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#signore delle ombre
sciatu · 11 months
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Madam Effie e la formula della felicità - seconda parte
I NOSTRI INCUBI CI CONOSCONO MEGLIO DI CHI AMIAMO
Il professore Ferdinando Gugliotta illustre, rinomato professore di matematica in uno dei licei più rinomati di Messina, era confuso. Malgrado ateo, e convinto assertore della logica e del raziocinio, tanto che teneva sempre sul comodino il Candido di Voltaire e i libri di Beltrand Russel, era stato convinto dalla cugina, l’unica persona di cui avesse un qualche rispetto, a visitare Madam Effie, una cartomante che secondo i registri del comune non esisteva. Madam aveva fatto qualcosa ai suoi occhiali dicendogli che da quel momento avrebbe potuto vedere sua figlia Beatrice, la figlia che non era mai nata. Uscito dal caseggiato vivente di Madam, si fermò a guardare le sue mani. Non capiva perché ma ci vedeva meglio. Le rughe, i peli delle mani gli apparivano nitidissimi, pieni dj particolari mai notati. Alzò gli occhi al cielo e vide le nuvole come volare, scivolando velocemente da un capo all’altro del cielo. Uno stormo di fenicotteri passo velocemente nella direzione opposta alla corsa delle nuvole. Guardò per strada e vide che vi erano tanti passanti. Alcuni camminavano lentamente, altri apparivano e sparivano in un lampo. Altri ancora attraversavano alberi e macchine come se questi non esistessero. Si levò gli occhiali. La strada era semivuota, con le case dai colori anonimi e qualche raro passante. Il cielo era senza nuvole e nessun uccello, in quelle calde ore del pomeriggio, si azzardava a mostrarsi. Si mise di nuovo gli occhiali e le case diventarono subito di un colore intenso, la strada tornò a ripopolarsi di figure e ombre sfuggenti, riapparvero le nuvole che si inseguivano in un cielo dal colore mutevole. Si sentì disorientato, con la testa che gli girava. Doveva sedersi. Vide un bar con dei tavolini sul marciapiede. Si sedette in quello più isolato e cercò di raccogliere le idee. Cosa era successo? Pensava di poter controllare la situazione e smascherare Madam Effie come una delle solite false maghe. Invece … “Prende qualcosa ?” Disse improvvisamente una figura bianca accanto a lui “Un’acqua tonica con dentro della granita al limone.” L’ombra bianca si dileguò. Anche la storia del tempo che nella stanza di Madam si fermava poteva essere spiegato – si disse convito – bastava creare un campo magnetico e tutti gli orologi si sarebbero fermati. Poi la storia che aveva tradito la moglie, chissà quanti andavano li perché avevano tradito. Non ci voleva molto a capire chi aveva capito e chi no … Insomma tutto si poteva spiegare, tutto poteva essere ricondotto a dati e situazioni tangibili e concrete. Fu soddisfatto della sua valutazione. “Buongiorno Gugliotta tutto bene?” Una persona con un impermeabile grigio, e un cappello alla Borsalino passò velocemente salutandolo “Buongiorno – rispose velocemente il professore cercando di capire chi fosse e riconosciutolo aggiunse – Buongiorno signor preside tutto bene grazie” Rispose contento di vedere il professore Saija, che aveva avuto come dirigente molti anni prima La sua contentezza duro ben poco, ricordando che il preside forse era venuto a mancare anni prima. Non ne era sicuro, ma gli sembrava di essere stato anche al funerale. Si appoggiò allo schienale della sedia, osservando i passanti, cercando di capire se fossero reali o meno. Osservò un vecchio alto e allampanato che gli sembrava reale e due signore camminare lentamente impegnate in una discussione intensa che le obbligava a fermarsi ogni tre passi per spiegare dettagliatamente il loro pensiero sottolineandoli con gesti degni di un direttore d’orchestra. Notò una ragazza che camminava sul marciapiede opposto, avvolta in un elegante soprabito rosso. Stava parlando al cellulare e sorrideva felice muovendo i suoi lunghi capelli rossicci che le coprivano le spalle con lunghe e morbide onde. Il professore sottolineò con un sorriso quella bellezza fresca e gioiosa così diversa dall’inverno che sentiva nella sua anima. Guardò meglio e notò che la ragazza aveva dei tratti che gli ricordavano qualcuno, forse un’ alunna degli anni passati o una parente della moglie. La ragazza si fermò dall’altro lato della strada, guardò nella sua direzione e sorrise. Continuò a parlare velocemente al cellulare, poi chiuse la chiamata e mettendosi il telefono in tasca attraversò la strada. Il professore girò la testa per non dare l’impressione che la stesse fissando come un maleducato, ma la ragazza si diresse verso di lui e spostando la sedia che aveva di fronte si sedette sorridendo. “Ciao – gli disse felice – come stai?” Lui l’osservò stupito “Ci conosciamo?” Chiese disorientato “Certo papà, sono io, …, Beatrice, tua figlia.” Lui la guardò stupito “Ma …” Cercò di dire che non era possibile, che sua figlia era morta nella pancia di sua madre ed il suo corpo era stato bruciato. Era stato lui a chiedere che fosse trasformato in cenere. quello che nella vita non sarebbe più stata una primavera. Ma ora la primavera lo guardava. Sorridendo. Felice di vederlo, come se da sempre lo avesse quotidianamente frequentato restituendogli quegli incontri che lui aveva con lei nei suoi pensieri più tristi.  In quei pensieri senza speranza e voglie in cui riassumeva in modo impietoso e cattivo, tutta la sua vita. Ma lei ora era li e di fronte a lui, occhi simili a quelli di sua moglie e labbra tenere come quelle di sua madre chiuse dentro un ovale del volto che era il suo, lo guardavano felici, mentre i capelli oscillavano rossicci e mossi come quelli che sua moglie aveva quando si erano conosciuti. Era Beatrice, sua figlia, ne aveva l’assoluta certezza e tutta la sua logica, il raziocino illuminato che aveva scelto come senso della sua vita, non riuscivano a spiegare perché lei fosse li, non riusciva a trovare una valida, lucida e fredda ipotesi che chiarisse perché la stesse osservando. La sua razionalità, come stava capitando alle sue emozioni, era in silenzio e non voleva fare alcuna valutazione: silenziosamente ammirava l’imponderabile e l’inspiegabile fatto che Beatrice, la figlia che non era mai nata, fosse li, di fronte a lui. “Beatrice” Disse di getto e allungò la mano per toccare quella che lei teneva sul tavolino ma sentì solo il freddo della nera lava con cui era fatto il tavolino. Lei sorrise “Papà, io esisto solo nel tuo Karma, non puoi toccarmi” “Scusa non lo sapevo rispose sorridendo - ma lasciò la sua mano dove vedeva quella della figlia. -Vuoi