Tumgik
tma-traduzioni · 14 days
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MAGP010 - Sabato Sera
[Episodio precedente] [Indice TMAGP]
 [Il computer dell’O.I.A.R. si accende]
[Si sente della musica allegra, che svanisce poco a poco, sentiamo la presentatrice Geraldine ridere]
GERALDINE
Ora, di sicuro non serve che dica quanta nostalgia per gli anni ’90 ci ha dato. “Mr. Bonzo sta arrivando,” che è stata in vetta alle classifiche per oltre undici settimane -
NIGEL
(Scherzoso) Dodici.
GERALDINE
Dodici settimane, obliterando il record per la musica collegata a programmi televisivi e facendo decollare un impero di merchandise. Beh, oggi sono qui con il creatore di Mr Bonzo e storico presentatore di “Sabato sul Sei,” Nigel Dickerson.
NIGEL
È un immenso piacere essere qui, Geraldine. È bello essere di nuovo in TV.
GERALDINE
È passato un po’ di tempo, no?
NIGEL
Mi sono tenuto occupato.
GERALDINE
Allora, venticinque anni dal debutto di Mr Bonzo. Perché non ci racconti un po’ di come tutto è cominciato?
NIGEL
(Con una strana energia) Voglio dire, è iniziato tutto da uno scherzo. Canale Sei mi ha contattato nel ’94 per fare da presentatore e frontman nel loro variety show del sabato sera. È stata una mossa azzardata al tempo, ovviamente - Canale Sei esisteva solo da un anno e non è che io ero proprio un mostro sacro. Voglio dire, ero nei programmi per la famiglia della BBC, ma lungi dall’essere il primo nella lista di qualcuno.
Comunque, “Nigel Dickerson presenta Sabato sul Sei,” o “l’SOS di Nigel,” come hanno iniziato a chiamarlo, ha avuto davvero successo. Voglio dire, alla fine era sempre lo stesso tipo di variety show che anche la BBC e ITV mandavano in onda in prima serata il sabato sera: sketch, musica, interviste, qualche pezzo in-loco. Quello che ci distingueva però, era che non eravamo seri come loro. L’idea di fondo era che il set era allestito come delle gigantesche segrete in stile comico, e che io ero stato imprigionato da “Mr Sei.”
GERALDINE
Mr Sei?
NIGEL
Oh, era il nostro fittizio direttore di Canale Sei, e io dovevo organizzare uno show decente per essere rilasciato.
[Risata registrata, la sentiremo di nuovo durante l’intervista]
GERALDINE
(ridendo) Oh, ma certo.
NIGEL
Ci siamo divertiti molto con questa idea. All’inizio di ogni episodio ricevevo una telefonata da Mr Sei, che era sempre molto arrabbiato, e diceva che aveva ricevuto delle lamentele da qualche maldicente che si firmava con nomi tipo Signora GhignoAcido  o Signor PiccoloArnese, e poi mi veniva detto che dovevo condurre tutto l’episodio senza… non so, usare le parole “il prossimo” o stando in piedi su una gamba sola o roba del genere. E le persone lo adoravano. Lo adoravano davvero.
GERALDINE
E quando è che Mr Bonzo è entrato in tutto questo?
NIGEL
(Cambia leggermente il tono) …Sì. Mr Bonzo. Ma certo.
Beh, una delle cose che ci contraddistingueva erano gli scherzi. Avevamo una sezione intera chiamata “Sei Stato Baccato!” dove invitavamo un qualche serio personaggio pubblico e lo facevamo passare da sciocco, tipo, uh, prendere un calciatore famoso per fare dei palleggi ma il pallone era stato appesantito, e alla fine io saltavo fuori e dicevo “Sei Stato Baccato!” E gli davo questo grosso trofeo dorato con un lampone. Era tutto con tono scherzoso, ovviante. Nessun ospite si è fatto male.
Quindi, un giorno, il mio produttore, ha avuto questa idea fantastica. Facciamo tutto il teatrino di invitare un personaggio famoso, qualcuno di davvero serio, e gli diciamo che gli facciamo fare uno spezzone con un personaggio popolare tra i bambini. Ora ovviamente questi personaggi non hanno idea di che cosa guardano davvero i bambini, quindi potevamo davvero inventarci una cosa orrenda, dire che i bambini lo adorano, e vedere quanto gli ci vuole per capire che lo scherzo è lui. Che era stato “Baccato.”
Quindi mi sono inventato questo orribile clown - questo grosso costume a forma di patata e a chiazze, che correva in giro, urlando il suo nome e comportandosi come se fosse uscito da incubo.
GERALDINE
Chi ha inventato il nome “Mr Bonzo”?
NIGEL
Sai, onestamente non ricordo. So che non sono stato io o Rich, ma a un certo punto qualcuno l’ha detto e il nome è rimasto. Davvero non so cos’altro dire a riguardo. Il suo nome è Mr Bonzo.
Mi ricordo il primo show in cui l’abbiamo usato. Avevamo invitato Gotard Rimbaeu – lo chef. Era un pezzo grosso ai tempi. Molte comparse in TV, una rubrica culinaria sul Times. Ma penso che stava cercando di ammorbidire la sua immagine pubblica dopo che il Mirror aveva fatto un reportage su di lui, non mi ricordo bene…
GERALDINE
“Lo chef più Altezzoso d’Inghilterra”
NIGEL
Quello. Sì, dopo quello ha acconsentito a fare uno schetck per il nostro show dove insegnava ai bambini a cucinare. Palesemente non aveva mai visto lo show ed era totalmente ignorante sui contenuti per bambini. Era assolutamente perfetto.
Quando Mr Bonzo è emerso dalla dispensa, l’effetto è stato… incredibile. Il volto di Rimbeau è sbiancato e sembrava sul punto di urlare. Sarò onesto, avevo già visto il costume, ma non l’avevo visto in movimento, e addirittura un po’ inquietava pure me.
Rimbeau ha provato a controllarsi, per quel che ne sapeva lui i bambini davvero amavano Mr Bonzo, ma quando quel grosso clown di gomma ha iniziato a buttare per terra le pentole e a spiaccicare uova in giro per lo studio, lo “chef Altezzoso” ha provato a nascondersi dietro degli scaffali. E alla fine, quando Mr Bonzo ha provato ad abbracciarlo, Rimbeau lo ha attaccato per davvero con una padella. Ha rotto il braccio del ragazzo che lo indossava, quello è stato il mio segnale per entrare con la Bacca D’Oro. Il tutto in diretta TV, non dimenticate.
GERALDINE
Sembra proprio un disastro!
NIGEL
L’ho pensato anche io. Ma secondo il nostro pubblico è stata la cosa migliore che abbiamo mai fatto. Nella settimana seguente abbiamo ricevuto letteralmente centinaia di lettere che chiedevano di vedere ancora Mr Bonzo.
GERALDINE
Nonostante il braccio rotto?
NIGEL
Beh, c’era un altro tizio nel costume, ovviamente. Ce ne sono stati diversi nel corso degli anni. Era molto impegnativo dal punto di vista fisico e quello non è stato l’unico infortunio. È diventato una sorta di rituale: il membro più nuovo della produzione indossava Mr Bonzo finché non entrava qualcun altro.
GERALDINE
O finché non veniva colpito da una padella!
[Lei ride, Nigel no]
NIGEL
Ha. Sì. Ovviamente, lo scherzo non poteva durare per sempre. Il problema di uno scherzo a sorpresa è che facendolo in prima serata di sabato sera, tutti ne vengono a conoscenza abbastanza presto, e gli ospiti sapevano che sarebbe successo. E una coppia addirittura l’ha richiesto. Quindi la parte dello scherzo è andata a morire, e lui è diventato solo una mascotte di SOS. Uno dei miei tanti aguzzini nelle segrete. Verso la fine avevamo pure mandato in pensione il Signor Sei, e c’era solo Bonzo.
GERALDINE
Chiaramente è stata la decisione giusta.
NIGEL
Di sicuro piaceva ai bambini. Alla fine davvero lo trovavano divertentissimo. Beh, quelli che non se la facevano sotto, per lo meno.
[Geraldine ridacchia]
NIGEL
C’era una linea piuttosto netta tra i due. Presto è iniziata la Bonzomania: le vendite del merchandise erano alle stelle; “Hit numero uno che non se lo merita” è diventata davvero la hit numero uno, e abbiamo addirittura iniziato la costruzione di un piccolo parco a tema, Bonzoland, a un certo punto.
È stato… è stato un bel periodo.
GERALDINE
(cambia il tono) E poi -
NIGEL
E poi sappiamo tutti cosa è successo. Alle persone… Mr Bonzo ha smesso di piacere.
GERALDINE
Se non ti senti a tuo agnio a parlare di Terrance Menki, potremmo passare a -
NIGEL
No, va bene.
Lo sai che è stato solo per l'ultimo, no? Quello dove è stato beccato? La polizia ha detto che c’erano undici corpi in tutto e il suo guardaroba era pieno di ogni genere di costumi fatti in casa - chi sa che cosa ha indossato per gli altri? Ma no. Visto che è stato beccato travestito da Mr Bonzo, la gente si ricorda solo quello, il, uh, il…
GERALDINE
Il “Bonzo Assassino.” 
NIGEL
Il Bonzo Assassino! (Si altera) Ridicola spazzatura da tabloid. Non gli assomigliava nemmeno! Ha invertito i colori! Ma hanno comunque sbandierato l’immagine in prima pagina. Una reazione eccessiva.
GERALDINE
“Eccessiva”?
NIGEL
(si calma) No, voglio dire, uh, è stata una cosa inappropriata. Da mostrare al pubblico, voglio dire.
GERALDINE
Di sicuro ha avuto un forte impatto sul brand di Mr Bonzo.
NIGEL
La costruzione di Bonzoland è stata bloccata poco dopo, e i legali hanno deciso che era meglio interrompere la produzione in SOS “temporaneamente”.
GERALDINE
E che mi dici di te, a livello personale?
NIGEL
Beh, ovviamente ho ricevuto minacce di morte. Noi non avevamo niente a che fare con questa storia, ovviamente, ma la gente può essere molto stupida con questo genere di cose. In ogni caso, questo è quanto - all’occhio del pubblico, Mr Bonzo è cambiato.
…Da quanto ne so ha ancora qualche fan. Tra le, uh, parti più edgy di internet. Come “meme.”
GERALDINE
Sì, volevo chiederti - la marchandise di Mr Bonzo è ancora in vendita tramite il tuo sito web personale. Questo ti mette a disagio?
NIGEL
Cosa dovrebbe mettermi a disagio? Il fatto che qualche acquisto potrebbe essere dovuto a delle persone che provano ad essere edgy? Un uomo deve pur vivere, Geraldine, e non è che posso capire se qualcuno compra una maglietta ironicamente. Tra l'altro se le persone pensano a Nigel Dickerson, Mr Bonzo è una delle prime cose che gli viene in mente, quindi questo non si ripercuote sulla mia reputazione. Da un certo punto di vista adesso sono suo prigioniero più di quanto non lo sia mai stato nel mio show.
GERALDINE
E come rispondi alle voci più recenti?
NIGEL
(in guardia) Prego?
GERALDINE
Le dichiarazioni dei testimoni in tre omicidi negli ultimi cinque anni -
NIGEL
(a voce alta, parlandole sopra) Ho detto al tuo produttore che non avremmo dovuto toccare questo argomento.
GERALDINE
– che sostengono che una persona in un costume da Mr Bonzo era sulla scena del delitto? Pensi che si tratta di un emulatore?
NIGEL
(Allo stesso tempo, alzandosi in piedi) L’intervista finisce qui. Non contattateci mai più.
GERALDINE
ConttattarVI?
NIGEL
(urlando) Era uno scherzo, Chiaro!? Mr Bonzo doveva essere divertente, doveva far ridere la gente! Che cosa c’è di così sbagliato? Perchè sono sempre intrappolato in questa, questa - perché lui non mi lascia ?! Perché -
[La registrazione si interrompe improvvisamente.]
[Siamo di nuovo nell’ufficio dell’O.I.A.R., sentiamo il rumore di tasti]
[Doppio click, suono in 8-BIT]
[Silenzio nel resto dell’ufficio]
[un lungo sospiro - da Celia]
[Le rotelle di una sedia, lei si alza e va alla sala del personale]
[In fine dei passi:]
COLIN
Heilà?
CELIA
(dalla saletta del personale) Colin?
[Torna nella stanza]
COLIN
Scusa, non voglio interrompere la tua pausa.
CELIA
Tutto bene, ho appena messo su l’acqua. Vuoi una tazza?
COLIN
No, grazie. Sto cercando di limitare la caffeina… (a disagio)
CELIA
Celia.
COLIN
Celia. Già. Scusa.
CELIA
Nessun problema - sono ancora nuova.
COLIN
Dove sono tutti?
CELIA
Gwen ha un “incarico,” qualsiasi cosa voglia dire. Alice e Sam sono, uh, stanno indagando su qualcosa per un caso.
COLIN
(distratto) Già. peccato. Volevo l’opinione di Alice su una cosa. Te ne intendi di computer?
CELIA
Non proprio. Tu non eri in congedo?
COLIN
Per il mio cervello, sì. Non ha funzionato. Ho parlato con tre terapisti. Nessuno di loro sapeva cosa fosse un gate logico. A che diavolo mi sarebbe servito?
[Non è arrabbiato - il suo tono è monotono, stanco]
CELIA
Non so -
COLIN
A niente. Me ne sono stato seduto lì a girarmi i pollici. La cosa migliore che posso fare per me stesso è arrivare in fondo a questa storia.
CELIA
(per niente convinta) Giàààà.
COLIN
Quindi gli altri sono tutti fuori, giusto?
CELIA
Sì, ma -
COLIN
Fantastico. Questo dovrebbe semplificare le cose.
[Si siede a una scrivania, il computer si avvia]
COLIN
Magari non dirgli che sono stato ai loro terminal. Si farebbero un’idea sbagliata.
CELIA
Uh… certo.
[Colin inizia a scrivere, un po’ senza fiato]
[Il fischio in lontananza del bollitore]
CELIA
Okay. Beh, credo fosse il bollitore, quindi probabilmente ti lascio fare.
COLIN
Sì. Oh, e, um, Celia?
CELIA
Mm?
COLIN
Se Lena te lo chiede, io non sono stato qui.
[Inizia a lavorare al computer, borbottando da solo]
CELIA
…Certo.
[Si allontana]
[Suoni di un telefono]
[Passi veloci e cauti sotto la pioggia]
[Un gridolino da Alice - Sam la afferra]
SAM
Attenta.
ALICE
Sì, beh, sarebbe più facile se non stessi indagando tra delle rovine marce e sul punto di crollare sotto la pioggia.
SAM
E sarebbe ancora più facile se tu la smettessi di lamentarti e iniziassi a guardarti in giro.
ALICE
Touché. Anche se voglio far presente che non ho ancora la minima idea di cosa stiamo cercando. Sono delle energie negative? Perché credo di averle trovate.
[Scricchiolio di legno quando lei alza qualcosa - un’asse?]
ALICE
Oh, no. Falso allarme. Solo un ratto morto. Meraviglioso. 
[fa cadere l’asse]
SAM
Lo saprò quando lo vedrò.
ALICE
Ma davvero? Perché sembra proprio il genere di cosa che qualcuno dice quando non sa cosa sta cercando. Onestamente non so cosa ti aspetti. Sono delle macerie. Legno bruciato, stanze crollate, detriti. Non è che sia proprio una caccia al tesoro.
SAM
Se la cosa ti dà fastidio, puoi tornartene a casa. Non voglio trattenerti qui.
ALICE
Sam, onestamente non vorrei essere da nessuna parte se non qui con te. 
E per essere chiari, lo intendo in un senso profondamente deprimente. Del tipo, è un sabato sera e ho scelto di passarla in un buco con te. Un buco bagnato. E nemmeno uno di quelli divertenti.
SAM
(esitante) Beh, grazie, allora, credo.
ALICE
(imitando scherzosamente il suo tono) Beh, non c’è di che, allora, credo che -
SAM
Aspetta, cos’era quello?
ALICE
(improvvisamente interessata suo malgrado) Cosa?
SAM
Girati, punta la torcia… Sì!
[Si fa strada e inizia a lottare contro qualcosa]
ALICE
Aspetta, sei serio? Non alzare le aspettative. Sarà vuoto. E anche se non lo è, è impossibile aprirlo con tutta quella ruggine.
SAM
(sforzandosi in maniera penosa) Vuol dire che posso rompere il lucchetto…
ALICE
E trovare un articolo convalidato sul tetano che finirai per beccarti. Ti taglierai per della poltiglia di carta.
[La casa si apre lentamente con un cigolio]
SAM
Fatto!
ALICE
Allora? Qualche rivelazione che ti cambia la vita? O…
SAM
(Deluso) Poltiglia.
ALICE
(divertita) Poltiglia, altro che.
SAM
Cavolo!
[Tira un calcio alla cosa. Chiaramente si fa male]
ALICE
Tutto bene?
SAM
Sto bene!
…Ow.
ALICE
Senti, Sam, mi hai chiesto di venire, e io sono venuta. Mi dispiace che questo non sia la chiusura di un capitolo o quello che stavi cercando, ma penso che stai solo sprecando il tuo tempo. Siamo proprio fortunati che questo posto non ci sia già crollato in testa.
SAM
Io non mi sento fortunato.
ALICE
Allora siamo in due.
Senti, ti capisco, okay? Ci sono delle cose strane, te lo concedo. Quel pavimento con i bassorilievi nell’atrio principale - non so ma non mi convince. Ma i fantasmi che speri di beccare? Penso che non siano qui.
…Sam. 
SAM
Va bene! Va bene, proviamo a…
[Inizia a cercare in giro]
ALICE
Sul serio? Ti ho appena convinto ad andare via, ti prego non dirmi che adesso hai trovato qualcosa che -
SAM
(Tirando fuori la mano) Aha!
ALICE
(Incerta) È una chiave.
SAM
Oh sì. E sai cosa vuol dire?
ALICE
Che la borsa per la palestra di qualcuno sta facendo la muffa in armadietto da qualche parte?
SAM
(implorante) Aliiice.
ALICE
(bonariamente) Ugh. Va bene. Altri 10 minuti. E l’ombrello lo tengo io.
[La TV si accende]
[Fuori, suona il campanello]
[Qualcuno scende le scale]
[Il campanello suona ancora]
NIGEL
(a bassa voce) Va bene, sto arrivando…
[Apre numerose serrature]
[La porta si apre]
NIGEL
Cosa?
GWEN
(controlla i fogli) Uh – Nigel Dickerson?
NIGEL
Hai idea di che ore sono?
GWEN
(formale) Sono qui per conto dell'’Office of Incident Assessment and Response.
NIGEL
(più tagliente) Oh?
GWEN
Ho un messaggio per lei. Mi è stato detto di consegnarglielo di persona. Ecco qui.
NIGEL
…non posso.
GWEN
Le mie istruzioni erano molto chiare. Andare a casa di Nigel Dickerson e consegnargli questa busta.
NIGEL
Non è per me.
[Una pausa, lui sospira]
Entra. E pulisciti le scarpe.
[Gwen segue la richiesta, e si chiude dietro la porta]
[Nigel sospira di nuovo, poi si allontana e accende un vecchio stereo]
[Parte la canzone “Mr Bonzo sta arrivando”]
NIGEL
Mi dispiace per questo.
GWEN
Uh… cosa?
[Nigel alza il volume della musica]
[Un passo pesante e bagnato sulle scale, qualcosa si sta trascinando al piano di sotto per incontrarli]
GWEN
Cos’è - Chi…?
NIGEL
Cerca di non fissare. Non gli piace quando le persone lo fissano.
[L’ultimo passo]
GWEN
(terrorizzata) Oh mio dio!
MR BONZO
B-B-B-Bonzo Bonzo Bonzo!
[La voce di Mr Bonzo è profonda e cigolante, a malapena sembra una voce]
NIGEL
Mr Bonzo, ti presento… a dire il vero non mi hai detto il tuo nome. Forse è la cosa migliore.
MR BONZO
BONZO BONZO BONZO!
NIGEL
(con urgenza) Ti ho detto di non fissare!
[Gwen non risponde, è chiaro che sta cercando di non andare in iperventilazione]
NIGEL
(a Bonzo, con cautela) A quanto pare ne hanno un altro per te. (a Gwen) Consegnagliela.
MR BONZO
BONZO!
GWEN
Io… cosa?
MR BONZO
(più agitato) BONZO! BONZO!
NIGEL
Il nome, l’indirizzo - devi dirgli dove andare.
GWEN
Cosa? Io non – (un altro tipo di terrore) Nessuno mi ha detto niente. Lì dentro chi c’è?
MR BONZO
(si arrabbia) BOOONZOOO!
NIGEL
(vicino al panico) Ma di che cosa stai parlando? La busta, devi dagli la busta e basta!
GWEN
S-Sa leggere?!
NIGEL
Fallo e basta!
[Gwen allunga la busta e Mr Bonzo l’afferra con la bocca, lo sentiamo che la mastica]
[I suoi denti non sono morbidi]
MR BONZO
(felice) BONZO! BONZO BONZO BONZO!
[Passi pesanti mentre la porta è spalancata di colpo, e Mr Bonzo esce]
NIGEL
(a corto di fiato per il sollievo) Oh grazie a dio. Per poco non finiva molto male. 
GWEN
Io… io non -
NIGEL
Dì a quelli che ti hanno mandata, “non c’è di che. Di nuovo.”
GWEN
Ah – okay?
NIGEL
Adesso esci da casa sua.
[Da qualche parte, un registratore di cassette si accende con un click]
[Il suono in lontananza di un temporale, con il gocciolio dell’acqua]
[Qualcuno prova ad aprire una porta]
SAM
(ovattato, da fuori) Mi hai appena visto provarci, letteralmente.
ALICE
(ovattato) Pensavo che tu non eri riuscito ad aprirla. Non equivale a essere chiusa a chiave.
SAM
(ovattato, a disagio) Ecco che riparte con la storia di Sam, il gracile gamberetto.
ALICE
(ovattato) UNO. Non ti ho mai chiamato gracile gamberetto ma grazie per l’idea. DUE. chiudi il becco e dammi la chiave.
[La chiave entra nella toppa e gira a vuoto]
ALICE
(ovattato) Beh, ci abbiamo provato. Vieni.
SAM
(ovattato) Aspetta, qui il legno è molto danneggiato. Penso che… 
[Con un Crack bagnato, il legno intorno alla serratura si rompe e collassa verso l’interno. Un tonfo.]
SAM
Ha! Cacchio!
ALICE
Ha fatto molto male, non è così?
[Sam sposta il peso tra i vari pezzi di legno taglienti]
SAM
Forse.
ALICE
Vieni qui.
[Lo aiuta ad alzarsi e a ripulirsi dai frammenti di legno]
ALICE
Davvero utile, la tua chiave.
SAM
Siamo qui, almeno, no?
ALICE
E questo qui che posto sarebbe, di preciso?
SAM
L’ufficio di qualcuno, credo? Sembra che abbia resistito molto meglio del resto…
ALICE
(raccoglie qualcosa) Che pensi che fosse Archi?
SAM
Huh?
ALICE
Ho trovato una di quelle placche col nome vecchio stile.
SAM
Uh… Architrave?
ALICE
Scusa, cosa?
SAM
Cosa?
ALICE
Sei andato direttamente ad “Architrave”? E non, che ne so, architetto? Archivio?
SAM
Cioè, ci sono dei libri, suppongo…
[Ne raccoglie uno. Un rumore umido]
SAM
(Deluso) Un tempo c'erano dei libri, in ogni caso.
ALICE
Bella sedia. Avrei un aspetto davvero sinistro se mi mettessi a girare su quella.
SAM
Non rischierei. A meno che tu non voglia delle termiti nel culo.
ALICE
Ew. Quelle spiegano i segni sul pavimento.
SAM
Oh sì… Quelli cosa sono?
ALICE
Segni delle termiti. O, sai, (facendo una Voce) simboli di un antico potere ultraterreno. Una o l’altra.
SAM
Senti, puoi essere spaventata o sarcastica ma non entrambe le cose.
ALICE
Guarda e impara.
[Passi mentre Sam si avvicina]
[Il pavimento di legno cigola in maniera preoccupante]
ALICE
Attento…
SAM
(Girandosi) Oh grazie al cielo che me l’hai detto, altrimenti mi sarei messo a saltellare su è giù questo pericolante -
[Il pavimento cede]
SAM
(Cadendo) Oh merd–!
[Alice lo afferra e lo tira in salvo]
[Uno splash distante; è caduto qualcosa]
[Sam fa un sospiro di sollievo, ma poi:]
SAM
Mi è caduta la chiave!
ALICE
Cosa scusa? Perché sembrava davvero un “Mi dispiace Alice, avevi ragione. Dovremmo tornare indietro adesso prima che mi ammazzi cadendo in un buco acquoso. Cristo, sei sexy, eccoti un ventino per il disturbo.”
SAM
Non possiamo! Questo è il primo indizio che abbiamo trovato!
ALICE
Indizio? Ma che indizio?! È un buco, Sam. È un buco buio e lurido in un ufficio buio e lurido in un edificio buio e lurido, invaso dagli insetti e chissà cos’altro. Mi dispiace, ma è abbastanza. Questo non è un grandioso indizio sulla tua infanzia. È un buco. È ora di andare, Sam.
[Sam lascia andare un lungo sospiro sconfitto]
ALICE
…mi dispiace davvero. Lo so che ci speravi.
SAM
No, hai ragione tu. non so cosa sto cercando. Ho… ho dei ricordi di alcune cose strane che ho visto qui, ma senza alcun contesto. Volevo sapere cosa stava succedendo, perché hanno scelto noi… perché non hanno scelto me. Forse trovare il punto in cui tutto ha iniziato ad andare storto.
Ma… è troppo tardi. E adesso… io sono l’unico a cui ancora gli importa.
ALICE
A me importa.
– Non molto, per la cronaca, non montarti la testa. Ma la verità è che, la chiusura avviene nei film, amico. Noialtri al massimo possiamo trovare solo dei luridi buchi.
[Una pausa]
SAM
(facendo un sorriso) Sai che per quello vendono una crema.
ALICE
(con calore) Ecco il mio gamberetto.
SAM
(sospira) Andiamo. Usciamo di qui prima che finiamo in quella che penso possa essere una fogna.
ALICE
Oh, pensavo che venisse da te! Avevo pensato che te l’eri fatta addosso quando sei caduto. 
SAM
Che tesoro.
[Iniziano ad allontanarsi, le loro voci si fanno sempre più distanti]
ALICE
Sento un odorino. Ora, per quanto possa essere divertente ritrovarsi sul punto di finire in uno di quei casi inquietanti, avrei proprio voglia di bere qualcosa. Pensi che quel pub a cui siamo passati davanti è ancora aperto?
SAM
Siamo a Manchester, quindi sì, probabilmente. Che ci servano o meno quando puzziamo come una volpe morta è un'altra questione…
[Alla fine le voci svaniscono del tutto, a causa della distanza e della pioggia]
[Un lungo silenzio mentre il nastro continua a girare e l’acqua, più in basso viene mossa]
[Poi c’è un tonfo sul legno, e un lucchetto viene scosso]
[Il rumore distintivo di una chiave che viene trascinata sul legno, poi infilata in un lucchetto che scatta]
[La porta della botola si apre cigolando]
[[ERRORE] emerge e fa un respiro incerto]
[Poi un altro e un altro ancora]
[CLICK]
[Traduzione di: Victoria]
[Episodio successivo]
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tma-traduzioni · 1 month
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MAGP009 - Seguendo la sorte
[Episodio precedente] [Indice TMAGP]
[Il decrepito computer dell’O.I.A.R. si accende]
[Sam è seduto alla sua scrivania, canticchia a bassa voce]
[Rumore di una penna, sta compilando dei moduli]
[Passi che si avvicinano]
CELIA
Sera.
SAM
(distrattamente) Hey.
[Celia posa la sua borsa, si siede e accende il computer]
[Sam continua a compilare i suoi moduli]
CELIA
…Allora. Come sta procedendo il romanzo?
SAM
Hm, cosa? Oh – già, sì-
[Ridacchia imbarazzato]
[Gira un foglio e continua a scrivere]
SAM
Stavo continuando a compilare i moduli dell’assunzione. Sai com’è.
CELIA
Onestamente? Non mi è stato più dato nulla dal primo giorno.
SAM
È tutta colpa mia. Ho dato il consenso per un uno-a-uno con il dipartimento Risposta.
CELIA
Già… Alice aveva detto qualcosa in merito. E anche che ormai sono anni che non esiste più un dipartimento Risposta?
SAM
(continua a scrivere) Così mi hanno detto.
[Una pausa]
CELIA
Scusa, mi sono persa qualcosa? Perchè sennò tutto questo sembra piuttosto…
SAM
Inutile? Sì. Completamente.
CELIA
Mi hai persa.
SAM
Beh, mi rifiuto di dargli la soddisfazione di arrendermi.
CELIA
Non vuoi dare soddisfazione al sistema automatizzato di burocrazia?
SAM
Precisamente. E onestamente, a questo punto mi ha preso. È come se è fatto apposta per essere strano ed inutile, sai?
CELIA
In che senso?
SAM
Guarda.
[Si avvicina con la sedia]
CELIA
(Leggendo) “Prego elencare i vostri primi quattro ricordi negativi associati alla scuola o a un'istituzione educativa dell’infanzia equivalente, poi dare un punteggio ad ognuna su una scala da zero a sette, con zero come neutrale e sette come traumatico -” (ride) scusa, cosa?
SAM
Poi migliora.
CELIA
(gira la pagina) “Prego elencare ogni creatura morta vista negli ultimi tre mesi”… “Quante trasfusioni di sangue ha ricevuto negli ultimi dieci anni”… “Perché?” Perché cosa?
SAM
(Sorridendo) Solo “Perché”?
[Ridacchia]
CELIA
Beh, è… particolare.
SAM
Vero, no? E ancora meglio, so che nessuno lo leggerà mai.
CELIA
(Sorridendo) Mi fa piacere che ti stai divertendo.
SAM
A volte è bello avere una scusa per starsene seduti in silenzio per un po’ e pensare a delle cose.
CELIA
Cose tipo,“perché”?
SAM
Perchéééé. Vedi? Tu sì che capisci.
[La sedia torna al suo posto]
CELIA
Beh, sono felice che sei di buon umore, perché ho delle brutte notizie. Non riesco a trovare altro sull’Istituto Magnus e onestamente, a questo punto… sono a corto di idee. 
SAM
Non è un problema. Davvero apprezzo che hai appoggiato la mia piccola crociata, ma forse ha ragione Alice. Forse dovrei lasciar stare.
CELIA
Mi dispiace.
SAM
Non ne vale la pena, no?
CELIA
(alzandosi) Davvero. Vuoi del pessimo caffè?
SAM
Nah, sono apposto. Tra l’altro, questi ragazzacci non si riempiranno da soli.
CELIA
(sorride) Non divertirti troppo mentre non ci sono.
[Celia esce e Sam ridacchia]
[Una lunga pausa durante la quale sentiamo solo la penna]
[Il computer fa ‘ping’]
CHESTER
Dichiarazione e Valutazione della Ricerca per il reperto CD137 –
SAM
(a bassa voce) Ma che cavolo?
CHESTER
Istituto Magnus – Manchester. Riservato e confidenziale.
Disponibilità come soggetto - nessuna Disponibilità come agente - bassa Disponibilità come catalista - media.
Si raccomanda il rinvio per una Valutazione dell’Applicabilità per l’Arricchimento come Catalista,
Segue la dichiarazione:
Sì, vedo che non li vuoi toccare. Ottima scelta. Ma i guanti non ti saranno di alcun aiuto se ti scivolano di mano e rotoleranno sul tavolo. Fossi in te li metterei in quella scatola facendo molta attenzione, perché lascia che te lo dica, quei piccolini portano davvero tanta sfortuna.
Quindi sì, vi racconto tutta la loro storia, come li ho ottenuti, tutte quelle stronzate e voi semplicemente… me li prendete, no? Li accettate.
Bene. Credo. Sono abbastanza sicuro che è così che funziona. Almeno, per me è così che è andata.  Metteteli pure in un caveau se volete, seppelliteli, buttateli nell'oceano per quel che me ne importa. L’unica cosa importante è che adesso sono vostri.
È stato Gary a coinvolgermi in questa storia. Era uno di quei nerd sfegatati, e fin da quando andavamo a scuola insieme provava a convincermi a giocare ai suoi stupidi giochi. Voglio dire, Advanced Dungeons and Dragons era l’ultima novità, ma non ne ho mai visto il fascino. L’ho provato una volta per farlo stare zitto, ma praticamente te ne stai lì seduto a dire cose che non sono reali. Dov’è che sarebbe il gioco? E dopo la scuola io e Gary ci siamo allontanati. Non è una sorpresa, queste cose succedono, no? 
Ma poi l’anno scorso, Carl mi lascia. Non è stata una gran cosa. Non è che intendessimo sposarci o altro e ci eravamo visti a malapena da quando lui si è trasferito a Doncaster, ma ha fatto comunque male, sai? Allora quando Gary dal nulla si mette in contatto con me, e mi supplica di unirmi al suo gruppo, penso e che cavolo, perché no? Gary non era così male - o almeno, così pensavo - e dio solo sa se mi serviva una distrazione. Un po’ di sano divertimento.
Quindi mi presento al suo appartamento e mi rendo conto che Gary se la stava passando davvero bene dai tempi della scuola. Ha questa bella casa a West Didsbury. Detto questo, mi invita a entrare, noto che sembra un po’ stanco. Indossa questo maglione a collo alto decisamente costoso ma ha delle borse sotto gli occhi, i suoi pantaloni sono strappati e cammina zoppicando.
Gli chiedo se sta bene e lui mormora qualcosa su uno scippo, quindi lascio perdere, ma mi rendo conto che una parte delle lampadine si sono fulminate, e c’è una perdita enorme sopra il suo immenso impianto stereo. Non dico niente però. Cioè, non è che il mio piccolo monolocale fosse meglio. Detto questo, mi accorgo di una macchia sbiadita su una parete che penso potrebbe essere sangue.
Non è ancora arrivato nessuno, siamo solo io e lui, e sono un po’ in imbarazzo. Poi lui inizia a parlare di questo gioco a cui a quanto pare stiamo per giocare e sento tutt’altro tipo d’imbarazzo, perché non ho idea di che cosa sta parlando. Poi mi dice che presume che non ho dei dadi con me, e gli dico di no - dovrò usare i suoi.
Questo fa comparire un sorriso sul suo volto. Adesso ovviamente so perché.
Mi aspettavo che mi desse una manciata di quei dadi di plastica scadenti con tutti i punteggi diversi, ma invece infila la mano in tasca e tira fuori un paio di dadi normali. Sei lati, bianco sporco, piccoli puntini neri, sai che aspetto hanno i dadi. Voglio dire, li stai guardando proprio adesso. Gli ho chiesto se ci servivano, sai, dei dadi strani, e lui scuote la testa, dicendo che per questo gioco servono solo “due D sei.” Me li porge, così li prendo. Dio, erano pesanti.
Era passato un po’ da quando mi ero seduto al tavolo da gioco, ma avevo usato abbastanza dadi per sapere che erano troppo pesanti… e c’era qualcos’altro. Da quel punto in poi, quei dadi appartengono a me. E ne sono consapevole.
Gary dopo non si scomoda ad aspettare. Sostiene immediatamente di aver ricevuto una chiamata da qualcun altro del gruppo. Non possono venire, la partita è stata cancellata, mi spiace che sei venuto fin qui, blah, blah, blah. E così mi ritrovo di nuovo fuori, ad aspettare un taxi che mi riporti a casa.
Devo proprio fare la cronaca di tutta la parte che viene dopo? Voglio dire, mi avete detto che state proprio cercando, com’è che era, “oggetti attivamente soprannaturali," no? Mi sa che se vi dico che vi sto dando un paio di dadi maledetti potete mettere insieme i pezzi per conto vostro. 
Cioè, in poche parole, ho iniziato a lanciarli, e ho notato che fanno succedere delle cose. Esce un numero alto, succedono delle cose belle: offerte di lavoro, caffè gratis da baristi carini, rimborsi fiscali. Esce un numero basso, succedono cose brutte: si rompono cose tecnologiche, perdo soldi, mi ritrovo circondato da gente con la giornata storta. E quando esce un numero davvero basso… beh, avete visto le cicatrici. 
La cosa è, però, che ancora non so davvero se mi hanno mai costretto a lanciarli. Voglio dire, l’ho fatto. Molte volte. E sapevo che probabilmente i rischi erano maggiori delle ricompense, ma non credo di averli mai sentiti tipo, “chiamarmi” o altro, sai? Mi è sempre sembrata una mia scelta. Anche se era una scelta di merda. D’altro canto nella mia vita non ho mai ottenuto niente di buono se non per puro caso, quindi perché questa volta sarebbe dovuta essere diversa?
Dopo un po’, però, mi sono accorto che… non era puramente casuale. Se fai diversi tiri alti, i prossimi probabilmente saranno bassi. E se hai fatto uscire tutta la sfortuna, allora dopo succederanno cose belle. Lo so, lo so, sembra superstizione, ma ti dico, ne ho tenuto nota, e so ho imparato abbastanza matematica per essere certo delle probabilità. Non è casuale, alla fine tutto va in pari. Quindi allora in quel momento inizio a pensare. E se la persona che lancia non è importante, fintanto che i tiri alla fine si bilanciano tra di loro?
Beh, hai capito dove voglio arrivare.
La cosa più strana è: nessuno ha mai detto di no. Uno sconosciuto ti si avvicina, ti passa un paio di dadi, e ti dice di lanciarli, tu gli dici di no, giusto? Ma l’hanno sempre fatto tutti. Certo, mi guardavano in modo strano, mi dicevano di togliermi dai piedi, mi trattavano come il tipo inquietante che senza dubbio ero, ma li lanciavano comunque. E certo, lo so che alla maggior parte delle persone piace lanciare i dadi, ma comunque mi fa sorgere il dubbio: quanto avevo controllo effettivamente…
Ho seminato anche della buona sorte oltre che quella cattiva. Dopo tutto, anche dopo aver fatto i conti, molte persone hanno fatto uscire numeri alti e poi arriva subito, così su due piedi, una lettera con delle belle notizie. Per questo li odiavo però. Quelli stupidi maledetti sorrisi mentre mi derubavano della mia buona fortuna.
Ma quando usciva un numero basso, quando potevi vedere la sfortuna abbattersi su di loro come un’ombra, o meglio ancora - quando usciva un numero davvero basso e potevi essere sicuro che il tiro dopo sarebbe stato uno buono. In quello c’era una gioia macabra, lo ammetto. 
E il mio sistema funzionava. Non era perfetto, ogni tanto qua e là mi usciva un tiro brutto: un guasto alla macchina, un mancato pagamento, una volta ho addirittura sfondato una finestra di vetro. Ma per il resto avevo davvero dato una svolta alla mia vita, scaricando tutta la merda su qualcun altro per una buona volta. Chiaramente una cosa che quell’idiota di Gary non aveva mai pensato di provare. 
E poi ha iniziato a cambiare e la sorte era… diversa. Non nel senso in cui era buona o cattiva, ma nel modo in cui era buona o cattiva. All’inizio si trattava di cose abbastanza normali, a volte addirittura prevedibili, ma gradualmente hanno iniziato a diventare più… non so, astratte. Come quando all’inizio stai avendo una giornata no o qualcosa del genere, e poi ti ritrovi di buon umore, e poi alla fine non riesci a capire che cosa è successo, sai solo che è successo qualcosa.
E mentre la mia fortuna continuava a migliorare sempre di più, ho iniziato a sentirmi sempre meno… connesso al mondo. Come se fossi un fantasma fortunato o qualcosa del genere, camminavo tra le persone normali ma non ero più uno di loro. Ero solamente questo personaggio che entrava nelle loro vite solo il tempo necessario per regalargli della fortuna o, più spesso, della sfortuna prima di andarmene.
Quella parte ha iniziato a piacermi più della fortuna. Lanciavo per me stesso sempre meno, concentrandomi più sull’essere uno… sconosciuto misterioso. Ho iniziato addirittura a vestirmi così: ho messo le mani su questo lungo giaccone scuro, un cappello largo, mi sono fatto crescere un pizzetto, e funziona.
