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#conservatorismo
gregor-samsung · 3 months
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Il signore delle formiche (Gianni Amelio, 2022)
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ilcontroverso · 1 year
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Joseph Ratzinger: l'emerito conservatore
Joseph Ratzinger: l'emerito conservatore. Un articolo di Domenico Sepe sul conservatorismo ben celato delle posizioni del papa emerito Joseph Ratzinger: un aspetto controverso che invita ad un'amara riflessione su Benedetto XVI. #IlControVerso #notizie
Dicevano gli antichi Romani che “de mortuis nil nisi bonum“, “dei morti non si può dire nient’altro che bene”. Ma, considerando il fatto che del ben parlare sulla figura del Papa emerito Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger, sono già state riempite pagine di giornali e numerose trasmissioni televisive, forse è giunto il momento anche di esaminare l’altro lato della sua vicenda papale e…
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crazy-so-na-sega · 14 days
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ll conservatorismo ha per sé l'eternità... Esser conservatori non significa essere attaccati a ciò che è stato, ma vivere partendo da ciò che sempre vale.
Arthur Moeller van den Bruck
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occhietti · 1 year
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Quante persone vivono in circostanze infelici; e tuttavia non prenderanno mai l'iniziativa di cambiare la loro situazione perché sono orientate a una vita di sicurezze, conformismo e conservatorismo, che possono sembrare una garanzia di tranquillità, ma in realtà per l’animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro sicuro.
Il nucleo fondamentale dello spirito vitale di un uomo è la sua passione per l'avventura. La gioia della vita viene dai nostri incontri con nuove esperienze per cui non c'è gioia più grande che avere un orizzonte in continuo cambiamento, e di avere per ogni giorno un sole nuovo e diverso.
- Christopher McCandless
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ambrenoir · 9 months
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Mia mamma non amava i Beatles. Ai genitori di oggi piacciono i Maneskin. Il conflitto è diventato una sorta di baratto. La rivoluzione dei ragazzi è stata taciuta dalla comunità, che l’ha avvolta in un conservatorismo estremo. Pasolini sarebbe molto preoccupato, la sua denuncia del consumismo si è inverata. Oggi il nonno compra le stesse cose dei suoi nipoti, non è mai successo nella storia umana. Quella cesura era un fatto salutare, ognuno viveva il tempo giusto della sua esistenza. Oggi i genitori vogliono essere più giovani dei figli, tutto questo appiattisce e amicalizza un rapporto che invece deve essere fondato sul riconoscimento dei ruoli. Non esiste più il capitano, il punto di riferimento. È forse il compimento del ‘68, dalla rivolta antiautoritaria. Ma ora una generazione che ha contestato i padri è diventata serva dei propri figli. Non è capace di dire i no, di orientare senza usare l’autoritarismo, ma l’esperienza. C’è un armistizio: io ti faccio fare quello che vuoi, tu non mi infliggi la tensione di un conflitto. Ma così si spegne il desiderio di autonomia, l’ansia di recidere i cordoni, l’affermazione piena della propria identità. Il conflitto generazionale è sparito. E non è un bene».
«Se hai tutto, non cerchi nulla. Una delle applicazioni di intelligenza artificiale più usate dai ragazzi si chiama “Replica”. Non è assurdo? Ogni generazione ha cercato di creare, non di replicare. Si voleva non ribadire, ma stupire, non accettare il frullato di quello che c’è, ma l’invenzione del nuovo. Noi stiamo diventando soli e ne siamo contenti. Abbiamo smesso di parlarci. Nelle scuole, in famiglia, nelle sezioni, nelle parrocchie, nei circoli o nelle piazze. Se vogliamo salvarci dobbiamo disallinearci, dobbiamo rinunciare all’ovvio, vivere la vita da un punto di vista originale. Non dobbiamo replicare, dobbiamo inventare».
E la sessualità?
