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#28 dicembre morti
perfettamentechic · 5 months
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28 dicembre … ricordiamo …
28 dicembre … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2022: Tamara Baroni, attrice e modella italiana. Iniziò la propria carriera molto giovane come modella e indossatrice. Divenne Miss Cinema Emilia, e nel 1967 partecipò a Miss Italia dove vinse la fascia di Miss Eleganza. Nello stesso anno partecipò a Miss Mondo collocandosi nella top 15. Acquisita notorietà, iniziò a recitare in teatro e soprattutto nel cinema. Fece scalpore la sua relazione con…
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Ucraina, violento attacco russo causa almeno nove morti | Zelensky: "Lanciati 110 missili, risponderemo"
29 dicembre 2023 00:28 TEMPO REALE Colpite le regioni di Kiev, Leopoli, Sumy, Odessa, Kharkiv, Zaporizhzhia e Dnipro 29 dic 11:18 Kiev: i morti per i raid russi salgono a 13 29 dic 09:43 Zelensky: 110 missili russi sull’Ucraina, risponderemo 29 dic 09:31 Kiev: almeno 9 morti e decine di feriti nei raid russi 29 dic 08:47 Kiev: “Mai visti tanti missili lanciati contro l’Ucraina” 29…
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tempi-dispari · 9 months
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Skiantos: rivoluzione punk/futurista
Contesto storico e sociale
Il 1975 è un anno di guerra civile latente. Molti scontri fisici tra estrema sinistra e neofascisti, in cui il numero di neofascisti uccisi superava quello dei morti di sinistra: un altro segno dell’evoluzione di una linea armata e organizzata nell’area su cui dominavano le Brigate rosse.
Fu l’anno in cui Pierpaolo Pasolini morì ucciso barbaramente a Ostia dal Rana che gli passò su e giù con la macchina sfigurandone il cadavere nel fango della più tenebrosa periferia romana. È anche l’anno in cui i Khmer Rossi del dittatore comunista Pol Pot prendono il potere in Cambogia e scatenano un genocidio che fa concorrenza per mostruosità a quelli di Hitler e di Stalin, ma anche l’anno in cui i Pink Floyd raggiungono l’apice del successo e in cui la Soka Gakkai internazionale, la versione giapponese del buddismo organizzato, viene fondata ufficialmente. È ancora l’anno in cui seguita a trascinarsi l’eterno processo per la strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969 in cui adesso sono imputati sia estremisti di destra che di sinistra.
In Inghilterra accadono grandi cose: Charlie Chaplin viene insignito col titolo di baronetto dalla regina Elisabetta. Margaret Thatcher viene eletta leader del partito conservatore inglese e dunque candidata a diventare Prime Minister quando i tories vinceranno le elezioni. A marzo si apre il quattordicesimo congresso del partito comunista che Enrico Berlinguer vince largamente con la sua idea del Compromesso Storico contro l’ala filosovietica di Armando Cossutta.
La guerra del Libano metteva in crisi un paese occupato dall’Olp di Yasser Arafat che vagava nel Medio Oriente senza trovare pace né patria. Partiva la prima attività di uno sconosciuto ragazzo intraprendente di nome Bill Gates che aveva impiantato una azienda informatica in un garage da cui sarebbe uscita Microsoft e il personal computer.
In Spagna muore il dittatore Francisco Franco che aveva tenuto il potere per trentasei anni dopo essersi ribellato alla Repubblica spagnola e aver vinto quella guerra con l’aiuto di Hitler e Mussolini, mentre la parte opposta aveva ricevuto armi e istruttori dell’Unione sovietica. La guerra di Spagna aveva lasciato una grande piaga aperta che seguitava a produrre dolore e nostalgie ancora durante gli anni Sessanta e Settanta.
La Spagna voltava pagina senza avere risolto i suoi problemi ideologici.
La sua azione in quella guerra aveva prodotto un conflitto sempre più violento fra comunisti e sinistra non comunista, le cui conseguenze si riverberavano ancora nella politica italiana del dopoguerra, provocando la crescita di quell’anticomunismo di sinistra che fu una componente genetica dei socialisti italiani, fra loro spaccati tra frontisti e autonomisti, come gli anni di Craxi mostreranno subito dopo quel 1975.
Nasce il Fondo per l’Ambiente Italiano: Storia, arte e natura da salvare e restituire ai cittadini italiani, rinverdendo in questi ultimi la consapevolezza e l’orgoglio di avere a pochi passi da casa un patrimonio inestimabile da preservare per le future generazioni. Un merito che da decenni viene riconosciuto agli attivisti del Fondo per l’Ambiente Italiano, il cui atto di nascita venne sottoscritto il 28 aprile del 1975, a Milano.
Finisce la guerra in Vietnam: «Questa è un sporca guerra crudele ma spero che voi a casa riusciate a capire perché la combattiamo». Furono le ultime parole indirizzate da un soldato americano alla sua famiglia, prima di morire in battaglia nel 1969. Sei anni dopo terminava uno dei conflitti più sanguinosi del Novecento, che avrebbe lasciato sul terreno i corpi straziati di milioni di innocenti e di giovani soldati mandati a morire senza un perché.
Inaugurata Gardaland: Catturato dalle meraviglie di Disneyland, l’imprenditore Livio Furini decide di trasporre quell’esperienza nel suo Paese, dando vita a Gardaland, il primo parco di divertimenti stabile in Italia. Un investimento da 200 milioni di lire che coinvolge altri soci e che dopo l’acquisto di terreni in località Ronchi (nel comune di Castelnuovo del Garda, in Veneto), vede iniziare i lavori nel febbraio del 1975.
Nasce il videogioco domestico: I giochi elettronici entrano nel quotidiano di milioni di ragazzi con la prima versione domestica di un videogioco. Si tratta di Pong, simulatore di ping-pong sviluppato da Atari, già noto ai giovanissimi frequentatori di sale giochi nella versione coin-op (lanciata nel 1972).
Esce “A Night at the Opera” dei Queen: Con A Night at the Opera i Queen sfornano il loro quarto album, che consacra la band britannica nel panorama del rock mondiale.
Prodotto da Roy Thomas Baker e finito di registrare a luglio del 1975, il disco era stato inizialmente concepito come parte di un doppio album, che avrebbe dovuto contenere anche il successivo “A Day at the Races” (uscito a distanza di un anno); questo perché entrambi i titoli richiamano due omonimi film dei fratelli Marx, alla cui geniale comicità Freddie Mercury e company volevano rendere omaggio.
In questo contesto muovono i primi passi gli Skiantos!
Va subito chiarito che gli Skiantos hanno avuto la fortuna di trovarsi nel posto giusto (Bologna) al momento giusto (il 1977), visto che il cosiddetto “Movimento del ’77”, partito da un’occupazione dell’Università di Roma per protestare contro il progetto di riforma del ministro dell’Istruzione, si era diffuso velocemente in tutt’Italia attecchendo rapidamente soprattutto nel capoluogo emiliano.
Il gruppo nasce in forma embrionale nel 1975 a Bologna, quando un gruppo di ragazzi del DAMS si ritrova per suonare nella cantina del futuro cantante Roberto Antoni, poi conosciuto come Freak Antoni. Nel 1976 Freak Antoni faceva parte anche di un gruppo chiamato Demenza Precoce. Il progetto Skiantos prese maggiore concretezza nel 1977 con Inascoltable, inciso in «una notte di improvvisazione per una decina di persone innamorate della musica» (Freak Antoni), molte delle quali non si conoscevano fra loro.
Alle registrazioni, che furono pubblicate su musicassetta da Oderso Rubini della Harpo’s Bazaar (in seguito Italian Records), parteciparono 5 cantanti, 6 musicisti. I concerti del gruppo, soprattutto agli inizi, sono caratterizzati da performance provocatorie con riferimenti all’avanguardia futurista e dadaista, che includono il lancio di ortaggi sul pubblico da parte dei musicisti.
Oltre a sfidare la politica e il modello tradizionale di musica (gli Skiantos hanno sempre dichiarato con orgoglio di non saper suonare), la band propone anche concerti assurdi, dove i membri del gruppo si presentano talvolta vestiti con impermeabili e scolapasta in testa, altre volte in abiti eleganti che verranno poi sporcati dal lancio di oggetti e sostanze varie dalla platea.
