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#berlinguer ti voglio bene
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Questa scena mi faceva morire dal ridere quando ero adolescente, adesso invece il sorriso si è fatto più amaro perché mi sento un sacco affine a il Cioni, il quale impreca all'infinito dando l'impressione di non riuscire a trovare la parola giusta che gli dia la soddisfazione di liberare il suo malessere.
Comunque il film, contrariamente a quello che può sembrare, non è leggero:  la comicità è beffarda e volgare, malinconica e disillusa.
“Ecco noi siamo quella razza che l'è tra le più strane, che bruchi siamo nati e bruchi si rimane.“
- Berlinguer ti voglio bene (1977)
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raffaeleitlodeo · 2 years
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No’ semo quella razza che non sta troppo bene che di giorno sarta fossi e la sera le cene Lo posso grida’ forte fino a diventa’ fioco no’ semo quella razza che tromba tanto poco Noi semo quella razza che al cinema s’intasa pe’ vede’ donne ‘gnude e farsi seghe a casa Eppure, la natura ci insegna, sia su’ i monti sia a valle, che si po’ nascer bruchi pe’ diventa’ farfalle Ecco, noi semo quella razza che l’è tra le più strane che bruchi semo nati e bruchi si rimane Quella razza semo noi l’è inutile fa' finta: c’ha trombato la miseria e semo rimasti incinta. ❤
Poesia di Bozzone, in: Berlinguer ti voglio bene (Italia, 1977, regia G. Bertolucci)
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agrpress-blog · 2 months
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Roberto Benigni: alla riscoperta di "Berlinguer ti voglio bene" Il 4 marzo alle 21.15 su La7, Roberto B... #Berlinguertivogliobene #EnricoBerlinguer #GiuseppeBertolucci #la7 #robertobenigni #TorrediBabele https://agrpress.it/roberto-benigni-alla-riscoperta-di-berlinguer-ti-voglio-bene/?feed_id=3350&_unique_id=65de03820487d
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giancarlonicoli · 6 months
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29 ott 2023 16:22
LA PARABOLA DEGLI EX COMUNISTI: SEMPRE DALLA PARTE OPPOSTA DEL PROLETARIATO – PIETRO TIDEI, IL SINDACO HOT DI SANTA MARINELLA, FACEVA VIVERE LA FAMIGLIA DEL SUO FACTOTUM, BASHKIM KURTAJ, IN UNO SGABUZZINO DI TRENTA METRI QUADRATI SENZA FINESTRE, CON DUE MATERASSI BUTTATI A TERRA – “LA VERITÀ” PUBBLICA IL VIDEO DELL’ALLOGGIO DOVE ERANO COSTRETTI IN QUATTRO: “CHE COSA FARÀ ADESSO IL PARTITO DEMOCRATICO? ROMPERÀ FINALMENTE L’OSTINATO SILENZIO SULLE IMPRESE DI QUESTO SUO STORICO ESPONENTE O DOBBIAMO RITENERE CHE PER I SEDICENTI PROGRESSISTI SIA TUTTO A POSTO?”
Estratto dell’articolo di Giacomo Amadori per “La Verità”
Viene dal Partito comunista italiano, il partito dei lavoratori per antonomasia, ha cercato di assumere aumm aumm il nipote di un «compagno», ma in realtà sembra proprio che il sindaco hot di Santa Marinella, Pietro Tidei, proprietario di un grande patrimonio immobiliare, abbia più l’indole del latifondista in stile Via col vento che del paladino del proletariato.
Su Internet si trova ancora un filmato in cui una telecamera spazia sulla tenuta da decine di ettari del politico dem con in sottofondo la musichetta del telefilm anni ’80 Dallas. Lì per più di due lustri ha svolto la mansione di factotum part-time Bashkim Kurtaj, cinquantatreenne ex poliziotto albanese, il cui racconto assomiglia più al film 12 anno schiavo che a Berlinguer ti voglio bene.
Pure la moglie Mira sarebbe stata sfruttata e, a un certo punto, entrambi avevano fatto armi e bagagli e se ne erano andati, lasciandosi dietro più di incomprensioni. Forse anche per questo Tidei, ripreso a sua insaputa dalle telecamere della Procura di Civitavecchia, intenta a indagare su una presunta corruzione ai danni del primo cittadino, aveva dedicato alla coppia frasi razziste come queste: «Bashkim è stato un mascalzone. Più che lui è stata la moglie. Una mandria di mascalzoni. Se rigirava mi moje… poi mi moje ci piagneva… comunque vabbè, mo va via e pazienza […]. L’hanno cacciato pure dalla Polizia perché rubava. Quindi voglio di’ non è che era uno… poi capirai, in Albania rubano tutti».