«Oggi è vissuta senza desiderio. I ragazzi che frequentano giovanissimi i siti porno aumentano la fruizione ma finiscono col banalizzare il meraviglioso mistero del sesso. L’erotismo è scoperta, non fruizione. Casanova diceva “L’erotismo è l’attesa” e invece ora è tutto spiattellato. Troppo e troppo presto. Celebriamo la libertà sessuale uccidendo l’erotismo
Paolo Crepet
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Finché una donna non potrà attraversare la città da sola, senza correre il rischio di essere violentata, aggredita, molestata, insultata, avremo tutte incubi, insonnia, angoscia. Il male che accade agli altri accade a noi. Si celebra un'altra Giornata internazionale della donna e ovunque si vedono riaffiorare segnali che i diritti, così faticosamente conquistati, rischiano di crollare con l'avanzare dell'estrema destra, del conservatorismo e del puritanesimo di origine evangelica che entrano da parte delle nuove generazioni mascherate da "tendenze" come la "TradWife", o un revival della casalinga perfetta. Non bruciamo i reggiseni perché sappiamo che il femminismo è un'altra parola per umanesimo e utilizza piccoli gesti come la lealtà, l'ascolto, l'autocritica come un modo per correggere sentimenti di competitività, invidia, disprezzo che ci sono stati instillati per millenni di Cultura Giudaico-Cristiana.
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parolerandagie · 1 year
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Non è mai la prospettiva di un maggior benessere, a muoverci, e davvero davvero raramente lo è la ricerca di un piacere. No, amici, dobbiamo finalmente calare le maschere e serenamente ammettere con noi stessi che la ragione principale per cui troviamo la forza di spostarci da dove siamo, il motivo per cui ci scuotiamo di dosso la crosta di fango essiccato del conservatorismo, è il diventare insopportabile di qualche fastidio, di qualche dolore, è il farsi troppo roventi delle braci su cui, fino a poco prima, resistevamo ballando, troppo appuntite le spine su cui stavamo seduti: solo in quel caso, solo quando ci pare infine vana anche l’ultima testarda resistenza, ecco che pachidermici, svogliati e disorganizzati ci avviamo su di un cammino che ci porti ad una nuova tana. Non è l’amore a far girare il Mondo, è la fuga dal disagio. Non siamo coraggiosi rivoluzionari, siamo spaventati profughi.
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VENTUNESIMO SECOLO - di Gianpiero Menniti
MASCHILE E FEMMINILE: IL MUTAMENTO PROFONDO
Tra le fonti del romanzo "Le Streghe di Shakespeare" c'è un testo singolare.
Anni fa, parecchi anni fa (fine anni '80, primi '90 del secolo scorso) venni incuriosito da un titolo inconsueto, "Occidente misterioso - Baccanti, gnostici, streghe: i vinti della storia e la loro eredità".
A interrogarmi non era solo l'esordio del libro ma il nome dell'autore, Giorgio Galli, scomparso nel 2020, storico e politologo milanese di riconosciuto valore.
Inaspettatamente, l'insigne docente di storia delle dottrine politiche aveva dato alle stampe un volume per raccontare che i vinti nascosti della storia fossero spesso alcuni "modelli femminili di visione del mondo", relegati nell'impulsività mistica e quindi osteggiati per la loro forte carica emotiva, in apparenza contrari alla genesi razionalista delle società considerate progredite e naturalmente, cosa più importante, ai loro assetti.
Dal mondo antico fino all'età moderna.
Dunque, sostiene Galli, nei «passaggi cruciali della costruzione dell'Occidente come civiltà, le tensioni e i conflitti tra "femminile" e "maschile" hanno avuto un ruolo superiore a quello sinora loro accreditato.».
Ancora più singolare fu l'accoglimento della robusta e davvero interessante tesi di Galli: il sistema accademico italiano lo sospinse in un limbo di marginalità.
Il suo libro venne in altri casi fortemente criticato come si fosse trattato di uno "scivolone" dell'illustre cattedratico.
Aveva toccato un nervo scoperto il buon Galli?
Nessuno, a mia memoria, entrò mai nel merito della sua proposta interpretativa, certamente molto avanzata in quel torno di fine millennio.
Lo studioso non si arrese e negli anni successivi coltivò il filone.
Galli aveva indirettamente chiarito, argomentando con dovizia, quanto fosse rimasto fervente, nel corso di un lunghissimo arco di tempo, il fiume carsico dei diritti in capo al genere femminile, la portata storicamente rilevante degli assetti sociali costituitisi anche sul contrasto verso rivendicazioni ritenute eversive e infine si basasse su quell'antica polarizzazione anche l'origine dei fermenti politico-sociali che attraversarono l'800 e il '900, secoli nei quali si è consumata la formula stantia della superiorità "maschile", ormai ampiamente decaduta e oggi in procinto di crollare definitivamente.