In questo senso, le esibizioni degli Skiantos sono una sfida al pubblico e un ribaltamento del rapporto star-pubblico, che viene spesso insultato e provocato, con tanto di lancio di ortaggi verso gli spettatori (poi prontamente rilanciati dagli stessi sul palco).
1978-1982: dalla Cramps Records allo scioglimento Nel 1978 gli Skiantos realizzano per la Cramps Records di Gianni Sassi il loro secondo LP dal titolo MONO tono, a detta del leader Freak Antoni un disco punk, con cui si affermano grazie anche all’anticonformismo di rottura sociale tipico del Movimento del ’77, di cui il gruppo stesso diventa ben presto uno dei portavoce.
Il disco fu preceduto dal singolo Karabigniere Blues/Io sono un autonomo, sempre pubblicato dalla Cramps Records. Il disco inizia con un dialogo accelerato in gergo giovanile dell’epoca. Ma tutti i brani sono straordinari, con il puro nonsense che raggiunge livelli stellari (“Io me la meno/ ogni notte mi dimeno/ domani prendo il treno/ e vado fino a San Remo”), anche se i testi toccano il vertice assoluto nel brano-manifesto “Largo all’avanguardia” (“Siete un pubblico di merda/ applaudite per inerzia” .
“Compran tutti i cantautori/ come fanno i rematori/ quando voglion fare i cori/ che profumano di fiori/ Me mi piace scoreggiare/ non mi devo vergognare”). Con questo brano si comprende con certezza che gli Skiantos adottano programmaticamente la scelta di usare termini “bassi”, allo scopo di porsi come dicotomica alternativa anti-colta all’imperante cultura alta, sfruttando la loro più grande trovata: la demenzialità.
Il 2 aprile 1979 partecipano al Bologna Rock, un festival che si svolse nel palasport locale e che vedeva sul palco i migliori gruppi dell’allora scena punk rock e new wave cittadina. Fra questi vi erano i Windopen, Luti Chroma, Gaznevada, Bieki, Naphta, Confusional Quartet, Andy J. Forest, Frigos e Cheaters.
Gli Skiantos portarono sul palco una cucina, un tavolo, un televisore e un frigo, misero a bollire gli spaghetti e poi li mangiarono, senza suonare nulla; alle proteste del pubblico Antoni avrebbe risposto “Non capite un cazzo: questa è avanguardia, pubblico di merda”. L’esibizione, definita una fuga dall’immagine stereotipata del gruppo rock in cui la band cominciava a sentirsi intrappolata, fu però fraintesa e disprezzata da molti dei precedenti estimatori.
Freak Antoni a tale proposito ha commentato: “La nostra provocazione aveva toccato, a seconda dei punti di vista, il fondo e l’apice nello stesso momento”.
Nel 1979 danno alle stampe l’LP Kinotto, a detta di Freak Antoni un LP new wave. Nello stesso anno partecipano al concerto Omaggio a Demetrio Stratos organizzato dalla Cramps Records.
Dalle registrazioni del concerto fu realizzato l’album 1979 Il concerto – Omaggio a Demetrio Stratos che, oltre all’inedita Ehi Bubba Loris degli Skiantos, raccoglie i brani di altri autori presenti, tra cui gli Area, Francesco Guccini, Eugenio Finardi, Roberto Ciotti, Angelo Branduardi, Antonello Venditti e Kaos Rock.
Lo stesso anno Freak Antoni si separa dagli Skiantos, che si presentano alla selezione per il Festival di Sanremo con “Fagioli”, ma vengono scartati.
Il 6 febbraio 1980 il gruppo viene invitato dalla Cramps Records al festival musicale Rock ’80. I brani del concerto vengono pubblicati nella compilation dall’omonimo titolo, in cui compaiono anche altri gruppi tra cui i Kaos Rock, gli Windopen, i Take Four Doses, gli X Rated, le Kandeggina Gang e i Dirty Actions. In seguito, Rock ’80 sarebbe stato ristampato più volte in Italia e in Germania.
Sempre nel 1980 esce una delle loro canzoni più famose, Mi piaccion le sbarbine, già brano di apertura di Kinotto, inserita come lato B del singolo Fagioli. Fu la scelta di presentare Fagioli alle selezioni del Festival di Sanremo 1980 a determinare la fuoriuscita del cantante dal gruppo, che negli anni successivi si dedicò ad altri progetti tra i quali Beppe Starnazza e i Vortici, L’incontentabile Freak Antoni e ad esprimere il suo lato più squisitamente satirico e letterario.
Dopo questa opera, all’apice del successo, arrivò nel 1980 l’LP Pesissimo! dove nel retro-copertina appariva la signora Matilde, mamma del batterista del gruppo Leo Tormento Pestoduro. Fu anche il primo e unico LP che non vide la partecipazione dello storico leader Freak Antoni.
Al suo posto debuttò Linda Linetti, la prima voce femminile degli Skiantos. Nel 1981-1982 gli Skiantos furono coinvolti in un’improbabile e curiosa pubblicità delle patatine Good Pai, con la manipolazione del brano “Eptadone”. Le critiche ricevute per l’album “Pesissimo!” porteranno poi il gruppo allo scioglimento nel 1982.
Nel 1981 Freak Antoni pubblica il box L’incontenibile Freak Antoni, composto da cinque singoli di altrettante denominazioni fasulle (I Nuovi ’68, gli Hot funkers, Astro Vitelli & i Cosmoz, i Genuine Rockers e i Recidivi).
1987-2009: rinascita e riscoperta della band Il gruppo si ricompone temporaneamente nella formazione a 3 (Freak Antoni, Dandy Bestia e Stefano Sbarbo) nel 1984 con la pubblicazione di Ti spalmo la crema, prologo della riunione definitiva che avverrà nel 1987 con l’album Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti.
Dei componenti del nucleo storico rimangono il cantante Roberto “Freak” Antoni e il chitarrista/compositore delle musiche Fabio “Dandy Bestia” Testoni a cui si aggiunge nel 1990 il bassista Marco Nanni (ex Stadio, ex Lucio Dalla) detto “Marmo”. La formazione originale, tranne il bassista Frankie Grossolani, si riunisce occasionalmente nel 1999 per registrare l’album Doppia dose.
Nel 1992 gli Skiantos pubblicano Signore dei dischi e nel 1993 Saluti da Cortina che ottengono un buon successo.
Agli Skiantos viene attribuito il merito di avere inventato il rock demenziale[1], basato su testi ironici e apparentemente banali dai quali emerge spesso una satira intelligente, graffiante e surreale. Il gruppo definisce il termine “demenziale” come «un cocktail di ironia, improvvisazione, poesia quasi surreale, cretinerie, paradossi e colpi di genio».
Nel gennaio 2008, Freak Antoni ha raccontato le origini e il percorso degli Skiantos nel programma Fahrenheit di Radio 3, nella sezione Storyville, in cinque puntate di circa mezz’ora; l’audio e le trascrizioni sono reperibili qui.
Gli Skiantos hanno avuto una certa influenza su diversi artisti dell’area bolognese, tra cui Vasco Rossi (che li vorrà come gruppo di spalla al tour del 1990), Luca Carboni e altri. A testimonianza della conquistata rispettabilità artistica, nell’album Doppia dose gli Skiantos si avvalgono della collaborazione di vari artisti di fama come Lucio Dalla, Luca Carboni, Enzo Iacchetti e Samuele Bersani. Ha collaborato alla registrazione di alcuni album anche il batterista Vincenzo Restuccia.
Nel 2004 e 2005 sono ospiti musicali fissi di Colorado Cafè, programma di cabaret trasmesso da Italia 1 e ideato da Diego Abatantuono.
Nel 2007 al MEI – Meeting delle Etichette Indipendenti grazie al lavoro comune di Freak Antoni e Giordano Sangiorgi, patron del Mei, gli Skiantos festeggiano i 30 anni di carriera dall’uscita del primo disco. Nello stesso anno Giordano Sangiorgi con Benedetto Zacchiroli dello staff del Sindaco del Comune di Bologna Sergio Cofferati premia Freak Antoni in Comune a Bologna per i 30 anni di carriera con un premio legato a Bologna Città Creativa della Musica Unesco.
