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#ondes musicales
chatgpt1 · 2 months
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Hit Radio: une onde musicale qui fait vibrer les auditeurs
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fridagentileschi · 9 months
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CONVERTI LA MUSICA A Hz 432
Un ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels creò un decreto universale nel 1939 con il quale si esortava tutti i musicisti a intonare il LA a 440 Hz invece di 432 Hz.
Dal 1939 fino ad oggi si suona a questa frequenza.
Perché abbiamo cambiato l'intonazione del LA da 432Hz di frequenza a 440 Hz?
Questo fa sì che la gente possa pensare e sentire in un certo modo e la tiene impantanata in un disordine interno.
Nel 1953 il decreto Göbbels è stato approvato dalla International Organization for Standardization (ISO).
Il cambiamento di frequenza è stata effettuata a 440Hz nonostante Dussaut professore al Conservatorio di Parigi abbia raccolto le firme di 23.000 musicisti francesi, per un referendum, che erano a favore della conservazione a 432 Hz, per preservare l'armonia musicale con la vibrazione musicale dell'universo.
La frequenza del pianeta Terra è di 8 Hz, anche se ultimamente sta cambiando.
Le onde alfa, la frequenza del cervello in uno stato rilassato sono onde a 8Hz.
Accordare a 440 Hz, significa che la base non è 8 ma 8'25, il che significa che le onde o vibrazioni che vengono generate non sono in armonia con il pianeta.
L'Essere Umano opera in un range di frequenza che va 16-32 Hertz, equivalente nella scala musicale, da Do a Do, vale a dire un ottavo.
La frequenza a 440 Hz non è in armonia nemmeno con la frequenza dell’essere umano, perché la base è 16.5.
La prima modifica fisica che si nota quando abbiamo ascoltato un po’ di musica, è la stanchezza, la fatica, voglia di fare niente, e questo perché la frequenza della musica non si adatta con la frequenza vibrazionale dell'essere umano.
La ricerca indica che la musica dovrebbe essere basata su frequenze naturali di armonia cosmica dell'universo per essere utile al genere umano, così avrebbe un principio "organico".
L'Istituto Schiller chiede un cambiamento del tono da 440 Hz a 432 Hz di nuovo, perché il 432 Hz è naturalmente e profondamente attinente al Creato.
L'impostazione attuale della musica in base a 440 Hz non armonizza a nessun livello corrispondente al movimento cosmico, ritmo o vibrazione naturale.
La differenza tra 440 Hz e 432 Hz è di soli 8 vibrazioni al secondo, ma è una notevole differenza nell'esperienza della coscienza umana.
La mancanza di intonazione, di frequenze e di accordo musicale dell'universo, è un fattore che crea uno squilibrio nell'armonia della nostra società, di noi stessi.
Mentre la musica apre le porte a dimensioni che ci permettono di sentire la gioia, la pace, le emozioni positive.
E quando la musica manca di armonia ... aggrava le emozioni negative, favorisce la ribellione, la negatività...
Quindi di blocchi nella vostra energia, che favorisce le malattie fisiche.
La musica ci permette di entrare in sintonia con la conoscenza dell'universo che ci circonda in modo più intuitivo, per un risveglio a nuovi livelli di consapevolezza e di conoscenza.
Se si ascolta la musica con una frequenza di 432, automaticamente si entra in armonia con il tutto.
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gcorvetti · 1 month
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Punti di vista.
Stamane mentre prendevo il caffè, in realtà una mezz'ora fa :D, sono passati dei tizi con un camioncino e dal megafono dicevano "Raccolta ferro vecchio, qualsiasi cosa di ferro la prendiamo", giorni fa più o meno la stessa cosa ma non l'ho visto è passato l'arrotino, ho sentito un megafono che annunciava "Arrotino, ammola fobbici e cutedda" (traduco, arrotino affila forbici e coltelli), penso che era dalla fine degli anni 70 che non sentivo tale annuncio, quando vivevamo al borgo e i tempi erano estremamente diversi. Lavori che tornano in auge in un periodo di crisi, come un caro amico che vive a Torino ed è diventato calzolaio, si torna all'arte di arrangiarsi visti tempi.
Ieri ho passato una giornata fuori, prima ad aiutare mio zio che aveva problemi ad inviare alcuni documenti urgenti via whatsapp e via mail (ha 86 anni ed è tanto che è tecnologico), pranzo da loro e poi inizio a camminare, incontro un amico e passo parte del pomeriggio con lui, poi ricevo un messaggio di un'amica che mi invita ad unirmi a lei e il fidanzato per vedere una jam session, non torno neanche a casa, mangio un arancino ed una cipollina e li raggiungo. Poi visto che anche loro erano a piedi, vado a prendere il bus che teoricamente doveva partire alle 23:06, è arrivato dopo un'ora ed è partito a mezzanotte e mezza, normale amministrazione in una città poco puntuale come questa, oppure forse sono troppo abituato agli orari precisi che ci sono negli altri paesi (Estonia e Londra), alla fine sono tornato a casa comunque anche se ero quasi partito per farmi questa lunga camminata tutta in salita verso casa, poco male.
Stamane sono stato svegliato da un sogno orribile, già, le paure nonostante la giornata passata in relax mentale e compagnia non vanno via in una giornata, ma ci sto lavorando su e penso di aver trovato la strada giusta, almeno credo. Oggi? Non so, c'è una bellissima giornata di sole, magari faccio un giro zona mare che mi rilassa il suono delle onde.
Un amico argentino, che vive qua a Catania, un cantante molto bravo tecnicamente e con una bella voce, peccato si sia trasferito qua, posta un video di Geolier o come si scrive, il rapper napoletano, che canta senza base, o almeno dal video si vede che ha i celentanini (gli auricolari da palco, come li denominava Fiorello anni fa), ma il risultato è afono e dimostra scarsa tecnica e una voce poco intonata, copio e incollo il mio commento "La mediocrità c'è sempre stata in ogni campo artistico e in ogni periodo storico, la differenza forse che ora è accettata perché così la massa si può avvicinare a quello che gli artisti fanno, mentre una volta per noi gli artisti erano inarrivabili." Beh ci sarebbe tanto da dire sia sul video che sul mio commento, lo so, ma sto fortemente pensando di aprire il famoso blog dove parlo solo di musica, in ogni caso penso che ci siano così tante distorsioni sul mondo dell'arte in generale in questo periodo storico e tanti che si innalzano a sapientoni o esperti del settore che è anche difficile intavolare un dialogo aperto senza poi finire in un litigio, cosa che trovo molto infantile soprattutto quando si parla d'arte che è soggettiva, come per esempio la jam session jazz di ieri, si bravi per carità, ma dopo 3 brani basta, l'interesse si perde se non c'è innovazione anche nella performance che diventa un'auto celebrazione di scale e assoli poco improvvisati triti e ritriti, almeno per me. Fino ad ora e per quel poco che ho sentito, dal vivo, il migliore resta Palumbo, il tizio un pò dadaista che ho postato un pò di tempo fa e che mi è veramente piaciuto in toto dai brani alla performance in se, nonostante la scarsa preparazione tecnica che cade in secondo piano quando si hanno degli argomenti migliori di fare vedere quanto si è bravi a fare le scale.
La giornata è lunga e troppo bella per chiudersi in casa, quindi faccio la mia routine per il fisico ed esco, buona giornata.
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P.S. Si lo so, devo aprire il blog musicale.
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klimt7 · 1 year
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BREVE VIAGGIO INTORNO AL MONDO E RITORNO, SULLE ONDE DELLA RADIO
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Questo ve lo devo raccontare.
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Oggi, voglio parlarvi di certi momenti che capitano senza preavviso nelle giornate di tutti noi.
Vi annoierò quindi parlando di musica e di anima. Della loro reciproca interazione.
Di ciò che certe emozioni fanno emergere dentro di noi.
Dell'impatto potente e quasi violento, che senza avviso e presentimento alcuno, ci piombano addosso in un pomeriggio di inizio novembre .
Ma andiamo con ordine.
Parto col raccontarvi, cosa stavo facendo e cosa ho sentito arrivarmi addosso.
Io guidavo.
Guidavo nelle strade della mia città, senza obiettivi particolari, senza tensioni particolari. Anzi al contrario, mi pareva di avere la testa leggera, vuota.