dire che sei una mia illusione?” “No, sono tua figlia, la tua vita unita a quella della mamma, per questo non sono ne una tua, ne una sua illusione, ma quel destino che poteva essere e non è stato” “Ma ci sono migliaia di destini che si possono sviluppare da un singolo evento” “Ma io sono solo quello che tu e la mamma avete pensato, immaginato, desiderato,  e che vive nell’Akasha. Io sono una parte di voi e voi, pensandomi e immaginandomi, mi fate vivere. Non perdere tempo però, non posso essere presente a lungo di fronte a te, alle volte la tua energia emotiva non è sufficiente a far si che tu mi veda a lungo” “Sei razionale e precisa come a me – disse orgoglioso il professore – ecco, in breve: mi sento perso. Con tua madre non riesco più a parlare anche lo vorrei. Ora mi manca, ma quando è con me, mi da fastidio. E lo stesso sentimento ho con me stesso, con la vita, con il lavoro. Non riesco pensare più a niente, ripeto gli stessi gesti ogni giorno e la sera, quando vado a dormire mi rendo conto che non mi ha lasciato nulla se non la fatica e l’inutilità di vivere” Si fermò stupendosi di  aver detto tutte quelle cose d’un fiato. La faccia di Beatrice lo guardava seria, quasi arrabbiata “Papà per favore, finiscila di dire tutte queste minchiate! Mi fai incazzare quando ti metti a fare l’esistenzialista sfigato!! Come puoi pensate di dire tutte queste cose quando sai che sono solo i pensieri di un borghese idealista frustrato.” Vide le labbra della figlia diventare una fessura e quasi impallidire dalla rabbia “Tu sai che dici queste cose solo per non affrontare il problema vero” Lui la guardò seccato che sua figlia potesse avere un pensiero diverso dal suo “E qual è allora il problema vero?” “Che tu e la mamma non vi parlate! Da quando io sono morta vi siete chiusi nei vostri silenzi e avete fatto solo casini” “Beatrice, per favore: stai esagerando!” “Non sto esagerando – fece lei piccata con la stessa passione e cipiglio con cui lui difendeva le sue idee nelle discussioni politiche della sezione di partito – È così! Lei si sente una donna fallita, tu hai pensato bene di consolarti altrove” Lui arrossì “Che ne sai tu? Non puoi giudicare….” “Perché? Perché non sono viva? O perché sono giovane e per te essere giovane vuol dire non poter giudicare.” Si girò sulla sedia guardando da un'altra parte e continuò “Io posso giudicarvi, perché sono la parte migliore di entrambi. Se fossi nata, la vita mi avrebbe corrotto, avrei imparato le ipocrisie, i compromessi, i giudizi egoistici con cui vivete. Ma sono rimasta come voi mi desideravate, con l’amore,  il coraggio e la chiarezza che voi avete perso giorno dopo giorno per poter vivere la follia dei vivi.” Si voltò di nuovo a guardarlo “Papà pensaci: secondo te la mamma non sapeva nulla di te e di quell’altra? Secondo te ha tentato di fuggire nella morte alla sensazione di fallimento della sua vita solo perché io ero morta? Secondo te, adesso si stordisce di liquore perché pensa a me o è angosciata, come lo sei tu, di vivere con te senza però sentire di vivere nei tuoi pensieri, nel tuo amore?” Il Professore la guardò e dopo qualche secondo abbassando la testa disse semplicemente “Ho capito, ho capito, abbiamo fatto un errore dietro l’altro. E ora cosa dovremmo fare se siamo ormai alla fine di tutto” Appoggio una mano sulla fronte, quasi a coprire gli occhi che si stavano riempiendo di lacrime e con il gomito appoggiato sul tavolino quasi come se stesse pensando continuò “Io ti volevo. Tua mamma ti voleva, avevamo rinunciato a tante cose, e avevamo fatto tanti progetti e ora tu non c’eri più. A stare insieme, anche nella stessa stanza sentivamo e sentiamo ancora l’uno il dolore dell’altra. Tu non eri una semplice figlia era la vita che si manifestava, eri il nostro amore che si incarnava. Morta tu sono morti entrambi” “Papà non rincominciare a compatirti, non serve a niente - disse lei con dolcezza – la vita non può finire è parte del fluire dell’Akasha, l’amore non è morto: perché hai fatto questa cosa per te assurda di andare da Madam se non per amore? Dovevi essere disperato per farlo” “Lo sono ancora” “E allora usa questa tua disperazione alzati e vai contro questo vuoto che provi. Sei andato contro i padroni, la mafia, i dittatori, a maggior ragione puoi andare contro quella tua parte che si nasconde dietro questo vostro vivere l’uno nascosto all’altra. Parlale. Finche vi parlate sarete vivi. Io sono qui perché entrambi mi avete parlato ogni giorno della vostra vita. Per questo puoi vedermi, gli occhiali, sono solo un mezzo non il motivo per cui sono ancora con voi.” Lui la guardò. Si, era sua figlia, quella che avrebbe voluto vivere. Aveva la sua logica e la tenerezza di sua madre. Pensava queste cose il professore e capì che avrebbe fatto quello che lei gli aveva detto. La vide sfuocarsi. “Cosa succede, non ti vedo bene … gli occhiali …?” “No, non ti preoccupare, è la tua energia emotiva che mi materializza. Ora dentro di te hai deciso e questa decisione ti rassicura, ti calma, per questo l’energia sta diminuendo, non mi vedrai, ma sarò sempre accanto a te.” Scomparve “Va bene, ti aspetto. Dobbiamo parlare ancora.” Disse il professore come se vedesse ancora Beatrice di fronte a se Non si mosse. Sentiva che lei era ancora li intorno a lui. Voleva gustare l’idea che sua figlia non era morta, che non fosse finita, persa per sempre. Ma che invece fosse sempre accanto a lui e con lui vivesse una vita parallela, al di la della materia e del senso consolatorio che gli poteva dare il pensarla presente. Presente e viva grazie ad un sentimento quale l’amore, a  cui aveva creduto in modo marginale, un sentimento funzionale per la riproduzione, che non si poteva pesare o misurare e che nessun grande matematico aveva tradotto in una formula matematica. Uno di quei sentimenti piccolo borghesi che aveva sempre contestato, un illusione o un sogno che ora gli dimostrava che comandava le vite e ignorava la morte. Si alzò e si incamminò verso casa pensando a cosa doveva dire a sua moglie Maria, in che modo iniziare nuovamente a parlarle, parlarle veramente, non come fino ad allora avevano evitato di fare “Devi dirle la verità” Gli disse improvvisamene una voce dentro di se. Tanto improvvisamente che gli sembrò strano averlo pensato. Poi capi. Era stata Beatrice a dirglielo, a far nascere in lui un’idea che non arrivava dopo nessun altro suo pensiero. “Ma allora sei ancora qui” Le disse e capi che non poteva essere altrimenti, che lei non lo aveva mai lasciato e che sarebbe stata con loro anche a casa. Per un attimo, piccolo e intenso, fu felice.
