Tumgik
#22 gennaio morti
perfettamentechic · 1 year
Text
22 gennaio … ricordiamo …
22 gennaio … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2021: Roberto Brivio, Roberto Antonio Brivio, attore, cantante e cabarettista italiano, membro del gruppo I Gufi. Nel 1959 si diplomò all’Accademia dei Filodrammatici e cinque anni dopo, insieme a Nanni Svampa, Lino Patruno e Gianni Magni (l’ultimo ad entrare nel gruppo), diede vita al gruppo I Gufi, che in quegli anni contribuì a creare il cabaret musicale in Italia, utilizzando il dialetto…
Tumblr media
View On WordPress
3 notes · View notes
paoloxl · 2 years
Text
Un contributo dell'Usi Unione Sindacale Italiana fondata nel 1912, tratto da “Lotta di Classe” di aprile 2022 e a cura di Claudia Santi (segretaria generale Nazionale USI)
Per favore non chiamatele morti bianche! Sono morti nere come la coscienza di chi, per non rinunciare a qualche fetta di profitto, taglia sulla sicurezza considerandola un costo improduttivo. E intanto il numero degli incidenti sul lavoro continua ad aumentare. Nel 2021 sono stati 1.221 i morti (dati INAIL). Dall’ inizio dell’anno, gli incidenti mortali sui luoghi di lavoro sono 279: ben 11 di questi si sono verificati tra il 22 e il 25 marzo. Con questo trend, si prevedono oltre 1000 morti sul lavoro entro la fine dell’anno. C’è poi da considerare tutto il lavoro nero e il lavoro sommerso, che in Italia, ha una notevole incidenza, e per il quale non esistono né numeri, né stime neanche approssimative.
Secondo i dati pubblicati dall’INAIL relativi al mese di gennaio 2022, le denunce di infortunio trasmesse all’istituto sono state 57.583 (+ 47% rispetto a gennaio 2021 e + 23,9% rispetto a gennaio 2019). Il numero degli incidenti sul lavoro che hanno coinvolto lavoratrici ha subito un incremento del 61,9%, mentre quello che ha coinvolto lavoratori è aumentato del 34% (degli infortuni tra i giovanissimi abbiamo trattato nel numero di dicembre 2021). Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale registrate nel mese di gennaio 2022 sono state 46, quasi l’11% in più rispetto a quelle registrate nel primo mese del 2021. L'analisi territoriale evidenzia un incremento delle denunce di infortunio in tutte le aree del Paese: l’incremento più marcato è relativo all’area del Nord-Ovest (+79,7%), a seguire il Sud (+53,5%), il Centro (+36,6%), le Isole (+32,0%) e il Nord-Est (+22,0%). L’INAIL ha registrato anche un aumento dei casi di infortunio in itinere che sono quasi raddoppiati, passando da 7 a 13 nel solo mese di gennaio. Uno dei settori in cui si muore di più è quello della manutenzione, a causa del carattere fatiscente delle strutture e delle infrastrutture. Il 21 marzo scorso, un operaio ha perso la vita, mentre lavorava alla manutenzione di un palo del telefono a Fagnano Olona (Varese): il palo telefonico si è spezzato e ha ceduto, provocando la caduta dell’operaio da un’altezza di oltre quattro metri.
A questa triste contabilità si aggiunge il rapporto sui decessi da Covid: dall’inizio della pandemia alla data dello scorso 28 febbraio i contagi sul lavoro da Covid-19 segnalati all’INAIL sono 229.037, pari a oltre un sesto del totale delle denunce di infortunio pervenute da gennaio 2020 e all’1,8% del complesso dei contagiati nazionali comunicati dall’Istituto superiore di sanità alla stessa data. I casi mortali da Covid-19, denunciati da inizio pandemia, sono 835. La maggioranza delle infezioni di origine professionale riguarda le donne: la percentuale delle lavoratrici contagiate sul totale dei casi denunciati si attesta, infatti, al 68,3%. I comparti produttivi del trasporto e del magazzinaggio hanno registrato nel corso del 2021 e nel primo bimestre del 2022, incidenze di contagi professionali maggiori rispetto al 2020: in particolare, il magazzinaggio a gennaio 2022 conta anche il numero più elevato di denunce da inizio pandemia (quasi 2.900 casi). La provincia in cui si registra il maggior numero di contagi professionali nell’ultimo mese di rilevazione (febbraio 2022) è quella di Roma. Questi numeri stanno ad indicare che è venuto a mancare o che è stato carente il sistema delle misure preventive, prima di tutto le misure di igiene e sanificazione.
E mentre mass media e governanti ci invitano calorosamente alla commozione per i “gloriosi caduti” nella difesa delle città dell’Ucraina, la strage sui posti di lavoro continua incessante nel silenzio generale, perché una morte sul lavoro non fa notizia né audience e non attrae proventi dalla pubblicità. LA SALUTE NON E’ UNA MERCE, LA SICUREZZA SUL LAVORO NON E’ UN “COSTO” DA RIDURRE, ELIMINARE PER MANTENERE MARGINI DI PROFITTO.
13 notes · View notes
Text
Incidente in Canada: recuperate le tre salme
Sono state recuperate ieri, dopo una lunga ondata di maltempo, le salme di Heinzl Oberrauch, 29 anni, e Andreas Widmann junior, 35 anni, e del pilota, morti il 22 gennaio in un incidente con l’elicottero durante un escursione di heliskiing in Canada. Lo comunica l’agenzia di heliskiing Northern Escape in una nota. Lunedì scorso, dopo aver recuperato i quattro feriti, le condizioni meteorologiche…
View On WordPress
0 notes
pietroalviti · 3 months
Text
Vallecorsa, 80 anni fa la morte dal cielo
91 morti, l’80 per cento dell’abitato distrutto: fu il risultato di quelle bombe che segnò tragicamente il passaggio della guerra a Vallecorsa, il 23 gennaio 1944. Sono i giorni dei bombardamenti alleati su tutte le cittadine fra Cassino e Anzio. L’aviazione alleata cerca di bloccare il trasferimento di truppe dalla linea Gustav al fronte di Anzio dove il giorno prima, il 22 gennaio c’era stato…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
giancarlonicoli · 3 months
Text
17 gen 2024 18:26
“SONO CONTRARIO A QUALUNQUE FORMA DI SANZIONE PENALE NEI CONFRONTI DI CHI SI ESERCITI NEL SALUTO ROMANO” – LO STRAORDINARIO ARTICOLO DI LUIGI MANCONI PER ‘REPUBBLICA’: “RESTA IMPREGIUDICATA LA PIENA LIBERTÀ DI PENSIERO QUANDO SI TRATTI DI MERA ESPRESSIONE DI IDEE, COMPRESE LE PIÙ IGNOBILI” -L’ATTO DI ACCUSA ALLA SINISTRA CHE HA DIMENTICATO DI COMMEMORARE I SUOI GIOVANI MORTI PER MANO DEI TERRORISTI NERI – “È IL RISULTATO DI UNA CERTA TENDENZA ALLA SMEMORATEZZA DA PARTE DELLA CULTURA E DEL SENSO COMUNE DI SINISTRA, RESI FRAGILI DA UNA ROVINOSA CRISI DI IDENTITÀ” -
Luigi Manconi per La Repubblica - Estratti
Nei giorni successivi alla manifestazione neofascista dello scorso 7 gennaio ho avvertito forte la tentazione di replicare come segue: e allora Valerio Verbano? Il 22 febbraio del 1980, il diciannovenne Verbano venne ucciso, nella propria abitazione, da un commando di tre uomini che, dopo aver legato e imbavagliato i genitori, attesero il suo ritorno da scuola.