Forse è stata questa leggerezza, questo spazio interiore, questa apertura...
Questa mia svagataggine che ha aperto le porte a ciò che è capitato solo pochi minuti dopo e che ha poi finito per cambiarmi l'umore.
Ero fermo al semaforo, in Radio i due conduttori accennavano al fatto che oggi sono 30 anni dal lancio di un brano che poi ha finito per ricavarsi uno spazio del tutto suo, nella storia musicale del Pop.
Il brano è uno dei grandi successi di Whitney Houston:
" I Will Always Love You "
Ecco il testo e il brano audio.
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Se dovessi restare
If I should stay
Sarei solo sulla tua strada
I would only be in your way
Quindi andrò, ma lo so
So I'll go, but I know
Ti penserò ad ogni passo
I'll think of you each step of the way
E ti amerò sempre
And I will always love you
Ti amerò sempre
I will always love you
Ricordi agrodolci
Bittersweet memories
Questo è tutto ciò che porto con me
That's all I'm taking with me
Addio, per favore non piangere
Goodbye, please don't cry
Sappiamo entrambi che non sono quello di cui hai bisogno
We both know that I'm not what you need
Ma ti amerò per sempre
But I will always love you
Ti amerò sempre
I will always love you
Spero che la vita ti tratti bene
I hope life treats you kind
E spero che tu abbia tutto
And I hope that you have all
Che tu abbia mai sognato
That you ever dreamed of
E ti auguro gioia e felicità
And I wish you joy and happiness
Ma soprattutto ti auguro amore
But above all of this, I wish you love
E ti amerò sempre
And I will always love you
Ti amerò sempre
I will always love you
Ti amerò sempre
I will always love you
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Ascoltavo, ma pian piano, la mia precedente disattenzione si è mutata in altro.
Una progressiva concentrazione per ricordare chi era e chi è stata la persona Whitney Houston.
Così poi, mi sono lasciato catturare da un pensiero improvviso: di quanta distanza emotiva, ci sia stata nella vita di questa cantante, fra l'altezza dei testi e dei brani che si è trovata a cantare... quanta distanza vi sia stata fra i brani che l'hanno portata a vendere milioni di dischi e cd, quei testi colorati di valori eterni che lei ha portato al successo e l'infelicità della sua vita concreta, pratica, quotidiana...
la distanza fra i suoi giorni e l'altezza delle sue canzoni e dei suoi acuti.
Quell'infelicità che poi l'ha portata dopo innumerevoli crisi nervose ed esistenziali a morire a 48 anni nel 2012.
Ecco, questo è stata la prima tappa dei miei pensieri... e allora vi invito ad ascoltarlo assieme a me questo pezzo formidabile...
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Questo è stato il primo brano che mi ha colpito in radio.
Probabilmente, la mia mente si sarebbe fermata a quel primo pensiero.
A quel misurare la distanza che deve esservi stata nella vita di Whitney, fra la sua vita mondana, fra la sua fama di Vip, e di celebrità internazionale e la sua dimensione di donna e di persona.
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Perchè chi c'era dietro la star Whitney ?
Una ragazzina molestata sessualmente dalla cugina Dee Dee Warwick e poi tormentata in una relazione infelice con l'amica, Robyn Craftwork, conosciuta a 16 anni. È fin da allora che si innesca una tendenza autodistruttiva in Whitney.
Chi la conosceva piú da vicino, lo Psicologo, ha dichiarato:
«C’era qualcosa di molto disturbato in lei, come se non si sentisse mai a proprio agio, nei suoi panni.
Era una donna bellissima, ma mai particolarmente “sexy", mai convinta di poter piacere a qualcuno.
Ho visto e seguito persone che avevano subito abusi sessuali, durante l’infanzia: qualcosa nel suo modo di fare mi ricordava quel tipo di comportamento. Credo che dietro il suo autolesionismo ci fosse principalmente l’essere stata vittima di abusi».
Il successo planetario, i duecento milioni di dischi venduti nel mondo (nel 2009 Whitney Houston entra nel Guinness World Records come la donna più premiata di tutti i tempi), il film che nel 1992 la consacra e la rende immortale, "The Bodyguard", con il singolo "I Will Always Love You", non placano i tormenti di Whitney.
Potrebbe forse riuscirci l’amore.
Ma non certo quello con Bobby Brown cantante e musicista R’n’B, che sposa il 18 luglio 1992. Il loro non è un matrimonio facile: Bobby ha già tre figli da due precedenti relazioni, ha problemi di droga e con la giustizia, è un “bad boy” che da giovane ha militato in una gang di strada. È brutale, infligge a Whitney violenze fisiche e psicologiche, la picchia selvaggiamente: durante una vacanza a Capri, nel 1997, lei si presenta all’ospedale con il volto tumefatto. Dice di essere scivolata sugli scogli, cerca di nascondere i lividi e le lacrime dietro un enorme paio di occhiali neri, l’asciugamano premuto sul viso. Nel 2003 chiama il 911 per violenza domestica: quando la polizia arriva a casa della coppia, in Georgia, Whitney ha contusioni su una guancia e un labbro tagliato. Riprecipita con lui nel baratro della cocaina.
Due rehab non bastano a salvarle la carriera: arriva sempre tardi ai concerti, non canta più come prima, annulla eventi e date, poco prima degli show.
Si sballa sempre più spesso. Eppure prova a tenere in piedi il matrimonio con tutte le sue forze.Ma nel 2007, è costretta ad arrendersi.
Chiede la separazione. «Era la mia droga» dirà a Oprah Winfrey in una intervista nel 2009: «Non ho fatto niente senza di lui, nemmeno sballarmi. Eravamo io e lui insieme, eravamo complici, per me era il massimo. Qualunque cosa abbiamo fatto, l’abbiamo fatta insieme»
Whitney viene ritrovata morta sul fondo della vasca da bagno, probabilmente vittima di un infarto frutto di un mix letale di cocaina/psicofarmaci l'11 febbraio 2012.
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Può bastare?
Mi tornano in mente tutte queste cose nel giro di poche decine di secondi...mentre attendo il verde.
Arriva.
Ed io mi rimetto in moto... quando in radio parte il brano successivo: si tratta di LOVE IS A LOSING GAME di Amy Winehouse.
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Questo è un brano che mi ha sempre stregato e afferrato alla gola e oggi ci riesce con ancora più violenza.
Non so se sia l'armonia interna, il giro delle note e delle parole cosi in apparenza dolci nella loro melodia, ma così strazianti e spietate nel loro significato letterale.
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Io so soltanto che stavolta il loro effetto è dirompente. Provate voi ad ascoltarlo e vedete che effetto vi fa. A me che guido le immagini si confondono. Si mischiano le sensazioni.
Sono felice di riascoltarlo dopo alcuni mesi, e insieme mi sento coinvolto nel suo malinconico e struggente avvitarsi su se stesso.
È una melodia a orologeria. Sa fare alla perfezione, il suo mestiere. Struggente è dire poco. Mi si fanno gli occhi lucidi.
Qui non piove da mesi, ma i miei occhi non seguono le regole meteo.
La voce di Amy fa il resto, galleggiando sulla musica come una carezza che non trova fine. Mi lascio avvolgere dal suo mood... non mi difendo.
Al contrario, assaporo ogni sfumatura... ogni giro armonico di questa canzone, capace di dilaniarti con l'eleganza più sottile raffinata e spietata del blues.
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TESTO
For you, I was a flame
Love is a losing game
Five story fire as you came
Love is a losing game
One I wished I never played
Oh, what a mess we made
And now, the final frame
Love is a losing game
Played out by the band
Love is a losing hand
More than I could stand
Love is a losing hand
Self-professed, profound
'Til the chips were down
Know you're a gambling man
Love is a losing hand
Though I battle blind
Love is a fate resigned
Memories mar my mind
Love is a fate resigned
Over futile odds
And laughed at by the gods
And now, the final frame
Love is a losing game...