Questo fino a circa una settimana fa. È stato allora che ho visto Gary, seduto in un coffee shop proprio nella strada del bell’appartamento dove vivo nella parte nord della città (grazie doppio-sei). E ha un aspetto normale. Non felice, non proprio, ma di sicuro non più il guscio infelice che era l’ultima volta che l’avevo visto.
E mi viene questa idea crudele. Quindi vado da lui, e lo saluto.
Avresti dovuto vedere la sua faccia. All’inizio la colpa, certo, ma poi si trasforma in confusione quando vede come sono vestito. Balbetta una qualche mezza scusa quando alzo una mano per interromperlo. Uso “la voce” e ringrazio così tanto il mio vecchio amico per il dono, e dico che lo voglio ripagare. In quel momento lui capisce cosa sta per accadere, anche prima che li tiro fuori e li poso tra di noi sul tavolo.
Non li vuole lanciare. Vorrebbe essere ovunque meno che seduto di fronte a me in quello squallido, piccolo bar. Ma li prende in mano comunque, e li lancia con tristezza.
Prima di allora non avevo mai visto uscire un due. Nemmeno una volta tra le migliaia di tiri a cui avevo assistito, e la seguente ricaduta sul futuro di qualcuno. Forse stavano aspettando un’occasione speciale, un onore per un custode indegno. O forse Gary è stato solo davvero, davvero sfortunato. In ogni caso, c’è stato questo momento di silenzio in cui entrambi abbiamo fissato il tavolo, e i dadi ci fissavano di rimando.
Quando il camion ha sfondato il muro, non è stata la griglia la prima a colpire Gary. Sono stati i mattoni che ha sbalzato dentro. Mezzo mattone gli ha colpito la mascella, stappandola dalla parte superiore della faccia e facendomi piovere addosso i suoi denti strappati. Un altro ha colpito la parte laterale della sua testa, facendogli collassare l’orbita dell’occhio e aprendogli il cranio, come un chicco d’uva maturo. Forse è stato quello ad ucciderlo. Lo spero. Perché non voglio immaginare come deve essere stato quando le ruote di quel mezzo gigantesco lo hanno travolto e gli hanno spappolato il corpo sul pavimento.
A quanto pare l’autista si è addormentato al volante. Il locale è devastato, ma - in qualche modo nessun altro è stato ferito, tranne Gary. È stato solo sfortunato, possiamo dire. 
Sono uscito barcollando di lì prima che arrivasse la polizia e l’ambulanza, e ho vomito. Non so cosa mi aspettavo che sarebbe successo, quale - soddisfazione ho pensato che avrei potuto ricevere guardando Gary essere fregato dai dadi, ma quello… è stato troppo, non so se posso tenerli.
E questo ci porta qui. Adesso sono vostri, e non voglio vederli mai più. Non fraintendermi, è dura, ma… semplicemente non sono la persona giusta per portarli. Tra l’altro, ho visto come trattano le persone che li hanno dati via.
È un vero peccato, però.
Beh… forse solo un’ultima volta. In nome dei vecchi tempi.
[La trascrizione finisce a causa di un’interruzione. I paramedici hanno dichiarato morto in loco l’autore della dichiarazione.]
[L’audio cambia, passa al telefono]
[Qualcuno bussa alla porta]
LENA
Avanti, Gwen.
[Passi, Gwen entra]
LENA
Siediti.
[Pausa]
[Gwen si siede]
LENA
Ho qui il tuo primo incarico.
Devi fare visita a un uomo di nome “Nigel Dickerson” e consegnarli questa busta - (fruscio di carta) che contiene un nome e un indirizzo. Fai attenzione a ogni cosa che dice o fa in risposta, in particolare ai suoi livelli di stress e il suo stato emotivo, così come quelli di eventuali altri presenti.
[Pausa]
GWEN
Scusa, sono confusa.
LENA
C’era qualcosa di non chiaro nelle mie istruzioni?
GWEN
Nigel Dickerson. Ciò il Nigel Dickerson. Della TV?
LENA
Forse. Non guardo la televisione.
GWEN
Non puoi non conoscerlo! Era popolarissimo negli anni 90. Sabato sul Sei? Mr Bonzo? La Vasca degli Scherzi?
LENA
Sembra credibile, visto quello che so su di lui.
GWEN
E perché non mandargli un’email?
LENA
Perché negli anni ho scoperto che se non si usa un tocco personale in queste situazioni spesso accadono dei… fraintendimenti. Tra l’altro, ho pensato che sarebbe stato istruttivo per la nostra nuova Affari Esterni.
[Gwen espira, quasi ride]
GWEN
Serve davvero tutto questo… melodramma?
LENA
Posso assicurarti di sì. Consideralo un provino, se ti va! E cerca di mantenere la calma una volta lì.
[Gwen sospira]
GWEN
(Sarcastica) Cercherò di non farmi prendere troppo dall’agitazione di fronte alla star.
LENA
(sbrigativa) Molto bene.
[Telefono che si connette]
[Teddy si siede e passa un bicchiere]
ALICE
Salute, mia cara.
TEDDY
Salute.
[Bevono entrambi]
ALICE
Allora, che ci fai da queste parti, Teddybear?
TEDDY
Cioè, se vuoi posso andare.
ALICE
Certo. Solo lascia qui il portafoglio, okay?
TEDDY
Ah, siamo a caccia di uno scoperto non pagato, vedo?
[Alice ridacchia]
ALICE
Seriamente, però, sono sorpresa che sei libero durante una mattina infrasettimanale.
TEDDY
Sì, beh, diciamo solo che al momento dalle nove alle cinque sono libero come un uccello.
ALICE
Ah, merda, Teddy. Cosa è successo?
TEDDY
(sospira) Ero di troppo. Avevano iniziato a pianificare una riduzione dello staff il giorno prima che mi facessero il colloquio, ed è venuto fuori che il loro dipartimento assunzioni non aveva ricevuto la notifica.
[Alice fa un suono sorpreso]
L’ultimo arrivato è il primo a uscire. Sai com’è.
ALICE
Che bastardi! Ti meriti di meglio.
TEDDY
(alzando le spalle) Sì, beh, quando mai qualcuno riceve mai quello che si merita, eh?
ALICE
Durante la Rivoluzione Francese? Ci sono state delle giuste punizioni lì, no?
TEDDY
(Divertito) Sì, sì.
[Beve un sorso]
Allora! Come vanno le cose nella cripta?
ALICE
(Esitante) Voglio dire, uh… Lena ha appena assunto un paio di, um…
TEDDY
(Ridendo) Mi hai sentito chiedere un lavoro? Ne sono appena uscito, ho intenzione di starmene lontano da quel circo degli orrori.
ALICE
(Sollevata) Mi sembra giusto!
[Beve un sorso anche lei]
Va tutto bene. Hai conosciuto Sam, ovviamente, poi in più si è unita Celia, quindi il personale è pronto per un cambiamento! Il che è… buono. 
TEDDY
Buono?
ALICE
…Sì?
TEDDY
Alice, ti conosco da quanto? Quattro anni? Non credo di averti mai sentito descrivere qualcosa come “buono.” “Da paura” forse, “disgustosamente figo” certo! Hai addirittura usato “tubolare” seriamente qualche volta. Ma “buono”? Mai.
ALICE
(per niente convincente) Okay, uno, ero suuuuper ironica -
TEDDY
Sììììì, certo.
ALICE
E due, è davvero “buono”. Siamo più o meno in pari con i casi e Sam e Celia vanno d’accordo alla grande -
TEDDY
Ahhh. Ecco cos’è.
ALICE
Cosa?
TEDDY
Cosa?
[L’indifferenza di Alice si può sentire]
TEDDY
Sto solo dicendo, lo capirei se l’ufficio ti sembrasse - sovraffollato.
ALICE
(Sarcastica) Oh mi conosci, sai quanto amo trasformare il lavoro in un campo minato di tensione interpersonale.
TEDDY
(ridacchia) Voi due siete stati insieme per anni. Sarebbe comprensibile.
ALICE
Sai Teddy, la gente affoga di continuo nel Tamigi. (Teddy ridacchia) Ho visto i dati. Davvero, sembrerebbe un incidente.
[Un bip dal telefono di Teddy]
TEDDY
Oh, trattieni per un attimo quella minaccia. A quanto pare ho un colloquio qui vicino, quindi…
[Passi che si avvicinano da lontano]
ALICE
Non aggiungere altro, tu avviati e io me ne starò seduta qui a lavorare al mio lacrimoso alibi. (con voce tremante) “Mi dispiace agente, è successo tutto così velocemente. Un momento Teddy era in piedi sopra il fiume, a dire cose senza senso su -” 
TEDDY
Sam! Hey!
[Sam arriva proprio quando la voce di Alice si incrina]
SAM
(a Alice) Hey! Tutto okay?
ALICE
(veloce) Bene. Grazie.
SAM
Teddy, giusto? Vi dispiace se mi unisco a voi?
TEDDY
Temo che adesso devo andare, quindi -
SAM
Hey, non voglio impormi -
TEDDY
Dovrò lasciarti nelle tenere mani di Alice.
[si alza]
Finisci pure la mia birra, se vuoi - l’ho a malapena toccata!
SAM
Oh, uh… Alla salute!
[Teddy esce. Sam prende il bicchiere.]
ALICE
Io non lo farei. Teddy trabocca di malattie mentali.
SAM
Mi sa che correrò il rischio.
[Sam beve un sorso felice]
[Pausa]
SAM
Allora. Tu e Teddy.
ALICE
Io e Teddy cosa?
SAM
Da quanto è che voi due…
ALICE
Cosa?
[Pausa]
ALICE
(capisce) Oh mio dio! Ma che avete tutti oggi? Teddy!? No! Nooooo.
SAM
Brutale.
ALICE
Non fraintendermi, Teddy è un bravo ragazzo, ma - non è…
SAM
(scherzando, ovviamente) In agguato in una foresta, sfugge ai cacciatori e compare solo raramente in qualche foto sfocata?
ALICE
Senti, amico, Bigfoot è niente male a letto, ma ha dei seri problemi di abbandono.
[Sam ridacchia]
Ma sì, Teddy era nei paraggi per una cosa di lavoro, tutto qui. In ogni caso, tu che ci fai qui? Di solito passi solo per la fine della settimana.
SAM
Beh, a-a dire il vero volevo parlare con te.
ALICE
Parli con me tutta la notte a lavoro.
SAM
(più vicino) Beh… volevo chiederti una cosa.
ALICE
Oh sì?
SAM
(a bassa voce) Una cosa privata?
ALICE
(avvicinandosi suo malgrado) Sì?
[Pausa]
SAM
Vorrei che venissi a vedere delle rovine con me.
ALICE
…Cosa scusa?
SAM
(si sposta sulla sedia) Senti, lo so che avevi detto che non dovevo prestare troppa attenzione ai casi e tutto il resto, ma penso davvero che stesse succedendo qualcosa - di davvero strano all’Istituto Magnus - (inspira) e poi c’è questo questo nuovo caso che è -
ALICE
Aspetta, aspetta. Sei già riuscito a trascinare Celia in questa roba. Perché non ci vai con lei in questa avventura alla Scooby-Doo?
SAM
Cioè, Celia mi piace…
ALICE
Ma?
SAM
Ma… non sono certo che siamo già alla fase “andiamo-a-Manchester-per-scavare-in-un-edificio-bruciato.”
ALICE
…Okay. E noi invece sì.
SAM
(imbarazzato) Beh, un tempo lo eravamo.
[Una lunga pausa]
[Alice sospira, poi beve un lungo sorso di birra]
ALICE
Quando andiamo?
[Traduzione di: Victoria]
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MAGP008 - Girando a vuoto
[Episodio precedente] [Indice TMAGP]
[Il computer dell’O.I.A.R. si accende]
NORRIS
Valutazione dell’elaborato 13718BTutor: Joseph Peterson (#ARCSTAF-12) Studente: Terrance Stevens (ID# ARCSTU-39609) Risultato: Bocciato – consegnato in ritardo (28%)
Valutazione:Struttura e Organizzazione – 50% Conoscenze – 40% Comprensione – 30% Analisi – 10% Uso delle fonti – 10%
Giustificato nel caso di: Seri problemi medici, trauma, altro. Commenti del tutor: “Venga a vedermi."
ALLEGATO:
Titolo: La Liminalità Brutale di Forton - un caso di studio dei fattori di stress psicologico indotti dall'architettura come risultato di un'esposizione prolungata agli spazi liminali in modalità brutalista, come mostrato dalla Forton Service Station.
Introduzione:
Questo saggio presenterà un’analisi dettagliata del Forton Services come esempio chiave per lo studio dell'intersezione tra brutalismo e spazi liminali nel design, con un focus secondario sui fattori di stress psicologico che un tale luogo può causare.
Per prima cosa, combinerò i framework teoretici per il brutalismo e la liminalità. Prenderò poi in esame le stazioni di servizio come uno spazio liminale stressante a livello psicologico, prima di proseguire con un’analisi architettonica del Forton Services e la sua storia come luogo brutalista. Il tutto terminerà con un caso di studio degli effetti della mia prolungata esposizione agli spazi liminali con architettura brutalista, tramite il mio impiego al Forton Services.
Per cominciare, stabiliamo un fondamento teorico per questo articolo collegando lo stile architettonico del brutalismo alla teoria antropologica della liminalità. Lo farò fornendo interpretazioni compatibili di entrambi e proponendo il nuovo concetto di “liminalità brutale”.
Brutalismo - ha origine dal Francese ‘béton brut,’ cemento grezzo - è un movimento architettonico che si concentra sullo scopo funzionale. Questo spesso risulta in materiali grezzo a vista, forme nette, forme geometriche ripetitive, e strutture monolitiche. Questo spesso può portare le persone esposte a questo stile a sentirsi sopraffatte o oppresse (Zumthor, P. 2006).
Spazi ‘liminali’, derivato dal termine latino ‘limen,’ che vuol dire ‘soglia,’ sono spazi di transito solitamente occupati per periodi brevi. È stato dimostrato che hanno effetti considerevoli sulla psiche di coloro che sono esposti ad essi, e si è scoperto che l'esposizione a lungo termine suscita risposte ansiose (Augé, M. 1995), (Bachelard, G. 1994) e una sensazione ‘perturbante’( Trigg, D.2012).
La mia ipotesi è che il Forton Services, un luogo di intersezione di questi due elementi psicologicamente significativi, può essere considerato un luogo di quello che ho denominato liminalità brutale, ed è per questo che ha un marcato effetto su coloro che ne sono esposti nel lungo periodo, come dimostrato dalle mie esperienze. Nello specifico, crea un senso di assenza che nonostante la presenza, una sorta di “fame architettonica.”
Le stazioni di servizio come Forton sono state originariamente concepite come un luogo in sè per sè, piuttosto che solo una pausa in un viaggio. Comunque, con il diffondersi delle automobili personali e il conseguente sovrasviluppo dell’infrastruttura stradale del Regno Unito, questi luoghi si sono trasformati in spazi liminali.
Questo aumento nel numero di viaggiatori, ben oltre i parametri della progettazione originale, ha portato a un flusso fugace di persone che transitano nelle stazioni di servizio a tutte le ore, lasciandosi dietro solamente rifiuti.
Non solo, a questi spazi è associata la percezione distorta del tempo, aggravata dalla voluta assenza di orologi (per incoraggiare soste più lunghe) e orari di apertura di 24 ore su 24 con routine di apertura, chiusura, pulizia e rifornimento scaffali.
La mia teoria è che poiché questi spazi sono privi di presenza umana costante e una corrente percezione del tempo, si sono così separati dal  panorama psicologico condiviso dall’umanità, e ci sono dei rischi per la salute di natura unica per le persone che sono esposte per periodi prolungati a questo fenomeno. In breve, ritengo che la “fame architettonica” di uno spazio che prova risentimento nei confronti della propria natura di luogo di transito può essere pericolosa, e ho un’esperienza diretta di questo fenomeno semplicemente unica.
Ho accettato la posizione di inserviente per il turno di notte al Forton a seguito di un prolungato divorzio che mi è costato la maggior parte delle mie amicizie. L’episodio di stress che ne è seguito mi ha portato a lasciare il mio lavoro come vice amministratore dei servizi fiduciari. Così ho fatto domanda per un colloquio e ottenuto con successo un impiego a bassi livelli di stress come inserviente, nonostante le mie notevoli qualifiche. Allo stesso tempo mi sono iscritto al Programma di Architettura all’Università di Lancashire, come studente maturo di 51 anni.
Mi sono presto accorto che il Forton Services è un perfetto esempio di liminalità brutale, dato il suo status sia come popolare stazione di servizio sull’autostrada e come monumento di architettura brutalista. E ritengo che questo sia principalmente dovuto alla Pennine Tower,che raggiunge i 20 metri e che è stata messa in vendita nel 2012, nonostante fosse chiusa al pubblico. 
L’area è 17,7 acri, include una zona picnic all'aperto e delle strutture su entrambi i sensi dell’Autostrada M6, con posti a sedere per 700 persone, 101 bagni e 403 parcheggi.
In cima alla torre originariamente c’era un ristorante di classe con una terrazza sul tetto, entrambi avevano una vista senza pari sulla campagna rurale che la circonda su ogni lato.
Sfortunatamente, gli effetti della liminalità brutale hanno presto fatto effetto, con un rapporto del governo che definiva il luogo “un’area fieristica priva di anima,”  il ristorante divenne una lounge per camionisti prima che fosse chiuso al pubblico nel 1989. Sono passati decenni dall’ultima volta che qualcuno ha mangiato lì.
In seguito ci sono stati tentativi fallimentari di dare un nuovo scopo all’area, ma nel 2017, i due ascensori pentagonali al centro della torre sono stati sostituiti, rendendo i piani più alti abbandonati e inaccessibili. 
La torre svetta ancora sulla campagna circostante, l’unico accesso è tramite il Forton Services sottostante, esempio di liminalità brutale. Ma l’ingresso è sbarrato, e questo forse è per il meglio.
Nonostante non potessi entrare nella torre, anche io nel corso dei mesi in cui ho lavorato lì ho accusato un cambiamento psicologico.
Inizialmente era talmente lieve che non me ne sono accorto, e quando è successo, ho pensato che ci fosse una spiegazione razionale. In termini semplici, ogni notte c’erano sempre meno persone. All’inizio ho pensato che fosse un qualche cambiamento che non avevo notato dovuto al periodo, ma ogni giorno diventava sempre più marcato finché alla fine, una notte, non mi sono reso conto che non avevo visto una singola persona.
Questo era ovviamente impossibile, ma era confermato dal mio registro (vedere tavola 1). Mi sono arrovellato, cercando di ricordare se avevo visto o anche solo intravisto qualcuno, ma no, nessuno. Intrigato, sono uscito fuori per controllare il parcheggio. Non c’era nemmeno una singola auto. Ma c’era… qualcos’altro.  
Mentre i miei occhi si abituavano alla distesa ambrata, ho notato delle strisce di luce sospese nell’aria. C’era una foschia luminosa che attraversava tutto il parcheggio, un miscuglio di colori attenuati attraversati da rossi più vividi, bianchi e gialli, ma cosa ancora più curiosa, mi sono accorto che principalmente era sospesa sopra l’asfalto. Le aiuole e i marciapiedi ne erano quasi tutti privi. L'effetto era stranamente familiare, ma non riuscivo a collegarlo. Da allora non sono stato ancora capace di determinare se la causa di questo effetto è di natura psicologica, fisiologica o atmosferica, ma confermo che questo fenomeno era accompagnato da un’inquietante senso di mancanza. Di fame. 
Ho aguzzato nuovamente  lo sguardo, cercando di cogliere dei dettagli in quelle lunghe strisce ondulate e iridescenti. Nel caos potevo distinguere dei percorsi più densi che portavano dalle porte principali alle strutture. Mentre osservavo, un ricordo delle fotografie della mia ex-moglie mi è tornato in mente, la mia foto preferita, che mi aveva regalato per il nostro settimo anniversario: “Uno studio del traffico.”
È stato in quel momento che ho capito perché mi sembrava tutto così familiare. Esposizione prolungata. Se fossi potuto entrare in quella fotografia, l’effetto sarebbe stato questo. Sarebbe stato bellissimo, se non fosse stato così destabilizzante.
Ripensandoci stavo chiaramente avendo un qualche tipo di grave episodio di allucinazioni causato dalla prolungata esposizione a quell'ambiente. Sapevo che probabilmente avrei dovuto semplicemente starmene seduto in silenzio ed aspettare che passasse, ma la nebbia luminosa era già entrata nell’edificio, e sentivo solo l’istinto di nascondermi, di trovare un posto, un posto qualsiasi, purché fossi lontano da quel miasma opprimente che sciabordava avanti e indietro nell’ingresso, minacciano di portarmi via con sé.
Sono tornato indietro, allontanandomi dall’ingresso principale, allontanandomi dalle aree più dense di quel caleidoscopio, nella speranza di trovare un posto meno saturo e schiacciante. 
Ed è stato allora che ho visto la donna.
Era alta, giovane, e magrissima, al punto da sembrare quasi denutrita, vestita come una steward con un gilet blu avvitato, abbottonato sopra una gonna grigia e seria. Stava sorridendo, tenendo la porta dell’ascensore aperta e invitandomi dentro. C’era una targhetta di ottone sul suo gilè, ma invece di un nome c’era scritto solo “Sei qui.” 
Ho esitato per un istante, poi prima che potessi valutare la sua stranezza, una marea di colore particolarmente alta ha invaso il corridoio avanzando verso di me. Sono andato nel panico e prima che mi rendessi conto di cosa stavo facendo ero saltato dentro l’ascensore e avevo schiacciato il bottone per chiudere le porte.
Le ho detto un “Grazie,”con la voce spezzata per il disuso. Lei a quanto pare non l’ha notato e ha continuato a sorridermi con calore quando ha allungato un braccio e ha pigiato il bottone per il penultimo piano etichettato “Ristorante.” Un bottone che sapevo essere disabilitato. L’ascensore ha iniziato a salire.
Ero in piedi, appoggiato contro le porte, e cercavo di riprendere fiato mentre lei ha iniziato a parlare:
“Buonasera!” ha esclamato. “È un piacere darti il benvenuto! Sei qui! Fermati un po’!” 
Ho borbottato qualche domanda indistinta, e il suo sorriso è rimasto largo come non mai, ma non ha detto niente. Poi le porte dell’ascensore si sono aperte con un ding e io sono caduto all'indietro sul pavimento.
“Fermati un po’!” ha ripetuto, prima che le porte dell’ascensore si chiudessero, lasciandomi nella torre.
Molly, la persona che avevo sostituito, mi aveva fatto vedere che le scale della torre erano sbarrate, e sapevo che sù in cima non c’era niente se non dei mobili rotti e bagnati dall'umidità. O almeno, così sarebbe dovuto essere.
Di fronte a me, però, c’era un ristorante, immacolato e luminoso con un arredamento retrò, stile anni ‘60, e il dolce profumo della carne di maiale sul fuoco veniva verso di me dalla cucina centrale. Sedie e tavoli erano allineati lungo la parete perimetrale, su ogni lato c’erano delle gigantesche finestre che avrebbero mostrato una vista impressionante del paesaggio sottostante, se non fossero state oscurate. Questo non sembrava infastidire gli ospiti, comunque, che erano felicissimi di mangiare mentre chiacchieravano gli uni con gli altri.
C’è stato un attimo di sollievo in quel momento, perché per quanto fosse strana quella situazione, almeno c’erano delle persone. Non ero più intrappolato in quel bizzarro limbo albeggiante e solitario al piano di sotto.
La sensazione è svanita, comunque, quando ho sentito cosa stavano dicendo. O meglio, cosa non stavano dicendo. 
Guardandomi intorno, il ristorante era quasi al completo, con un solo tavolo libero, ma quando ho cercato di ascoltare una sola conversazione, questa era solamente… rumore. Un mormorio ovattato che all’orecchio sembrava un discorso ma non conteneva alcun significato. Le loro bocche si muovevano ma potevo solo sentire un gorgoglio privo di senso, solo l’imitazione della parola, niente di più.
In maniera simile, quando ho guardato gli ospiti stessi con più attenzione, ho notato degli elementi che si ripetevano in maniera strana tra di loro. Tre donne stavano indossando gli stessi tacchi rosso-sangue. Due uomini gli stessi cappotti blu. E peggio, c’erano addirittura dei tratti ripetuti su volti diversi: gli stessi occhi verdi su due donne, baffi identici su tre uomini. Queste erano imitazioni di persone così come il suono era un’imitazione della parola. Ed erano tutti così orribilmente magri.
Uno chef si è girato verso di me, lo stesso sorriso sul suo volto sotto una quarta versione di dei baffi cespugliosi, e la stessa identica targhetta “Sei qui” sul petto. Ha indicato da dietro il bancone l’unico tavolo disponibile:
“Buona sera!” Ha urlato. “Sei qui! Speriamo che ti fermi per un po’!”
Automaticamente mi sono avvicinato al tavolo, prima di fermarmi. Nello stesso istante è sembrato che tutti nella sala si sono inclinati leggermente in avanti per l’anticipazione.
Ed è stato in quel momento che mi sono accorto della brezza che soffiava dalle finestre oscurate, solo che non erano oscurate. Non erano nemmeno finestre. Erano buchi quadrati spalancati e oltre i quali c’era il nulla assoluto. Qualsiasi ospite poteva allungare un braccio, se voleva, e affondare la mano nel vuoto buio, inquietante e completamente privo di dettagli. Non c’era niente. Niente verso l’alto, niente verso il basso, niente di niente. Niente, se non la torre e il ristorante.
Ho sentito l'istinto di allontanarmi da quella terrificante assenza in tutto il corpo, e sono indietreggiato verso l’ascensore. È stato in quel momento che il delicato mormorio di non-parole si è fermato di colpo, per essere rimpiazzato dal più totale e assoluto silenzio.
Stavano sempre tutti sorridendo, ma i loro volti ripetuti si erano bloccati, gli sguardi puntati su di me.
Lo chef ha parlato di nuovo, e anche se il suo tono non era cambiato, era chiaro che questa non era più una richiesta:
“Fermati un po’!”
Gli ospiti hanno fatto eco alle sue parole, un coro graduale sparso nella sala, che si sovrapponeva e si intrecciava, che mi ha avvolto e mi ha trascinato verso il tavolo.
“Fermati un po’!”
La loro presa su di me si è fatta più stretta, una dozzina di mani mi spingeva e mi tirava come se fossero una cosa sola. Poi un uomo con gli stessi baffi si è chinato verso la mia gamba, ha aperto la bocca, e mi ha morso.
Il dolore mi ha attraversato il corpo, ma i miei tentativi di liberarmi erano invani e poi una donna mi ha affondato i denti nella spalla, e potevo sentire il sangue caldo che scorreva lungo la mia schiena, mentre allo stesso tempo lo chef mi ha strappato un dito, l’osso ha a malapena rallentato la sua mandibola ben definita.
Ho urlato, ma il suono è soffocato, scivolando fuori dalle finestre e nel nulla.
Con una scarica improvvisa di adrenalina, ho spinto e scalciato e combattuto per liberarmi da quella folla emaciata, i loro corpi magri e fragili facevano poca resistenza, nonostante il numero. Ma non avevo vie di fuga. L'ascensore era sparito come se non fosse mai esistito e oltre le finestre c’era, ovviamente, il nulla. “Sei qui,” ho pensato amareggiato.
E così quando mi sono ritrovato di fronte al prospetto di essere mangiato vivo, o di buttarmi da una di quelle finestre nel più completo oblio… non era di una scelta. Mi sono buttato.
[Pausa]
NORRIS
I paramedici hanno attribuito il mio dito mancante e le altre ferite alla caduta dalla torre, e salvo ulteriori prove del contrario (per le quali non ho intenzione di tornare a Forton), sono costretto ad accettare la loro diagnosi di ferita da caduta e trauma associato come il risultato di un episodio psicotico causato dallo stress.
Per concludere, non c’è dubbio che il periodo in cui ho lavorato al Forton Services ha avuto un impatto considerevole su di me. Questa esperienza è prova di un intenso disagio mentale che la liminalità brutale può infliggere a una persona esposta troppo a lungo a una tale “architettura affamata.”
Posso solo scusarmi per la mia non voluta e prolungata assenza. Spero che questo possa fornire un po’ di contesto, anche se sono dolorosamente consapevole che non è stata fatta alcuna denuncia di persona scomparsa alla polizia, poiché a quanto pare nessuno dei miei colleghi, tutor o colleghi studenti si è accorto della mia assenza.
Ciò nonostante, spero che questa possa comunque essere considerata una circostanza attenuante e che quanto ho scoperto meriti uno studio approfondito. Anche se in tal caso richiederei che altri ulteriori lavori vengano assegnati a un altro studente.
[L’audio assume il tono riecheggiante della CCTV della saletta del personale]
[Passi che entrano]
[Qualcosa viene inclinato, senza risultati]
[Qualcosa viene appoggiato con rabbia]
GWEN
Alice.
[Una pausa]
GWEN
Alice.
ALICE
(si toglie un’auricolare) Hm?
GWEN
L’hai fatto di nuovo.
ALICE
Hmmm.
GWEN
Non farmi ‘hmmm’. Eravamo d’accordo che se finisci l’acqua nel bollitore dopo lo devi riempire.
ALICE
(sempre distratta) Non è vuoto.
GWEN
Non c’è nemmeno un terzo di una tazza qui dentro.
ALICE
(a voce più alta, finalmente prende parte alla conversazione) Quindi non è vuoto, giusto, no?
GWEN
Già è grave che cerchi deliberatamente dei casi parlanti e li lasci in play solo per darmi fastidio -
ALICE
Secondo l’accusa.
GWEN
– ma lasciare il bollitore pieno è il minimo!
[Pausa]
[Gwen inizia a riempire il bollitore]
ALICE
Sembri stressata. Problemi nella piramide aziendale? Accusi già il peso del ruolo di Deputata Presidente della Sinergia Esecutiva?
GWEN
“Collegamenti Esterni.”
ALICE
E ovviamente, sappiamo entrambe cosa vuol dire. Giusto?
GWEN
Presumo che gestirò una manciata di subappalti.
ALICE
(Interessata suo malgrado) Subappalti per cosa?
GWEN
Riceverò una spiegazione più dettagliata “a breve.”
ALICE
Cielo! Quanta adrenalina! Spero che deciderai di spiegarlo anche a noi infimi soldati semplici quando Lena avrà finalmente capito qual’è il tuo lavoro. Presumendo che per allora qui sarà rimasto qualcuno di noi.
GWEN
E cosa vorresti dire con questo?
ALICE
Solo che ultimamente qui ci sono stati molti cambiamenti. Non mi esalta. Teddy, Sam, Celia - e hai sentito che Lena ha messo Colin in “congedo per la salute mentale”?
GWEN
(Sorpresa) Cosa?
ALICE
Oh sì, c’è stata una scenata. Ha dato di matto e ha spaccato il telefono di Sam.
GWEN
L’ho sempre detto che era disturbato.
ALICE
Tu dici molte cose, per la maggior parte cagate. Non so… ho la sensazione che qui c’è sotto qualcosa.
GWEN
L’unica cosa che “c’è sotto” è il gigantesco carico di casi che tu non stai facendo niente per recuperare. A tal proposito, dove sono Sam e Celia?
ALICE
Hanno finito i loro casi prima, quindi sono andati via insieme.
GWEN
Non possono andarsene così senza nemmeno timbrare l’uscita!
ALICE
Forse erano troppo impegnati a darci dentro con la voce sexy di Norris in sottofondo e non se ne sono accorti.
GWEN
(fermamente) Non essere disgustosa.
ALICE
Ricevuto, “capo.”
[La CCTV si spegne]
[Suono di un telefono]
[L’audio cambia e ha la qualità metallica del telefono]
[Siamo al chiuso, con dei passi che si avvicinano]
GERRY
(Allegro) Scusate per il disordine, non aspettavo visite.
CELIA
Una tazza vuota non è “disordine”.
GERRY
Oh, sei troppo gentile!
(adesso un po’ più lontano, ad alta voce) C’è del pane a lievitazione naturale, se vi va?
SAM
No grazie mille!
GERRY
(ad alta voce) Sicuri? C’è anche del lemon curd fatto in casa da abbinarci…
SAM
(ad alta voce) Davvero, siamo apposto!
GERRY
(ad alta voce) Tè? Caffè? Succo d’arancia?
CELIA
(ad alta voce) Sei davvero gentile, ma per noi niente, davvero grazie!
GERRY
Beh, se siete sicuri…
[Gerry si siede]
GERRY
Allora. Dove eravamo, mi sa che mi sono perso i vostri nomi!
SAM
Sam.
CELIA
Celia.
GERRY
Piacere conoscervi entrambi. Io sono Gerry!
SAM
(Sorridendo) Lo sappiamo.
GERRY
(ridendo) Oh già, certo! Avete chiesto se ero in casa, ah! Allora, che cosa posso fare per voi?
SAM
Già, beh -
CELIA
Abiti qui da solo?
GERRY
(ridendo) Con gli affitti di Londra? Impossibile! Non fraintendetemi, il padrone di casa è adorabile e tutto il resto, ma no. Devo sempre fare a metà con Gee Gee.
CELIA
Gee Gee?
[Passi che si avvicinano]
GERTRUDE
Sarei io.
GERRY
(Ad alta voce) Ci sono ospiti, Gee Gee!
GERTRUDE
Sì, questo posso vederlo, Gerry. 
(freddamente) A che cosa dobbiamo questa… gradevole visita di prima mattina?
SAM
Oh sì, scusi, lavoriamo di notte, quindi… 
GERTRUDE
Quindi?
[Una pausa]
[Sam si schiarisce la voce]
SAM
Beh… uh… ci stavamo chiedendo -
CELIA
Questo l’hai dipinto tu?
GERTRUDE
Prego?
GERRY
Oh sì! Lo chiamo “Epifania di Camden.” Ti piace?
CELIA
È bellissimo!
GERRY
Se vuoi puoi averlo.
CELIA
Oh no, non potrei…
GERRY
Va bene, onestamente, ne ho molti altri di là. Ci faresti un favore, ad essere sinceri.
[Celia si fa scappare una risata]
GERRY
Gee Gee dice sempre che portano via troppo spazio, no, Gee Gee?
GERTRUDE
Di preciso che cosa avete detto di volere da mio nipote?
CELIA
Uh… Sam?
SAM
Già. Certo. Mi stavo chiedendo se sapevi qualcosa dell’Istituto Magnus?
[Una pausa, nessuno si muove]
[Si schiarisce di nuovo la gola]
SAM
Ero in uno dei loro programmi per bambini precoci e - um - ho trovato un elenco con qualche altro bambino, e ho pensato che sarebbe potuto essere bello se potessimo ritrovarci e scambiare storie e tutto il resto…
GERTRUDE
Capisco. Beh, mi dispiace, ma non credo che Gerry possa aiutarvi -
GERRY
(Con noncuranza) Sì, me lo ricordo a malapena.
[Gertrude fa un leggero sospiro]
SAM
Oh, allora eri un candidato?
GERRY
Oh sì, ma ero piuttosto piccolo. Ricordo di aver riempito una serie di schede e questionari, poi qualche vecchio che mi faceva domande sul genere di libri che mi piaceva leggere, chi ammiravo, quel genere di cose. E poi sono andato via.
SAM
(deluso) Tutto qui?
GERRY
Sì, temo di sì. Oltre che a trovarmi seduto con altri bambini in una stanza che odorava di libri vecchi.
[Una pausa]
GERTRUDE
(alzandosi in piedi) Beh, se questo è tutto, noi davvero dovremmo iniziare la nostra giornata…
SAM
(abbattuto) Ma certo, noi andiamo allora. Ah, beh.
GERRY
Oh, non prenderla troppo sul personale. È una mattina così bella.
[Gerry sembra così felice]
SAM
(Sorridendo) Non ha torto.
GERTRUDE
(aprendo la porta) Non vi tratterremo oltre. È stato un piacere conoscervi.
GERRY
(Allegro) Non dimenticare L’Epifania di Camden.
CELIA
Nemmeno per sogno.
[Le passa il quadro]
GERRY
(sempre allegro) E tornate presto! È sempre un piacere chiacchierare con dei vecchi amici!
GERTRUDE
Non penso ne avranno motivo, Gerry.
(a Sam) Buona caccia, ma altrove.
SAM
Di nuovo grazie per il tuo tempo.
[Passi che se ne vanno]
CELIA
Ciao, Gerry!
GERRY
Ciao, Celia!
[La porta si chiude]
GERRY
(ovattato da dentro) Mi piacevano.
GERTRUDE
(ovattato) Ovviamente.
[Suoni di un telefono]
[L’audio continua ad avere un tono metallico quando Sam e Celia escono, passi sul marciapiede]
SAM
Beh è stato -
CELIA
Niente male!
SAM
(diverto dal suo entusiasmo) – un vicolo cieco.
CELIA
Già. Però c’è il quadro gratis!
SAM
(inizia a camminare) Come pensi di portarlo sulla Metro?
CELIA
Mi inventerò qualcosa.
SAM
…Grazie per essere venuta con me, Celia. So che lavoriamo insieme solo da poche settimane.
CELIA
Hey, è stata una mia idea, ricordi?
SAM
So che Alice vuole che lasci perdere questa cosa del Magnus, ma, beh, dovevo provarci.
Non che faccia alcuna differenza. Vicolo cieco dopo vicolo cieco.
CELIA
Beh… forse puoi aiutarmi con il mio mistero?
SAM
E che mistero sarebbe?
CELIA
Sto cercando di indagare… nelle cose strane dal punto di vista fisico: viaggi nel tempo, altre dimensioni, teletrasporto, tutte quelle belle cose. Freddy a quanto pare non fa ricerche, quindi potresti tenere gli occhi aperti e farmi sapere se succedono nei tuoi casi? 
SAM
Uh, sembra un po’ fantascientifico rispetto alle solite cose. Per cosa ti serve? (divertito) Non è che stai facendo ricerche per quel podcast a cui hai partecipato, no?
CELIA
(Sorpresa) Lo conosci?
SAM
Potrei averti googolata.
CELIA
Allora… sì. Sto facendo un favore a Georgie.
SAM
Okay.
[Una pausa]
CELIA
Allooora…. Abbiamo un accordo? Ci aiutiamo a vicenda con i nostri misteri?
SAM
Sì, va bene. Affare fatto.
CELIA
Fantastico.
Inoltre, come parte dell’accordo, devi portare questo dipinto sulla Metro.
SAM
Ehi aspetta -
[Il telefono si spegne]
[Traduzione di: Victoria]
[Episodio successivo]
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MAGP007 - Leva e metti
[Episodio precedente] [Indice TMAGP]
[Il decrepito computer dell’O.I.A.R. si accende di nuovo]
[Alice è nel mezzo di una spiegazione]
ALICE
– Quindi poi schiacci il bottone invio qua sopra e…
[La stessa cacofonia di suoni metallici di sempre]
ALICE
…questo è il tuo primo caso.
CELIA
Fico.
ALICE
Domande?
CELIA
Sembra abbastanza chiaro.
ALICE
(sorpresa) Davvero?
CELIA
Sì. Voglio dire, è un sistema antiquato, ma c’è di peggio. Non è come se stessimo lottando contro registratori a nastro e cartelline marroni.
ALICE
E non siamo minimamente turbate dalla parte “la mia pelle si è trasformata in farfalle” del caso?
CELIA
Nahhh.  Le farfalle non mi fanno paura. Tra l’altro, credo che tutti casi siano un po’ “strani” ed è per questo che li stiamo valutando.
ALICE
…Effettivamente.
[Sposta un po’  la sedia]
CELIA
Avevi detto che a volte alcuni vengono letti dai computer. In qualche modo quelli sono diversi dagli altri?
ALICE
Non proprio. Colin, quell’informatico strano, pensa che parte del sistema sia collegato alla scheda audio e perciò li sputa fuori a caso.
CELIA
Ne si sicura?
ALICE
Beh…no. Ma un minimo di senso ce l’ha.
CELIA
Avete mai controllato se i casi letti ad alta voce hanno qualcosa in comune?
ALICE
Non abbiamo mai notato niente di lampante. Tra l’altro, non possiamo fare niente per fermarli, quindi la maggior parte delle volte andiamo a perdere un caffè se ce ne tocca uno parlante. Solo ricorda, devi finire il tuo carico di casi, quindi non puoi sprecare troppo tempo su queste cose. 
CELIA
Chiaro.
ALICE
Altre domande?
CELIA
C’è un modo per cercare dei file in particolare?
