Tumgik
#Rock Nero Sabbia
fashionbooksmilano · 3 months
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Sandro Sanna
Opere 1990-2000
Testi di Maurizio Calvesi, Augusta Monferini
Mazzotta, Milano 2000, 72 pagine, 21x24cm, ISBN 88-202-1415-6, Testo Italiano e Inglese
euro 20,00
email if you want to buy [email protected]
Mostra Vibo Valentia Palazzo De Riso Gagliardi luglio/agosto 2000
Nel 2000 una grande mostra curata da Maurizio Calvesi e Augusta Monferini, propone opere del decennio 1990-2000 nelle sale del Palazzo De Riso Gagliardi di Vibo Valentia. Questa retrospettiva mette in luce alcuni passaggi fondamentali del lavoro dell’artista: in particolare la serie dei Luce Formante, Miniera del Sole, Rock Nero Sabbia, Pietre, Bisanzio, Geodi, Maglie e Derive e Lo Specchio dei Pianeti,  che esposti contestualmente e nel medesimo luogo rendono evidente l’evoluzione della poetica incentrata sull’allusione alla tridimensionalità, sullo spaesamento percettivo e sulla “riduzione” della materia, che per sua propria peculiarità cromatica o riflettente sostituisce il colore. 
03/02/24
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Ottant’anni. Strana età per una rockstar, se non addirittura incongrua rispetto allo stereotipo che vorrebbe eroi sempre giovani, freschi, esuberanti. Ma il signor Bob Dylan non è tipo da farsi condizionare da così banali dettagli anagrafici. I suoi ottant’anni li dimostra tutti, fino in fondo, con segni profondi e cicatrici dell’anima. Ha un volto autentico, da nobile superstite, da sopravvissuto impegnato in una sua particolare forma di resistenza umana. È scontroso, arcigno, irsuto, un nugolo di capelli sgraziati su quel naso adunco che da sei decenni simboleggia il suo spigoloso rapporto con il mondo. Che poi è il suo grande fascino, la sua irresistibile forza.
Poeta laureato, profeta in giaccone da motociclista. Napoleone vestito di stracci. Inafferrabile, come un sasso rotolante. È stato analizzato, classificato, crocifisso, sezionato, ispezionato e respinto, ma mai capito abbastanza.
Entrò nella mitologia nel 1961, con chitarra, armonica e berretto di velluto a coste, metà Woody Guthrie, metà Little Richard. Era il primo folksinger punk. Introdusse la canzone di protesta nel rock. Rese le parole più importanti della melodia e del ritmo. La sua voce, nasale e rauca, che suona «come sabbia e colla», come disse David Bowie, e il suo fraseggio sensuale sono unici. Può scrivere canzoni surreali con una logica interna – come un dipinto di James Rosenquist o come una poesia di Rimbaud – e semplici ballate che piovono dritte dal cuore con la stessa semplicità. Può tirar fuori le tenebre dalla notte e dipingere di nero il giorno.
Definirlo un eroe dei nostri tempi potrebbe essere riduttivo. Più passa il tempo, più la storia della musica popolare si ingarbuglia in miriadi di confusi intrecci, e più la sua figura rifulge, cresce d’importanza.
Oggi possiamo dire che l’opera di Bob Dylan sembra centrale, una sorta di straordinaria e irripetibile sintesi di valori poetici e musicali, di processi sociologici e artistici. Il menestrello di Duluth, infatti, non è stato soltanto il pifferaio della contestazione pacifista. È stato anche questo, non c’è dubbio, ma è stato molto di più. In quegli stessi anni, la stagione della protesta giovanile, in quel decennio infuocato in cui la sua figura e alcune sue canzoni (Blowin in the wind su tutte) si saldarono in modo inestricabile con le vicende sociali e politiche del tempo, Dylan riuscì anche a essere il cantore del lato oscuro del sogno americano. Più che cantare la speranza, e l’ottimismo adolescenziale, creò una galleria di eroi perdenti, amari, maciullati dall’“american way of life”. È una vera e propria galleria di antieroi, da Emmett Till a John Brown, da George Jackson fino al pugile Hurricane.
Più in generale si può dire che Dylan è stato il primo intellettuale della storia del rock. Prima di lui non si era abituati a conferire ai musicisti popolari, se non ai folksinger più impegnati, un rilevante valore intellettuale. Prima di lui Elvis Presley e gli altri eroi degli anni Cinquanta erano dei grandi talenti, dotati di intuito, di un selvaggio e contagioso istinto. Ma non c’era ancora la coscienza e la consapevolezza del proprio ruolo. Elementi che irrompono impetuosamente, invece, con l’avvento di Dylan, l’artista che ha portato la musica rock dall’innocenza primitiva delle origini alla profonda coscienza dei decenni successivi.
Robert Allen Zimmerman, che nel 1962 ha legalmente cambiato il suo nome in Bob Dylan, ha anche un altro enorme merito. Un po’ come a Louis Armstrong viene riconosciuto il grande pregio di aver in qualche modo portato a una prima compiuta definizione il linguaggio del jazz, che certamente non ha inventato, ma che ha rafforzato, evoluto, sintetizzato. Dylan ha compiuto qualcosa di analogo, prendendo il materiale folk ereditato dalla grande stagione degli hobo e lo ha velocemente condotto a maturazione, estendendo la portata, gli orizzonti e la potenza della canzone popolare tradizionale. Al di là delle apparenze, è lui il più grande innovatore, come dimostrò a più riprese con tutti i suoi capolavori elettrici degli anni Sessanta e Settanta.
Fin dai primi album, Dylan introduce un linguaggio complesso, preso in prestito dalla letteratura, dal cinema, dalla lingua quotidiana, da visioni sempre più surreali e audaci. Con lui la canzone diventa un prodotto artistico maturo, del tutto autonomo, capace anche di creare per la prima volta nella storia un alto livello di massa. Realtà che qualcuno comprese anche all’epoca, come John Lennon che nel 1965 dichiarò che a mostrare la strada era proprio Bob Dylan. Altri, come i membri dell’Accademia Reale Svedese, che gli assegneranno il Premio Nobel per la Letteratura, ci arriveranno molto più tardi, precisamente nel 2016.
Il mistero Dylan, grazie a una irripetibile coincidenza di valori artistici ed epocali, significò anche che, per la prima volta, musiche dichiaratamente non commerciali divennero incontenibili successi di vendita. Da quel momento l’industria discografica, costretta dagli eventi, aprì le porte al nuovo, senza più temere l’originalità e l’innovazione, consentendo l’afflusso di forze e di idee completamente nuove. Da allora la musica rock è cambiata, ma da allora è costantemente cambiato anche Bob Dylan, il primo nemico del suo stesso mito, deciso sempre a metterlo in discussione, ad osteggiarlo, a concedere poco alla platea.
Questo gli ha consentito di sopravvivere al suo tempo, di raggiungere il traguardo degli ottant’anni in modo vitale, inquieto, come un artista al quale la maturità non è servita da alibi per smettere di interrogarsi e provocare domande. Segno di una coscienza che il rock di oggi farebbe bene a recuperare. Per progredire e ritornare al passo con i tempi.
Intanto si preparano i festeggiamenti: Patti Smith, che nel 2016 andò a Stoccolma a ritirare il Nobel a suo nome – e si impappinò, commossa, mentre cantava A hard’s rain a-gonna fall – celebrerà Dylan il 22 maggio allo Spring Festival del Kaatsbaan Cultural Park nello stato di New York. Festa anche a Duluth, dove Dylan nacque il 24 maggio 1941, mentre nella vicina Hibbing, dove la famiglia si trasferì dopo che il padre Abram Zimmermann, colpito dalla polio, aveva perso il lavoro, i piani per un monumento nel cortile del liceo dove Bob (“Zimmy”) si diplomò nel 1959 sono tuttora “caduti nel vento”. Al centro delle celebrazioni anche la pubblicazione di tre nuovi libri e una riedizione: “You Lose Yourself You Reappear” di Morley, mentre il biografo Clinton Heylin tornerà a esaminare gli anni formativi in “The Double Life of Bob Dylan” e “Bob Dylan: No Direction Home” del 1986 del giornalista del New York Times e amico Robert Shelton (che nel frattempo è morto) verrà aggiornata e ripubblicata.
Elusivo come sempre, Dylan è bloccato nella casa di Point Dume a Malibu da quando un anno fa il Covid gli ha impedito di andare in Giappone per una nuova tappa del “Never ending tour”, ma non di fermarsi nel suo lavoro. Durante il lockdown ha composto un nuovo album e venduto per 300 milioni di dollari il suo catalogo musicale a Universal Music. Tra un anno poi l’apertura dell’archivio segreto affidato al miliardario del petrolio George Kaiser: il Bob Dylan Center sorgerà a Tulsa, Oklahoma, dove già, in un gemellaggio simbolico, sono custodite le carte del suo idolo Woody Guthrie. E, nel frattempo, il “grande vecchio” del rock prepara il suo ritorno sul palco nel 2022.
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waitthetimeyouneed · 4 years
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Il suono del silenzio
Silenzio. Mancanza di suoni e di voci. Una semplice definizione da vocabolario non basta a definire un intero mondo di parole non dette e gesti non fatti. Otto semplicissime lettere non bastano a descrivere l’universo in cui ci si può perdere e quanto questo possa fare fare paura. Un’immensa paura. Come la solitudine, alla fine è solo questione di abitudine. Ti abitui a stare sola, ti abitui a stare in silenzio. Non siamo più abituati né all'una, né all'altro. Rimanere da soli, ci fa paura perché cominciamo a pensare. Temiamo di rimanere in silenzio per non creare imbarazzo e non sentirci a disagio. Se le due cose sono coniugate è una miscela micidiale: le cose che abbiamo cercato di nascondere, automaticamente, tornano a galla e ci mandano alla deriva. Una rotta di collisione del nostro mondo personale che potrebbe farci impazzire del tutto. Farebbe cadere la maschera. Quella bellissima maschera che ci siamo costruiti per difenderci, per evitare che domande inopportune vengano poste, per non trovare persone che con arroganza vogliono sapere cosa ci è successo, per non danneggiare le persone che ci vogliono bene, per proteggere loro, dal casino che siamo noi. Il problema sorge quando non riusciamo più a levarcela dal volto e un giorno si finisce a chiedersi chi siamo realmente, perché fingere, ci veniva così dannatamente bene che abbiamo confuso illusione, per la realtà. Abbiamo paura del silenzio. Abbiamo paura che le cose tornino fuori, che le cose che abbiamo celato così bene che sembrava impossibile fossero ancora lì, ad aspettarci, possano essere pronte a balzar fuori e possano mangiarci in sol boccone, quando meno ce lo aspettiamo. Il silenzio solleverebbe la polvere da vecchi ricordi, da vecchi tormenti che credevamo aver dimenticato, dall'inganno mentale che ce li facevano credere superati. Ma oltrepassare, facendo finta di nulla, non è superare. Silenzio. È il suono delle parole non dette che aleggiano come anime inquiete, che si insinuano nelle crepe del cuore e vanno a depositarsi sul fondo come sabbia in un bicchiere d’acqua; è il suono dei movimenti taciti, del calo di adrenalina dopo una canzone rock, è il suono della neve che attecchisce al suolo. Se tu lo ascolti, lui ti ricompensa. È una musica dolce, un richiamo inconfondibile, un carillon dalle note suadenti che riempiono l'anima e prendono il posto delle frivolezze. Ti aiuta la mente. Ti catapulta in un universo parallelo, ti accarezza la schiena. Si fa addomesticare, docile. Si prende qualche confidenza. Ti sussurra segreti nascosti. Ti culla, se ne hai bisogno. Ti fa percepire la natura, ti fa sentire il battito cardiaco, il respiro lento. È la conclusione perfetta dopo essere sopravvissuta al frastuono. Il problema sorge quando il silenzio è dentro di te. Insinuato nel profondo. Quando le parole diventano stentate e tutto si trattiene. Alla fine uccide. Se non hai più niente da dire, soffochi agonizzante. Ti annienta, ti asfissia, ti mangia il fegato, le ossa, l’anima, tutto. Sprofondi, bruci, anneghi nelle sue acque impetuose. E’ una voragine. Un buco nero dove andare a finire è rischioso perché sarebbe come finire in una massa vischiosa che ti si appiccica addosso e non la puoi più levare. Benedizione e maledizione. Un subdolo doppio gioco. Una trappola.