Quegli assassini non furono mai individuati. Poi, alla mia mente sono tornati i nomi di Lorenzo Iannucci e Fausto Tinelli e quelli di Walter Rossi, Roberto Scialabba, Claudio Varalli, Alceste Campanile, Francesco Mangiameli e altri ancora. Tutti militanti di sinistra uccisi da neofascisti, in genere rimasti impuniti.
Mi rendo conto che la mia è una reazione umorale e regressiva: ripropone ancora una volta una cupa aritmetica delle vittime, che dovrebbe portare a sancire il primato dei morti di una parte rispetto ai morti della parte avversa. Ragionando in questo modo non si fa altro che riprodurre una logica perversa che rinnova il risentimento e ripropone una inesausta pulsione di vendetta. E, invece, penso che una simile spirale debba essere interrotta il prima possibile.
Non mi sembra che vadano in questa direzione le parole di Francesco Storace che, intervistato dal Corriere della Sera, non esprime alcun sentimento di compassione verso le vittime uccise dai militanti della sua parte politica; e racconta che anche oggi «per noi di destra la vita è ancora complicata»: ennesima manifestazione del vittimismo dei privilegiati. E, invece, gente come noi, passata attraverso esperienze di violenta contrapposizione e ormai anziana, dovrebbe svolgere un ruolo di mediazione e di “disarmo” mentale, senza ammiccamenti e retropensieri, sfuggendo alla conta efferata di chi ha più morti. E rispettando le vittime della violenza politica dell’uno e dell’altro fronte, allora nemici e oggi — ci si augura — solo avversari: anche irriducibili e acerrimi avversari.
Ma torniamo ai fatti di Acca Larentia.
Sono risolutamente contrario a qualunque forma di sanzione penale nei confronti di chi si eserciti nel saluto romano in quelle circostanze: e proprio perché quel saluto assume la forma di un rituale funebre in omaggio a persone delle quali si condividono l’identità politica e i valori. Insomma, non penso che si debba promuovere l’azione repressiva contro una cerimonia che ha tutti i connotati di una commemorazione. Certo, anche di natura politica ma, ancorché pubblica, piegata al proprio interno e all’interno della propria comunità.
E carente, dunque, di quella valenza istigativa o di quel rischio emulativo che ne giustifica la sanzione penale, nel rispetto dei principi di materialità e offensività delle norme incriminatrici. Penso che diversamente vada valutato il ricorso al saluto romano quando sia collegato all’uso della violenza o quando si riveli strumento di istigazione alla commissione di reati. A quel punto il nesso tra parole e gesti e atti criminali va considerato sotto il possibile profilo penale.
E sono altrettanto contrario allo scioglimento d’autorità di organizzazioni come CasaPound (diverso è il caso di Forza Nuova, che sembra non estranea ad attività terroristiche), in quanto ritengo che una eventuale sua “clandestinizzazione” risulterebbe ancora più pericolosa per la vita democratica.
Resta impregiudicata la piena libertà di pensiero quando si tratti di mera espressione di idee, comprese le più ignobili. Ma il discorso non si ferma qui. 
(...)
Non avviene altrettanto a sinistra. Con pochissime eccezioni le vittime della violenza neofascista sono state consegnate all’oblio. È il risultato di una certa tendenza alla smemoratezza da parte della cultura e del senso comune di sinistra, resi fragili da una rovinosa crisi di identità. Da qui l’incapacità di fare, di quei lutti, un calendario civile delle ricorrenze.
All’opposto, il minoritarismo neofascista conserva una sua vitalità (non solo criminale) e trova nel suo inveterato culto della morte un ulteriore motivo per la sua vocazione funeraria e martirologica. È questa impossibilità di elaborare il lutto di quegli anni di “guerra civile simulata” che rende insidiosa la coreografia fascistica, in quanto alimenta il rancore e il revanscismo. E impedisce che la ferita possa suturarsi.
Sono trascorsi decenni e se non saremo capaci di collocare storicamente quelle morti, consegnandole a un passato che non dovrà mai più ripetersi e a una memoria senza vendetta, quella crudele vicenda rischia di non avere mai fine.
0 notes
claudiodangelo59 · 3 months
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
15 gennaio 1943: Rossoch (Russia)
L'epopea del "Monte Cervino"
Nessuno potrà mai raccontare tutta la storia del "Battaglione Cervino", due volte formato e due volte distrutto nell'ultima guerra.
L'80% di questi Alpini è sottoterra in Albania e in Russia: e ognuno custodisce un segreto che non ha fatto in tempo a raccontare e che non ha testimoni perché gran parte degli Alpini morirono da soli.
Il suo nome è diventato una leggenda di cui parlano i vecchi marescialli nelle caserme: erano tutti campioni di sci e di roccia, dal primo all'ultimo, compresi il medico e il cappellano; erano volontari e tutti scapoli, condizione prima per essere accettati; e ciascun Alpino, raccontano i vecchi marescialli con gran stupore, aveva due paia di scarpe in Vibram per sé.
Il Battaglione Alpini Sciatori “Monte Cervino” articolato in due compagnie sciatori e una armi di accompagnamento era schierato a difesa della città di Rossosch , sede del comando Corpo d’Armata Alpino.