ALICE
Tipo cosa?
CELIA
Oh, non lo so. Tutti i casi che parlano di… essere sepolti vivi, o della carne, o di… altro.
ALICE
Beh, c’è una barra di ricerca, ma non fa niente. Dovresti controllarli manualmente.
(sospettosa) – Perché lo chiedi?
CELIA
Sto solo cercando di capire tutto. Ah beh, suppongo che dovrò cercare Bigfoot nel tempo libero.
ALICE
(conquistata) Ha! Stai scherzando, ma c’era questo caso un paio di anni fa -
CELIA
Non dirmelo. Qualcuno è stato ucciso da una scarpa gigante?
[Alice ride]
ALICE
Ti troverai benissimo.
[Il computer inizia a riprodurre un caso]
CHESTER
Da: [email protected] A: [email protected] RE: Tendering resignation. 3 Febbraio
A chi di interesse,
Scrivo per informarvi che sto offrendo le mie dimissioni dal ruolo di manager della divisione del Hilltop Centre dell’Oxford People’s Trust, con effetto immediato. Non lavorerò per il mio periodo di preavviso e ammeno che non desiderate che questa diventi una questione legale, consiglio di pagarmi adeguatamente per quei giorni.
Sono consapevole che non siete i diretti responsabili degli eventi che hanno avuto luogo nella divisione del Hilltop Centre negli ultimi sei mesi, ma comunque non avete garantito un supporto adeguato nonostante i miei numerosi messaggi nei quali richiedevo un vostro intervento. Non mi rimane altra scelta se non quella di troncare ogni rapporto con questa società, che sembra tenere sì poco conto della mia salute, della mia buona volontà o gli anni che le ho dedicato.
Troverete un resoconto completo di quanto avvenuto allegato alla presente, e dovrebbe essere più che adeguato per i vostri registri. Mi aspetto che il mio prossimo stipendio venga pagato prontamente e nella sua interezza.
Saluti,
Dianne Margolis BA (hons), JP
Testo dell’allegato:
Io, Dianne Margolis BA (Hons), JP, sono vittima di negligenza da parte della direzione del  Oxford People’s Trust, e credo che i fatti riportati qui siano veri, secondo quanto mi è dato sapere.
Mi è stato conferito il ruolo di manager della divisione del Hilltop Centre il 17 agosto 2015, dopo la morte di Derek Chamber, il manager precedente. Avevo lavorato come volontaria sotto il signor Chambers per tre anni, per due dei quali lui era spesso assente a causa della sua malattia. Alla sua morte mi è stato offerto un periodo di prova per il ruolo manageriale dal signor C Clayton del OPT. Ho portato a termine periodo di prova e ho iniziato a gestire la sede ufficialmente dall’otto novembre 2015.
È diventato presto ben chiaro che anche se il signor C Clayton era il mio diretto superiore, nè lui, nè il dipartimento delle Risorse Umane mi avrebbero offerto supervisione nella gestione o alcun minimo supporto, e che qualsiasi richiesta di assistenza per trovare un nuovo volontario per il mio vecchio ruolo sarebbe stata ignorata.
Alla fine ho deciso di preparare personalmente, stampare e appendere volantini in formato A4 nei dintorni dell’Hilltop Centre nella speranza di attrarre volontari locali che già fossero familiari con la sede. (Prima mi sono accertata di avere il permesso dai custodi.)
È stato il 13 Novembre 2015 che ho ricevuto una richiesta d’impiego da un individuo che è entrato per fare domanda per la posizione. Comprendo che la mia incapacità di ricordare il suo nome o trovarlo tra i relativi documenti o email possa intaccare la credibilità del mio racconto, ma fatto sta che ha fatto domanda. Il colloquio del giovane non è stato eccezionale, in quanto non aveva alcuna esperienza nei lavori di beneficenza, non aveva una patente, né alcuna comprovata esperienza da commesso. Affermava, comunque, di conoscere l’Hilltop Centre meglio di chiunque altro, e dato che era l’unico candidato per il posto, ho deciso di dargli una chance.
Ha iniziato il suo periodo di prova di due settimane il 14 novembre 2015. Ho avvisato il signor C Clayton e le risorse umane dell’assunzione, e il signor C Clayton ha risposto che dovevo, “darmi una calmata,” e che era “tutto okay.” 
Il nuovo volontario ha avuto una serie di problemi durante il suo periodo di prova ed aveva difficoltà con l’inventario, il magazzino, l’uso della cassa, e le pulizie. Comunque, era puntuale, lavorava duramente, e aveva un’attitudine estremamente positiva. Addirittura aveva donato personalmente una pianta finta piuttosto grande in un vaso di ceramica vagamente inquietante, dalla forma di un volto umano che gridava.
Verso la fine del suo periodo di prova mi aveva detto che il lavoro gli stava piacendo, dato che era “tutto per una buona causa,”e che aveva un’amica che desiderava fare volontariato. Ero un po’ scettica su quanto una persona che frequentava questo giovane sarebbe stata d’aiuto, ma dato che il sito aveva ancora bisogno di almeno altri 5 membri del personale e che il signor C Clayton non rispondeva più ai miei messaggi, non avevo altra scelta se non farle un colloquio.
[Le leggere note in sottofondo crescono]
La giovane donna (anche il nome di lei al momento mi sfugge) ha iniziato il 26 novembre 2015 e aveva un simile livello di esperienza, bilanciato da un’etica lavorativa e un atteggiamento altrettanto entusiasti. Ho dovuto fare un richiamo informale a tutti e due per chiedergli di non ridere così tanto quando erano al piano principale, ma loro insistevano che “era tutto per una giusta causa,” e che al momento non c’erano clienti.
Anche la seconda volontaria ha fatto una donazione nella forma di un grande tappeto di pelle d’orso. Ho provato a contattare il Signor C Clayton per chiedergli della policy per gli oggetti di pelliccia vera, nello specifico per quelli di tali dimensioni, ma sono stata informata che era in un “sabbatico per lo sviluppo professionale” e quindi non raggiungibile. Ho deciso di metterla in magazzino sul retro, visto in particolare quanto erano affilate le zanne.
Tre giorni dopo l’inizio di questo secondo periodo di prova, mi ha detto che anche lei aveva degli amici che desideravano fare volontariato. Poiché tecnicamente ero ancora a corto di personale, ho acconsentito a incontrarli. A cose normali non avrei accettato così tanti nuovi arrivati tutti insieme, ma con il periodo di Natale alle porte e ancora senza una risposta dal Signor C Clayton, sentivo di prendere una decisione che era chiaramente nei limiti della mia autorità.
I due nuovi volontari hanno iniziato il 28 novembre 2015. Anche loro hanno fatto delle donazioni, un grande lampadario di vetro scuro e un enorme grammofono con una collezione di dischi che credo essere di canti gregoriani. Ero sorpresa che dei giovani donassero degli oggetti così esotici e gli ho spiegato che non era necessario, ma loro insistevano, affermando che era “tutto per una giusta causa.”
I volontari precedenti hanno iniziato a formare i nuovi arrivati mentre io aggiornavo i registri della sede, i documenti, e le altre carte che da allora sono andate perse. In quel periodo avevo tentato di inviare dei report mensili standardizzati ma il Sig. C Clayton non era rientrato dal suo periodo sabbatico, che avevo scoperto essere con paga completa alle Seychelles. Sono certa che ha avuto uno splendido soggiorno.
Il 30 novembre mi sono stati presentati altri 4 nuovi “volontari.” A quanto pare le mie istruzioni erano state fraintese e a tutti quanti era già stata offerta una posizione. Ho spiegato che questo andava contro le regolari direttive sull’assunzione dell’Oxford People’s Trust, ma ho deciso ciò nonostante di offrire loro un periodo di prova con l'obiettivo di coprire i turni dei volontari per il periodo di Natale.
Ho avvisato esplicitamente il giovane che avevo assunto per primo, comunque,  che non doveva far intendere che c’erano altri posti da volontari disponibili. Tutti e quattro hanno iniziato il giorno stesso e nonostante fossi stata molto chiara nel dire che non era necessario, anche loro avevano portato delle donazioni personali sotto forma di un cavallino a dondolo rozzamente intagliato, un orologio a pendolo che perdeva qualche genere di olio scuro, una raccolta dell’Enciclopedia Britannica pesantemente vandalizzata, e una vasta collezione di tele astratte, rispettivamente. Ho detto loro che non erano adatti alla vendita, ma le mie istruzioni di rimuoverli sono state ignorate. È stato a quel punto che ho iniziato ad avere la sensazione che stavo perdendo il controllo della situazione.
Il primo dicembre al mio arrivo ho scoperto che i nuovi impiegati avevano già aperto il negozio. Per essere chiari, non gli avevo fornito alcuna chiave e rimango incerta su come abbiano ottenuto una copia del mazzo. Intendevo affrontare immediatamente la questione ma inizialmente non mi è stato possibile trovarli dietro tutte le nuove donazioni che a quanto pare avevano accettato.
Nessuno degli oggetti era adatto alla vendita. Nello specifico, ricordo due voluminosi e sporchi abiti di crioline, una chaise longue con i cuscini imbottiti di qualche specie di sabbia ruvida, un avvoltoio impagliato, un’antica pressa per la stampa arrugginita, e una collezione di vecchia attrezzatura medica che sembrava essere stata utilizzata di recente. C’erano molti, molti altri oggetti, ma non ho avuto modo di fare un inventario completo poiché il pavimento del negozio ne era pieno.
Con molta fatica ho trovato il giovane che avevo assunto per primo nei pressi del retro del negozio, che rideva con un gran numero di giovani, inclusi i volontari precedenti e molti altri che non riconoscevo. Gli ho detto che i ritrovi sociali non erano permessi durante l’orario lavorativo, ma lui ha insistito che erano tutti volontari, e quando ho provato a intimare a tutti di andarsene dalla proprietà, loro si sono messi a ridere e continuavano a portare dentro altri oggetti.
Era chiaro ormai che la situazione richiedeva l’intervento dall’ufficio principale e quindi ho iniziato a farmi strada a spintoni verso il telefono. Ma mentre andavo ho visto che altre persone entravano nel negozio con delle donazioni: una specie di aquilone di pelle, un telescopio di ottone curvato in modo strano, una carriola piena di fossili che cambiavano, una manciata di spade, metri di corda… e stavano tutti ridendo e si dicevano l’un l’altro, “È tutto per una giusta causa!”
[La musica si fa più veloce, più affannata]
Con l’arrivo di sempre più persone, che si spingevano nel negozio, lo scaffale centrale è stato ribaltato e gli oggetti venivano schiacciati sotto i piedi. Una vasca di latta riempita di cibo ammuffito, una pila di vecchi apparecchi dentali,  una coppia di fagiani semi-macellati, vasi di quelle che sembravano essere mani sotto spirito; non riuscivo a vedere più le uscite e ancora altri volontari continuavano a entrare spingendo.
La pressione è diventata insopportabile ed ero bloccata da ogni lato, le mie spalle schiacciate contro una vecchissima tuta da immersione piena di segatura, con il collo piegato sotto un cestino da picnic rotto mentre della porcellana macchiata di sangue mi bucava i piedi. Non c’era nemmeno più abbastanza spazio per cadere ormai.
Ho provato a urlare, ma sono riuscita a produrre solo un rantolo mentre iniziavo a perdere i sensi. I miei arti erano contorti e tagliati da bordi che non potevo vedre, la bocca piena del sapore di rame di monente imperiali che mi piovevano addosso da un barattolo più in alto.
Fu allora che sono iniziati gli spari.
I volontari non hanno smesso di ridere, ma potevo sentire il rumore mortale degli impatti, e non potevo vedere le macchie di sangue attraverso quei pochi spazi che c’erano tra gli oggetti attorno a me. Di nuovo e di nuovo, c’era un rapido bum-bum-bum, e poi le voci ridenti sono state soffocate dal crescente scoppiettio delle fiamme.
Senza preavviso, la pressione è diminuita e sono caduta in un piccolo vuoto dietro una libreria ribaltata. C’era un sentiero davanti a me, dentellato con frammenti di legno e vetro che si spostavano costantemente con la pressione della folla. Mi sono trascinata in avanti verso i detriti rotti, rimanendo impigliata qualche volta, ma mi sono spinta avanti finché non sono ruzzolata fuori dall’uscita di emergenza - e giù sul marciapiede.
Disorientata, ho provato ad alzarmi in piedi, solo per essere spinta a terra da un uomo robusto vesti di nero, che mi ha chiesto di identificarmi, mentre mi pigiava un’arma da fuoco contro la nuca.
Ho urlato. Poi mi sono messa a piangere, grandi, profondi singhiozzi di paura con le costole rotte. Questo in qualche modo è sembrato soddisfarlo, e mi ha caricato su una spalla ed è uscito dall’Hilltop Centre, mentre il negozio di beneficienza bruciava dietro di noi. Giuro che ancora li sentivo ridere, sopra i colpi di mitragliatrice e il ruggito delle fiamme fuori controllo…
Mi è stato detto molto chiaramente che non devo rivelare il nome dell’agenzia di sicurezza che ha preso questa misura, quindi non lo farò. Né sono a conoscenza di quale individuo o organizzazione li ha assoldati, tranne che da quel che mi è dato sapere, sono certa che non lavoravano per l’Oxford People’s Trust.
Hanno anche detto in termini molto chiari che l’incendio deve essere trattato come un incidente, senza ulteriori indagini da parte dell’OPT. Se desiderate discutere ulteriormente di questo argomento con loro, posso fornirvi i contatti, ma lo sconsiglio vivamente.
A meno che non mandiate il Signor C Clayton, ovviamente. Credo davvero che si meriti di ricevere una “spiegazione completa” da loro.
Non contattatemi di nuovo, a meno che non sia per discutere di ulteriori risarcimenti.
[La registrazione si interrompe con un click]
[Torniamo all'ufficio dell’O.I.A.R.]
[Celia sospira poi ridacchia tra sé e sé]
[Alcie se ne accorge]
ALICE
Tutto bene?
CELIA
No, sì, sto bene, è solo… la voce mi ha presa.
ALICE
Chi, Chester? Non è poi così male. Meglio di Norris, quel piccolo rospo piagnucolone.
CELIA
Cosa scusa?
ALICE
Ci sono tre voci.
CELIA
E quelli sono i loro nomi?
ALICE
Beeeeeh… almeno, è così che li chiamo io.
CELIA
Chester, Norris e…
ALICE
Augustus.
CELIA
(lentamente) okay.
[Una pausa]
ALICE
Senti, se devi uscire un attimo per una boccata d’aria -
CELIA
No, sto bene davvero. Sai di chi è la voce di questo “Chester”?
ALICE
Uh, no. Perché? Sei a caccia di autografi?
[Celia ridacchia]
CELIA
È solo che per un attimo ho pensato di riconoscerla…
ALICE
Cioè, il sistema è stato costruito negli anni ‘90 - forse hanno chiamato, tipo, qualcuno della radio per farlo e tu l’hai sentito da piccola? 
CELIA
…Forse.
Non importa. Sono certa che non è nessuno di rilevante.
[Numerosi bip, la qualità dell’audio è cambiata, è più metallica: sta registrando un telefono]
[Sam bussa a una porta di metallo]
[Qualcuno sta digitando furiosamente dall’altra parte della porta]
SAM
(esitante) Ciao?
[Un’imprecazione ovattata dall’altro lato della porta]
[La porta si apre di scatto]
COLIN
Cosa?
(lamentandosi) Oh, sei tu.
SAM
Sì, ciao.
COLIN
(tono piatto) Che vuoi?
SAM
Scusa, non volevo interromperti o -
(nota l’espressione di Colin) In ogni caso, sì, mi stavo chiedendo se sai chi è “John”?
COLIN
John chi?
SAM
(ridacchia) Bella domanda.
COLIN
(stanco) Cosa?
SAM
Em, ho ricevuto questa strana email da “John” con un nome a caso e un indirizzo, e sembra una email interna, quindi…
COLIN
Qui non c’è nessuno di nome John.
SAM
Oh. Okay.
(inspira) Ne sei sicuro?
COLIN
Sì.
[Una pausa.]
SAM
Beh, c’è qualcun altro a cui posso chiedere, o…
COLIN
Senti, amico. Se ti agiti così per una email bizzarra, darai di matto quando vedrai la roba seria.
SAM
Quale… roba seria?
COLIN
Oh, vedrai.
SAM
È per quello che hai coperto la tua webcam-?
COLIN
Hai finito?
SAM
(fruscio di vestiti, tira fuori il cellulare) Beh senti, se vedi qualcosa da questo indirizzo email -
COLIN
Hey! Mettilo via! Non hai letto il cartello?
SAM
Sì, “Niente dispositivi elettronici esterni,” ma –
COLIN
(Si arrabbia) Ma hai pensato che non valeva per te.
SAM
È solo un telefono, non pensavo -
COLIN
No, non hai pensato! Tra tutti i senza cervello, idioti, stupidi -
SAM
Va-Va bene, senti, io… io vado.
COLIN
Dammelo!
[Colluttazione]
SAM
Stammi lontano!
COLIN
Ha già registrato troppo -
[Il telefono cade a terra]
[La registrazione è interrotta]
[Un’altra registrazione: stiamo ascoltando dal telefono di un ufficio]
[Lena sta parlando al telefono]
LENA
– Certamente, ma posso assicurarle che davvero, non c’è bisogno che…
[La porta si apre, Lena se ne accorge]
LENA
…si preoccupi. Adesso mi devo scusare, ma è successo qualcosa, quindi devo andare. Le manderò tutto appena posso. La prego di scusarmi.
[Lena posa il telefono]
[La linea cade con un click]
[Continuiamo ad ascoltare:]
LENA
Dovresti bussare prima di entrare.
GWEN
(Sprezzante) Lo so.
LENA
Allora ritengo che ci sia qualche emergenza che giustifica l’interruzione?
GWEN
Pensavo che questo lo volessi vedere.
LENA
Che cos’è?
GWEN
È piuttosto divertente, a dire il vero.
[Qualcosa viene appoggiato delicatamente sulla scrivania]
LENA
(pronta a un litigio) Gwen, cosa, di preciso, stai -
GWEN
(minacciosa) Fidati.
[Una pausa]
[Lena prende il telefono di Gwen e riproduce il video:]
KLAUS
(video, supplicando) Ti prego. Ti prego, non devi farlo!
LENA PIÙ GIOVANE
(video) Sappiamo entrambi che devo.
KLAUS
Io… potrei sparire di nuovo! Non lo verrebbero mai a sapere!
LENA PIÙ GIOVANE
Mi dispiace, Klaus.
[Una pausa]
KLAUS
(minaccioso) Beh, anche a me.
[Rumori di una colluttazione; Lena urla sorpresa]
LENA PIÙ GIOVANE
Klaus!
[Un colpo, passi di corsa]
[Uno sparo]
[Klaus scappa]
LENA PIÙ GIOVANE
Klaus! Merda…
[Lena interrompe il video con un bip.]
LENA
Sei consapevole che la maggior parte delle persone riterrebbero affrontarmi in questo modo un’idea piuttosto stupida?
GWEN
Ma è per questo che è divertente, no? Perché non solo ho un video di te che cerchi di assassinare qualcuno - (a malapena trattiene una risata) ancora meglio, ho diverse copie di teche fallisci nel tentativo.
LENA
E questo sarebbe meglio perché…
GWEN
Perché sospetto che l’unica cosa peggiore che essere condannata per tentato omicidio sia essere punita dalle persone che lo hanno commissionato.
LENA
…E tu pensi che non lo sappiano già?
GWEN
Stando alla mia fonte, credono che quest’uomo sia decisamente morto.
LENA
Fonte. Al singolare. Interessante.
E chi credi che siano i miei “padroni” in questo scenario?
GWEN
Chiunque siano, sospetto che abbiano il potere di ricompensarmi per averli avvertiti della tua… incompetenza. Forse con il tuo posto.
[Una pausa]
[Lena fa un respiro profondo]
LENA
Sei ambiziosa, Gwen, te lo concedo, ma non hai molta immaginazione. Stai ricattando me, personalmente, corretto? Per cosa? Non sono una donna facoltosa, di sicuro non se paragonata alla tua famiglia. Che cos'è che vuoi?
GWEN
Voglio essere coinvolta.
LENA
…Davvero?
Vorrei sapere come hai ottenuto questa informazione -
GWEN
Peccato.
[Lena radicchia]
GWEN
(sorpresa) Cosa?
LENA
È solo che è inaspettato! Forse per questo lavoro hai più fegato di quanto non pensassi. Ed è da un po’ di tempo ormai che mi serve qualcuno che si faccia avanti per il lavoro vero.
GWEN
Che intendi, di preciso?
LENA
Se vuoi delle risposte e dell’autorità, avrai la possibilità di guadagnartele. Ti sto nominando nuova “Collegamento Esterno.”
GWEN
Una… promozione?
LENA
Una specie. Spero che tu sia pronta quanto pensi. Considerati "coinvolta".
[Traduzione di: Victoria]
[Episodio successivo]
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MAGP006 - Introduzioni
[Episodio precedente] [Indice TMAGP]
[Il microfono del decrepito computer dell’O.I.A.R. si accende nuovamente]
[qualcuno sta scrivendo lentamente al computer]
[Sam sbadiglia]
[Da vicino, Alice inizia a cantare, senza parole, una ninnananna]
SAM
Così non aiuti, Alice.
[sembra esausto]
ALICE
Scusa, da quando dovrei aiutarti?
SAM
Vado a prendermi un altro caffè.
ALICE
Hai considerato di bypassare la bocca e iniettarti i chicchi direttamente nelle vene?
SAM
(espira) Ottima idea. Perché non ci ho pensato io?
ALICE
Non hai abbastanza chicchi di caffè nel sangue.
SAM
Ovvio.
[Una pausa, continuano a scrivere]
ALICE
Seriamente, però, se i primi tre caffè non hanno funzionato, io non ne prenderei un altro. Altra caffeina non ti renderà più sveglio, ti darà solamente un tremolio e la nausea.
SAM
(sbadigliando di nuovo) Devo correre il rischio. Davvero non ce la faccio.
ALICE
Oh certo. Ignora la donna che ha lavorato di notte per quasi un decennio. Cosa ne saprà mai?
SAM
Allora cosa suggerisci?
ALICE
Tornare indietro nel tempo e comprare quelle tende oscuranti come ti avevo detto.
SAM
Lo so, lo so, è solo - già il sole lo vediamo poco a cose normali, mi sembra sbagliato cercare di bloccarlo del tutto.
ALICE
Oh, Sam. Il sole è il nemico! Governa il mondo della luce, ma noi che abitiamo nelle tenebre sentiamo solo la sua ira. (torna normale) Prendi le tende.
SAM
Già, forse.
ALICE
Oppure fatti licenziare per esserti addormentato alla scrivania. Decidi tu. (smette di scrivere) Per la cronaca, sapevi che fai questo rumore adorabile tipo “mlem” ogni volta che ti crolla la testa?
SAM
(ridacchia; con affetto:) Punisci davvero le persone che osano essere tue amiche, lo sai, vero?
ALICE
La mia giustizia è severa ma equa. Comunque, farai meglio a farti un pisolino. Devi essere vigile e pimpante quando conosci il nuovo arrivato.
SAM
Non sono io il nuovo arrivato?
ALICE
Pffft. Vorresti. Ormai non sei più una novità, Sam, praticamente sei un dinosauro. Sta per entrare un nuovonuovo arrivato. È tutto nell’email di Lena, che probabilmente avresti letto se fossi stato sveglio. 
SAM
Qualcun altro se ne va?
ALICE
Spero di no, ma questo lavoro ha un tasso di dimissioni piuttosto alto quindi Lena preferisce assumere un paio di rimpiazzi quando uno della vecchia guardia se ne va.
SAM
Cosa, e da per scontato che uno di loro non resisterà?
ALICE
Solitamente ha ragione. E in questo preciso momento, mio assonnato tesorino, non conviene scommettere su di te.
SAM
Che succede se entrambi ci troviamo bene qui?
ALICE
Allora tiriamo a sorte e uno di voi viene mangiato alla festa di Natale.
SAM
(Divertito) Beh, speriamo che questo novellino non sia troppo fibroso.
ALICE
Ooh, sei sul piede di guerra!
[Passi, Gwen rientra dalla saletta del personale]
SAM
Hey, Gwen, hai sentito che hanno assunto qualcun altro?
GWEN
(Senza entusiasmo) Yuppie-ye-yee.
SAM
Non anche te.
GWEN
Per insegnare a qualcuno serve molto tempo, e già così siamo notevolmente in ritardo.
SAM
Vero, ma una volta che ha imparato, sono un altro paio di mani che aiutano.
ALICE
Se resiste.
GWEN
Cosa che non succederà. (si siede) Ora, come stavo dicendo, notevolmente in ritardo.
SAM
…certo, scusa.
[Tutti tornano a scrivere in silenzio]
{Sam continua a sbadigliare}
[Improvvisamente il computer inizia a leggere un caso]
[Uno squillo di una telefonata, poi l’audio metallico dell’audio di un telefono:]
OPERATORE 1
Emergenze, quale servizio?
NEEDLES
Proprio una bellissima domanda.
OPERATORE 1
Polizia, ambulanza o pompieri?
NEEDLES
Beh nessuno è in fiamme, quindi probabilmente quelli possiamo escluderli. Anche se loro fanno i salvataggi, no. E questo poveretto adesso avrebbe decisamente bisogno di essere salvato.
OPERATORE 1
Signore, descriva la situazione così posso trasferirla alla giusta centralina.
NEEDLES
Aspetta, lo chiedo a lui.
[Il telefono viene mosso mentre l’operatore si muove]
[Sentiamo un uomo il cui respiro è affaticato e doloroso]
NEEDLES
(distante) Cosa pensiamo? Polizia o ambulanza?
VITTIMA
(agonizzante, a malapena riesce a parlare) …aiuto…
OPERATORE 1
Signore? Signore, siete in pericolo?
[Il telefono è allontanato dalla vittima]
NEEDLES
(di nuovo vicino) Devi perdonarlo, al momento è pieno di aghi, sai.
[Ridacchia]
OPERATORE 1
Signore, perfavore, può darmi la sua posizione?
NEEDLES
Oh, pensavo poteste vederla automaticamente?
OPERATORE 1
Non con i cellulari, quindi -
NEEDLES
Stupendo! Ho più tempo di quanto pensavo allora. In tal caso, allora noi altri faremo una chiacchierata e richiameremo quando avremo deciso il servizio!
[Ride di nuovo, una risata maniacale]
OPERATORE 1
Signore, non attacchi -
[Un urlo di dolore dalla vittima]
[Cade la linea]
[Squilla di nuovo con una seconda chiamata al 999]
OPERATORE 2
Emergenze, quale servizio?
NEEDLES
Ne abbiamo discusso, e optiamo per polizia. Risposta definitiva.
OPERATORE 2
La trasferisco immediatamente.
[La chiamata viene trasferita]
OPERATORE DELLA POLIZIA
Polizia, qual’è la vostra emergenza?
NEEDLES
Sì, salve Polizia! Ho un uomo qui e, beh - diciamo che è stato alquanto infilzato.
OPERATORE DELLA POLIZIA
È in pericolo?
NEEDLES
(Divertito) Io? No, cielo! Sospetto che lui all’inizio l’ha pensato, però. Da come si atteggiava e da come ha tirato fuori il suo coltellino.
OPERATORE DELLA POLIZIA
L’assalitore si trova sempre lì?
NEEDLES
Oh sì, decisamente. Anche se davvero non arriverei a chiamarlo assalitore. Infatti, sotto molti punti di vista alla fine è stato un gesto di affetto. Un abbraccio. …delle coccole, addirittura! Ha! Sì, chiamiamole coccole.
[Inizia a ridere da solo]
OPERATORE DELLA POLIZIA
È sicuro di stare bene? Il panico è normale in queste situazioni. Le è stato fatto del male?
NEEDLES
Certo che fa male, come potrebbe essere altrimenti? Ma ormai ho iniziato a prenderci gusto, nel dolore. Tutti questi forellini, pungenti e affilati…
OPERATORE DELLA POLIZIA
Deve restare con me. L’uomo, quello che hai detto che è stato accoltellato, è ancora lì?
NEEDLES
Dubito che andrà mai da qualche altra parte.
OPERATORE DELLA POLIZIA
… Sta respirando? Gli serve un’ambulanza?
NEEDLES
Assolutamente. Ma questa non è la vera domanda, no?
OPERATORE DELLA POLIZIA
Posso mandare un’ambulanza, ma mi serve la vostra posizione. Sa l’indirizzo? Sa dove vi trovate?
NEEDLES
So esattamente dove sono. Sono cresciuto qui, sai. Era un posto decente allora. Ci vivevano delle persone per bene, capisci? Non come adesso, adesso è un posto orribile. Non è sicuro girare di notte. Ne vado fiero, a dire il vero.
OPERATORE DELLA POLIZIA
(scandendo) Signore, mi serve un indirizzo o qualcosa di riconoscibile. Mi dica dove si trova.
NEEDLES
Oh beh adesso ci sono decisamente dei segni sul terreno, proprio come su di me. Ed è una sensazione così bella. Mi soddisfa in un modo che non avevo mai ritenuto possibile. Colma bene quel vuoto, quella voragine solitaria che abbiamo dentro. Non si tratta di sadismo o masochismo, li avevo già provati entrambi.
Credo che sia la paura. L’espressione dei loro occhi quando si rendono conto del loro errore - (si può sentire il suo ghigno) mi fa venire voglia di stringerli forte, quindi lo faccio.
OPERATORE DELLA POLIZIA
L’uomo ferito - è stato lei a pugnalarlo?
NEEDLES
Ah, beh, è una domanda difficile. In un certo senso? In un certo senso è stato lui a infilsarzi su di me. Quando ha visto gli aghi oramai eravamo già molto vicini. Abbastanza vicini che potevo sentire l’odore del suo sudore e del suo dopobarba scadente. Infatti ha a malapena avuto il tempo di avere paura prima che ci abbracciassimo. Adesso è terrorizzato, ovviamente… 
[lamenti della vittima in sottofondo]
OPERATORE DELLA POLIZIA
Devo trasferirla al mio supervisore.
NEEDLES
(improvvisamente veloce e con tono tagliente) Se lasci questa chiamata lo abbraccerò di nuovo e onestamente dubito che sopravviverà.
(di nuovo scherzoso) Sai cosa? Vorrei cambiare la mia risposta. L’ho infilzato io, sì. Di sicuro mi sono riposizionato per assicurarmi che ne avesse alcuni nel viso. Negli occhi. Conta questo (ride) Continua a toccarli come se potesse rimuovere tutto il metallo ma gliel’ho detto, finirà per farli andare più a fondo!
Non durerà troppo a lungo, grazie al cielo, sarà dissanguato a minuti, ormai. Ma nel frattempo, la paura che emana da lui mentre se ne sta sdraiato lì, sospeso tra la paura della morte e la paura di sopravvivere con quello che gli è capitato - è piuttosto divertente. E soffoca l’odore del dopobarba.
[Una pausa]
OPERATORE DELLA POLIZIA
(lentamente, scosso ma ancora in controllo) Mi dia l’indirizzo e rimanga dove si trova.
NEEDLES
Ti faccio paura? Signor Operatore.
OPERATORE DELLA POLIZIA
È per questo che hai chiamato? Per cercare di spaventare chi risponde?
NEEDLES
Diciamo per il dessert. Ma non hai paura, no? Disagio, disgusto, ma - niente di più. Per quale motivo? 
OPERATORE DELLA POLIZIA
Sarà che non mi fanno paura gli aghi.
NEEDLES
(improvvisamente furioso) Non ti fann– Questo non è un misero esame del sangue, qualche punturina di un aghetto, queste sono centinaia, migliaia di punte affilate come rasoi che si infilano nella tua carne. Stiamo parlando dell’abbraccio di una vergine di Norimberga, una straziante agonia causata da mille piccoli dolori.
OPERATORE DELLA POLIZIA
(lentamente, a voce alta) Signore, chiaramente non… sta bene. E credo che abbia ferito qualcuno che forse ha cercato di rapinarla, quindi se mi da la sua posizione posso mandare qualcuno ad aiutare. 
NEEDLES
Oh, capisco. Non mi credi.
Sì, suppongo abbia senso. In un certo senso è una cosa un po’ assurda, e la sensazione di lontananza del telefono non aiuta.
…Sì, più ci penso, più mi sembra ovvio che questa chiamata non mi avrebbe mai dato quello che cercavo. Mi chiedo, però, in quale centralina della polizia ti stai nascondendo! Hendon? Lambeth?
OPERATORE DELLA POLIZIA
Cosa prego?
NEEDLES
(a bassa voce) Lambeth, dunque, e sono sicuro di poter riconoscere la tua voce adesso.
[Pausa]
Ah, eccola. Ecco la paura. Non molto, solo una piccola puntura di un ago, ma alla fine l’abbiamo trovata, no?
OPERATORE DELLA POLIZIA
(con voce tremante) Ti sto trasferendo al mio supervisore.
NEEDLES
Allora vado. Non mi interessa parlargli, e tra l’altro, ci eravamo detti che se tu avessi lasciato la chiamata il mio amichetto avrebbe ricevuto un piccolo ultimo abbraccio prima che me ne vada.
Spero che ci parleremo di nuovo tra non molto, signor Operatore. Vediamo se riusciamo a trovare qualche altra piccola spaventosa puntura che possiamo esplorare insieme…
[La chiamata finisce con un click]
[Torniamo alla registrazione del computer dell’O.I.A.R.]
[Sam si lascia scappare un suono divertito per il caso]
SAM
Huh? Tutto qui?
GWEN
(non stava ascoltando) Tutto cosa?
SAM
Il caso. Finisce così.
ALICE
(non stava ascoltando nemmeno lei) Che tipo era?
SAM
Non lo hai sentito?
ALICE
A malapena sento i miei. Inizi a ignorarli dopo un po’.
SAM
(suono divertito) Erano un paio di chiamate di emergenza.
ALICE
Oh, sì, quelle non hanno mai una conclusione. Potresti ricevere il rapporto del medico legale se al corpo è successo qualcosa di strano, ma è piuttosto raro. (divertita) Perché, ti stava piacendo?
SAM
Non è che arriverei a tanto.
ALICE
Beh, chi lo sa, forse sarai fortunato e ucciderà di nuovo. Che cosa era?
SAM
Tipo… un tizio fatto di aghi, credo?
ALICE
Aghi? Dovrebbe fare paura? Lavoro qui da così tanto che ormai non saprei dire.
GWEN
Forse se hai paura degli aghi?
SAM
Per dirla tutta, sembrava essere… un argomento delicato per lui.
ALICE
Huh.
[Passi, entra Lena]
LENA
Buonasera a tutti.
ALICE
Lena! Un uccellino mi ha detto che la nuova leva entrava oggi.
LENA
Perfavore evita di chiamarmi un “uccellino,” Alice.
ALICE
Uccellone, allora. Dunque, dov’è la carne fresca?
LENA
Si sta preparando una tazza di caffè nella sala del personale. Si chiama Celia, e confido che la farete sentire benvenuta.
GWEN
Di sicuro ci proveremo.
[Passi, entra Celia]
CELIA
(con un boccone di ciambelle in bocca) Lena, queste ciambelline sono fantastiche! Dove le ha prese?
LENA
Celia, questi sono i tuoi colleghi.
CELIA
Oh, cielo, certo, scusate! (ingolla) Ciao a tutti!
SAM
Non c’è problema, dopo le ciambelline siamo un po’ una delusione.
ALICE
A Lena piace tirarle fuori quando qualcuno di nuovo si unisce alla nostra famigliola.
LENA
Solo mi raccomando, mangiatele sul posto. Adesso vi lascio così fate conoscenza, io devo finire l’iter burocratico per l’assunzione. Alice, più tardi stasera parleremo del training. Celia, vieni nel mio ufficio quando hai finito qui, ci sono ancora dei fogli da firmare.
CELIA
Certamente.
[Passi di Lena che si allontana]
CELIA
Quindi, sì! Non ho mai lavorato in un posto con delle ciambelline prima d’ora!
ALICE
Fossi in te non sarei così entusiasta. Probabilmente sono avanzate da quando è arrivato Sam.
SAM
Beh, a me sono piaciute.
CELIA
Tu sei Sam, dunque?
SAM
Sì. Anche io sono appena entrato.
CELIA
Fantastico! A dire il vero, posso farti una domanda? Il tuo colloquio…
SAM
Oh mio dio, sì, suuuuper strano, vero?
CELIA
Grazie! Ero seduta lì tipo  “cooooosa?”
ALICE
Entrambi dovreste essere orgogliosi. Lena prova a convincervi di non accettare solo se in primis crede che valga la pena parlare con voi.
CELIA
Sì? È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ho fatto un colloquio, ma quello è stato…
[Espira]
ALICE
Sì, prima aveva un vero e proprio problema con le dimissioni, le persone accettavano il lavoro e se ne andavano dopo un paio di settimane, quindi ha cambiato lo stile dei suoi colloqui per essere sicura di prendere solo persone che sono…
SAM
Adatte!
ALICE
Disperate.
CELIA
(Allegra) E io sono entrambe le cose, il sistema funziona! Tra l’altro, mi sa che non ho sentito il tuo nome.
ALICE
Alice. Sono la detenuta più senior qua sotto, quindi fammi sapere se hai delle domande: dove si trovano i bagni? Ci sono dei coltelli affilati? Come faccio a far finire gli incubi?
[Celia ridacchia]
ALICE
Qualsiasi cosa. E quella chiacchierona nell’angolo è Gwen. 
GWEN
Scusa, Celia, giusto? È un piacere conoscerti, spero che qui ti troverai bene. Adesso, se mi scusi, ho molto lavoro da sbrigare.
[Torna a scrivere]
CELIA
(imperturbata) Certo, non ti preoccupare. Sarò sincera, pensavo ci sarebbero state molte più persone a lavorare qui, viste le dimensioni del palazzo?
SAM
Sì, no, siamo, um…
ALICE
Ottimizzati?
SAM
Ottimizzati! Certo. Oh, c’è anche un informatico, anche se è meglio se lo eviti… finché non ti sei ambientata.
[Alice ridacchia da sola, ricordando lo scherzo che ha fatto a Sam]
SAM
Ma principalmente siamo solo noi.
CELIA
Quattro strambi in uno scantinato che leggono storie spaventose. Lavoro dei sogni.
[Sam ride]
ALICE
Se lo dici tu.
SAM
Per la cronaca, alcuni casi sono… Non sono letture divertenti.
CELIA
Apprezzo la preoccupazione, ma sono certa che non saranno un problema. Di questi tempi non mi spavento così facilmente.
ALICE
Sì, hai lo sguardo da killer incallita.
CELIA
Cavolo, e io che pensavo di averlo nascosto dietro un’attitudine dolce e allegra!
[Sam ride]
CELIA
In ogni caso, meglio che vada da Lena. È stato bello conoscervi!
SAM
(ad alta voce) Anche te!
[Passi di Celia che se ne va]
SAM
(felice) Sembra simpatica!
ALICE
(pensando) Già…
GWEN
Non affezionatevi.
ALICE
Nemmeno per sogno.
[Adesso stiamo ascoltando dalla CCTV della saletta del personale]
[La macchina del caffè è in funzione, sam sospira]
[Passi, Alice entra Celia]
ALICE
E abbiamo raggiunto il pezzo forte del nostro tour. La saletta del personale!
CELIA
Mmmm! È – proprio una vista pazzesca.
ALICE
Posso capire che sei stupita dalla sua magnificenza, ma devo avvertirti che le fotografie con flash possono spaventare la fauna locale.
SAM
(ridacchia) La “fauna locale” si sta solo preparando un altro caffè, ne volete un po’?
ALICE
(tagliente) Nonostante i miei avvertimenti.
SAM
Va bene. Io sto bene. Mi sto solo ancora abituando ai turni di notte, tutto qui.
CELIA
Ah. Neanche io sono entusiasta per quell’aspetto del lavoro.
SAM
Alice ha già provato a venderti le sue tende di seconda mano?
ALICE
Alice non è ancora arrivata alla sezione consigli del tour, ma era la prossima nella scaletta.
SAM
Scura che non posso offrirti nulla, Celia? Del tè, forse? Credo che ci sia della vetusta cioccolata calda da qualche parte, nascosta dietro la scorta ‘segreta’ di biscotti di Alice.
ALICE
(gasp) Sapevo che eri tu, piccolo ladruncolo!