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freedomtripitaly · 4 years
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La natura domina sovrana alle Isole Cook, che rappresentano un agglomerato di bellezze mozzafiato nel cuore del Sud Pacifico. Un totale di 15 isole maestose, circondate da acque limpide che si estendono per poco più di due milioni di kmq. Questo arcipelago, meta ambita dai turisti da ogni dove, forma il parco marino più grande al mondo. Un angolo di paradiso dove la natura ha la precedenza su tutto. Un habitat nel quale l’uomo si muove con cautela, il che porta a vacanze all’insegna dell’eco sostenibilità. Il loro nome deriva da James Cook, esploratore e navigatore della Marina Reale britannica, che le scoprì nel 1977. Ancora oggi tutelate, in nome della preservazione paesaggistica, rappresentano una delle aree meglio conservate di quest’area del Pacifico. Un vero e proprio miracolo moderno, considerando come la crescita economica non abbia portato a uno sfruttamento incontrollato del territorio. Si registra dunque un equilibrio tra turismo e patrimonio locale. Isole Cook: quando andare Il clima del quale è possibile godere alle Isole Cook è di tipo tropicale. Per l’intero anno dunque le temperature risultano essere medio-alte, il che comporta una media vicina ai 22 gradi. Ciò vuol dire dunque che non esiste un periodo nel quale si sconsiglia un viaggio in quest’area della Polinesia. Anche la temperatura delle acque, seppur cali leggermente nei mesi invernali, resta stabile intorno ai 23 gradi. Il periodo migliore per cimentarsi in quest’esperienza immersi nella natura è senza dubbio quello che intercorre tra maggio e ottobre. In questi mesi infatti le temperature sono alquanto miti e il livello d’umidità è basso. Si sconsiglia invece di prenotare per la Polinesia da dicembre ad aprile. In questo periodo infatti le precipitazioni risultano essere più frequenti rispetto alla media. Vi è anche un concreto rischio cicloni e burrasche. Isola Rarotonga L’arcipelago è composto da 15 isole, suddivise in due gruppi: settentrionali e meridionali. Rarotonga è una delle isole principali, oltre a essere la più grande. Le sue dimensioni non risultano però un ostacolo per chi voglia girarla in lungo e in largo, scoprendone ogni anfratto. L’intero giro richiede infatti un’ora circa. Spiagge di sabbia bianca e acque cristalline. Un paradiso dove però non regna l’assoluto silenzio. Svariati i galli selvatici che vagano liberi, il cui verso diventa una costante dell’esperienza in Polinesia. Una delle esperienze da provare senza dubbio è la visita al Mercato di Punanga Nui. Tantissime bancarelle ricolme di frutta, snack, verdure, frutti di mare e un’infinità di colori. A ciò si aggiungono piccoli capolavori artigianali. Un luogo in grado di rapire qualsiasi turista con la sua atmosfera magica e coinvolgente. Il modo ideale per sentirsi subito parte della comunità. Pochi dubbi su quella che è la spiaggia più bella e intrigante dell’isola. Si tratta di Muri Lagoon, che volge lo sguardo sulla costa sud-est. Sabbia bianca e sfumature incredibili tra il blu e il turchese. Un effetto ipnotico, dal quale ci si libera soltanto ammirando il panorama circostante. Si noteranno le piccole isole Koromiri e Taakoka, che aspettano solo d’essere esplorate. È possibile raggiungerle comodamente in kayak, pagaiando per poi regalarsi un po’ di sollievo in uno dei tanti bar e ristorantini della zona. È possibile cimentarsi inoltre nella Cross Island Walk. Un itinerario splendido della durata di tre ore, che conduce a Te Rua Manga, the Needle, attraversando L’intera isola da nord a sud. Una prova non consigliata a tutti i turisti. Si richiede infatti una certa preparazione atletica, dati i tratti di cammino nei quali è richiesto arrampicarsi. Nulla di estremo ma di certo non definibile come una semplice passeggiata in pianura. Isola Aitutaki Aitutaki è considerata, non a torto, l’isola più suggestiva delle Isole Cook, nota come la “Perla dei Mari del Sud”. Un’isola ricoperta da una rigogliosa vegetazione, racchiusa da un enorme striscia bianca di sabbia e, più a largo, da una serie di isolotti corallini, noti come “motu”, che compongono una spettacolare laguna. Acque serene e cristalline, con fondali da sogno abitati da pesci variopinti, conchiglie e tartarughe. Isole Cook, cosa fare Impossibile recarsi alle Isole Cook e non sfruttare al massimo i suoi fantastici fondali, vivendoli pienamente. È possibile prendere parte alla mini crociera giornaliera che conduce attraverso i motu più distanti, come ad esempio Honeymoon Island. Questa è di fatto una striscia di sabbia bianca che emerge appena dalle acque cristalline, di circa 10 cm. Non è raro qui imbattersi in coppia pronte alle nozze. Si tratta infatti di una location molto in voga, data la sua particolarità. Da qui, proseguendo a piedi, si raggiunge One Foot Island, un’isola abbandonata e fantastica, detentrice di un particolare record. Si tratta infatti di un unicum, avendo un ufficio postale, grazie al quale inviare cartoline da sogno ai propri cari in giro per il mondo. In alternativa ci si può far timbrare il passaporto, come ricordo. Il governo delle Isole Cook ha dichiarato le acque territoriali “Santuario per le balene”. Dal 2010 a oggi sono 11 le nazioni che, affacciando sull’Oceano Pacifico, collaborano per la loro protezione. Tutto ciò ha generato un gigantesco santuario di 18 milioni di kmq. Il Santuario delle Isole Cook si estende per 1 milione di kmq, accogliendo un gran numero di megattere durante l’inverno australe (da luglio a ottobre). È il periodo ideale per gli avvistamenti turistici e per il loro studio. Sull’isola di Rarotonga è possibile apprezzare il Cook Islands Whale and Wildlife Centre, inaugurato nel 2000 nella capitale Avarua. Si tratta di un centro espositivo e un luogo di ricerca, per un incontro ravvicinato con la biologia marina, l’oceano e i suoi abitanti, tra i quali balene, appunto, squali e pesci tropicali. Tantissimi i luoghi da visitare e dei quali innamorarsi, come ad esempio Muri Beach, sull’isola di Rarotonga. È considerata una delle più belle al mondo, con fondali profondi e incontaminati. Sulla stessa isola c’è la Riserva naturale Aroa, dove potersi cimentare nello snorkeling e nelle immersioni, circondati da pesci variopinti che affollano questi mari. Chi viaggia con il proprio partner invece non può mancare all’appuntamento con Titikavela Beach. È un luogo molto romantico, sull’isola di Rarotonga. Un paradiso con ripari naturali dal sole, garantiti da arbusti e palme. I più avventurosi possono cimentarsi nel cammino che porta alla cima del Monte Maungapu, il più alto dell’isola di Aitutaki. È alto 125 metri e offre percorsi di trekking molto avvincenti, consigliati solo per quei turisti già preparati a sfide del genere. Sulla piccola isola di Atiu si potrà invece andare alla scoperta di Kopeka Cave. Si tratta di una cava che propone una discesa nei meandri dell’isola, tra ambienti ricchi di mistero. Altre due spiagge da non perdere sono infine Black Rock Beach e Aroa Beach. La prima, come del resto suggerisce il nome, è caratterizzata da enormi pietre di colore nero, che ne dominano la superficie. Una caratteristica molto particolare, che attira i turisti e spinge a scattare numerose foto ricordo. A ciò si aggiunge la sabbia incredibilmente bianca, al punto da brillare al contatto con i raggi solari. La seconda spiaggia citata si trova sull’isola Rarotonga. È totalmente deserta ed è il luogo ideale per chi desidera lasciarsi tutto alle spalle. Addio allo stress lavorativo e benvenuta la pace assoluta. Isole Cook: come arrivare Le Isole Cook fanno parte della Polinesia e, nello specifico, si trovano ad Est della Nuova Zelanda, della quale fanno parte in libera associazione dal punto di vista politico. Non esistono voli diretti dall’Italia per le Isole Cook. Si consiglia di optare per gli aeroporti di Milano e Roma per raggiungere questa splendida località. Da qui è infatti possibile approfittare di svariati voli con destinazione Stati Uniti o Nuova Zelanda. Da qui si potrà poi prendere un nuovo volo con direzione Rarotonga nelle Isole Cook. Il costo di quest’operazione può superare quota 1000 euro e richiede una permanenza a bordo di velivoli per un minimo di 18 e un massimo di 22 ore. Nel caso in cui si decida di prendere il volo da una delle principali capitali europee, si consiglia di optare per Londra. Da qui sono svariate le tratte aeree che conducono a Los Angeles e, una volta negli USA, sarà facile dirigersi a Rarotonga. Sul fronte costi invece la soluzione londinese prevede gli stessi costi di quella italiana, approssimativamente. Isole Cook, prezzi È innegabile che un viaggio alle Isole Cook, e in generale in Polinesia, comporti una spesa elevata, al di sopra di quella che può essere la media degli spostamenti in Europa. Si tratta di una località spesso scelta dalle coppie, che possono arrivare a spendere circa 2mila euro a testa per il pacchetto volo e alloggio. A fare la differenza potrebbero essere però i tempi di prenotazione. Anticiparmi di certo aiuterà ad alleggerire la tariffa, anche se non incredibilmente. Prenotare all’ultimo secondo invece potrebbe provocare un netto aumento dei costi, soprattutto per i voli. Sulle isole la vita non risulta essere cara. È possibile acquistare cibo e prodotti tipici a prezzi adeguati. Si è leggermente alzato invece il costo delle escursioni nel corso degli anni. Un viaggio da compiere una volta nella vita dunque ma con un budget adeguato. https://ift.tt/2T2uuEX Isole Cook, un paradiso da scoprire La natura domina sovrana alle Isole Cook, che rappresentano un agglomerato di bellezze mozzafiato nel cuore del Sud Pacifico. Un