All’inizio del 2009 esce Dio ci deve delle spiegazioni (“possibilmente convincenti” è il sottotitolo), un album che nella biografia ufficiale viene definito “ad alto tentativo d’introspezione e che si fa carico di alcune domande a carattere umano-esistenziale”. Nel dicembre del 2009 esce Phogna – The Dark Side of the Skiantos, EP con quattro brani.
2012-oggi: abbandono e morte di Freak Antoni, fatti recenti Nell’aprile del 2012 Roberto “Freak” Antoni comunica la sua volontà di lasciare il gruppo. Il cantante ha affermato di aver preso tale decisione per lo scarso spazio destinato al gruppo nell’odierna scena musicale, preferendo concentrarsi su nuovi progetti artistici, tra i quali la Freak Antoni Band e alcune collaborazioni musicali.
Il 27 giugno del 2013 sulla pagina Facebook degli Skiantos appare il messaggio «E se si ripartisse senza Freak?? Apriamo il dibattito…», che segnala che gli Skiantos rimasti stanno valutando di tornare sul palco anche senza il loro leader storico.
Freak Antoni muore nel febbraio 2014, dopo un lungo periodo di malattia.
Per ricordarlo gli Skiantos organizzano il 16 aprile, giorno del suo compleanno, un concerto a Bologna a cui partecipano gruppi e solisti sia demenziali, come Lino e i Mistoterital, Marco Carena, i Powerillusi, i Belli Fulminati nel Bosco, sia di altri generi ma a lui legati come Eugenio Finardi, Ricky Gianco, Gli Avvoltoi, Claudio Lolli, Omar Pedrini, Luca Carboni, Johnson Righeira, Maurizio Solieri, Ricky Portera e Altera.
Nel novembre 2014 gli Skiantos pubblicano il nuovo singolo “Evacuazioni”, l’ultimo inciso con Freak Antoni.
L’anno successivo il gruppo riprende l’attività live, esibendosi in varie occasioni tra cui alla rassegna “Imola in musica” il primo giugno 2016, al “Festival della Canapa” di Forlì il 17 e 18 giugno 2016 e al “Festival dell’Unità” di Ravenna il 9 settembre 2016.
Nel 2018 gli Skiantos partecipano all’album Powerillusi & Friends dei Powerillusi; nel disco interpretano il brano Il superpezzo[18]. Dal 2019 inizia una collaborazione con il cantante Nevruz.
Gli Skiantos hanno generato numerosi stuoli di imitatori: i primi sono stati i Sorella Maldestra, che pubblicarono l’lp “Cadavere” nel 1979. Più punk, più duri e più volgari, e decisamente in competizione: nel loro brano più celebre, “Io sono un fric”, un verso è decisamente esplicativo (“Degli Skiantos me ne frego/ non li vedo né li cago”). Devono qualcosa agli Skiantos anche i gruppi che parteciparono al progetto Rock 80 della Cramps, come i Windopen (“Sei in banana dura”) e le Kandeggina Gang (“Sono cattiva”).
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reginadeinisseni · 11 months
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Francesco Guccini " Canzoni da Intorto " Tg3
SLUGA NARODA SIGLA DELLA SERIE DI ZELENSKY LA CANTA LUI CON SLAVA UCRAINA CANTANTE PREFERITO DI MATTEO RENZI
Canzoni da intorto Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Canzoni da intorto album in studio Artista Francesco Guccini Pubblicazione 18 novembre 2022 Dischi 1 Tracce 11 (LP) 12 (CD) Genere[1] Canzone popolare Folk Etichetta BMG Produttore Fabio Ilacqua, Stefano Giungato Arrangiamenti Fabio Ilacqua Formati CD, LP Certificazioni Dischi di platino Bandiera dell'Italia Italia[2] (vendite: 50 000+) Francesco Guccini - cronologia Album precedente Note di viaggio - Capitolo 2: non vi succederà niente (2020)Album successivo Canzoni da intorto è il venticinquesimo album in studio del cantautore italiano Francesco Guccini, pubblicato il 18 novembre 2022.[3]
Indice 1 Descrizione 2 Tracce 3 Classifiche 3.1 Classifiche settimanali 3.2 Classifiche di fine anno 4 Note 5 Collegamenti esterni Descrizione È il primo album in studio in dieci anni dal precedente del 2012, L'ultima Thule, e contiene undici cover di brani popolari e di canzoni d'autore, arrangiate da Fabio Ilacqua, che il cantautore voleva registrare da decenni.[4][5] Descritto come un concept album, il disco è stato pubblicato solo in formati fisici «per valorizzare e distinguere la sua natura».[1] Tra gli ospiti del disco Davide Van De Sfroos, che in Ma mì interpreta il commissario e in Addio Lugano canta nei cori.[4] L'edizione in CD contiene una traccia fantasma, Sluha naroda, sigla della omonima serie televisiva in Italia nota come Servitore del popolo interpretata dal presidente ucraino Volodymyr Zelens'kyj, che Guccini canta in ucraino concludendo con il saluto nazionale Slava Ukraïni!.[6]
Tracce Per i morti di Reggio Emilia (Fausto Amodei) El me gatt (Ivan Della Mea) Baron litron Ma mì (testo: Giorgio Strehler – musica: Fiorenzo Carpi) Tera e aqua (testo: Luigi Fossati – musica: Sergio Liberovici) Le nostre domande (testo: Franco Fortini – musica: Margot) Nel fosco fin del secolo morente (Luigi Molinari) Greensleeves Quella cosa in Lombardia (testo: Franco Fortini – musica: Fiorenzo Carpi) Addio a Lugano (Pietro Gori) Sei minuti all'alba (Enzo Jannacci) Traccia bonus nell'edizione CD Sluha naroda (ghost track cantata in lingua ucraina) Classifiche Classifiche settimanali Classifica (2022) Posizione massima Italia[7] 2 Classifiche di fine anno Classifica (2022) Posizione Italia[8] 38 Note Alberto Graziola, Francesco Guccini, Canzoni da intorto, il disco -solo in formato fisico- dal 18 novembre: tracklist e tutte le notizie, su soundsblog.it, 17 novembre 2022. URL consultato il 17 novembre 2022. ^ Canzoni da intorto (certificazione), su FIMI. URL consultato il 6 febbraio 2023. ^ Il miracolo di 'Canzoni da intorto', il disco di Guccini che ha vinto contro lo streaming, su la Repubblica, 13 dicembre 2022. URL consultato l'11 gennaio 2023. Francesco Guccini, qualche dettaglio sull'album "Canzoni da intorto", su imusicfun.it, 16 novembre 2022. URL consultato il 17 novembre 2022. ^ "L'anarchia ormai è solo un'idea romantica, non si può essere anarchici nel 2022", su Radio Capital, 28 novembre 2022. URL consultato l'11 gennaio 2023. ^ Musica. Francesco Guccini, la locomotiva sbuffa ancora, su avvenire.it, 18 novembre 2022. URL consultato l'11 gennaio 2023. ^ Class
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kritere · 1 year
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I morti dell’incidente a Ginosa: la mamma 25enne, il compagno e Alessandro che si era sposato a dicembre
DIRETTA TV 28 Aprile 2023 Chi sono le vittime dell’incidente di ieri sera sulla ex provinciale 580 tra Ginosa e Ginosa marina: una mamma di 25 anni insieme al compagno 30enne sono morti sul colpo, mentre è deceduto durante la corsa in ospedale Alessandro Calabrese, 27 anni, fresco di nozze. 2 CONDIVISIONI Alessandro Calabrese (facebook). È di tre vittime il bilancio del terribile incidente…
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roma-sera-giornale · 1 year
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Giornata di sangue in Perù con 18 morti nelle proteste
Anche quando i manifestanti usano la violenza, le forze dell'ordine dovrebbero essere in grado di fermare queste persone senza ucciderle. .