CELIA
Grazie, ma per adesso sono apposto, Sam, davvero. Magari più tardi?
SAM
Ma certo.
CELIA
Posso tornare di là, Alice? Colin aveva detto che la mia postazione sarebbe stata pronta adesso.
ALICE
Vai pure. Sarò lì tra un minuto per aiutarti con i tuoi primi casi.
CELIA
Perfetto. (ad alta voce) A presto, Sam!
[Passi di Celia che se ne va]
[Una pausa]
[Alice espira]
ALICE
Wow.
SAM
Cosa?
ALICE
Wow.
SAM
E adesso che ti prende?
ALICE
(con un ghigno) Sei proprio cotto, figliolo!
SAM
Oh per amor del cielo, Alice.
ALICE
“Credo ci sia della vecchia cioccolata calda”? Perché non ti fai tatuare il suo nome sul culo, già che ci sei?
SAM
Sei ridicola -
ALICE
“Ti andrebbe del tè, Celia? Caffè, magari? Il mio cuore, strappato dal petto e disposto su un centrino?”
SAM
(a bassa voce) Cosa?
ALICE
“Ti prego, Celia, tagliami la lingua così posso sempre essere lì per leccarti i francobolli!”
SAM
(divertito) Okay, uno, questo posto ti sta rendendo davvero macabra. Due, se sapessi qualcosa di francobolli sapresti che le tirature moderne sono autoadesive quindi - 
ALICE
Tra l’altro, come fai a sapere dove nascondo i miei biscotti.
SAM
È letteralmente lo stesso punto che usavi quando studiavamo - in fondo allo scaffale più alto nel mobile in alto a sinistra. Dove pensi che le persone non riescono a vederli perché non sono alte abbastanza.
ALICE
…Touché. Ma dovresti essere molto cauto nel condividere tale sapere. I Choco Liebnitz sono troppo potenti per un comune palato.
SAM
Se lo dici tu. Comunque, devo tornare a -
ALICE
Perderti negli occhi della tua amata?
[Pausa]
SAM
Avrei una risposta incredibilmente brillante se non fossi così totalmente distrutto.
ALICE
Awwww! Lo so, tesorino. Lo so.
[Traduzione di: Victoria]
[Prossimo episodio]
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MAGP005 - Proiezione Personale
[Episodio precedente] [Indice TMAGP]
[Audio metallico: ascoltiamo dal ricevitore di un telefono]
[Tastiera di un computer]
[Qualcuno bussa timidamente alla porta]
LENA
(a voce alta) Avanti.
[Porta che si apre]
LENA
Buonasera, Sam. Sbaglio o non avevamo un appuntamento?
SAM
(dalla porta) Beh, no, ma mi stavo chiedendo se avesse un minuto? Potrebbe essere importante.
[Una pausa]
LENA
Benissimo.
[Passi, Sam chiude la porta e si avvicina]
LENA
Accomodati.
SAM
Oh, em, mi dispiace –
LENA
Nessun problema.
[Sam si siede, fruscio di tessuto quando appoggia una borsa su un’altra sedia]
LENA
Di che cosa volevi parlare?
SAM
Beh, è un po’ imbarazzante… Non so bene come - um…
LENA
In nome dell’efficienza, diciamo che, visto che hai detto che è importante, non farò congetture.
SAM
Okay, sì. In tal caso, si tratta di Colin.
[Pausa]
LENA
Vai avanti.
SAM
Em… sono preoccupato per lui. Cioè, um. Beh, oggi l’ho trovato per terra nel corridoio, che strappava dei cavi e parlava da solo.
LENA
Beh, le mansioni di Colin includono la manutenzione tecnica.
SAM
Certo, ma, voglio dire, ha messo tutte quelle serrature alla porta del suo ufficio e adesso addirittura si rifiuta di avvicinarsi a una telecamera…
LENA
Volere un po’ di privacy non è un reato.
SAM
Sì, capisco, però… Credo che lo stress gli stia causando problemi, e onestamente? Credo che abbia bisogno dell’aiuto di uno specialista.
[Una pausa]
LENA
C’è altro?
SAM
Um… No?
LENA
Okay. Beh, in primo luogo grazie per avermelo fatto presente, Sam. Qui non ci devono essere segreti.
SAM
Oh, non c’è di che.
LENA
Ora, sebbene io capisca le tue preoccupazioni, tu devi capire che Colin ha ricoperto il ruolo di Manager Informatico per un bel po’ di tempo senza alcun incidente, e anche se in un certo senso è… frustrato dai suoi compiti attuali, ha la possibilità di chiedere aiuto alla squadra centrale di Informatica in ogni momento. Sono certa che se dovesse ritenere le sue responsabilità ingestibili, chiederebbe assistenza. O si dimetterebbe, ovviamente.
In ogni caso, questo problema si risolverà da sé.
SAM
Okay.
LENA
…C’è nient’altro, Sam?
SAM
Io–… no. No, direi di no.
LENA
Molto bene.
[Una pausa]
[Sam si alza e si allontana]
[Apre la porta]
LENA
E Sam?
SAM
(dalla porta) Sì?
LENA
Per favore, in futuro per questo genere di meeting prendi un appuntamento.
SAM
…Certamente.
[Sam esce]
[Il computer decrepito dell’O.I.A.R. inizia a registrare]
[Passi pesanti]
[Sam si siede pesantemente sulla sua sedia e butta la borsa sul tavolo]
[Accende il computer]
ALICE
Lieta di vedere che stai imparando dal mio eccezionale esempio.
SAM
(tono brusco) Cosa?
ALICE
Sei in ritardo.
SAM
Okay.
[Mentre Alice parla, lui apre con rabbia la sua borsa, tira fuori le sue cose e le posa sulla scrivania]
ALICE
E grazie alle mie incredibili capacità di osservazione e al mio intelletto geniale, credo di poter cogliere un leggerissimo indizio che tu potresti essere un goccino, poco poco irritato. Ma potrei sbagliarmi -
SAM
Lena – non mi prende seriamente.
ALICE
Ah. Già, Lena non è che sia famosa per le sue doti diplomatiche.
[Pausa]
SAM
(prende dei fogli) E questa che roba è?
ALICE
(come se parlasse a un bambino)  Quella – seguimi, Sam, perché so che adesso ti senti molto emotivo - è carta! La fanno con gli alberi. E -
SAM
Alice! Non oggi. Perfavore?
ALICE
(di nuovo normale) Ho dato un’occhiata mentre eri nell’ufficio di Lena. Sembra che sia per il colloquio con il dipartimento Risposta.
[Fruscio di fogli, sembrano molti]
SAM
Cosa? Tutto quanto?
ALICE
Da quello che ho capito.
SAM
Per amor del cielo…
ALICE
Lascia perdere. Te l’ho già detto, sono piuttosto sicura che il Dipartimento di Risposta non esista nemmeno più. È solo il sistema che rigurgita delle vecchie scartoffie. Succede di continuo.
[Sam si concede un momento, poi si siede]
[Click di una penna]
[Inizia a riempire i moduli]
[Alice sospira]
ALICE
Mi hai sentita?
SAM
(continuando a scrivere) Ti ho sentita.
ALICE
E?
SAM
E lo compilo comunque. Vediamo cosa succede.
ALICE
Che spreco di tempo.
SAM
Sta a me decidere se sprecarlo.
ALICE
Puoi pure dirlo, ma il tuo carico stasera è piuttosto impegnativo, e sono troppo impegnata per salvarti.
SAM
(distratto) Uh huh… Cristo, vogliono i miei ultimi – sette indirizzi di residenza. Non so nemmeno se ne ho avuti -
[Bip del computer di Sam]
ALICE
Sam? Seriamente, meglio se lo fai più tardi. Siamo stracarichi.
[Un altro bip dal terminale di Sam]
SAM
(Riluttante) Sì, sì, okay, va bene…
[Fruscio di carta mentre li mette via]
[Doppio click sul primo caso]
VOCE DEL COMPUTER (CHESTER)
BLOG POST: GENERICO: BENVENUTI NELLA MIA MENTE CONTORTA!!
Ciao a tutti strambi malati, qui è Tom, la vostra raccapricciante guida ai più contorti film dell’orrore del  world wide web!
Qui discuteremo delle cose più dark, più splatter che siano - a partire dalla prossima settimana con Rob Zombie’s Halloween 2!
Statemi insanguinati!
BLOG POST: GENERICO: UN TUFFO NEL PASSATO 
Wow, è così strano. Non riesco a credere che questo blog esiste ancora. Stavo cercando un posto con meno confronti rispetto ai social media per postare le mie opinioni sui film, e mi sono ricordato di averlo creato, quando, nel 2009? Quel primo post… Avevo quattordici anni ed ero convinto di essere lo scrittore più edgy del web. Potrei lasciarlo per i posteri, dio solo sa se quel ragazzino ne ha passate abbastanza. 
Ricordo che in quei giorni ero piuttosto solo. Da quando ero piccolo, fare amicizia è sempre stato un po’ difficile. I miei interessi erano sempre visti come un po… particolari. Mentre gli altri bambini della mia età ammiravano i calciatori e altre celebrità, io adoravo Pinhead e Freddy Kruger… Non era tipo una cosa da psicopatici o altro, è solo che sono sempre stato affascinato dall’horror. Per questo posso ringraziare mio papà, mi ha fatto vedere Puppet Master quando avevo sei anni. “Oh, non preoccuparti, piccolo! È proprio come Toy Story”...
Aveva quel senso dell’umorismo un po’ dark. È stato allora che è iniziata la mia fissazione. Avremmo visto migliaia di film dell’orrore strani e sconosciuti nel corso degli anni… Critters, Ghoulies, Wishmaster… Non ne avevo mai abbastanza. E questo oggi ci porta qui. QUESTO è il primo (nuovo) post del Tuffo nel Cassonetto dell’Horror! Userò questo blog per parlare di tutte le cose HORROR. Questo include recensioni di film, novità sui videogiochi, e praticamente le mie varie opinioni sul genere!
L’idea è di concentrarmi sulle gemme sconosciute. C’è anche una sezione dei commenti, quindi se vi piace qualcosa o se avete del feedback in generale… sentitevi liberi di lasciare un commento! E ricordate… La SPAZZATURA di qualcuno è il TERRORE di qualcun altro!…
Vado davvero fiero di questo motto. Ciao!
BLOG POST: RECENSIONE FILM: FIRE IN THE SKY
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BLOG POST: RECENSIONE VIDEOGIOCO: SWEET HOME
[Il contenuto di questo post è stato cancellato]
BLOG POST: RECENSIONE FILM: PUPPET MASTER 4
[Il contenuto di questo post è stato cancellato]
BLOG POST: GENERICO: CI SONO NOVITà!!
Ciao a tutti, Accaniti dell’Horror! Spero che la vostra giornata sia terrorifica! La mia senza dubbio lo è. So che questo blog è ancora piuttosto nuovo, ma devo dire che è così bello poter parlare con delle persone che la vedono come me. E voglio dedicare un gigantesco GRAZIE a tutti quelli che mi hanno lasciato dei suggerimenti nei commenti!
Ce ne sono diversi che non ho mai nemmeno sentito. Non riesco più a trovare il commento originale, ma uno di voi ha citato un film che si chiama “Voyeur.” 
L’ho cercato e non sono riuscito a trovare niente. Cioè, non fraintendetemi, ci sono letteralmente decine di film con quel titolo, ma diciamo solo che la maggior parte non sono horror e nessuno è del 2009. L’unica cosa sono riuscito a trovare è una stato un altro vecchio blog con quella che deve essere la recensione più corta che abbia mai visto. Potete aprire il link, ma vi faccio risparmiare tempo: dice solo “Dovete vedere Voyeur per credere. Il film più spaventoso che abbia mai visto.”
Mi ha convinto. Devo trovare questo film! Se qualcuno di voi sa niente di Voyeur, vi prego di scriverlo sotto nei commenti. Oh! E ricordate, se vi piace quello che sto facendo qui, potete contribuire al mio Ko-Fi! Anche un contributo minimo è apprezzato. Queste vecchie gemme nascoste possono essere costose… Ciao!
BLOG POST: GENERICO: MEGA AGGIORNAMENTO!!
Oh mio Dio. Non ci credo, uno di voi è riuscito a trovarlo! Grazie TANTISSIMO Cinephobia12220 per il link! Non ho nemmeno la più pallida idea di come sei riuscito a trovarlo.
Hai ragione, sembrerebbe il sito ufficiale del film. È così strano per. Dovreste tutti dare un’occhiata al link di persona. Sembra che non venga aggiornato da anni ma a quanto pare stanno facendo una specie di concorso!
Il vincitore sarà invitato a una proiezione privata del film e potrà prendere parte al Q&A con il regista, e mi sono detto, perché no? Il modulo mi ha letteralmente solo chiesto di inserire il mio nome… Non vinco mai in queste cose,e il sorteggio probabilmente ha già avuto luogo anni fa, ma - che diavolo. Vi farò sapere se ci sono sviluppi. In rete non ho ancora trovato una copia del film, da punte parti. Grazie a tutti per l’aiuto e non dimenticate! Se avete delle raccomandazioni per qualche altra gemma nascosta che vorreste… che io guardi, per favore lasciate sotto un commento. Grazie!
BLOG POST: RECENSIONE VIDEOGIOCO: FAITH; THE UNHOLY TRILOGY
[Il contenuto di questo post è stato cancellato]
BLOG POST: GENERICO: IMPOSSIBILE!
Ho vinto il concorso! Non posso crederci! L’invito era già qui quando oggi sono tornato a casa, in una piccola busta nera. Non ricordo nemmeno di avergli lasciato il mio indirizzo. Il sito deve aver registrato il mio IP e aver fatto qualche tipo di ricerca… Non so bene come funzionano queste cose.
La lettera conteneva anche tutti i dettagli sulla proiezione. C’è davvero poco preavviso, ma la proiezione è QUESTO sabato! Quella sera dovrei essere a lavoro, ma mi inventerò qualcosa. Col diavolo che me la perdo!
E tra l'altro sono già stato a questo cinema! Ci andavo spesso con mio papà… proiettavano film dell’orrore di primo pomeriggio ogni sabato. È lì che ho visto per la prima volta I Know What You Did Last Summer e The Thing.  Sono degli anni che non ci vado… a dire il vero non sapevo neppure che era ancora aperto.
È piuttosto lontano, quindi, se vi va di contribuire alle spese, potete andare sulla mia pagina Ko-Fi. Lascio il link nei commenti. Non so se avrò tempo per altri post prima di questo weekend, ma farò del mio meglio. Ci sentiamo presto!
BLOG POST: GENERICO: MI STO PREPARANDO
Scusate se sono sparito in questi ultimi giorni… sono abbastanza teso per questo evento. Il film potrebbe non essere all’altezza delle mie aspettative… cosa che mi succede spesso quando si tratta di film dell’orrore. Infatti succede così spesso che ho inventato un termine per questo. Lo chiamo “Effetto Babadook.” Tutte le cose che avevo letto prima di vedere Babadook parlavano di quanto fosse fenomenale. C’era così tanto hype per quel film che addirittura mi sono vestito apposta per l’occasione… e poi… bleah. È stato così imbarazzante… a stento mi viene in mente un film più deludente.
Ma sono certo che non si tratterà di un altro Babadook. Non riesco a credere che è proprio stasera! So che ho scoperto questo film tipo una settimana fa, ma mi sento come se fossero… anni che aspetto di vedere qualcosa che mi spaventi davvero. Mi sembra di essere come diventato … insensibile a questo genere.  Ovviamente mi piacciono ancora tutte le cose collegate all’Horror, ma per causarmi la minima reazione ci vuole molto di questi tempi… addirittura ho iniziato a cercare le cose che quasi “dovrebbero essere illegali”...  Faces of Death, la serie August Underground… anche quelle a malapena mi danno i brividi… spero che questo finalmente ci riesca.
Scusate, sto divagando. Devo proprio staccarmi e iniziare a prepararmi! Oh già! Mi sono dimenticato di dirlo, sono certo che alcuni di voi si stanno chiedendo quando potrete sentire cosa penso di questo evento. Beh, buone notizie. Non dovrete aspettare nemmeno un attimo! L’invito alla proiezione diceva esplicitamente che livebloggare l’evento è permesso! Ho testato alcune di queste app per la dettatura e ne ho trovata una che dovrebbe funzionare, quindi preparatevi a sentire le mie impressioni… in diretta!
Sono così entusiasta e spero che lo siate anche voi! Okay. Adesso chiamo il Lyft… se volete contribuire alla spesa, il mio Ko-Fi e il mio PayPal sono nel primo commento in evidenza… La prossima volta che mi sentirete, sarò al cinema!
Ci sentiamo più tardi, Accaniti dell’Horror… in diretta!
BLOG POST: LIVE BLOG: “EVENTO VOYEUR”
Arrivato! Finalmente! Il Lyft è costato un’assurdità, ma senza dubbio ne varrà la pena.
Wow. questo posto è proprio come me lo ricordo, anche se è più vecchio, ovviamente, e… più sporco. Sì, non è invecchiato bene. Sui gradini davanti l’ingresso sono dei sacchi di immondizia squarciati e ci sono dei… em, graffiti piuttosto espliciti ovunque sui muri. Pensavo che volessero ridare un po’ una sistemata prima di ospitare un evento?
Huh. Nel parcheggio c’è solo una macchina… sul cartellone c’è scritto “Proiezione per fan di Voyeur - TUTTO ESAURITO” quindi questo è senza dubbio il posto giusto.
È una proiezione privata solo per me? Il concorso questo non lo aveva menzionato. È, [NON HO CAPITO], figo, a dire il vero. Adesso entro… Aspettate un attimo.
[NOTA: la voce dice “NON HO CAPITO”]
Oh mio Dio. Davvero, mai giudicare un libro dalla copertina. Dentro è stupendo! La moquette e le pareti sono immacolate, e il profumo di popcorn appena imburrati! Mmmm. Non so bene dove dovrei andare adesso, quindi vado al botteghino e chiedo se qualcuno lì può indicarmi dove andare.
Il tipo è stato molto d’aiuto. A quanto pare, Voyeur è l’unico film che proiettano stasera quindi mi sa che questo posto è tutto per me! Inoltre sono inclusi dei popcorn e una bibita. Gli ho detto che non è che li volevo, ma mi è sembrato un po’ suscettibile. Gli ho chiesto della sporcizia fuori, cercando di non essere maleducato, ma ha solo detto, “È quello all’interno che conta.”
È piuttosto profondo se ci pensi. Vado a prendere i popcorn e poi vado a cercare il mio posto.
Presi i popcorn! Sono palesemente a corto di personale, dato che lo stesso tipo era al banchetto dei dolci. Mi dispiace. Sembra molto vecchio e lo stanno facendo proprio lavorare. Sembra allegro però. Okay… [NON HO CAPITO] ho trovato il posto!
Quel poveretto, gli fanno fare anche da maschera! Davvero dovrebbero assumere più personale…
Oh wow… davvero non c’è nessun altro in tutto il cinema! Che fortuna! Non c’è niente di meglio che essere seduti da soli in una stanza fredda e guardare un film horror di cui non sai niente.
Allora ho quasi finito i popcorn e il film non è nemmeno iniziato. Niente trailer o altro… Devo chiedere al vecchietto? Non mi piace per niente [NON HO CAPITO] disturbarlo. Per adesso continuo ad aspettare.
Questi devono essere i popcorn più buoni che abbia mai avuto. Li ho finiti tutti prima ancora che inizi il film, non mi succedeva da quando…
Oh, sta succedendo qualcosa! Il proiettore è ufficialmente acceso! Ecco che inizia…
È passato un po’, e lo schermo è ancora nero. Sento dei suoni… come dei bip. È molto familiare ma non ricordo dove gli ho già sentiti. Macchinari medici forse? C’è qualcosa [NON HO CAPITO] lo schermo… Sembra che si tratti di un flashback o qualcosa del genere, girato… sembra che la ripresa sia stata fatta su un vecchia telecamera…
(a bassa voce) Aspetta. Quello è…?
Conosco quella stanza… come… come hanno fatto a [NON HO CAPITO] Questo è dopo l’incidente. Mamma voleva fare un video per i miei fratelli… Papà… Io… [NON HO CAPITO] Aspetta. Quello chi è? Nell’angolo dello schermo, c’è…  (a bassa voce, più scioccato che mai) Chi diavolo è quello?
BLOG POST: RECENSIONE FILM: VOYEUR
Dovete vedere Voyeur per credere. Il film più spaventoso che abbia mai visto. 
[Stiamo nuovamente ascoltando da una riecheggiante CCTV]
[Alice sta parlando al telefono, sembra stanca]
ALICE
– mi fa piacere sentirlo. Avevi detto che questa nuova band non era male.
(sospira) No, va bene, se riesci ad arrivare fino al giorno dello stipendio posso pagare io, nessun problema. (divertita) Tra l’altro, sembra che li riavrò tra non molto, da come stanno andando le cose. 
Lo so, lo so. Solo la prossima volta controlla prima, okay? Non sarò sempre qui pronta a pulire il culetto del mio dolce fratellino.
(divertita) Oh, sei sempre così dolce.
Abbi cura di te.
[Alice tira giù]
[Fa un lungo sospiro]
GWEN
(tesa) Hai fatto?
ALICE
(sobbalzando) Cristo! Da quanto è che te ne stavi nascosta lì?
GWEN
Non mi stavo nascondendo. Devo farti una domanda.
ALICE
(Riprende fiato) Va bene, okay!
GWEN
Ti ricordi il manager dell’Informatica prima di Colin?
ALICE
Chi? Amelia? Che c’entra?
GWEN
No, prima di Amelia, prima che arrivassi io. Il tizio tedesco. Pieno di tatuaggi.
ALICE
Cioè, penso che Amelia ne abbia parlato una o due volte, forse? Io più che altro mi ricordo che si lamentava del suo lavoro, ma doveva essere qui molto prima che entrassi io. Che c’entra?
GWEN
Non ti riguarda.
ALICE
Cosa?
[Passi, Gwen se ne va]
Ma seriamente?
GWEN
Sì.
[Una pausa]
ALICE
(a sé stessa) Ma si può sapere che problema hanno oggi?
[Errore del computer]
ALICE
Oh, non ti ci mettere anche te.
[Traduzione di: Victoria]
[Episodio successivo]
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TMAGP004 - Prendendo Note
[Episodio precedente] [Indice TMAGP]
[Il decrepito computer dell’O.I.A.R. si accende e inizia a registrare]
[Sentiamo il rumore di tastiere, e Sam che canticchia tra sé e sé]
[Qualcuno si avvicina a passi pesanti]
ALICE
(sussurrando) Ma che cavolo, Sam.
SAM
Cosa?
ALICE
Non azzardarti a dirmi ‘Cosa?’. Sono stata io a inventare ‘Cosa?’.
SAM
(A voce più bassa) Ch– Io… in tutta sincerità, non so di che cosa stai parlando!
ALICE
Ho appena ricevuto un avviso di sicurezza. 
SAM
Su di me?
ALICE
Qualcuno stava provando ad accedere a dei file riservati. E io scommetto che sei tu.
SAM
Perché mai dovrebbero arrivare a te questi avvisi?
ALICE
Non dovrebbero! Ma dovresti essere strafelice che questo sistema non funziona come dovrebbe. Se Colin lo venisse a sapere avrebbe un attacco isterico!
SAM
Già, beh, grazie, allora?
ALICE
A quanto pare hai fatto una ricerca per i file con i termini…(sposta dei fogli)“Magnus” e “Protocollo”? 
SAM
(Sorpreso) È per questo? Cioè, sì, okay, ho trovato un caso che citava l’Istituto Magnus e poi l’ho cercato e ho trovato alcuni file nel sistema che dicevano di applicare, (voce teatralmente severa) “Il Protocollo.” Perché dovrebbe essere riservato?
ALICE
Perché lavoriamo per il governo, e il governo ama i segreti, cretino!
SAM
Va bene! Sì, ho capito…
[Pausa]
ALICE
(meno arrabbiata) Senti, Sam. Non so cosa sia “Il Protocollo”, ma un paio di quelli della vecchia guardia lo ha nominato nel corso degli anni. Da come ne parlavano… è roba seria! Non vuoi nemmeno farti beccare vicino a quel genere di cose, men che meno a cercarla direttamente.
SAM
Beh, cioè, non è come se stessi -
ALICE
Non puoi andare a ficcanasare in questo genere di cose. Non se vuoi tenerti il posto… o la testa.
SAM
(leggermente divertito) Okay, okay! Ho capito. Considerami spaventato a dovere.
ALICE
Sono seria. Non voglio che tu finisca nei guai, chiaro?
SAM
(ha capito) Voglio dire… quanto nei guai?
ALICE
So solo che era coinvolta la Starkwall.
SAM
Starkwall? …Aspetta, Starkwall? Come la Starkwall  del “Massacro di Piazza San Pedro!”
ALICE
La milizia privata, sì.
[Passi che si avvicinano in lontananza]
SAM
(urla-sussurrando) Pensavo fosse un “noioso lavoro d’ufficio”!?
ALICE
(urla-sussurrando) Lo era finché tu non ti sei messo a ficcanasare!
[Passi, Gwen si siede vicino a loro]
[Sam si schiarisce la gola]
[Pausa piena d’imbarazzo]
GWEN
Almeno potreste far finta che non stavate parlando di me.
ALICE
Oh, cavolo, ci hai beccati! Stavo solo dicendo a Sam quanto è importante che si concentri sul suo lavoro, altrimenti rimarrà intrappolato qui per sempre come te. 
GWEN
Ma certo. Beh, abbassate la voce. Qui c’è gente che sta cercando di lavorare per davvero. Nel nostro posto di lavoro. Che ci paga.
SAM
Sì, ricevuto.
[Gwen fa un doppio clic al suo computer]
NUOVA VOCE DEL COMPUTER 
Mio caro nipote -
ALICE
(ad alta voce sopra l’audio) Hey! Augustus! È una vita che non lo sentivo!
VOCE DEL COMPUTER (AUGUSTUS)
Se stai leggendo queste parole allora io me ne sarò già andato, e non potrò offrirti alcuna garanzia sulla -
SAM
(Sopra l’audio) Allora, questa è, tipo, una voce rara?
[Gwen preme spazio, irritata]
[La voce si ferma]
ALICE
Tipo. Di solito sono solo Chester o Norris. Augustus è come un avvenimento speciale.
GWEN
Uno, non hanno dei nomi. Smettila di dargli dei nomi. Due, mi lasciate per favore continuare a lavorare.
SAM
Mi dispiace.
ALICE
A me no.
[Gwen fa un respiro per calmarsi, poi pigia di nuovo spazio]
VOCE DEL COMPUTER (AUGUSTUS)
Mio caro nipote, [ndt: nipote di zio]
Se stai leggendo queste parole allora io me ne sarò già andato, e non potrò offrirti alcuna garanzia sulla loro veridicità. Dovreai semplicemente confidare nella loro autenticità e contenuto.
Tieni per te ciò che leggerai, e mantieni il segreto, per tutta la tua vita.
Devo sperare che la misera eredità che posso offrirti evochi un minimo di quell’affetto familiare che negli anni passati non mi sono curato di mostrare.
[La voce di Augustus si fa immediatamente umana; sembra un raffinato signore di una certa età]
Nipote, a te lascio il mio violino, uno strumento di altissima fattura.
Confesso di aver un tempo contemplato l’idea di distruggerlo, o di gettarlo tra le fiamme, ma certe volte sono stato definito bramoso, e forse tale accusa ha del fondamento, poiché adesso io non riesco a farlo.
Nell’ultimo paio di settimane qui è caduta molta pioggia, che si è rivelata stranamente affine alla mia vena sentimentale, ed ha portato con sé un pizzico di nostalgia per quell’estate uggiosa che hai trascorso da me.
Mi fa piacere pensare che potrei aver lasciato su di te una qualche impronta di me stesso nel periodo passato insieme, e forse in questo modo cerco di continuare a possedere il mio prezioso violino.
Non ho mai raccontato ad anima viva di come sono entrato in possesso di questo violino, ma devo confidarti la verità che cela, poiché questo, e la sua storia, adesso sono tuoi.
Ero un giovanotto, più giovane di te ormai, quando venni convocato a dare prova del mio talento di fronte all’Orchestra Reale di Corte del Palatinato.
Anche se devo confessare che il pensiero di abbandonare le comodità materiali di Alnwick Abbey mi intimoriva, in verità, ebbi poca voce in capitolo, e il privilegio di tale invito mi era ben evidente.
Il mio maestro di violino, un certo (sprezzante) “Oliver Bardwell”, covava la convinzione che tale onore fosse puramente frutto del suo talento di insegnante, piuttosto che il risultato delle mie capacità e dei miei sforzi. 
Bardwell, un uomo eccezionalmente seccante, godeva nel ricordarmi che, sebbene mio padre fosse un Lord, il disdicevole contesto della mia nascita faceva sì che io non potessi fare affidamento sul suo titolo per garantirmi un futuro.
Durante quei momenti di crudeltà da parte di Bardwell, confesso che nella mia immaginazione contemplavo con piacere le macabre o grottesche sorti che potevano capitargli durante il viaggio, puramente per caso… oppure per mano mia.
Ciò nonostante, fu sia con apprensione che gioia nel cuore che osservai Alnwick Abbey farsi sempre più piccola. Il mio itinerario era diretto a Mannheim, una destinazione dove sentivo con una certezza tipica della gioventù che il mio talento sarebbe stato finalmente riconosciuto.
Per quel che riguarda il mio intoccabile padre, con la sua incrollabile certezza della sua celestiale importanza, anche lui scomparve all'orizzonte, circondato dai miei inutili fratellastri, che aspettavano con impazienza la loro eredità.
Naturalmente, fu il signor Bardwell a farsi carico del ruolo di accompagnatore per il mio viaggio attraverso il continente, senza dubbio coltivano i suoi sogni di innalzarsi grazie ai miei imminenti successi. 
Feci poca attenzione agli sproloqui o alla sua ambizione, trascorrendo quelle settimane di viaggio a raffinare i movimenti delle dita sul collo consumato del mio adorato Rogeri, almeno per quanto la carrozza traballante lo permettesse.
Purtroppo, con il lungo andare del viaggio, le perfette buone maniere e la patina di raffinatezza di Bardwell si erosero poco a poco, e quando la calura estiva lasciò il posto al fresco dell’autunno, i suoi modi si inasprirono non poco, una metamorfosi spronata da ogni sobbalzo e scossone della vecchia carrozza.
Presto, un'inquietudine febbrile si posò su di lui come un velo di tulle, e i suoi occhi, un tempo acuti, si annebbiarono con un luccichio frenetico, quasi maniacale.
Guardavo con crescente preoccupazione mentre le ombre danzavano sulle pareti dei suoi pensieri, la loro forma e natura a me celate salvo per quanto riuscivo a cogliere del suo borbottio a malapena percepibile all’udito. In alcuni momenti sembrava quasi che stessi ascoltando della musica lontana, anche se il mio strumento sedeva silenzioso accanto a me.
Ho accennato alle macabre fantasie che occasionalmente occupavano la mia giovane mente, ma devi credermi, nipote, quando dico che non ho avuto alcun ruolo nella sua morte. Non so che cosa sia stato alla fine a causare l’episodio frenetico che lo colpì quella notte. Aveva dormito poco nella settimana precedente, e l’affaticamento dei suoi nervi era evidente.
Fu quando sbagliai la posizione delle dita di quello che sarebbe dovuto essere un semplice esercizio, un errore che attribuisco agli sballottamenti della carrozza, che balzò in piedi. Dalla sua bocca uscivano fiotti di parole, prive di coerenza, una sinfonia di follia diretta da un invisibile maestro nella sua immaginazione.
Era come se degli spettri si agitassero proprio dietro la sua vista e gli avessero afferrato le mani, muovendole liberamente mentre il signor Bardwell cercava la salvezza, da quei fantasmi che perseguitavano i suoi sogni ad occhi aperti. 
Spesso mi chiedo se avessi potuto fare qualcosa per salvargli la vita. Ma ero giovane e terrorizzato, e sono rimasto a guardare in muto sbalordimento.
Mentre la tempesta nella sua mente si avvicinava a un crescendo, Bardwell afferrò la maniglia della porta della carrozza, l’aprì all’improvviso, e, senza esitazione, si gettò di testa nelle tenebre della notte.
Il cocchiere, accortosi immediatamente di quanto era successo, arrestò di colpo la carrozza, e affrontammo il cupo spettacolo che si trovava di fronte a noi.
Una roccia, macchiata con i disgustosi resti della mente disturbata del mio maestro e dei frammenti del suo cranio fratturato, faceva macabramente da lapide, svettando sopra il corpo senza vita dell’odioso signor Bardwell.
Nella mia ingenuità mi girai verso il cocchiere per chiedergli cosa avremmo dovuto fare. Purtroppo, mi accorsi subito di quale sospetto si era impossessato di lui.
Aveva assistito alle numerose e accese discussioni tra me e il signor Bardwell, e quando mi avvicinai, divenne evidente che non vedeva un giovane terrorizzato e smarrito, ma un violento assassino.
Una paura animale si impossessò dell’uomo, e agì d’impulso. Non parlerò di quanto avvenne dopo, ma basti dire che mi ritrovai da solo, a vagare nella notte.
Per quanto tempo camminai in quel bosco, non saprei dirlo. Ero come intorpidito, e l’oscurità avvolgeva ogni cosa.
Non so se definirlo una fortuna o una sventura, quel capriccio del destino che mi salvò, ma dopo un po’ di tempo vidi tra gli alberi il tremolio di un fuoco e una figura, accovacciata lì vicino per scaldarsi.
Un gentiluomo dai modi sorprendente raffinati, a quanto pareva, sedeva lì, creando una distinta sagoma contro la luce del fuoco.
“Spreekt u Engels?” chiesi in un Olandese tentennante, i distaccati insegnamenti del signor Bardwell mi avevano lasciato ancora ignorante del Tedesco.
“Ah, un altro Britannico,” fu la sua calorosa risposta, accompagnata da una risata cordiale.
“Dal tuo aspetto sembri affamato,” continuò, e mi offrì dei rozzi bocconcini di carne allo spiedo, quasi carbonizzati dalle fiamme.
Ormai privo di cautela, e con un'acuta consepevolezza del mio stomaco vuoto, accettai la carne bruciata senza cerimonie.
Seduto accanto al fuoco, mi chiese con tatto come avessi fatto a finire lì, e mi ritrovai a raccontargli, più sinceramente di quanto volessi, la vera storia, senza abbellimenti, di non solo la notte appena trascorsa, ma della mia vita fino a quel momento.
Ascoltò il mio racconto con attenzione, il suo sguardo non vacillò nemmeno una volta e sembrava gentile. Poi sospirò.
“Oh, sembrerebbe che la sorte ti abbia abbandonato,” disse tra sé e sé, la sua espressione imperscrutabile e il suo tono stranamente cospiratorio.
“Davvero, a mio avviso serve proprio un colpo di fortuna.”
Mi dissi d’accordo, e il sorriso che gli attraversò il volto, come se il mio parere avesse sancito un qualche patto tra di noi, fu davvero strano.
Lo sconosciuto portò una mano dietro il ceppo su cui sedeva e prese un sacco dalla forma insolita. Riuscii a vedere, al suo interno, una varietà di oggetti, che andavano da coltelli malconci a porcellane sbeccate a gioielli bellissimi, piccole figure di avorio e anche un assortimento di dadi per il gioco d’azzardo.
“La fortuna può assumere una miriade di forme,” proclamò lui, in un modo caloroso ed invitante, “e oggi assume la forma di un semplice viaggiatore che ti offre la sua merce. Avevi detto che suoni il violino, se non erro?”
[Una breve sequenza di note si intreccia con le parole che seguono]
Affondò la mano nella sua curiosa sacca, e dopo aver cercato per un momento o due, tirò fuori uno strumento la cui altissima qualità era talmente evidente che la fatalità della sua apparizione sembrò quasi ultraterrena.
Posò un archetto sulle corde, e con un unico fluido movimento, eseguì una riecheggiante nota doppia che risuonò con un tono soddisfacente.
Non disse una parola mentre lo esaminavo, non gli attribuì una storia, nessun famoso artigiano o mastro liutaio.
Il collo, un esempio di perfetta simmetria, conduceva l’occhio dalla ricca sfumatura di cremisi della parte superiore della cassa armonica che lasciava spazio al mogano naturale scendendo verso il basso.
“Ah, è questo il volto della fortuna oggi?” chiese lui, osservando mentre le mie dita percorrevano la lunghezza delle corde.
In quel momento un urlo di dolore irruppe dalla mia gola, un urlo che che sorprese anche me, quando mi resi conto che mi ero tagliato il polpastrello sulle corde.
Il mercante si limitò a sorridere, guardandomi come uno potrebbe guardare un bambino che ha toccato una pentola sul fuoco.
“Non ho niente da offrire in cambio,” confessai, non ero abituato a trovarmi senza mezzi, e feci per restituirgli il violino.
“Allora non consideriamolo un acquisto, ma un dono, da un vero amico.” Le sue parole erano piene di calore, eppure avevano una connotazione che sembrava sfuggire alla mia comprensione.
Prima che potessi fare altre domande, quest’uomo, il cui nome non avevo mai pensato di chiedere, fece un gesto verso il sentiero e, iniziando già a gettare della terra sul fuoco, mi rassicurò che la mia destinazione si trovava a poche ore di camminata.
Come stordito allora lasciai il mio compagno, e presto divenne evidente che aveva detto il vero, e che questa sventura era avvenuta a meno di un giorno dalla fine del mio viaggio.
E così in fine giunsi alla Scuola di Manheim, quella culla di virtuosi che avrebbero onorato i palchi più importanti di tutta Europa, attratto dalle sue promesse. I luminari che aveva formato, nomi illustri come Grua, Stamitz, Richter, e Fraänzl, rendevano la possibilità di essere ammesso alla scuola, e ai loro ranghi, ammaliante.
Non si parlò di come ero arrivato, né di quanto mi fosse successo durante il viaggio, e dopo qualche giorno venni condotto in una sala meravigliosa, dove sedeva il gruppo che mi avrebbe valutato. Un tremore di apprensione mi percorse il corpo quando mi ritrovai di fronte alla giuria silenziosa, e fu con una nuova sensazione di insicurezza che impugnai il mio nuovo strumento. 
Il suo collo, più sottile di quello del precedente, era strano nella mia presa, e quando iniziai le mie dita tentennano cercando di far presa sulle corde.
Tentai la prima delle esecuzioni che avevo provato e riprovato, ma suonavo in maniera poco elegante e approssimativa, evocando solo qualche sussurro sprezzante, e un borbottio di derisione dal mio pubblico.
Sentii un’ondata di indignazione e paura, causata dalla consapevolezza che io, il peccato di mio padre, che aveva commesso cose orribili per raggiungere quella sala, non sarei mai potuto tornare a casa in disgrazia.
Eseguii una ‘jete,’ una prepotente richiesta musicale della loro attenzione, una dichiarazione che dovevo essere visto e sentito.
Una raffica veloce e perfetta di undici note, dopo la quale non rimase nessun mormorio, nessun sussurro. Avevo la loro più totale attenzione.
In quell’istante di silenzio, un lancinante dolore si propagò dal mio anulare sinistro.
Quando aprii gli occhi, vidi del sangue gocciolare sul collo del violino da dove sarebbe dovuta essere la mia pelle, in quanto lo strato più superficiale del polpastrello ciondolava, strappato e a malapena ancora appeso come pergamena strappata.
Il dolore e il panico esplosero, ma non avevo altre opzioni se non suonare, e suonare le melodie più ambiziose che la mia mente potesse richiamare.
All’inizio lentamente, in quanto sentivo le corde correre lungo la mia carne insanguinata, poi accelerando velocemente, crescendo misti a diminuendo, una danza di ordini e sottomissione eseguita sulle corde.
Doppie note, pizzicato con la mano sinistra, e staccati strazianti si alternarono in una rapida successione, ogni nota evocava qualcosa di profondo e primordiale. Potevo vedere lo sbalordimento sui volti del mio pubblico, e qualcosa non dissimile dal terrore, e quando infine risuonarono le ultime note, si poteva sentire il respiro che la sala aveva trattenuto.
Fui, ovviamente, accettato, e il mio talento venne riconosciuto come singolare.
Eppure un sospetto si insinuò in me. Mi resi conto che i ruoli di ‘musicista’ e ‘strumento’ non fossero così ben definiti con questo affamato violino. Era una creatura con i propri bisogni e i propri scopi.