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Ad un punto, decido di non aspettare il finale. Cambio stazione. Finisco su Radiotre Rai. Parlano di musica classica:
Franz Schubert e i suoi lieder, e uno in particolare: IL VIANDANTE
Ed ecco ciò che mi arriva:
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lunamagicablu · 1 year
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Il vento del Natale ritornò. Lontano aveva vagato, guardato e fischiato.Si era allargato su vaste terre oscure, aveva arruffato il pelo di animalucci alla ricerca di una tana sicura, si era inchinato all’invito delle vecchie querce che, come sempre, gli offrivano ospitalità tra i pesanti rami frondosi.Le foglie vibrarono al tocco dell’ospite. Lo salutarono liete, cercando di rallegrarlo perché di anno in anno, di lustro in lustro, quel vento aveva perso la musicale leggerezza della sua natura.Non risuonava più di allegri cori infantili, non trasportava il suono argenteo dei campanelli appesi al collo di animali fatati, non si increspava nelle onde sonore dei colpi dell’ ascia sui ciocchi.Non profumava più di zuppe ribollenti in paioli di rame, incendiati dalle fiamme dei camini e dalla gioia dei tanti che, in quel periodo dell’anno, imbandivano cene sostanziose e gioivano del riflesso rosso del vino buono, conservato per le occasioni speciali.Il Vento del Natale era triste e stanco. Avrebbe voluto dormire per tutto l’inverno nel verde delle querce, riposare insieme agli scoiattoli, tra le loro montagnelle di ghiande, negli incavi degli ospitali tronchi.Ma doveva andare. Era il suo lavoro.Di controvoglia arrivò nel cielo sulla grande città, e fece dondolare le luminarie che sfidavano con stolida arroganza il brillio del firmamento.Volò alto su palazzi e grattacieli e sbatté il viso contro antenne, trasmettitori e torri cariche di ripetitori.Ferito, scese in basso e si infilò tra i passanti che affollavano le strade con indolente lentezza.Formavano un fiume pigro, dal quale deviavano piccoli e continui rivoli che si infilavano nei negozi e nel quale se ne inserivano altri, un po’ intralciati da grossi pacchi colorati.Il Vento giunse sulla Strada Grande, dove locali di ogni tipo erano stipati di un Popolo alla ricerca di cibi sofisticati, di alcolici esclusivi, di dolci raffinati, di musica assordante, di danze sudate.Dopo la piazza, la Strada Stretta, meno illuminata, era presa d’assalto da un altro Popolo. Qui i locali erano più modesti, il cibo alquanto rozzo. Gli avventori, su di giri, ondeggiavano nei fumi di alcolici a basso costo e ad alta gradazione.Eppure questi e quelli, separati da una piazza, formavano un unico Popolo edonista e narcisista. E si somigliavano tutti: gli stessi sorrisi vuoti, gli stessi gesti stereotipati.Il Vento sostò un po’ su un filare di luci bianche e blu.Si dondolò ancorandosi ai led a forma di abete, chiuse le sue ali possenti e, guardando in basso, osservò confuso la frenesia della folla e il traffico impazzito sul nastro stradale. Si sentì a disagio, fuori posto, come un vecchio spolverino, non più apprezzato ed esiliato in soffitta.Allora concentrò il pensiero sugli amici semi che sopportavano il gelo della terra in attesa del risveglio; pensò, allo sforzo delle care foglie di sostenere il peso dei ghiaccioli di brina, ricordò il volo faticoso degli uccelli nell’aria appesantita dalla neve.Il Vento lasciò la luminosa altalena e si inoltrò in strade buie. Si infilò sibilando negli infissi delle case fatiscenti abitate dal Popolo degli Inferiori, dove il Natale non era che occasione di malinconia.Ma quella tristezza non era figlia della memoria di Natali densi d’allegria. No. Era solo il frutto di una rabbia cupa e di un insopportabile senso di esclusione. Ammassato in stanze anguste, quest’altro Popolo sognava rivoluzioni per capovolgere il mondo.Immaginava il piacere di annientare Quelli del centro, escogitava piani per cacciarli dai tavoli, dai negozi, dai grattacieli, per prenderne il posto. Fantasticava di vivere esattamente come loro, di andare in vacanza, vestire alla moda, possedere gli ultimissimi modelli di ogni cosa, insomma, di dare un senso alla vita.Il Vento del Natale si infilò allora sotto le pesanti porte di una vecchia Biblioteca in disuso. Scivolò lieve tra filari di libri, sollevando aliti di polvere. Scelse un volume e si perse sognante in storie di altri tempi.Si nutrì delle emozioni di uomini, donne e bambini intenti a costruire simboli natalizi e immaginò le vibrazioni delle penne piumate che avevano descritto, su fogli spessi, le azioni, i pensieri e i sentimenti di un Popolo umano.La luce del sole filtrò attraverso i finestroni dell’edificio, e sorprese quello strano lettore addormentato, col viso chino sulle curve di un romanzo aperto a metà.Il Vento del Natale si scrollò dalla mente i sogni della notte e si avvicinò alla grande vetrata. Osservò le strade, la folla che impazzava, le luci ancora accese ovunque.Non fu un bel risveglio.Sgusciò rapido attraverso un vetro rotto. Attraversò la città e tornò tra le rassicuranti fronde delle querce antiche.Il fogliame lo accolse in una culla comoda e avvolgente .Come un bimbo, il Vento cadde in un torpore dolce e profumato.Non si accorse dei preparativi che l’amico bosco si stava affrettando ad organizzare, per fargli una sorpresa.Al tramonto, l’usignolo intonò note delicate che gli entrarono nell’anima.Il Vento del Natale lasciò il verde giaciglio, dispiegò le ali e soffiò mulinelli di luce dorata intorno ai grossi tronchi: il suo dono agli alberi prima di andar via. Ma mentre stava per spiccare il balzo, improvvisa la Luna si gonfiò e sparse fili d’argento sugli alberi, sui cespugli e sul muschio spugnoso che si infilava ovunque.Fu in quel perlato riverbero che folletti e fate uscirono dalle loro case segrete. Si presero per mano e volteggiarono nel bosco.Girotondi d’allegria, al ritmo di canti natalizi, scolpirono la notte.Interrompendo il pigro sonno, ghiri, tassi, marmotte e tutti gli abitanti del bosco si unirono alla festa. La natura intera si fuse con le note della gioia.Il Vento, commosso, allungò le possenti braccia e si mise a dirigere quell’orchestra da favola, al ritmo del suo cuore che da tanto tempo non batteva così lieto.E fu Natale.Lontano, oltre i monti, il chiasso dei Popoli continuò a urlare le parole del silenzio.