A inizio ottobre Bashkim, ferito da queste parole, aveva deciso di replicare e ci aveva raccontato che Tidei aveva fatto vivere lui e la sua famiglia in una stamberga di «trenta metri quadrati, senza finestre o comfort». «I miei figli per quasi dieci anni hanno dormito nell’intercapedine della casa, quella costruita per isolare l’immobile dall’umidità» ci aveva detto. E aveva aggiunto: «Abbiamo fatto una vita da bestie. Era come essere in una cella».
[…] Il «compagno» Tidei […] aveva replicato da par suo: «Per facilitare il lavoro, abitando la mia famiglia in campagna abbiamo messo a disposizione della famiglia Kurtay un alloggio di cui disponevamo per consentire a questa famiglia di abitare sul posto». E aveva specificato: «La famiglia Kurtay non ha mai pagato affitto, bollette per le utenze, né altro ancora, perché la disponibilità dell'abitazione si intendeva compensata da piccoli lavoretti a casa Tidei».
Un cambio merce per i servigi prestati da Bashkim decisamente irricevibile anche perché il contratto della coniuge, anche lei, secondo i Kurtaj, sottopagata («il contratto era, inizialmente, per 25 ore settimanali, poi per 36, ma mia moglie ne lavorava 50-60» spiega Bashkim), prevedeva «un appartamento a uso abitativo con incluso il consumo delle utenze».
Adesso Kurtaj e signora sono assistiti dall’avvocato Giancarlo Tortorici che sta verificando tutte le eventuali mancanze dell’ex datore di lavoro della coppia. Ma prima che un giudice si esprima sulla questione noi possiamo mostrare in anteprima ai lettori in che tugurio dormissero i figli, un maschio e una femmina dei due lavoratori albanesi: uno sgabuzzino a forma di «L» con appoggiati per terra due materassini. Intorno gli oggetti che di solito si tengono in un ripostiglio.
Insomma, uno di quei disimpegni o cunicoli che solo nelle zone di guerra, nelle favelas o in certi centri profughi abbiamo visti adattati a stanze. «Nonostante io abbia tinteggiato di bianco quel piccolo spazio si notano ancora le macchie dell’umidità e la feritoia da cui entrava l’aria» sottolinea oggi Bashkim. Che descrive un ambiente insalubre che non può aver giovato alla crescita dei suoi ragazzi.
Le condizioni […]  non sono giustificabili ed esigono una risposta prima di tutto politica: se quel bugigattolo è stato davvero la camera da letto di due bambini diventati lì dentro adolescenti, che cosa ha da dire il sindaco a propria discolpa? Un uomo, che si autodefinisce di sinistra, può far vivere degli esseri umani dentro a uno stambugio, magari solo perché sono stranieri? Che cosa farà adesso Tidei? Ci gratificherà con un altro dei suoi chilometrici post? Oppure chiederà scusa? E il Partito democratico? Romperà finalmente l’ostinato silenzio, immaginiamo imbarazzato, sulle imprese di questo suo storico esponente o dobbiamo ritenere che per i sedicenti progressisti sia tutto a posto?
Anche perché c’è pure un’altra questione che può essere utile rendere pubblica e che emerge dai racconti di Bashkim. «Un giorno Tidei mi chiese di acquistare una scheda telefonica a me intestata da consegnargli. Diceva che aveva perso la sua, anche se non mi era chiaro perché non potesse comprarsene una da solo. Quando gliela portai mi accorsi, però, che lui parlava normalmente al telefono e che su Whatsapp il profilo collegato al suo vecchio numero era attivo».