Il 15 gennaio una ventina di carri armati sovietici riuscirono a penetrare nella città ma furono quasi tutti distrutti dagli Alpini , i sovietici subirono la perdita di dodici carri.
Il 16 gennaio e i giorni seguenti nella difesa del comando Corpo d’Armata Alpino, il “Monte Cervino”, completamente circondato ed esaurito il munizionamento, contrattaccò con bottiglie Molotov e all’arma bianca.
Gruppi sparsi di Alpini continuarono a combattere cadendo o venendo fatti prigionieri quasi tutti.
Il battaglione fu definitivamente annientato
Di quelli presi prigionieri solamente quindici ritornarono dai campi di prigionia.
22 gennaio 1943. 75 uomini, quelli che restano del "Cervino", ingaggiano l'ultimo combattimento, sparando con tutto quello che gli rimane.
Per l'ennesima volta la tenaglia nemica si chiude su di loro e per l'ennesima volta qualcuno grida il motto del battaglione: "Pistaa!".
Il cerchio è ancora rotto; i resti del "Cervino", col triangoletto di stoffa verde che è l'insegna del battaglione, escono armati dalla sacca e si mettono in salvo a Karkhov.
Il Monte Cervino in Russia aveva perso 105 uomini e sgombrato 230 feriti prima della ritirata. 120 furono quelli fatti prigionieri e di loro solo 15 sono ritornati.
Sui 17 treni che tornarono dalla Russia il Monte Cervino occupava un carro. Il 90% degli ufficiali sono morti sul campo; il cappellano Don Casagrande è morto di fame, Reginato ha cominciato la sua peregrinazione tra i campi di prigionia.
Ricordiamo l'80° reggimento fanteria che servi in Russia lungamente, dal luglio 41 al gennaio 43, meritando due MOVM. Oppure il 120° reggimento artiglieria dal luglio 1942 al febbraio 43, completamente distrutto per coprire la ritirata di altri reparti. Ed anche Savoia Cavalleria o il 3° reggimento bersaglieri, in Russia dal 41, che venne sacrificato per coprire la ritirata anche del Corpo d'Armata Alpino. Tutti Soldati con la S maiuscola. Artiglieri, Automobilisti, Genieri, Carabinieri, Commissari, Soldati di tutte le armi e specialità, tutti da ricordare per il loro sacrificio.
0 notes
lamilanomagazine · 1 year
Text
Punkreas, il 31 marzo esce il nuovo album “Electric Déja-vu”.
Tumblr media
Punkreas, il 31 marzo esce il nuovo album “Electric Déja-vu”.   Con l’uscita del nuovo album “Electric Déjà-Vu” prevista per venerdì 31 marzo, i PUNKREAS si preparano a dare il via al tour di presentazione in programma ad aprile dove, in occasione delle date all’Alcatraz di Milano e a Largo Venue di Roma, saliranno sul palco due degli artisti che hanno collaborato con la band nel disco. Il primo aprile a Milano è atteso un doppio ospite: saranno presenti, infatti, Raphael, una tra le voci più note del reggae in Italia, featuring nell’album nel brano “Disagio”, e il cantautore Giancane, che ha duettato con i Punkreas nel brano “Dai Dai Dai (Die Die Die)”. Quest’ultimo salirà anche sul palco di Roma, impreziosendo la serata prevista a Largo Venue il 22 aprile. Ad arricchire ulteriormente l’evento milanese, oltre a Cippa, Paletta, Noise, Gagno ed Endriù, sul palco ci saranno anche la chitarra aggiunta di Roberto Rhobbo Bovolenta (tra i produttori del disco) su alcuni brani e la sezione fiati dei Fiatellas con Fabrizio Sferrazza (ex Meganoidi) e Diego Servetto. “Electric Déjà-Vu” sarà disponibile nei formati cd, vinile e su tutti gli store digitali. In apertura oggi il preorder e il presave digitale del disco al link: virginmusic - DejaVu A questo link sono inoltre disponibili in esclusiva i formati speciali Vinile giallo autografato e CD autografato: virginmusic DejaVuLimited La band svela anche la cover del disco, con lo speciale artwork firmato da Myoopia. Dopo aver celebrato i trent’anni di carriera nel 2022 con il tour “XXX e… Qualcosa” che ha registrato numerosi sold out nei principali club della penisola, i Punkreas tornano con un lavoro energico mostrando ancora una volta quell’attitudine e quell’impegno che li ha resi tra i principali esponenti del punk rock e ska punk in Italia. Il disco è stato anticipato a gennaio dal brano “Le mani in alto”, accompagnato da un lyric video: PunkreasLMIAvideo TRACKLIST “ELECTRIC DÉJÀ-VU” 01_LE MANI IN ALTO 02_DAI DAI DAI (DIE DIE DIE) feat. Giancane 03_NON C’È PIÙ TEMPO 04_BATTAGLIA PERSA 05_TEMPI DISTORTI 06_DÉJÀ-VU 07_I SIGNORI DELLA GUERRA 08_DISAGIO feat. Raphael 09_GIORNO PERFETTO 10_UOMO MEDIOEVO 11_IL PROSSIMO SHOW (electric version)   PUNKREAS BIOGRAFIA I Punkreas si formano nel 1989 a Parabiago dall’incontro fra Cippa (voce), Flaco (chitarra), Paletta (basso), Noyse (chitarra) e Mastino (batteria). La band ottiene un ottimo riscontro nella scena punk italiana sin dal primo EP autoprodotto “Isterico” (1990) a cui seguono i full-lenght “United rumors of Punkreas” (1992), “Paranoia e potere” (1995) e “Elettrodomestico” (1997). Nel 1998 partecipano al “Teste vuote ossa rotte Festival” e al “Vans Warped Tour 1998” condividendo il palco con Bad Religion, Lagwagon, NOFX e Rancid. La prima metà degli anni 2000 vede un cambio di formazione, con Gagno al posto di Mastino alla batteria, e una serie di lavori in cui il gruppo sperimenta nuovi generi ed influenze, a partire da “Pelle” (2000), passando per “Falso” (2002), dove spicca la collaborazione con il cantante degli Ska-P “El Pulpo” sul singolo “Toda la noche”, fino ad arrivare a “Quello che sei” (2005) e “Futuro imperfetto” (2008). Sempre nell’ottobre del 2005 i Punkreas concedono il brano “WTO” per la compilation “GE 2001” uscito per Manifesto CD, aderendo all’iniziativa per la raccolta fondi a favore della Segreteria Legale del Genoa Legal Forum, impegnata nei processi seguiti ai fatti del G8 di Genova del luglio 2001. Alla fine del 2012 la band pubblica l’ottavo