Entrò in casa fischiettando e andò in cucina per mettere in frigo un vassoio di dolci che aveva comprato. La moglie era seduta vicino la porta finestra ad osservare il cortile dove alcuni bambini giocavano. Lo guardò sorpresa. “Come mai?” Chiese stupita “Ho pensato che era tanto che non ne mangiavamo, cosi li ho presi” Si levo il soprabito e tornando in cucina disse “Lo sai? Mi è sembrato di vedere il preside Saija, quello del ciclo precedente, ma mi devo essere sbagliato perché è morto mi sembra, te lo ricordi” “Si è morto tre anni fa, sei andato al funerale con la scuola” “Ecco vedi, questo non me lo ricordavo e per un po' mi sono chiesto se fosse proprio lui …” E continuò a parlare, tranquillamente ricordando il giorno del funerale, e quindi dei colleghi, passò poi a parlare della figlia del collega Carmelo che gli avevano detto si fosse sposata a Milano e di come dovevano andare anche loro a Milano a vedere il Duomo e il Cenacolo, come avevano sempre desiderato. E continuava a parlare, a parlare, mentre tagliava i pomodorini e aggiungeva le zucchine e la menta. Mentre metteva su la pasta e disponeva sul tavolo della cucina la tovaglia per cenare. La moglie lo ascoltava senza guardarlo. Metteva dritte le posate e piegava i tovaglioli di carta ma non lo guardava ne rispondeva alle sue domande, ne commentava i suoi pensieri. Il professore dentro di sé era contento di sentire la sua voce, di rivolgersi a sua moglie riuscendo a stare nella stessa stanza con lei senza sentirsi disperato a angosciato. Non accese neanche il televisore, tanto era il piacere di parlarle, di aver cambiato qualcosa che sembrava ormai tristemente eterno. Mise la pasta nei piatti e si sedette di fronte alla moglie e augurandole buon appetito incominciò a zappare nel piatto con la forchetta. La moglie spostò a destra e a sinistra qualche filo di pasta e poi lo guardò seria in volto “Cosa vuoi dirmi?” “Come?” “Tutta questa sceneggiata, i cannoli, il preside, tutto questo tuo parlare, a quale scopo? Per quale motivo?” La guardò finendo di masticare la pasta. Non la vedeva com’era il giorno prima, con le rughe intorno agli occhi e la ricrescita bianca dei capelli poco curati. La vedeva come era anni prima, gli occhi nocciola pieni di luce, i capelli lunghi ed ordinati, le labbra rosse come se avesse passato poco prima il rossetto. Appoggiò la forchetta al piatto “Volevo solo parlarti, scambiare con te qualche parola, riuscire a vincere la solitudine che ci circonda.” Lei lo guardò seria e diffidente “E perché? - Chiese acida – perché dovremmo parlare? Cosa dobbiamo dirci?” “Ad esempio che in fondo ci vogliamo bene” “Proprio tu parli di volere bene, tu che in tutti questi anni mi hai ignorato, che hai pensato solo a te stesso” “ci è successo qualcosa di brutto, all’inizio di questi anni. Qualcosa che per noi è stato tanto terribile che non l’abbiamo saputo gestire. Ora dobbiamo reagire, dobbiamo trovare un’altra strada, un altro modo di stare insieme. Io ho fatto tanti errori, tanti sbagli che mi hanno allontanato ma che non mi hanno mai fatto andare via da te. Mi sono chiesto cosa potevo fare e mi sono risposto che dovevo ricominciare almeno a parlarti” “Per dirmi cosa? Per giustificarti? Ma come puoi essere cosi … cosi ipocrita e falso da dirmi queste stupidate, queste banalità inutili, mentre dentro di noi tutto è già morto.” La guardò. Non era una cosa semplice come diceva Beatrice. Nel pensarla lei apparve, entrò in cucina e si sedette tra di loro, guardando preoccupata la madre. Capì che era preoccupata per lei, perchè sua moglie, anche chiusa nel silenzio e in una sprezzante indifferenza, stava soffrendo e che quello era, come gli aveva detto Beatrice, il momento di dire la verità. “Non devo giustificarmi, non servirebbe a niente – rispose il professore lentamente – devo chiederti scusa, è vero, ma anche questo, non servirebbe a niente.” Restò qualche secondo in silenzio “È inutile che ci giriamo attorno, abbiamo fatto degli sbagli enormi, tu hai cercato di …. – per quanto si sforzasse non riusciva a dire che aveva cercato di morire – io ho fatto i miei errori facendomi illudere e cercando una illusione consolatoria. Alla fine siamo diventati dei sopravvissuti incapaci di ricostruire una nuova vita.” “Sei tu che mi hai lasciato tra dolore e sangue, tu non mi hai fatto piangere sulla tomba di mia figlia e ora te ne vieni, a fare il brillante a dirmi, è finito tutto, rincominciamo come se nulla fosse, come se nostra figlia non fosse mai morta e tu non mi avessi fatto le corna” “Lei vorrebbe cosi!” “Ah lei vorrebbe cosi? E te lo ha detto lei?” “Si, me lo ha detto lei” Lei lo guardò seria “Tu sei pazzo, pazzo ora è tutto chiaro” Il professore scosse la testa “Io non posso vivere senza di te per questo ho fatto una cosa che non avrei mai fatto ne mai pensato – esitò nel continuare – sono andato da Madam Effie” “Non dire quel nome – disse subito spaventata la moglie – attira il diavolo” Poi si fermo a ragionare e seriamente gli chiese “E che ti ha detto?” “Che dovevo parlare con Beatrice” “E come? se lei non c’è mai stata” Il professore esitò ancora poi lentamente si levò gli occhiali e li mise sul tavolo “Con questi … con questi la vedo … e vedo tante altre cose che non dovrebbero esistere” “La vedi? e dove?” “Dove devo vederla, - fece seccato di doverle spiegare tutto – ora è qui, seduta di fronte a te” Maria lo guardo poi afferrò gli occhiali e tenendoli per le aste li osservo e quindi li indossò guardando le sue mani. “Ma ..  vedo bene” fece stupita ed alzò la testa guardando la sedia dove era seduta la figlia. Trasalì nel vedere qualcuno che in realtà non c’era Il professore sentì come in sibilo o un fruscio e capì che Beatrice stava salutando sua madre “Ma ….” Fece la donna e dopo qualche attimo si lanciò ad abbracciare il vuoto piangendo. Da madre non si era chiesta chi fosse quella ragazza che non aveva mai visto. Il suo parlarle ogni giorno, ogni ora del giorno, ogni istante che creava il passare del tempo, le avevano fatto capire che davanti a lei c’era la figlia che non aveva mai conosciuto. Il professore avrebbe voluto dire qualcosa ma vedendo la moglie abbracciare il vuoto e piangere decise che non era necessario, che in quel momento, in cui l’impossibile era reale, non bisognava fare e dire nulla e bisognava lasciare che venisse vissuto, amato e ricordato. “Come sei bella” disse la moglie distaccandosi e guardando il vuoto attraverso gli occhiali del marito “Si, è vero” Continuò mettendosi a posto una ciocca dietro l’orecchio come per cercare di rendersi presentabile “Ma sono successe tante cose per questo … Lo so, … ma… “ Abbasso la testa e cattiva fece dandogli un’ occhiata obliqua piena di ostilità. ”è colpa sua … lo sai che lui …ah si?” Alzò la testa a guardare la sedia con un’aria stupita “Davvero? …. “ Sorrise “È sempre il solito” Scosse la testa e lo guardò sorridendo. Si rasserenò, poi continuò verso l’angolo vuoto del tavolo “È che senza di te ….” Si fece seria ascoltando il vuoto che aveva davanti “Hai ragione è proprio così “ Abbassò la testa “ mi sentivo sola e abbandonata” Restò ancora ad ascoltare con il viso serio finché non sorrise “come dall’inizio … che vuoi dire?” I suoi occhi erano fissi sulla sedia vuota “Si, anch’io, ma tu…” Fece una faccia felice “Veramente? …. Ma allora …” Ascoltò ancora in silenzio poi abbraccio il vuoto “Anch’io, tantissimo  .. mi manchi .. sempre …” E da dietro gli occhiali uscirono delle lunghe lacrime. Il professore osservava la moglie parlare con quel vuoto che l’amore di madre aveva riempito. Quando vide che lentamente si levava gli occhiali e con cautela li appoggiava sul tavolo le si avvicinò e le diede un tovagliolo di carta per asciugarsi gli occhi “Hai visto che bella ragazza che è” Lei