totale di 15 isole maestose, circondate da acque limpide che si estendono per poco più di due milioni di kmq. Questo arcipelago, meta ambita dai turisti da ogni dove, forma il parco marino più grande al mondo. Un angolo di paradiso dove la natura ha la precedenza su tutto. Un habitat nel quale l’uomo si muove con cautela, il che porta a vacanze all’insegna dell’eco sostenibilità. Il loro nome deriva da James Cook, esploratore e navigatore della Marina Reale britannica, che le scoprì nel 1977. Ancora oggi tutelate, in nome della preservazione paesaggistica, rappresentano una delle aree meglio conservate di quest’area del Pacifico. Un vero e proprio miracolo moderno, considerando come la crescita economica non abbia portato a uno sfruttamento incontrollato del territorio. Si registra dunque un equilibrio tra turismo e patrimonio locale. Isole Cook: quando andare Il clima del quale è possibile godere alle Isole Cook è di tipo tropicale. Per l’intero anno dunque le temperature risultano essere medio-alte, il che comporta una media vicina ai 22 gradi. Ciò vuol dire dunque che non esiste un periodo nel quale si sconsiglia un viaggio in quest’area della Polinesia. Anche la temperatura delle acque, seppur cali leggermente nei mesi invernali, resta stabile intorno ai 23 gradi. Il periodo migliore per cimentarsi in quest’esperienza immersi nella natura è senza dubbio quello che intercorre tra maggio e ottobre. In questi mesi infatti le temperature sono alquanto miti e il livello d’umidità è basso. Si sconsiglia invece di prenotare per la Polinesia da dicembre ad aprile. In questo periodo infatti le precipitazioni risultano essere più frequenti rispetto alla media. Vi è anche un concreto rischio cicloni e burrasche. Isola Rarotonga L’arcipelago è composto da 15 isole, suddivise in due gruppi: settentrionali e meridionali. Rarotonga è una delle isole principali, oltre a essere la più grande. Le sue dimensioni non risultano però un ostacolo per chi voglia girarla in lungo e in largo, scoprendone ogni anfratto. L’intero giro richiede infatti un’ora circa. Spiagge di sabbia bianca e acque cristalline. Un paradiso dove però non regna l’assoluto silenzio. Svariati i galli selvatici che vagano liberi, il cui verso diventa una costante dell’esperienza in Polinesia. Una delle esperienze da provare senza dubbio è la visita al Mercato di Punanga Nui. Tantissime bancarelle ricolme di frutta, snack, verdure, frutti di mare e un’infinità di colori. A ciò si aggiungono piccoli capolavori artigianali. Un luogo in grado di rapire qualsiasi turista con la sua atmosfera magica e coinvolgente. Il modo ideale per sentirsi subito parte della comunità. Pochi dubbi su quella che è la spiaggia più bella e intrigante dell’isola. Si tratta di Muri Lagoon, che volge lo sguardo sulla costa sud-est. Sabbia bianca e sfumature incredibili tra il blu e il turchese. Un effetto ipnotico, dal quale ci si libera soltanto ammirando il panorama circostante. Si noteranno le piccole isole Koromiri e Taakoka, che aspettano solo d’essere esplorate. È possibile raggiungerle comodamente in kayak, pagaiando per poi regalarsi un po’ di sollievo in uno dei tanti bar e ristorantini della zona. È possibile cimentarsi inoltre nella Cross Island Walk. Un itinerario splendido della durata di tre ore, che conduce a Te Rua Manga, the Needle, attraversando L’intera isola da nord a sud. Una prova non consigliata a tutti i turisti. Si richiede infatti una certa preparazione atletica, dati i tratti di cammino nei quali è richiesto arrampicarsi. Nulla di estremo ma di certo non definibile come una semplice passeggiata in pianura. Isola Aitutaki Aitutaki è considerata, non a torto, l’isola più suggestiva delle Isole Cook, nota come la “Perla dei Mari del Sud”. Un’isola ricoperta da una rigogliosa vegetazione, racchiusa da un enorme striscia bianca di sabbia e, più a largo, da una serie di isolotti corallini, noti come “motu”, che compongono una spettacolare laguna. Acque serene e cristalline, con fondali da sogno abitati da pesci variopinti, conchiglie e tartarughe. Isole Cook, cosa fare Impossibile recarsi alle Isole Cook e non sfruttare al massimo i suoi fantastici fondali, vivendoli pienamente. È possibile prendere parte alla mini crociera giornaliera che conduce attraverso i motu più distanti, come ad esempio Honeymoon Island. Questa è di fatto una striscia di sabbia bianca che emerge appena dalle acque cristalline, di circa 10 cm. Non è raro qui imbattersi in coppia pronte alle nozze. Si tratta infatti di una location molto in voga, data la sua particolarità. Da qui, proseguendo a piedi, si raggiunge One Foot Island, un’isola abbandonata e fantastica, detentrice di un particolare record. Si tratta infatti di un unicum, avendo un ufficio postale, grazie al quale inviare cartoline da sogno ai propri cari in giro per il mondo. In alternativa ci si può far timbrare il passaporto, come ricordo. Il governo delle Isole Cook ha dichiarato le acque territoriali “Santuario per le balene”. Dal 2010 a oggi sono 11 le nazioni che, affacciando sull’Oceano Pacifico, collaborano per la loro protezione. Tutto ciò ha generato un gigantesco santuario di 18 milioni di kmq. Il Santuario delle Isole Cook si estende per 1 milione di kmq, accogliendo un gran numero di megattere durante l’inverno australe (da luglio a ottobre). È il periodo ideale per gli avvistamenti turistici e per il loro studio. Sull’isola di Rarotonga è possibile apprezzare il Cook Islands Whale and Wildlife Centre, inaugurato nel 2000 nella capitale Avarua. Si tratta di un centro espositivo e un luogo di ricerca, per un incontro ravvicinato con la biologia marina, l’oceano e i suoi abitanti, tra i quali balene, appunto, squali e pesci tropicali. Tantissimi i luoghi da visitare e dei quali innamorarsi, come ad esempio Muri Beach, sull’isola di Rarotonga. È considerata una delle più belle al mondo, con fondali profondi e incontaminati. Sulla stessa isola c’è la Riserva naturale Aroa, dove potersi cimentare nello snorkeling e nelle immersioni, circondati da pesci variopinti che affollano questi mari. Chi viaggia con il proprio partner invece non può mancare all’appuntamento con Titikavela Beach. È un luogo molto romantico, sull’isola di Rarotonga. Un paradiso con ripari naturali dal sole, garantiti da arbusti e palme. I più avventurosi possono cimentarsi nel cammino che porta alla cima del Monte Maungapu, il più alto dell’isola di Aitutaki. È alto 125 metri e offre percorsi di trekking molto avvincenti, consigliati solo per quei turisti già preparati a sfide del genere. Sulla piccola isola di Atiu si potrà invece andare alla scoperta di Kopeka Cave. Si tratta di una cava che propone una discesa nei meandri dell’isola, tra ambienti ricchi di mistero. Altre due spiagge da non perdere sono infine Black Rock Beach e Aroa Beach. La prima, come del resto suggerisce il nome, è caratterizzata da enormi pietre di colore nero, che ne dominano la superficie. Una caratteristica molto particolare, che attira i turisti e spinge a scattare numerose foto ricordo. A ciò si aggiunge la sabbia incredibilmente bianca, al punto da brillare al contatto con i raggi solari. La seconda spiaggia citata si trova sull’isola Rarotonga. È totalmente deserta ed è il luogo ideale per chi desidera lasciarsi tutto alle spalle. Addio allo stress lavorativo e benvenuta la pace assoluta. Isole Cook: come arrivare Le Isole Cook fanno parte della Polinesia e, nello specifico, si trovano ad Est della Nuova Zelanda, della quale fanno parte in libera associazione dal punto di vista politico. Non esistono voli diretti dall’Italia per le Isole Cook. Si consiglia di optare per gli aeroporti di Milano e Roma per raggiungere questa splendida località. Da qui è infatti possibile approfittare di svariati voli con destinazione Stati Uniti o Nuova Zelanda. Da qui si potrà poi prendere un nuovo volo con direzione Rarotonga nelle Isole Cook. Il costo di quest’operazione può superare quota 1000 euro e richiede una permanenza a bordo di velivoli per un minimo di 18 e un massimo di 22 ore. Nel caso in cui si decida di prendere il volo da una delle principali capitali europee, si consiglia di optare per Londra. Da qui sono svariate le tratte aeree che conducono a Los Angeles e, una volta negli USA, sarà facile dirigersi a Rarotonga. Sul fronte costi invece la soluzione londinese prevede gli stessi costi di quella italiana, approssimativamente. Isole Cook, prezzi È innegabile che un viaggio alle Isole Cook, e in generale in Polinesia, comporti una spesa elevata, al di sopra di quella che può essere la media degli spostamenti in Europa. Si tratta di una località spesso scelta dalle coppie, che possono arrivare a spendere circa 2mila euro a testa per il pacchetto volo e alloggio. A fare la differenza potrebbero essere però i tempi di prenotazione. Anticiparmi di certo aiuterà ad alleggerire la tariffa, anche se non incredibilmente. Prenotare all’ultimo secondo invece potrebbe provocare un netto aumento dei costi, soprattutto per i voli. Sulle isole la vita non risulta essere cara. È possibile acquistare cibo e prodotti tipici a prezzi adeguati. Si è leggermente alzato invece il costo delle escursioni nel corso degli anni. Un viaggio da compiere una volta nella vita dunque ma con un budget adeguato. Le Isole Cook sono un paradiso tropicale, dove immergersi in acque cristalline per ammirare i ricchi fondali di isole come Rarotonga e Aitutaki.
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fashioncurrentnews · 4 years
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Pantaloni di pelle mania!
Ciao Pinelle,
come state? Oggi voglio parlare con voi di un trend che ha letteralmente stregato questa stagione:  i pantaloni di pelle.