E allora? «Allora non ci badai, ma adesso, dopo che in questa storia di Santa Marinella ho sentito citare tante cose che non mi sono piaciute, nomi di famiglie di Ostia, ho deciso […] di approfondire questo episodio per capire che uso sia stato fatto di quella tessera, visto che non voglio avere brutte sorprese». […]
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telodogratis · 2 years
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Tutti orfani di Roger: perché il ritiro di Federer ricorda quello di Totti
Tutti orfani di Roger: perché il ritiro di Federer ricorda quello di Totti
AGI –  Federer, ti voglio bene. Proprio come il Mario Cioni interpretato al cinema da Benigni adorava Berlinguer, la cui desinenza del cognome era pure identica. Roger, ti voglio bene urlano da ogni angolo del globo tutti i membri della Chiesa tennistico-sociale che lo svizzero ha costruito attorno alla sua persona nell’ ultimo ventennio. E il grido addolorato e anche un po’ spaurito che si leva…
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schizografia · 2 years
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ilfascinodelvago · 3 years
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Il comunismo viene da sé anche senza Berlinguer. Il comunismo è come prima di farsi la prima sega che si viene a letto da sé. Si fa: "Dio bono, che cosa m'è successo?" "Niente, o fanciullo, sei venuto! Quello che non funzionava ora funziona. Godi!" Ecco, il comunismo così il popolo sì... è come un ragazzo prima di farsi la prima sega. Arriverà la mattina da sé, si dice: "Che cosa ci è successo?" "Niente, popolo! Sei venuto! Quello che non funzionava ora funziona! E godi!" Ecco, il comunismo è la sega prima di farsi la prima sega. Si viene da sé spontaneo...
Cioni Mario 
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Berlinguer ti voglio bene, Giuseppe Bertolucci con Roberto Benigni (1977)
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songsfordustmites · 2 years
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Berlinguer ti voglio bene (1977) dir. Giuseppe Bertolucci
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benzinaocenere · 7 years
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È inutile far finta: c'ha trombato la miseria e semo rimasti incinta.
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corallorosso · 3 years
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Ho amato artisticamente Roberto Benigni in maniera totale, dai suoi esordi straordinari fino a La vita è bella. È pure aretino, figuriamoci. Motivo in più per volergli bene. Per due decenni è stato meraviglioso, soprattutto con Monni, Troisi e nei primi film. Un gigante. Poi l’ho perso di vista. Bravo (molto) a raccontare Dante, retorico in molti suoi interventi televisivi, pessimo negli ultimi film, IRRICEVIBILE nelle sue sbornie renziane. Ammetto di avere trovato in tutta onestà INSOPPORTABILE la retorica usata a quintali dagli osservatori (giornalisti, opinionisti, etc) per celebrare pomposamente la sua dedica (bella, benché qua e là copiata) a Nicoletta Braschi e la sua speranza (costituzionalmente errata) di un bis di Mattarella al Quirinale. Quanti salamelecchi sbrodoloni! Per questo motivo, augurando a Benigni e famiglia ogni fortuna, e ringraziandolo per i Cioni Mario e i Berlinguer ti voglio bene, trovo molto pertinenti le parole di Cristina Correani che qui riporto. Andrea Scanzi ************ “Per me Benigni è sempre quello che nel 2017 insieme a sua moglie, con la quale ha diviso tutto tutto, minacciò Report di querela prima che andasse in onda l'inchiesta sui finanziamenti al cinema diffidando Raitre dal mandarla in onda: solo qualche anno prima Benigni con altri big e vip firmava l'appello a favore di Report, il programma più attaccato e osteggiato dalla politica e dal potere perché le inchieste sono belle ma solo se non si occupano dei fatti e fattacci nostri. E' sempre quello che s'innamorò di renzi al punto di sostenere il sì al suo referendum arrivando a dire che il no "era peggio della Brexit", quello del gigantesco falso storico nel film La vita è bella ed è quello che l'altra sera, davanti alla grande platea della kermesse di Venezia ha mandato a dire a Mattarella di riconsiderare l'ipotesi di un secondo mandato. Benigni ormai da anni approfitta della sua notorietà per fare politica stando molto ben attento a non disturbare il potere corrente, quello che garantisce sempre i rubinetti aperti. Il giullare che diventa cortigiano per opportunismi propri. Non sono romantica? Può darsi, nessuno è perfetto.” Cristina Correani
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marcommarco · 5 years
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confusionando · 5 years
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Berlinguer ti voglio bene.