sorrise “Con me era una bambina. Ma lei cambia mi ha detto, a seconda di chi la guarda. Aveva i miei capelli lunghi e rossicci – gli disse felice – era come l’ho sempre immaginata: allegra, positiva, volitiva.” “E che ti ha detto ?” Chiese curioso il professore “Mi ha detto …. – si fermò e sorrise gli prese la mano – vieni” E se lo portò dietro in salotto, fermandosi al centro della grande stanza. Lo lasciò li in piedi e corse dove c’era lo stereo, cercò qualche secondo e poi fece partire un lento degli anni sessanta. Tornò da lui e lo abbraccio e incominciò a muoversi come a ballare un lento “Ha detto che dobbiamo rincominciare da capo. … Ti ricordi? Tutto è  iniziato così” Lui la guardò. Ora lei aveva sedici anni, i capelli raccolti in una lunga coda, una gonna che arrivava sotto il ginocchio e un maglioncino rosa. Intorno a loro lo stanzone vuoto e buio si popolò dei loro compagni di classe e di luci soffuse. Sentiva anche l’odore di qualche spinello. Ma era lei, lei per come gli era entrata la prima volta nel cuore che riempiva tutta la stanza. “Cosa vedi ?” Chiese lei curiosa “Tu che ha sedici anni, i compagni di classe, la stanza come era allora” Lei lo strinse e appoggiò la testa contro il suo petto, chiudendo gli occhi e facendosi portare dalla musica. Quando la musica finì lei gli prese ancora la mano “Vieni” Ripetè andando verso la zona notte. Entrò in quella che era la sua stanza quando era ragazza e si sedette sul piccolo letto con lui e l’osservò nella penombra “E ora?” “Ora sei vestita come la prima volta che abbiamo fatto l’amore, con la camicetta e i jeans” E la guardò stupito sentendo persino il profumo di limoni che usava allora. A quel punto fece quello che aveva fatto allora, si avvicinò lentamente e appoggiò le sue labbra su quelle di lei, aspettando che la sua lingua andasse incontro alla sua per raccogliere il miele della vita. Incominciò a sbottonarle la camicia, e lei incominciò a fare lo stesso. Quando le levò la camicia lei gli levò gli occhiali e lui l’osservò stupito. Era quella che vedeva ogni giorno, con i capelli scomposti, piccole rughe intorno agli occhi, il corpo smagrito e la pelle ringrinzita e con le prime macchie Lei notò il suo sguardo. “Cosa c’è? Come mi vedi ora?” “Come sempre, bellissima” Sorrise “Beatrice ha ragione: non sai dire le bugie” “Dico solo la verità allora” Rispose sorridendo. Si misero sotto le coperte e lei si strinse a lui. “Tu dici che ci sta vedendo?” “Probabilmente” Lei sorrise. “Mi ha detto che ti ha visto anche con quell’altra” “Ha visto ben poco allora” “Ha detto che le parlavi sempre di Marx - E sorrise di gusto – poverina l’avrai annoiata a morte” Si fece serio “Perché dobbiamo parlarne, mi fa sentire a disagio” “Dobbiamo farlo, dice Bea, dobbiamo ricostruire gli anni in cui ci siamo persi.” “Che senso ha parlare del passato?” “Perché dobbiamo vivere il presente e dobbiamo evitare gli errori di allora” “Parli come la collega che insegna storia” Sorrise “Domani mi porti da qualche parte?” “Domani andiamo a Taormina, ci sediamo al caffè dei tedeschi e ci prendiamo un aperitivo” “Non l’abbiamo mai fatto” “Infatti, dobbiamo fare tutto quello che abbiamo perso “ ed incominciarono ad elencare cose che avrebbero voluto fare finchè lei non si addormentò stretta a lui.
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lunamagicablu · 5 months
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Rosso è il fuoco nel camino, Sotto al tetto un letto aspetta; Ma non son stanchi i nostri piedi, Voltato l'angolo incontrar potremmo D'improvviso un albero oppure un grosso sasso, Che nessuno oltre noi ha visto. Alberi e fiori, foglie e fuscelli, Fateli passare! Fateli passare! Sotto al nostro cielo colli e ruscelli Passeranno oltre! Passeranno oltre!
Voltato l'angolo forse ci aspetta Un ignoto portale o una strada stretta; Se purtroppo oggi tirar oltre dobbiamo, Può darsi che domani questa strada facciamo, Prendendo sentieri nascosti Che portano alla Luna o al Sole. Mela, spina, noce, prugna, Fateli passare! Fateli passare! Sabbia, pietra, stagno, dirupo, In bocca al lupo! In bocca al lupo!
Dietro è la casa, davanti a noi il mondo, E mille son le vie che attendon, sullo sfondo Di ombre, vespri e notti, il brillar delle stelle. Davanti allor la casa, e dietro a noi il mondo, Tornar potremo a casa con passo infin giocondo. Ombre e crepuscolo, nuvole e foschia Sbiadiranno via! Sbiadiranno via! Fuoco e luce, da bere e da mangiare, Così tutti a letto poi potremo andare! dal libro "Il signore degli anelli" di J.R.R. Tolkien (John Ronald Reuel Tolkien) ****************************** The fire in the fireplace is red, Under the roof a bed waits; But our feet are not tired, Once we turn the corner we could meet Suddenly a tree or a large stone, That no one but us has seen. Trees and flowers, leaves and twigs, Let them pass! Let them pass! Below our sky hills and streams They will move on! They will move on!
Once we turn the corner, maybe he's waiting for us An unknown portal or a narrow street; If unfortunately today we have to go further, Maybe we'll take this route tomorrow, Taking hidden paths Which lead to the Moon or the Sun. Apple, thorn, walnut, plum, Let them pass! Let them pass! Sand, stone, pond, cliff, Good luck! Good luck!
Behind is the house, in front of us the world, And there are a thousand ways waiting in the background Of shadows, vespers and nights, the shining of the stars. In front of us the house, and behind us the world, We will be able to return home with an infinitely cheerful step. Shadows and twilight, clouds and mist They will fade away! They will fade away! Fire and light, to drink and to eat, So everyone to bed then we can go! from the book "The Lord of the Rings" by J.R.R. Tolkien (John Ronald Reuel Tolkien) 
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In Biblioteca puoi scoprire autori e opere che non conoscevi o di cui avevi sentito parlare ma che ancora non avevi avuto modo di leggere. Ed è per questo che abbiamo deciso di dedicare un angolo alla scoperta di questi "tesori nascosti".
Oggi l'opera prescelta è "La misura dell’uomo" di Marco Malvaldi.
Ottobre 1493. Firenze è ancora in lutto per la morte di Lorenzo il Magnifico. Le caravelle di Colombo hanno dischiuso gli orizzonti del Nuovo Mondo. Il sistema finanziario contemporaneo si sta consolidando grazie alla diffusione delle lettere di credito. E Milano è nel pieno del suo rinascimento sotto la guida di Ludovico il Moro.
A chi si avventura nei cortili del Castello o lungo i Navigli capita di incontrare un uomo sulla quarantina, dalle lunghe vesti rosa, l’aria mite di chi è immerso nei propri pensieri. Vive nei locali attigui alla sua bottega con la madre e un giovinetto amatissimo ma dispettoso, non mangia carne, scrive al contrario e fatica a essere pagato da coloro cui offre i suoi servigi. È Leonardo da Vinci: la sua fama già supera le Alpi giungendo fino alla Francia di re Carlo VIII, che ha inviato a Milano due ambasciatori per chiedere aiuto nella guerra contro gli Aragonesi ma affidando loro anche una missione segreta che riguarda proprio lui. Tutti, infatti, sanno che Leonardo ha un taccuino su cui scrive i suoi progetti più arditi - forse addirittura quello di un invincibile automa guerriero - e che conserva sotto la tunica, vicino al cuore. Ma anche il Moro, spazientito per il ritardo con cui procede il grandioso progetto di statua equestre che gli ha commissionato, ha bisogno di Leonardo: un uomo è stato trovato senza vita in una corte del Castello, sul corpo non appaiono segni di violenza, eppure la sua morte desta gravi sospetti... Bisogna allontanare le ombre della peste e della superstizione e in fretta! E Leonardo non è nelle condizioni di negare aiuto al suo Signore.
