Tumgik
#mi voglio rinchiudere nel mio guscio
syri-kalter · 8 months
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Mi sembra di avere cosi tanto amore da dare, ma nessuno che possa ricevere tutto questo. Sembra tutto sospeso nell'aria, tanta tensione ma niente di concreto. Tante parole ma niente azione. Io non sono cosi, Io agisco, io faccio, io sono forte, lo so. Ma non sopporto stare con gente del genere attorno a me. Gente che parla ma non fa mai un cazzo
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strawberry8fields · 4 years
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“Nei ricordi di ogni uomo ci sono certe cose che egli non svela a tutti, ma forse soltanto agli amici. Ce ne sono altre che non svelerà neppure agli amici, ma forse solo a sé stesso, e comunque in gran segreto. Ma ve ne sono infine, di quelle che l’uomo ha paura di svelare perfino a sé stesso, e ogni uomo perbene accumula parecchie cose del genere.”
Fëdor Michajlovič Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo
Il peso del buio
Tarda sera.  Le luci si abbassano.  L’ambiente è buio. Tutto è più accettabile sotto la luce del giorno ma non ora. Mi chiudo a chiave in un silenzio cupo e pensieroso. Uno stato di calma apparente.
- «Non ti spaventa quello che potrei farti?»
Il buio porta con sé un’inquietante minaccia. C’è sempre qualcosa di spaventoso che si nasconde nelle tenebre, che si fa vivo tutte le notti e ritorna sempre a tormentarmi. Sa sempre come trovarmi. Mi segue, riesce a rintracciarmi e a scovare ogni mio nascondiglio.
«Sapevo che saresti venuto.»
Uno scricchiolio appena accennato. La porta si apre lentamente: qualcuno emerge dall'ombra, si ferma sulla soglia e, un attimo dopo, scivola dentro. Si è intrufolato di nuovo indisturbato nella mia stanza. Ci metto poco ad accorgermene. Si muove svelto, sento i suoi passi avvicinarsi. Avverto chiaramente la sua presenza. Cresce la mia sensazione di disagio. Mi muovo cautamente cercando di fuggire ma piomba immancabilmente davanti a me e mi impedisce di scappare. Un lampo nel suo sguardo.
«Come mi hai trovata?»
-«Non sono affari tuoi. Io posso fare quello che voglio. Torno sempre a prenderti. Come vedi, ora sono qui con te, di nuovo.»
Succede tutto in fretta: l’incubo diventa concreto. La tensione è palpabile. Sono vulnerabile e non c’è nessuno che posso chiamare per farmi salvare o a cui chiedere aiuto. Spalanco i miei occhi neri e trattengo il respiro. Cerco di ritrarmi di scatto. Mi allontano, provo ad opporre resistenza. Lo fisso con durezza: sono disgustata. Mi osserva con sguardo indifferente. I suoi occhi vuoti trapassano il mio corpo. Non disdegna l’idea di infliggere dolore. Incurante, scatena il suo attacco decisivo e prende ciò che vuole. Sono un minuscolo essere sofferente. Stringo le braccia intorno al corpo per cercare di proteggermi. Risulta alquanto difficile mantenere la lucidità.  Respiro affannosamente, sto annaspando, sto sprofondando nell'incubo. Il dolore cresce insieme alla sensazione di impotenza, la rabbia mi sale in corpo e cado a terra. Rimango ferma, vinta dalla sua forza. Sono una pallida copia di me stessa: di me rimane soltanto un’ombra rimpicciolita. Al dolore si alterna altro dolore che va oltre la mia mente, oltre il mio corpo, oltre le pareti della stanza. Sul mio viso solo tracce dell’odio che provo per lui. Il silenzio inghiottisce il mio urlo.
«È una continua tortura.»
Sono stufa. Quale misteriosa forza può guidarmi verso la luce? Questo interrogativo si impossessa della mia mente. Avverto l’inesplicabile urgenza di sentirmi di nuovo al sicuro.
«Che scelte ho?»
Vorrei poter diventare invisibile per sopravvivere alla minaccia e scansarla, sopravvivere alle notti di solitudine e dolore che continuano a susseguirsi. Vorrei potermi rinchiudere in un guscio rigido e inaccessibile. Vorrei trovare il modo di sopravvivere  all'incontro con quel mostro di insensibilità senza dissanguarmi. Vorrei uno scudo protettivo. Neutralizzare la potenza distruttiva che ogni notte porta con sé che continua a divorarmi. Spazzare via i ricordi, vagare altrove con la mente, riuscire a dimenticare almeno per un po’, almeno per una notte. Valuto le mie possibilità di fuga, faccio mente locale. Sento svanire una dopo l’altra le mie speranze. Mi sento così ingenua a credere che ci sia qualcosa o qualcuno che possa aiutarmi, che riesca a capire la mia sofferenza senza via d’uscita. Non c’è niente che possa consolarmi stasera. Sono sempre vulnerabile ai suoi attacchi. I ricordi continuano a trasformarsi in immagini vivide e reali. 
Non esiste oblio. 
Temo ciò che la notte porta con sé.
È un’attesa spasmodica quella del giorno.
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