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Berlinguer ti voglio bene
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giuliocavalli · 6 years
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Chiedere scusa
Chiedere scusa Sono tra quelli che hanno provato un certo ribrezzo nell'assistere alle accuse contro Asia Argento durante la puntata di Carta Bianca, condotto dalla Berlinguer, con Vladimir Luxuria e il direttore di quel giornalaccio che è Libero. Se è vero che Senaldi (parecchio in difficoltà, c'è da dire) ha dovuto sostenere quel bullismo che è l'ingrediente principale della sua linea editoriale è vero che Luxuria è apparsa molto diversa da quella che molte volte ha sostenuto battaglie in fondo così simili a quelle del movimento #metoo e #quellavoltache. Bene. Vladimir oggi si scusa. E non è per niente scontato chiedere scusa di questi tempi, in cui l'essere fragili sembra un vizio. Tanto di cappello, quindi. Ecco la sua lettera a Asia Argento: «Sono giorni che mi porto dentro un magone e adesso trovo la forza di chiedere scusa ad Asia e a tutte le donne che si sono sentite ferite dalle mie parole. Il destino, il karma o la provvidenza (ognuno la chiami come vuole) mi ha fatto conoscere proprio il giorno dopo la trasmissione una donna che mi ha raccontato di una violenza subita 30 anni fa e che quando si era confidata per la prima volta nessuno le aveva creduto. Ha pianto davanti a me e io mi sono sentita di merda. Di merda perché ero così presa da me e dal predicozzo che avevo preparato da non essere stata in grado di leggere negli occhi le tue lacrime. Perché per troppo tempo mi sono lasciata deviare dai demoni del sospetto e della diffidenza. Ho esagerato e non ho dimostrato compassione e solidarietà. Mi sono rivista nella puntata e mi sono fatta schifo da sola nel riconoscermi. Tanti miei amici e persone con cui ho condiviso tante battaglie mi hanno fatto ulteriormente capire con i loro giusti rimproveri e incazzature che ormai avevo perso senno e strada. Lo so Asia che è troppo tardi e non pretendo che tu possa accettare le mie scuse ma ti giuro che sono sincere. In questi giorni sto molto male e non posso chiedere a nessuno un conforto perché io non sono stata in grado di farlo. Ti ringrazio anche di non essere mai scesa a insulti transfobi per accusarmi: sei sempre stata con noi nelle battaglie Lgbt e credo anche io che saresti una testimonial contro tutte le violenze. Vorrei abbracciarti e ritrovare nei nostri occhi non più rancore ma la gioia di vivere che auguro a tutte coloro che hanno sofferto in passato e che vogliono combattere. Ti voglio bene Vladimir Luxuria» Beh, meglio così.
Sono tra quelli che hanno provato un certo ribrezzo nell’assistere alle accuse contro Asia Argento durante la puntata di Carta Bianca, condotto dalla Berlinguer, con Vladimir Luxuria e il direttore di quel giornalaccio che è Libero. Se è vero che Senaldi (parecchio in difficoltà, c’è da dire) ha dovuto sostenere quel bullismo che è l’ingrediente principale della sua linea editoriale è vero che…
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giancarlonicoli · 4 years
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21 GEN 2020 11:54
IL FIORE DI BERUSCHI E "LA RAPINOSA" BARBARA DI CARELLA: IL SANREMO DEL 1979 AVVERTE CHE GLI “ANNI DI PIOMBO” STANNO PER FINIRE - NELL'ALMANACCO DI BARTOLETTI E MAZZI SUL FESTIVAL LA SPIAZZANTE EDIZIONE DEL ’79 VINTA DA MINO VERGNAGHI CON "AMARE": SANREMO NON GLI PORTA SUBITO BENE. VINCE E LA SUA CASA DISCOGRAFICA 'CHIUDE I BATTENTI E LO LASCIA A PIEDI'. MA ZUCCHERO... - VIDEO
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Vittorio Macioce per “il Giornale”
Ognuno avrà un suo Sanremo, quello del primo amore o di un inverno fortunato, quello che lo fa piangere ancora adesso o l' ultimo prima di sentirsi vecchi. Il mio non è indimenticabile. Non me lo ricordavo. Forse neppure l' ho visto. Avevo undici anni e pochi mesi.
Smarrito. Fuori dalla mappa. Senza traccia. L' ho scoperto adesso. È il Festival di Sanremo del 1979. Per la storia è un fallimento. Le canzoni non venderanno nulla. I presentatori sono Mike Bongiorno e Annamaria Rizzoli. Mike per una volta sembra perfino spaesato. Si guarda in giro come a chiedersi: chi sono questi qui che si aggirano cantando intorno a me? Gli unici ad avere una certa fama sono i Camaleonti e Antoine.
Allora perché proprio il '79? Semplice. È un incantesimo. Ti spiazza.