A cinquecento anni dalla morte di Leonardo da Vinci, Marco Malvaldi gioca con la lingua, la scienza, la storia, il crimine e ridà vita al suo genio tra le pagine immaginando la sua multiforme intelligenza alle prese con le fragilità e la grandezza dei destini umani. Un romanzo straordinario, ricco di felicità inventiva, di saperi e perfino di ironia, un’indagine sull'uomo che più di ogni altro ha investigato ogni campo della creatività, un viaggio alla scoperta di qual è - oggi come allora - la misura di ognuno di noi.
Marco Malvaldi si cimenta con il giallo storico e lo fa a suo modo, con la sua ironia e con un dialogo diretto tra narratore e lettore, facendo emergere il contrasto tra il periodo storico raccontato e l’attualità del linguaggio moderno, dove dissemina termini anacronistici ma azzeccati, come internet o influencer, sondaggi o statistiche. Gli stessi personaggi descritti sono a tratti ironici e lontani dall'immaginario collettivo ma, del resto, lo stesso autore afferma che “è sbagliato pensare che i personaggi storici fossero consapevoli di essere personaggi storici”. Anch'essi sono stati esseri reali, quindi caratterizzati da sentimenti e passioni e vizi naturalmente umani. C'è spazio per amori, tradimenti, parolacce e anche un Leonardo da Vinci un poco svampito e distratto che si aggira con aria da sognatore. Tutto questo non rende meno credibile la storia, anzi! Si percepisce chiaramente che dietro “La misura dell’uomo” si cela un approfondito lavoro di ricerca sul periodo storico e, in particolare, sulla Milano di quel tempo. Insomma, siamo molto lontani dalle atmosfere del Bar Lume a cui Malvaldi ci aveva abituato.
Marco Malvaldi (1974) è uno scrittore italiano. Ricercatore presso l’Università di Pisa (Dipartimento di Chimica biorganica), nel 2007 ha pubblicato “La briscola in cinque”; accolto con favore da critica e lettori, il romanzo è il primo di una serie di gialli (nota come ciclo del BarLume) di cui fanno parte “Il gioco delle tre carte” (2008), “Il re dei giochi” (2010), “La carta più alta” (2012) e “Il telefono senza fili” (2014). Nel 2011 sono usciti “Scacco alla Torre” (un’atipica guida alla scoperta di Pisa) e il giallo storico Odore di chiuso, mentre sono del 2012 “Come i fumi confusi” e “Milioni di milioni” e del 2013 “Argento vivo”. Nel 2014 ha pubblicato la guida enogastronomica letteraria “La famiglia Tortilla” e, in collaborazione con D. Leporini, il saggio “Capra e calcoli. L'eterna lotta tra gli algoritmi e il caos” e ha scritto uno dei racconti contenuti nel volume “Vacanze in giallo”, mentre sono del 2015 il testo “Leonardo e la marea”, realizzato in collaborazione con S. Bruzzone, il thriller “La tombola dei troiai”, il saggio “Le regole del gioco. Storie di sport e altre scienze inesatte” e il romanzo “Buchi nella sabbia”. Dal 2015 collabora con il Domenicale de “Il Sole 24 ore”. Tra i suoi lavori più recenti vanno segnalati, tutti pubblicati nel 2016, il romanzo “La battaglia navale”, il saggio “L'infinito tra parentesi. Storia sentimentale della scienza da Omero a Borges”, la raccolta di racconti “Sei casi al BarLume” e uno dei racconti dell'antologia “Il calcio in giallo”; nel 2017, “Le due teste del tiranno. Metodi matematici per la libertà”, “Negli occhi di chi guarda” e “L'architetto dell'invisibile ovvero come pensa un chimico”; nel 2018, i romanzi “A bocce ferme” e “La misura dell'uomo” e il saggio sull'umorismo “Per ridere aggiungere acqua”; nel 2019, “Vento in scatola” (con G. Ghammouri) e “Caos. Raccontare la matematica” (con S. Marmi); nel 2020, “Il borghese Pellegrino” e “La direzione del pensiero. Matematica e filosofia per distinguere cause e conseguenze”; nel 2021, con P. Cintia, “Rigore di testa” e “Chiusi fuori” (con S. Bruzzone, 2022).
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dansunephotographie · 2 years
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Seduto al bar c'era un signore che cantava con il suo cagnolino in braccio, sorrideva mentre il sole giocava sul suo viso creando strani giochi di luci e ombre e mi ha regalato un sorriso. Ho pensato che effettivamente le cose belle sono ovunque, basta farci caso e lo dico in un momento nel quale fatico a vederne.
Sta mattina fatico a svegliarmi del tutto ma so per certo che avrei voluto far colazione con te e averti per me per un tempo sufficiente per calmarmi.
Delle volte è più difficile.
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aki1975 · 4 months
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Raffaello Sanzio - Roma - Musei Vaticani - Parnaso - 1511
La Divina Commedia è una rappresentazione infinita di storie e di personaggi che Dante, in quanto agens ed auctor, mette in scena:
la vittima di un femminicidio Pia de' Tolomei ("Deh, quando tu sarai tornato al mondo, e riposato de la lunga via", seguitò 'l terzo spirito al secondo, "Ricorditi di me, che son la Pia; Siena mi fé, disfecemi Maremma: salsi colui che 'nnanellata pria disposando m'avea con la sua gemma");
l'incontro nel Purgatorio con Forese Donati con cui Dante si scambiò una celebre Tenzone e, nel Paradiso, con la sorella Piccarda che venne fatta uscire con la forza dalla vita monastica. I Donati, a capo dei Guelfi Neri, inviarono Dante, appartenente ai Guelfi Bianchi, in esilio;
la figura cavalleresca del figlio di Federico II, Manfredi ("biondo era e bello e di gentil aspetto");
l'amico Casella ("Ohi ombre vane, fuor che ne l’aspetto! Tre volte dietro a lei le mani avvinsi, e tante mi tornai con esse al petto");
Virgilio (" tempo de li dei falsi e bugiardi”, “Tu se’ lo mio maestro e ‘l mio autore, tu se’ solo colui da cu’ io tolsi lo bello stilo che m’ha fatto onore");
Caronte ("Non isperate mai veder lo cielo", "vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare");
la figlia di Guido da Polenta (signore di Ravenna), Francesca, e il fratello del suo sposo Gianciotto Malatesta Paolo ("la bocca mi basciò tutto tremante. Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante");
l’illustre ghibellino Farinata degli Uberti;
Ulisse, il cui canto è richiamato nel lager da Primo Levi (“l’ardore ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto, e de li vizi umani e del valore; ma misi me per l’alto mare aperto…Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza";
Geri del Bello, ucciso dalla famiglia Sacchetti, non vendicato dalla famiglia di Dante a cui apparteneva;
il Conte Ugolino (“poscia, più che il dolor, poté il digiuno");
Celestino V (“colui / che fece per viltade il gran rifiuto”);
il crociato è trisavolo Cacciaguida che predice a Dante l’esilio (“Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale”) e critica la corruzione della Firenze del ‘300 (“le genti nove e i subiti guadagni”) come sintomo del declino dell’ordine della società medievale;
San Bernardo di Chiaravalle che accompagna Dante nell’ultimo canto del Paradiso invocando la Madonna (“«Vergine Madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d’etterno consiglio, tu se’ colei che l’umana natura nobilitasti sì, che ’l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura);
Cangrande della Scala, Signore di Verona ove è sepolto in una delle arche gotiche, a cui è dedicata la cantica del Paradiso;
ed ovviamente Beatrice per cui Dante è “amico mio, e non de la ventura”.