album in studio “Noblesse Oblige”, l’ultimo prima dell’arrivo di Endriu al posto di Flaco alla chitarra, che vede la collaborazione con ‘O Zulù dei 99 Posse e un giovanissimo Fedez e al quale fa seguito nel 2014 “Radio Punkreas”, una serie di cover di hit italiane che vanta numerose collaborazioni tra cui Freak Antoni (Skiantos), Samuel (Subsonica) e Davide Toffolo (Tre allegri ragazzi morti). Tra il 2016 e il 2019 i Punkreas collaborano con alcune etichette indipendenti tra cui Garrincha Dischi per la pubblicazione degli album “Il lato ruvido” (2016) e “Inequilibrio instabile” (2019). Alla fine del 2019, per festeggiare i 30 anni di carriera, la band fa uscire con Universal Music Italia “XXX”, una compilation che raccoglie i singoli di maggior successo con l’aggiunta dell’inedito “Sono vivo”, mixato da Tommaso Colliva. La festa dei 30 anni di carriera si tiene il 25 gennaio 2020 all’Alcatraz di Milano, con un concerto sold out che avrebbe dovuto dare il via al tour celebrativo durante tutto il 2020 ma che viene invece sospeso a causa ridimensionamento delle location per l’emergenza covid-19. La band sceglie allora di portare dal vivo uno spettacolo diverso dal titolo “FUNNY: The Best Story of Punkreas”, uno show musicale che strizza l’occhio al cabaret alternando esilaranti racconti tratti dalla loro carriera con i grandi classici del repertorio rivisti in chiave acustica. Il successo ottenuto dai nuovi arrangiamenti spinge i Punkreas a pubblicare il disco “Funny goes acoustic” (2021), uscito sempre per Universal Music Italia. Nella primavera del 2022, con il graduale allentamento delle limitazioni, la band riparte con il “XXX e… Qualcosa” tour, con una doppia scaletta che include le migliori canzoni pre 2000 e i pezzi del nuovo millennio. Nei mesi estivi il gruppo fa tappa nei festival e nelle location open air per un tour che supera le venti date e che il 21 giugno li porta sul palco del Carroponte Sesto San Giovanni di Milano poco prima dei The Offspring e preceduti da Lagwagon e Anti Flag. Il 27 gennaio 2023 esce “Le mani in alto”, primo estratto dal nuovo album “Electric déjà-vu” in uscita il 31 marzo.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
kritere · 1 year
Text
Auto contro muro a Massafra, morti 3 ragazzi giovanissimi: una delle vittime ha 13 anni
DIRETTA TV 22 Gennaio 2023 L’impatto violentissimo nel Tarantino, nel territorio di Massafra, sulla via per Martina Franca. Tre giovanissimi, tra cui un ragazzino di 13 anni, sono morti e un quarto ragazzo è rimasto ferito gravemente. 0 CONDIVISIONI Immagine di repertorio Drammatico incidente stradale nella serata di oggi, domenica 22 gennaio, nel Tarantino, nel territorio di Massafra, sulla…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
alessandro54-plus · 1 year
Text
Canton, con un'auto di lusso si scaglia contro la folla e poi lancia banconote in aria: 5 morti
Canton, con un’auto di lusso si scaglia contro la folla e poi lancia banconote in aria: 5 morti
articolo di Gianluca Modolo: Canton, con un’auto di lusso si scaglia contro la folla e poi lancia banconote in aria: 5 morti – la Repubblica Alla guida un giovane di 22 anni. Dopo aver colpito ha gettato soldi. Non sono chiare le motivazioni del gesto. Si sospetta che il colpevole possa appartenere a una famiglia potente: censura sui post sui social HONG KONG 12 gennaio 2023 Dopo essere…
View On WordPress
0 notes
corallorosso · 2 years
Photo
Tumblr media Tumblr media
Shoichi Yokoi, la storia del soldato giapponese nascosto per trent’anni nella giungla DI MICHELE GIORDANO (...) Il sergente Shoichi Yokoi nulla sapeva, però, del bombardamento del Giappone né, dunque, della conseguente resa degli irriducibili del Sol Levante: soltanto mezzo secolo fa, il 24 gennaio del ’72 (proprio oggi ricorrono i cinquant’anni dell’evento), Yokoi venne ritrovato ed ebbe contezza (anche se lui dichiarò a caldo, in stato confusionale, di saperlo) che la guerra era finita, dopo aver trascorso quell’interminabile periodo di selvaggia inconsapevolezza nella giungla delle Filippine. La sua unità era stata sorpresa dagli americani che erano sbarcati in quella zona la notte del 21 luglio ’45. Inizialmente con lui avevano vissuto il forzato esilio due compagni (morti nel ’64) e Yokoi restò solo, nascondendosi in un’area montuosa. Del resto, gli ordini erano di combattere fino alla morte in rispetto del rigido codice etico giapponese del Bushido. Isolato dalla civiltà e in armi (inizialmente… fin che non si arrugginirono), si cibò di ciò che la natura gli offriva: noci di cocco, frutti dell’albero del pane, papaia, lumache, anguille e topi, persino di corteccia d’albero, potendo contare temporaneamente solo sull’attrezzatura militare d’ordinanza. La casa di Yokoi era una grotta sotterranea, una sorta di tunnel nascosto in un boschetto di bambù. Essendo stato, da civile, un sarto, riuscì a cucirsi addosso abiti di fortuna realizzati con foglie di palma, ibisco e altre piante. Fu avvistato, dopo 28 anni di isolamento, mentre pescava nel fiume Talofofo, da due cacciatori locali che lo scortarono presso le autorità locali: aveva 57 anni. Il rapporto di polizia lo descrive, al ritrovamento, come “un uomo magro, pallido, apparentemente debole, barba corta, capelli tagliati grossolanamente sulla schiena, scalzo e vestito con pantaloni corti e maglietta sporchi”. I medici del Guam Memorial Hospital dissero che “la sua pressione sanguigna, il cuore e il polso erano normali, ma sembrava anemico, a causa della sua dieta priva di sale”. Tornato in Giappone, sconcertato e inizialmente incapace di rapportarsi con una società a lui sconosciuta nonostante fosse stato accolto come un eroe, dichiarò: “Ho vergogna