Pelle, ecopelle e similpelle, la moda ha declinato questa skin in qualsiasi tipologia di modello, allontanandosi dalla comfort zone dello skinny per dare spazio a tantissime silhouette differenti. Ed ecco che, in un attimo, le strade delle nostre metropoli diventano passerelle dello streetwear più ricercato…
I leggins e i pantaloni attillatissimi sono un evergreen, ma largo anche a quelli a zampa, a palazzo, ai cargo, ai cropped, ai jogger… Insomma, non ci sono limiti!
I leather pant possono essere indossati proprio da tutte, scegliendo un modello che valorizzi il proprio fisico e che sia conforme al proprio stile!
Questa tendenza è riuscita a conquistare dai brand di lusso a quelli low cost, mettendo in commercio pantaloni super cool per tutte le tasche!
Ad Hollywood, le celebrity ne vanno pazze e hanno reso questo capo il must have assoluto del proprio guardaroba, anche per i look più casual. Abbinarli, infatti, è molto semplice e sono adatti al daywear di tutti i giorni.
Basta una camicia per creare un outfit modaiolo dai tratti formal, da completare con un bel blazer. Maxi maglie e pullover oversize, invece, sono la scelta perfetta per chi ama i look easy senza rinunciare alla personalità! Per una sfumatura casual rock e glam… niente di meglio che una t-shirt bianca!
E per la sera? Tutto è concesso! Lasciatevi ispirare dal vostro mood e osate!
Potete valorizzare i pantaloni scegliendo un body o un top aderente, via libera anche a bluse e camicie per giocare con spacchi e volumi! Se avete in programma una notte festaiola, è l’occasione che stavate aspettando per esagerare con accostamenti di piume o paillettes!
Anche i capispalla possono regalare sfumature diverse a questi pantaloni iper versatili! Per un look da ricordare… Sii una vera vamp con una giacca oversize in faux fur, trés chic con un elegante trench, o più rocker con un meraviglioso chiodo in pelle. Il leather total look, infatti, è assolutamente da provare quindi non escludete la possibilità di indossare questa skin dalla testa ai piedi! Difficoltà a trovare l’abbinamento giusto? Puntate su una jumpsuit di pelle, semplicemente pazzesca!
Anche con le scarpe potete sbizzarrirvi. Di giorno le sneakers, gli stivali bassi e i biker sono le scelte ideali per il vostro everyday streetstyle. La sera, invece, qualsiasi scarpa con il tacco saprà rendere il vostro outfit decisamente esclusivo ed indimenticabile!
E, se è vero che il pantalone di pelle negli ultimi anni si è già ritagliato un posto di riguardo nel nostro armadio, la palette cromatica di questa stagione è carica di colori!
Non solo nero, infatti! Giocate con le tonalità del rosso con lo scarlatto, il borgogna e il bordeaux. Anche il verde bottiglia ci fa innamorare, così come il cammello e il sabbia. Le varie skin vanno dal semilucido al lucidissimo, dal liscio alla stampa esotica… c’è davvero l’imbarazzo della scelta! E per un evento speciale? Non mancano nemmeno l’argento e l’oro!
Insomma, i pantaloni in pelle sono diventati un capo irrinunciabile del nostro guardaroba.
Come sapete, adoro l’anima rock di questo materiale, possiede un’allure sensuale e grintoso che riesce a rendere ogni look iconico!
Care Pinelle, è impossibile resistere al fascino di questi pantaloni! Comodi, elastici ed eclettici… da sfruttare dal mattino alla sera! Sono sicura che anche voi troverete il modello che vi farà perdere la testa! Buona giornata, tanti baciii!!!
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gustisapori · 4 years
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PER QUANTO RIGUARDA I SALI IN COMMERCIO, FATE ATTENZIONE CHE ALCUNI TIPI SOLO SEMPLICI SALI COLORATI CON VARIE SOSTANZE,  QUINDI TRATTASI DI TRUFFA AI DANNI DEL CONSUMATORE.
Sale Marino Rosso Hawaiano Alaea
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Sali del mondo
Caratteristiche
Tipologia: 
Sea Salt
Provenienza: 
<p>Hawaii</p>
Miglior utilizzo: 
Carni arrosto
Carni grigliate
Un sale rosso che in antichità veniva usato dagli sciamani per i loro rituali. Oggi è tra i sali più in uso nella cucina creativa. Nasce da acque marine sature di argilla rossa Alaea commestibile, con un’alta percentuale di ferro e elementi nobili. Dal sapore caratteristico, nella cucina Hawaiiana viene usato quotidianamente per arricchire sia piatti di carne arrosto che pesce alla griglia, donando anche un particolare effetto scenografico. Si presta ad essere macinato o pestato con erbe aromatiche.
Sale Marino Giapponese Aguni
Contenuto in:
Sali del mondo
Caratteristiche
Tipologia: 
Sea Salt
Provenienza: 
Giappone
Miglior utilizzo: 
Tutti
Proveniente da una sconosciuta isola del Giappone, questo sale è prodotto solamente dall’interazione delle forze della natura: il mare cristallino, il vento, il sole, gli alberi del bambù e una lenta essiccazione su legno. Questa tipo di lavorazione conferisce al sale un gusto piacevole e morbido. Inoltre è ideale per la salute data la sua naturale proprietà di neutralizzare gli effetti dell’eccessiva assunzione di caffeina.
Sale Marino Nero Hawaiano Hiwa Kai
Contenuto in:
Sali del mondo
Caratteristiche
Tipologia: 
Sea Salt
Provenienza: 
<p>Hawaii</p>
Miglior utilizzo: 
Carni bianche
Pesce
E' sale marino integrale dell’isola di Molokai, estratto rigorosamente a mano. Il risultato della lavorazione artigianale è sorprendente poiché, in fase di essiccazione, il sale viene mischiato alla lava vulcanica purificata e al carbone vegetale che, oltre a renderlo nero, lo arricchiscono in minerali e gli conferiscono effetti benefici per l’apparato digerente. Ideale come elemento decorativo e coreografico di grande effetto per la preparazione del pesce.
 Sale Indiano Kala Namak
Contenuto in:
Sali del mondo
Caratteristiche
Tipologia: 
Rock Salt
Provenienza: 
<p>India</p>
Miglior utilizzo: 
Tutti
Sale fossile di origine Himalayana-Indiana, è utilizzato da millenni nella medicina Ayurvedica (Scienza della Vita) per le sue proprietà terapeutiche e digestive. L’odore ricorda l’uovo sodo, in quanto ricco di composti dello zolfo, ed è alla base di molti mix di spezie della cucina indiana. Erroneamente chiamato nero, la sua scala cromatica va dal viola al grigio scuro.
  Sale Marino Affumicato Yakima
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Sali del mondo
Caratteristiche
Tipologia: 
Sea Salt
Provenienza: 
<p>Stati Uniti d'America</p>
Miglior utilizzo: 
Pesce
Molluschi
Carne
E' un sale marino integrale proveniente dalle coste del Pacifico. La fertile valle dello Yakima, fiume dello stato di Washington, è famosa per la coltivazione di meli. Il legno di questi alberi è utilizzato per affumicare il sale, procedura che velocizza il processo di essiccazione e che lo rende unico come sale per tutte le preparazioni alla griglia, in particolare per maiale e carni bianche..
Fiocchi di Sale Rosa Australiano Murray River
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Sali del mondo
Caratteristiche
Tipologia: 
River Salt
Provenienza: 
<p>Australia</p>
Miglior utilizzo: 
Carni arrosto
Colore rosa, saline ed evaporazione. I retrogusti di questo sale sono particolarmente interessanti e lasciano intendere, fin dal primo assaggio, l’originalità e la qualità del prodotto. Molto delicato, dalla consistenza croccante, si dissolve rapidamente sottolineando le caratteristiche organolettiche dell’ingrediente abbinato che non vengono penalizzate dalla morbida salinità dei fiocchi. Inoltre questo sale risulta particolarmente consigliato per tutti gli arrosti e per tutti quei piatti che richiedono una cottura al forno. E’ un sale estratto dall’acqua del più importante fiume australiano che si carica di sali minerali durante il suo percorso a valle. Prende un sfumatura rosa albicocca molto bella dovuta al carotene di alcune alghe presenti nei bacini di evaporazione del bacino Murray-Darlign.
Sale Marino Affumicato Durango
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Sali del mondo
Caratteristiche
Tipologia: 
Sea Salt
Provenienza: 
<p>Stati Uniti d'America</p>
Miglior utilizzo: 
Carne rossa
Pollame
Il processo di affumicatura è utilizzato da sempre, per conservare e aromatizzare molti alimenti. Ogni tipologia di legna adoperata per tale scopo, conferisce un sapore affumicato più o meno accentuato. Un ingrediente che si presta particolarmente per questo procedimento è il sale marino. Infatti, un’antica ricetta degli indiani del nord America, prevede l’utilizzo del legno di Noce per l’affumicatura a freddo del sale che, in questo modo, diventa ideale per insaporire carni rosse, bianche e pollame.
  Sale Rosa Himalayano
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Sali del mondo
Caratteristiche
Tipologia: 
Rock Salt
Provenienza: 
<p>Himalaya</p>
Miglior utilizzo: 
Tutti
Il sale rosa dell’Himalaya è un sale puro, raccolto a mano dalle pietre che si trovano nelle profondità delle incontaminate montagne dell’Himalaya all’interno delle miniere di Kewra, le più grandi miniere di sale al mondo nella storia dall'era secondaria. I cristalli che variano la loro gamma i colori dal bianco, al rosa fino al rosso scuro, a seconda del punto di estrazione, posseggono una totale di 84 elementi fra oligominerali minerali e metalli. Questo sale vecchio di 250 milioni di anni (risalente quindi circa all’era Giurassica) è conosciuto per le sue proprietà curative ed è usato nelle spa o dagli addetti al settore del benessere per la cura e il rilassamento. Stimolare la circolazione, abbassare la pressione sanguigna e rimuovere le tossine, come ad esempio i metalli pesanti, questi sono alcuni dei tanti benefici del Sale Rosa Himalayano. Ideale per tutti i tipi di piatto.
Sale Marino Affumicato Salish
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Sali del mondo
Caratteristiche
Tipologia: 
Sea Salt
Provenienza: 
<p>Stati Uniti d'America</p>
Miglior utilizzo: 
Carne rossa
Pesce grigliato
Insalate
sale marino integrale originario dalle coste Nord-occidentali degli USA, affumicato con i rami dell’albero Ontano, una specie molto comune e diffusa in tutto il mondo. La consistenza di questo sale è simile alla sabbia e il suo forte aroma conferisce alle preparazioni una decisa nota affumicata. Da provare sulla mozzarella.