Si badi: non si tratta di ridurre la storia a una divisione di potere e contropotere tra i sessi (sarebbe una grossolana fandonia) ma di saper cogliere, come Galli riuscì a fare, l'importanza di questo dinamico confronto socio-culturale percorrendo l'arco del pensiero e dunque della civiltà occidentale.
Tutti i processi storici sono segnati da avvenimenti che fanno da detonatore, come recenti e tragici casi di cronaca nera insegnano da noi.
E che osserviamo in misura ancora più rilevante in scenari distanti dal nostro modello: gli accadimenti in Iran, con la "polizia morale" che massacra ragazze indifese, sono l'esempio lampante della discrasia tra un potere reazionario e una società che sul riconoscimento delle libertà individuali in capo al genere femminile e dell'habeas corpus in particolare, arriverà ad abbattere quelle obsolete forme di dominio e con esse l'intero assetto sociale, dello Stato e dei fondamenti religiosi sui quali si regge.
Quando accadrà - e accadrà anche se le martiri saranno ancora molte - quale corso prenderà la storia in Medio Oriente?
Dunque, in relazione causale, nel resto del globo?
Nessun cambiamento di status si è mai affermato pacificamente.
Ma il cambiamento è in atto, ormai segnato e inarrestabile.
Ed è, in non rare occasioni, coinciso, quando racchiuso in termini avanzati (poichè esiste anche un conservatorismo di stampo femminile non meno intransigente e detestabile) con il ruolo delle donne.
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Questo sostengo facendomi breccia, implicitamente, attraverso il buon Galli, storico acuto e politologo lungimirante.
Gli idioti (nel significato originario greco) non se ne avvedono.
Gli imbecilli (nell'etimologia latina) tentano di contrastarlo.
Ne "Le Streghe di Shakespeare" l'argomento è scavato ancora più profondamente, in chiave antropologica.
Fino a contemplarne l'origine.
Sepolta in un abisso scabroso.
Nelle immagini: "Grande Dea Madre", periodo Paleolitico, collezione Mainetti, New York
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canesenzafissadimora · 8 months
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Mia mamma non amava i Beatles. Ai genitori di oggi piacciono i Maneskin. Il conflitto è diventato una sorta di baratto. La rivoluzione dei ragazzi è stata taciuta dalla comunità, che l’ha avvolta in un conservatorismo estremo. Pasolini sarebbe molto preoccupato, la sua denuncia del consumismo si è inverata. Oggi il nonno compra le stesse cose dei suoi nipoti, non è mai successo nella storia umana. Quella cesura era un fatto salutare, ognuno viveva il tempo giusto della sua esistenza. Oggi i genitori vogliono essere più giovani dei figli, tutto questo appiattisce e amicalizza un rapporto che invece deve essere fondato sul riconoscimento dei ruoli. Non esiste più il capitano, il punto di riferimento. È forse il compimento del ‘68, dalla rivolta antiautoritaria. Ma ora una generazione che ha contestato i padri è diventata serva dei propri figli. Non è capace di dire i no, di orientare senza usare l’autoritarismo, ma l’esperienza. C’è un armistizio: io ti faccio fare quello che vuoi, tu non mi infliggi la tensione di un conflitto. Ma così si spegne il desiderio di autonomia, l’ansia di recidere i cordoni, l’affermazione piena della propria identità. Il conflitto generazionale è sparito. E non è un bene». «Se hai tutto, non cerchi nulla. Una delle applicazioni di intelligenza artificiale più usate dai ragazzi si chiama “Replica”. Non è assurdo? Ogni generazione ha cercato di creare, non di replicare. Si voleva non ribadire, ma stupire, non accettare il frullato di quello che c’è, ma l’invenzione del nuovo. Noi stiamo diventando soli e ne siamo contenti. Abbiamo smesso di parlarci. Nelle scuole, in famiglia, nelle sezioni, nelle parrocchie, nei circoli o nelle piazze. Se vogliamo salvarci dobbiamo disallinearci, dobbiamo rinunciare all’ovvio, vivere la vita da un punto di vista originale. Non dobbiamo replicare, dobbiamo inventare». E la sessualità? «Oggi è vissuta senza desiderio. I ragazzi che frequentano giovanissimi i siti porno aumentano la fruizione ma finiscono col banalizzare il meraviglioso mistero del sesso. L’erotismo è scoperta, non fruizione. Casanova diceva “L’erotismo è l’attesa” e invece ora è tutto spiattellato. Troppo e troppo presto. Celebriamo la libertà sessuale uccidendo l’erotismo Paolo Crepet