I bisogni erano abbastanza semplici. Sangue. Carne. Non in quantità eccessive, all’inizio. Sella pelle grattata via e tagliata e che cantava per il dolore. E le ricompense erano grandi, in quanto con ogni esibizione, la sofferenza si mescolava alla melodia, e le mie dita sanguinanti inumidivano quelle corde. 
Anche il mio pubblico mostrò un notevole appetito per la mia arte, e mentre progredivo lungo il percorso scolastico la mia reputazione iniziò a crescere.
Ero richiesto, osannato, celebrato. E per tutto il tempo, sanguinavo. Quelli che mi ascoltavano si erano mai veramente accorti del mio sacrificio?
Vedevano la lenta trasformazione delle mie dita, mentre ogni sonata estraeva il suo prezzo? Gli applausi mi seguivano mentre ogni lunga nota era accompagnata dal mio sangue vitale, e dal mio dolore.
Eppure continuai a suonare per loro. Come avrei potuto fare altrimenti?
Ero fiero, un uomo indipendente, le mie più grandi ambizioni realizzate. Eppure, mentre venivo ricoperto di ammirazione, non fui mai elevato oltre i confini delle mie origini. Il raffinato mondo dei miei nobili patroni mi era inaccessibile.
Ricevetti una discreto patrimonio, un po’ di fama accompagnava il mio nome, ma non mi fu mai concesso di sfuggire del tutto alla condizione della mia nascita.
Fu solo allora, nelle profondità del mio dolore e della mia amarezza, che scoprii una verità nascosta. Una verità che adesso ti consegno, assieme al violino.
Il sangue per le sue corde non deve necessariamente essere tuo.
Non fu il semplice altruismo a portarmi ad accettare posizioni di tutoraggio in quelle trafficate città in cui offrivo i miei servigi, dando un’educazione musicale ai poveri e ai facilmente dimenticati, senza chiedere niente in cambio. Niente tranne che per uno studente ogni tanto, di cui nessuno avrebbe sentito la mancanza.
Forse per questo sbiancherai, e mi condannerai come un mostro. Ma scoprirai che nutrire questo strumento, adesso tuo, è di vitale importanza. Solo una volta l’ho suonato senza pagare il suo prezzo: avvolgendo le dita in spesse bende affinché le sue corde affilate mi tagliassero.
Avevo pensato che avrei suonato in maniera smorta, che alla mia performance sarebbe mancata l’ispirazione. Eppure la musica che venne dal mio strumento quel giorno fu in qualche modo più bella di quanto non fosse mai stata. Era vivace, pulsante, portava con sé uno spirito di movimento, un irresistibile bisogno di danzare. Guardai verso il mio pubblico, un piccolo gruppo di borghesi Austriaci minori, e vidi nei loro occhi uno sguardo strano e familiare. Uno che non vedevo da molti, molti anni. Non da quella notte nella carrozza con lo sventurato signor Bardwell.
Poi si scagliarono gli uni contro gli altri, una danza di denti e unghie, strappando e tirando. Guardavo mentre un uomo che soffriva di gotta vestito di seta smeraldo succhiava gli occhi dalla testa del figlio e li schiacciava nella bocca come ciliegie mature. Una riservata giovane donna ornata d’oro strappò le gote del suo promesso mentre cantava seguendo la musica che non riuscivo a smettere di suonare. Fu solo quando un candelabro venne ribaltato e la stanza fu avvolta dalle fiamme che riuscii finalmente a interrompere la mia esibizione, e a fuggire.
Forse tu darai prova di maggiore forza di volontà, e riuscirai a distruggere questa cosa affamata fatta di legno e intestini di gatto.
Ma io non posso farlo. E non intendo farlo. Poiché la mia musica, ah, la mia divina musica, è davvero un balsamo per le ferite mai rimarginate della mia esistenza.
Nelle sue celestiali melodie ho trovato conforto, un rifugio tessuto da fili eterei.
E forse lo troverai anche te.
Nutri il mio violino, nipote, poiché io gli ho dato tutto ciò che possiedo e ancor di più.
[Sam hai i brividi]
[Gwen continua a scrivere mentre parlano]
ALICE
Il caro nonno Augustus racconta sempre delle storie così carine.
SAM
Perché mai qualcosa del XVIII secolo dovrebbe finire nella lista di Freddy?
ALICE
(con un ghigno) Ti avevo detto che Gwen era rimasta indietro.
GWEN
(Irritata) Qualcuno ha probabilmente digitalizzato un vecchio reperto storico ed è finito nel motore di ricerca.
ALICE
E fu così che venne risolto il mistero della Lettera Alquanto Vecchia. Cavolo, ho i brividi.
GWEN
Forse se lavorassi per davvero ti scalderesti.
[Sam ridacchia]
ALICE
(a Sam) Sì, potresti ritrovarti un reperto storico per errore. Non perderei tempo a catalogarlo o a valutarlo.
GWEN
Mentre io consiglierei al nostro nuovo collega di ricordare che viene pagato proprio per fare questo. Tra l’altro, serve comunque per il tuo punteggio.
ALICE
E a te serve davvero quel punteggio, no, Gwen?
GWEN
Serve a tutti.
ALICE
Non a me!
[Alice pigia un bottone e il suo pc si spegne]
Ho finito. Sam?
[Alice prende le sue cose]
SAM
Più o meno…
ALICE
Allora vi invito gentilmente a togliervi dalle scatole ed andare a casa a riflettere su quanto sia importante concentrarsi sul proprio lavoro.
SAM
Sì. …sì.
[Anche lui prende le sue cose]
Vieni, Gwen?
GWEN
Non ancora.
ALICE
(allonanandosi) Proprio come avevo detto. A presto, Gwendoline cara, adios.
SAM
(la segue, silenzioso) A domani.
GWEN
(continua a lavorare) Hmmmm.
[I passi di Sam ed Alice svaniscono mentre escono]
[Silenzio, tranne per Gwen che scrive]
[Un Ding! Improvviso, come la notifica di un’email]
GWEN
Hmmmm?
[Fa un doppio clic]
[Inizia una registrazione, la qualità dell’audio è pessima]
KLAUS
(video, supplicando) Ti prego. Ti prego, non devi farlo!
LENA PIÙ GIOVANE
(video) Sappiamo entrambi che devo.
GWEN
(Riconoscendola) Lena?
KLAUS
(video) Po-Potrei sparire di nuovo! Non lo saprebbero mai!
GWEN
Ma che diavolo?
[Il computer si spegne]
[Traduzione di: Victoria]
[Episodio successivo]
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TMAGP003 - Mettere radici
[Episodio precedente] [Indice TMAGP]
[Un computer dell’O.I.A.R. inizia a registrare]
[Qualcuno scrive velocemente su una tastiera, poi un invio deciso]
[Suono di un errore]
[Un agonizzante lamento di frustrazione]
COLIN
(a denti stretti) Ma dai.
ALICE
Che cosa sarebbe di preciso un errore .jmj? Che vuol dire?
COLIN
Niente. È solo una scusa del sistema per rovinarmi la giornata, ecco che cos'è.
ALICE
Potrei provare un altro computer–?
[Colin continua a scrivere mentre parla]
COLIN
No. Lo sta facendo apposta e cambiare computer lo incoraggerà. Non c’è niente di sbagliato, è solo che non accetta i comandi.
ALICE
Cioè – (una risatina divertita) mood, ma comunque…
[Colin pigia altri tasti]
[Errore]
[Colpisce il lato del monitor, forte, più volte]
ALICE
Devo chiamare Lena prima che tu spacchi Freddie? Questa è quasi un’aggressione.
COLIN
(Distratto per la concentrazione) A me o al computer? E cosa potrebbe fare Lena di preciso?
ALICE
Non so. Potrebbe essere utile avere un’altra testimone per quando la situazione degnera in omicidio.
[Tasti. Errore.]
COLIN
E che testimone. Non saprebbe riconoscere un comando DOS nemmeno se le mordesse il culo. Senti, hai messo mano alla directory o qualcosa del genere?
ALICE
Certo che no! Perché dovrei mettermi a litigare con Freddie? Quello è il tuo lavoro.
[Colin scrive ancora]
COLIN
(implorando) Dai funziona, ti prego!
[Pigia invio con l’attenzione con cui si disinnesca una bomba]
[Errore]
COLIN
Bastardo! (scrive) Dimmi solo quale è l’errore! Ti serve qualcosa? Devo prendere un disco di avvio? Ti serve un cavolo di massaggio? COSA?
[Alice ridacchia]
[Tasti. Poi di nuovo errore.]
ALICE
Vuoi fare una telefonata a un amico? Magari al dipartimento di informatica?
[Una sedia con le rotelle viene spostata]
COLIN
Non sono amici amici miei, nemmeno tuoi. Ti seppelliscono di scartoffie solo per sostituire un tappetino per il mouse - lo sai. 
[Colin s’infila sotto la scrivania]
Conosco questo sistema meglio di chiunque altro ancora in vita e ciò nonostante non capisco come funziona! Quindi posso garantirti che nessuno di quegli idioti non sa nemmeno da dove iniziare con questa fumante pila di me-
ALICE
(al computer) È tutto okay, Freddie-piccino. (Lo accarezza) Andrà tutto bene, tesorino.
COLIN
Non provarci con il computer mentre ci sto lavorando.
ALICE
Hey, non sono io quella a pecora…
COLIN
(riemerge da sotto la scrivania) Sono serio. Non dargli una personalità. Non dovresti nemmeno chiamarlo “Freddie.”
ALICE
Uh-huh. Perché FR3-D1 è così facile da dire.
COLIN
Fare amicizia con questo stramaledetto programma che prova ad annientarsi ogni volta che apro una finestra non è “carino”. Già è abbastanza difficile dedicare ogni secondo della mia vita a impedire che questo intricato casino sporchi il letto senza che tu ti incazzi.
ALICE
Oh andiamo, non è poi così male. 
COLIN
Hai almeno idea di che cosa succederebbe se questo coso alla fine riuscisse ad estinguersi?
ALICE
(tono piatto) …Andremmo a casa prima?
[Colin fa un suono irritato]
[Scrive]
ALICE
Forse ha solo bisogno di un po’ di incoraggiamento.
COLIN
O forse solo ha solo bisogno di un bel calcio nelle p-
[Dei rumori indistinti diventano un audio]
VOCE DEL COMPUTER (NORRIS)
Caso: Omicidio Data: …
COLIN
Grazie a Dio!
[Colin schiaccia la barra dello spazio per metterlo in pausa]
[La registrazione si interrompe]
ALICE
Hey, l’hai aggiustato! Ed eccccccco Freddie!
COLIN
Hai sbagliato film.
ALICE
Meh, sappiamo entrambi che Robert Englund sarebbe stato più bravo. Complimenti, Colin, sei una star.
[Si sposta e gli dà un colpetto sulla schiena]
Devo processare delle montagne di roba stasera, quindi fallo partire, io vado a mettere su il bollitore! Vuoi niente?
COLIN
Uno scotch doppio.
ALICE
Vada per del caffè vecchio di due giorni.
COLIN
(con la testa tra le mani) Eurgh.
[Colin schiaccia di nuovo la barra spaziatrice con aggressività]
[Passi mentre si allontana]
[Il computer inizia a parlare da solo]
VOCE DEL COMPUTER (NORRIS)
….zero- tre, zero-quattro, duemilanove. 8:45 a.m.
[Norris come l’altra volta sembra umano ma ha una cadenza robotica]
Racocolta: Deposito CID del Kent.
Oggetto: Diario del Dr. Samuel Webber, età 46 anni. Rilasciato da Harriot Manning, counselor specializzato nell’elaborazione del lutto. Ritrovato all’interno di una ventiquattrore nera danneggiata dall’acqua, parzialmente sotterrato, attraversato da delle radici ammuffite.
Ulteriori contenuti: Uno smartphone danneggiato dall’acqua. Un portafoglio con la carta di identità del Dr.Webber e la sua carta di credito. Le chiavi del n.13 di Marigold Drive con un portachiavi d’oro. Parti delle cartelle mediche di Gerald Andrews - età 37 anni, al n.12 di Castlehill Avenue - e Maddie Webber - età 39 anni, deceduta.
Caso: 1201/19
Numero di serie: 72003210
Raccolto da: Agente Speciale Caroline Jennings, 2911
Diretto a: Deposito Prove Sud-Est – Lewisham
Seguono passaggi del diario di interesse:
Data: 07-12-09. 10:03 p.m.
[La voce di Norris si fa completamente umana non appena inizia a leggere dal diario]
La giornata di oggi è stata da manicomio. Avevo pianificato tutto, tutto quanto! E poi un attacco di panico mi ha soffocato lasciandomi senza determinazione. È stato così umiliante! Mi sono sentito come se il terreno si sarebbe aperto sotto i miei piedi con tutti che mi fissavano, solo per alzare gli occhi al cielo davanti alla mia “isteria,” per usare le parole dei paramedici. Loro non capiscono. Ero quasi sul punto di essere preso… Ma è fatta. Ora devo soltanto sparire.
Non posso tornare a casa. Per lo meno non per qualche giorno. E dovrò evitare i soliti posti finché non si saranno nuovamente scordati di me. Non dovrebbe essere difficile, che sarà mai un altro dottore stressato. Solamente un uomo grigio in mezzo alla folla, mai degno di nota finché non necessario.
Un uomo nella metro continuava a fissarmi. Sembrava che stesse cercando di connettere i puntini… sono paranoico, lo so, a starmene sdraiato in mezzo ai fiori di campo in un giardino dimenticato. Il fango mi ha rovinato le scarpe.
Non ho molto nella valigetta. Comunque, fare un elenco aiuta a mantenere l’ordine:
Fascicoli su “gli amanti sventurati”
Il turno di lunedì mattina - spero che l’operazione della signora Mrs. Campbell’s sia andata bene
Nove caramelle Werther’s Originals (perché a un certo punto sono diventato un vecchietto senza rendermene conto)
Penne, blocchetti per le ricette
Tessera Oyster – sempre valida
23 sterline e 22 in contante– pensavo fossero 24, ma una delle monete era un euro consumato. Non sono certo del tasso di cambio…
Questo diario, ovviamente. Molte grazie, counselor - è più probabile che lo usi come esca per il fuoco che per “esprimere i miei sentimenti”
E il mio telefono. Batteria al 43%, 1 tacca… Possono rintracciare le SIM, no? Dovrei probabilmente distruggerla. Meglio rimanere isolato che essere beccato.
È quasi mezzanotte. (Perché non è più buio?) Non mi sono portato dietro un pranzo, non pensavo che mi sarebbe servito. Non pensavo che sarei riuscito ad arrivare a questo punto. Mi chiedo per quanto dovrò rimanermene qui prima che smettano di cercare. Probabilmente dovrei mangiare una Werther’s. Solo una però. Cristo, mi sono ridotto a dover razionare le caramelle.
Devo trovare un posto asciutto. (Per quale motivo ho mai scelto di nascondermi qui?) Potrei provare in un ostello? Dovrei mostrare un documento? Potrei mentire, usare un nome finto.
Potrei essere Gerald Andrews. Sono certo che a Maddie sarebbe piaciuto molto.
Adesso ricordo. Era per il gelsomino. Quel profumo nella pioggerella sottile mi ha attirato. Me la ricorda così tanto.
[Una musica molto leggera inizia a crescere]
Maddie amava il profumo del gelsomino. Avrebbe adorato questo posto, nascosto tra i brutti vicoli di mattoni.
Mi avrebbe fatto delle domande sulle piante, e io le avrei risposto che non sapevo. Non sapevo nemmeno che i giardini potessero fiorire così tardi.
Non stavo ragionando quando mi sono fatto strada oltre il cancello. Stavo solo seguendo il mio naso verso i ricordi di tempi più felici, suppongo. L’odore è molto più pungente qui dentro di quanto non lo fosse da fuori, e quasi eccessivamente dolce-quasi-marcio vicino alle piante. Maddie avrebbe saputo che cosa è. Ma è buio e silenzioso, questa è la cosa più importante.
Sembra che nessuno si prenda cura del giardino, cosa che mi va benissimo. Cresce selvatico attorno alle rovine di una qualche chiesa distrutta dalle bombe. È bello vedere la natura che guarisce delle vecchie ferite.
Mi sono graffiato le mani e la faccia lottando per farmi strada tra i cespugli sotto uno dei vecchi archi. Ho freddo ma ne vale la pena; qui non mi troverà nessuno.
C’è un tale silenzio. Il fitto fogliame soffoca il rumore della città in un sussurro. Posso a malapena sentire le sirene. Dubito che siano per me, ma rimango comunque fermo.
Non ho molta scelta; dove altro potrei andare? Non posso andare a casa, quello è il primo luogo che controlleranno. Tra l’altro lì ci sono troppi ricordi, e - (inspira) ci sono i vicini… Sempre a ficcanasare con i loro volantini sulla sicurezza del vicinato.
Lista di altri possibili nascondigli:
Il terreno dello Zio T. Sicuro, ma a circa 9 miglia - troppo lontano. Le uova fresche di giornata sono un plus, ma non esattamente di proprietà. Tra l’altro, il gallo potrebbe essere un problema.
La cantina dell’ospedale. Sarebbe stata la soluzione migliore, ma arrivare lì senza essere visto è un problema eccetera, e non sarebbe facile trovare del cibo. Di sicuro sarebbe stata più calda e asciutta, con il boiler acceso tutto il giorno.
Sono più al sicuro qui nel mio piccolo santuario. Sudicio e dolorante, ma al sicuro.
Suppongo ci sia un’altra possibilità.
Il magazzino.
Ho sempre una chiave. Il mio nome non è più sul contratto, ed è riparato e asciutto, ma… Maddie ha messo lì tutte le sue cose dopo che se n'è andata. Non so se ce la faccio ad essere circondato da tutta quella storia, anche se sarebbe più comodo.
Non riesco a dormire. Questo fastidio mi sta uccidendo! Lo sento anche se standomene sdraiato a terra ho perso la sensibilità per il freddo. Deve essere una reazione allergica a qualcosa. L’irritazione si estende per tutto il lato sinistro. Proverò a cercare un posto migliore con la luce.
Credo di aver sentito qualcuno che mi chiamava per nome. Niente torce però, nessun movimento, solo la voce. Sembrava Maddie. Le mie mani non la smettono di tremare.
La mezzanotte è passata da un pezzo. Dovrebbe - essere buio pesto, ma riesco ancora a distinguere delle sagome grigie nell’ombra. La voce mi sta ancora chiamando. Devo rimanere immobile anche se il mio cuore sta battendo all’impazzata. Mi sa che dei rami si sono spezzati, ma non so dove.
Manca poco alla mattina, ma la sento ancora là fuori, che si muove nel giardino. Per poco non rispondevo mentre sonnecchiavo.
Il mio cellulare è morto. Proprio la mia fortuna. Riesco a vederci abbastanza per scrivere, quindi dovrebbe mancare poco all’alba… Dio solo sa se mi serve del calore.
L’irritazione sta peggiorando e i graffi finiranno per infettarsi se non li pulisco. Ne ho controllato uno sul mio avambraccio e sembra che stia secretando qualcosa pieno di filamenti semitrasparenti e a spirale. Sottili come capelli, le radici sono venute via facilmente quando ho tirato con uno strappo che ho sentito sia fisicamente che come rumore. Non ho mai visto niente di simile prima d’ora, ma d’altronde la dermatologia non è mai stata il mio forte. 
Se avessi gli strumenti giusti, sarebbe molto più facile. Devo trovare un bisturi e uno specchio. Ho pulito i graffi alla meno peggio, ma adesso quando mi muovo ho delle fitte all’addome.
Condizioni attuali:
Sento il sapore dell’anice.
Mi sta colando il naso. Muco normale, grazie a dio.
L’irritazione si è diffusa su tutta la mia schiena adesso, e se mi muovo, riesco a sentire la zona irrigidita che si apre e gocciola come una crosta.
Mi sento molto stanco. Probabilmente l'ipotermia. Brutto segno.
Le mie unghie sono nere per il terreno, anche se non mi ricordo di aver scavato…
I graffi stanno tutti gocciolando adesso.
Fatico a non ricadere in sogni vividi.
Devo alzarmi, uscire di qui per trovare delle cure. Per lo meno devo rischiare in una farmacia. Ne ho vista una a qualche strada di distanza. Non sono di questa zona, quindi dubito che mi riconosceranno. Ho ancora il mio blocchetto delle ricette con me, ma usare i miei stessi fogli sarebbe incredibilmente stupido.
Questo luogo è di gran lunga più grande di quanto non avessi pensato.  Ho seguito le betulle e le chiome lungo quel sentiero di ghiaia vicino al muro. Bordato di muschio. C’è una fitta parete di boscaglia che schiaccia la recinzione. Lo so, io - me lo ricordo. Non riesco più a sentire il traffico adesso. È difficile continuare a muoversi.
Non riesco a trovare un ingresso. Mi sono rassegnato a farmi strada a forza nei cespugli ingarbugliati come prima. È stato molto doloroso, ma ce l’ho fatta. Solo per scoprire che il giardino continua dall’altra parte. Sembra lo stesso. Credo anche che Maddie sia sempre lì.
Gelsomino ovunque. L’odore mi punge dove mi tocca, ma - questo non ha senso. Mi chiedo se sia psicosomatico? Una coscienza sporca abbinata alla polmonite…
Sono di nuovo tra la vegetazione bassa. Non sono sicuro di essermi mai alzato. Non ricordo di esserci tornato - i miei piedi sono gonfi.
C’è qualcosa di molto sbagliato. Devo andare alla farmacia ora o mai più. Sono riuscito a infilare a forza i piedi nelle scarpe con qualche puntura, ma… fatico a stare in piedi. 
Maddie ha ragione, però. I dottori sono i peggiori pazienti. Siamo sempre ad auto-diagnosticarci, e la vediamo sempre nera. Si è offerta di andare e prendermi le medicine. È sempre stata gentile.
Cercherò di mantenermi caldo e dormire finché non spunta il sole. Desidero così tanto vederlo di nuovo.questa notte sembra infinita. Voglio sentire nuovamente il calore.
Ho così tanta paura. Grazie a dio c’è Maddie. Devo trattarla meglio. Tornerà presto con le medicine.
Aggiornamento delle condizioni:
Bocca secca e gola gonfia. Adesso sento il sapore di anice bruciato.
Le dita sulla mano sinistra sono quasi immobili. La destra non è messa molto meglio. (fa scattare la penna) Non so per quanto ancora riuscirò a scrivere.
Il dolore all’addome è passato e le perdite sono pressoché finite, ma mi fa male la schiena.
Ho senza dubbio un’infezione. Nei graffi stanno germogliando qualche sorta di polipi e anche toccandoli molto delicatamente sembra di picchiare un nervo scoperto.
Puzzo di gelsomino. O almeno credo.
Devo solo riposare, e questo posto è abbastanza sicuro. Maddie però non è ancora tornata. Spero stia bene. Mi manca la sua risata. E quel sorriso.
Mi preoccupo quando esce da sola. Potrebbe parlare con chiunque, come Gerald. Non mi è mai piaciuto lui. Dovrei dedicarle più tempo; sono troppo impegnato e lavoro fin troppo. Arrivo a casa e - vado diretto a dormire! Devo fare attenzione o finiremo per allontanarci. Non so cosa potrei fare se pensassi di averla persa.
Ma qui non sono solo. Sono coperto di insetti. Sembra piacergli mangiare dalle mie ferite, quindi glielo lascio fare. Tra l’altro grattano il prurito.
Il braccio destro adesso è del tutto insensibile e la pelle si sta aprendo fino all’osso. Ho rimosso le falangi - tirandole via come il nocciolo da una pesa. Le ho piantate in profondità. Le mosche hanno assalito la ferita, e presto ci saranno le larve a mangiare solamente la carne morta, lasciando quella viva. La natura è così meravigliosa, così efficiente; niente nel giardino viene sprecato.
Posso vedere che le mie ossa sono avvolte dagli stessi strani filamenti sottili delle ferite. È una cosa così affascinante da osservare. Dovrei scrivere un articolo. Ovviamente se l’infezione dovesse raggiungere il midollo ci potrebbero essere delle complicazioni. Potrei prendere delle contromisure più drastiche, ma mi servirebbe qualcosa con cui tagliare. Qualcosa di duro e pesante. Una roccia forse? Potrei? Dovrei?
Non saprei per quanto ho dormito. Sempre niente sole.
Maddie, sei tu?
Hai ragione. Dovrei rimanere.
È tornata da me! Solo un sussurro ma è proprio lei! Sapevo che non mi avrebbe mai abbandonato. Dice che c’è un punto dove posso sedermi al sole e sentire il vento sul volto. Cosa farei senza di lei?
Abbiamo deciso di non asportare più niente di me mentre la mia condizione è in fase di sviluppo. A Maddie non sembra prudente, adesso che il vomito è passato. È stata una situazione delicata per un po’ di tempo, ma credo di aver espulso la maggior parte del marcio, e creato abbastanza spazio per crescere.
Monitoneremo il progresso, ovviamente con un rigido regime di aria fresca, luce del sole e riposo. (Sorridendo) I polipi dovrebbero fiorire tra poco.
Aggiornamento delle condizioni:
Ho acquisito un bel po’ di peso e la mia pelle sta venendo via bene, come un pomodoro cotto.
Le gambe saranno presto non reattive. Devo rendere definitiva la mia posizione prima di allora, ma ci sono moltissime variabili da prendere in considerazione. Maddie mi sta dando consigli.
Le radici si sono liberate del peso della mia carne, e questa si stacca dalle ossa e cade nel terreno.
Niente afidi o altri parassiti. Sono piuttosto sano.
(Con gioia) Le nubi si sono finalmente aperte e i cieli azzurri sono così luminosi, quasi accecanti! Siamo benedetti con una tale raggiante gioia di calore e amore, seduti insieme nel nostro giardino. Il pensiero di tutti quegli anni alle mie spalle, a faticare nel buio, ignorando il nutrimento per mè stesso e gli altri, così riservato… Ma non più. Ho così tanto tempo adesso, qui nella luce. Ma - stranamente, nel profondo del mio animo, sotto le radici, c’è qualcosa che ancora trema di paura.
Non capisco perché. Il sole è luminoso, le mie radici sono profonde, e la brezza e fresca e pulita. (La voce rallenta, diventando più robotica) Credo che rimarrò qui per un bel po’.
[Il computer si spegne con un bip e dei rumori]
[I rumori della CCTV per una nuova registrazione]
[La macchinetta del caffè si avvia]
[Sam fa un piccolo sospiro]
[Versa il caffè]
ALICE
Versane anche agli altri, se non ti dispiace.
SAM
Certo.
[Continua a versare]
[Sam sospira di nuovo, un po’ frustrato]
ALICE
Già. Non ho sentito tutto, ma è sembrato divertente.
SAM
Com’è che lo devo classificare? Dubito ci sia un codice per “giardino-pasrassita-che-gli-sussurra-all’orecchio-con-la-voce-della-donna-che-ha-palesemente-ucciso-e-poi-ti-trasforma-tipo-in-albero.” 
ALICE
“Infezione” comma“arborea”? Incrociato con “colpa” se sei ispirato.
SAM
(divertito) Ovviamente.
[Sam versa il caffè]
[Passi quando lo serve]
ALICE
Alla salute.
[Bevono]
SAM
(Notando la sua espressione) …Cosa?
ALICE
Stavo solo pensando. Ti dispiacerebbe farmi un favore?
SAM
Dipende.
ALICE
Niente di osceno -
SAM
Oh bene.
ALICE
– è solo…
Ti dispiacerebbe chiamare il dipartimento informatico per conto mio?
SAM
Pensavo che Colin fosse riuscito ad aggiustarti il computer.
ALICE
L’ha fatto, con tanto di ramanzina, e onestamente sono piuttosto stufa di doverci rimettere ogni volta che Freddie fa le bizze. Sappiamo tutti che il sistema è un casino, Colin ce l’ha detto tipo un miliardo di volte, ma è lui che quello che mette sempre mano al sistema, e, beh…
SAM
Pensi che sia lui a causare i problemi?
ALICE
È solo che ho iniziato a chiederme se ha idea di cosa sta facendo con tutto quel - groviglio di codici. Chiederei io al dipartimento ma, se Colin dovesse beccarmi, darà di matto!
SAM
(sarcastico) Oh giusto, ma io e lui adesso siamo così vicini proprio dopo il tuo scherzetto la mia prima sera.
ALICE
Ahhh, ma tu sei nuovo.  Puoi sempre appellarti all’ignoranza! Per l’amor del cielo quella sì che è una scusa credibile. Sei praticamente un puledrino appena nato che gira per la stalla sulle sue zampette a grissino.
SAM
Beh, grazie mille.
ALICE
(punzecchiando) Non c’è di che.
SAM
Guarda, Alice – in questo momento l’unica cosa che voglio è alzare un polverone, mi sembra che ci sia già troppa tensione così com’è.
ALICE
Sto solo dicendo che è Colin ad armeggiare sempre con questo sistema, e non ho mai visto della supervisione. 
Se tu fai delle domande ai piani alti su questa situazione, con gli occhioni da Bambi e così innocente,  potrebbe partire un campanello d’allarme! Potrebbero anche venire giù e fare un aggiornamento o un reboot, o che ne so.
SAM
Hmmmmmm. La tua argomentazione non è niente male…
ALICE
Grazie.
SAM
Ma è comunque un no, temo.
[Una pausa]
ALICE
(scherzando) Ti sei fatto una potente nemica stanotte.
SAM
(bevendo) Ho più paura che Colin mi faccia mangiare a forza la mia tastiera.
[Passi di Gwen che entra]
ALICE
(ridacchia) Onesto.
GWEN
Alice il 27 sei a lavoro? Ho un impegno, e sai com’è Lena.
ALICE
(grandiosa e snob) Buona sera, Gwendolyn!
GWEN
Devi fare così ogni singola volta?
ALICE
(normale) Va bene. Di quale “impegno” si tratta?
GWEN
Proprio non ti riguarda. Dimmi solo, sei a lavoro o no?
ALICE
Vedi, adesso proprio devo saperlo. Tu che ne pensi, Sam?
SAM
Non ho intenzione di farmi trascinare in questa discussione.
GWEN
Alice, non ho tempo per queste cose. È facile: sì o no.
ALICE
Non sarebbe un vero peccato se non potrai andare solo perché ti sei rifiutata di dirmelo. Sarebbe davvero infantile, non è vero, Sam?
SAM
Bastaaa.
GWEN
(trattenendosi) Si tratta di una cena con degli amici, se davvero devi saperlo. Tutto qua.
ALICE
Fammi indovinare. (Con un accento da alta borghesia) Abiti meravigliosi, champagne, bagni nel sangue dei poveri – quel genere di cosa?
GWEN
(con voce ferma, neutra) Sai che abbiamo lo stesso stipendio, Alice. Una vecchia amica è appena diventata partner nel suo studio legale. Vuole festeggiare.
ALICE
Proprio non stai nella pelle.
GWEN
Oh, non vedo l’ora di chiacchierare con loro e raccontargli che lavoro sempre nella stessa latrina in cui ero la scorsa volta che me lo hanno chiesto.
ALICE
Oh andiamo, non è così male.
GWEN
Sei a lavoro o no? Il 27, sì o no?
ALICE
(tono piatto) Va bene. Sì, quella notte sono a lavoro. Sono a lavoro ogni singola notte. Sono nata qua sotto e qua morirò. Felice?
GWEN
(sospirando) Chi di noi lo è?
SAM
Accidenti.
[La registrazione della CCTV s’interrompe]
[Traduzione di: Victoria]
[Episodio successivo]
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MAGP002 - Apportare Migliorie 
[Episodio precedente] [Indice TMAGP]
[Il decrepito PC dell’O.I.A.R. si accende nuovamente e inizia a registrare da metà di una conversazione.]
[Gwen sta preparando la sua postazione mentre Sam sfoglia il manuale]
SAM
– OK… Dracula.
GWEN
(Distratta) V per vampiri. Presumendo che tu stia parlando del Conte Dracula, come il romanzo, suggerirei la sottosezione “cultura popolare” e presumendo che si stia comportando come penso -
SAM
Cosa che sta facendo.
GWEN
Direi come DPHW… sette quattro sette cinque.
[Sam sfoglia il manuale]
SAM
Fuochino… Sette quattro sei cinque.
[Gwen è chiaramente un po’ irritata]
SAM
OK… Frankenstein?
GWEN
Presumendo che tu intenda lo scienziato e non il mostro  –
SAM
È così.
GWEN
– e quindi sarebbe un’altra “rianimazione”, sottosezioni possibili… “ossessione”, “medicina”, “ricerca” e hmmm. “Blasfemia” forse, quindi sarebbe… quattro due tre sette.
[Sam sfoglia nuovamente il manuale]
GWEN
Beh?
SAM
Cinque tre tre sette.
GWEN
Dà qua.
[Sam le passa il manuale]
[Gwen gira una pagina avanti e indietro]
[Si lascia sfuggire un suono frustrato]
[Il manuale viene restituito a Sam in maniera poco elegante]
SAM
Questo coso è enorme, non possiamo pensare di imparare tutto a memoria?
GWEN
Non riuscirai a tenere il passo se te ne resti tutta la notte a sfogliare le pagine.
SAM
Ma di sicuro c’è una logica o altro. Tipo, per che cosa sta DPHW?
GWEN
Non so se sta per qualcosa. È solo un indice arbitrario. Dopo un po’ inizierai a orientarti -
SAM
Ma l’ha creato qualcuno, il che vuol dire che in un momento c’è stata una logica -
GWEN
Sam.
SAM
– quindi se riusciamo a capire che cosa accomuna i casi simili, allora sapremmo su che cosa si basa il sistema e -
GWEN
(più forte) Sam.
[Sam si blocca a metà del discorso]
GWEN
Non siamo qui per decodificare il sistema. Quello è il lavoro di Colin e hai visto quanto lo ha reso gradevole. Limitati a cercare di imparare i codici e processa i tuoi casi.
SAM
(sventolando il manuale) Ma non riuscirò mai a imparare tutta questa roba! Tu sei qui da anni e non sei nemmeno riuscita a -
GWEN
(Freddamente) Allora licenziati. Nessuno ti sta costringendo a lavorare qui.
SAM
Io – (realizza) Già.
[Una pausa. Gwen sta scrivendo con rabbia]
SAM
(tono di scuse) Senti Gwen –
GWEN
(irritata) Cosa?
[Alice entra facendo rumore. Butta le sue borse alla sua scrivania, rompendo la tensione]
ALICE
Ehilà! Vi sono mancata? È stata un’agonia?
GWEN
(rimettendosi al lavoro) Sei in ritardo.
ALICE
Sono sicura che il governo del Regno Unito sia riuscito a cavarsela senza di me per…
[Controlla l’orologio e ridacchia]
ALICE
…tre minuti e mezzo.
GWEN
(Continuando a scrivere) Chissene.
ALICE
Tutto bene qui? Ti sei divertito a giocare con la Zietta Gwen?
[Una pausa]
SAM
…Sì. Tutto bene.
[Una pausa]
ALICE
(accendendo il suo computer) …fico. Analizzeremo questo pesante silenzio più tardi. Non abbiamo ancora finito i tuoi casi arretrati.
SAM
Certo.
[Una pausa. Rumore di tasti mentre tutti lavorano.]
GWEN
(Borbotta) Se sei così preoccupata dai casi arretrati allora forse potrebbe essere utile arrivare in orario…
ALICE
(avvicinandosi silenziosamente Gwen) Hey Gwen? Gwen? Gwen?
GWEN
(A denti stretti) Cosa?
[Pausa]
ALICE
(Ironica) Il tempo non è reale.
[Sam ridacchia]
[Gwen fa un respiro profondo]
GWEN
Chiudi il becco.
[Saltiamo a un’altra registrazione. Le voci qui sono un po’ distorte, essendo una videocall]
DARIA
Pronto, mi senti?
PSICOLOGA
Sì, ma non c’è il video.
DARIA
Um. Io, um preferirei di no se va bene?
PSICOLOGA
Potrebbe essere una cosa di cui parlare in seguito, ma per adesso va bene.
DARIA
Ottimo.
PSICOLOGA
Ho visto gli appunti che il dottor Khan mi ha mandato e c’è molto di cui discutere quindi - 
DARIA
Non sono pazza.
[Una pausa]
PSICOLOGA
Ma certo. Non mi piace molto quella parola nemmeno a cose normali, ma sono curiosa di sapere perché hai deciso di iniziare così.
DARIA
L’ultimo tizio usava molto la parola “allucinazioni”, ma non è così… so che è stato reale. E ho bisogno che tu mi creda.
[Pausa]
PSICOLOGA
Penso di poterlo fare. Posso provarci, almeno.
DARIA
E non fare nemmeno quello. Non voglio farti pena. Voglio solo arrivare alla fine di questo percorso.
[Pausa]
PSICOLOGA
A cose normali non incoraggerei questo approccio, ma comprendo che queste sono sedute imposte dal tribunale, quindi la situazione è un po’ più complessa. Perché non iniziamo sentendo la tua versione di quello che ti ha portata qui. Che ne pensi?
DARIA
Oh. Er. Non pensavo che ci saremmo arrivate subito così…
PSICOLOGA
Non dobbiamo se non vuoi.
DARIA
No, no, va bene. È solo che, non so bene da dove partire, sai?
PSICOLOGA
Prenditi tutto il tempo che ti serve.
DARIA
Certo.
[Una pausa mentre pensa]
DARIA
Ho sempre odiato il mio aspetto. Sono certa che sotto ci sia qualche trauma nel profondo se proprio vuoi scoprirlo, ma è un fatto. E non una cosa a cui posso non pensare. Sono un’artista che lavora principalmente grazie alle commissioni sui social media. Il che vuol dire che passo quattro o cinque ore al giorno su Instagram come minimo, e questo ti crea problemi dopo un po’, sai? Cioè, si sà che è tutto finto, sono tutti filtri e Photoshop e tutti fanno finta di essere “al naturale” e #makeupree! Ma saperlo non ti rende immune, e sì, mi sono ritrovata in un periodo un po’ buio. E quando ho compiuto 30 anni, ho deciso di fare qualcosa al riguardo.
Sono partita dai capelli, li ho lasciati crescere per far sembrare la mia faccia più lunga. Ha funzionato più o meno. Poi mi sono liberata di tutti i vestiti vecchi di mia sorella maggiore e ho attinto ai miei risparmi per prendermi un paio di jeans che non mi facessero sembrare un cono stracarico di gelato. Ho persino sborsato un bel po’ per un tubino nero per quando sarei riuscita a perdere un po’ di peso. Mia mamma ha detto che ero troppo ambiziosa, ma adesso mi sta largo, ovviamente. La maggior parte dei vestiti mi stanno larghi… 
[Una pausa]
PSICOLOGA
Daria?
DARIA
(imbarazzata) Scusa, dove ero rimasta?
PSICOLOGA
Stavi cambiando look.
DARIA
Oh, già, sì. Allora ero in bagno davanti allo specchio che cercavo di capire che cosa mancava, ed è stato a quel punto che ho deciso che avevo bisogno di un tatuaggio. Ne avevo già un paio - delle cosucce sul polpaccio e sul polso - ma ho deciso che mi serviva qualcosa di grosso. Qualcosa che cambiasse davvero il mio aspetto. Quindi ho iniziato a cercare dei tatuatori su Insta.
All’inizio sembra che ci sia una marea di scelta, ma più guardi più ti rendi conto che per la maggior parte sono design riciclati, e anche quelli erano deeecisamente troppo costosi per me.
A dire il vero stavo cercando un po’ di ispirazione per una commissione quando li ho trovati. Dovevo fare un ritratto per un personaggio, una generica streghetta alchimista, ed è stato mentre stavo cercando dei simboli o roba simile che ho trovato “Ink5oul” - è, uh, come “ink soul”, anima d’inchiostro, ma la S è il numero 5. Puoi cercarli. Adesso sono piuttosto popolari.
Non avevano altrettanti followers allora, ma i loro design erano fantastici, e offrivano uno sconto enorme se dopo accettavi di farti scattare delle foto. Ho pensato che non avevo niente da perdere a contattarli, quindi sono andata sul loro sito, ho compilato il loro form “about me” per contattarli e ho ricevuto immediatamente una risposta che mi invitava al loro “prestigioso” studio di Londra.