CINZIA ANNA TULLO
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The wind of Christmas returned. Far away he had wandered, watched and whistled.He had spread over vast dark lands, he had ruffled the fur of small animals in search of a safe den, he had bowed to the invitation of the old oaks which, as always, offered him hospitality among the heavy leafy branches.The leaves vibrated at the touch of the host. They greeted him happily, trying to cheer him up because from year to year, from five years, that wind had lost the musical lightness of his nature.It no longer resounded with cheerful childish choirs, it did not carry the silvery sound of bells hung around the necks of fairy animals, it did not ripple in the sound waves of the blows of the ax on the logs.He no longer smelled of boiling soups in copper pots, set on fire by the flames of the fireplaces and by the joy of the many who, at that time of the year, cooked hearty dinners and rejoiced in the red reflection of good wine, kept for special occasions.The Wind of Christmas was sad and tired. He would have liked to sleep all winter in the green oaks, rest together with the squirrels, among their mounds of acorns, in the hollows of the hospitable trunks.But he had to go. It was his job.He reluctantly arrived in the sky over the great city, and made the lights swing that challenged the glitter of the firmament with stolid arrogance.He flew high over buildings and skyscrapers and slammed his face against antennas, transmitters and towers loaded with repeaters.Wounded, he went downstairs and slipped among the passers-by who crowded the streets with indolent slowness.They formed a lazy river, from which small and continuous rivulets diverted and flowed into the shops and into which others entered, somewhat hampered by large colored parcels.The Wind arrived on the Strada Grande, where places of all kinds were crammed with a People in search of sophisticated foods, exclusive spirits, refined sweets, deafening music, sweaty dances.After the square, the Strada Stretta, less lit, was overrun by another people. Here the premises were more modest, the food somewhat crude. The high-spirited patrons swayed in the fumes of cheap, high-proof spirits.Yet these and those, separated by a square, formed a single hedonistic and narcissistic People. And they all looked alike: the same empty smiles, the same stereotypical gestures.The Wind paused for a while on a row of blue and white lights.He swayed anchoring himself to the fir-shaped LEDs, closed his mighty wings and, looking down, confusedly observed the frenzy of the crowd and the crazy traffic on the road strip. He felt uncomfortable, out of place, like an old duster, no longer appreciated and exiled to the attic.Then he focused his thoughts on the semi friends who endured the frost of the earth waiting for the awakening; he thought, of the effort of the dear leaves to support the weight of the icicles of frost, he remembered the tiring flight of birds in the air heavy with snow.The Wind left the bright swing and entered the dark streets. He slipped hissing through the window frames of the dilapidated houses inhabited by the Popolo degli Inferiori, where Christmas was nothing but an occasion for melancholy.But that sadness was not the daughter of the memory of Christmases full of joy. No. It was just the fruit of a dark rage and an unbearable sense of exclusion. Crowded into cramped rooms, these other People dreamed of revolutions to turn the world upside down.He imagined the pleasure of annihilating Those in the center, he devised plans to drive them off the tables, from the shops, from the skyscrapers, to take their place. He fantasized about living exactly like them, going on vacation, dressing in fashion, owning the latest models of everything, in short, giving meaning to life.The Wind of Christmas then slipped under the heavy doors of an old disused library. He glided lightly between rows of books, kicking up dust. He chose a volume and dreamily lost himself in stories of other times.He fed on the emotions of men, women and children intent on building Christmas symbols and imagined the vibrations of feathered pens that had described, on thick sheets, the actions, thoughts and feelings of a human People.The sunlight filtered through the large windows of the building, and surprised that strange reader asleep, with his face bent over the curves of a half-open novel.The Wind of Christmas shook his mind from the dreams of the night and approached the large window. He watched the streets, the crowds going wild, the lights still on everywhere.It wasn't a nice awakening.He slipped quickly through broken glass. He crossed the city and returned to the reassuring branches of the ancient oaks.The foliage welcomed him in a comfortable and enveloping cradle.Like a child, the Wind fell into a sweet and perfumed torpor.He didn't notice the preparations that his friend Bosco was rushing to organize, to surprise him.At sunset, the nightingale sang delicate notes that entered his soul.The Christmas Wind left the green bed, spread its wings and blew whirlpools of golden light around the big trunks: his gift to the trees before going away. But as he was about to leap, the moon suddenly swelled and scattered silver threads on the trees, bushes and spongy moss that slipped everywhere.It was into that pearly glare that goblins and fairies came out of their secret homes. They joined hands and whirled through the woods.Merry roundabouts, to the rhythm of Christmas carols, sculpted the night.Interrupting the lazy sleep, dormice, badgers, marmots and all the inhabitants of the forest joined the party. All nature merged with the notes of joy.Moved, the Wind stretched out his mighty arms and began to direct that fairy-tale orchestra, to the rhythm of his heart which hadn't beat so happily for a long time.And it was Christmas.Far beyond the mountains, the noise of the Peoples continued to scream the words of silence.
CINZIA ANNA TULLO
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seoul-italybts · 7 months
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[✎ ITA] Consequence : JungKook dei BTS Ci Parla del Suo “Divertente e Giocoso” Nuovo Singolo, “3D” feat.Jack Harlow | 29.09.2023
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JungKook dei BTS Ci Parla del Suo “Divertente e Giocoso” Nuovo Singolo, “3D” feat. Jack Harlow
JungKook continua a lanciarsi nella sua ribalta solista con il suo nuovo singolo
__ di MARY SIROKY |  Twitter 
All'interno del mondo dei BTS, troviamo JungKook, il membro più giovane dei sette, che di questi tempi è noto specialmente per le sue dirette streaming insieme alle/gli ARMY. Le/i sue/oi fan sono statə testimoni di varie attività, negli ultimi mesi: JungKook che cucina noodle, che lava i piatti, che si gode una sessione di noraebang (karaoke) a tarda notte o che semplicemente parla della sua giornata.
Quando JungKook si collega per un'intervista via Zoom con Consequence per parlare del suo nuovo singolo, “3D” featuring Jack Harlow, la sua energia non è poi così diversa. “Dunque, quando mi stavo preparando per il mio nuovo singolo,” ricorda, “ho ricevuto un sacco di tracce da visionare, ma non ce n'era nessuna che mi piacesse particolarmente, finché non mi sono imbattuto in questa. Non appena l'ho sentita, non ho potuto che sceglierla.”
“3D” suona un po' come se fosse stata strappata dalle onde radio di mezzo decennio fa, quando Justin Timberlake ha rilasciato FutureSex/LoveSounds e qualsiasi cosa Pharrell toccava, brillava più fulgida dell'oro. I ritornelli ripetuti e sussurrati da JungKook e le sue armonie su più livelli ne acuiscono il senso di nostalgia, ma la partecipazione del rapper Jack Harlow tiene il brano saldamente ancorato al presente.
Sebbene i rispettivi impegni abbiano impedito a JungKook e Harlow di trovarsi materialmente a registrare insieme la canzone, i due si sono incontrati sul set del video musicale e si sono subito trovati. “Adoro il suo entusiasmo. È stato davvero fantastico”, dice JungKook. “Per menzionare solo uno degli episodi più interessanti, nel video c'è una scena in cui giochiamo a scacchi, ed è lì che ho imparato a giocarvi per la prima volta nella mia vita. E, pensi un po'! Ho sfidato Jack e ho vinto!”
Alle/i fan che seguono questo gruppo già da parecchio, non suonerà affatto sorprendente che JungKook si sia lanciato in questo frangente competitivo – sebbene si trattasse di un'occasione piuttosto casual e amichevole – e che ne sia uscito vincitore. È famoso per provare cose nuove e riuscire quasi subito, ma – come anche i suoi compagni di gruppo – è una persona che lavora estremamente sodo. La nostra chiacchierata si tiene a metà delle sue prove per una delle esibizioni principali del Global Citizen Festival di New York, per la quale JungKook ha selezionato alcune delle sue tracce soliste, come “Euphoria” e “Still With You”, insieme ad un meddley dei successi inglesi dei BTS (“Dynamite”, “Butter” e “Permission to Dance”).
Anche i singoli solisti presentati da JungKook nel 2023 (“Seven” feat. Latto, e ora “3D”), finora, sono in lingua inglese, ed entrambi lo hanno visto spingersi verso lidi più espliciti, come mai prima d'ora. Ormai 26enne, JungKook è sotto i riflettori fin da quando aveva 15 anni, e sembra intenzionato a sondare il terreno e sperimentare con tematiche più mature, in questo suo capitolo solista. E non si lascia perturbare dalle eventuali sopracciglia alzate per questa sua direzione, preferendo invece fidarsi della diversità della sua fanbase. “Le/i nostrə ARMY appartengono a tante generazioni diverse”, commenta. “Credo questa canzone sarà come una piccola scossa, divertente e giocosa.”
Sebbene non veda l'ora che le/i fan ascoltino la canzone, ammette che il processo creativo, quando affrontato da solo, è piuttosto diverso rispetto a quando lavora insieme ai suoi fratelli dei BTS. “Nelle canzoni dei BTS, ci sono tutte le nostre diverse personalità e stili uniti insieme — mentre nel caso delle mie canzoni, ci sono solo io ed il mio stile personale. Non credo sarò mai in grado di creare qualcosa di così ricco di personalità come i brani dei BTS.”
Quando gli chiedo chi (al giorno della nostra intervista) ha già ascoltato “3D”, tra i suoi compagni di gruppo, arrossisce fino alla punta delle orecchie. “SUGA e RM”, dice. Gli chiedo cosa gli è parsa la canzone, e lui sprofonda sul tavolo, nascondendo il viso tra le braccia in uno spasmo di melodrammatica angoscia. “Mi hanno detto che sono una vera pop star”, borbotta.
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Una coreografia dinamica:
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Quando si ascolta “Seven” e ne si guarda il video, c'è questa certa frizzantezza. Nel caso di “3D”, invece, è più la sensualità, che abbiamo incorporato anche nella coreografia. Alcune parti sono molto intense, altre più rilassate; c'è molto contrasto e tanto dinamismo, nel video. In generale, la coreografia è molto coinvolgente e facile da seguire. L'atmosfera giocosa non fa che acuire quest'impressione. Credo sia piuttosto divertente.