     Sale Marino Neozelandese Natural
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Sali del mondo
Caratteristiche
Tipologia: 
Sea Salt
Provenienza: 
<p>Nuova Zelanda</p>
Miglior utilizzo: 
Tutti
Il sale New Zeland Natural viene estratto dalle più profonde e incontaminate acque dell’Oceano Pacifico. Senza alcun tipo di trattamento chimico o fisico, questo sale è certificato Bio-Gro New Zeland (Certificazione di Qualità Biologica) che ne garantisce la purezza e lo classifica come prodotto biologico 100% ottenuto solo con metodi naturali. Formato da cristalli porosi, il New Zeland Natural si scioglie velocemente ed è il sale ideale per la creazione di mix di spezie. Tutti i sali del mondo
Fior di sale di Camargue
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Sali del mondo
Caratteristiche
Tipologia: 
Sea Salt
Provenienza: 
<p>Francia</p>
Miglior utilizzo: 
Carni grigliate
Pesce
Verdure
E' considerato universalmente il caviale del mare. Puro e integrale, è l’ambito tesoro degli chef di tutto il mondo. Ricco di oligoelementi, nasce da acque marine incontaminate e viene raccolto rigorosamente a mano ad Aigues Mortes. Si forma solo in determinate condizioni climatiche e nel rispetto dell’ecosistema. La sua particolare consistenza lo rende ideale per perfezionare i piatti esaltando la qualità degli ingredienti. Il suo sapore delicato può essere apprezzato anche in abbinamento ai cocktail che prevedono l’uso del sale.
Sale di Camargue
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Sali del mondo
Caratteristiche
Tipologia: 
Sea Salt
Provenienza: 
<p>Francia</p>
Miglior utilizzo: 
Tutti
Il sale di Camargue offre tutta la ricchezza che la natura può dare. Di grande purezza e naturalmente bianco, il sale grosso di Camargue è composto da cristalli di sale irregolari, leggermente umidi e ricchi di magnesio. Il sale grosso di Camargue è ideale per salare l’acqua di cottura, per le cotture in crosta di sale o per la salagione di carni o pesce. Può anche essere utilizzato per in lunghe cotture, data la sua solubilità molto progressiva. Nella sua versione fine è utilizzato come sale di condimento o per creare vinaigrette o altre salse.
Sal Fiore di Romagna
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Sali del mondo
Caratteristiche
Tipologia: 
Sea Salt
Provenienza: 
<p>Italia, Cervia</p>
Miglior utilizzo: 
Tutti
Il Sal Fiore è un sale marino integrale medio fine, che i salinai chiamano ancora “ il sale del papa”, per la tradizione secolare di portare alla mensa pontificia il primo sale raccolto. Vagliato e selezionato, non essiccato artificialmente e non trattato con aditivi per migliorarne la cospargibilità, come normalmente accade per il sale fine, conserva tutti gli oligoelementi presenti nell’acqua di mare.
Sale nero di Cipro
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Sali del mondo
Caratteristiche
Tipologia: 
Sea Salt
Provenienza: 
<p>Isola di Cipro</p>
Miglior utilizzo: 
Cocktails
Pesce Bianco
Verdure
Il sale estratto per evaporazione dalle acque dell’isola di Cipro ha come caratteristica principale un cristallo a fiocco a forma geometri perfetta di piramide concava. Molto ricco di carbone attivo, che ne denota il colore nero assoluto, oltre ad una particolare salinità e consistenza ha effetti interessanti sulla salute in quanto, il carbone attivo, trova vasto impiego nella medianica tradizionale e alternativa. Il colore inoltre si presta a impieghi scenografici non solo in cucina ma anche nel bere miscelato dove i cromatismi hanno anche una funzione accattivante. Provatelo sul bordo di un margarita al mango, oppure sul pesce bianco o sulle patate dolci fritte.
Sale marino integrale di Cervia
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Sali del mondo
Caratteristiche
Tipologia: 
Sea Salt
Provenienza: 
<p>Italia, Cervia</p>
Miglior utilizzo: 
Tutti
Sale marino integrale di grana medio grossa, raccolto e confezionato secondo il metodo tradizionale. Semplicemente lavato con acqua ad alta concentrazione salina e centrifugato conserva la ricchezza di tutti gli oligoelementi presenti nell’acqua mare.
Sale integrale bianco puro Halen Mon
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Sali del mondo
Caratteristiche
Tipologia: 
Sea Salt
Provenienza: 
<p>Galles</p>
Miglior utilizzo: 
Carni crude
I fiocchi di sale marino croccanti Halen Môn sono raccolti sulla costa orientale dell’isola britannica. Il procedimento prevede l’estrazione del sale dell’acqua dello stretto di Menai nel Galles, che viene più volte filtrata tramite processi naturali. L’acqua viene poi riscaldata e fatta evaporare concentrando il sale, che successivamente viene deposto in bacini di cristallizzazione nei quali si vanno a formare i caratteristici fiocchi. I vari passaggi, tutti naturali, danno al sale di Halen Mon un colore bianco neve e il suo sapore inconfondibile. Ideale per carni crude.
 Sale di Guerande
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Sali del mondo
Caratteristiche
Tipologia: 
Sea Salt
Provenienza: 
<p>Francia, costa atlantica.</p>
Miglior utilizzo: 
Carne
Pesce
Verdure
Nelle saline di argilla della costa Atlantica francese, si forma per evaporazione grazie all'azione del sole e del vento, il sale di Guérande. Raccolto in modo artigianale, nei mesi da giugno a settembre, secondo l'antico metodo celtico che prevede l'uso solo di pale in legno e non di metallo che potrebbe contaminarne la purezza. Questo sale non viene trattato con sbiancanti e non subisce alcun tipo di raffinazione, per questo conserva il suo caratteristico colore grigio e la grande quantità di minerali. Il sapore, sottile e delicato, lo rende ideale per condire svariate qualità di piatti dalla carne al pesce alle verdure.
Flor de Sal Mexico
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Sali del mondo
Caratteristiche
Tipologia: 
Sea Salt
Provenienza: 
<p>Messico</p>
Miglior utilizzo: 
Tutti
Questo prodotto, costituito principalmente da cloruro di sodio, è frutto esclusivamente di tre componenti: sole, acqua e terra. Si presenta sotto forma di cristalli incolore, dall’ottima solubilità e dal sapore deciso salino. E’ un sale ricco di sostanze minerali alle quali vengono successivamente aggiunti, per il consumo umano, sodio e fluoro. Il sale viene prodotto nelle varie saline, presenti in molte zone del Messico quali Baja California Sur, Zacatecas e Colima, secondo un metodo naturale che rispetta il ciclo di inondazione e essiccazione delle saline.
 Sale Ankur Chemfood Double Fortified
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Sali del mondo
Caratteristiche
Tipologia: 
Rock Salt
Provenienza: 
<p>India</p>
Miglior utilizzo: 
Tutti
Il sale di Ankur è un particolare sale prodotto in India, arricchito di sale e ferro. La presenza di questi due elementi, rendono questo tipo di sale, un prodotto per migliorare la salute e prevenire l’insorgere di malattie quali: anemia e la gotta, particolarmente diffuse nei paesi più poveri. SALTEXPO in tal proposito sta promuovendo, in collaborazione con le Nazioni Unite – World Food Programme e UNICEF, azioni mirate alla diffusione del sale iodato in questi paesi.
Fior di sale di Trapani
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Sali del mondo
Caratteristiche
Tipologia: 
Sea Salt
Provenienza: 
<p>Italia, Trapani</p>
Miglior utilizzo: 
Tutti
Il Sale Marino di Trapani si presenta di colore bianco con dei riflessi argentati. La produzione del prodotto avviene in estate: il sale è raccolto a mano dal salinaio e non subisce trattamenti di raffinazione e aggiunte di altri Sali minerali. È un sale dalla vivace sapidità, ricco di magnesio e potassio, ma con una contenuta quantità cloruro di sodio. Ideale per tutti i tipi di piatti.
 Sale balinese raccolto a mano
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Sali del mondo
Caratteristiche
Tipologia: 
Sea Salt
Provenienza: 
<p>Isola di Bali</p>
Miglior utilizzo: 
Tutti
La raccolta a mano di questo sale inizia su una remota spiaggia di sabbia, resa nera dalla lava del vulcano, considerato sacro dagli abitanti dell’isola di Bali, il Gunung Agung. All’alba, i salinari, caricatisi in spalla i gioghi realizzati a mano, raccolgono l’acqua di mare in secchi, che vengono cosparsi di sabbia nera resa liscia come un vetro. Durante il giorno, i salinari si spostano all’ombra mentre il sole cuoce la riva di sabbia nera, facendo evaporare l’acqua del mare per creare croccanti fiocchi di sabbia salata. Quando il sole tramonta i salinari raccolgono i fiocchi in contenitori di tessuto, che mettono ad essiccare sotto il sole tropicale, in canne di bamboo. Questa lavorazione contribuisce a creare un sale puro, di colore bianco e dal sapore unico.
Sonoma Kosher flake salt
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Sali del mondo
Caratteristiche
Tipologia: 
Sea Salt
Provenienza: 
Usa, California
Miglior utilizzo: 
Carni
Pesce
Cocktails
Sonora-Kosher Flake salt è un sale unico, dal cristallo a forma di piramide a scalini. Questo sale, a differenza di quando si possa immaginare, non segue le linee guida per i prodotti della cucina kosher, cosi come descritte nella Torah, ma perché viene utilizzato dai macellai ebraici per drenare il sangue dalla carne. Poiché i grani sono più grandi di quelli del normale sale da tavola, quando la carne viene coperta dal sale, questo si sciolgono più lentamente, favorendo il processo di estrazione dei liquidi. I cristalli irregolari rendono questo sale ideale inoltre per cuocere o per condire, ma anche per guarire il bicchieri di margarita. Il Sonora Kosher Flake Salt, a differenza degli altri Sali da tavola, non viene addizionato con nessuna sostanza, come ad esempio lo iodio.
Fiocchi di sale di Cipro
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Sali del mondo
Caratteristiche
Tipologia: 
Sea Salt
Provenienza: 
Isola di Cipro
Miglior utilizzo: 
Cocktails
Pesce
Verdure
Delicati fiocchi di sale marino di Cipro, di forma piramidale, prodotti col metodo tradizionale dalle acque del Mediterraneo, senza alcun additivo artificiale. Di un colore bianco luminoso naturale, con un gusto fresco e dolce, privo del retrogusto amaro, tipico negli altri sali. La sua particolare consistenza gli permette di sciogliersi immediatamente a contatto con il cibo, e la sua intensa sapidità ne consente un uso contenuto. Utilizzato sia in cucina che sulla tavola, è molto apprezzato su carne, pesce, verdure e insalate.