Secondo l’ufficio del difensore civico di Lima, i nuovi scontri sono avvenuti all’aeroporto di Juliaca, nella regione di Puno. In un solo giorno sono morti a Puno 17 civili , secondo l’Ufficio del difensore civico, che sommato ai 28 dello scorso dicembre offre un bilancio di 45 morti nelle proteste contro il governo di Dina Boluarte.  A questo elenco recente si è aggiunto un poliziotto che è…
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samdelpapa · 1 year
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A proprie spese d...... www.ilmessaggero.it Covid, riunione dell'Unione Europea il 4 gennaio sugli arrivi dalla Cina Redazione Web 4 - 5 minutes Ancora una volta, l'oscurantismo informativo cinese nasconde i dati ufficiali Sabato 31 Dicembre 2022, 17:40 Ultimo agg. 1 Gennaio, 01:35 I paesi dell'Ue si incontreranno mercoledì 4 gennaio per discutere una risposta congiunta al tema dei viaggiatori provenienti dalla Cina, dopo l'impennata di casi di Covid nel Paese. Lo ha annunciato la Svezia, che domani assumerà la presidenza del semestre Ue. «La Svezia sta cercando una politica comune per l'intera Ue circa l'introduzione di possibili restrizioni all'ingresso», ha dichiarato in una nota il governo di Stoccolma. Che ha convocato per mercoledì una riunione del meccanismo di gestione delle crisi del Consiglio (Ipcr): «È importante mettere in atto rapidamente le misure necessarie». APPROFONDIMENTI Le misure Francia e Regno Unito si aggiungono alla lista di paesi che stanno decidendo di imporre test Covid agli arrivi dalla Cina. Ira di Pechino, che parla di «sabotaggio». L'Oms chiede alle autorità cinesi di condividere in tempo reale i dati sulla epidemia. La situazione «è imprevedibile» e l'Italia deve «prepararsi» a un inverno con più rischi: così una circolare del Ministero della Salute avverte le regioni e chiede di rafforzare sorveglianza e sequenziamenti. "Potrebbero tornare le mascherine al chiuso", dice Schillaci. Covid, la rabbia della Cina; Ecco cosa aumenta a inizio anno; Il giallo di un quadro di Rubens: 31 dicembre di Italo Carmignani Quante persone sono infette? Con la prudenza necessaria per prendere per veri i dati forniti dalle autorità cinesi, i casi ufficialmente confermati sono 815.995. Tuttavia, con l'eliminazione dei test obbligatori, la contabilità vera e propria è stata molto complicata, ma le immagini che arrivano dagli ospedali cinesi non sono incoraggianti. Quanti morti ci sono in Cina in questa nuova crisi? Ancora una volta, l'oscurantismo informativo cinese nasconde i dati ufficiali. Secondo il governo di Pechino, negli ultimi 28 giorni sono morte per Covid 787 persone, ma gli ospedali del Paese contano solo coloro che sono morti per polmoni https://www.instagram.com/p/Cm3lwKoNFQU/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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lamilanomagazine · 2 years
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Torino, con Frida Kahlo il 2 novembre si celebra la commemorazione messicana di “El dia de los Muertos”
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Torino, con Frida Kahlo il 2 novembre si celebra la commemorazione messicana di “El dia de los Muertos”. Mese importante quello di novembre per l’esposizione dedicata alla pittrice messicana Frida Kahlo in corso a Torino al Museo Storico Nazionale d’Artiglieria presso l’antico Mastio della Cittadella. Si comincerà il 2 novembre con l’iniziativa dedicata alla celebrazione del giorno dei defunti, festività molto sentita in Messico, con un biglietto ridotto. Dopo pochi giorni, a Torino arriverà l’ambasciatore del Messico, Carlos Garcia de Alba, per visitare l’esposizione e poi inizieranno le visite delle scolaresche piemontesi delle secondarie di primo e secondo grado. Si parte dunque con un biglietto di soli 8 euro, rispetto al consueto ticket da 12, per vivere l’esperienza culturale, folcloristica e religiosa che ogni anno si ripete a Città del Messico e nella casa museo di Frida, in occasione della celebre e iconica festività di El dia de los Muertos, riconosciuta Patrimonio mondiale immateriale dall’Unesco (2008). La festa El día de los Muertos, che si tiene in genere tra il 28 ottobre e il 2 novembre, commemora i defunti per tipo di morte: il 28 ottobre alcune comunità celebrano i morti per incidente e suicidio, il 31 ottobre è uso rendere omaggio ai bambini, mentre i primi due giorni di novembre sono invece dedicati agli altri scomparsi. La festa viene celebrata con musica, fiori variopinti, bevande e cibi tradizionali dai colori vivi, combinati a numerose rappresentazioni caricaturali della morte. Casa Azul ogni 2 novembre diventa luogo di pellegrinaggio e meta di ritrovo per messicani e turisti che rendono omaggio alla amata artista, anche con doni di vario genere, in una delle giornate più coinvolgenti, emozionanti e vivaci della cultura messicana. A Torino i visitatori dell’esposizione avranno la stessa possibilità: festeggiare la donna e l’artista scomparsa 68 anni fa, ma mai dimenticata, grazie alla particolare iniziativa che consentirà ai visitatori di Frida Kahlo - Il Caos Dentro, di essere coinvolti in una allegra e suggestiva visione delle opere e cimeli dedicati all’artista messicana. Anche l’Ambasciatore del Messico, Carlos Garcia de Alba, accompagnato dal console Onorario di Torino, Alessandra Giani, giungerà in città per visitare la mostra. L’appuntamento, al quale dovrebbero partecipare anche i vertici del Ministero della Difesa e della società Difesa Servizi, che cura e gestice il patrimonio culturale militare, è previsto nella seconda settimana di novembre. Sarà poi il turno delle scolaresche che, dal 10 novembre sino a dicembre, inizieranno le visite guidate all’esposizione. Gli studenti delle scuole secondarie, di primo e secondo grado, potranno apprezzare da vicino l’ecletticità culturale di Frida Kahlo che, nonostante le difficoltà fisiche di una vita ostacolata da un grave incidente, ha saputo reagire e lanciare un messaggio mondiale imponente attraverso l’arte, i suoi scritti e la sua gioia di vivere. La mostra è realizzata con il patrocinio di Regione Piemonte; Comune di Torino; Ambasciata del Messico in Italia; CCIAA di Torino; Consolato del Messico a Torino; Consolato del Messico a Milano; Camera di Commercio italiana in Messico, in collaborazione con il Museo Storico Nazionale d’Artiglieria di Torino, Difesa Servizi. La mostra sarà aperta dal lunedì al venerdì ore 9:30 -19:30 e sabato, domenica e festivi ore 9:30 - 21:00. Info, prenotazioni e costi biglietti: https://mostrafridakahlo.it/... Read the full article
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2022calendars · 2 years
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Calendario di dicembre 2022 da stampare gratuitamente
Calendario di dicembre 2022 da stampare gratuitamente
Calendario di dicembre 2022 da stampare A4 paesaggio   Calendario dicembre 2022 A4 ritratto Calendario lunare dicembre 2022 Calendario Novembre dicembre 2022 calendario dicembre 2022 e gennaio 2023 Feste dicembre 2022 1 novembre Ognissanti o Tutti i Santi 2 novembre Giorno dei Morti 4 novembre Giorno dell’Unità Nazionale e Festa delle Forze Armate 28 novembre Primo Avvento Calendario…
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paoloxl · 2 years
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Un contributo dell'Usi Unione Sindacale Italiana fondata nel 1912, tratto da “Lotta di Classe” di aprile 2022 e a cura di Claudia Santi (segretaria generale Nazionale USI)
Per favore non chiamatele morti bianche! Sono morti nere come la coscienza di chi, per non rinunciare a qualche fetta di profitto, taglia sulla sicurezza considerandola un costo improduttivo. E intanto il numero degli incidenti sul lavoro continua ad aumentare. Nel 2021 sono stati 1.221 i morti (dati INAIL). Dall’ inizio dell’anno, gli incidenti mortali sui luoghi di lavoro sono 279: ben 11 di questi si sono verificati tra il 22 e il 25 marzo. Con questo trend, si prevedono oltre 1000 morti sul lavoro entro la fine dell’anno. C’è poi da considerare tutto il lavoro nero e il lavoro sommerso, che in Italia, ha una notevole incidenza, e per il quale non esistono né numeri, né stime neanche approssimative.