Musica dei primi anni 2000:
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Ecco, anni fa, quando ero un trainee, ascoltavo un sacco di canzoni per prepararmi alle nostre esibizioni. Quando ho iniziato a lavorare a questo brano, ho subito pensato potesse piacere a coloro che conoscono la musica dei primi anni 2000. C'è questo senso di nostalgia. Ma credo possa intrigare anche le generazioni più giovani, grazie al suo sound sofisticato, e mi piace la piega che abbiamo preso con questo progetto. Ho lavorato anche molto sulla pronuncia, sul senso e l'atmosfera creata dal testo e sul brano in generale così da riuscire a trasmettere proprio quel vibe.
Spingersi oltre i limiti:
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Ciò che voglio fare è sondare le acque per vedere fin dove posso spingermi con la mia voce e le mie abilità. Cosa sono in grado di fare quando sono da solo.
Inoltre, voglio provare tanti generi differenti. Per me, è importante non focalizzarmi su uno stile in particolare. Semplicemente, voglio tenermi aperte diverse possibilità, quindi quando lavoro ad una data canzone, cerco di seguire l'ispirazione del momento, cosicché i contenuti delle mie canzoni possono raggiungere tante persone diverse ed avere tante interpretazioni differenti.
Tonalità chiare:
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Nella mia mente, mi immagino tinte sull'azzurro ed il bianco. È per questo che, recentemente, ho cambiato il colore del mio microfono in bianco!
Quando sono insieme ai BTS, tutti i nostri colori e stili personali si uniscono nel prodotto finale — mentre, nel caso delle mie canzoni, ci sono solo io ed il mio stile personale. Non credo sarò mai in grado di creare qualcosa di così ricco di personalità come i brani dei BTS, ma è grazie al lavoro fatto finora con i BTS, che ho potuto gettare le basi per i miei progetti solisti.
⠸ Ita : © Seoul_ItalyBTS⠸
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susieporta · 1 year
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L’amore è diverso
da quello che credevo,
piú vicino a un’ape operaia
a un tessitore
che a un acrobata ubriaco,
piú simile a un mestiere
che a un sentire.
Io amavo
un po’ con la memoria astrale
e un po’ con giustizia poetica,
ma l’amore
è piú vicino a una scienza
che a una poesia,
ha delle sue regole di risonanza
e altre di respingenza,
ha angoli di incidenza
per profili alari e luce,
ma non ha regole per il buio
e l’assenza di ali.
L’amore è molto simile
all’insonnia,
non devi soffrirla
solo ospitarla,
lasciare che ti squassi
faccia di te un sistema nervoso
senza isolamento,
una corda tesa
di strumento musicale ignoto.
Essere temi musicali
non è una vocazione
ma una disciplina di spoliazione,
è farsi ossi
limati
dalle onde
goccia che si disfa
nel galoppante mare.
Chandra Candiani 'Fatti vivo'. Einaudi
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L’amore è diverso
da quello che credevo,
più vicino a un’ape operaia
a un tessitore
che a un acrobata ubriaco,
più simile a un mestiere
che a un sentire.
Io amavo
un po’ con la memoria astrale
e un po’ con giustizia poetica,
ma l’amore
è più vicino a una scienza
che a una poesia,
ha delle sue regole di risonanza
e altre di respingenza,
ha angoli di incidenza
per profili alari e luce,
ma non ha regole per il buio
e l’assenza di ali.
L’amore è molto simile
all’insonnia,
non devi soffrirla
solo ospitarla,
lasciare che ti squassi
faccia di te un sistema nervoso
senza isolamento,
una corda tesa
di strumento musicale ignoto.
Essere temi musicali
non è una vocazione
ma una disciplina di spoliazione,
è farsi ossi
limati
dalle onde
goccia che si disfa
nel galoppante mare.
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Chandra Livia Candiani
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diceriadelluntore · 2 years
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Storia Di Musica #236 - Sun Ra And His Arkestra, Jazz In Silhouette, 1959
Per un mese di dischi “cosmici”, non potevo non parlare di questo musicista, per molti uno dei più grandi misteri della storia della musica occidentale, per altri ancora un pagliaccio, per la parte restante un genio. Effettivamente era complicato avvicinarsi ad un uomo che sosteneva di non essere nato sulla terra, ma di essere figlio dello Spazio, osteggiando questa sua idea non fornendo mai dati e conferme sulla sua identità. Fatto sta che Sun Ra, pseudonimo di Herman Poole Blount, dal 1952 Le Sony'r Ra, è uno dei personaggi più intriganti del jazz. La sua era un eccentricità che per molti versi fu perfino organizzata in una sorta di pensiero filosofico, l’Afrofuturismo, di cui è considerato uno dei padri spirituali, un movimento pacifista e multiculturale, che sosteneva la provenienza della gente afro-americana da un altro mondo e mischiava in dosi eccentriche la Cabala, i Rosacroce, il simbolismo egiziano e i nascenti movimenti di liberazione afro-americani. Ma nonostante tutto fu la musica il suo centro di attività. A partire dagli anni Cinquanta, si fa chiamare Sun Ra, Sun come sole e Ra come la divinità solare egizia. Fonda un gruppo orchestrale, The Arkestra, partendo dal binomio palindromico Ar - Ra, ma che in realtà era la pronuncia slang di come gli afroamericani sui amici pronunciavano la parola “orchestra”. In questa ensemble, non c’erano solo musicisti, ma anche comici, ballerini, cantanti e addirittura vestali, che nel periodo di massima eccentricità si vestivano con costumi di ispirazione faraonica. La carriera musicale di Sun Ra è facilmente divisibile in tre percorsi: il primo, per tutti gli anni ‘50, a Chicago, dove dopo aver fatto il pianista per Fletcher Henderson, grande jazzista ma con la fama di essere un eterno “numero due”, inizia a suonare come band leader, anche grazie ad una primitiva tastiera elettronica, che lui modifica per dargli delle sonorità vicine alle Onde di Martenot (il primo sintetizzatore analogico monofonico inventato da Maurice Martenot e presentato al pubblico nel 1928). Sempre in quegli anni, fonda la sua etichetta musicale, El Saturn, un omaggio a Saturno da cui diceva provenisse. La seconda fase, degli anni ‘60, avviene con il suo passaggio a New York: fu il primo ad avere un Moog, e la musica elettronica fu la chiave di volta del suo jazz che si pone all’estremo del movimento Free-Jazz (etichetta che tra l’altro non condivise mai), e i suoi dischi di quel periodo, aiutato da una serie di musicisti fenomenale che comparvero nelle fila della sua Arkestra (ricordo Ahmed Abdullah, Pharoah Sanders, Alan Silva tra gli altri), sono un magico viaggio cosmico nel “new thing”. La terza fase, con il definitivo spostamento a Philadelphia negli anni ‘70, lo riporta sul solco delle tradizioni delle big band, nel segno di Duke Ellingston e Count Basie, i suoi due fari musicali. La Arkestra continua ancora oggi a suonare i suoi classici, a oltre trenta anni dalla sua morte, avvenuta nel 1993. Il disco di oggi, scelto dalla sua sterminata discografia (oltre 120 incisioni per la El Saturn, senza contare ristampe, compilation e partecipazioni) è considerato uno dei suoi migliori, ed è del primo periodo, quello di Chicago. C’è da fare una premessa: siccome la sua fama di personaggio eccentrico finì per decenni per oscurare la sua fama di artista (a ciò contribuirono pure le scenografie dei suoi concerti, le interviste strambe, le foto conciato come una comparsa in b-movie sui Faraoni), la sua musica è stata spesso sottovalutata. Tuttavia la sua produzione, soprattutto anni ‘50 - primi ‘60 ha delle qualità eccelse, secondo me condensate nel disco di oggi, Jazz In Silhouette, del 1959. L'apertura di Enlightenment ha un accompagnamento al pianoforte tagliente di Ra e un finale ritmico cubano, ed è qui evidente il ricordo di Duke Ellington: diventerà uno dei brani di Sun Ra più famosi ed uno dei cavalli di battaglia della Arkestra, con gli anni vi fu aggiunta anche una parte cantata. Blues At Midnight è un brano bop ritmato con assoli eccezionali di tutti i membri degli Arkestra. Il disco sorprende per le parti musicali anche complesse, come nella splendida Saturn, ma spesso si rifugia nel blues, come in Horoscope. Questo fu un Album spartiacque dato che esprime al meglio le qualità dello stile che Ra ebbe nel primo periodo e quelle che avrebbe sviluppato negli anni successivi. In particolare,  significative sono le lunghe esplorazioni d'insieme di Ancient Aethopia, uno dei brani più suggestivi del disco e che sono intrise di percussioni tribali, flauto e temi simili a canti. Questo album è un'introduzione eccellente e accessibile alla musica di Sun Ra, ideale per coloro che potrebbero essere intimiditi dal lavoro successivo più impegnativo di Ra. Segnalato nella prestigiosa, e mia personale Bibbia del Jazz, Penguin Guide come uno dei “core album”, gli album essenziali del jazz, ha un’ultima particolarità: essendo la El Saturn una etichetta piccolissima e artigianale, la prima edizione del disco (che tra l'altro per anni non si seppe nemmeno quando fu ufficialmente registrata nel 1958 o nel 1959) aveva in copertina una serigrafia bianca, rossa e nera, accreditata a tale HP Corbissero, in realtà lo stesso Ra che faceva pure il grafico. Quando fu ristampato sin dagli anni ‘60,  vista anche la successiva discografica di Sun Ra, ebbe la stupenda copertina di oggi, con donne astronauta  che si teletrasportano su una delle lune di Saturno, che nelle note della versione Impulse! che ho io è accreditato a “Evans”: non so se anche stavolta ci sia lo zampino del tizio che viene da Saturno, ma non mi meraviglierei più di tanto, data la sua straordinarietà, eccentricità e genialità.