    Sale rosa Maras
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Sali del mondo
Caratteristiche
Tipologia: 
River Salt
Provenienza: 
Perù
Miglior utilizzo: 
Carni
Il sale rosa peruviano proviene da una sorgente naturale situata sulla catena delle Ande a oltre 3000mt di altitudine. L’acqua calda di questa fonte cola su terrazze di pietra, dove da circa 2000 anni, si effettua la raccolta, rigorosamente a mano, del sale. I cristalli, che mantengono un elevato grado di umidità e un colore rosa tenue, sono ideali per tutti i tipi di carne o per essere usati come condimento.
   Sale Mirroir
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Sali del mondo
Caratteristiche
Tipologia: 
Rock Salt
Provenienza: 
Bolivia
Miglior utilizzo: 
Tutti
Il Sale Mirroir deve il suo nome all'effetto specchio dato dall'altissima concentrazione di minerali in esso contenuti. Viene raccolto artigianalmente ad una altitudine di circa 3700 metri sul livello del mare, nella parte boliviana delle Ande. Il sale, stratificatosi nel tempo, è stato poi coperto dalle colate laviche che ne hanno preservato l’alto contenuto di minerali e proteggendolo dall’inquinamento. Dal colore rosa chiaro e arancio, il sale Mirroir è un prodotto dall’alta sapidità per cui se ne consiglia un uso moderato. Ideale per qualsiasi tipo di piatto
 Sale marino neozelandese
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Sali del mondo
Caratteristiche
Tipologia: 
Sea Salt
Provenienza: 
Nuova Zelanda
Miglior utilizzo: 
Tutti
Il sale neozelandese è raccolto dalle profonde e pulitissime acque nel più grande oceano del sud nel tratto che si incanala nello stretto di Cook fra la isole della Nuova Zelanda. Il sale viene posto sulla roccia per far evaporare l’acqua usando solamente vento e sole. Ad ogni fine estate, il sale Neozelandese viene raccolto per mantenere il naturale quantitativo di sostanze minerali.
Sale di Aigues-Mortes
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Sali del mondo
Caratteristiche
Tipologia: 
Sea Salt
Provenienza: 
Francia
Miglior utilizzo: 
Tutti
Raccolto sul Grands Espaces della riserva protetta della salina di Auiges-Mortes, questo sale marino è naturalmente bianco. Il sale non è un semplice condimento: è indispensabile al buon funzionamento del nostro corpo. I produttori di sale marino di Auiges-Mortes inoltre contribuiscono da oltre 10 anni a preservare l’ambiente naturale della salina.
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margiehasson · 5 years
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Unghie, tutti i colori dell’autunno 2019
Gli smalti neri dell'autunno 2019
Gli smalti neri dell'autunno 2019
Gli smalti neri dell'autunno 2019
Gli smalti neri dell'autunno 2019
Gli smalti neri dell'autunno 2019
Gli smalti neri dell'autunno 2019
Gli smalti neri dell'autunno 2019
Gli smalti neri dell'autunno 2019
Gli smalti neri dell'autunno 2019
Gli smalti neri dell'autunno 2019
Gli smalti neri dell'autunno 2019
Gli smalti neri dell'autunno 2019
Gli smalti neri dell'autunno 2019
Gli smalti neri dell'autunno 2019
Gli smalti neri dell'autunno 2019
Bianco perlato, proprio en pendant con l‘anello di fidanzamento con diamante dal taglio smeraldo. È il colore di smalto che il nail arist Tom Bachik ha scelto per una delle ultime manicure sfoggiate da Jennifer Lopez.
Una tonalità molto brillante per settembre inoltrato, ma che invece conquisterà tutto l’autunno. «Se il bianco puro è perfetto per l’estate, allora il bianco perlato è perfetto per il cambio di stagione», ha detto a Popsugar l’esperta Jin Soon Choi. «Il dettaglio perlato dà una dimensione elegante all’unghia, l’ideale per questo periodo in cui è necessaria una maggiore variazione».
In realtà, J.Lo non è la prima star a indossare questa nuance. Lo scorso dicembre, Rihanna ha optato per la stessa tonalità con un finish molto brillante, e più recentemente Cardi B ha sfoggiato una shade più calda. Quest’autunno il bianco iridescente sarà in compagnia di:
NERO E COLORI SCURI Sontuoso, avvolgente, il nero veste le unghie con un effetto lucido o opaco. È lo smalto di transizione, tra i colori autunnali e quelli vitaminici estivi. È un colore bold e sta bene con tutto, a seconda dell’outfit si presta a una interpretazione rock o sofisticata.
CANNELLA E COLOR RUGGINE Sono i classici neutri autunnali dal tocco moderno. Il colore ricorda il rosso delle spezie. La sfumatura giusta vira dal ruggine al terracotta.
COLORI NEUTRI DAL SOTTOTONO MALVA Dal taupe al malva, nuance tenui, eleganti, che ricordano i tipici colori autunnali. Potrebbe essere la variante di stagione al classico nude alla Meghan Markle.
CHAMPAGNE E GLITTER La manicure glitterata lilla sfoggiata da Taylor Swift agli MTV Music Awards è l’esempio più attuale. Prendete lo smalto prosecco, riempitelo di glitter e sembrerà un gioiello in punta di dita. Chic per la sera.
FRENCH MANICURE La french manicure anni Novanta è un big trend di questo autunno. Si porta classica, come piace alla modella Ashley Graham e a Beyoncé, e in versione non convenzionale. La tip è più fine e non è detto che sia bianca. A sdoganarla è stata Bella Hadid sul red carpet degli MTV Music Awards, che ha scelto una french color sabbia come l’abito. Le fa eco la Fashion Week di New York, dove la french manicure sta vivendo un grande ritorno. Per la sfilata di Prabal Gurung, la nail artist Miss Pop ha creato una “negative space” french manicure, con tip bianca e adattando la shade dello smalto trasparente al tono della pelle. Mentre Betina Goldstein per la collezione di Kith ha reinterpretato la french con una Matte Double-Cornered French, tratteggiando di bianco anche il contorno della cuticola.
  L'articolo Unghie, tutti i colori dell’autunno 2019 sembra essere il primo su Glamour.it.
Unghie, tutti i colori dell’autunno 2019 published first on https://lenacharms.tumblr.com/
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virginiamurrayblog · 6 years
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Unghie 2018, la “Martini manicure” di Blake Lively
Nail Polish di Jess Hannah
ICONails Smalti Unghie Gel di Catrice
Le Vernis di Chanel
Nail Lacquer Professional di Mollon Pro
Breathing Color Nail Enamel di Flormar
Color Therapy di Sally Hansen
La Lacque Couture di Yves Saint Laurent
Nutri Color di MB Miss Broadway
Color & Care Nail Lacquer di Artdeco
Smalto professionale di Orly
Artistic Colour Revolution di Artistic Nail Design
"A Simple Favor"
"A Simple Favor"
"A Simple Favor"
"A Simple Favor"
"A Simple Favor" première
"A Simple Favor" première
"A Simple Favor" première
Il Martini con la sua sagoma sofisticata è il vero protagonista del nuovo film con Blake Lively e Anna Kendrick, A Simple Favor, in uscita in America venerdì 14 settembre. Nel film Emily aka Blake Lively sorseggia continuamente il famoso cocktail a base di gin guarnito con un’oliva e uno di questi bicchieri diventa un passaggio decisivo nella trama del film.
Senza fare spoiler, durante la première newyorchese Blake Lively ha celebrato il vero protagonista del film mettendolo sulle unghie con la “Ring finger nail polish” o “Accent Nail Manicure”, che prevede un colore diverso o una decorazione solo sul dito anulare. La sua nail artist Elle (su Instagram @enamelle) ha steso sull’anulare due passate di smalto nero su cui ha poi incollato 7 piccoli cristalli Swarovski a creare la forma del Martini cocktail.
Sulle altre dita, invece, Elle ha applicato uno smalto grigio siderale glitterato – LeChat Dare to Wear Polish nella nuance Rock the Mic – in tinta con l’outfit di Blake Lively: maglia a collo alto trasparente dello stesso colore abbinata a un tailleur nero. Un look da copiare per la prossima serata con un bicchiere tra le mani.
Per chi invece preferisce uno stile più classico senza cristalli né disegni, prima che inizi l’inverno sono da provare la desert manicure sui toni della sabbia e della terra…
e le unghie bianco gesso, il revival del momento
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Unghie 2018, la “Martini manicure” di Blake Lively published first on https://wholesalescarvescity.tumblr.com/
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spazioliberoblog · 6 years
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di GIANCARLO LUPO ♦
Australia, Nella terra dei sogni, Dreamtime (quarta parte)
Sveglia alle 6, dopo una notte tormentata dal freddo.
Siamo diretti al Kata Tjuta che, nel linguaggio degli anangu, significa: “molte teste”, si tratta infatti di 36 formazioni rocciose di arenaria (oggi si sono ridotte a 28), visibili da lontano.
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La formazione rocciosa è diversa da quella di Uluru. Gli aborigeni credevano che queste grandi rocce fossero case per l’energia spirituale del “Dreaming time” o Tjukurpa o Aboriginal Law.
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Il nome alternativo, The Olgas, proviene dalla vetta più alta, il monte Olga che, per volere del barone Ferdinand von Mueller, fu nominato nel 1872 da Ernst Giles, in onore della regina Olga, figlia dello zar Nicola I. Kata Tjuta si trova a poca distanza da Uluru (25 km) e si estende per oltre 21 km quadrati.
Sia il Wataarka sia il Kata Tjuta sono stati scoperti da Ernst Giles, un esploratore che nel 1874, viaggiava con uno dei suoi uomini, Alfred Gibson, esplorando le vicinanze.
A un certo punto, nel bel mezzo del deserto, morì il cavallo di Gibson e Giles gli diede il proprio, con l’ordine di ripercorrere la strada al contrario, per cercare assistenza a Fort McKellar. Gibson si perse nel vuoto e non fu mai più visto (l’area adesso è chiamata il deserto di Gibson). Giles invece vagò per giorni traversando cumuli di sabbia, con poche scorte di viveri e ancor meno acqua, finché terminò tutto. Mentre si trovava in questo stato disperato, tormentato dalle mosche e mezzo morto di fame e sete, ormai allo stremo delle forze, notò un piccolo wallaby, una specie di canguro nano caduto dal marsupio della madre. Vi si gettò sopra, divorandolo crudo, pelliccia, pelle e tutto il resto. Nella sua memoria rimase il miglior pasto della sua vita. Riuscì a tornare infine al forte, a piedi in otto giorni, quasi completamente esausto.