Ho udito lo studio prima ancora di vederlo. Della sgradevole musica dubstep riecheggiava dall’altro capo del corridoio, e quando ho girato l’angolo mi sono ritrovata davanti il  set up più da influencer che si possa immaginare. Un'enorme scritta a neon viola occupava la maggior parte dell’ingresso del negozio con “Ink5oul” in corsivo, affiancata da un paio di casse così grandi da essere ridicole. Guardando l’interno, dava più l’idea che lo studio fosse dedicato alle lampade ad anello e all’attrezzatura fotografica che ai tatuaggi!
Ink5oul in persona erano… onestamente, erano un po’ una delusione. Non mi mi è rimasto molto impresso, tranne che avevano un bellissimo design con un serpente e dei fiori che correva lungo il loro braccio fino al collo ed era così vivido che sembrava sul punto di strisciare via dalla loro pelle e sulla sedia.
Mi hanno fatto cenno di avvicinarmi e abbiamo chiacchierato per un po’. È stato strano - non mi hanno chiesto il tipo di disegno che volevo, mi hanno solo fatto domande sulla mia vita, sul motivo per cui volevo l’inchiostro. Sono stata onesta, forse anche fin troppo, ma niente è sembrato attirare la loro attenzione finché non gli ho detto cosa facessi per vivere. Poi hanno fatto un sorriso enorme e hanno urlato,”L’artista diventa la tela!”
Prima che potessi rispondere hanno pigiato un pulsante del loro setup, e improvvisamente eravamo in diretta streaming con le luci puntate negli occhi e il loro braccio stretto attorno alle spalle. Non ricordo molto di quello che hanno detto ai viewers, ma continuavano a ripetere a tutti quanto ero fortunata mentre mi trascinavano sulla sedia. E poi all'improvviso l’hanno reclinata, e prima che mi rendessi conto di quello che stava succedendo, ho urlato per la sorpresa quando l'ago mi ha toccato la pelle. Non avevano parlato del disegno o altro, hanno solamente iniziato a lavorare sulla parte interna del mio braccio sinistro, quello con cui disegno. Potevo sentire il panico montare, ma non potevo che restarmene seduta immobile.
A quel punto avevo perso la capacità di pensare, in quanto quello è stato il peggior dolore di tutta la mia vita. Terribili fitte di dolore mi attraversavano il braccio da una estremità all’altra,  dal petto alla punta delle dita. Ogni muscolo si era teso per riflesso e avevo inarcato la schiena sulla sedia. Volevo urlare ma non riuscivo nemmeno a respirare, come se migliaia di vespe mi stessero dilaniando il corpo con i loro pungiglioni mentre della mediocre musica dubstep mi attraversava la cassa toracica e Ink5soul chiacchieravano con i viewers, del tutto indifferente.
Devo essere svenuta, perché quando ho riaperto gli occhi Ink5oul si trovava dall’altra parte dello studio a pulire gli strumenti insanguinati. Lo streaming era finito e sembrava che fossi stata dimenticata. Il dolore era diminuito, quindi mi sono azzardata a controllare l’avambraccio, mi aspettavo di vedere un macello di brandelli insanguinati. Ma invece, un perfetto design con dei pennelli partiva dall’interno del mio gomito fino al palmo della mano, un vortice di motivi floreali intrecciati con simboli che non riconoscevo. Nonostante il dolore ho ruotato il braccio avanti e indietro per ammirare l'opera, e quei simboli quasi parevano brillare sotto la luce. Era… era bellissimo.
Così come le luci si erano accese all’improvviso, si spensero, e io venni accompagnata all’uscita. Niente raccomandazioni, niente cure. Dissero che avevano le foto di cui avevano bisogno e prima che me ne accorgessi, mi ritrovai fuori, disorientata e malferma. Avevo preso in considerazione di rientrare, ma ero così  stanca… invece me ne tornai barcollando a casa, con il mio nuovo tatuaggio completamente esposto.
Una volta tornata al mio appartamento, l’ho pulito, ho messo la crema, e poi l’ho coperto come meglio potevo, ma era già guarito. Se non fosse stato per il dolore, sarebbe potuto essere lì già da delle settimane. Sono andata davanti allo specchio del bagno e mi sono osservata e per la prima volta ho visto una persona interessante. Una persona che volevo conoscere meglio.
Sono diventata un po’ maniacale a quel punto. Per la prima volta in vita mia volevo provare un auto-ritratto. Qualcosa di autentico e fisico, volevo sentire i pennelli nelle mie mani e l’olio sulle mie dita.
Ho lavorato per tutta la notte con una passione che non provavo da anni. C’erano spessi grumi di vernice in tutta la stanza; le mie mani, braccia e viso e vestiti ne erano coperti, ma quando ho studiato il lavoro finito, era perfetto. Non solo, era di gran lunga il mio miglior lavoro, un Impasto bellissimo che saltava fuori dalla tela. Mi definivo un’artista da anni, ma questa è stata la prima volta che mi ci sono sentita.
Non ricordo di essermi addormentata, e non mi sono svegliata fino a dopo le quattro di pomeriggio. Ero ancora stanca e avevo un mal di testa martellante oltre al mio braccio dolorante, ma mi sono comunque svegliata con il sorriso, perché quando ho aperto gli occhi, la mia stessa faccia mi stava guardando. E per la prima volta, non provavo vergogna. 
Per lo meno, non all’inizio.
Osservandola, però, ho notato che anche se era fedele alla realtà, non era perfetta. Gli occhi erano ancora leggermente sbagliati, l’angolo del sorriso non era corretto, e ovviamente il naso aveva ancora qualcosa che non andava.
Guardandomi intorno, mi sono resa conto che tutti i miei colori erano ancora fuori. Ho guardato il mio nuovo tatuaggio, e mi sono resa conto che avrei potuto fare un ritocco veloce. Niente di eclatante, solo un piccolo aggiustamento, solo per me.
Nonostante il mal di testa, la fame, la fatica e il dolore al braccio, ho portato una spatola all’occhio sinistro. Solo un piccolo tocco. Era un cambiamento sottile, si notava a malapena, ma sapevo che stavo facendo del progresso, perché potevo sentire quando la lama grattava l’osso.
Quando sono andata in bagno a controllare, ero soddisfatta del risultato. Non c’erano chiazze scolorite, niente sangue, nessuna ferita ma il volto attorno ai miei occhi era decisamente più simmetrico. Aveva un aspetto decisamente migliore. Ma non ancora perfetto.
Mi sarei dovuta fermare allora. Avrei dovuto fare una pausa. Avrei dovuto chiamare mia mamma, mettere tutto da parte e uscire, ma… avevo il potere nelle mie mani. Potevo finalmente rendermi perfetta. All’inizio erano leggeri miglioramenti, che ogni volta davano un nuovo brivido di dolore. Ho allungato leggermente le mie dita, reso le mie orecchie un po’ più delicate, ho raddrizzato il naso e cambiato l’angolo degli zigomi, affilato il mento, rimpicciolito la vita e aumentato il petto, ho reso la mia forma più affusolata, allungato le gambe, sistemato le caviglie, assottigliato i polisi, accorciato i piedi.. Niente di che, davvero.
Ma è stato quando ho ritoccato le spalle che sono incappata in un problema. Mentre il mio pennello e la mia spatola facevano le loro alterazioni, il tatuaggio sul mio braccio ha iniziato a fuoriuscire, non dalla mia pelle, ma lungo la parte superiore del braccio, diffondendosi e riversando i suoi fiumi di colori nei nuovi confini che stavo tracciando. E il tatuaggio era, ovviamente, l’unica cosa che al momento era perfetta, quindi dovevo lavorare senza toccarlo come meglio potevo.
Ho lavorato costantemente per giorni. Ogni volta che passavo la spatola nella mia pelle e le davo una nuova forma mi facevo sempre più vicina alla perfezione, ma ogni volta dovevo fare sempre più compromessi attorno al tatuaggio che si diffondeva.
Ero vicina però, così vicina. C’ero quasi, a quella sensazione di totalità che senti solo quando la tela è finalmente completa… Ma non riuscivo a fare quell’ultimo passo. Ogni volta che sistemavo un punto altri due si disfacevano, e per tutto il tempo il tatuaggio continuava a diffondersi sempre più e il mio capolavoro si allontanava sempre più.
È stato allora che Sarah, la mia coinquilina, è tornata dalla visita ai suoi genitori. Avevo perso la cognizione del tempo e non mi ero resa conto che il suo viaggio era già finito.
Avevo sperato che avrei potuto mostrarle il mio nuovo look una volta finito, ma non ne ho mai avuto la chance. Ha varcato la soglia proprio mentre stavo finendo la bocca, quindi non ho potuto dire niente. Se avessi potuto, sono certa che sarei riuscita a spiegarmi e far sì che capisse.
Invece, si è messa a urlare, e quando ho fatto dei rumori rassicuranti e ho allungato una mano verso di lei, è indietreggiata. Sono riuscita ad afferrarla per un momento, ma il lavoro che avevo fatto sulle mie mani il giorno precedente mi ha impedito di stringere la presa.
È stato allora che mi ha tirato un pugno. Sono certa che fosse solo sorpresa, ma è stato comunque straziante. La sua mano ha colpito proprio il mio zigomo distruggendo il lavoro di giornate intere e da come ha continuato, avresti pensato che la faccia rovinata fosse la sua.
Comunque, sono sicura che hai letto il resto nella verbale del tribunale. Quando è arrivata l’ambulanza, Sarah gli ha detto che avevo provato a suicidarmi con dell’acido che ha trovato tra le cose che uso per dipingere. Mi hanno messa sotto osservazione preventiva e mi hanno concesso di uscire solo quando ho accettato di sottopormi alla terapia. Non ho più fatto nessun aggiustamento da allora. È solo che, mi sa che sto aspettando l’ispirazione.
[Una pausa]
PSICOLOGA
Capisco. Che storia.
DARIA
Non mi credi nemmeno tu.
PSICOLOGA
Non è quello che ho detto. Mi piacerebbe, comunque, chiedertelo in maniera diretta: hai provato a farti del male con l’acido?
[Una pausa]
DARIA
Certo che no. Non ho mai voluto farmi del male, volevo solamente essere… migliore.
PSICOLOGA
Buono a sentirsi.
DARIA
Se avessi voluto ripulire la tela, avrei usato l’acquaragia.
[Di nuovo all’audio del computer dell’O.I.A.R.]
[Un ping quando Sam finisce di catalogare il caso]
[Si stiracchia e fa un respiro profondo]
ALICE
(girandosi) Problemi?
SAM
Hm? No.
ALICE
(Tornando al lavoro) Oh ottimo.
[Una pausa]
SAM
È solo che…
ALICE
(ancora al lavoro) Uh-huh?
SAM
Come diavolo fate ad ascoltare tutte queste cose? Sembra che non vi facciano né caldo né freddo!
ALICE
Oh, capisco… Vuoi sapere come riuscire a leggere e ascoltare tutte queste cose?
SAM
Sì!
ALICE
Il segreto sta nella mia mente di acciaio che mi rende stoica di fronte alle atrocità che codurrebbero la gente con una forza di volontà inferiore alla follia?
SAM
(più irritato) Per favore.
[Una pausa]
ALICE
Smettila di prestare attenzione.
Non guardarmi così, sono seria. Io mi limito a cercare nel testo le parole chiave, e se è uno di quelli parlanti pigio play e nel mentre faccio altro. Poi quando ha finito di fare le sue cose inquietanti lo processo e vado avanti. Non ce la farai se continui ad assorbire tutto. Cavalca l’onda senza essere risucchiato.
SAM
E se trovi qualcosa che sai che potrebbe essere vero?
ALICE
Perchè dovrebbe fare qualche differenza? In più, siamo pagati proprio per non infischiarcene.
SAM
Sì, ma –
ALICE
Mi hai chiesto come faccio. Ecco come.
[Una pausa]
SAM
(Sospirando) Va bene.
ALICE
(tornando al lavoro) Prima lo accetti meglio stai.
SAM
(non convinto) Certo.
[Rumori del sistema CCTV quando inizia una nuova registrazione]
[Alice si sta facendo un pessimo caffè alla macchinetta]
[Gwen entra e inizia afarsi un tè]
[Una lunga pausa]
ALICE
Gwendolyn.
GWEN
(Fredda) No.
ALICE
(Ironica) Wow. Che modo antipatico di salutare la tua “migliore amica di lavoro”!
GWEN
Non sono in vena.
ALICE
Va bene. Possiamo comunque fare due chiacchere come delle persone normali.
[Una pausa. Gwen non le dà spago]
Dunque...
[Un’altra pausa]
Se potessi magicamente parlare tutte le lingue, ma dopo ogni frase dovessi fare una scorreggia molto rumorosa e dichiarare “sono stata io e lo farò di nuovo.” Accetteresti? 
GWEN
Lena sta pianificando dei licenziamenti.
ALICE
(davvero scioccata) Cosa?
GWEN
Sì. Sono passata davanti al suo ufficio prima e l’ho sentita al telefono. Stanno “espandendo le operazioni esterne” e sai cosa vuol dire. Outsourcing. Licenziamenti.
ALICE
È assurdo! Siamo tipo solo in tre qui. Tra l’altro, tecnicamente questi sono i servizi civili. È impossibile che riescano a delocalizzare tutto senza una montagna di scartoffie.
GWEN
Non puoi saperlo.
ALICE
Hai visto la quantità di carte che genera questo posto. Devi compilare un modulo in triplice copia prima che ti lascino andare a pisciare! Le ce vorrebbero degli anni per fare quello che dici tu.
GWEN
Magari ha iniziato l’iter anni fa. Sappiamo entrambe che Lena non ci penserebbe due volte a cacciarci entrambe.
ALICE
Te, magari. Mi piace pensare che io e lei abbiamo un buon rapporto.
GWEN
Nell’ultimo anno ti avrà detto massimo 10 parole.
ALICE
Lo so. Davvero buono, no? Comunque, che te ne frega? Tu dovresti esserne felice. Una bella e sostanziosa buonuscita e puoi finalmente mollare questo lavoro che odi così tanto.
GWEN
Non odio questo lavoro.
ALICE
Mi avresti potuta fregare!
GWEN
Quello che odio è che nessuno in qua dentro mi porta un briciolo di rispetto. 
ALICE
Ah.
[Una pausa]
Sì, non succederà mai.
GWEN
Chiaramente.
ALICE
Penso comunque che tu abbia frainteso. C’è la stessa probabilità che Lena assuma un altro Sam che ci butti tutti fuori.
GWEN
Se lo dici tu.
[Di nuovo al computer dell’O.I.A.R.]
[Il rumore delle tastiere è accompagnato dalla musica che proviene dalle auricolari di Alice]
[Il telefono di Alice inizia a vibrare sulla scrivania]
SAM
Alice.
[Una pausa]
SAM
Alice!
[Sam la tocca]
ALICE
(togliendosi le cuffie) Ow! Che?
SAM
(Tornando al lavoro) Il cellulare.
ALICE
(Risponde al cellulare e si alza in piedi) Oh grazie.
(Al telefono) Beh ma ciao! Perché mi chiami così tardi? Hm? No, non sono impegnata. Sono a lavoro quindi…
[Fa una pernacchia, Sam ride suo malgrado]
[Passi mentre Alice gira per l’ufficio]
ALICE
Sì, che c’è? Okay. Com’era il pubblico? Sembra uno show abbastanza serio. Non è questo il modo di rivolgerti a tua sorella maggiore. Disgraziato. Allora questa volta c’è davvero la possibilità di un tour oppure… fico. E presumibilmente adesso che ci sono delle attenzioni vere e proprie ti butteranno fuori per qualcuno che sa, beh, suonare uno strumento? Awwwww, sei sempre così dolce.
[Una pausa]
ALICE
(un po’ più seria) Er, sì, dovrebbe andare bene. Dovrà essere dopo il 28, visto che la paga è quel giorno.
Okay, non preoccuparti. Senti, probabilmente dovrei andare e lavorare. Sarebbe davvero imbarazzante se venissi licenziata proprio quando stai per diventare una rockstar stordita dalle droghe.
[Una pausa]
Sì, non ti preoccupare, ci risentiamo più tardi. Salutami Trotter.
[Alice mette giù, veramente felice per un attimo]
SAM
Come sta Luke?
ALICE
Sta bene!
SAM
Suona sempre per i Proiettili per San Sebastiano?
ALICE
(Tornando alla scrivania) Dio no! Si sono sciolti anni da. È con un gruppo nuovo: Dredgerman. Non sono niente male.
SAM
Sono felice stia bene, per quel che riguarda i fratelli ti saresti potuta ritrovare di peggio -
ALICE
Anche lui ha i suoi momenti.
[Una pausa]
ALICE
(cambiando argomento) E quello cos’è?
SAM
Hmmm?
ALICE
“L’Istituto Magnus?” Stai già pensando di abbandonare la nave?
SAM
Oh non è niente, solo qualche ricerca -
ALICE
Ricerca? Sam, dimmi che non è collegato a uno dei tuoi casi.
SAM
Solo una cosa che avevo trovato il mio primo giorno. Stavo cercando di togliermelo dalla testa.
ALICE
Beh, fallo meglio.
SAM
Va tutto bene, onestamente, sto rispettando il carico di lavoro–
ALICE
Non è per quello.
SAM
Allora qual’è il problema?
[Una pausa]
ALICE
Prima non stavo scherzando, devi davvero tenere le cose separate per questo lavoro. Crea una scatola nella tua testa, e alla fine del turno butta tutto lì dentro e poi pigia il bottone dell’inceneritore, okay? Non vuoi pensare a queste cose fuori da qui. Non ti farebbe bene. Ho già visto della gente diventare strana.
SAM
E fammi indovinare, io sono già abbastanza strano.
ALICE
Sono seria, Sam.
SAM
(Comprende) Okay. Ho capito.
[Click come chiude la pagina su internet]
ALICE
Grazie.
SAM
Non ti preoccupare.
ALICE
Quella sarebbe l’idea di base.
[Computer che si spenge]
[Traduzione di: Victoria]
[Episodio successivo]
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MAGP001- Primo Turno
[Elenco episodi - The Magnus Archives]
[Un computer decrepito si accende in un misero ufficietto datato nel Royal Mint Court]
[Il ronzio e i rumori lamentosi di un vecchio PC - una cacofonia metallica mentre si avvia - poi in sottofondo il rumore della ventola del PC] 
[Suoni distorti ed indistinti; poi il datato microfono del computer inizia a registrare]
[Sta ascoltando una fiacca festa sul lavoro]
[Ci sono altre voci leggere in lontananza, ma al momento ci concentriamo su:]
ALICE
- che ti entusiasma di più?
TEDDY
Cioè, vedere il sole ogni tanto potrebbe essere bello?
ALICE
Boooo! La tua patetica dipendenza da vitamina D ti renderà debole.
TEDDY
Ma Alice, le mie ossa! Sono sul punto di spezzarsi come ramoscelli!
ALICE
Dammi retta: le ossa sono una bugia fomentata dalle corporazioni del latte per vendere. Non esiste niente di simile.
TEDDY
Giusto, allora che cos’è che sostiene il tuo corpo?
ALICE
(Ridacchiando) 
Il bisogno di averla vinta e il caffè.
TEDDY
(Ridendo) Beh, temo che non tutti possano sostenersi solamente con il caffè e le discussioni sui social media.
ALICE
Non con questo spirito. Ritengo che con altri 4 anni potresti arrivarci anche te...
TEDDY
Altri 4 anni con te e allora sì che sarei uno scoppiato!
[Una risata]
[Una pausa]
ALICE
Mi mancherai, Teddy.
TEDDY
Nah, continueremo a sentirci, no?
ALICE
(con poca convinzione) … certo. Cioè - sì, se pensi di poter sfuggire al mio iconico stile di sciocchezze trovandoti un noioso lavoro normale, rimarrai tristemente deluso, amico mio.
TEDDY
Sai, la maggior parte della gente considera il servizio civile un noioso lavoro normale.
ALICE
Sì, beh, la maggior parte della gente non lavora qui.
[Passi]
COLIN
(si avvicina, un po’ allegro) Puoi dirlo forte.
ALICE
Colin! Ecco il mio amico! Come va? È già una app? Abbiamo un logo minimal? Presumo che hai finito con tutte le funzioni social? 
COLIN
Non iniziare. Giuro che infilerò un cavo nella gola di quell’idiota, lo tirerò fuori dal suo ministeriale ano e lo scartavetrerò a morte.
ALICE
È questo che intendi quando parli di cose che sono “retro-coparibili”?
[Colin fa un sospiro teso]
TEDDY
Booo!
ALICE
Non fatemi boo! Io vi ho creato, e io posso distruggervi!
[Risate]
COLIN
Allora Sam lo lasciamo ai lupi?
ALICE
È grande e grosso, può prendersi cura di sé stesso. Tra l’altro, dovrà lavorare con loro.
COLIN
Certo, ma sai che Gwen e Lena possono essere…
TEDDY
Terribili?
COLIN
(sovrapponendosi) Pesanti.
ALICE
Sta bene. Certo, non sarebbe stato un problema se questo l’avessimo organizzato al pub come sempre…
TEDDY
Conosci Lena. (Imitandola) “La corretta procedura richiede che tutto il cibo e le bevande fornite vengano consumate sul posto. Questo include la torta.” Comunque ci sta, Sam è stato gentile. Dio solo sa che non saresti riuscita a trascinare me a una festa di addio per uno sconosciuto alle sei di mattina.
ALICE
Basta. Va bene, vado a salvarlo.
[Passi mentre Alice si allontana]
[Una pausa]
COLIN
Dunque… Assicurazioni?
TEDDY
Sono affidabili.
COLIN
Vero. Fammi sapere se gli serve un informatico, okay?
TEDDY
Colin, amico, lo sai che non uscirai mai di qui.
COLIN
Cristo, non me lo dire.
TEDDY
Anche se sua signoria ti lasciasse andare, cosa che non farà, non ce la faresti a mollare. Non finché non avrai compreso tutti quegli strani errori.
COLIN
O finiscono per uccidermi.
TEDDY
Cioè, certo, anche quello.
[Un breve silenzio]
TEDDY
Attenzione, sembra che stiano venendo tutti qui.
COLIN
(Mesto) Stupendo.
[Quattro gruppi di passi che si avvicinano]
TEDDY
Hey!
LENA
Vi state godendo la festa?
TEDDY
Colin stava giusto dicendo quanto si sta divertendo, giusto?
LENA
(Sardonica) Oh davvero.
COLIN
Uh, certo.
TEDDY
– e quanto gli piacerebbe portare l'after party al pub.
ALICE
Che idea fantastica, Colin.
LENA
Sciocchezze. Sam è l’unico che ha già preso la torta.
GWEN
E solo perché praticamente gliela hai infilata in gola.
SAM
No, no,  era… buona.
LENA
Alle persone piace la torta al cioccolato.
GWEN
(imbronciata) Alle persone piace essere trattate come degli adulti.
[Una pausa, Gwen potrebbe essere andata troppo oltre]
LENA
Grazie per il tuo feedback, Gwen. Lo prenderò in considerazione. Ora, stavo giusto dicendo a Sam che può aspettarsi dei colleghi che lo supportino qui all’O.I.A.R.
ALICE
Oh sì. Siamo una vera e propria famiglia. Io sono la tua sorellona cool, Gwen è la tua sorella non-cool, Lena è la tua madre emotivamente distante, Teddy è lo zio che si è appena trovato un altro lavoro, e Colin è l’imbronciato IT Manager della famiglia.
GWEN
Dovrai scusare Alice, Sam. È convinta di essere divertente.
SAM
Tutto okay, ci conosciamo da tempo.
LENA
Alice ha raccomandato Sam per il posto.
GWEN
Oh? Allora è nepotismo?
ALICE
(tono acido) Ho imparato dalla migliore.
GWEN
La gente sta cercando di divertirsi, Alice. Ti dispiacerebbe smetterla per un attimo?
TEDDY
(cambiando argomento delicatamente) Alloooora! Credo che abbiamo tutti finito con la torta, quindi dichiaro la cosa conclusa e suggerisco che chi vuole può spostarsi al pub, okay?
COLIN
Bel piano.
LENA
Se questo è quello che vuole la maggioranza, mi sta bene. Anche se temo non potrò raggiungervi al The Steward-
ALICE
Che peccato…
LENA
– ma portatevi dietro Sam e divertitevi. Solo ricordate, è sempre una notte lavorativa.
SAM
Oh, em, certo. Ci sto.
TEDDY
Fantastico!
LENA
Oh, e Teddy?
TEDDY
Mm?
LENA
Capisco che stai per lasciarci, ma non è una scusante per la sbadataggine. Ti prego di assicurarti che la tua postazione di lavoro sia spenta prima di andare via.
TEDDY
Hm? Oh, l’ho già–
Oh. È, uh… Giusto, aspetta, fammi -
[Teddy schiaccia un tasto]
[La registrazione finisce, e la ventola rallenta]
[Il computer si avvia di nuovo]
[Si sente il rumore di moduli che vengono compilati, e passi che si avvicinano:]
ALICE
Okay allora. Pronto?
SAM
Aspetta, devo ancora compilare l’ultima pagina. Devo davvero mettere “Samama Khalid” in cima a tutte le pagine?
ALICE
Sì, qui sono abbastanza fissati con le scartoffie.
SAM
Deve esserci un modo per farlo online..
[Una pausa]
Che?
ALICE
(Ridacchiando) Vedrai. Comunque, sbrigati, è l’ora di plasmarti come argilla nel perfetto automa governativo per l’Office of Incident Assessment and Response [Ufficio di Valutazione e Risposta Incidenti]
SAM
A tal proposito, c’è questa casella per una “Risposta 121” sul modulo. Sai cos’è?
ALICE
Oh, puoi ignorarla. Un tempo c’era un altro dipartimento di “Risposta”, credo, ma adesso ci siamo solo noi. Credo che la procedura di assunzione non sia mai stata aggiornata.
SAM
Ah. L’ho già segnata - è un problema?
ALICE
Ne dubito visto che nessuno legge davvero quella roba.
[Una pausa]
Okay. Giù le penne, guardate davanti a voi, inizia la lezione.
SAM
Okay.
[Mette via le scartoffie]
Mostrami la via, sensei.
ALICE
Allora, questo dispositivo rivoluzionario è noto come personal computer, o abbreviato “PC” -
SAM
Alice, so che stai scherzando, ma quanto è vecchio questo coso? Ha un  floppy drive.
ALICE
Pazienza, giovane allievo. Hai ricevuto le tue credenziali d'accesso da Colin, no? 
SAM
Certo.
ALICE
(in maniera pomposa) Allora conferiscile al dispositivo affinché tu possa ricevere il suo antico sapere…
SAM
Okay.
[Rumore di tasti]
[C’è un bip, poi il computer si avvia con suoni molto retrò]
SAM
Che–?
ALICE
(tono gradevole) Qualcosa non va, dolcezza?
SAM
Ma è… Windows 95?
ALICE
Certo che no - che assurdità!
[Fa una pausa ad effetto]
Questa è una versione modificata di Windows NT 4.0, la versione per business del predecessore di ‘95.
SAM
C-Come è -? Non è possibile che sia ancora supportato…
ALICE
Credo che metà del lavoro di Colin consista nell’assicurarsi che le postazioni non provino tutte ad aggiornarsi e in un istante non diventino inutilizzabili.
SAM
Ma… Cioè, perché?
ALICE
Vedi quel simbolo?
[Alice fa un doppio click su qualcosa sullo schermo]
SAM
(leggendo lettera per lettera) FR3-d1?
ALICE
Ti presento Freddy. Il programma non ha un nome vero e proprio. Un software creato apposta per questo a metà degli anni novanta, credo. È la chiave di volta che sostiene tutto il sistema, e sono passati minimo quindici anni dall’ultima volta che qualcuno ha saputo come funziona.
SAM
Cosa fa?
ALICE
Principalmente di crasha. Per lo meno lo fa se provi ad aggiornarlo, respiri troppo forte o provi a collegarlo a qualcosa sviluppato in seguito al collasso dell’Età del Bronzo.
SAM
Che cos’è che dovrebbe fare, allora?
ALICE
Fa ricerche online in database, giornali, forum o altro per trovare incidenti, li segnala, e poi ce li passa per la valutazione.
SAM
Che genere di “incidenti”?
[Una pausa]
ALICE
(Breve esitazione) Vedrai.
SAM
Okay, dunque questa lista è…
ALICE
Il file dei casi di oggi. Basta che clicchi su quello in alto.
[Sam clicca]
ALICE
Okay, dunque sembrerebbe un’email.
SAM
E io… la leggo e basta? Ma è legale?
ALICE
Probabilmente. Lavoriamo per il governo dopotutto. Più o meno.
SAM
E che mi dici del GDPR? [ndt General Data Protection Regulation, regolamentazione sul diritto alla privacy]
ALICE
Senti, Sam, non so che dirti. Il lavoro è questo. Io lo faccio da anni e non ci sono mai stati problemi. Magari chiedi a Lena? - Lei probabilmente lo sa.
SAM
Va bene. Scusa. Okay, allora..
[Inizia a leggere. Una pausa]
SAM
Questa è -
ALICE
Sì, sono tutte così. Per lo meno questa è corta, una partenza bella facile per te. Dunque, una volta che l’hai letta prendi il raccoglitore -
[Sbatte un enorme raccoglitore ad anelli sulla scrivania e inizia a sfogliarlo]
ALICE
E cerchi la cosa che viene menzionata più spesso nel caso. Prendendo questo qui, andiamo alla “B” e… Sam, guardami dai. Andiamo alla “B” e, dunque, diresti che questo è più un “Bambole-comma-osservano” oppure “Bambole-comma-pelle umana”?
SAM
(preso un po’ alla sprovvista) Io – Uh – Cioè - credo che la parte sulla pelle umana sia solamente implicata, quindi… entrambe?
ALICE
Nah, puoi sceglierne solo una, Freddy è duro come un sasso. Okay, allora dopo ogni voce ci sono quattro numeri. Questo è il DPHW. Allora “bambole-comma-osservano” è… 1157. Poi consulti questa tabella tabella qui, è un 2-C, e poi lo digiti in questa casella qui, assieme alla data dell’incidente, se c’è, e quella di oggi. Il che ci da…
[Alice scrive velocemente:]
ALICE
CAT2RC1157-12052022-09012024, e poi clicchi invia.
[Una pausa]
ALICE
Beh, allora vai..
SAM
Oh, okay!
[Sam clicca]
[un suono in 8-BIT]
ALICE
Lavoro eccellente. Ti trasformeremo in uno schiavo del salario.
SAM
Dove finisce?
ALICE
Se fossi una a cui piace scommettere. Direi in database morto da secoli che nessuno degnerà mai di un’occhiata o di un pensiero.
SAM
Allora perché farlo?
ALICE
Perché è per questo che ci pagano.
[Sam fa un suono incredulo]
ALICE
Benvenuto nei servizi civili.
SAM
(divertito suo malgrado) Che diavolo di lavoro mi hai trovato, Alice?
ALICE
Uno dove vieni pagato per stare in compagnia della persona più cool di Londra per tutta la notte, ogni notte. Non c’è di che.
[Sam non può che ridere]
ALICE
Adesso prova te con il prossimo.
SAM
Okay, allora…
[Clicca di nuovo]
[Una voce parte all’improvviso dalle casse - una voce robotica che sembra un lettore automatico]
VOCE DEL COMPUTER
A: Darla Winstead ([email protected]) Da: Harriet Winstead ([email protected]) Data: 12 Mggio, 2022 Oggetto: Re: Re: come va
SAM
(urla per sovrastare il computer) Alice, che è?
ALICE
(Urlando) Hey! Hai beccato Norris!
SAM
(Urlando) Cosa? 
ALICE
(Urlando) È… aspetta, puoi metterlo in pausa pigiando spazio -
[Pigia la barra spaziatrice, e la voce si blocca di colpo]
ALICE
(tono normale) Scusa, non immaginavo che ne avessi trovato uno così presto.
SAM
Un cosa? Perché lo sta leggendo ad alta voce?
ALICE
Ha iniziato a farlo circa un anno fa. Stando a quel che Colin ha capito, qualcosa si è rotto e quel genio che ha creato il programma ha messo una ripetizione nella card audio.
SAM
Okay…
ALICE
Già. Lena non vuole autorizzare la soluzione proposta da Colin: distruggerlo con un martello. Per te questo vuol dire solo che leggerà ad alta voce forse un caso su venti e non ti farà passare al seguente finché non ha finito.
SAM
Ma - no, aspetta, non ha alcun senso. Se Freddy è un programma di ricerca degli anni novanta, perché ha la funzione di lettura ad alta voce?
ALICE
Ottima domanda. Ho chiesto la stessa cosa a Colin un po’ di tempo fa.
SAM
E lui che ha detto?
ALICE
Niente. Ha spezzato in due un lapis e se n’è andato.
Guards, Sam, si tratta di un sistema totalmente fuso che è vecchio quanto le palle di Matusalemme. Palle flosce di un vecchio canuto. E fino a quando non crollerà definitivamente, dobbiamo solo farcene una ragione e starcene zitti. 
SAM
Come si fa a fargli smettere di leggerli?
ALICE
Non ne ho idea. Allora adesso, quando incontriamo un caso che parla, di solito lo prendiamo come il segnale di andare a prendere un caffè. Poi torniamo e lo leggiamo una volta che il computer ha finito di cianciare. 
SAM
Va bene. Okay. E chi è Norris?
ALICE
Allora, ci sono tre voci che li leggono. Io le chiamo Norris, Chester, e Augustus, anche se a Gwen non piace. Questo qui è Norris, lui e Chester sono i più frequenti.
SAM
Ma va bene se lo ascolto? Tipo, penso solo che potrei finire questo modulo di inserimento mentre legge.
ALICE
Fai come vuoi. Raggiungimi nella sala del personale quando ha finito. Dobbiamo guardare molte altre cose.
SAM
Ricevuto.
[Sam schiaccia di nuovo la barra dello spazio]
NORRIS (COMPUTER)
A: Darla Winstead ([email protected]) Da: Harriet Winstead ([email protected]) Data: 12 Maggio, 2022 Oggetto: Re: Re: come va
Mi dispiace tantissimo. Avrei dovuto darti retta. Solo che non potevo affrontare l’idea del resto della mia vita senza sentirlo un’altra volta, dovevo provare. Non si trattava di una truffa, non per come lo intendevi te.
[Il ritmo da voce automatica di Norris sta diventando qualcosa di più umano]
La sua voce era diversa quando ha chiamato. Era così allegro con una sorta di entusiasmo preoccupante, non come nei nostri precedenti incontri faccia-a-faccia. Mi ha lasciato un indirizzo e mi ha detto di presentarmi lì per mezzanotte: il Cimitero di Grantham. Ho iniziato a chiedermi se non si trattasse solo di una qualche tecnica pubblicitaria incasinata. Una specie di insegnamento tipo sermone sull’accettazione e il lasciare andare prima che ti chiedono altri soldi. Ma dovevo sapere, quindi sono andata al cimitero.
[“Norris” adesso è chiaramente la voce di Martin Blackwood, dal podcast The Magnus Archives]
Un tempo amavo la notte. Quando Arthur non riusciva a dormire eravamo soliti passeggiare per ore sotto i lampioni, solo noi e occasionalmente le luci delle auto di passaggio. Adesso mi fa paura. Guardo le ombre, non le luci. Nascondono quella cosa che me lo ha portato via.
I cancelli del cimitero erano spalancati. Non so se me la sarei sentita di irrompere. Ero così nervosa che il minimo ostacolo mi avrebbe fatta tornare di corsa a casa. Ma erano aperti. Quindi sono andata dentro. Lentamente, verso la tomba.
Non è un cimitero grande, e abbastanza arioso che sono riuscita a vedere la figura che era lì in piedi prima che mi fossi avvicinata troppo. Per un attimo il mio cuore ha saltato un battito e ho pensato che poteva essere Arthur ma no, la sagoma… la sagoma era completamente sbagliata. Poi ho iniziato ad avanzare a fatica, perché non avevo idea di chi altri potesse essere. Era troppo bassa per essere il consulente. Forse un'altra persona, un innocente in lutto? Nel cuore della notte? Ne dubitativo.
Ero spaventata, Darla. Ero così spaventata. Ero sicura di essere stata addescata, che mi avrebbero afferrata. Mi sono voltata per andarmene, sperando di poter tornare sotto le luci della strada principale ma poi la figura ha iniziato a parlare da dove si trovava chinata nel buio.
Era la sua voce. Era la voce di Arthur. So che non mi crederai, ma mi ha chiamata per nome e allora ho saputo che era la sua voce. Mi sono bloccata dove ero.
La cosa si è avvicinata, e quando la luna si è liberata delle nuvole, per un attimo sono riuscita a distinguere la pelle scolorita, i tratti spaiati. Si muoveva lentamente, tremando verso di me con passi spasmodici e goffi. Qualcosa premeva contro la pelle di quella cosa, dall’interno.
Ho detto l’unica cosa che mi è venuta in mente:
“Arthur? Sei tu?”
E quella voce che ho amato per venti anni ha risposto:
“Qualche parte di lui.”
E poi si è messa a ridere. Enormi sussulti come conati e sibili che sembravano sfuggire da fori come da da mantici decomposti. Quella cosa rideva e rideva, scuotendo violentemente la testa avanti e indietro, sempre più veloce, impossibilmente veloce. Così veloce che riuscivo a sentire il rumore delle ossa che si spezzavano.
Sono scappata, e non mi ha inseguita.
Non so cosa fare adesso. Oggi non sono uscita di casa. Continuo a credere di vedere qualcosa in fondo al giardino, ma non ce la faccio a controllare. Dovrei chiamare la polizia? Cosa potrei raccontargli? Ho provato a chiamare il numero di assistenza, ma non risponde nessuno.
[La voce di Norris torna ad essere robotica]
Stasera sei libera? Non voglio rimanere in casa. Lo so che mi avevi avvertita che c’erano troppi ricordi, ma non è solo quello. Ho paura, Darla, e peggio ancora, credo di aver paura di Arthur. O di quel che ne rimane. (Rallenta, robotica)Ti prego rispondimi appena puoi.
– H
[Sam espira lentamente, leggermente turbato]
[Passi che si avvicinano alle sue spalle]
ALICE
Non mi hai raggiunta?
SAM
(Sussulta) Io… Già, scusa. Mi sono distratto. Sono tutti così?
ALICE
Cosa? Inquietanti e orribili? Sì, essenzialmente. Quello sembrava abbastanza leggero, onestamente.
SAM
Stupendo. Non vedo l’ora di trovarne uno di quelli peggiori.
ALICE
Allora, pronto a catalogarlo?
SAM
Certo, allora, uh…
[Inizia a sfogliare il gigantesco raccoglitore]
SAM
“Zombie” probabilmente dovrebbe essere sotto la Z, no?
ALICE
Sì, tendenzialmente è alfabetico.
GWEN
(da lontano) Non sono zombie.
ALICE
Mi dispiace, Gwen, pensavo che Sam oggi dovesse seguire me visto che tu sei così presa dalla tua gigantesca pila di arretrati.
[Passi di Gwen che si avvicina]
GWEN
(adesso più vicina) E gli lasci mettere “zombie”? Riceverà una correzione di catalogazione per il suo primo caso.
ALICE
No che non l’avrà. (a Sam) Praticamente non riceverai mai una correzione di catalogazione. Nessuno controlla questa roba -
[Gwen inizia a sfogliare il raccoglitore]
GWEN
Ecco qui. “Rianimazione.” Probabilmente io metterei “parziale” correlata con “rimpianto”, ma puoi anche mettere “amalgamazione” sottosezione “parziale”.
ALICE
Zombie andava bene.
GWEN
A) no non è così, e B) ci sono almeno tre pagine di sottoclassificazione per zombie. Gli ci sarebbero volute delle ore.
ALICE
E scommetto che questa attenzione ai dettagli è il motivo per cui sei così indietro?
GWEN
È il motivo per cui ho il miglior punteggio di precisione di tutto l’ufficio.
ALICE
Che, ed è assolutamente vitale che tu lo capisca Sam, non vuol dire assolutamente niente.
SAM
Metto “rianimazione,” okay?
ALICE
Va bene, è uguale. Come ho già detto, non fa differenza, quindi discuterne è spreco di tempo per tutti. E nessuno di noi stanotte ne ha da vendere, non è così, Gwen?
GWEN
Mi sto solo assicurando che venga istruito correttamente. Se vuoi passare tutto l’anno a correggerlo, fai pure.
ALICE
Gwen?
GWEN
Che?