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L’eau est un élément formidable, présente à 65% dans le corps d'un être humain adulte et à 75% dans celui d'un enfant. C’est dire à quel point l’eau est essentielle à la vie puisqu’elle nous constitue.
Bien qu’essentielle à la vie, l’eau peut devenir un moyen de guérison si vous savez la programmer et la choisir.
Une fois programmée, l’eau que vos ingérez, va venir remplacer et reprogrammer l’eau de vos cellules afin d’harmoniser votre corps. Il faut, certes, boire suffisamment pour éviter migraines, maux de ventre et constipation, mais il est important de la rendre vivante et de la programmer grâce au pouvoir de l’intention. Elle se révélera être alors, une incroyable source de jouvence.  
La structure de l’eau
Cela tient essentiellement à sa structure, une molécule très simple, constituée de trois atomes mais de deux natures différentes (H2O), soit un atome d’oxygène et deux atomes d’hydrogène.
C’est sans doute sa constitution chimique qui lui donne une grande flexibilité et une faculté à s’attacher à d’autres atomes d’eau pour former alors une étoile (tels les flocons de neige juste avant de fondre dans la main). En mouvement constant, les atomes d’eau peuvent donc s’accrocher les uns aux autres et former ainsi des structures en étoile.
Comment cette structure en étoile se forme, reste un mystère pour les scientifiques mais Masaru Emoto y répond en partie.
L’eau serait un médian capable d’enregistrer les émotions et les ondes électriques, ainsi que le traitement qu’on lui inflige. Elle serait une sorte de clé USB retenant l’information et programmable.
Les travaux de Masaru Emoto
L’eau aurait donc une mémoire et se transformerait en fonction d’éléments extérieurs. L’eau réagirait à la musique mais aussi à l’intention qu’on lui porte.
L’eau serait donc plus qu’un simple élément nécessaire à notre constitution, elle serait l’âme de nos cellules.
Une eau peut donc se programmer soit par l’intention qu’on lui porte (en regardant une eau, penser à l’amour, à la joie, etc) soit même en collant une étiquette sur une bouteille et en y écrivant un mot (amour par exemple).
C’est en tout cas ce qu’a observé Masaru Emoto, spécialiste japonais, qui observe que la structure de l’eau évolue en fonction de la musique ou de la pensée qu’on lui porte, évoluant ainsi d’un état de déstructuration à une forme d’étoile géométrique.
Cette constitution en étoile, on la retrouve dans les flocons de neige, un cristal aux multiples branches.
Masaru Emoto est connu pour ses expériences sur la structure de l’eau. Il étudie au microscope la structure de l’eau, après lui avoir fait subir diverses expériences musicales (Mozart, Beethoven, Hard Rock) et des émotions (joie, amour, colère). Il découvre ainsi que l’amour ou la joie donnent à la structure d’une molécule, une forme étoilée hexagonale.
Pourquoi la forme hexagonale est-elle importante pour le corps
Damien Dandaleix, spécialiste de la structure de l’eau, parle d’aquaporine, qui est une protéine.
L’aquaporine est présente dans toutes les cellules du corps et permet le passage de l’eau de part et d’autre de la membrane, tout en empêchant les ions de pénétrer dans la cellule.
L’aquaporine a, elle-aussi, une structure hexagonale qui facilite le passage de l’eau et de sa structure hexagonale.
Comment programmer l’eau ou comment la choisir Il faut choisir une eau vive, de préférence à une eau morte. Une eau morte est une eau qui a trop longtemps stagné, telle que les eaux du robinet (en plus de contenir du chlore et autres métaux) et les eaux minérales.
Ces deux types d’eau ont le point commun d’être transportées dans des pipelines et d’être traitées, ce qui détruit leur nature initiale.
L’eau, sous sa forme naturelle, est toujours en mouvement dans le lit des rivières, dans les vagues et en cascade. Et chacun sait à quel point elle est revigorante à son état sauvage. C’est là qu’elle respire (souvenez-vous que l’eau est constituée en partie d’oxygène).
La meilleure des eaux est l’eau de source, celle qui subit le moins de transformations et de transport, celle qui est recueillie directement à la source et non extraite de la terre par forage.
Cette eau est donc dite vivante.
Cependant, il est possible de revivifier une eau, en la passant dans un vortex pour la redynamiser, à l’image des rivières, des cascades et de la mer, l’eau a besoin de mouvement.
Si vous ne disposez que d'eau venant du robinet, il faudra la dépoussiérer en utilisant des filtres de charbons.
Une eau libérée des détritus et autres produits chimiques avec laquelle elle a été traitée va être pure et pourra se reformer plus facilement en étoile.
Il faut savoir que l’eau, par sa structure flexible, s’accroche facilement aux autres atomes d’eau (H2O), qu’aux atomes de pollution (chlore, rouille).
La façon dont les molécules de l’eau se regroupent entre elles (clusters) fonctionne comme les cellules de la mémoire, comme des tables d’informations. L’eau enregistre chaque variation de l’environnement.
La pensée est un champ électrique, tout comme la musique en est un, et une fois en contact, l’eau va modifier sa structure.
On peut donc programmer l’eau.
Conclusion
Que vous y croyez ou non, rien ne vous empêche de jeter un œil aux travaux de Masaru Emoto, rien ne vous empêche d’envoyer de bonnes ondes à la bouteille en plastique qui se tient sur votre table, car au final, cela ne vous coûte rien.  
Sauf prescriptions médicales contraires, il est important de boire entre 1,5L et 2,5L d’eau par jour. Préférer une eau bio qui est contenue dans une bouteille en verre et/ou une eau de source.
Auteure : Laure Zehnacker.
Publié par René Dumonceau
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vorticimagazine · 7 days
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"Ciuffi Cocò", opera teatrale in lingua greca
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Cari lettori di Vortici.it con questo articolo vogliamo farvi fare un viaggio nella Grecia della seconda metà del '900, grazie a un’opera teatrale dal titolo Ciuffi Cocò: il nomignolo che una nonna, Cleri Piniou Saracini, scomparsa nel 2022, dà al suo nipotino mentre gli racconta della sua infanzia, attraverso parole, musica e fotografie.
L'opera teatrale è tratta dal libro bilingue Cleri, la vita che mi hai regalato! di Angelo Saracini, marito della protagonista, insegnante presso la Scuola Italiana di Atene, pittore, scenografo, impegnato in movimenti politici italiani e greci. È stato presidente del Comites in Grecia ed è Cavaliere del lavoro della Repubblica Italiana.