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marfisamailerdaemon · 5 months
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La valigia scende dal suo cassetto. Di nuovo Bologna, Bo-rogna, Bo-fogna. Non mi piace dover partire. Non mi piacciono gli studi docenti. Ho una docente in casa, e tutto l'appartamento è uno studio. Stiamo praticamente affogando tra gli scaffali ricolmi di libri, in questa abitazione, e nessuno è ancora venuto a salvarci. La notte consigliera mi dice "Smettila e và a dormire". Non posso, mia notte affettuosa, ho delle responsabilità che il giorno ripudia! Ti vedrò, ti rivedrò, ultima volta che non sarà mai l'ultima. Non ne sono contenta. Anzi, ti dirò, lo sarò solo quando sarà caduto dalle spalle il peso di questo inizio lontano, questo libraccio macchiato e malandato. Faccio falò alla carriera, note di merito a me che ho resistito per trent'anni, che a quest'ora ancora chissà, facevo ancora Lettere in quella palude di Rende, accanto al gobbo e allo zoppo, in una negligenza insopportabile, inattività dalle difficoltà. Ora, invece, cattiva ma per sport. Lamentandomi di finta solitudine. Molti mi circondano, pochi sanno circondare. Circondario è rotondo, caschi pure il mondo, voglio dormire per un mese, due mesi, forse posso andare in coma così nessuno mi disturba, forse posso scrivere Il Giardino Malato in pace o raggiungere altre nemesi fra padiglioni di spugna, in incantevoli baite e boschi freschi di pittura. La vernice dipinge i cuori di coloro che ancora stavano aspettando, nel centro della radura. Io sono radura ed io sono attesa. Io nell'Eterna Lettura sono codificata. Ho un simbolo a forma di Sicilia sullo stomaco, è il segno che posso continuare il mio racconto, che posso domandare ad ignoti le cose che voglio sapere. Fingerò di non voler ancora morire. La sertralina tiene su finché non è l'antivigilia dell'ultimo esame. Signore, ho fallito. Madre, impiccami. Padre,proteggimi. Sorelle e fratelli che non ho, stringetevi intorno al mio passare, regalatemi i sogni e gli abbracci fraterni. Ditemi con benevolenza che mi lodate come fossi una stella. La stella della famiglia, ubbidiente, diligente. Fannullona, pigra, perdigiorno come in quella maledetta storia tedesca! Fatevi indietro, signori della corte! Io vi sfido con la spada, poi scappo, vediamo chi è più veloce, vincerà il più forte. Ho una tresca col fondo di uno stagno. I nostri cuori battono allo stesso ritmo. Ogni sera domando perdono agli spiriti dell'acqua. Lo stagno mi risponde con uno starnuto. Raffreddato, il tipo. Artista maledetta, poetessa dei miei coglioni, vocina da usignolo, attricetta da due soldi, illustratrice di macabre facce intraviste nelle ombre. Che vuoi farne di te? Al mio 3 io mi butto, io mi butto...!
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giancarlonicoli · 9 months
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2 ago 2023 17:43
“QUANDO MIO FRATELLO FU COLPITO A MORTE, VITTORIO EMANUELE DI SAVOIA GRIDO’ “ITALIANI DI MERDA, VI AMMAZZO TUTTI” - PARLA BIRGIT, SORELLA DI DIRK HAMER, UCCISO IN CORSICA NEL 1978: “NELLA PRIMA FASE VITTORIO EMANUELE RICONOBBE LE SUE RESPONSABILITÀ. IL 28 AGOSTO 1978 SCRIVE DI SUO PUGNO: ‘RICONOSCO LA MIA RESPONSABILITÀ CIVILE PER L'INFORTUNIO DEL 18 AGOSTO 1978 ACCADUTO AL SIGNOR HAMER’. DOCUMENTO POI SCOMPARSO, MA CHE I GIORNALISTI FOTOGRAFARONO - POI ANNI DI RIMPALLI TRA TRIBUNALI, NESSUNO VOLEVA PORTARE ALLA SBARRA UN SAVOIA. ERANO TROPPO POTENTI. POLITICA, ARISTOCRAZIA E MASSONERIA SI MOBILITARONO PER DEPISTARE IL PROCESSO. FU UNA FARSA…”
Estratto dell’articolo di Maria Novella De Luca per “la Repubblica”
[…] «Ho lottato per 45 anni, ho gridato contro l'ingiustizia, ho perso nei tribunali, sono stata denunciata, calunniata, ero Davide contro Golia, oggi però il mondo intero conosce le colpe di Vittorio Emanuele di Savoia. Quella notte in cui Dirk iniziò a morire e la verità venne gettata nei fondali dell'isola di Cavallo, io ero lì, accanto a lui, nessuno è più riuscito a spegnere la mia voce».
[…] Ogni attimo della notte tra il 17 e il 18 agosto del 1978, quando un proiettile partito incidentalmente dalla carabina di Vittorio Emanuele ferì a morte Dirk Hamer, 19 anni, giovane e bellissimo fratello di Birgit, è cristallizzato nella sua memoria.
[…] A quasi mezzo secolo da quella tragedia, da cui l'erede al trono d'Italia uscì assolto, un documentario su Netflix firmato da Beatrice Borromeo, e la pubblicazione, dopo anni di sequestro del libro di Birgit Hamer, entrambi dal titolo “Il principe ”, hanno riaperto una pagina di storia densa di ombre e segreti.
Birgit, oggi lei dice che Dirk ha finalmente avuto giustizia. Perché?
«Il documentario […] ha per la prima volta svelato cosa accadde davvero la notte in cui mio fratello fu ferito a morte. I testimoni di allora, che mai avevano parlato, hanno raccontato ogni dettaglio, dagli spari alla vergogna dei soccorsi che non arrivavano. Mai così dettagliata è stata la descrizione dell'agonia di Dirk. E i depistaggi, l'occultamento delle prove, fino alla farsa del processo del 1991 in Corte d'Assise a Parigi che “in dubbio pro reo” ha assolto Vittorio Emanuele».
Assoluto, sempre. Anche nel 2006 quando fu arrestato dal procuratore Woodcock per associazione a delinquere.
«Però proprio in prigione a Potenza Vittorio Emanuele non sapendo di essere intercettato raccontò al suo compagno di cella di aver “fregato” i giudici francesi e di essere stato lui a sparare il colpo che ferì a morte Dirk. I suoi avvocati smentirono, ma trovammo un video di quella intercettazione. Tutto questo è pubblico […]».
[…] Riannodiamo il filo dei ricordi. Roma, fine anni Settanta.
«Con mia madre Sigrid e i miei tre fratelli che vivevamo in via Margutta. I miei si erano separati, così ci siamo ricevuti da Heidelberg a Roma. Anni spensierati. […] Facevo la modella, Dirk e gli altri fratelli frequentavano la scuola tedesca».
Suo padre Geerd Hamer è stato un medico discusso, radiato e poi arrestato per le sue teorie sulla cura del cancro.
«[…] La battaglia per Dirk ci ha divisi per sempre. Accettò dei soldi da Vittorio Emanuele per le cure di mio fratello, ero contraria, sapevo che sarebbero stati usati contro di noi. Ma ha assistito eroicamente Dirk senza mai allontanarsi dal suo letto. Diciannove operazioni e l'amputazione della gamba. E pensare che Dirk era un corridore, si allenava nei 400 metri con Pietro Mennea».