di ritornare vivo”. Via via si riprese e, divenuto un personaggio, nel ’74 si presentò persino per un seggio alla camera alta del parlamento, ma non venne eletto, e tirò avanti con corsi di sopravvivenza e apparizioni in tv. Scrisse anche un libro (Lettere dal Pacifico). Si sposò e, d’accordo con la moglie Mihoko, decise per una luna di miele proprio… a Guam. Morì, ottantaduenne, per un infarto, il 22 settembre del ’97. Il caso di Yokoi, pur essendo quello che primeggia per lunghezza temporale, non è certo l’unico nel suo genere: i cosiddetti zan-ryū Nippon hei ovvero soldati fantasma nipponici, quelli che, per svariate ragioni, dopo il 2 settembre ’45, non abbandonarono la divisa, sono moltissimi. I servizi segreti Usa stimarono in 550mila uomini l’ammontare delle truppe nipponiche ancora in armi poste al di fuori dal Giappone con un ulteriore milione e 600 mila militari dislocati in Cina e Manciuria, ancora impegnati in guerriglie con sovietici e cinesi. Ma se, fra la metà di settembre e il dicembre ’45, la maggior parte di queste truppe allo sbando si arrese agli alleati, alcuni gruppi, soprattutto nelle Filippine, resistettero con azioni paramilitari ancora per parecchi mesi. La quasi totalità dei soldati fantasma fu catturata, venne uccisa in scontri a fuoco, morì per cause naturali o, infine, si arrese nella seconda metà degli anni Quaranta. Ma non tutti. Una delle più note vicende dei resistenti è quella dei soldati Hiroo Onada e Fumio Nakahira che uscirono allo scoperto dopo anni di latitanza, nel ’74. Il regista Arthur Harari ha tratto un film, Onoda – 10000 nights in the jungle, sulla loro vicenda. Premiato l’anno scorso a Cannes nella sezione Un Certain Regard è stato penalizzato, quanto a distribuzione, dal Covid-19. C’è poi la storia di Noubo Sangrayban, che, dopo aver visto, nel ’97, al suo ritrovamento, le foto delle moderne città giapponesi, preferì continuare a vivere nella giungla. Statisticamente – riportano attendibili fonti storiche e giornalistiche – è probabile che altri soldati giapponesi ancora non sanno (o sono morti senza sapere) che la guerra è finita da 76 anni (l’ultimo ritrovamento, non confermato dalle autorità giapponesi, risalirebbe al maggio del 2005!). Sergio Corbucci ci ha persino scherzato su con il film Chi trova un amico trova un tesoro (1981) laddove la coppia Bud Spencer-Terence Hill, alla ricerca di un tesoro, trovano, come suo custode, un samurai che crede d’essere ancora in guerra con l’occidente.
8 notes · View notes
perfettamentechic · 3 months
Text
22 gennaio … ricordiamo …
22 gennaio … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2023: Agustí Villaronga, Agustí Villaronga i Riutort, regista, sceneggiatore e attore spagnolo. Autore controverso di film talvolta scomodi, ha esplorato nuovi linguaggi e tematiche diverse, più volte soffermandosi sul tema della guerra civile spagnola. A 14 anni, Villaronga decise di diventare regista e scrisse a Roberto Rossellini una lettera per essere ammesso a Roma alla sua scuola di cinema,…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
scogito · 3 years
Text
Anthony Rio. Studente di 24 anni è stato trovato morto giovedì 18 marzo nel suo appartamento. Nell’appartamento che il giovane occupava da solo, i servizi di polizia hanno trovato un documento che attestava che lo studente di medicina del sesto anno e stagista presso il CHU era stato vaccinato con AstraZeneca l’8 marzo. La procura ha aperto un’indagine sulle cause di morte e ha ordinato l’autopsia. Il rapporto menziona ”emorragie interne causate da trombosi “.
Agrigento è deceduta per sospetta tromboembolia Adriana Zicari di anni 69, dirigente di una ditta di trasporti. Si teme un nesso di causalità con il vaccino AstraZeneca, somministrato quattro giorni prima del tragico evento.
Nel Cilento muore vigile di 62 anni, si era vaccinato con Pfizer poche ore prima (15 marzo).
Lanciano, Ex Infermiera muore dopo seconda dose Pfizer, aperta inchesta (3 aprile).
Augusta Turiaco, insegnante, Agrigento, 55 anni, morta in seguito a emoragia cerebrale dopo trombosi, ricoverata dopo vacinazione Astrazeneca (31 marzo).
6 morti in seguito a covid nonostante vaccinazione a Malta (31 marzo).
Morte cerebrale per la 32enne vaccinata con Astrazeneca il 22 marzo ricoverata per trombosi al San Martino di Genova.
Firenze. Un 60enne di Fucecchio è morto per un malore nel pomeriggio di venerdì 2 aprile. L'uomo era stato vaccinato contro il Covid sei ore prima all'ospedale di Empoli con Moderna. I familiari del defunto si sono rivolti ai carabinieri e a un avvocato.
2 acresi, morti a seguito di vaccino, 5 aprile, lei 25, lui 39 anni.
Morte cerebrale per un avvocato 46enne di Tusa ricoverato a Messina colpito da trombosi in seguito a vaccino Astrazeneca il 12 marzo.
Pietro Scardigli, 26 febbraio, Caserta, operatore sanitario, muore poche ore dopo la dose di richiamo AstraZeneca.
Kassidi Kurill, dottoressa 39 anni muore dopo la seconda dose del vaccino Moderna.
Davide Villa, poliziotto dell’Anticrimine di Catania. Deceduto il 7 marzo, 12 giorni dopo la somministrazione del vaccino, ma aveva iniziato a stare molto male dal giorno successivo all’inoculazione della dose, peggiorando drammaticamente fino al decesso.
i medici hanno diagnosticato una trombosi venosa profonda, poi sfociata in emorragia celebrale.
Vincenzo Russo residente ad Afragola. 10 marzo. Domenica scorsa si è sottoposto a vaccino e dopo aver accusato malori è svenuto la situazione clinica è peggiorata ora dopo ora.
Stefano Paternò, Catania, muore nella notte a 43 anni sottufficiale della Marina Militare. Febbre alta e decesso dopo la dose, complicanze a seguito del vaccino AstraZeneca fatto il giorno prima.