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parmenida · 9 months
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Mia mamma non amava i Beatles. Ai genitori di oggi piacciono i Maneskin. Il conflitto è diventato una sorta di baratto. La rivoluzione dei ragazzi è stata taciuta dalla comunità, che l’ha avvolta in un conservatorismo estremo. Pasolini sarebbe molto preoccupato, la sua denuncia del consumismo si è inverata. Oggi il nonno compra le stesse cose dei suoi nipoti, non è mai successo nella storia umana. Quella cesura era un fatto salutare, ognuno viveva il tempo giusto della sua esistenza. Oggi i genitori vogliono essere più giovani dei figli, tutto questo appiattisce e amicalizza un rapporto che invece deve essere fondato sul riconoscimento dei ruoli. Non esiste più il capitano, il punto di riferimento. È forse il compimento del ‘68, dalla rivolta antiautoritaria. Ma ora una generazione che ha contestato i padri è diventata serva dei propri figli. Non è capace di dire i no, di orientare senza usare l’autoritarismo, ma l’esperienza. C’è un armistizio: io ti faccio fare quello che vuoi, tu non mi infliggi la tensione di un conflitto. Ma così si spegne il desiderio di autonomia, l’ansia di recidere i cordoni, l’affermazione piena della propria identità. Il conflitto generazionale è sparito. E non è un bene».
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«Se hai tutto, non cerchi nulla. Una delle applicazioni di intelligenza artificiale più usate dai ragazzi si chiama “Replica”. Non è assurdo? Ogni generazione ha cercato di creare, non di replicare. Si voleva non ribadire, ma stupire, non accettare il frullato di quello che c’è, ma l’invenzione del nuovo. Noi stiamo diventando soli e ne siamo contenti. Abbiamo smesso di parlarci. Nelle scuole, in famiglia, nelle sezioni, nelle parrocchie, nei circoli o nelle piazze. Se vogliamo salvarci dobbiamo disallinearci, dobbiamo rinunciare all’ovvio, vivere la vita da un punto di vista originale. Non dobbiamo replicare, dobbiamo inventare».
E la sessualità?
«Oggi è vissuta senza desiderio. I ragazzi che frequentano giovanissimi i siti porno aumentano la fruizione ma finiscono col banalizzare il meraviglioso mistero del sesso. L’erotismo è scoperta, non fruizione. Casanova diceva “L’erotismo è l’attesa” e invece ora è tutto spiattellato. Troppo e troppo presto. Celebriamo la libertà sessuale uccidendo l’erotismo
Paolo Crepet
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gregor-samsung · 4 months
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" Mi sono sempre considerato un uomo di sinistra, e quindi ho sempre dato al termine «sinistra» una connotazione positiva, anche ora che è sempre più avversata, e al termine «destra» una connotazione negativa, pur essendo oggi ampiamente rivalutata. La ragione fondamentale per cui in alcune epoche della mia vita ho avuto qualche interesse per la politica o, con altre parole, ho sentito, se non il dovere, parola troppo ambiziosa, l’esigenza di occuparmi di politica e qualche volta, se pure più raramente, di svolgere attività politica, è sempre stato il disagio di fronte allo spettacolo delle enormi diseguaglianze, tanto sproporzionate quanto ingiustificate, tra ricchi e poveri, tra chi sta in alto e chi sta in basso nella scala sociale, tra chi possiede potere, vale a dire capacità di determinare il comportamento altrui, sia nella sfera economica sia in quella politica e ideologica, e chi non ne ha. Diseguaglianze particolarmente visibili e – a poco a poco irrobustendosi la coscienza morale col passare degli anni e il tragico evolversi degli eventi – sempre più consapevolmente vissute da chi, come me, era nato ed era stato educato in una famiglia borghese, dove le differenze di classe erano ancora molto marcate. Queste differenze erano particolarmente evidenti durante le lunghe vacanze in campagna dove noi venuti dalla città giocavamo coi figli di contadini. Tra noi, a dire il vero, c’era affettivamente un perfetto affiatamento e le differenze di classe erano assolutamente irrilevanti, ma non poteva sfuggirci il contrasto tra le nostre case e le loro, i nostri cibi e i loro, i nostri vestiti e i loro (d’estate andavano scalzi). Ogni anno, tornando in vacanza, apprendevamo che uno dei nostri compagni di giochi era morto durante l’inverno di tubercolosi. Non ricordo, invece, una sola morte per malattia tra i miei compagni di scuola di città. "