Secondo i dati pubblicati dall’INAIL relativi al mese di gennaio 2022, le denunce di infortunio trasmesse all’istituto sono state 57.583 (+ 47% rispetto a gennaio 2021 e + 23,9% rispetto a gennaio 2019). Il numero degli incidenti sul lavoro che hanno coinvolto lavoratrici ha subito un incremento del 61,9%, mentre quello che ha coinvolto lavoratori è aumentato del 34% (degli infortuni tra i giovanissimi abbiamo trattato nel numero di dicembre 2021). Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale registrate nel mese di gennaio 2022 sono state 46, quasi l’11% in più rispetto a quelle registrate nel primo mese del 2021. L'analisi territoriale evidenzia un incremento delle denunce di infortunio in tutte le aree del Paese: l’incremento più marcato è relativo all’area del Nord-Ovest (+79,7%), a seguire il Sud (+53,5%), il Centro (+36,6%), le Isole (+32,0%) e il Nord-Est (+22,0%). L’INAIL ha registrato anche un aumento dei casi di infortunio in itinere che sono quasi raddoppiati, passando da 7 a 13 nel solo mese di gennaio. Uno dei settori in cui si muore di più è quello della manutenzione, a causa del carattere fatiscente delle strutture e delle infrastrutture. Il 21 marzo scorso, un operaio ha perso la vita, mentre lavorava alla manutenzione di un palo del telefono a Fagnano Olona (Varese): il palo telefonico si è spezzato e ha ceduto, provocando la caduta dell’operaio da un’altezza di oltre quattro metri.
A questa triste contabilità si aggiunge il rapporto sui decessi da Covid: dall’inizio della pandemia alla data dello scorso 28 febbraio i contagi sul lavoro da Covid-19 segnalati all’INAIL sono 229.037, pari a oltre un sesto del totale delle denunce di infortunio pervenute da gennaio 2020 e all’1,8% del complesso dei contagiati nazionali comunicati dall’Istituto superiore di sanità alla stessa data. I casi mortali da Covid-19, denunciati da inizio pandemia, sono 835. La maggioranza delle infezioni di origine professionale riguarda le donne: la percentuale delle lavoratrici contagiate sul totale dei casi denunciati si attesta, infatti, al 68,3%. I comparti produttivi del trasporto e del magazzinaggio hanno registrato nel corso del 2021 e nel primo bimestre del 2022, incidenze di contagi professionali maggiori rispetto al 2020: in particolare, il magazzinaggio a gennaio 2022 conta anche il numero più elevato di denunce da inizio pandemia (quasi 2.900 casi). La provincia in cui si registra il maggior numero di contagi professionali nell’ultimo mese di rilevazione (febbraio 2022) è quella di Roma. Questi numeri stanno ad indicare che è venuto a mancare o che è stato carente il sistema delle misure preventive, prima di tutto le misure di igiene e sanificazione.
E mentre mass media e governanti ci invitano calorosamente alla commozione per i “gloriosi caduti” nella difesa delle città dell’Ucraina, la strage sui posti di lavoro continua incessante nel silenzio generale, perché una morte sul lavoro non fa notizia né audience e non attrae proventi dalla pubblicità. LA SALUTE NON E’ UNA MERCE, LA SICUREZZA SUL LAVORO NON E’ UN “COSTO” DA RIDURRE, ELIMINARE PER MANTENERE MARGINI DI PROFITTO.
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corallorosso · 2 years
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Shoichi Yokoi, la storia del soldato giapponese nascosto per trent’anni nella giungla DI MICHELE GIORDANO (...) Il sergente Shoichi Yokoi nulla sapeva, però, del bombardamento del Giappone né, dunque, della conseguente resa degli irriducibili del Sol Levante: soltanto mezzo secolo fa, il 24 gennaio del ’72 (proprio oggi ricorrono i cinquant’anni dell’evento), Yokoi venne ritrovato ed ebbe contezza (anche se lui dichiarò a caldo, in stato confusionale, di saperlo) che la guerra era finita, dopo aver trascorso quell’interminabile periodo di selvaggia inconsapevolezza nella giungla delle Filippine. La sua unità era stata sorpresa dagli americani che erano sbarcati in quella zona la notte del 21 luglio ’45. Inizialmente con lui avevano vissuto il forzato esilio due compagni (morti nel ’64) e Yokoi restò solo, nascondendosi in un’area montuosa. Del resto, gli ordini erano di combattere fino alla morte in rispetto del rigido codice etico giapponese del Bushido. Isolato dalla civiltà e in armi (inizialmente… fin che non si arrugginirono), si cibò di ciò che la natura gli offriva: noci di cocco, frutti dell’albero del pane, papaia, lumache, anguille e topi, persino di corteccia d’albero, potendo contare temporaneamente solo sull’attrezzatura militare d’ordinanza. La casa di Yokoi era una grotta sotterranea, una sorta di tunnel nascosto in un boschetto di bambù. Essendo stato, da civile, un sarto, riuscì a cucirsi addosso abiti di fortuna realizzati con foglie di palma, ibisco e altre piante. Fu avvistato, dopo 28 anni di isolamento, mentre pescava nel fiume Talofofo, da due cacciatori locali che lo scortarono presso le autorità locali: aveva 57 anni. Il rapporto di polizia lo descrive, al ritrovamento, come “un uomo magro, pallido, apparentemente debole, barba corta, capelli tagliati grossolanamente sulla schiena, scalzo e vestito con pantaloni corti e maglietta sporchi”. I medici del Guam Memorial Hospital dissero che “la sua pressione sanguigna, il cuore e il polso erano normali, ma sembrava anemico, a causa della sua dieta priva di sale”. Tornato in Giappone, sconcertato e inizialmente incapace di rapportarsi con una società a lui sconosciuta nonostante fosse stato accolto come un eroe, dichiarò: “Ho vergogna di ritornare vivo”. Via via si riprese e, divenuto un personaggio, nel ’74 si presentò persino per un seggio alla camera alta del parlamento, ma non venne eletto, e tirò avanti con corsi di sopravvivenza e apparizioni in tv. Scrisse anche un libro (Lettere dal Pacifico). Si sposò e, d’accordo con la moglie Mihoko, decise per una luna di miele proprio… a Guam. Morì, ottantaduenne, per un infarto, il 22 settembre del ’97. Il caso di Yokoi, pur essendo quello che primeggia per lunghezza temporale, non è certo l’unico nel suo genere: i cosiddetti zan-ryū Nippon hei ovvero soldati fantasma nipponici, quelli che, per svariate ragioni, dopo il 2 settembre ’45, non abbandonarono la divisa, sono moltissimi. I servizi segreti Usa stimarono in 550mila uomini l’ammontare delle truppe nipponiche ancora in armi poste al di fuori dal Giappone con un ulteriore milione e 600 mila militari dislocati in Cina e Manciuria, ancora impegnati in guerriglie con sovietici e cinesi. Ma se, fra la metà di settembre e il dicembre ’45, la maggior parte di queste truppe allo sbando si arrese agli alleati, alcuni gruppi, soprattutto nelle Filippine, resistettero con azioni paramilitari ancora per parecchi mesi. La quasi totalità dei soldati fantasma fu catturata, venne uccisa in scontri a fuoco, morì per cause naturali o, infine, si arrese nella seconda metà degli anni Quaranta. Ma non tutti. Una delle più note vicende dei resistenti è quella dei soldati Hiroo Onada e Fumio Nakahira che uscirono allo scoperto dopo anni di latitanza, nel ’74. Il regista Arthur Harari ha tratto un film, Onoda – 10000 nights in the jungle, sulla loro vicenda. Premiato l’anno scorso a Cannes nella sezione Un Certain Regard è stato penalizzato, quanto a distribuzione, dal Covid-19. C’è poi la storia di Noubo Sangrayban, che, dopo aver visto, nel ’97, al suo ritrovamento, le foto delle moderne città giapponesi, preferì continuare a vivere nella giungla. Statisticamente – riportano attendibili fonti storiche e giornalistiche – è probabile che altri soldati giapponesi ancora non sanno (o sono morti senza sapere) che la guerra è finita da 76 anni (l’ultimo ritrovamento, non confermato dalle autorità giapponesi, risalirebbe al maggio del 2005!). Sergio Corbucci ci ha persino scherzato su con il film Chi trova un amico trova un tesoro (1981) laddove la coppia Bud Spencer-Terence Hill, alla ricerca di un tesoro, trovano, come suo custode, un samurai che crede d’essere ancora in guerra con l’occidente.