ALICE
Lena ti aspetta nel suo ufficio.
[Una pausa mentre Gwen si gira a controllare]
GWEN
Oh che gioia. Proprio quello che mi ci voleva stanotte.
[Si alza e si allontana]
GWEN
(da lontano) Non lasciare che ti insegni troppe cattive abitudini, Sam.
SAM
(ridacchiando) Farò del mio meglio.
ALICE
(bonariamente) Traditore…
[Adesso c’è un filtro diverso per l’audio: stiamo ascoltando tramite l’altoparlante del citofono del capo]
[L’ufficio di Lena è immacolato e sterile e non c’è niente che possa indicare che la sua occupante oserebbe avere una personalità]
[Gwen entra]
GWEN
Volevi vedermi?
LENA
Sì, Gwen. Per favore siediti.
[Si siede]
GWEN
(c’è già passata molte, molte volte) Un’altra "revisione della performance”? Possiamo fare un po’ più veloce questa volta?
LENA
Sei consapevole di avere un significativo ritardo sui casi che ti sono stati assegnati?
GWEN
Perchè io sto cercando di elaborarli nella maniera corretta. Puoi averli accurati o puoi averli rapidamente.
LENA
Ciò nonostante, non è di questo che voglio parlarti.
GWEN
Capisco. Allora che cos’altro ho fatto di sbagliato, uh?
LENA
Ieri notte. Alla festa di addio di Teddy -
GWEN
“Festa.”
[Pausa]
[L’atmosfera si fa più fredda]
LENA
Ieri notte all’evento di addio di Teddy, mi hai apertamente mancato di rispetto di fronte al nuovo impiegato. Questo è inaccettabile.
GWEN
Seriamente? Mi hai chiamata qui perché ti ho risposto di fronte al novellino?
LENA
Mi è ben chiaro che non ti piaccio, Gwen, e questa è una tua prerogativa, ma rimango comunque la tua responsabile e minare la mia autorità di fronte a un nuovo membro del team è una cosa del tutto inappropriata.
GWEN
(si alza in piedi) Chiaro. Adesso se questo è tutto -
LENA
Non lo è. Siediti.
[Gwen sospira e si siede]
LENA
Se detesti lavorare qui così tanto, puoi tranquillamente dare le tue dimissioni. Nessuno ti costringe a restare qui.
GWEN
Ti piacerebbe, non è vero?
LENA
Onestamente, più o meno non farebbe differenza. Tu sei difficile da gestire, ma assumere personale nuovo è sempre un mal di testa.
[Una pausa]
LENA
Che cos'è che vuoi veramente, Gwen?
GWEN
Il tuo lavoro.
[Un’altra pausa]
LENA
Pensi che potresti farlo meglio?
GWEN
Penso di sì.
LENA
Hmmm.
Ho sempre saputo che pensavi che questo posto non fosse alla tua altezza, ma non ho mai preso in considerazione che lo ritenevi il primo passo di una carriera. La maggior parte della gente passa ad altro nel giro di dodici mesi o giù di lì.
GWEN
Non sono come la maggior parte della gente.
[C’è una pausa mentre Lena ci pensa]
LENA
No.
GWEN
No?
LENA
No. Sfortunatamente, io so bene cosa vuol dire fare questa scalata, e tu non hai le qualità giuste. 
GWEN
Sorpresa delle sorprese.
LENA
Mi dispiace essere così diretta, ma temo sinceramente che la tua ambizione qui sia mal riposta.
GWEN
(Alzandosi) Mmhm. Bene, bella chiacchierata come sempre. Ottimo impiego del mio tempo. Fammi sapere se hai altre perle di saggezza che vuoi sputarmi in faccia. 
LENA
Gwen, è proprio questo il genere di atteggiamento che –
[La porta si chiude con un colpo]
[Lena sospira]
[Adesso siamo in ascolto dal sistema di CCTV nella sala personale]
[Colin è seduto in un angolo, che beve mestamente una tazza di tè]
[Passi che si avvicinano]
SAM
Hey! Colin, giusto?
[Colin conferma con un grugnito]
SAM
Hey.
[Colin risponde con un grugnito]
[Pausa]
[La macchinetta del caffè entra in funzione]
SAM
Allora. Come procede l’app?
COLIN
(Subito furioso) Allora è così, eh? Lena ha assunto un altro genietto del cazzo che piscia in giro e causa problemi?
SAM
Wow, okay –
COLIN
Già devo spiegare a un politico senza mento e figlio di consanguinei che stiamo lavorando con un coso vecchio quanto lo stramaledettissimo Atari Falcon, e adesso c’è anche un genietto sbarbatello che mi fa la predica? Beh puoi prendere le tue simpaticissime battutine e infilatele su-
SAM
Alice mi ha detto di chiederlo! Okay? È stata Alice. Non ne sapevo letteralmente niente di questa situazione. Niente.
COLIN
(si ferma) Oh.
SAM
Le ho detto che sembravi un po’ inquietante e non sapevo come salutarti, quindi lei mi ha detto di chiederti dell’app.
COLIN
Oh ovvio che l’ha detto. Beh, fai sapere ad Alice che è stato divertente.Già.
[Colin fa un suono che probabilmente dovrebbe essere una risata]
[Una pausa carica di imbarazzo]
COLIN
“Inquietante”?
SAM
Un po’, sì.
COLIN
Huh.
SAM
Allora, com’è che procede?
COLIN
…Amico, sono quasi due anni che sbatto la testa contro questo sistema e non ho niente tranne che una lista di bug lunga quanto il mio braccio.
SAM
Quindi non benissimo?
COLIN
Circa un anno fa ho capito che era scritto con una specie di codice sorgente brevettato in Germania, quindi sai cos’è che ho fatto? 
SAM
Cosa?
COLIN
Ho studiato il Tedesco. Ma pensi che sia servito? Un minimo?
SAM
Nein?
COLIN
(Cupo) Nein.
SAM
Beh… per lo meno ti sarà utile se mai dovessi andare in Germania?
[Pausa]
COLIN
Come potrebbe essere d’aiuto andare in Germania?
SAM
Io non - no, intendevo, tipo, in vacanza?
COLIN
In vacanza?
SAM
Sì, tipo, nel tempo libero? Ho sentito che hanno delle ottime… salsicce?
COLIN
Sono vegetariano.
SAM
Ah.
[Pausa piena d’imbarazzo]
[La macchinetta del caffè smette di fare rumore]
SAM
Beh, bella chiacchierata ma adesso dovrei tornare a lavoro.
COLIN
Certo. Buona fortuna, amico.
[Passi di Colin che esce]
COLIN
Dì ad Alice che ho riso.
SAM
…Certamente.
[Di nuovo al microfono del PC]
[Sam alla tastiera, occasionalmente borbotta qualcosa mentre cerca i codici]
GWEN
Hai incontrato Colin, allora? 
SAM
Sì. È, uh…
GWEN
Uno strambo imbronciato?
SAM
Non saprei. Penso che abbia avuto una nottataccia.
GWEN
Allora è una nottataccia che dura da quando è arrivato qui. Io lo ignorerei. Alice è l’unica che tollera. Dio solo sa perché.
SAM
Già.
[Pausa,continua a digitare]
GWEN
Quindi tu ed Alice vi conoscete da tempo?
SAM
Sì, ci siamo incontrati all’uni.
GWEN
È stato così che ti ha ingannato per lavorare qui?
SAM
Ad essere onesti, aveva detto che le vibes dell’ufficio erano - uh - “un po’ smorte.”
GWEN
Puoi anche metterla così, suppongo. Allora com’è che sei finito qui? Non sembri uno di quei perditempo senza speranze che Lena assume di solito.
SAM
Heh. Forse sono solo più bravo a nasconderlo?
GWEN
Sai come usare una tastiera, quindi sei già più bravo della maggioranza.
SAM
Ha.
[Una pausa, continua a scrivere]
GWEN
Dunque, che cos’è allora?
SAM
Hmm?
GWEN
La terribile, orribile cosa che ti ha fatto finire qui?
SAM
Deve essere terribile e orribile?
GWEN
Solitamente lo è.
SAM
Forse è solo che preferisco la monotona gestione di informazioni inquietanti rispetto al dormire a casa?
GWEN
Forse.
[Pausa]
SAM
Onestamente? Sto solo cercando di rimettermi in piedi. Te?
[Pausa]
GWEN
Non ti riguarda.
SAM
Aspetta dai –
[Schiaccia un tasto, e -]
VOCE DEL COMPUTER (una voce diversa)
Forums.lostcityurbex.com.Indice generico. Speleologia. Luoghi.Nuovo argomento: Rovine dell’Istituto MagnusDa RedCanary Domenica 10 Aprile, 2022. 3:31pm.
SAM
(Sovrapponendosi) Accidenti, lascia perdere. Ne ho beccato un altro parlante…
VOCE DEL COMPUTER 
Qualcuno sa che ha di bello l’Istituto Magnus? Sono tornato a Manchester da poco e non vedevo l’ora di continuare con l’esplorazione sotterranea, quindi stavo controllando la lista dei luoghi da visitare.
[La voce inizia a perde la sua qualità automatica]
[Questa è chiaramente la voce di Jonathan Sims, dal podcast The Magnus Archives]
Ce ne sono alcuni davvero belli qui (devo andare a vedere il vecchio Ippodromo prima o poi!), ma sono un po’ confuso per quel che riguarda l’Istituto Magnus. Compare sotto “Libero” ma non ci sono foto o informazioni. Capisco che sia utile avere un modo per dire che un luogo è stato esplorato a non finire, ma di solito in quei casi per lo meno si possono trovare delle fotografie in rete. Vale la pena che vada a visitarlo? Per me si trova a solo mezz’ora di auto, ma non voglio scomodarmi se si tratta di un sito che è stato effettivamente risolto e se non c’è niente che valga la pena vedere.
Da BadGrav31 Domenica 10 Aprile 2022 4:51pmNon saprei. Non credo che ArcherK abbia aggiornato quelle liste da un pezzo. Non ricordo, però. Io ti suggerirei di provare - se non ci sono delle foto in giro, è un buon motivo per andare di persona.
Re: Rovine dell’Istituto MagnusDa ArcherK Lunedì 11 Aprile 2022 1:27amLe aggiorno quando la gente mi manda roba accurata, ma non accade molto spesso. Di solito aggiungo cose alle vecchie liste di Devan da prima che se ne andasse. Non so perché ha messo l’Istituto Magnus sulla lista Libero. Non ci ho mai pensato. Forse si tratta di un errore che poi è diventato vero, e nessuno l’ha controllato perché è stato messo lì per sbaglio.
Re: Rovine dell’Istituto MagnusDa RedCanary Lunedì 11 Aprile1 2022 12:39pmGrazie ragazzi - credo che alla fine andrò a vedere!
Re: Rovine dell’Istituto MagnusDa ArcherK Lunedì 11 Aprile 2022 11:13pmFantastico! Non vedo l’ora di leggere il resoconto!
Re: Rovine dell’Istituto MagnusDa RedCanary Mercoledì 20 Aprile 2022 12:10am(Voce che trema leggermente) Appena tornato. Decisamente non libero.
Posto davvero strano. Abbastanza fico. Ma. Davvero strano. Domani il resoconto completo.
Re: Rovine dell’Istituto MagnusDa FlowersUnderground Venerdì 22 Aprile 2022 4:07pmQualche novità? Non vedo l’ora di vedere le foto.
Re: Rovine dell’Istituto MagnusDa RedCanary Venerdì 22 Aprile 2022 6:33pmScusate, beh, ecco il problema. Sto avendo diversi problemi quando carico le foto che ho fatto. Più non mi sono sentito molto bene. Mi ero dimenticato quanto paranoico posso diventare dopo le esplorazioni.
Però sì, l’edificio è particolare. Sembra che non sia stato toccato da dopo l’incendio, e quello è successo, quanto, 20 anni fa? La struttura di per sé è messa abbastanza bene - molti danni e bruciature, più il terzo piano è pressoché andato, ma il resto dell’edificio è abbastanza sicuro. In un punto ho sfondato il pavimento con un piede, ma in tt onestà sono stato io a essere incauto.
L’atmosfera è molto figa, però. Tipo, se mi avessero detto che prima dell’incendio era un manicomio Vittoriano o qualcosa del genere credo che ci avrei creduto. Molti mobili dall’aspetto austero che sono ancora in condizioni piuttosto decenti, e una manciata di uffici simili a piccole celle. Continuavo ad avere questa sensazione che le porte si sarebbero richiuse di colpo e serrate alle mie spalle, anche se metà delle soglie non avevano più delle porte.
La grande sorpresa è stata che non c’erano fogli. Cioè, adesso sarebbero stati una poltiglia, ovviamente, ma tutti i vecchi schedari erano lì ad arrugginire, e c’era quella che chiaramente un tempo era stata una gigantesca biblioteca o un archivio nel primo piano interrato. Mi aspettavo proprio una marea di poltiglia di carta, ma non c’era niente. Forse è per quello che è stato catalogato come ‘libero’?
In oltre, non so come descriverlo davvero, ma c’erano una serie di vecchi graffiti. Non intendo firme o altro, non ho visto nessun tipo di firma, a dire il vero, e non si trattava del solito “La tua anima è perduta” genere di graffiti inquietanti nelle rovine, erano tipo… simboli o roba simile e delle macchie piuttosto sospette ad alcuni piani. Non me ne intendo di roba occulta o altro, ma non so. Mi sembravano molto più veri in un modo diverso dal resto. So che alcuni di voi fanno graffiti, quindi non mi dispiacerebbe sapere cosa ne pensate più tardi.
Re: Rovine dell’Istituto MagnusDa BadGrav31 Sabato 23 Aprile 2022 11:28amCit: So che alcuni di voi fanno graffiti…Anche se non posso né confermare né smentire il mio coinvolgimento riguardo a delle firme su dei vagoni merci nei pressi di Brighton, non mi dispiacerebbe dare un'occhiata.
Re: Rovine dell’Istituto MagnusDa RedCanary Sabato 23 Aprile 2022 12:17pmLe foto dell’esplorazione sembrano andate del tutto, ma ho trovato un vecchio coso di legno con sopra una serie di simboli simili. Una specie di scatola vuota, non bene a che cosa serva, però. Vedo se riesco a trovare la luce giusta per scattare una foto decente.
Edit: Non ho avuto fortuna, temo. Devo avere qualche problema con la fotocamera del cellulare. Non aiuta con tutta la faccenda della paranoia. Qualcuno ne capisce qualcosa di distorsione fotografica? Devo vedere se domani posso prendere in prestito la vecchia SLR.
Re: Rovine dell’Istituto MagnusDa ArcherK Sabato 23 Aprile 2022 2:24pmCit: Ho trovato un vecchio coso di legno…Solo per essere chiari, il furto durante le esplorazioni non è tollerato da questo sito, quindi voglio credere che ti stavi solo ricordando di una cosa che hai visto, e non stai ammettendo di aver preso dei souvenir.
Re: Rovine dell’Istituto MagnusDa RedCanary Sabato 23 Aprile 2022 5:21pm(improvvisamente furioso) Scusami. Conosco le regole. Lo rimetterò a posto, okay? Quindi richiama i cani. Non mi servono altri DM anonimi che mi danno del ladro o mi minacciano.
(a voce più bassa con veemenza) Anche io posso doxxare la gente, sai.
È solo un hobby. Un modo per divertirsi un po’. Non serve che la gente vada fuori di testa per questo.
Re: Rovine dell’Istituto MagnusDa ArcherK Sabato 23 Aprile 2022 6:01pmCit: Non mi servono altri DM anonimi…Non ho idea da dove venga tutta questa aggressività, RedCanary, ma per essere chiari, questo forum non permette messaggi diretti in forma anonima, e nessuno minaccia di doxxare nessuno. Questo è il tuo avviso formale.
Re: Rovine dell’Istituto MagnusDa BadGrav31 venerdì 29 Aprile 2022 1:19pmSto ancora aspettando quelle foro dei graffiti, se le hai, RedCanary.
Re: Rovine dell’Istituto MagnusDa RedCanary Sabato 30 Aprile 2022 2:01am[Immagine rimossa dal moderatore]
I Canarini dovrebbero starsene sopra il terreno..
Re: Rovine dell’Istituto MagnusDa FlowersUnderground Sabato 30 Aprile 2022 2:27amChe schifo! Può intervenire un moderatore?
Re: Rovine dell’Istituto MagnusDa BadGrav31 Sabato 30 Aprile 2022 3:11amChe diavolo è? Sono occhi quelli? Stai bene?
Re: Rovine dell’Istituto MagnusDa ArcherK Sabato 30 Aprile 2022 7:33amRedCanary, sei stato avvisato, postare immagini esplicite va contro i nostri termini, questo include il gore. Mi dispiace arrivare a tanto, ma te la sei cercata.
[RedCanary è stato temporaneamente bannato.]
Re: Rovine dell’Istituto MagnusDa FlowersUnderground Sabato 30 Aprile 2022 12:07pmCit: [RedCanary è stato temporaneamente bannato.]Peccato. Ben fatto moderatori.
Re: Rovine dell’Istituto MagnusDa BadGrav31 Lunedì 09 Maggio 2022 7:07pmSappiamo più niente? Canary è sempre bannato? Sono un po’ in pensiero dopo quelle foto.
[Thread chiuso dal moderatore]
[La voce si interrompe]
[Un silenzio turbato]
[Gwen smette di scrivere]
GWEN
Sam? Tutto okay?
SAM
Uh – sì.
GWEN
Guarda, a me non dà fastidio ma se hai intenzione di stare qui ti servirà uno stomaco più forte.
SAM
Cosa? Oh no, sto bene, mi ha solo colto di sorpresa. Hai mai sentito dell’Istituto Magnus?
GWEN
Tipo quello del caso? No. Perché?
SAM
Niente. Solo un po’ di ricordi dal passato, tutto qui.
[Passi di Alice che si avvicina]
ALICE
Come procede quaggiù? Hai già finito i tuoi casi?
SAM
Non esattamente. Ne ho beccato un altro parlante.
ALICE
L’ho sentito. Sembra che abbia conosciuto Chester.
GWEN
Devi proprio dargli un nome?
ALICE
Non sono io che gli do un nome. È l’universo che gli dà un nome. Tramite me. 
GWEN
È un nome pessimo.
ALICE
Così come Gwendolyn. Comunque, è la tua prima notte, quindi sono sicura che Lena ti lascerà recuperare domani.
GWEN
Perché Lena è così comprensiva.
SAM
No, va bene, probabilmente posso farcela.
[Una pausa]
ALICE
…Va bene. Sei un po’ pallido però, quindi non esagerare. Non ci controllano le pause, quindi se dopo uno pesante hai bisogno di qualche minuto, puoi farlo. Solo non rimanere troppo indietro o altro.
SAM
Certo.
ALICE
Mandami un messaggio quando hai fatto. Ti farò trovare una birra.
SAM
Alle sei e trenta del mattino?
ALICE
Ti mando l’indirizzo.
[Un pub silenzioso - mattina, con una pioggerella leggera e la qualità metalica dell’audio dovuta al fatto che stiamo ascoltando dal telefono di Alice]
[Un bicchiere di birra viene posato su un tavolo]
ALICE
Al primo giorno del resto delle tue notti!
SAM
(sfinito) Cin cin.
ALICE
È andata davvero così male?
SAM
Non peggio di come mi avevi avvertito. Anche se tendermi una trappola così con quell’informatico è stato -
ALICE
Esilarante, lo so. È una situazione dove vinciamo entrambi: tu ottieni un lavoro, io una nuova vittima. È tutto scritto nel tuo contratto.
SAM
Non ricordo di aver firmato quella parte tra le scartoffie.
ALICE
Devi leggere le scritte in piccolo, ragazzo.
[Sam beve un sorso]
SAM
Non sapevo nemmeno che i pub aprissero così presto.
ALICE
Dalle sei alle nove di mattina. Principalmente è per quelli che lavorano al mercato e che allestiscono presto, ma è frequentato anche da qualche nottambulo. Accogliente, no?
SAM
Non è male.
[Un altro sorso]
Grazie, a proposito.
ALICE
Non c’è di che. La prossima la offri te però.
SAM
No, intendevo per il lavoro. Non so se te l’ho mai detto. Grazie.
ALICE
Non ci pensare. Non è che sia il tipo di lavoro per cui mi aspetto di essere ringraziata per averti trovato.
SAM
È una cosa su cui concentrarsi. E al momento è quello che mi serve.
ALICE
(Cauta) E non è - troppo strano, lavorare con una ex?
SAM
(tono leggero) Se solo non la smettesse di bullizzarmi.
ALICE
(Scherzando a sua volta) Ah. Allora mi sa che sarà sempre strano…
[Sam ridacchia]
[Una pausa. Bevono entrambi]
SAM
Alice…
ALICE
Sì?
SAM
Questi casi…
ALICE
(Sospirando) Sì.
SAM
Pensi - C’è la - Cosa sono? Pensi siano veri?
[Una pausa]
[Alice sospira]
ALICE
Non vedo come potrebbero esserlo? Per la maggior parte cerco di non vederli così, come, cose che possono essere accadute davvero o no. Sono solo delle parole su uno schermo.
SAM
Non so nemmeno cosa sia l’ O.I.A.R.
ALICE
Tu e tutti noi altri. Ho fatto delle ricerche e non si trova molto a riguardo. Al momento la mia teoria più realistica è che forse è stato creato negli anni ‘70, quando tutti nuotavano nell’LSD e sganciavano palate di soldi ai cacciatori di fantasmi affinché sbandierassero dei cristalli nei cimiteri. Credo che a un certo punto abbiano messo assieme un piccolo dipartimento governativo per, tipo, controllare le spese e monitorare queste cose e nessuno si è accorto che è ancora qui.
SAM
Ha senso.
ALICE
Fintanto che non gli dai troppo peso.
[Pausa]
ALICE
Meglio se non ti ci soffermi troppo. Tra l’altro, ne vale la pena per la busta paga, no? 
SAM
Già.
ALICE
E la pensione dei Servizi Civili…
SAM
Vero. Sarei potuto finire a pulire dei bagni.
ALICE
Ti piacerebbe. Pulire i bagni è una cosa utile. Tra l’altro, non saresti durato una notte. Continua a etichettare gli orrori finchè non vai in palestra e non fai qualcosa per le tue braccia mosce.
SAM
(con finta indignazione) Braccia mosce?!
ALICE
Sono un paio di vermetti che si agitano al vento. Sono sorpresa che puoi sollevare quel bicchiere.
SAM
Beh grazie al cielo mi hai aiutato a trovare questo lavoro notturno per aiutare la mia salute.
ALICE
(cantilenando) Che dire? Sono la santa patrona dei rammolliti carini.
[Sam alza il suo bicchiere]
SAM
Ai nuovi inizi.
ALICE
Con i vecchi amici.
[Brindando]
[La registrazione si interrompe all’improvviso]
[Di nuovo nell’ufficio principale del O.I.A.R., e al microfono del PC]
[L’ufficio è silenzioso mentre il computer si avvia nuovamente. Qualcuno sta frugando tra le scrivanie. L’azione ha un che di frenetico e disperato]
[C’è una pausa. Poi dei passi, che attraversano l’ufficio verso questo computer]
[E poi la figura parla]
COLIN
(un po’ maniacale) Non sei furbo quanto credi. Pensi di averci fregati tutti, che nessuno sa che stai ascoltando, ma io lo so. Io so. Ti troverò e poi…
[Colin spenge il computer]
[Traduzione di: Victoria] 
[Episodio successivo]
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Mi rende estatica scoprire che c'è una comunità Italiana di TMA!
Ebbene sì, esistiamo!
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Hey there!
Il mio nome e' Giacomo e vivo all estero da diversi anni.
Volevo farvi le congratulazioni per l ottimo lavoro nel tradurre tutti gli episodi di TMA.
Sono sicuro sia stato un lavoro molto intenso e sono felice qulcuno cimentato, per permettere anche a chi non e' avvezzo alla lingua inglese di godere di questo magnifico podcast.
Nella mia esperrienza personale, ho cercato di coinvolgere alcuni ma purtroppo con scarso successo. L affrontare un podcast in inglese non e' da tutti e le vostre traduzioni, sebbene di alto livello, non possono catturare appieno l essenza del podcast che si basa sul fascino di una storia raccontata in prima persona dai suoni e personaggi che la vivono.
A questo proposito mi chiedevo se avete in programma per il futuro di ingaggiare attori (professionisti o non, Jonathan stesso non e' attore) e registrare gli episodi in italiano. Potreste contattare Rusty Quill e trovare qualche sorta di accordo, poi iniziare le registrazioni e vedere come va. Dopotutto il lavoro piu' arduo lo avete gia affrontato e ora si tratta solo di usare i testi per registrare il podcast. Il materiale e' eccellente e penso questo progetto riuscira' a darvi molte soddisfazioni (anche finanziarie ma non so esattamente come i podcast generino incassi) oltre che un po' di notorieta' (che non guasta mai), magari replicando cosa TMA e' stato per Rusty Quill e John.
Non sono qui per offrire soluzioni o fare proposte, ci tenevo soltanto a farvi i complimenti per il lavoro svolto e darvi un po di incentivo per portare avanti un progetto per ottenere il riconoscimento che meritate.
Ciao Giacomo, sono Victoria, prima di tutto grazie mille per le tue parole gentili.
Io e gli altri traduttori ci siamo dedicati a questo progetto perché tutti, in un modo o nell’altro ci siamo innamorati di The Magnus Archives. Il nostro obbiettivo era appunto permettere di seguire/seguire meglio TMA a chi è madrelingua italiano (la gran parte di noi stava cercando di convincere degli amici a seguire il podcast).
Per come l’abbiamo pensata noi, la traduzione avrebbe affiancato l’audio del podcast, anche se non è proprio comodissimo.
Apprezziamo molto l’idea che hai proposto, ma temo vada un po’ fuori dalla nostra portata. Già portare a termine la traduzione è stato impegnativo. Io personalmente non ho esperienza nel registrare podcasts, e non sarebbe facile rendere onore a The Magnus Archives con un primo progetto amatoriale. Affiancarsi a dei produttori con più esperienza sarebbe forse la strada ideale, ma per ora non abbiamo intenzione di sviluppare oltre questo progetto.
Grazie ancora per averci scritto, ci ha fatto molto piacere 💚
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MAG200 - ########-40 - Ultime Parole
[Episodio precedente]
[CLICK]
[Statiche che aumentano e scricchiolano indicano la camera centrale del Panopticon]
[Passi sul marmo]
JONAH/ELIAS (In sottofondo)
– e sussurrano nel profondo della sua mente quei pensieri che le fanno odiare sè stessa e quelli che le rassicurano ma non possono nascondere l’odio segreto che stillerà e si diffonderà dalle lingue che borbottano al limite del suo udito cose che lui sà saranno il suo destino nonostante tutti i suoi tentativi di proteggere sè stesso e quel che ama brucerà fino ad essere in cenere dentro -
ARCHIVISTA
Jonah Magnus!
[Le statiche crescono]
Perenne Osservatore, sai perché sono qui.
Liberalo.
[Le statiche aumentano e poi muoiono mentre le statiche dei droni e i loro mormorio cessano]
Jonah Magnus.
JONAH/ELIAS
[Stordito] Jon? S-S-Sei tu? Uh, stavo, stavo avendo un sogno meraviglioso…
ARCHIVISTA
[Gelido] Alzati.
JONAH/ELIAS
Che -? Ch-Che sta succedendo? Dove -?
[Una lama di metallo viene sfoderata]
Oh. C-Capisco.
ARCHIVISTA
È finita.
JONAH/ELIAS
Davvero? [sospira]
Sì. Sì, suppongo di sì.
[Un sospiro stanco]
Dove si trova Martin? Pensavo che sarebbe stato lui a farlo.
[Clinck metallico]
Ah,  capisco. Fai da dolo, allora? Probabilmente è la cosa migliore. L’empatia non fa che limitarti alla fine.
ARCHIVISTA
Hai fallito.
JONAH/ELIAS
Davvero?
ARCHIVISTA
L’immortalità. È impossibile? Anche senza di me, niente fugge dall’entropia. Non per sempre. Nemmeno la paura.
JONAH/ELIAS
Sì… Peccato.
Suppongo di averlo sempre saputo, sotto sotto. Ma è stato meraviglioso per quanto è durato. Ho visto più di quel che avrei potuto in migliaia di vite, e ogni momento è stato così -
ARCHIVISTA
Taci!
Finisce adesso. Tutto quanto. Prenderò questo mondo che mi hai usato per creare, e lo distruggerò. È l’unico modo. Lo lascerò un vuoto arido e senza vita, freddo e privo di paura e poi alla fine, quando nessuno non ci sarà più, e sono tutto quel che rimane, avrò la profonda soddisfazione di sapere che lascerò quelle cose che tu servi intrappolate e a morire di fame nel loro inferno personale.
JONAH/ELIAS
Che noi serviamo.
ARCHIVISTA
Non per molto tempo. Mi chiedo se sono capaci di temere la loro stessa fine.
Non vedo l’ora di scoprirlo.
JONAH/ELIAS
Uh, G-Guarda, Jon, per quanto sia divertente tutto questo melodramma, toppo è troppo. Sappiamo che non tu non sei -
[Passi, seguiti da un contatto solido]
ARCHIVISTA
Questo è per Sasha.
JONAH/ELIAS
J-Jon, aspetta!
[Un altro colpo, accompagnato da un rantolo]
ARCHIVISTA
Per Tim.
JONAH/ELIAS
[Spaventato] Ti prego Jon!
[E di nuovo]
ARCHIVISTA
Per Gertrude, e tutti gli altri.
[Respiri affannati e affaticati]
JONAH/ELIAS
[Ansimante, patetico] T-Ti prego Jon… [tossisce] Non voglio morire.
ARCHIVISTA
Nemmeno loro.
JONAH/ELIAS
[A bassa voce, terrorizzato] No, no… N–
ARCHIVISTA
Ma nessuno sfugge alla fine.
[Con fatica, L’Archivista pugnala in profondità]
[Suoni prolungati di soffocamento e gorgoglii di morte]
[Il corpo cade a terra pesantemente]
JONAH/ELIAS
[Bagnato] Buona… fortuna.
[L’Archivista gemene, la lama cade sul marmo]
[Le statiche iniziano, più forti, più acute e più aggressive di prima]
[L'Archivista lascia un urlo distorto]
ARCHIVISTA
[Sofferente] – la pelle che si sfilaccia… che brucia, i conati per il fumo di… nasconditi, nasconditi, nasconditi… non è vero ma ciò nonostante arriva a… cadendo nel nero dell’oscurità daa-aaaaaargh!
[I rumori iniziano ad intensificarsi, ma poi vengono controllati]
[Le statiche scoppiettanti diminuiscono mentre l’Archivista espira per controllarsi]
[La porta si apre cigolando, seguita da dei passi incerti]
ROSIE
Signor Magnus? Va tutto bene? Pensavo, pensavo di aver sentito -
ARCHIVISTA
Rosie. Puoi andare.
ROSIE
Io, uh, mi, mi dispiace signor Sims ma stavo -
ARCHIVISTA
[Con le statiche] Sei congedata.
ROSIE
Okay. S-S-Sì. Ma certo. Signore.
[Passi e le porte si aprono]
Grazie.
[I passi svaniscono mentre le porte si chiudono]
[L’Archivista ha un sussulto di dolore mentre le statiche si alzano di nuovo]
[Rumori di animali - cinguettii, gracidare e richiami]
ARCHIVISTA (Dichiarazione)
C’era una volta la paura. Una paura antica. Una paura primaria. Una paura di sangue e piedi che corrono, una paura di quell’improvvisa esplosione di dolore e poi niente. E la paura era niente. Non andava da punte parti. Ignorava cosa fosse.
Poi divenne. O forse era sempre stata e semplicemente era arrivata. Ma era lì e vera ed era sé stessa, e affamata. Desiderava sapere di più. Desiderava sentire di più. Desiderava essere di più. E per quelle cose che correvano nell’erba, che temevano la notte nelle loro tane e nelle loro caverne, poiché sapevano che il buio aveva artigli scattanti e occhi che brillavano, nutrivano la paura. Era grezza ed era semplice, ma era comunque abbastanza solida da soddisfare. E il fatto è che la paura era sazia e soddisfatta.
Poi arrivarono menti che la conoscevano in maniera diversa, si erano evolute lentamente, nel corso dei millenni; centimetro dopo centimetro avevano trovato nuove cose da temere. La paura della loro stessa fine, delle cose che vivevano nel buio, era diventata la paura del buio stesso. E mentre imparavano a riconoscere cosa vedevano, a dargli nomi, e si sforzavano per imparare, così impararono ad aver paura che i loro occhi li ingannassero, o che gli rivelassero troppo. E mentre imparavano a distinguere i loro amici e simili, così impararono anche a temere le figure sconosciute, l’arrivo dell’estraneo, e il silenzio di quando erano soli. E quando trovarono il fuoco, l’inizio lucente di casa e della speranza e del progresso, la cosa che era paura si era nutrita ancora una volta di un nuovo terrore.
[Ruggito di fiamme, seguito dai rumori di una tempesta]
E mentre queste piccole, strane menti crescevano e imparavano, fecero qualcosa di nuovo. Iniziarono a prendere i loro pensieri, i loro istinti e le loro paure, e a cristallizzarle. Hanno dato loro suoni e forma e definizione per condividerle. E mentre lo facevano la cosa che era la paura stessa iniziava a strapparsi, a rompersi e a fratturarsi lungo mille crepe invisibili. Sanguinava e si avvolgeva e si moltiplicava, e non riusciva più a vedersi come faceva un tempo. Non riuscì più a essere intera.
Ma in queste forme c’erano libertà, nuove e meravigliose paure da testare ed esplorare, nuovi muscoli da flettere. La gioia della pestilenza grondante di pus e che avanzava mentre le menti diffidavano dei loro corpi corrotti. La soddisfazione di circondarli, soffocarli, arrivargli dentro e bere il loro panico mentre il respiro gli veniva meno.
E mentre iniziavano a imparare il loro posto nel mondo, la miseria patetica della loro esistenza, non riuscivano a inventarsi una storia abbastanza ricca o grandiosa da nascondere completamente la loro terribile insignificanza, soli e perduti nella terribile vastità dell’universo. E per quando le loro menti avevano raggiunto un livello di complessità per mentire e pianificare e manovrarsi a vicenda, avevano anche imparato a pensare alla guerra.
[Tamburi che battono un richiamo sinistro]
E mentre le cose che erano paura fluttuavano al confine del mondo, il terrore che fluiva da quelle menti le alimentava, rigonfiando alcune e rinsecchendone altre, spingendo e tirando le masse di terrore frammentate e vorticanti in nuove e inaudite forme.
[Leggeri sussurri vocali si uniscono ai tamburi]
E qualcos’altro iniziò a succedere. Alcune menti non si limitavano ad evitarle e a nutrirle. Alcune sembravano quasi richiamarle, corteggiarle, esserne affamate a loro volta. Menti che vedevano i volti delle cose che erano la paura, ed erano tanto attratte quanto repulse. Se sapessero o meno cosa stavano facendo, loro chiamavano. E ricevevano risposta.
[I tamburi svaniscono lasciandosi dietro i mormorii]
Il tempo è diverso per la paura, e non si sa chi sia stato il primo ad aprirsi ed essere riempito dal potere del terrore. Un eremita, rannicchiato in una caverna buia pesta nell’inverno, che era emersi e aveva portato la profondità della notte ovunque andasse. Una capotribù appestata che aveva scoperto che il suo respiro emanava dal suo corpo e faceva marcire qualsiasi cosa toccasse. Un guerriero cacciato dal suo villaggio, che si era ritrovato la faccia liscia e mutevole come le sabbie della sua casa. Chi sia stato il primo non è importante, il baratro invisibile era stato attraversato, e il velo sottile tra il mondo che era e le cose che erano paura era stato strappato, anche se leggermente.
[Alle voci si uniscono ruggiti gutturali che poi le sostituiscono]
E con questo strappo, si erano fatte più forti, più audaci, riversandosi nel mondo e creando mostri. cose lunghe che ti indossavano come un completo, cose sorridenti che ti strappavano dalle tue ossa, cose che non vedevano che osservavano e osservavano e osservavano e non ti lasciavano mai. E con ogni nuova creazione, ogni nuovo servitore, le Paure si spingevano sempre oltre e nutrivano le cose che le creavano.
E con questo potere appena scoperto era arrivata l’avidità. La fame di dipiù, il desiderio informe, indefinito, ma impossibilmente enorme desiderio di esistere. Di unirsi alle menti che gli avevano dato una forma e uno scopo, e finalmente aveva assorbito la sua parte finché non erano una cosa sola. Non avevano idea di come, o quando, o nemmeno perché, ma ne avevano bisogno. Ne avevano bisogno.
[Inizia un coro di mormorii]
E così le cose che erano paura iniziarono a cantare, ad attirare a loro ancor più moltitudini, a dargli forma e a spingerli e supplicarle per la loro libertà. Per la loro esistenza. Ma anche se si contorcevano e spingevano e lottavano per emergere, non ci riuscivano. Non riuscivano a capire cosa fossero o dove fossero oltre le parole o le forme che gli potevano dare le menti inferiori.
[Leggeri suoni di ronzii, mentre il ruggito del fuoco svanisce e viene rimpiazzato da dei colpi quasi metallici]
Ma ce n’era una, la parte di quella che qualcuno avrebbe chiamato Il Ragno, a cui era stato dato un dono oltre tutti i suoi fratelli. Le menti che temevano diventavano sospettose dei loro stessi piani, delle connessioni e delle conseguenze, e nel tempo questi sospetti divennero minacce, poi ragnatele, poi nervi che garantivano al Ragno, alla Madre dei Burattini, alla Macchinazione Nascosta, una mente propria; per complottare e pianificare e fare le proprie connessioni, le proprie conclusioni. Ingranaggi, dentro ingranaggi dentro ingranaggi… Non distingueva, non poteva distinguere le sue altre parti, poiché se anche fossero stati capaci di comprendere certe cose, che non potevano, fidarsi, condividere in tale maniera andava contro la sua vera essenza.
E così tesse i suoi piani per fuggire non solo da questa effimera gabbia di non esistenza, ma anche dalla realtà stessa che avrebbero potuto rompere, e scese la sua vittima: Il Grande Occhio, il meno saggio tra tutti i frammenti, perennemente alla ricerca e a consumare sapere che non poteva comprendere. Giocava e rigirava e anche se L’Occhio aveva portato un nuovo mondo, un vasto panorama senza fine di terrore e agonia, il luogo da cui si sarebbe potuto diffondere, e tessere una nuova tela molto più grande di quanto non concepito nelle menti che le avevano dato origine.
Alla fine, avrebbe avuto la sua fuga e con quella la sua… apoteosi.
[I suoni svaniscono mentre le statiche crescono e poi svaniscono]
[L’Archivista espira forte]
ARCHIVISTA
No. Non succederà. Ha solo trovato la sua fine.
[La porta si apre]
MARTIN
Jon?
[Passi che risuonano sul marmo]
Jon!
ARCHIVISTA
Martin, che ci fai qui?
MARTIN
Oh grazie a dio. Solo, solo, solo ferma quel che stai per fare, okay? So che pensi che è un -
Cos’è quello?
ARCHIVISTA
Elias… Jonah Magnus.
MARTIN
[Scioccato] Lui - non hai -?
ARCHIVISTA
Mi dispiace, Martin.
MARTIN
[Terrorizzato e spaventato] Non l’hai fatto. N-No. No, no, no, no, no, no. No! Questo non è – Non puoi aver –
ARCHIVISTA
L’ho fatto. Lo sono.
MARTIN
Perché?!
ARCHIVISTA
Sai perché. Non posso farle uscire. Non posso! Non di nuovo.
MARTIN
Oh, cos’hai fatto, Jon!
ARCHIVISTA
Vai a dirlo alle altre. È finita.
MARTIN
N-No… tu non capisci!
ARCHIVISTA
Cosa?
MARTIN
Mi dispiace, Jon. Mi, mi dispiace così tanto… ho, ho visto che eri andato e… e sapevo che non-non avresti resistito. Non avresti mai potuto! So che mi avevi mentito, che saresti andato da solo…
ARCHIVISTA
Martin? Cosa hai fatto?
MARTIN
[Tremando] Gli ho detto di andare prima. Di farlo subito e… che ti avrei fatto parlare. Finché non avevano finito.
ARCHIVISTA
[Calmo] Oh, Martin.