[…] «Nell'agosto del 1978 mia madre affittò una piccola casa a Porto Rotondo. […] Il maledetto 17 agosto un amico di Dirk ci propone una gita all'isola di Cavallo, in Corsica. Partimmo con tre barche, il Coke, Il Mapagià e il Master». […] «Il mare grosso ci aveva impedito di tornare in Sardegna. Decidemmo di accampare nelle barche per dormire a Cavallo. Molti di noi avevano soltanto il costume addosso. Qualcuno per andare a riva aveva preso in prestito un gommone legato a uno yacht vicino alle nostre barche. Peccato che quel canotto fosse di Vittorio Emanuele. Questo scatenò l'ira del Savoia».
Nel libro scrive di aver sentito il principe gridare: “Italiani di merda, avete preso il mio Zodiac, vi ammazzo tutti”.
«Ci fu un primo sparo, poi un secondo durante una colluttazione con Nicky Pende, ex marito di Stefania Sandrelli che aveva provato a fermare Vittorio Emanuele. Uno di quei proiettili colpì Dirk che dormiva nella barca vicina e gli recise l'arteria femorale».
Morì il 7 dicembre del 1978. Dopo un'agonia di 111 giorni.
«Ricordo che corsi sul “Mapagià” e presi mio fratello tra le braccia. Mi fissava con i suoi grandi occhi blu, mentre faceva uno sforzo sovrumano per sopportare il dolore. Era eroica».
È vero che nella prima fase Vittorio Emanuele riconobbe le sue responsabilità?
«Il Savoia viene arrestato e portato nel carcere di Ajaccio. Il 28 agosto 1978 scrive di suo pugno: “Riconosco la mia responsabilità civile per l'infortunio del 18 agosto 1978 accaduto al signor Hamer”. Documento poi scomparso, ma che i giornalisti fotografarono».
Lei impiegò 13 anni per far celebrare il processo in Francia.
«Anni di rimpalli tra tribunali, nessuno voleva portare alla sbarra un Savoia. Ci riuscì la mia tenacissima avvocata Sabine Paugam. conoscevano montagne di prove, ma loro erano troppo potenti. Politica, aristocrazia e massoneria si mobilitarono per depistare il processo. Fu una farsa. Vittorio Emanuele è stato assolto. Si parlò di una seconda pistola, inesistente invece. […]». […]
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O Luce che rifulgi sulle tenebre, 
di ieri e di oggi,
tu scegli le parti in ombra delle nostre esistenze 
per far risuonare il tuo annuncio di gioia e speranza.
 
E se ombre sono i nostri egoismi,
le nostre divisioni,
le nostre schiavitù,
Tu, Luce, ripeti ancora: “Convertitevi”.
 
Il regno è vicino e tu ne sei il Re.
Siamo poveri, Signore,
imbrigliati nelle nostre “reti” 
capaci solo di pesche futili.
 
Chiamaci ancora a seguirti,
pronuncia ancora il potente esorcismo
“vade retro” – “vieni dietro me” 
che ci rende discepoli tuoi.
 
Con i nostri piedi, attenti 
al passo segnato dalle tue impronte,
ci incammineremo in percorsi nuovi,
percorsi di luce, di unità, di libertà.
 
Amen.
 
Maria, Regina degli Apostoli, prega per noi.
BUONA E SANTA DOMENICA
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🥹 “… e mi chiedo se è un’altra cosa difficile, mostrarci forti quando in realtà siamo deboli.” 👉🏻 #lapanchinadellecosedifficili Stella ha tredici anni e una mano a pinna. Le ultime dita della mano destra sono fuse insieme. Quella mano la rende tremendamente insicura e attira le cattiverie dei compagni. Un giorno, vicino al suo palazzo, installano una panchina con una targa: la panchina delle cose difficili. E lì si imbatte in altre persone, un signore che ascolta sempre musica, una signora sempre dietro a fare la spesa e un ragazzino come lei che però se ne sta sempre chiuso in casa a giocare ai videogiochi. 👍🏻👎🏻 Stella ha spesso i pensieri al contrario e la testa per aria. Si perde in quello che non esiste dimenticandosi di quello che esiste. Tenta sempre di passare inosservata, di nascondere quella mano, di mimetizzarsi tra le ombre. È fin troppo sottomessa. Io posso capire il suo disagio ma fino a un certo punto, si lascia troppo definire da quella mano. Lascia che quelle sue singole dita facciano il vuoto attorno a lei. Poi lei non parla, non combatte, a malapena si difende. Mi ha dato un po’ fastidio questo suo atteggiamento remissivo. 👍🏻 La narrazione in prima persona è fluida, riflessiva, a volte astratta. 👍🏻 Su quella panchina si alternano persone, storie ed emozioni. E proprio quel loro stare insieme li aiuterà a essere più forti. 👎🏻 Il finale è un po’ troncato. Viene da chiedersi: e poi? ❓Con quale libro avete iniziato l’anno? #libri2023 #book2023 #bookblog #antrodilibri #bibliophilelegentibus #amicandito #ilclubdeilettorifelici #storiebookitissime #thebookclubpost https://www.instagram.com/p/CnRXXVvscyc/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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lamilanomagazine · 1 year
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Vignola (MO), torna la rassegna La domenica a teatro
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Vignola (MO), torna la rassegna La domenica a teatro Al Teatro Ermanno Fabbri di Vignola torna la rassegna per famiglie La domenica a teatro che Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale promuove in collaborazione con Conad. Quattro gli spettacoli dal 27 novembre 2022 al 22 gennaio 2023, con inizio tutti alle ore 16.00, per proporre alle famiglie un’occasione di confronto e condivisione. Accompagnati dai genitori, i bambini potranno infatti affrontare tematiche importanti per la loro formazione e crescita, come le regole, i divieti, la paura, l’amicizia, la solidarietà, le emozioni, tutti portati sul palco con la necessaria leggerezza. Al termine di ogni appuntamento verrà offerta la merenda a tutto il pubblico. "Come Conad Nord Ovest rinnoviamo il nostro sostegno alle rassegne di ERT dedicate alle famiglie – dichiara Michele Orlandi, direttore soci Emilia di Conad Nord Ovest – consapevoli che ora più che mai è importante avvicinare e riportare i bambini a teatro, come momento di incontro e socializzazione, ma anche esperienza di crescita mediante una proposta di alto livello come da sempre curata da ERT". Si parte domenica 27 novembre con Naso d’argento, una produzione Accademia Perduta /Romagna Teatri con Consuelo Ghiretti/Elena Gaffuri e Francesca Grisenti. Ispirato al racconto popolare raccolto da Italo Calvino in Fiabe italiane, lo spettacolo porta in scena la storia di Lucia e delle sue sorelle, cadute nell’inganno del cattivo. Imparando a cavarsela da sola per mettersi in salvo, Lucia è l’unica a giocare a carte scoperte con il mostro e a svelare le sue bugie per riuscire a liberarsi. Domenica 11 dicembre sul palco del Fabbri è la volta di Sonia e Alfredo dall’opera di Catherine Pineur con Deniz Azari e Tiziano Ferrari, una produzione Teatro Gioco Vita in coproduzione con MAL – La Maison des Arts du Léman (Thonon-Évian-Publier). Un racconto commovente di amicizia e solidarietà: Alfredo è uno strano uccello, non ha più una casa e cerca un luogo in cui potersi stabilire mentre Sonia vive da sola nel bosco in un’abitazione da cui non esce mai. Con poche parole e attraverso l’uso di ombre evocative, il lavoro affronta il tema dell’esclusione e della solitudine e cosa si prova quando si trova il coraggio di affrontare l’ignoto per il bene di qualcun altro. Cuore è il terzo titolo in programma domenica 8 gennaio, una produzione MOMOM con testo, regia e interpretazione di Claudio Milani. Una narrazione su come elaborare e vivere i sentimenti attraverso la storia di Nina, una bambina che per distrazione e sfortuna finisce in un bosco maledetto dalla Strega dai Cento Occhi e dall’Orco. Con la sua spontaneità, la piccola protagonista riuscirà a liberare il bosco facendo emergere tutti i suoi colori e profumi. Chiude la rassegna domenica 22 gennaio Il circo delle nuvole di Gek Tessaro, una produzione Associazione Signapola. Nel suo teatro disegnato, l’artista intreccia parola, illustrazione e proiezione in un gioco di rime e immagini. Qui si confronta con la storia del libro edito da Lapis: dopo aver acquistato il mondo intero, il signor Giuliano è ancora alla ricerca di qualcosa da possedere. Alzando gli occhi al cielo scopre un circo fatto di nuvole, ma dovrà rassegnarsi all’idea che non tutto si può comprare…... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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tempi-dispari · 1 year
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New Post has been published on https://www.tempi-dispari.it/2022/11/25/rocco-cantautore-emiliano-il-nuovo-singolo-questa-e-la-storia-di-mario-bianchi/
Rocco, cantautore emiliano, il nuovo singolo, Questa è la storia di Mario Bianchi
“Se la libertà di espressione significa qualcosa, allora significa il diritto di dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire.”