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perfettamentechic · 2 years
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28 dicembre … ricordiamo …
28 dicembre … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic #felicementechic #lynda
2018: June Whitfield, Dama June Rosemary Whitfield, attrice britannica nota principalmente per diversi ruoli nella serie di film Carry On e nelle sitcom britanniche Terry and June e Absolutely Fabulous. Nel 1944 si laurea presso la Royal Academy of Dramatic Art. Nel 1955 sposò Timothy John Aitchinson e nel 1960 nacque la loro unica figlia, Suzy, anch’ella un’attrice. Dal 2017 era ospite in una…
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Mezzaluna rossa palestinese: 12 morti in un attacco a Khan Younis | Una milizia irachena colpisce le alture del Golan
28 dicembre 2023 00:18 TEMPO REALE Gaza: uccisi 21.320 palestinesi. L’Iran ammette: “L’attacco del 7 ottobre è la nostra vendetta”. Ma Hamas smentisce: “E’ la nostra risposta a occupazione di Israele” 28 dic 14:03 Ministro della Sanità di Gaza: 50 morti negli attacchi – VIDEO 28 dic 13:59 Hamas: “Il bilancio dei morti a Gaza sale a 21.320” 28 dic 13:57 Cnn: tra i detenuti palestinesi in…
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tempi-dispari · 9 months
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Raff, la fortuna è cieca...
Contesto storico
(Fonte)
Il mondo camminava con tutta la sua umanità verso un assetto che sarebbe stato quello della fine della guerra fredda e l’inizio di nuove ere sempre più convulse, come quella dei nostri giorni che spesso ci asteniamo dall’interpretare. Stati Uniti e Cina fecero accordi che stabilivano una priorità per entrambi in funzione antisovietica e l’Urss sentendosi circondata invase l’Afghanistan poco prima di Natale. I carri sovietici a Kabul, con rovesciamento di governo e inizio di dieci anni di guerriglia afghana alimentata dagli americani per dare filo da torcere a Mosca.
Fu così che questi strani personaggi che imparammo a conoscere – i Mujaheddin – diventarono popolari. In Italia nacque RaiTre per il Partito comunista: l’assetto era perfettamente lottizzato e anche bilanciato: il Pci che fino a quel momento era stato tenuto fuori dal governo diretto della Rai, diventò titolare di un’intera rete televisiva. RaiUno restava saldamente demo cristiana, Rai Due altrettanto saldamente socialista anzi craxiana e una gentile signorina molto sexy apparve sullo schermo per avvertire che d’ora in poi ci sarebbe stato questo piacevole terzo incomodo, RaiTre.
Il telegiornale della nuova rete fu inizialmente diretto da Agnes ma la personalità più caratteristica e caratterizzante fu quella di Sandro Curzi, vecchio giornalista comunista dall’età di quattordici anni, un sindacalista che avevamo imparato a conoscere nelle redazioni perché veniva a illustrare con il suo smisurato impermeabile, lo stato dell’informazione. Il suo Tg3 fu ribattezzato “Tele-Kabul”, qualcosa di rovesciato rispetto a Radio-Londra, perché Curzi aveva intenzione di rompere gli schemi e quando verrà il momento della caduta del muro di Berlino, riuscì ad appropriarsi di quell’evento di per sé “anticomunista” e farne un cavallo di battaglia di sinistra.
Ma questo accadrà dieci anni dopo, quando anche il corpo di spedizione sovietico in Afghanistan se ne tornerà sconfitto e umiliato, in un Paese- l’Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche – destinato a finire di lì a pochi anni. La Terza Rete della Rai diventerà gradualmente un grande laboratorio guidato da Angelo Guglielmi, uno degli intellettuali del “Gruppo 63” e questo fu un notevole rimescolamento di carte televisive, con un elemento costante. In fondo, anche oggi si può vedere che il Tg1 non è più grillino con grande malumore di Conte e il Tg2 è pallidamente leghista, ma il Tg3 e la rete sono e restano i rappresentanti dell’area di sinistra dominata allora dal Pci ed oggi dal Pd.
I morti ammazzati furono ancora moltissimi: gli scontri fra neofascisti e gruppi armati di sinistra lasciavano cadaveri sulle strade mentre proseguivano anche le vigliacche esecuzioni con un colpo alla nuca delle Brigate Rosse o di Prima Linea, come quello che uccise il giudice Emilio Alessandrini che indagava sulla pista fascista di piazza Fontana. A proposito della strage di piazza Fontana, in quell’anno ci fu una prima sentenza che sembrava definitiva e non lo fu, ma che condannava i soliti Freda, Ventura (che riuscì a evadere e fu poi riacciuffato in Argentina) e Guido Giannettini.
Assolti l’anarchico Mario Merlino e Marco Pozzan. Ma altre sentenze rovesciarono il verdetto fino a una estenuazione dell’attenzione pubblica che nel frattempo aveva dimenticato piazza Fontana e quel tremendo 12 dicembre del 1969 quando per la prima volta dai tempi dell’occupazione tedesca era avvenuta una strage di civili in un pomeriggio avanzato nella filiale della Banca dell’Agricoltura a Milano. Il primo febbraio l’ayatollah Khomeini lasciò Parigi che lo aveva ospitato per oltre dieci anni e sbarcò a Teheran accolto da folle deliranti che pensavano di aver conquistato la libertà dopo la cacciata di Reza Pahlavi.
La dittatura di Khomeini e degli altri ayatollah mostrò al mondo occidentale qualcosa che ancora non aveva mai visto: un regime autoritario religioso sciita, cioè nemico dell’altra metà dell’Islam che è sunnita, come era ad esempio l’Iraq di Saddam Hussein con cui il nuovo Iran ingaggerà una guerra estenuante e sanguinosissima durante la quale il dittatore iracheno farà largo uso di gas letali.
Sparisce in un attimo la Teheran moderna delle impiegate in minigonna dei tempi dello Shah e comincerà la repressione contro le donne costrette a indossare il velo e il burka che lascia visibili soltanto gli occhi. Il mondo faceva anche i conti con le scorte petrolifere perché il nuovo regime esercita un potere militare sul Golfo Persico da cui transitavano e transitano le petroliere che portano milioni di tonnellate di rifornimenti petroliferi in Occidente e fu subito ansiosamente l’apertura di un nuovo fronte: non più e non solo quello fra capitalisti americani e comunisti sovietici, ma quello con gli islamici.
E neppure tutti gli islamici, ma solo quelli fedeli alla tradizione del cognato Alì del Profeta. L’Urss si era gettata in un certo senso a capofitto nel primo conflitto mondiale di carattere etnico e religioso attaccando l’Afghanistan che è in prevalenza sciita e dunque con una popolazione che allora come oggi guarda a Teheran più che alla Mecca. Tutto ciò era totalmente nuovo per il mondo occidentale che aveva pochissima confidenza con le diverse culture ed etnie di religione islamica.
L’ayatollah Khomeini durante i quindici anni trascorsi in un compound parigino protetto dallo Stato francese, aveva spiegato in decine di interviste il carattere autoritario religioso della dittatura che avrebbe instaurato una volta rientrato nel suo Paese e dunque nessuno poté sentirsi davvero sorpreso.
Tuttavia, la sorpresa fu egualmente enorme e ben presto sarebbe arrivato il momento della resa dei conti fra Iran khomeinista e gli Stati Uniti d’America, e il primo round andò nettamente a favore di Teheran, con la crisi degli ostaggi nell’ambasciata americana e il maldestro tentativo del presidente americano Jimmy Carter di risolvere la situazione con un colpo di mano miseramente fallito.
