglio dei ghigni, strappati la pelle, spolpaci, portaci in un viaggio mefistofelico dal sottosuolo alla Gerusalemme celeste, dal fango al cosmo, ma questo pantano retorico, ti prego, evitacelo.
 Su Dio, poi, sei quasi pietoso, il beghino del buon credo:
In realtà Dio si occupa di noi, pensa a noi in ogni istante, e a volte ci dà direttive molto precise. Questi slanci d’amore che affluiscono nei nostri petti fino a mozzarci il fiato, queste illuminazioni, queste estasi, inspiegabili se consideriamo la nostra natura biologica, il nostro statuto di semplici primati, sono segni estremamente chiari.
Se hai scoperto il sacro nel dissacrato, sono felice per te, piglia la via del monastero e non farci la predica. Se invece pigli Dio sul serio, sfidalo a duello, prendilo a testate, detronizzalo, dissezionalo, annaffialo nella colpa, coltivalo nel danno, dagli valore di dramma. Si scrive azzannando, mica facendo un valzer sul primo pulpito che capita.
In ultimo, Michel, la tua scrittura, speculare alla mediocrità sponsorizzata nel romanzo. Sciupata, nitidamente anonima, da scrittore sottodotato, frollato nel piagnisteo. Ti cito un esempio, tra i tantissimi:
Alle sette in punto mi alzai e attraversai il soggiorno senza fare il minimo rumore. La porta dell’appartamento, blindata e massiccia, era silenziosa quanto quella di una cassaforte. A Parigi il traffico era fluido in quel primo giorno di agosto, trovai perfino parcheggio in Avenue de la Sœur-Rosalie, a pochi metri dall’albergo.
Come sai, un lettore vuole annegare nella gioia o nell’angoscia. “L’infinito è l’eccesso, l’opposto del giusto mezzo, della misura, del finito”, scrive Benjamin Fondane in un miracoloso saggio che sonda Baudelaire e l’esperienza dell’abisso. In particolare, parlando della filosofia greca, Fondane forgia una memorabile metafora: “si presenta a noi come la Vittoria di Samotracia – una scultura senza testa da cui la testa fu deliberatamente omessa, poiché doveva rimanere esclusiva proprietà degli ierofanti; consegnato il corpo al pubblico, la testa, gelosamente conservata chissà dove, non smetteva di guidarne l’espressione e il significato, come verità occulta e ineffabile su cui riposava il discorso visi bile ed espresso”. Vedi, in te, Michel, non c’è infinito e non c’è eccesso, non c’è occulto né mistero: ma è quello, solo quello, incedere in ciò che inciampa, che squassa, che cerchiamo. Il resto – il giusto mezzo, il visibile – è davvero geometricamente troppo poco. Ora che anche chi ti ha osannato per anni – non sono tra costoro – comincia a nutrire dubbi su di te, caro Michel, ora che soltanto per questo, per spirito di sfida, ti difenderei a spada tratta, non posso che ricordarti, per onore di verità, che sei uno scrittore senza testa, che sei uno scrittore senza palle.
Affettuosamente,
Davide Brullo
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hewhosowsthewind · 2 years
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Noi facciamo della pratica, prima della pratica e poi della teoria. Non facciamo prima della teoria e poi della pratica perché questo sarebbe un cammino molto più reazionario di quanto voi non possiate pensare; la teoria è l'a priori scientifico: del vecchio pensiero scientifico. Franco Basaglia (presso Trieste, Italy) https://www.instagram.com/p/CXNmKRENskNRq0PmNXPBk91ipmAchLGp5w4JsM0/?utm_medium=tumblr
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