Lo scenario, invece, è di Irini Hiratou, che riesce a trasformare il testo in poesia, spettacolo, teatro musicale grazie al suo raro e raffinato talento artistico, con cui dà una voce e un respiro particolare ad un'anima che rimarrà viva ed eterna, che viaggia oltre il testo scritto. Una particolarità di questo spettacolo è anche il dialogo continuo fra musica e parole, dove gli strumenti collaborano al racconto partecipando alla recitazione. Nella drammatizzazione scenica musicale, questo soprannome diventa il pretesto, per dare spazio ad un monologo - dialogo carico di emozioni e ricordi di Cleri Piniou, in un contesto esistenziale, ideologico e politico, attraverso la conversazione con l'amato nipote Angelo, soprannominato proprio Ciuffi Cocò: personaggio cardine di un volto allusivo che rimanda simbolicamente a ogni bambino innocente e alle nuove generazioni sofferenti, che vacillano tra conflitti e comportamenti esistenziali. La sinossi dell'opera teatrale: L'opera teatrale racconta attraverso la vita una donna influenzata dalla politica ancor prima della nascita, in un momento di intensa agitazione politica e sociale in Grecia – quello della guerra civile –, che osservando il cielo stellato, si chiedeva cosa significasse quel seno sorridente e rigoglioso, che mentre grondava quel meraviglioso "liquido" bianco, diceva: "Il mondo è pieno di gente cattiva".La turbolenta vita di Cleri Piniou Saracini, in fuga dalle persecuzioni politiche, inizia proprio su una barca, che assurge a simbolo di una vita burrascosa e pericolosa: Scappammo dall’isola di Thassos,  Ciuffi Cocò…su una barca… di corsa e frettolosi… la barca così leggera e veloce sembrava cheavesse le ali e volasse sulle ond ecco perché la chiamai... "LIKNISTI”(snodata)…e così navigavamo su acque limpide e fluide…per salvarci!mio padre, mia madre, mia sorella di due anni ed io…emozionata e confusa nel ventre di mia madre sentivo le vibrazioni del suo grembo,le lacrime di tristezza, i deboli battiti del suo cuore!Il ventre rotondo di una donna sdraiatae la vita e la morte su un’altalenasesto giorno …caldo insopportabile!(È colpa del sole?) Un sole allucinantee Caronte... pronto a traghettare! (…) La storia: Angelo e Cleri si conoscono a Roma, fra i banchi dell'Università, dopo che la giovane Cleri era arrivata in Italia per studiare architettura e laurearsi: è il 1965 quando affronta un viaggio di due giorni e due notti su un treno a vapore che parte da Atene, attraversa la Jugoslavia e la porta dritta in Italia, prima a Trieste e poi nella capitale. I due giovani studenti iniziano a frequentarsi sempre più assiduamente e Angelo porta Cleri a visitare le bellezze naturalistiche e monumentali nei dintorni di Roma, ma ben presto le loro giornate si legano ad un'intensa attività politica. Recepiscono la richiesta di aiuto dei compatrioti di Cleri e insieme ad altri studenti provenienti dalla Grecia stabilitisi in Italia, chiedono solidarietà per il popolo democratico per eccellenza, che ora veniva invaso dai carri armati e piegato alla dittatura. Contesti difficili: Nel frattempo il contesto politico si inasprisce anche in Italia, si avvicina il 1968 ed esplodono le contestazioni studentesche, che rendono più difficile battersi per la libertà della Grecia, soprattutto quando Cleri viene privata della cittadinanza greca proprio a causa del suo attivismo. Un impedimento non da poco per l'imminente matrimonio, che viene però arginato grazie a un permesso speciale del Vaticano, firmato dall'allora cardinale Montini, il futuro Papa Paolo VI. Dopo la laurea in architettura e un breve soggiorno a Venezia, i due partono alla volta della Grecia ma non riescono a consolidare la permanenza e affrontano un burrascoso viaggio di ritorno, con tutte le complicazioni del caso. Tornano in Italia, dove resistono poco tempo senza un'occupazione, da qui la decisione di ripiegare ancora verso la Grecia. Finalmente trovano entrambi la stabilità e la serenità familiare e professionale, Angelo come insegnante presso la Scuola Italiana di Atene, e Cleri come dirigente della Società Immobiliare pubblica K.E.D. per la ricostruzione statale ed economica della Grecia, e non solo, mentre nel 1975 nasce Raffaello Saracini.Proprio in Grecia, Cleri può dare sfogo al suo idealismo politico sostenendo vari leader della sinistra greca da Alexis Tsipras a Luca Katzeli. Dopo quattro anni di lotta, Cleri si spegne a causa di una malattia ma viene costantemente ricordata proprio grazie alle parole del marito Angelo, contenute nel memoriale della loro storia, Cleri, la vita che mi hai regalato! Una riflessione di Annapaola Di Ienno: Conosco molto bene l'autore Angelo Saracini e suo figlio Raffaello (il papà del piccolo Angelo) per motivi importanti che hanno segnato la mia esistenza. Cleri invece l'ho conosciuta da vicino in due occasioni. Sapevo poco della sua vita, ma istintivamente riconoscevo in lei una forza, un coraggio e una determinazione incredibili. L'incontro con il libro bilingue "Cleri la vita che mi hai regalato!"(Edizione bilingue 24 grammata) che ho letto con estrema attenzione ma, soprattutto, con particolare emozione, ha contribuito a farmela conoscere profondamente, scoprendo una persona ricca sotto ogni aspetto. La trasposizione teatrale di Irinis Hiratou “CIUFFI COCÒ" proposta a voi lettori di Vortici.it, è ovviamente in lingua greca e non ha sottotitoli in italiano, ma fidatevi di chi vi scrive e conosce perfettamente la lingua, essendosi integrata perfettamente con il popolo, avendo avuto la possibilità di viverci per 41 anni. Lasciatevi trasportare da tutto mentre ascoltate... parla un'anima che, attraverso la sua esistenza, ripercorre la storia moderna e contemporanea, di una Nazione, la Grecia che è la culla della Democrazia e che giustamente la preserva lottando strenuamente per conservarla, come ha dimostrato Cleri con la sua vita! Guardare lo spettacolo: https://www.youtube.com/watch?v=E3zCQjdlCBY Composizione musicale - Testi - Regia: Irini Hiratou.Montaggio del materiale di proiezione: Nikos Gravaris.Cleri Piniou Saracini è interpretata dall'attrice Marianna Geka.I musicisti suonano: Spyros Kostis-fisarmonica / Solis Barki-percussioni / Irini Hiratou-violino / Dimitris Kostis-corno.Per altri articoli di cultura sul nostro sito, fai clic qui. Annapaola Di Ienno e Benedetta Pisano    Read the full article
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krysteen-krys-blog · 8 days
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IA et Musique en Afrique : vers une nouvelle ère créative ou la fin des Artistes ?
A l’heure où l’intelligence artificielle (IA) infuse tous les aspects de nos vies, la musique ne pouvait rester insensible à cette onde de transformation. Face à ces bouleversements, une question fondamentale se pose : comment les artistes peuvent-ils s’approprier ces outils technologiques tout en préservant leur identité artistique et leur culture musicale ? Dans cet article, nous suivrons une…
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xpoken · 19 days
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Faits sur la musique
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1. Vous n'aimez pas le remix de votre morceau préféré ?  Ce n'est pas qu'il est mal construit.  Des études ont montré que nous préférons les versions originales des chansons non pas parce qu'elles sont meilleures, mais parce que nous les avons entendues en premier (les chercheurs ont demandé aux gens d'évaluer la même chanson deux fois, et ils ont toujours choisi la première version, même s'il n'y avait aucun changement) .
2. Volodymyr Vysotsky - un barde russe - n'est pas devenu une célébrité mondiale, mais ce n'est pas sa faute, son talent a dépassé de nombreux chanteurs étrangers célèbres de cette époque.  C'est juste qu'il a vécu au mauvais moment et dans le mauvais pays, le système et les lois en Russie en vertu desquels il s'est engagé dans la créativité sont à blâmer.  Mais le chanteur, populaire dans son pays natal, était également connu dans d'autres pays.
3. Basé sur des principes mathématiques, une musique incroyable est au moins parce que les ondes de certaines fréquences en combinaison créent de telles mélodies qui ont un effet positif sur nous.
4.Le plus grand chanteur américain Frank Sinatra avait un incroyable timbre de velours de sa voix, et son élégance naturelle, son sourire aux dents blanches et ses manières intelligentes jouaient non moins efficacement sur l'image d'un soliste talentueux.  Dans les années 1950 et 1960, au sommet de sa popularité, il était la vraie voix de l'Amérique, et bien qu'il n'ait pas fait de tournées musicales dans d'autres pays, ses chansons n'étaient pas seulement entendues dans son pays natal.