Silvia Simonini. Biella, OSS muore dopo il vaccino per un malore improvviso: aveva soltanto 42 anni.
Massimiliano Michelon, 50 anni, è morto improvvisamente stroncato da un arresto cardiaco. L'uomo aveva postato la notizia d'aver ricevuto la prima dose il 15 gennaio. La seconda il 12 febbraio.
Silvana Prestandrea, volontaria Cri, a soli 44 anni. Aveva appena fatto il vaccino. 4 marzo 2021 Bolzano.
Medico morto dopo il vaccino l'Asl invia la cartella clinica in procura.
Annamaria Mantile, 62 anni, insegnante, 4 marzo. Morta pochi giorni dopo aver ricevuto il vaccino AstraZeneca.
Ugo Scardigli, 26 febbraio, Caserta. Operatore sanitario, muore poche ore dopo la dose di richiamo AstraZeneca.
Michela Foderini, 49 anni. Podista. Vaccino fatto orgogliosamente il 5 febbraio. Il 25 muore.
Fabrizio Provinciali, originario di Genova, abitante a Sassello è morto lunedì 15 marzo per un arresto cardiaco. Nella mattinata aveva ricevuto la seconda dose del vaccino Pfizer nel centro vaccinale di Sassello.
Gianluca Picchi, 51 anni. Grosseto, morto una settimana fa per un malore improvviso. La famiglia denuncia la somministrazione del vaccino AstraZeneca nei giorni precedenti al malore. Disposta autopsia.
Zelia Guzzo, morte celebrale 37enne insegnante di Gela vaccinata AstraZeneca pochi giorni prima.
Stefania Maccioni, Cerveteri, anni 51 anni, muore a seguito della somministrazione del vaccino AstraZeneca...
La lista è ancora lunga.
-------
Molti penseranno dove sono le prove. Altri diranno il problema è solo con Astrazeneca.
Qualcuno forse rifletterà e questo post avrà realizzato il suo scopo.
Per i primi: non scrivo su questo blog per portare prove, se non siete abbastanza acuti da valutare ciò che sta accadendo attorno a voi, nessuna prova sarà in grado di togliervi i prosciutti dagli occhi.
Quella è la porta, la puntura vi aspetta e non rompete le palle.
5 notes · View notes
paoloxl · 3 years
Text
Morti in carcere: almeno tre decessi alla settimana - Osservatorio Repressione
Nelle statistiche pubblicate online dal ministero della Giustizia i dati ufficiali (e parziali) dell’ecatombe dietro le sbarre: 154 vittime nel 2020, contando solo suicidi e decessi per presunte cause naturali
Decessi per Covid e altre malattie, in cella, in infermeria e nei reparti detentivi ospedalieri. Suicidi. Overdosi da stupefacenti e psicofarmaci, inalazione del gas delle bombolette da campeggio usate per cucinare. Infortuni accidentali. Mancata liberazione di persone malate con pochi giorni da vivere. La fine per vecchiaia, dietro le sbarre. Un delitto, probabilmente.
Casi non chiari o non chiariti. Per il 2020, l’anno della pandemia fuori controllo e della strage post rivolte, il ministero della Giustizia conta e dichiara 154 decessi di persone sotto la custodia dello Stato: 61 detenuti si sono tolti la vita (stando alle apparenze iniziali) e altri 93 sono stati stroncati da «cause naturali» (voce che include i decessi per abuso di droghe).
Ragazzi e uomini, nella quasi totalità dei casi. Una media di tre morti la settimana, almeno. L’avverbio è d’obbligo. Dal prospetto degli «eventi critici» sul portale di via Arenula mancano gli omicidi, i decessiaccidentali e quelli per cause da accertare, pochi o tanti che siano.
Morti in carcere 2021: suicidi e casi da chiarire
Di carcere, in carcere, si continua a morire. Anche quest’anno le storie tragiche si contano già a decine. Per esempio. Yassine Missri stava alla Dozza, il penitenziario alla periferia di Bologna. Aveva 28 anni, faceva il barbiere. È stato trovato senza vita il 27 gennaio 2021.
Ambra Berti era della stessa età. Veniva da esperienze personali pesanti, soffriva la lontananza dai due figli piccoli e dagli altri affetti. È spirata nella casa circondariale Spini di Gardolo, a Trento, il 14 marzo 2021.
Alberto Pastore, rinchiuso a Novara, non è arrivato a 25 anni. Ha scelto di congedarsi dalla vita il 14 maggio 2021 con un gesto irreparabile, annunciato da tempo.
A  Genova-Marassi sembrava che Emanuele Polizzi, il 28 maggio 2021, si fosse suicidato. Poi due compagni di detenzione del 41enne sono stati indagati per omicidio volontario.
Detenuti morti: nomi e dati nel dossier 2021 di Ristretti Orizzonti
Per il 2021 il ministero di Giustizia per ora in rete non fornisce informazioni né sui singoli decessi né sulla conta parziale, lasciando fuori omicidi e eventi accidentali o da approfondire. Pubblicherà statistiche aggregate l’anno prossimo.
Numeri ufficiosi e provvisori e notizie arrivano dal prezioso dossier “Morire di carcere“. A curarlo sono i volontari di Ristretti orizzonti, il giornale fondato nella casa di reclusione Due Palazzi di Padova. Da gennaio a fine luglio di quest’anno, scandagliando pagine e siti di cronaca e vagliando denunce e segnalazioni, i redattori della rivista e del rapporto hanno individuato e censito 78 vittime, restituendo loro la dignità del nome (dove possibile). Per svariate vittime le cause di morte sono da ricostruire, per 28 è stato suicidio.
Situazione carceri italiane: sui decessi manca trasparenza
Di molti carcerati morti si conoscono i dati anagrafici minimi, di alcuni nemmeno quelli. Via Arenula, il dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, i provveditorati regionali, i singoli istituti, le procure e le regioni (con la competenza sulla medicina penitenziaria e sulla medicina d’urgenza) non rendono noti i singoli decessi in tempo reale (se non in casi eccezionali), né informazioni di base sulle vite perse e sulle circostanze.
A far filtrare all’esterno le notizie delle morti in cella in genere sono fonti sindacali, avvocati e associazioni, familiari, operatori. Il dovere di informazione dello Stato, dicono dall’ufficio stampa di via Arenula, è ritenuto assolto con la pubblicazione dei riepiloghi annuali degli «eventi critici segnalati alla sala situazioni del Dap», cioè notificati dai singoli istituti ai referenti romani.