Norberto Bobbio, Destra e sinistra. Ragioni e significati di una distinzione politica; Prima edizione: 1994. [ Libro elettronico ]
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abr · 2 years
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A dieci giorni dalle elezioni Giorgia Meloni tace. Non ha festeggiato pubblicamente la vittoria, non si è lasciata andare a considerazioni mortificanti sugli sconfitti, non ha promesso l’impossibile una volta al Governo. Si direbbe che la sua cifra sia la sobrietà mescolata al pragmatismo. E questo, in fondo, piace agli italiani che di tromboni e palloni gonfiati della politica ne hanno piene le tasche.
Non piace, però, al “circo Barnum” dei media che sui retroscena – veri o falsi che siano, fa lo stesso – e sul gossip ha costruito la sua fortuna. (...) i “giornaloni” e i media emanazione del caravanserraglio della cultura progressista e radical-chic sono costretti a fare di necessità virtù, dando voce alle giaculatorie antifasciste delle anime belle dello spettacolo e del varietà televisivo, (...) stupidaggini che servono a colmare il vuoto di idee e di visione che c’è nella loro amata, perché munifica, sinistra. (...)
via https://www.opinione.it/editoriali/2022/10/05/cristofaro-sola_centrodestra-conservatorismo-governo-meloni-ideologia/
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autolesionistra · 2 years
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Preferisci la somministrazione della NPRS (Numeric Pain Rating Scale) o della FPS (Faces Pain Scale)? No, perché questa cosa del farsi malissimo a sinistra sta mandando fuori scala tutti i normali test di valutazione del dolore. Personalmente, per me ho usato il GDS (Geriatric Depression Scale).
Sarei per una via di mezzo, la NFPS (Numeric FacePalm Scale) ovvero la media giornaliera del numero di facepalm generato dalla lettura di dichiarazioni su affinità-divergenze a sinistra (in senso ampio, inclusa la sinistra percepita tipo PD).
Ci sono un paio di attenuanti, tipo una serie di meccanismi elettorali colpevolmente malati che premiano conservatorismo e “ammucchiate spurie” per dirla con le parole di Paolo Soglia.
Di cose imbarazzanti ne ho lette tantissime ma forse quella più rappresentativa è questa:
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In cui Letta stesso in tre frasi spiega la totale inutilità di parlare di programmi in una coalizione che includa il PD, a prescindere dai partecipanti (oltre ad essere materiale per la mai troppo rimpianta rubrica di Cuore “Vergogniamoci per loro - servizio di pubblica utilità per chi non è in grado di vergognarsi da solo”)
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fucktheglorydays · 1 year
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DOCUMENTARY | PUNK IN AFRICA
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La storia del movimento clandestino punk sudafricano a partire dagli anni ‘70 in poi. In un’epoca in cui in Sudafrica l’apartheid fu messa in discussione con violente ripercussioni, la guerra civile esplodeva in Mozambico e in Zimbabwe avvenivano massacri, ci fu una generazione di ragazzi, che cercò di sovvertire il conservatorismo e l’apartheid, ispirati da ideali politici, dalla cultura giovanile, da visioni antisistema e dalle sonorità tipiche delle band americane ed inglesi. Diretto da Keith Jones, ‘Punk In Africa’ esplora le origini della scena punk multirazziale sudafricana, mostrando in quali condizioni si trovava il panorama culturale del paese, dopo tre decenni di apartheid e segregazione razziale, quando formare una band con bianchi e neri era una scelta rischiosa e totalmente fuorilegge. Il film è un meraviglioso montaggio di filmati, poster, flyer DIY e interviste ai membri di band come i like National Wake, Wild Youth, Safari Suits, Power Age, Screaming Foetus, Gay Marines, The Rudimentals e tanti altri. Non finisce qui, perché il documentario mostra anche quello che verrà dopo: la seconda ondata di musica influenzata dal punk, dagli anni ‘90 fino ad oggi. Uguaglianza, pace e anarchia - buona visione.