Dunque, dopo le guerre fra Israele e i Paesi confinanti con lo Stato ebraico, adesso sia l’Occidente filoamericano che l’Oriente filosovietico si trovavamo a fare i conti con una realtà che avrebbe pesato sempre di più sullo scenario internazionale. In Italia a marzo termina il processo per lo scandalo Lockheed, di cui si è persa ormai traccia nella memoria collettiva, che invece quarantadue anni fa fu quasi travolta da una storia di tangenti e imbrogli che portarono alle dimissioni del presidente della Repubblica Leone su cui gravava il sospetto – mai dimostrato – di essere il misterioso “Antilope cobbler” (il ciabattino o il massacratore di antilopi) secondo una indicazione in codice di uno dei personaggi americani della trattativa che incluse in molti Paesi d’Europa e del mondo delle stecche destinate ai politici che facilitarono il contratto.
Lo scandalo stroncò anche la carriera del leader democristiano Luigi Guy – totalmente innocente ma dato per due anni in pasto agli attacchi giornalistici e politici – e il segretario del Partito Socialdemocratico Mario Tanassi che fu condannato a un paio d’anni di servizi sociali.
Ricordo di averlo intervistato all’inizio dello scandalo e Tanassi mi disse che sospettare di lui equivaleva a sospettare il papa di essere un molestatore di bambini. Il curioso paragone fece il giro del mondo e non giovò alla sua causa. Comunque, lo scandalo Lockheed, legato all’acquisto di alcuni aerei americani militari da trasporto Hercules, richiese la formazione di una Commissione parlamentare d’inchiesta presieduta da Mino Martinazzoli che sarebbe diventato un giorno il segretario della Democrazia Cristiana, l’ultimo. Diventammo amici – io ero uno dei giornalisti di Repubblica che avevano seguito la vicenda fin dall’inizio – perché condividevamo la passione per il filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein e del suo “Tractatus Logico-philosophicus”. Il Pci schierò uno dei suoi più onesti intellettuali, Ugo Spagnoli.
Fu quella una battaglia durissima che anticipò la crisi della Repubblica prima ancora che cadesse il sistema basato sugli equilibri della guerra fredda. La vicenda giudiziaria italiana era peraltro figlia di quella americana: negli Stati Uniti era stata istituita un’altra Commissione di indagine congressuale sulle stesse vicende, guidata dal senatore Frank Church, che a sua volta era il seguito o lo sviluppo di un’altra inchiesta sulle malefatte della Cia, guidata dal senatore Pike e che già aveva messo a sconquasso il campo dei servizi segreti in tutto il mondo. L’inchiesta giudiziaria che aveva viaggiato parallelamente a quella parlamentare si era chiusa con un punto interrogativo: era davvero Giovanni Leone – stando al suo cognome – quel “divoratore di antilopi”, citato in un rapporto segreto americano?
Ebbi la ventura di intervistare per ultimo Giovanni Leone poco prima della sua scomparsa per La Stampa e l’ex Presidente, profondamente traumatizzato ancora a molti anni di distanza mi giurò di non aver saputo mai nulla della storia di quegli aerei e mi ricordò quanto non avesse bisogno di farsi concedere mance dai fornitori stranieri per un tenore di vita che aveva raggiunto da molto tempo con i suoi mezzi di grande avvocato napoletano, prima ancora che come Presidente prima della Camera e poi della Repubblica. Io stesso ero stato uno dei giornalisti che, sia pure indirettamente, aveva fatto parte della campagna che specialmente l’Espresso e la Repubblica avevano condotto contro di lui con il massimo spiegamento di forze giornalistiche e confesso che provai un grande imbarazzo e per lui una pena profonda perché credevo alle sue parole.
Pile di teschi a milioni: le foto invasero televisioni e giornali e settimanali rotocalco: il più feroce regime del mondo, quello dei Khmer rossi in Cambogia venne deposto con l’intervento armato della Repubblica del Vietnam e del suo esercito regolare che cacciano Pol Pot – in testa alle classifiche mondiali dei peggiori assassini di massa insieme a Stalin e Hitler. Ma di questo ed altro parleremo nella seconda puntata dedicata a questo anno di grandi eventi e impreviste trasformazioni.
In questo contesto nascevano i Raff
E’ in questo periodo (1978) che nasce la leggenda dei fratelli Bianco. Chris e Fabiano (Master) sono cresciuti in una famiglia che viaggiava spesso per il mondo, il padre lavorava nella moda e per otto anni i due ragazzi si ritrovarono a New York, dove frequentarono le scuole primarie, cominciando ad appassionarsi molto alla musica rock, un interesse favorito dalla facilità con cui riuscivano a reperire materiale su vinile rock e punk, gruppi che in Italia ancora non venivano adeguatamente distribuiti.
Rientrati a Milano i fratelli Bianco si misero subito alla ricerca di ragazzi disposti a dar vita a un progetto rock’n’roll punk. E così nacquero i Trancefusion.
DAI TRANCEFUSION AI RAFF Tra il 79 e l’ 80 la famiglia si trasferì a Roma per motivi di lavoro, per cui anche l’attività musicale dei Trancefusion ne risentì, con un drastico cambio di line-up. I fratelli Bianco, arrivati nella Capitale, rimisero in piedi la band, reclutando nuovi innesti romani e cambiando però anche nome. Nacque il monicker THE RAFF.
Le cose sembrarono andare subito alla grande. La EMI tramite un giornalista amico dei Bianco, dichiarò di volerli mettere sotto contratto. Nella formazione di quel momento, oltre ai fratelli Chris al basso e Master alla batteria, c’erano: alle chitarre Lu Cillis e Fausto Roddo Donato e alla voce solista Vittorio Zammarano.
THE RAFF registrarono un singolo che nelle speranze del gruppo avrebbe dovuto imporne il nome sulla scena punk. La sfortuna però cominciò a ricamar sodo sopra la band. Malgrado i concerti super affollati al Sebastian, al Tube e il Titan, e la popolarità dei RAFF che cresce velocemente, come per i Sex Pistols, il rapporto con la EMI non andò molto bene e finì per interrompersi. Dissidi interni e discografici innervorono il gruppo fino alla rottura. Il singolo rimase nel cassetto (non ricordo se poi è uscito ufficialmente).
La crescente scena metal colpì in pieno volto anche i Raff che decisero di cambiare pelle. Chris passa alla voce solista (oltre che a suonare il basso) e si parlò di un chitarrista inglese che avrebbe sostituito il punker Cillis. Si vociferò addirittura che sarebbe stato Clive Wisbey fondatore della prima incarnazione dei Tygers Of Pan Tang e… in effetti così fu. Si trasferì in Italia e poco dopo militò nei Raff per un periodo!
I RAFF E BRUCE DICKINSON
Nell’estate del 1980 i Raff aprirono il concerto romano dei Ramones a Castel S.Angelo. Nell’82 seguirono il tour italiano degli Iron Maiden che erano freschi di cantante nuovo. Lo stesso Bruce Dickinson appare nelle foto ufficiali degli Irons con una spilletta dei Raff infilata nel bavero del suo giubbotto di pelle.
L’anno seguente (1983) suonarono di supporto alla Gillan Band. Ormai i Raff venivano considerati la miglior band metal italiana soffiando il titolo persino ai milanesi Vanadium di Pino Scotto. Ne è conferma la classifica del magazine Rockerilla che li piazzò al terzo posto tra i più lanciati gruppi rock, dietro a Litfiba e Denovo e precedendo appunto i Vanadium, che erano usciti con l’album d’esordio.
Il 1983 fu un anno importantissimo per la band, segnato dal solito cambio di formazione (ora erano un trio con Gianni Russo alla chitarra) e la firma con King Steve Records che li chiuse in studio per registrare quello che avrebbe dovuto finalmente essere il lancio definitivo dei Raff nel gotha della musica metal internazionale non La band si presentò al Festival di Certaldo. con la convinzione che presto avrebbe assaporato location ancora più suggestive in giro per l’Europa.
PROBLEMS!?