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Josh dice che la formazione rocciosa è costituita da un misto di tre distinti materiali: granito, basalto e scisto. Mostra alcuni alberi, per esempio il bush coconut, dalla cui corteccia è possibile ottenere un decotto contro il mal di gola; oppure il killing tree, le cui foglie trattengono acqua, mentre le spine si usano per togliere bubboni dal naso; il blood wood è usato dalle vespe per mettere le larve nei frutti. Nell’albero ci sono anche i nidi dello zebra finch, un pettirosso. L’albero ha un aspetto sinistro, spettrale, coi rami secchi contorti. La corteccia è appiccicaticcia e vischiosa. Di solito il blood wood è sempre vicino a fonti d’acqua. Con i decotti ottenuti dalla corteccia si curano mal di testa e infezioni.
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Continuiamo a camminare, velocemente, mentre il vento si gonfia e soffia forte. Percorriamo salite e discese di rocce e sabbia rossa, stampate su un cielo blu finché arriviamo alla valle dei venti con una vista mozzafiato sulle gole.
Visitiamo la grotta del sacrificio. Un certo numero di leggende circonda il grande re serpente Wanambi, che si dice viva sulla vetta del Kata Tjuṯa e scenda a valle solo durante la stagione secca.  La tribù dei liru (in anangu serpente velenoso) era in conflitto con la tribù dei mala (in anangu significa wallaby, una sorta di piccolo canguro). Si diceva che il respiro di Wanambi fosse in grado di trasformare una brezza in un uragano per punire la tribù dei mala.
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Josh ci dice che la maggior parte della mitologia non è rivelata agli estranei, oppure semplicemente non vuole sprecare lo spazio della sua mente per ricordare storie inutili e poco pratiche. Spiega che per gli anangu minyma è la donna con bambini, wati è l’uomo all’interno della tribù. Donne e uomini passano attraverso i “riti di passaggio” e imparano i loro rituali specifici di genere. I wati devono apprendere una grande quantità di canzoni, storie e balli, visitando, luoghi speciali di potere. Le minyma sono escluse da tale conoscenza, se per caso dovessero venire a conoscenza degli affari degli uomini, sarebbero vittima di attacchi violenti e potrebbero essere condannate persino a morte. Arrivati alla base del Kata Tjuta ripercorriamo le solite strade deserte sul bus. Noto che Josh, ogni volta che incontra qualche auto, continua a tirar fuori tre dita per salutare. Ovviamente ciò non avviene spesso. Credo di scorgere, lungo la strada che conduce al parco, Uluru, ma Josh mi dice che si tratta di monte Conner, un altro monolite che dista 88 km da Uluru.
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Monte Conner da lontano viene spesso confuso con Uluru, anche se la sua forma è molto più piatta sulla cima. È il monolite più grande al mondo, dopo viene Uluru coi suoi 348 metri, e infine Kata Tjuta. I tre fanno parte di un immenso e unico monolite in gran parte sepolto nella sabbia di dimensioni asteroidali. Secondo alcuni scienziati, questo immenso monolite potrebbe essere in realtà quel che resta di una luna terrestre, assai simile alla marziana Phobos, caduta intorno a 3,5 miliardi di anni fa e conficcatasi nel nascente scudo continentale australiano.Arriviamo finalmente a Uluru (scoperto da William Gosse), dove arrivò anche Giles. Considerato il monolito più singolare della terra, la grande roccia rossa piantato nel mezzo del deserto, chiamato all’inizio Ayers Rock, in onore del governatore dell’Australia del Sud.
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Al tramonto, alla discesa del sole, la formazione rocciosa cambia mano a mano colore finché entra in ombra e diviene una sagoma scura nel mezzo del niente.
Intanto al campo si fa il fuoco. Stavolta ci sono camper, baracche in legno, altre costruzioni che non hanno niente di solido. Per le 10 di notte, dopo cena, mi infilo nel sacco a pelo, poi nello swag e guardo di nuovo le stelle.
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Guardo un cielo con costellazioni diverse, con la croce del sud al posto della stella polare. In questo emisfero c’è la costellazione del lupo.
3 luglio
Alle 6 (6 e 30 secondo mio orologio) mi sveglio.
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L’Uluru all’alba è ancora più bello, trascolora velocemente da nero, al bronzo, al viola, all’arancione, all’oro, al rosso acceso, fino a divenire color ruggine. Il massiccio è costituito in larga parte di ferro e il suo colore rosso è dovuto all’ossidazione. È visibile da decine di chilometri di distanza e assume velocemente una intensa colorazione rossa, in funzione dell’ora del giorno e della stagione. Gli effetti di colore sono dovuti a minerali come i feldspati, che riflettono particolarmente la luce rossa.
C’è freddo e vento.
Da diversi anni non si può salire sulla cima del monolite. Penso che ciò avvenga per paura di incidenti a causa delle superfici ripide e lisce, un divieto mascherato anche da urgenze spirituali. Quando nel 1985 il governo australiano restituì la proprietà di Uluṟu alla popolazione aborigena, furono poste due condizioni: che per 99 anni Uluru fosse gestito congiuntamente e che durante questo periodo fosse concesso ai turisti di scalare la roccia. È ancora visibile un corrimano usato negli anni scorsi. Josh ci offre altri motivi ben più pratici per non tentare l’ascesa: se tutti salissero in cima, a più di 300 m., molta gente non aspetterebbe di ritornare giù per fare i bisogni.
La superficie che, da lontano, appariva quasi completamente liscia, ora rivela molte sorgenti, pozze, caverne.
La camminata attorno al monolite invece è abbastanza semplice, il periplo si percorre in circa 2 ore e mezza: il mala walk.
Dentro una grotta ci sono antichi dipinti rupestri aborigeni frequentemente rinnovati; fra i vecchi strati di pittura, i più antichi risalgono a migliaia di anni fa. I dipinti ritraggono miti e le leggende del dreamtime che i turisti molto spesso non possono fotografare e talvolta neppure avvicinare.
La maggior parte dei miti su Uluru, sulle sue caverne, le sue pozze, le sue sorgenti o le caratteristiche del paesaggio circostante sono segrete e non vengono rivelate ai piranypa (i non-aborigeni, come noi). Questo risolve un bel po’ di problemi di memoria di Josh.
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Racconta i miti più famosi, come quello di Tatji, la Lucertola Rossa, che inventò il kali (il boomerang) e lo piantò nella roccia. Tatji scavò poi la terra alla ricerca del suo kali, lasciando numerosi buchi rotondi sulla superficie della roccia, tuttora visibili. Non riuscì a trovarlo e morì in una caverna. I grossi macigni che vi si trovano oggi sono i resti del suo corpo; un altro mito riguarda due fratelli bellbird, un uccello australiano della famiglia dei passeri, che cacciavano un emù. L’emù fuggì verso Uluru e due uomini lucertola dalla lingua blu, Mita e Lungkata, lo uccisero, lo macellarono e non vollero dare la carne ai fratelli bellbird. Per vendetta, i fratelli bellbird diedero fuoco al riparo degli uomini lucertola. Questi cercarono di fuggire scalando le pareti della roccia, ma caddero e arsero vivi.
Ogni storia ha anche connotazioni geografiche ben precise, molte altre non si possono rivelare.
Facciamo l’ultimo accampamento lungo la via.
Di notte, dopo mangiato, dentro il mio sacco a pelo, guardo le stelle diverse dell’emisfero australe. Dopo la giornata di pioggia intermittente del giorno prima, il cielo è finalmente terso. Mai viste tante stelle, sembra un mare infinito di stelle.
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Ricordo di aver letto una storia su un aborigeno che per la prima volta prende un aereo e, quando atterra a Sydney, pensa che l’aereo voli al contrario arrivando fino alle stelle.
Così tante stelle nel cielo per lui, così tante luci a Sydney.
4 luglio 2013
GIANCARLO LUPO
  Nota in calce dell’autore Giancarlo Lupo attinente ai racconti sull’Australia
E CONTINUIAMO A PARLARE DI AUSTRALIA…
Traduzione non autorizzata di estratti da Quicksand, di Steve Toltz
Steve Toltz è uno scrittore poco conosciuto in Italia, classe ’72, australiano, ha scritto due libri, e solo il primo è stato tradotto in italiano dall’Einaudi, Una parte del tutto, a mio parere uno dei libri migliori degli ultimi dieci anni.
Nel 2015 è uscito il secondo libro, Quicksand, ma di traduzioni ancora non si ha notizia.
Le storie del libro non possono essere riassunte facilmente: è una sequela di invenzioni imprenditoriali, citazioni ciniche e vicende rocambolesche.
Per mantenere al minimo il livello di spoiler posso dire soltanto che ci sono due protagonisti: Aldo e Liam (la voce narrante). Aldo è un imprenditore senza scrupoli, con una visione cinica e disincantata sulla realtà, con idee pazzesche che si tramutano in pessimi affari.
A un certo punto, per dirne una tra le tante, scrive una sceneggiatura su “gli zombi in Australia alla fine del Settecento” e cerca di girare il film che viene rifiutato dai produttori con questa motivazione: “Non puoi avere gli zombie che mangiano i cervelli degli aborigeni. Va bene se mangiano il cervello dei soldati britannici, va bene se mangiano il cervello dei detenuti britannici, e ci piace quando mangiano il cervello degli esploratori francesi, ma non puoi far loro mangiare il cervello degli aborigeni… Sensibilità culturali. “
Non so quando (e se) questo nuovo libro sarà tradotto in Italia, ma volevo condividere un po’ di estratti, a casaccio, per avere un’idea dello spirito e dell’humour nero che pervade l’opera.
“Con i progressi della scienza medica, all’incirca allo stesso ritmo dei peggioramenti ambientali, lo scenario più probabile è che il mondo diventerà inabitabile nel preciso momento in cui la razza umana diventerà immortale.”
“Lo sai, come le persone dividono il mondo in privilegio dei bianchi e oppressione dei neri, e non menzionano mai asiatici o indiani che sono, tipo, la metà del pianeta?”
“Lo sai, come mentre ci divertiamo a leggere romanzi distopici, per metà della nostra popolazione, questa società è distopia?”
“Lo sai, come nessuno che si lamenta dell’ineguaglianza dei salari, pensa, personalmente, di guadagnare troppo?”
 “Vergognosamente, i medici trascurano di dire ai nuovi genitori che una complicazione postnatale sempre più diffusa è che alcuni bambini diventano antropologi nelle loro case, come se fossero stati concepiti per studiare e poi registrare i terribili fallimenti dei genitori, che non hanno idea di avere invitato questi osservatori dal cuore freddo nelle loro vite. Tutti questi genitori volevano produrre versioni migliori di sé stessi, poveri incoscienti; invece si sono ritrovati un informatore indifferente che non esiterà a segnalarli all’autorità più spregevole – il pubblico. In altre parole, è come disse una volta il poeta Czeslaw Milosz: “Quando uno scrittore nasce in una famiglia, quella famiglia è condannata.”“Tutti dicono sempre: “Finché non hai figli non puoi mai capire com’è”. Questo è solo perché non hanno empatia, non è vero?”“Ricordare il passato è come guardare un film di Hollywood, nel senso che non si vedono mai i personaggi andare in bagno.”“La tragedia evitata di un uomo è la fantasia differita di un altro uomo.”“La storia non è una litania di popoli e civiltà, è una serie di prove cliniche.”