This is the striking story of the hidden, underground and banned punk movement in Southern Africa from the 70s onward. During an era in which apartheid was being challenged in South Africa with violent repercussions, civil war burned across Mozambique and massacres occurred in Zimbabwe, a vibrant, progressive generation looked to subvert conservatism and apartheid, galvanized by politics, youth culture, anti-establishment themes and the sounds of American and British punk bands. Directed by Keith Jones, ‘Punk In Africa’ examines the beginnings of the multiracial South African punk scene, aiming to show what the country’s cultural landscape was like after three decades under apartheid and segregation, when starting a mixed race band was totally illegal and a risky proposition. The film is an amazing montage of show footage, DIY fliers and interviews to members of bands likeNational Wake, Wild Youth, Safari Suits, Power Age, Screaming Foetus, Gay Marines, The Rudimentals and many more. This isn’t over, because it also documents what came after: a second wave of punk-influenced music in the 1990s that continues today. Equality, peace and anarchy - enjoy it.
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dominousworld · 1 year
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L'impero latino: il conservatorismo europeo di Alexandre Kojève
L'impero latino: il conservatorismo europeo di Alexandre Kojève
di Jonathan Culbreath La sua filosofia della storia era senza dubbio rivoluzionaria, ma Kojève era un conservatore. L’essenza della sua ricetta per l’Europa rimane rilevante per le odierne lotte geopolitiche, economiche e culturali. Forse il più famoso espositore e divulgatore della filosofia hegeliana nel XX secolo è stato il filosofo francese nato in Russia, Alexandre Kojève. La sua…
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Sei ateo, vero? Perché il crudele realismo di cui alcune tue risposte sono intrise, mi sembra possa dipendere da una tua scarsa, o forse assente, attitudine alla religione o alla spiritualità.
Buongiorno caro anonimo,
effettivamente mi riconosco molto in quella affermazione di Hegel, elevata poi a sostanziale dichiarazione di intento filosofico dalla Sinistra Hegeliana, che citava ''è reale ciò che è razionale''; questa affermazione invita, senza troppi convenevoli, a concentrarsi sui fatti, anche alla luce degli scarsi strumenti di indagine di cui siamo dotati (i sensi), ed ad evitare astrazioni troppo acrobatiche ed interpretative degli stessi.
A questo aggiungo come mi sia sempre parsa innegabile la dimensione di controllo delle masse, la dimensione politica, che ogni religione ha avuto nella storia dell'umanità (concetto bene espresso da Marx, con il suo aforisma che la allegorizzava, la religione, ad oppio dei popoli), dimensioni ben superiori a quella di perseguimento del bene dell'umanità e di tentativo di far prevalere l'amore nel mondo, e quanto, a causa di questo, il concetto di dio, di per sé molto interessante e profondo, abbia subito e subisca una strumentalizzazione ad uso e consumo delle classi privilegiate, per farne un'arma di sopimento delle rivoluzioni e di conservatorismo.
Quindi sì, sono ateo.
Ma ci tengo a sottolineare come il mio ateismo non sia una forma altrettanto religiosa e dogmatica, alla quale mi consegno integralmente: è venato soprattutto da profonde sfumature di agnosticismo e di ''ateismo pratico'' (quello riscontrabile nel pensiero di Nietzsche).
Che da tutto ciò possa scaturire poi, più o meno consciamente, una forma mentis fattuale, analitica, fredda e razionale, che, basandosi sulla mera consapevolezza dei fatti e dalla mera analisi degli stessi, possa a tratti emergere come incapace di fornire speranze, anaffettiva e crudele nel suo realismo, è più che possibile e plausibile.
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