Il merito di questa scoperta, con un viaggio a ritroso in un tempo perduto, è di Marino Bartoletti e Lucio Mazzi. Sono gli autori di Almanacco del Festival di Sanremo (Gianni Marchesini edizioni).
Non è che loro parlino solo del 1979. Ti raccontano tutte le sessantanove edizioni, dalla prima nel 1951 con Nunzio Filogamo come padrone di casa e Nilla Pizzi che canta Grazie dei fiori, fino all' ultima edizione firmata da Claudio Baglioni e con Mahmood che scandisce Soldi. Il '79 sta lì in mezzo agli altri. Bartoletti e Mazzi si limitano a lanciare un' esca, in modo quasi distratto: Sanremo, anche quando è un flop, ti stupisce.
Il gioco dell' Almanacco è proprio questo: la vita ha una colonna sonora. Bartoletti e Mazzi te la fanno riscoprire.
Franco Fanigliulo canta, quasi recitando. È spezzino. Ha 35 anni ed è figlio di un marconista e di una pianista. Due anni prima è apparso nel film di Giuseppe Bertolucci Berlinguer ti voglio bene. È il cantante di un improbabile gruppo musicale, «Romeo e i Los Gringos», che annuncia in diretta durante un concerto la morte della madre di Mario Cioni, alias Roberto Benigni. Al Festival porta una canzone dal titolo sgrammaticato: A me mi piace vivere alla grande. A metà degli anni Ottanta si ritira in una fattoria a Vezzano Ligure. Non rinuncia però a fare l' autore e collabora fino alla morte, prematura, per un ictus al cervello, con Vasco Rossi, gli Stadio e Zucchero.
C' è anche Marinella Bulzamini in quella ventinovesima edizione. È bolognese, surreale, disincantata e racconta le disavventure di un' impiegata della Sip, alienata dagli elenchi telefonici. Non sa quanto il posto fisso sarebbe diventato una sorta di miraggio. Il titolo della canzone, scritta dal marito Roberto Ferri, è: Autunno, cadono le pagine gialle. Tornerà all' Ariston due anni dopo, quando la debuttante Elisa vince grazie a Per Elisa, con Ma lascia stare, ma chi te lo fa fare.
Mike Bongiorno chiede a tutti di raccontarsi, aggiungendo un malefico: «Visto che non vi conosce nessuno». Tra i presunti nessuno ci sarebbe anche Enrico Beruschi. Non è ancora quello di Drive In, ma da una decina d' anni ha lasciato il posto di ragioniere alla Galbusera per sfidare il pubblico del Derby di Milano. La sua è una canzone d' amore: Sarà un fiore. «Tu sei stesa dirimpetto/ Tu mi dici dolcemente/ Cusa l' è ches chi/ Cusa l' è ches chi/ Ma come/ Non è mica un aeroplano». Arriva quinto, appena dopo i Collage con La gente parla e molto più piazzato dei Pandemonium con un' altra romantica canzone d' amore: Tu fai schifo sempre.
Il vincitore è Mino Vergnaghi con Amare. Sanremo non gli porta subito bene. Vince e la sua casa discografica «chiude i battenti e lo lascia a piedi». Se ne va in Inghilterra. «Non canta male e scrive ancora meglio - certifica Bartoletti -. Se ne accorge Zucchero che gli affida la musica di Diamante».
La canzone simbolo di quel Sanremo è Barbara di Enzo Carella. Il testo è di Pasquale Panella che tra qualche anno regalerà a Lucio Battisti, stanco di Mogol, i percorsi dissonanti e meravigliosi di Don Giovanni o Hegel. Gli italiani invece cantano Tu sei l' unica donna per me di Alan Sorrenti e ascoltano i Bee Gees e Julio Iglesias. È l' anno in cui nascono Valentino Rossi e Andrea Pirlo. Mennea con 19 secondi e 72 centesimi fa il record del mondo sui 200 a Città del Messico. La Ferrari torna a vincere il mondiale con Jody Scheckter e i suoi tifosi si innamorano di Gilles Villeneuve. I banditi sardi rapiscono Fabrizio De André e Dori Ghezzi. Margaret Thatcher vince le elezioni, l' Europa battezza lo Sme, il sistema monetario europeo e l' Unione sovietica invadono l' Afghanistan. C' è chi in prima media sogna di fare il giornalista. Gli anni Settanta li ha vissuti da bambino. Il Sanremo del 1979 avverte che gli «anni di piombo» stanno per finire.
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