Suidici nelle carceri italiane e morti per cause naturali
Nel  2019 i suicidi “ufficiali” sono stati 53 e i decessi per cause naturali 90, con un solo omicidio dichiarato ad integrazione delle tabelle online. Per il  2018  i funzionari  ministeriali censiscono 61 suicidi, 100 morti naturali, nessun omicidio,
Dal 1992 al 2020 il totale dei decessi in carcere per cause note (o presunte tali) supera abbondantemente quota 4.000 e senza contare poliziotti penitenziari e altri operatori : 1.514 i ristretti suicidi e 2.623 i reclusi stroncati da malanni e problemi di salute, più un numero imprecisato di vittime di uccisioni o omissioni.
Morti in carcere Modena: Antigone, la strage del Sant’Anna e altri casi
Antigone sta seguendo una serie di storie al vaglio alla magistratura e la strage del Sant’Anna di Modena (cinque vittime nella struttura emiliana e quattro durante e dopo i trasferimenti in altri penitenziari).
Per quest’ultimo procedimento, archiviato dal giudice, l’associazione ha presentato reclamo contro l’estromissione dal ruolo di persona offesa. E sta studiando possibili contromosse.
Omicidio colposo, ma c’è rischio prescrizione
Alfredo Liotta morì il 26 luglio 2012 in una cella del carcere di Siracusa. Aveva 41 anni e l’ergastolo da scontare. Una vicenda di «abbandono terapeutico», a detta di Antigone.
«ll personale medico e infermieristico non ha saputo individuare e comprendere i sintomi né il decorso clinico dell’uomo e le carenze conoscitive hanno portato al decesso Gli operatori succedutisi nella cella di Liotta, negli ultimi 20 giorni di vita, sono rimasti completamente passivi davanti alle sue patologie. Alfredo soffriva di epilessia, anoressia e depressione. Aveva smesso di bere e di mangiare».
In primo grado, il 13 ottobre 2020, cinque dei nove camici bianchi alla sbarra sono stati condannati per omicidio colposo. La sentenza è stata impugnata in appello. Sulla vicenda però incombe la prescrizione del reato, l’esito di svariate inchieste simili.
Morti sospette in carcere: mancano diagnosi e cure
Stefano Borriello, 29 anni, il 7 agosto 2015 venne stroncato da una infezione polmonare durante il tardivo trasporto dal carcere di Pordenone all’ospedale. Secondo la madre, stava male da giorni ma non era stato curato. Antigone, opponendosi alle richiesta di archiviazione, è riuscita a far portare in aula la vicenda. A giudizio è stato mandato il medico curante del carcere.
«Gli viene contestato  di non aver diagnosticato l’infezione polmonare letale. Non fece alcun rilevamento dei parametri vitali, non dispose un esame clinico-toracico». La mancata diagnosi portò a non «somministrare  antibiotici, quelli  che avrebbe evitato il peggiorare delle condizioni di salute e portato alla guarigione». Il processo è in corso, prossima udienza a settembre 2021.
Il ragazzo che non doveva essere in prigione
Valerio Guerrieri aveva 21  anni e problemi conclamati. Il 24 febbraio 2017 si tolse la vita a Regina Coeli. Non avrebbe dovuto essere in carcere. Un giudice, 10 giorni prima, aveva revocato la custodia cautelare in cella e disposto il ricovero in Rems, una delle strutture che hanno sostituito gli ospedali psichiatrici giudiziari.
Dopo un doppio giro di richieste di archiviazione, e di opposizione, è stata disposta l’imputazione coatta per l’allora direttrice del penitenziario romano e un’altra dipendente ministeriale. Si ipotizzano i reati di rifiuto di atti di ufficio, indebita limitazione della libertà personale e morte o lesioni come conseguenza di un altro reato.
Jhonny il rapper, impiccato nel carcere di Salerno
Il 26 luglio 2020, a 23 anni, il giovane rapper Jhonny Cirillo si è tolto la vita impiccandosi con un lenzuolo alla finestra del bagno di una cella della casa circondariale di Salerno. Avrebbe dovuto esser sottoposto ad un livello di sorveglianza elevatissimo, perché si era fatto dei tagli a un braccio.
Non solo. Era in condizioni mentali preoccupanti, manifestava scoramento, minacciava lo sciopero della fame e della sete, aveva chiesto il trasferimento in una struttura esterna specializzata. Il 22 aprile 2021 Antigone ha depositato un esposto-denuncia, chiedendo verità e giustizia anche per lui.
Torture, percosse, abusi e altri decessi da chiarire
Video, esposti e denunce di torture e pestaggi hanno riportato l’attenzione investigativa, e ministeriale, su altri casi che interrogano e inquietano: un detenuto morto nel carcere della mattanza di Santa Maria Capua Vetere (Lamine Hakimi di 27 anni, inizialmente considerato un sucida ) e i tre trovati senza vita a Rieti, dopo la sommossa di marzo 2020 (Marco Boattini di 40 anni, Carlo Samir Perez Alvarez di 28 e Ante Culic di 41, per cui si ipotizzò l’overdose).
«Ad oggi – asserisce l’ufficio stampa di via Arenula – non risultano episodi di decessi di detenuti all’interno degli istituti riconducibili a personale penitenziario».
Lorenza Pleuteri
da Osservatorio Diritti
2 notes · View notes
Text
Cina, frana nello Yunnan: almeno due morti, decine di persone sepolte dalle macerie
22 gennaio 2024 09:12 Il villaggio di Liangshui è stato travolto. I soccorritori hanno recuperato due corpi, mentre restano ancora 47 i dispersi   Tgcom24   Secondo i media statali, in tutto 47 persone “appartenenti a 18 famiglie” sono state travolte dalla frana registrata nella contea di Zhenxiong.     Xi Jinping: “Massimi sforzi nei soccorsi”  Il presidente cinese Xi Jinping ha…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
edozit · 3 years
Video
youtube
Il 98% dei belgi sa benissimo cosa vuol dire BOB: conducente designato. Sono 25 anni che i poliziotti, quando fanno un alcol test, agli automobilisti virtuosi donano un portachiavi con la scritta “Bob”. 