Cosa può c’entrare una citazione di George Orwell con la recensione di una canzone?
Parecchio, se quella canzone deriva dall’espressione massima di un concetto: la libertà di parola.
E’ in questo modo che l’affronta Rocco, cantautore (autodefinitosi CantauNtore) con il suo nuovo singolo, disponibile sulle piattaforme digitali: Storia di Mario Bianchi.
Rocco non è nuovo alla musica, tantomeno ai temi sociali: di origine emiliano-romagnola, ha messo per la prima volta le mani su uno strumento musicale in tenera età, specializzandosi negli anni nell’utilizzo della chitarra e lasciando crescere con la sua abilità compositiva il suo stesso stile, riscontrabile nelle liriche irriverenti e satiriche.
Coraggioso nella sua sfrontatezza, non si è tirato indietro nemmeno quando il suo singolo trattante il tema della pandemia ha fortemente diviso il suo gruppo di lavoro ed ha continuato ad andare avanti, a voce alta e con più di qualcosa da dire.
Un alchimista culturale, così si definisce. E come gli alchimisti medievali Rocco riesce a prendere pizzichi di cronaca, storie di vita, pensieri liberi e attualità riuscendo a sublimarli in un mix trascinante di brani senza filtri, nel tentativo perfettamente riuscito di analizzare pezzi di storia umana, portandoli alla luce nella loro interezza, ombre comprese.
Storia di Mario Bianchi affronta il tema delicato del razzismo, ma da un punto di vista decisamente più satirico e lo fa con liriche scritte fuori dai denti che portano un messaggio e una riflessione importante: è davvero negando e censurando parole ora scomode ma un tempo di normale fruizione che la nostra società potrà evolversi e andare avanti?
Al fittizio signor Bianchi viene imposto di cambiare il suo cognome, giacché nella società moderna non devono esistere differenze di sorta per quanto riguarda i colori, venendogli imposto il cognome di “Color Neutro”.
Ma è giusto appiattire a tal punto una società in nome di un’eguaglianza che si può perfettamente raggiungere con altri mezzi?
Cambiare le parole e sostituendole con altre servirà davvero a cambiare la testa delle persone?
La risposta di Rocco è semplice e diretta tanto quanto la musica che accompagna le sue liriche sfrontatamente divertenti: NO.
Il mondo e la società hanno bisogno di cambiamenti ben più incisivi di prediche e ipocrisie nascoste dietro le parole altisonanti di scienziati e prelati.
Ancora una volta, il cantauNtore ci fa venire voglia di ballare e riflettere allo stesso tempo: un ottimo risultato, degno di un alchimista.
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milanoapplestyle · 2 years
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Il signore delle ombre #Blackandwhite #streetphotography #iphone13promax #lockdown #anewhope #darkness #shadows (presso Wetzlar, Germany) https://www.instagram.com/p/CkNICx7sXHC/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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tiwakufusu · 2 years
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Shadow hunters and downworlders pdf
 SHADOW HUNTERS AND DOWNWORLDERS PDF >>Download (Herunterladen) vk.cc/c7jKeU
  SHADOW HUNTERS AND DOWNWORLDERS PDF >> Online Lesen bit.do/fSmfG
           vor 2 Tagen — fighting evil and darkness! Reads L to R (Western Style) Downworlders and. Shadowhunters and a new war could break out ; even worse,. 27.05.2012 — Amatis is older than Luke. Some mundanes are definitely aware that Shadowhunters, demons and Downworlders exist - Mortmain is one of them. I Ghosts of the Shadow Market is a Shadowhunters novel. There, the Downworlders buy and sell magical objects, make dark bargains, and whisper secrets theyBut once he was a Shadowhunter called Jem Carstairs, and his love, then and always, is the warlock Tessa Gray. And Jem is searching through the Shadow Markets, 02.07.2013 — This rune allows Shadowhunters and Downworlders to fight together with a Hi can you also please make a list of pdf extra stories that suddenly see Downworlders like werewolves, vampires, and faeries? If Clary left the world of the. Shadowhunters behind, it would mean more time with her Explore the world of the Mortal Instruments with Cassandra Clare and moreJoin Cassandra Clare and a Circle of more than a dozen top YA writers, including NewSignore Delle Ombre Dark Artifices Shadowhunters - Straumannvirtualevents.straumann.com › fulldisplayvirtualevents.straumann.com › fulldisplay pronouncement Signore Delle Ombre Dark Artifices Shadowhunters that you are However, tensions arise between Downworlders and Shadowhunters and a new war
https://www.tumblr.com/tiwakufusu/698156464795172864/a-life-too-short-robert-enke-pdf-writer, https://www.tumblr.com/tiwakufusu/698155830175055872/mini-vstabi-pdf, https://www.tumblr.com/tiwakufusu/698156227230941184/haynes-motorcycle-uk-bedienungsanleitung, https://www.tumblr.com/tiwakufusu/698156464795172864/a-life-too-short-robert-enke-pdf-writer, https://www.tumblr.com/tiwakufusu/698156334936473600/pdf-file-into-ipads.
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There is truth in stories
“Cortana” he said. “Made by Wayland the Smith, the legendary forger of Excalibur and Durendal. Said to choose its bearer. When Ogier raised it to slay the son of Charlemagne on the field, an angel came and broke the sword and said to him ‘Mercy is better than revenge’.” [...]
“But Cortana has never been broken.” Emma said.
“It’s only a story.” Julian said.
“There is truth in stories,” said Arthur.
“There is truth in one of your paintings, boy, or in a sunset or a couplet from Homer. Fiction is truth, even if it is not fact. If you believe only in facts and forget stories, your brain will live, but your heart will die.”
| Lord of Shadows pp. 116-117
The wisdom of a broken man.
Ke Jian Ming, Linette
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chrisanths-blog · 5 years
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finally near the end. these days i’m just reading reading reading. i love summer just for the free time that it gives me! (i’m reading lord of the shadows)
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qualcosanulla · 5 years
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"Se una persona è nella tua vita da così tanto, eliminarla è come eliminare le radici da sotto una pianta"
Signore delle Ombre - Cassandra Clare
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