5.Toutes les chansons sont associées à certains événements et personnes.  La chanson préférée d'une personne est toujours associée à un certain événement de sa vie qui a provoqué de fortes émotions.
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bergamorisvegliata · 1 month
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BERGAMO DIBATTE -i video/3-
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L'ultima testimonianza-video riguardante la manifestazione di sabato 16 marzo a Bergamo, è una dichiarazione del rappresentante di "Incontri Orobici" (Marco) rilasciata a "Bergamo Risvegliata".
Bergamo non si ferma: infatti venerdì 22 marzo presso l'auditorium della Biblioteca Comunale di Seriate si terrà un dibattito sui disturbi causati dalle onde elettromagnetiche e su come contrastarli.
Alla serata dal titolo "L'inquinamento invisibile" e organizzata dall'associazione "Onda Vitale", saranno presenti il Dottor Francesco Oliviero e il Professor Limardo.
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Inoltre, dopo una "pausa musicale" del 29 marzo quando la band "Combat" che tanto ha allietato i manifestanti che hanno partecipato ai numerosi "aperitivi anti-Green Pass", suonerà presso il Circolo ARCI "Al Bafo" di Seriate, una interessante serata sui vaccini si terrà al Teatro del Borgo di Ranica sabato 6 aprile con il titolo "Vaccini: scelta consapevole - Dalla Legge Lorenzin al COVID".
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marco-fma · 1 month
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Mariposa - Fiorella Mannoia
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Fiorella Mannoia, con la sua voce potente e graffiante, è da decenni una delle icone della musica italiana. Le sue canzoni, spesso intense e introspettive, affrontano tematiche sociali e di vita vissuta, dando voce alle donne e alle loro lotte. In questo post analizziamo il suo ultimo singolo, "Mariposa", presentato al Festival di Sanremo 2024, e lo mettiamo a confronto con alcuni dei suoi testi più famosi. "Mariposa", che in spagnolo significa "farfalla", è un brano che celebra la forza e la resilienza delle donne. Il testo, scritto da Fiorella Mannoia con Cheope, Carlo Di Francesco, Federica Abbate e Mattia Cerri, si ispira alla storia delle sorelle Mirabal, tre donne dominicane assassinate dal regime di Trujillo. La canzone si apre con un'immagine forte: "Sono la strega in cima al rogo", che evoca l'idea della donna come figura perseguitata e condannata per la sua libertà. Ma la farfalla, simbolo di metamorfosi e rinascita, rappresenta la capacità delle donne di rialzarsi e volare via dalle avversità. Il testo è ricco di metafore e immagini evocative: "una regina senza trono", "una fiamma tra le onde del mare", "un grido nel silenzio". La Mannoia canta di donne coraggiose che lottano contro le oppressioni, che non si arrendono di fronte alle difficoltà e che rivendicano il diritto di essere libere e orgogliose. "Mariposa" si inserisce perfettamente nella poetica di Fiorella Mannoia, che da sempre ha dedicato la sua musica a temi come l'emancipazione femminile, la violenza contro le donne e la ricerca di sé. Possiamo trovare affinità con testi di canzoni come "Sally", "Quello che le donne non dicono", "Io non ho paura" e "Le parole perdute". In tutte queste canzoni la Mannoia affronta la complessità dell'universo femminile con una scrittura lucida e diretta, senza mai scadere nel sentimentalismo. "Mariposa" è una canzone potente e significativa che ci invita a riflettere sulla forza e la bellezza delle donne. Fiorella Mannoia, con la sua voce inconfondibile e il suo impegno costante, continua a essere una voce importante nel panorama musicale italiano. https://youtu.be/eZ4RkMa4jQs?si=xZLrOI2RfKrWZYC5 Read the full article
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copihueart · 1 month
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Pensieri di Primavera
Il sentiero conservava una castità antica, lasciava spazio ai davanzali dove sbocciano i gerani, si perdeva lento creando una sottile linea tra i filari di cipressi che segnavano il passaggio. Era questo il suono dei vicoli, dove le case si affacciavano con una affezione particolare, invadendo i marciapiedi con le loro ombre e i mattoni scoperti acquistavano nuova dignità baciati dal sole del meriggio. Una gazza padrona si dissetava alla sorgente, interrompendo con le sue ali il flusso della luce e scendevano lente contro i vetri le luccicanti stille lasciate dagli insetti in successione. Poi si apriva improvvisa la pianura, con la sua fragranza di vaniglia e il sentore asciutto delle nebbie e l’aria pulita chiamava a se la primavera penetrando nell’ingenuità degli ammiccamenti delle fronde e dei rami intrecciati nei loro abbracci. In lontananza le colline disegnavano i loro monili nella rifrazione del giorno e le canne palustri nel diradarsi lasciavano intravvedere un turacciolo a galleggiare nella corrente del fiume. Il fiume nel suo arto tortuoso sembrava voler leggerci dentro il cuore e scorreva impetuoso tra le rocce fino a voler dormire su di un materasso di foglie nella calma pensierosa del formarsi di acquitrini e pozze quasi alla fine della sua corsa.
Così il bosco rivelava i suoi rumori, permeando delle sue osservazioni il senso dell’udito, era tutto un brulicare di rovi, di fioriture che si accavallano durante il giorno, di allusioni nel passaggio strisciante di piccoli animali e di silenzi inconsueti a presagire l’arrivo di un viandante.
Avrei cercato in quelle partiture la quiete notturna, la statica abitudine dei monti che si stagliavano rigidi in lontananza sfregiati dal biancore della luna e il borbottio incessante delle acque abbandonate all’indistricabile gracidare delle creature dell’oscurità. Quale fanatico lavoro la natura doveva compiere per mantenere in armonia tutto ciò, mentre l’eco delle voci e il frastuono penetravano profondi solleticando l’impalcatura delle terre arate e dell’erba rigogliosa spremuta contro il cielo. Se poi a lungo e inutilmente quel sapiente bisturi delle stelle ti versava addosso lo splendore del suo manto sfiorandoti con la sua incalzante marea, ti sarebbe sembrato di non avere più tempo per goderti quello spettacolo.
Lentamente, lasciata indietro ogni radura i steli inservienti, devastati dalla stanchezza delle fungaie e dei fiori selvatici ti invitavano a seguirli, scambiandosi monotone formule di sopravvivenza, a seguire il commento musicale delle innumerevoli specie di uccelli che sembravano voler imitare la colonna sonora di un film.
Era la vastità degli spazi, dove sempre più sparute vegliavano le case isolate e le cataste di legna ammucchiate per l’inverno , che ti davano il senso di quella lieve luminosità che avvolgeva il tutto, nel riverbero lasciato dagli stampi dei tronchi a marcire, come se il respiro bruciasse tra le fiamme dei falò accesi dai contadini per dar fuoco alle sterpaglie.
A voler proseguire oltre i campi di lavanda, un tappeto di lucciole marcava il territorio con mille lumini incandescenti disegnando un carosello di luminarie a splendere nel tepore della sera e la prodezza impudente dei girasoli percuoteva il vento pieno di richiami, che nel suo desiderio impetuoso si faceva largo nei territori oltre le lande perenni e punti isolati del finir della boscaglia.
Come nel fondale di una piazza cambiava il paesaggio, sparpagliando quella brace di nuvole minacciose che s’inseguivano scontrandosi, dietro la lunga impronta degli zoccoli dei cavalli e degli animali al pascolo e nel riverbero del tramonto finalmente si intravvedeva il mare, che affondava le sue mani tra le dune creandosi un varco, con i suoi grandi baffi di schiuma e le sue onde nello scompiglio concitato lasciato a vegliare sulla riva.
Potevi finalmente con la scia dei tuoi occhi ammirare quella nuova e indescrivibile confusione di richiami festosi che la natura ti aveva donato e lo sfarfallio leggero della neve che presto sarebbe giunta a coprire le barche ammucchiate nel porto, a rischiarare debolmente i sacchi di paglia della tua anima che adesso saltellava dalla gioia perchè in quell’enorme labirinto di trincee costruito dagli uomini c’era ancora spazio per quell’ambiente naturale da preservare, dove poter vivere in simbiosi.
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