Eppure 1 incidente su 5 è ancora dovuto all’alcol.  Ecco che il Belgium Institute of Traffic Vias il 22 gennaio ha lanciato una fantastica iniziativa: agli automobilisti che risultano postivi all’alcol test viene regalato un portachiavi diverso. Invece di Bob ci sono altri nomi: Romina, Timmy, Letitia, Nathan ... sono i nomi dei bambini e ragazzi che sono morti in seguito ad un incidente causato da un conducente che guidava sotto l’effetto di alcolici.  Ma i poliziotti non si limitano a consegnare il portachiavi. Raccontano anche la storia dell’incidente che è anche riportata dietro la confezione che consegnano alle persone.  Sul web site nonbob.be si possono trovare le storie di tutte le vittime. 
4 notes · View notes
abr · 4 years
Quote
Domenico Arcuri, (...) è della specie più pericolosa: uno che crede sul serio di essere un fuoriclasse, non importa quanto la realtà faccia muro: se i conti non tornano, al diavolo i fatti, se ne faranno una ragione. In realtà, (...) Arcuri (è) l’ennesimo boiardo, o superburocrate, (...) ne trovi a un soldo la dozzina e te li tirano dietro (un altro sta a Londra…), dalle sicure competenze: anche se nessuno saprebbe dire quali; neanche Arcuri, che è un po’ come la magistratura: garantisce per lui. Arcuri è Cassazione: quando dichiara qualcosa, quella è. Magari alla rovescia, ma quella è. Il rosario di gaffe nel tempo del lockdown è leggendario, roba difficile da mettere insieme in poche settimane (...): eccolo, ancora nel riscaldamento della pandemia, 22 marzo, alle prese con Lucia Annunziata: “Il Presidente del Consiglio Conte che governa questa macchina complicata ha chiesto e ottenuto dal Presidente Putin di far arrivare in queste ore, e arriveranno a Roma, alcuni aerei dell’Unione Sovietica che porteranno 180 medici, infermieri e ventilatori”. L’Unione Sovietica. Che si era sbriciolata 29 anni prima.  (...) I risultati, da quel grosso manager che è, non tardano ad arrivare: spara la notiziona dei “5 milioni di tamponi già pronti” e immediatamente il virologo Andrea Crisanti lo infila di rimessa: sì, ma i reagenti dove stanno? Al che Domenico replica: calma e gesso, stiamo facendo il bando. È il 12 maggio, in Veneto lo stesso Crisanti ha fiutato il pericolo per tempo ed è partito il 20 gennaio, quasi 4 mesi prima. Bando alle ciance! Quelle di Arcuri, che, non contento, infila subito un’altra perla: entra a gamba tesa nello smercio delle mascherine annunciando un prezzo calmierato di 50 centesimi e scagliandosi contro i “liberisti da divano”: la trovata dirigista del tovarish manager da sofà raggiunge l’effetto immediato di una sicura distruzione del mercato; (...) cassoni di robaccia cinese (l’ironia del fato non ha limiti, come l’incoscienza di certi fenomeni al potere) intercettati alla dogana, e quindi la fatidica soluzione all’italiana: arrangiatevi, va bene tutto, cartone, pannolenci, fazzoletti, scampoli di tappezzeria, si torna, anzi si resta, all’arte d’arrangiarsi. Ma niente paura: “Stiamo provvedendo”, raccomanda senza requie Domenico, che è uno dei Gerundio Boys di Giuseppi il quale lo apprezza al punto da mortificare chiunque si permetta una domanda – “Se lei ritiene di far meglio di Arcuri, la terrò presente”. E solo la buona educazione impedisce al giornalista Alberto Ciapparoni, di RTL 102,5, di rispondergli: tutti farebbero meglio di Arcuri. Der Uberkommissar non fa una piega, avanti per il suo sentiero di spocchia anche quando il presidente di Federfarma, Marco Cossolo, lo pungola: “Il Commissario mi dica dove devo trovarle e noi ben volentieri le comperiamo.” (...).  Italia, porco paese che non riconosce le sue eccellenze. Nel frattempo, Giulia Presutti di Report si occupa di una attorcigliata faccenda di respiratori sequestrati e dissequestrati alla dogana: quando la stessa Presutti, durante la conferenza stampa del 2 maggio, lo incalza sul punto, Arcuri prima si agita, poi si mette a vaneggiare di calcio. (...) Resterebbe da rievocare l’ulteriore capolavoro sulla app Immuni, più volte annunciata in una bufera di confusione, di incertezze, di rinvii e di conseguente diffidenza negli italiani i quali, pervicacemente, non ce la fanno proprio a convincersi della straordinarietà del loro Uberkommissar. Cazzoni che altri non sono.  (...) Ancora poche ore fa, in occasione del “ritorno alla normalità” senza più barriere regionali, non si è tenuto dal tratteggiare orizzonti di sfiga: “Abbiamo riconquistato la libertà ma non dimentichiamo quei terribili giorni, pieni di morti. Senza una consapevole gestione dell’emergenza il virus si sarebbe esteso probabilmente in tutto il Paese con la stessa profondità e la stessa drammatica gravità”.  (...)  mai smettere di affliggere le populace scriteriato, incline alle movide, agli assembramenti, questo lumpenproletariat da guidare col bastone e la carota (ministro Francesco Boccia dixit, un altro che te lo raccomando). Lenin dove sei. Eh, non sconfinfera troppo ad Arcuri la libera uscita, la licenza dalla clausura, lui, da bravo nostalgico dell’Unione Sovietica, sogna una società regolamentata, in cui tutti controllano tutti (...). E, al di sopra, lui, Der Uberkommissar, il Leviatano con l’app, l’uomo della provvidenza, il supermanager che resiste ai governi e non sbaglia mai. Roba da mettersi in ginocchio al suo cospetto, alla Myrta Merlino: der Uberkommissar lives matter.
Max del Papa per nicolaporro.it via https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/avere-faccia-come-arcuri-39-39-diciamolo-siamo-stati-238551.htm
Italia, porco paese che non riconosce le sue eccellenze: I GERUNDIO BOYS DI CONTE, quelli che “stiamo provvedendo” :D
L’invasione dei buropirla. Guardate che sono proprio così: CI CREDONO, e si credono tra di loro. Vivono in un universo parallelo, quello delle chiacchiere e distintivo al posto dei quark e dei bosoni. Gonde e Arcuri non sono solo due poveri scemi miracolati, sono molto peggio: sono due BURO-TERRONISTI. 
35 notes · View notes