Non sono un traduttore di professione, quindi rimando al libro in originale, facilmente acquistabile on line (per chi legge in inglese), oppure consiglio di recuperare Una parte del tutto..
G.L.
  SULLE ORME DI SAM PECK – AUSTRALIA (PARTE – 4) di GIANCARLO LUPO ♦ Australia, Nella terra dei sogni, Dreamtime (quarta parte) Sveglia alle 6, dopo una notte tormentata dal freddo.
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margiehasson · 5 years
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Unghie, tutti i colori dell’autunno 2019
Gli smalti neri dell'autunno 2019
Gli smalti neri dell'autunno 2019
Gli smalti neri dell'autunno 2019
Gli smalti neri dell'autunno 2019
Gli smalti neri dell'autunno 2019
Gli smalti neri dell'autunno 2019
Gli smalti neri dell'autunno 2019
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Gli smalti neri dell'autunno 2019
Gli smalti neri dell'autunno 2019
Gli smalti neri dell'autunno 2019
Gli smalti neri dell'autunno 2019
Bianco perlato, proprio en pendant con l‘anello di fidanzamento con diamante dal taglio smeraldo. È il colore di smalto che il nail arist Tom Bachik ha scelto per una delle ultime manicure sfoggiate da Jennifer Lopez.
Una tonalità molto brillante per settembre inoltrato, ma che invece conquisterà tutto l’autunno. «Se il bianco puro è perfetto per l’estate, allora il bianco perlato è perfetto per il cambio di stagione», ha detto a Popsugar l’esperta Jin Soon Choi. «Il dettaglio perlato dà una dimensione elegante all’unghia, l’ideale per questo periodo quando è necessaria una maggiore variazione».
In realtà, J.Lo non è la prima star a indossare questa nuance. Lo scorso dicembre, Rihanna ha indossato la stessa tonalità con un finish molto brillante, e più recentemente Cardi B ha sfoggiato una shade più calda. Quest’autunno il bianco iridescente sarà in compagnia di:
NERO E COLORI SCURI Sontuoso, avvolgente, il nero veste le unghie con un effetto lucido o opaco. È lo smalto di transizione, tra i colori autunnali e quelli vitaminici estivi. È un colore bold e sta bene con tutto, a seconda dell’outfit si presta a una interpretazione rock o sofisticata.
CANNELLA E COLOR RUGGINE Sono i classici neutri autunnali dal tocco moderno. Il colore ricorda il rosso delle spezie. La sfumatura giusta vira dal ruggine al terracotta.
COLORI NEUTRI DAL SOTTOTONO MALVA Dal taupe al malva, nuance tenui, eleganti, che ricordano i tipici colori autunnali. Potrebbe essere la variante di stagione al classico nude alla Meghan Markle.
CHAMPAGNE E GLITTER La manicure glitterata lilla sfoggiata da Taylor Swift agli MTV Music Awards è l’esempio più attuale. Prendete lo smalto prosecco, riempitelo di glitter e sembrerà un gioiello in punta di dita. Chic per la sera.
FRENCH MANICURE La french manicure anni Novanta è un big trend di questo autunno. Si porta classica, come piace alla modella Ashley Graham e a Beyoncé, e in versione non convenzionale. La tip è più fine e non è detto che sia bianca. A sdoganarla è stata Bella Hadid sul red carpet degli MTV Music Awards, che ha scelto una french color sabbia come l’abito. Le fa eco la Fashion Week di New York, dove la french manicure sta vivendo un grande ritorno. Per la sfilata di Prabal Gurung, la nail artist Miss Pop ha creato una “negative space” french manicure, con tip bianca e adattando la shade dello smalto trasparente al tono della pelle. Mentre Betina Goldstein per la collezione di Kith ha reinterpretato la french con una Matte Double-Cornered French, tratteggiando di bianco anche il contorno della cuticola.
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fashioncurrentnews · 5 years
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SUMMER STYLE BY NIGHT
Care Pinelle,
Siamo in piena estate e nel pieno di occasioni per divertirsi all’aperto, avete già degli eventi in programma? Le serate si accendono in giardini profumati, rooftop favolosi e spiagge illuminate da fiaccole che spesso fanno da cornice a tappeti di eleganti teli bianchi. Ho pensato a tre look perfetti da indossare di sera in queste differenti location, a cui potete ispirarvi se avete un’occasione speciale… ma anche uno spensierato dopo cena con le amiche!!
  ROMANTIC GARDEN PARTY
Un giardino illuminato da ghirlande di luci, atmosfera suggestiva e musica che accompagna chiacchiere e sguardi… La mia proposta per questa tipologia di serata è un look romantico e molto femminile: un mini abito nero con stampa floreale, in linea con il contesto garden chic.
In questa stagione, potete trovare l’abito stampato a fiori in tanti modelli differenti, dal più basic, stile tubino, a quello strutturato. Se vuoi stupire, scegline uno che sappia mettere in luce la silhouette femminile, giocando con contrasti tra ampie spalle e vita sottile, sottolineata magari da una cintura, per essere elegante e sexy. Abbina uno stivale nero per un look più casual, o un paio di dècolletè con dettagli che riprendono il colore dei fiori, per completare con un tocco glam.
Su questo look, l’ideale è una borsa a tracolla da indossare crossbody. Comoda e raffinata, ti accompagnerà tutta la sera!
http://www.marksandangels.it
FASHION ROOFTOP
Terrazza panoramica, gente che balla e cocktail con frutta fresca dal sapore estivo? Serve un look ad alto tasso di stile!
Sfrutta una delle tendenze del momento e stupisci con un look androgino. Scegli un elegante tailleur pantalone e lascia una scollatura audace sul petto senza indossare nulla sotto al blazer, niente di più glamour e rock!
Gioca con gli accessori, fai risplendere il tuo total black con una collana luminosa o con un paio di orecchini pendenti.
Obbligatori i sandali con tacco vertiginoso! Sceglili in argento o in oro per rendere il tuo outfit un vero gioiello, dalla testa ai piedi.
Porta con te una belt bag dai tratti minimal chic che sappia stare al passo con questo look sofisticato ma davvero super sexy.  Il risultato sarà senza dubbio indimenticabile…
  FESTA IN SPIAGGIA
La brezza salata del mare, il rumore delle onde, la pelle ancora calda per il sole… è arrivata l’ora di un party on the beach. In questa atmosfera così leggera e rilassata, l’abito bianco è quello che rende giustizia all’abbronzatura e ci immerge subito in un contesto estivo.
Puoi sceglierlo maxi o mini e sbizzarrirti sui tessuti. A seconda dell’occasione, cerca la texture che fa per te: casual in cotone, raffinato in lino, elegante in pizzo San Gallo. L’abito bianco è davvero versatilissimo e ti dà l’opportunità di divertirti con gli accessori! Spezza il vestito con una cintura in cuoio, per esempio, e impreziosisci il tuo look con bracciali e orecchini pendenti, in perfetto stile boho chic.
Altrimenti, scegli il total white indossando una minigonna o un paio di shorts, da abbinare ad un top morbido che crei giochi interessanti con le spalle.
Puoi rendere questi outfit sexy con un paio di sandali altissimi, da sfilare all’occorrenza se arriva l’ora di ballare scalzi sulla sabbia! Altrimenti, l’opzione più casual, ma sempre elegante, sono i sandali a listini, di grande tendenza questa stagione!
Care Pinelle, che ne pensate di questi look? Avete già qualche evento particolare che vi aspetta? Vi auguro una buona giornata, tanti bacii!
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virginiamurrayblog · 6 years
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Unghie 2018, la “Martini manicure” di Blake Lively
Nail Polish di Jess Hannah
ICONails Smalti Unghie Gel di Catrice
Le Vernis di Chanel
Nail Lacquer Professional di Mollon Pro
Breathing Color Nail Enamel di Flormar
Color Therapy di Sally Hansen
La Lacque Couture di Yves Saint Laurent
Nutri Color di MB Miss Broadway
Color & Care Nail Lacquer di Artdeco
Smalto professionale di Orly
Artistic Colour Revolution di Artistic Nail Design
"A Simple Favor"
"A Simple Favor"
"A Simple Favor"
"A Simple Favor"
"A Simple Favor" première
"A Simple Favor" première
"A Simple Favor" première
Il Martini con la sua sagoma sofisticata è il vero protagonista del nuovo film con Blake Lively e Anna Kendrick, A Simple Favor, in uscita in America venerdì 14 settembre. Nel film Emily aka Blake Lively sorseggia continuamente il famoso cocktail a base di gin guarnito con un’oliva e uno di questi bicchieri diventa un passaggio decisivo nella trama del film.
Senza fare spoiler, durante la première newyorchese Blake Lively ha celebrato il vero protagonista del film mettendolo sulle unghie con la “Ring finger nail polish” o “Accent Nail Manicure”, che prevede un colore diverso o una decorazione solo sul dito anulare. La sua nail artist Elle (su Instagram @enamelle) ha steso sull’anulare due passate di smalto nero su cui ha poi incollato 7 piccoli cristalli Swarovski a creare la forma del Martini cocktail.
Sulle altre dita, invece, Elle ha applicato uno smalto grigio siderale glitterato – LeChat Dare to Wear Polish nella nuance Rock the Mic – in tinta con l’outfit di Blake Lively: maglia a collo alto trasparente dello stesso colore abbinata a un tailleur nero. Un look da copiare per la prossima serata con un bicchiere tra le mani.
Per chi invece preferisce uno stile più classico senza cristalli né disegni, prima che inizi l’inverno sono da provare la desert manicure sui toni della sabbia e della terra…
e le unghie bianco gesso, il revival del momento
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virginiamurrayblog · 6 years
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Sulle altre dita, invece, Elle ha applicato uno smalto grigio siderale glitterato – LeChat Dare to Wear Polish nella nuance Rock the Mic – in tinta con l’outfit di Blake Lively: maglia a collo alto trasparente dello stesso colore abbinata a un tailleur nero. Un look da copiare per la prossima serata con un bicchiere tra le mani.
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virginiamurrayblog · 6 years
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Senza fare spoiler, durante la première newyorchese Blake Lively ha celebrato il vero protagonista del film mettendolo sulle unghie con la “Ring finger nail polish” o “Accent Nail Manicure”, che prevede un colore diverso o una decorazione solo sul dito anulare. La sua nail artist Elle (su Instagram @enamelle) ha steso sull’anulare due passate di smalto nero su cui ha poi incollato 7 piccoli cristalli Swarovski a creare la forma del Martini cocktail.
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