Purtroppo, in un momento così delicato, le cose cominciarono ad andare storte. A parte il nuovo cambio di line-up, con il bassista Brian Vagnarelli entrato a sostituire Chris al basso (mentre lui si sarebbe solo occupato delle voci) ci fu lo split con il chitarrista Gianni Russo, che decise di abbandonare la band, a registrazioni in corso, subito dopo la partecipazione al concerto estivo di Ostia Antica con Vanadium e i Crossbones.
La ricerca del sostituto di Gianni non era certo facile e come se non bastasse, la King Steve commise una serie di grossi errori a livello di organizzazione. Impose ai ragazzi il chitarrista Dave Sumner, già con i Primitives di Mal. Sicuramente un grande strumentista, per carità, ma lontano dalle rasoiate metal di Gianni.
Iniziò così un lungo braccio di ferro tra i Raff e l’etichetta, che non digeriva le rimostranze dei ragazzi per la scelta obbligata e fuori luogo. Ricordo un bellissimo show al Teatro Colosseo del settembre 1983 che è rimasto impresso nella mente della nostra generazione metallica. 750 paganti con i Fingernails di supporto. Lo show dei Raff seppur di ottima fattura, regredì nell’impatto sonoro. Dave era assolutamente inadeguato e non dava la spinta necessaria al metal aggressivo dei ragazzi.
L’INIZIO DEL PEGGIO Dopo quel concerto, Lo stesso discografico si impossessò del cospicuo incasso della serata e annunciò ai ragazzi che aveva subìto una rapina. Nessuno venne pagato tranne che una cena pagata al ristorante di Rione Monti con tanto di caos ai tavoli, ubriachezza molesta, bicchieri rotti e proprietario che ci cacciò tutti via.
Si arrivò alla rottura totale anche perché l’album era finito e con la copertina già pronta, ma la King Steve non dava più segni di vita. Pare che di mezzo a questa improvvisa mancanza di entusiasmo per i Raff ci fosse un contratto firmato dalla band con l’etichetta svedese che aveva lanciato gli Heavy Load.
Lo ricordo perché lo stesso manager del gruppo mi fece vedere il contratto. Ora non capisco cosa sia successo, se fossero gli stessi ragazzi a non voler far uscire il vinile per la King Steve o se fosse il discografico a chiedere denaro per il trasferimento, fatto sta che dagli uffici dell’etichetta sparì il master premixato del disco. Si racconta che sia stato proprio Master Bianco a scavalcare la finestra dello studio dove si trovavano i master e di averli trafugati.
Rimane ancora oggi tutto avvolto nel mistero, comunque. L’episodio indispettì il manager dell’etichetta e la notte di quel capodanno, durante lo show organizzato dai discografici (suonammo noi dei Fingernails) i Raff rifiutarono di esibirsi con la scusa di non aver ricevuto il budget accordato. Tant’è che la serata ebbe degli incresciosi episodi di teppismo, con metallari che rubarono birre e alcolici dal bar del locale e un energumeno che quasi venne alle mani con noi.
A quel punto i rapporti tra la band e la King Steve si interruppero e Sumner ovviamente fu fatto fuori dai Raff. Da quel punto, la carriera del gruppo subì un imprevisto stop. Il gruppo cercò di rimediare al difficile momento con il ritorno di Fausto Donato alle chitarre.
Nel 1985 parteciparono alle registrazioni della compilation Metallo Italia curata da Al Festa che riunì una folta rappresentanza delle migliori band metal italiane tra cui Steel Crown, Crossbones, TIR, Vanexa, Elektradrive e altri.
Ne venne fuori un prodotto probabilmente non all’altezza delle produzioni internazionali ma il film documentario che ne seguì l’uscita ebbe un buon ritorno d’immagine soprattutto grazie alle visioni TV della Rai.
I Raff eseguirono il brano I Trust con la novità della batteria elettronica Simmons suonata da Master. Fu in apparenza il segno di una svolta per la band, che presto si registrò il primo Ep su vinile con quattro tracce.
Purtroppo l’album non risultò all’altezza del potenziale dei Raff. Chris febbricitante terminò il lavoro con grande fatica. Il pubblico ebbe difficoltà a seguire il nuovo corso dei Raff e la nascente scena thrash metal rese tutto molto più difficile.
In quel periodo Master partì per gli States assieme agli emiliani Raw Power che avrebbero girato per tre mesi in tour nel 1985 (aprile/giugno e in settembre). A causa di un’indisponibilità del cantante originale, la Toxic Records contattò Chris Bianco per partecipare al tour di circa quattro mesi come cantante solista degli stessi Raw Power.
A quel punto anche Fausto Donato dei Raff si unì al gruppo reggiano. La variazione della formazione non venne accolta con favore dai membri originali dei Raw Power che ripresero in mano la gestione della band mettendo alla porta i membri dei Raff.
Ritornati in Italia i fratelli Bianco decisero di provare con un ultimo assalto. Donato uscì dal gruppo per far posto a due chitarristi: Dani Macchi e Max Annibaldi che riportano il sound della band su binari meno commerciali. Purtroppo la carriera dei Raff non decollò e nel 1988, dopo un ultimo spettacolo al Piper di Roma, decisero di sciogliersi.
2001 – IL RITORNO
Nel 2001, dopo tredici anni di silenzio la band inaspettatamente torna in pista. Oltre i fratelli Bianco e Gianni Russo alla chitarra, troviamo la collaborazione di Angus Bidoli (me stesso) e alla voce Anthony Drago. Con questa formazione i Raff fanno diversi concerti nella Capitale. Sono anche invitata al festival metal di Chicago, evento che verrà però rifiutato a causa dei mancati accordi economici.
Nel 2002 il gruppo apre allo show romano degli Uriah Heep e compaiono nella compilation Fuoricentro prodotta dalla Gridalo Forte Rc. I Raff partecipano con un brano live registrato nell’estate del 2001 al Foro Italico. A questo punto si decide di suonare il concerto evento del 2003 con la presenza dei chitarristi Dani Macchi e Fausto Roddo Donato e del bassista Brian Vagnarelli, show che sancirà un nuovo scioglimento.
Un paio di anni dopo però si torna ancora in sella con la partecipazione a un paio di concerti nella provincia laziale, senza la collaborazionme di Drago e mia, ma con Donato e Vagnarelli. Sono solo uscite estemporanee perchè i Raff si fermano di nuovo per qualche anno, tornando nuovamente nel 2012 con la formazione a trio (Chris, Master e Gianni Russo) e partecipano ai festival Heavy Night di Villa Rosa e il Roman Hard’n’Heavy Festival all’Atlantico.
Dopodichè al posto di Gianni Russo subentra Tony Arcuri con il quale il gruppo registra l’album d’esordio (!) con tutti i vecchi brani anni ’80 che sarebbero dovuti uscire nell’83 per la King Steve. Inoltre suonano live in giro per l’Italia. E nel 2015 i Raff decidono di ritirarsi di nuovo e questa volta sembra definitivamente.
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sibilla27vane · 3 years
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28 DICEMBRE 1943
ECCIDIO DEI FRATELLI CERVI
#farememoria #casacervi
"Che il cielo si schiarisca, che sull'Italia torni la pace e la concordia, che i nostri morti ispirino i vivi, che il loro sacrificio scavi profondo nel cuore della terra e degli uomini.
Allora sì, mi sarò guadagnato la mia morte, e potrò dire alla madre dolce e affettuosa, alla sposa mia adorata: la terra non è più come quando tu c'eri, sulla terra si può vivere, e non solo morire di crepacuore. E ai figli dirò: l'Italia vostra è salva, riposate in pace, figli miei."
- Alcide Cervi, "I miei sette figli"
#padriemadridellalibertà
Padri e Madri della Libertà
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roma-sera-giornale · 1 year
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Giornata di sangue in Perù con 18 morti nelle proteste
Giornata di sangue in Perù con 18 morti nelle proteste
Secondo l’ufficio del difensore civico di Lima, i nuovi scontri sono avvenuti all’aeroporto di Juliaca, nella regione di Puno. In un solo giorno sono morti a Puno 17 civili , secondo l’Ufficio del difensore civico, che sommato ai 28 dello scorso dicembre offre un bilancio di 45 morti nelle proteste contro il governo di Dina Boluarte.  A questo elenco recente si è aggiunto un poliziotto che è…
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