MARTIN
Non pensavo che l’avresti fatto! Non senza di me! Non posso credere che l’hai fatto! Che mi avresti lasciato così! Me l’avevi giurato! Me l’avevi giurato, bastardo!
ARCHIVISTA
Martin! Sono ancora qui.
MARTIN
Lo sei!? Quanto di te è rimasto adesso?
ARCHIVISTA
Sono ancora io, Martin. Sono ancora qui.
MARTIN
Come fai anche solo a saperlo?
ARCHIVISTA
Mi dispiace Martin, lo sono, ma è fatta. Puoi odiarmi, puoi urlarmi, ma non cambierà nulla. Dovevo farlo. E avevi promesso.
MARTIN
[Tremante dalla rabbia] Non permetterti di dirlo. Non permetterti!
[La voce dell’Archivista ha assunto una qualità risonante mentre le statiche iniziano a cigolare leggermente]
ARCHIVISTA
Possiamo ancora stare assieme, qui. Finché non è finita.
MARTIN
Non stai ascoltando! Non ascolti mai! Sono là sotto a combattere quelle cose, e lo stanno facendo esplodere proprio adesso!
ARCHIVISTA
Va bene, Martin, farò ritirare i servitori.
Non possono farlo esplodere, non hanno… non hanno…
[Si tasta i vestiti]
Aspetta un –
Oh… Oh, no.
[Un ondata di statiche attraversa la scena, e l'Archivista si lascia sfuggire un gemito di agonia distorta]
MARTIN
Jon!
ARCHIVISTA
Martin, io – AH! AH!
MARTIN
Jon, dobbiamo portarti via da qui!
ARCHIVISTA
[Con un gemito] Io… non posso. Martin, sono parte di questo posto.
[Le statiche scricchiolano e lui trasalisce]
MARTIN
Dannazione, Jon!
ARCHIVISTA
[Sopportando] Aaaaaaargh! Posso… sopportarlo. Devo solo… resistere…
[Rumori di un’esplosione]
MARTIN
[A denti stretti] Andiamo, Jon! Andiamo!
[La voce dell’Archivista di distorce mentre l'edificio e la realtà iniziano a creparsi, il tutto con il cigolio delle statiche]
ARCHIVISTA
[In difficoltà] No! Riesco a sentirlo tirare… la ragnatela, le cassette, vuole -
No! Non lo permetterò!
MARTIN
Per l’amor di dio, Jon, andiamo!
ARCHIVISTA
Non posso!
Martin, esci di qui!
Cosa rimarrà di me dopo questo, non puoi vederlo.
MARTIN
No!
ARCHIVISTA
Da questo non posso proteggerti. Vai!
MARTIN
Non ti lascerò intrappolato qui ad uccidere il mondo mentre guardo!
ARCHIVISTA
Se rimani qui, morirai!
MARTIN
Allora morirò!
ARCHIVISTA
No!
[Pietra che crolla e Martin urla come se fosse stato colpito da qualcosa, inizia a singhiozzare]
ARCHIVISTA
Martin, ti prego! Non posso perderti. Non così…
MARTIN
Bello! Okay? Dove vai tu, vado anche io!
ARCHIVISTA
Questo è il patto…
[Il panopticon continua a crollare mentre delle forti statiche risuonano]
Okay.
MARTIN
Cosa?
ARCHIVISTA
Fallo! Il coltello è proprio lì. Lasciale andare.
MARTIN
[In lacrime] Non ti ucciderò!
ARCHIVISTA
Taglia il filo. Mandale via.
Forse moriremo entrambi. Probabilmente. Ma forse no. Forse, forse tutto va per il meglio, e finiamo da qualche altra parte.
MARTIN
Insieme?
ARCHIVISTA
In un modo o nell’altro. Insieme.
[Un clinic metallico]
MARTIN
Non penso di poterlo fare…
ARCHIVISTA
Devi essere tu. L’Occhio non mi lascerà farlo.
MARTIN
[Singhiozzando] Ne sei sicuro?
ARCHIVISTA
No.
Ma ti amo.
MARTIN
Anche io ti amo.
[Un bacio]
[Martin pugnala in profondità; si sente un unico singhiozzo]
[Singhiozzo doloroso]
[Cigolio distorto, che assomiglia al nastro di una cassetta che si disfa velocemente in un crescendo di statiche]
[Poi… CLICK]
[Un lungo silenzio]
[CLICK]
[Rumori di spostamenti di macerie e detriti; si sente in lontananza il canto degli uccello]
BASIRA
Huh.
[Vengono spostate altre macerie]
Funziona ancora.
GEORGIE
[Chiamando] Hai trovato qualcosa?
BASIRA
Solo uno dei vecchi registratori di cassette.
[Passi sulle macerie]
GEORGIE
Dio, sono proprio dei piccoli bastardi resistenti, eh?
BASIRA
Già.
[Più passi sulle macerie]
MELANIE
Niente fortuna?
GEORGIE
No. Ancora nessun segno di loro.
BASIRA
Nessun corpo, però. È un buon segno, forse?
GEORGIE
Forse.
MELANIE
Huh.
[Gli uccelli cinguettano, mentre i rumori di persone che ricostruiscono o ripuliscono si sentono in sottofondo]
Forse è ora di accettare che se ne sono andati.
BASIRA
Hm.
MELANIE
E, onestamente, probabilmente è per il meglio.
Voglio dire, non credo che le persone sarebbero proprio comprensive. Vi ricordate cosa è successo quando hanno trovato Simon Fairchild?
GEORGIE
Già…
MELANIE
E lui non è solo qualche avatar senza poteri rimasto qui, sapete? Stiamo parlando dell’Archivista.
BASIRA
Sì okay, ti sei spiegata. [sospira] Solo sarebbe bello saperlo con certezza.
GEORGIE
Possiamo solo sperare.
BASIRA
Suppongo.
[Una lunga pausa]
GEORGIE
Dovremmo andare. Presto sarà buio, e abbiamo ancora bisogno di batterie per le luci.
MELANIE
E sono sicura che Rosie non vede l’ora che le togliamo l’Ammiraglio dai piedi.
GEORGIE
Lei sarà okay, si è calmato molto.
MELANIE
Grazie a dio per il tonno in scatola.
Andiamo.
BASIRA
Cosa volete che ne faccia di questo?
GEORGIE
Lascialo. Abbiamo finito con le cassette.
MELANIE
Vuoi che lo distrugga?
BASIRA
Penso… che probabilmente possiamo solo spegnerlo.
MELANIE
Okay.
[Passi mentre Melanie e Georgie se ne vanno]
BASIRA
Se qualcuno sta ascoltando…. Addio.
Mi dispiace, e…
Buona fortuna.
[CLICK]
[Traduzione di: Victoria]
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MAG199 - ########-39 - Portare a termine
[Episodio precedente]
[CLICK]
[Tutte le voci nell’episodio hanno la eco tipica delle gallerie o della torre]
MELANIE
Allora…
ARCHIVISTA
Già.
[Pausa carica di disagio]
MARTIN
Qualcuno vuole un’altra tazza di tè?
[Qualcosa di legno gratta sul pavimento della galleria]
Beh, heh, ho detto ‘tè’, ma è a malap-
GEORGIE
Non possiamo continuare a rimandare. Dobbiamo parlarne. Di cosa faremo.
MARTIN
Vuoi dire di che cosa farà Jon.
BASIRA
No. Se lo facciamo, serviremo tutti quanti.
MELANIE
Dici ‘se’? È praticamente la nostra unica opzione, no?
ARCHIVISTA
No, non lo è.
MELANIE
Allora, stiamo davvero valutando ‘lasciamo che Jon diventi dio’ come una legittima opzione ora?
BASIRA
Non possiamo scartarla e basta.
[Espira con esasperazione]
MARTIN
Sì che possiamo.
MELANIE
Anche per me!
MARTIN
[Soddisfatto] Grazie.
GEORGIE
Dobbiamo comunque parlarne.
Proviamo a fare per bene il punto. Quali sono le altre nostre opzioni qui? Da quel che vedo ce ne sono tre.
MELANIE
Okay.
GEORGIE
Uno. Seguiamo il piano di Annabelle. Distruggiamo il Panopticon, uccidiamo Elias -
ARCHIVISTA
Jonah –
GEORGIE
È uguale.
ARCHIVISTA
– Magnus.
GEORGIE
Lo uccidiamo, e rilasciamo le Paure in… quante altre realtà?
BASIRA
Ha detto migliaia, ma non penso lo sappia davvero.
GEORGIE
Jon?
ARCHIVISTA
Non è qualcosa che posso vedere, temo.
GEORGIE
Ma sono tutte le altre realtà, o solo alcune?
ARCHIVISTA
È rilevante?
MARTIN
Voglio dire, forse? Se ci sono infiniti modi là fuori allora “migliaia” non è nemmeno una goccia nel mare, parlando a livello cosmico.
MELANIE
“Parlando a livello cosmico”?
MARTIN
Sai cosa intendo.
[Melanie sospira]
BASIRA
Sì tratta comunque di più di una, però, no? Il che è l’oggetto della discussione.
GEORGIE
Allora per ricapitolare, l’opzione uno è uccidere Jonah Magnus –
MELANIE
Mmhmm.
GEORGIE
– e liberare le Paure. Salvare il mondo, ma condannare altre realtà alle paure.
MELANIE
Non sappiamo se saranno condannati.
GEORGIE
Diffondere le paure nelle altre realtà.
L'opzione due è Jon prende il posto di Magnus. Tiene i poteri contenuti qui con noi, e fa del suo meglio per rendere il posto un po’ più… tollerabile, fino alla fine.
MARTIN
E lo perdiamo.
ARCHIVISTA
Martin…
MARTIN
No, Jon, mi dispiace se un mondo è ancora importante in un’infinità di dimensioni, allora lo stesso vale anche per una persona.
MELANIE
Credo che il problema sia che lui è un po’ troppo importante.
MARTIN
Il punto è non hai l’obbligo di sacrificarti solo per rendere la vita di tutti un po’ più facile.
ARCHIVISTA
Le ho già rese molto più difficili!
MELANIE
Hmmm.
MARTIN
[Tagliente] Allora dovremmo sacrificarci tutti, perché ogni persona in questa stanza ha la sua parte di responsabilità.
MELANIE
Hey! Georgie non ha fatto niente!
GEORGIE
No, Melanie, io, non ho fatto niente.
MELANIE
[A bassa voce] Già.
GEORGIE
E forse avrei dovuto. Me ne sono tenuta fuori, anche quando avevo una discreta idea di quel che stava succedendo verso la fine. Ma… avrei dovuto saperlo. Nascondersi non è mai d’aiuto.
MELANIE
Ti tiene viva.
GEORGIE
Per un po’! Ma… non possiamo fare niente di vero, no? Non siamo riuscite a salvare nessuno.
BASIRA
Okay, va bene, colpa per tutti. Ma i fatti sono, Jon è l’unico che può prendere il Panopticon.
MARTIN
Potete smetterla di rimettere tutto a lui?
GEORGIE
Il che ci porta alla nostra terza opzione.
ARCHIVISTA
Che sarebbe?
GEORGIE
Non fare niente. Noi… ci adattiamo al nuovo mondo, e ci limitiamo ad aspettare che finisca.
ARCHIVISTA
Lasciando tutti a soffrire finché i Poteri non si consumano.
MARTIN
Avevi detto tu stesso che anche se prendessi il controllo, non potresti fermare la sofferenza. Se la teniamo tutta intrappolata qua dentro, sarà infernale in entrambi i casi.
BASIRA
Per noi però andrebbe bene, no? Non siamo noi quelli intrappolati nei nostri peggiori incubi.
MELANIE
Dove vuoi arrivare?
BASIRA
Abbiamo il diritto di prendere questa decisione? Noi cinque? Per il mondo intero, o forse per infiniti mondi di cui non sappiamo niente?
GEORGIE
No, ovviamente no. Ma qui ci siamo noi. E dubito che là fuori ci sia qualcun altro in una posizione migliore per prendere questa scelta.
ARCHIVISTA
Non c’è.
GEORGIE
Allora siamo quelli che devono decidere, e dobbiamo riconoscere che fare niente è comunque un’azione fattibile.
[Lungo sospiro]
BASIRA
Potremmo chiederlo a loro.
GEORGIE
A chi?
BASIRA
Alle persone intrappolate nei domini. Quelli che stanno davvero soffrendo. Perché non vediamo cosa vogliono?
ARCHIVISTA
[Con dolore] Perché lo sò già. Vogliono che finisca.
Ma provare a spiegargli tutto, dargli abbastanza contesto per prendere una vera decisione ponderata… non credo sia possibile mentre sono ancora intrappolate. Sono troppo fuse con i loro domini.
BASIRA
Allora le portiamo fuori.
[A Melanie & Georgie] Voi avete già salvato delle persone; possiamo farlo di nuovo.
GEORGIE
Vero…
MARTIN
C-Certo, ma non possiamo tirare tutti fuori. In tal caso, ci limiteremmo a decidere chi sceglie capendone ancor meno di noi.
MELANIE
Giusto? È una cosa piuttosto meschina, tirarli fuori solo per chiedergli se sono disposti a sacrificarsi per il bene superiore.
MARTIN
Mmm.
BASIRA
Più meschino che scegliere per loro?
MELANIE
Se la decisione è di farlo, allora forse sarebbero grati che gli abbiamo risparmiato il senso di colpa.
MARTIN
Se è solo una questione di senso di colpa, allora me l’assumo io adesso. Preferirei passare il resto della mia vita a rimanere sveglio chiedendomi se ho fatto la scelta giusta, piuttosto che rimanere sveglio ad ascoltare le urla di ogni singola persona sulla Terra che viene torturata!
ARCHIVISTA
[Arrabbiato] Cosa? Quindi è meglio che mille volte tante persone urlino pertanto che non le possiamo sentire?
MARTIN
No! Perch�� Annabelle ha detto che non sarebbe stato così. Ovunque vadano, sarà come prima, con tutti i poteri in agguato nell’ombra.
MELANIE
E il nostro mondo è sopravvissuto così per… per quanto, tutta la storia?
MARTIN
Mmmm.
MELANIE
Certo, non è il massimo, ma non, non è come se lee altre realtà non abbiano già delle cose brutte che stanno accadendo. Abbiamo vissuto tutti con dei mostri tra nell’ombra, e ciò nonostante abbiamo vissuto insieme.
BASIRA
Già, finché non abbiamo- finché non è partito il rituale. Cosa impedirà che succeda la stessa cosa negli altri mondi?
MARTIN
Ci, ci sono voluti tipo millenni di rituali falliti prima che accadesse. Il che vuol dire che deve esistere una possibilità che non succeda a fatto, no?
GEORGIE
Forse.
MELANIE
E se dovesse succedere, sarà a causa delle azioni delle persone in quelle realtà, proprio come qui è stato a causa -
ARCHIVISTA
Mia.
MELANIE
A causa nostra.
Quello che voglio dire è, non possiamo assumerci la responsabilità per tutte le ipotetiche azioni di persone ipotetiche in tutti gli altri universi.
Alla fine, le Paure che viaggiano in quegli altri luoghi non sono una sentenza di morte. E anche se dovesse succedere il peggio, potrebbero solo trovarsi nella stessa identica nostra posizione, a decidere se trasmetterla.
MARTIN
Come la catena di sant’antonio peggiore di sempre.
MELANIE
Esattamente. Probabilmente avrebbero il loro Panopticon, i loro Archivisti.
MARTIN
[Rabbrividendo] I loro Martin.
MELANIE
Se sono fortunati. Heh.
MARTIN
Oh, ha, ha.
ARCHIVISTA
Ma il punto è, abbiamo una possibilità per far finire tutto questo. Noi, noi non dobbiamo spedire la lettera. Possiamo tenerle contenute, e-e alla fine addirittura distruggerle.
GEORGIE
Possiamo davvero?
MARTIN
Che vuoi dire?
GEORGIE
Beh… Annabelle ha detto chiaramente che questa è la dimensione in cui erano, um, ‘nate’, credo?
ARCHIVISTA
No. No, l’Occhio non può vedere la sua stessa creazione, quindi… non so proprio come hanno iniziato a esistere. Forse non lo possiamo sapere.
GEORGIE
Allora, come facciamo a essere sicuri che non siano arrivate nella nostra realtà proprio in questo modo? Forse siamo solo un altro anello in una lunga catena della diffusione di queste cose da una dimensione all’altra, crescono al confine, si manifestano, e poi scappano da qualche altra parte.
MARTIN
Come delle erbacce.
BASIRA
O un fungo.
ARCHIVISTA
Certo, ma se anche fosse, non cambia la situazione.
BASIRA
Sì, invece. Se è una scelta tra fermare le Paure del tutto - distruggerle una volta e per tutte, qui e adesso - o essere solo un universo da cui non scappano, tra i potenzialmente infiniti da cui riescono a uscire… Sono scenari davvero diversi.
Lo sono per me, per lo meno.
ARCHIVISTA
Non lo sappiamo. E anche se catturiamo Annabelle, e le spremiamo più informazioni, non credo lo sappia nemmeno lei. Semplicemente non abbiamo quell’informazione, e non possiamo decidere arbitrariamente che è vero solo perché rende scegliere più facile per noi.
MARTIN
E tu non puoi decidere arbitrariamente che non lo è perché vuoi un motivo migliore per martirizzarti!
ARCHIVISTA
Non è quello che sta succedendo!
MARTIN
No?
MELANIE
In ogni caso, non è una conclusione irragionevole. È altrettanto probabile che questa sia la dimensione in cui sono nate. È-È più probabile, addirittura, il che vuol dire che condannermmo tutti senza motivo.
ARCHIVISTA
Non ‘senza motivo.’ E siamo onesti per un secondo, tu vuoi solo una scusa per piantare un coltello in Jonah Magnus.
GEORGIE
Jon!
MELANIE
No, ha ragione. Voglio che il bastardo saccente muoia, e se avessi la possibilità di farlo di persona, puoi scommetterci che lo farei in un istante. Ma se pensi che è l’unica cosa di cui mi importa, allora francamente puoi uscire dalle mie gallerie e affogare nella tua superiorità morale.
[Pausa carica di tensione]
MARTIN
Non, non posso starmene qui, e guardare tutto il mondo che rimane così per la remota probabilità che sia un piccolo bene da qualche altra parte.
ARCHIVISTA
Forse non deve rimanere.
BASIRA
Farai meglio a pensare molto bene alle tue prossime parole.
ARCHIVISTA
Sto solo dicendo… se prendessi il mio posto nel Panopticon, speravo di poter rendere le cose più facili per tutti, ma… forse potrei solo renderle più veloci. Spostare le persone verso La Fine. Accelerare le cose.
[Georgie trema]
GEORGIE
L’Occhio te lo lascerebbe fare?
ARCHIVISTA
È come ha detto Annabelle, non ha lungimiranza. Finché sarà nutrito, dubito che saprebbe nemmeno che è troppo tardi. E la Ragnatela non potrebbe toccarmi una volta che sarò al comando.
GEORGIE
Jon, stai parlando di uccidere tutto il mondo…
ARCHIVISTA
Eri tu quella che voleva valutare ogni opzione. Dobbiamo ammettere che farla finita velocemente potrebbe essere una grazia.
La verità è, ogni scelta che facciamo ci porterà a un’atrocità di un genere o un altro. Perlomeno così sappiamo come finisce la sofferenza.
BASIRA
No. No, non me ne starò qui, a guardarti cercare di giustificare uccidere l’umanità.
ARCHIVISTA
[Arrabbiato] E in cosa è diverso da lasciare che accada da sè?
BASIRA
[Con forza] Perché lo è. Non è un’opzione. Fine della discussione.
ARCHIVISTA
Basira –
MARTIN
Uh, non posso accettare che sia davvero disperata. Deve esserci una possibilità che quegli altri universi capiscano qualcosa che a noi è sfuggito.
MELANIE
Avranno le nostre stesse possibilità. Di più, forse. Alle Paure è servito molto tempo per avere una presa nel nostro mondo.
ARCHIVISTA
Dando per scontato che il tempo funzioni allo stesso modo in dimensioni diverse.
[Melanie sospira]
GEORGIE
Dobbiamo sperare.
ARCHIVISTA
Sperare che le nostre azioni non distruggano infiniti altri mondi!
GEORGIE
È meglio della certezza che distruggano questo!
[Silenzio carico di tensioni]
ARCHIVISTA
Sembra che abbiate tutti deciso, dunque.
BASIRA
Sembrerebbe di sì.
GEORGIE
Lo mettiamo ai voti, o altro?
ARCHIVISTA
[Un po’ offeso] Non serve. Pare abbastanza unanime a questo punto. Distruggiamo il Panopticon, e speriamo per il meglio.
MARTIN
Sì.
ARCHIVISTA
Bene. Vado a fumare.
[Passi]
[CLICK]
[CLICK]
[Rumori in sottofondo degli osservatori e suoni meccanici]
[Passi che salgono e un lungo sospiro]
GEORGIE
Lo sai che è vietato fumare dentro?
ARCHIVISTA
Faranno un’eccezione per me.
[Georgie ridacchia piano]
Tra l’altro, non riesco a pensare là sotto.
[Una boccata]
Non è vero, posso. È solo… stancante. Mi mette di cattivo umore.
È meglio qua sopra, vicino all’Occhio. I pensieri sono più veloci.
GEORGIE
Se la cosa ti consola, prima sembravi piuttosto concentrato.
ARCHIVISTA
Non era così, davvero, ma… grazie.
GEORGIE
Posso avere una sigaretta?
[L’Archivista sorride prima di passarne una]
ARCHIVISTA
Hmm. Certo. Pensavo avessi smesso?
GEORGIE
L’ho fatto, per la salute. Ma è già la fine del mondo, quindi… mi serve anche un accendino.
ARCHIVISTA
Già.
[Apre l’accendino]
[Georgie l’accende]
GEORGIE
Provavo ad evitare nelle gallerie quando avevamo il nostro, uh… quando c’erano gli altri.
Bell’accendino.
ARCHIVISTA
Hmm?
[Statiche leggere aumentano e diminuiscono]
Non volevi rovinare l’immagine delle profetesse?
GEORGIE
Pensavo solo che non volessero vedere una delle loro stimate leader fare due tiri in un angolo.
[L’Archivista mormora il suo consenso]
Una volta da bambina ho visto un vescovo fumare, con la veste pasquale e tutto il resto. Mi ha fatto davvero strano.
ARCHIVISTA
[Ridacchia piano] Allora probabilmente dovrei smettere anche io.
[Leggero suono metallico]
GEORGIE
Allora non ti dispiace se questo me lo tengo io?
ARCHIVISTA
[Distratto] Hmm.
[Delle statiche leggere si alzano e si abbassano]
GEORGIE
Mi dispiace. So che odi quel che stiamo facendo.
ARCHIVISTA
Odio tutte le opzioni. È solo… È tutta colpa mia, sai?
GEORGIE
Cosa, perché non sei stato capace di battere in astuzia la letterale personificazione dei piani e della manipolazione?
ARCHIVISTA
Mmm.
GEORGIE
Facciamo tutti delle scelte sbagliate, Jon. Non è colpa tua se qualche terrore arcano ha deciso che i tuoi avrebbero avuto ripercussioni sul mondo intero.
ARCHIVISTA
Erano comunque le mie scelte.
GEORGIE
Già. E ci devi convivere. Oppure no. Le uniche opzioni sono quelle, alla fine.
ARCHIVISTA
Hmm.
[Suoni di movimenti dal basso]
GEORGIE
In ogni caso, sembra che sia arrivato il tuo prossimo appuntamento.
Grazie per la sigaretta.
[Georgie si alza per andarsene]
ARCHIVISTA
Georgie…
GEORGIE
Sì?
ARCHIVISTA
Io, um…
[Passi distanti che risalgono le scale]
Sono felice che tu e Melanie abbiate l’una l’altra in tutto questo.
GEORGIE
Grazie.
E io sono contenta che tu abbia lui.
[I passi si fanno più chiari]
GEORGIE
È tutto tuo.
MARTIN
Grazie.
[I passi di Georgie scendono e svaniscono]
Stai benet?
ARCHIVISTA
Sì.
Scusa se le cose si sono scaldate là dentro.
MARTIN
Non scusarti. Mi sarei preoccupato di più se fossi stato super tranquillo.
ARCHIVISTA
Già.
MARTIN
Capirei se mi odiassi in questo momento.
ARCHIVISTA
Cosa? No! No, Martin, ti amo. Ti amerò sempre. E so che anche tu mi ami. Voglio dire… [sospira] è questo, no? Alla fine il nocciolo della questione è questo. Tu vuoi salvarmi.
MARTIN
Io voglio che tu salvi te stesso.
[Un lungo tiro alla sigaretta]
ARCHIVISTA
A volte… immagino che non sia mai successo niente di tutto questo. Se ci fossimo semplicemente… incontrati. Se fossimo stati insieme, senza… niente di tutto questo.
MARTIN
[Abbassa voce] Pure io.
Ma non l’avremmo fatto, no? Metterci insieme, intendo.
ARCHIVISTA
Huh? C-Cosa intendi?
MARTIN
Beh, è stato così, no? Quasi un anno facendo un lavoro normale insieme, e tu mi detestavi.
ARCHIVISTA
Non ti ‘detestavo’.
MARTIN
No, no, no, no. Ho ascoltato quelle cassette. A un certo punto hai detto esplicitamente che ti sarebbe stato bene se fossi stato fatto a pezzi da quella vecchia dei puzzle.
ARCHIVISTA
Oh dio, Angela! Ha! È ancora in giro, sai? Comanda un piccolo terribile dominio della Carne.
In ogni caso, non l’ho detto apertamente. L’ho lasciato a intendere.
MARTIN
Ammettilo, Jon, ti ci sono voluti quasi due anni di crisi e traumi solo per renderci compatibili. E fa schifo. Ma eccoci qui.
E non voglio che sia stato tutto invano. Non lo permetterò.
ARCHIVISTA
È molto dolce da parte tua, Martin.
Più o meno.
Grazie.
MARTIN
Ovunque tu vada, vengo anche io. Tutto qui.
ARCHIVISTA
Hai promesso di lasciarmi andare. Se avessi dovuto.
MARTIN
E tu hai promesso di non andare lì se ci fosse un’altra scelta.
E c’è. Quindi il patto è questo.
ARCHIVISTA
Il patto è questo.
MARTIN
Credo che è per questo che mi dà così fastidio, sai? Ci provo, ma non riesco davvero a immaginare di fare una scelta che so voler dire perderti.
E… fa male sapere che tu poi.
ARCHIVISTA
Tu non hai condannato il mondo intero, Martin.
MARTIN
Tutti noi –
ARCHIVISTA
[Brusco] No! “Tutti noi” un bel niente!
Io, sono io quello che ha causato tutto questo, ecco la verità! Sono io quello la cui vita intera non è stata altro se non una lunga preparazione a tutto questo.
MARTIN
Jon…
ARCHIVISTA
[Con tristezza] Non sei stato tu a pronunciare le parole! Non le hai sentite muoversi attraverso di te, uscire da come…
Io ho causato questo. È colpa mia. E non voglio… non posso permettere che nessun altro lo senta. Questo enorme senso di colpa opprimente.
Mai.
[L’Archivista tira su col naso come se avesse le lacrime agli occhi]
MARTIN
Hey. Hey, hey, hey, hey, vieni qui, vieni qui.
[Fruscio di tessuto, mentre l’Archivista tira su col naso]
Risolveremo tutto.
ARCHIVISTA
No.
Lo passeremo ad altri.
MARTIN
Non puoi saperlo.
[Si ricompongono entrambi]
ARCHIVISTA
Andiamo. Le altre staranno aspettando.
[Passi che scendono]
[Martin fa un sospiro pesante]
[CLICK]
[CLICK]
GEORGIE
Non ne sono certa. Hanno detto che erano fuori -  Oh, hey.
[Porta cigola, passi che entrano]
ARCHIVISTA
Eccovi qui. Mi stavo preoccupando.
MELANIE
Stavamo esplorando. Stavo facendo vedere a Basira dove pensiamo che sia la tubatura di gas.
MARTIN
E?
BASIRA
Niente di buono. Sapete quegli affari-occhio?
ARCHIVISTA
I vecchi Archivisti?
BASIRA
Già. Credo sappiano che sta per succedere qualcosa. Il posto ne è zeppo. È come se stessero cercando qualcosa.
MELANIE
O facesso da guardia.
MARTIN
Hmm.
GEORGIE
È per questo che le scale erano libere?
BASIRA
Sembrerebbe.
MELANIE
Mmm.
ARCHIVISTA
Allora qual’è il piano?
MELANIE
Credo che io e Georgie dovremmo andare alla tubatura, e speriamo che non si  accorgano di noi.
GEORGIE
Mi servirà una torcia. Potrebbero vederla.
BASIRA
Vi darò un diversivo; cercherò di attirarli lontano.
MELANIE
E se vedono la torcia di Georgie, andiamo con il piano B. Lei diventa un’altra distrazione, e io vado da sola.
GEORGIE
Non mi piace pensare che tu vada da sola.
MELANIE
E a me non piace pensare a te inseguita da vecchi Archivisti schifosi, ma eccoci qui.
MARTIN
Okay. Allora cosa farete quando la trovate?
GEORGIE
Abbiamo qualche vecchio attrezzo. Credo che armeggeremo finché non sentiremo odore di gas, e poi ci allontaniamo, diamo fuoco a qualcosa e poi di corsa. Non può essere così difficile rompere una valvola.
MELANIE
Jon, sei sicuro di questa cosa della tubatura di gas? Sembra davvero, non so, molto ordinaria.
ARCHIVISTA
È quel che ha detto Annabelle, e non stava mentendo. Per lo meno, non pensava di mentire.
BASIRA
Beh, è un po’ troppo tardi per i ripensamenti.
MARTIN
Quanto… quanto sarà grande l’esplosione?
GEORGIE
Grande abbastanza. Onestamente, sto sperando che ci sia un qualche motivo soprannaturale che la farà incanalare nella torre, altrimenti, uh… brutte notizie qui sotto.
MARTIN
Non fatevi male.
GEORGIE
Beh, faremo quel che potremo, ma tutto qui. Qualsiasi cosa serva, no? Se c’è un prezzo, lo paghiamo. Senza esitazione.
MELANIE
E non sarà nemmeno uno scherzo per voi. Salirete su quella torre per uccidere Elias, e se sbagliamo i tempi, sarete lassù quando esplode.
MARTIN
Jon non può farlo.
ARCHIVISTA
Cosa?
MELANIE
Certo che può, basta colpirlo con un raggio laser magico o che so io, proprio come con tutti gli altri. Come ha fatto con Helen.
ARCHIVISTA
Ascolta, Melanie –
MELANIE
Va bene. Se ne usciamo tutti, ne possiamo discutere. E se no, beh, non è che faccia alcuna differenza, no?
ARCHIVISTA
Suppongo di no.
MARTIN
Non state ascoltando. Voglio dire, se lui uccide Jonah, allora vista la nostra fortuna, lui finirà per prendere il suo posto nel Panopticon, no?
GEORGIE
[Sospira] Giusta osservazione.
MARTIN
Può venire su con me, ma quando si arriva a Jonah…
BASIRA
Dovrai essere tu a farlo.
MARTIN
Sì.
ARCHIVISTA
Martin… Io non–
BASIRA
Puoi farcela? Possiamo scambiarci di posto se non credi di poterlo fare.
MARTIN
No. No, posso farcela.
MELANIE
Assicurati che faccia male.
MARTIN
Oh, lo farò.
MELANIE
Per me va bene.
BASIRA
Anche per me.
GEORGIE
Okay. Sembra che abbiamo qualcosa di simile a un piano.
[Martin fa un suono di assenso]
BASIRA
Bel cambiamento.
[Vari suoni di assenso]
MELANIE
[Brightly] Vero, no?
Uh… Allora. Quando lo facciamo?
GEORGIE
Prima cosa domani mattina. Ci darà il tempo di prepararci e riposare.
MARTIN
Per me va bene.
MELANIE
Okay.
[Movimenti vari mentre se ne vanno]
BASIRA
Umm, hey, Jon? Puoi rimanere un attimo?
ARCHIVISTA
Sì?
BASIRA
Volevo solo… um…
Se non ne usciamo vivi… volevo solo ringraziarti. Per essere tornato indietro per me. [Sospira] Quello che ho fatto… Chi ero… io - Grazie.
ARCHIVISTA
Mi dispiace per tutto questo.
BASIRA
Abbiamo tutti dei rimpianti. Ma non possiamo cambiare quello che è stato fatto. Possiamo solo cercare di fare qualcosa di cui valga la pena con quel che ci rimane.
[Un sospiro pesante dall’Archivista]
ARCHIVISTA
Già.
[Passi]
[CLICK]
[Traduzione di: Victoria]
[Episodio successivo]
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tma-traduzioni · 2 years
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MAG198 - ########-38 - Precipizio
[Episodio precedente]
[CLICK]
[Passi sul ghiaino accompagnati dal turbinio del vento]
MARTIN
Allora… ne vogliamo parlare, o…?
ARCHIVISTA
Quando saremo tornati a Londra. Non - credo che serva a tutti del tempo per pensare.
MARTIN
Certo.
[I passi continuano per un po’ con un sospiro occasionale]
Cioè è una camminata piuttosto lunga. Possiamo parlare di qualcos’altro.
BASIRA
Tipo perché te ne sei andato con Annabelle Cane?
ARCHIVISTA
Basira…
BASIRA
È importante.
ARCHIVISTA
Può dircelo quando è pronto.
MARTIN
Uh, va bene. Non è che sia una grande sorpresa o roba simile.
A Londra, dopo che noi… uh…
ARCHIVISTA
Abbiamo litigato di brutto?
MARTIN
Io, uh… Sì, quello.
BASIRA
Che?
ARCHIVISTA
Per quel che dovremmo farne di Jonah. Del Panopticon.
BASIRA
Come, tipo se dovreste, uh…?
ARCHIVISTA
Sì.
MARTIN
Beh, in ogni caso, dopo di che, stavo per uscire a cercarti. Ma le gallerie arrivano ovunque, e devi aver usato un’altra strada per uscire o qualcosa del genere, e beh… lei era lì.
ARCHIVISTA
Ad aspettare?
MARTIN
Credo di sì? C’era una tale quiete. E Londra sembrava come prima. Allora ho capito che doveva avere la macchina fotografica, il che voleva dire che probabilmente Salesa era morto, e quindi, beh…
BASIRA
Quindi…?
MARTIN
Ho capito che era venuta lì per ucciderti, Jon.
ARCHIVISTA
Me?
E-E che mi dici di te?
MARTIN
Che ti dico di me? Non pensavo davvero di essere abbastanza importante da uccidere.
[Suoni di sorpresa]
BASIRA
Wow, Martin, questo è –
MARTIN
Scioccante, ho problemi di autostima, non è questo il punto. In ogni caso, ha detto di sapere cosa avevi intenzione di fare, cosa ti sarebbe successo là dentro e… e poi ha detto di conoscere un altro modo, uno dove saresti stato okay, ma non poteva dirmelo, doveva mostrarmelo.
BASIRA
E ti sei fidato della sua parola?
MARTIN
Certo che no, ma… se stava dicendo la verità, sembrava valerne la pena.
ARCHIVISTA
Perché non sei venuto da me?
MARTIN
Perché ha detto che se l’avessi fatto, se ne sarebbe andata senza di me. E poi… beh… saremmo dovuti rimanere con il piano A, e tu… tu non ci saresti stato più.
Okay, guarda, ammetto che non è stata una bella decisione, okay? Ma non ho visto nessuna alternativa. Mi sono immaginato che eri abbastanza al sicuro con le ragazze, e, beh…
ARCHIVISTA
Eri arrabbiato.
MARTIN
Già.
BASIRA
Okay.
MARTIN
E… se potevo offrirti un’altra alternativa, ne valeva il rischio.
Anche se è stato piuttosto -
BASIRA
Avventato?
MARTIN
– un colpo disperato.
BASIRA
Hmm.
MARTIN
[Ridacchia nervosamente] In oltre, sapevo che mi avresti seguito, e salvato se le cose si fossero messe male.
[L’Archivista sospira]
Guarda, mi, mi dispiace di averti fatto preoccupare.
ARCHIVISTA
Va tutto bene.
MARTIN
Ma, sembra che avessi ragione.
BASIRA
Se era davvero in buona fede.
MARTIN
Beh… sì.
BASIRA
E se lo fosse stata, si è mossa in modo davvero strano -
ARCHIVISTA
In modo manipolativo.
BASIRA
Già. Che sorpresa. Ma alla fine ha mantenuto la sua parte.
ARCHIVISTA
Huh.
MARTIN
Avrei potuto fare a meno di tutte le ragnatele, però. Sono ancora appiccicoso. Urgh.
ARCHIVISTA
Beh, adesso è finito. E sei al sicuro, questo è tutto quel che importa.
MARTIN
Non proprio…
BASIRA
Mmhmm. Abbiamo un’altra opzione da prendere in considerazione.
ARCHIVISTA
Quando torniamo. Voglio sentire cos’hanno da dire le altre.
MARTIN
Allora dovremmo proseguire.
Er, a tal proposito? Um… Dove, di preciso, andiamo adesso?
ARCHIVISTA
Avanti.
MARTIN
Uh, qu-quello è un precipizio, Jon.
ARCHIVISTA
[Sospira] Laggiù.
BASIRA
Oh fantastico.
MARTIN
A– S-Ser-Seriamente? Che ne è stato del lago gigantesco o qualsiasi cosa di cui Basira stava parlando? Non vedevo l’ora di arrivare al lago! M-Mi sta bene remare. Sono bravo a remare!
ARCHIVISTA
Mi dispiace. Alcuni percorsi sono a senso unico.
MARTIN
[Leggermente preoccupato] Cosa, allora che, questo è il nostro nuovo percorso allora? Una scaletta traballante sull’orlo di un precipizio che è così alto che non riesci nemmeno a vederne il fondo? Davvero?
ARCHIVISTA
Ammetto che non è una metafora fine.
[Basira ridacchia]
MARTIN
[Accigliato] Sì capisco. Non serve un’altra lezione sulla geografia degli incubi. È diventato palese appena l’ho detto ad alta voce.
ARCHIVISTA
Se ci fosse un’altra strada…
MARTIN
Sì, ma non c’è mai. Urgh, va bene. Andiamo.
[CLICK]
[CLICK]
[I passi sul metallo mentre scendono la scala, il vento gira rumorosamente attorno a loro]
MARTIN
[A sè stesso] Okay… Vai con calma.
Uno per volta. Uno per volta.
BASIRA
Attento al prossimo, Martin! È allentato.
MARTIN
Hmm.
Okay! Grazie!
Meraviglioso.
[Passi attenti, poi il metallo cigola e cede rimbombando e con una pioggia di ghiaia]
[Martin esclama con shock mentre ritrova l’equilibrio]
ARCHIVISTA
Martin! Martin, stai bene?
MARTIN
[Con non poco panico] Mmmhmm!
BASIRA
[Gentilmente] Ti avevo avvisato.
MARTIN
Mmmhmm!
BASIRA
Riesci ad andare avanti?
MARTIN
Sì, solo… solo… sì.
[Suoni metallici mentre continuano a scendere]
ARCHIVISTA
Martin, ti aiuterebbe sapere che se cadi, starai bene?
MARTIN
[Sospettoso] Definisci “bene”.
ARCHIVISTA
Io, uh –  Non moriresti.
MARTIN
Sì, ma farebbe ancora male, no?
ARCHIVISTA
Uh, sì.
Ma non tanto quanto-
MARTIN
E, soprattutto, sembrerebbe comunque che sto cadendo per molto. No?
ARCHIVISTA
Voglio dire, cadresti comunque per una distanza incredibile.
Solo non moriresti quando toccherai a terra.
MARTIN
Sì, ed eccoci.
BASIRA
Oh, mi sono mancati i tuoi discorsi d’incoraggiamento.
ARCHIVISTA
Temo che questo sia il massimo che posso fare.
MARTIN
Sì, beh, grazie per aver provato.
BASIRA
Possiamo continuare e basta?
ARCHIVISTA
Già.
[Continuano a scendere per un po’, poi…]
Ah.
BASIRA
Cosa?
ARCHIVISTA
Giusto.
BASIRA
“Giusto”, cosa?
MARTIN
Ragazzi, che sta succedendo là sotto?
ARCHIVISTA
La, uh… la scala finisce.
MARTIN
Che cosa vuoi dire che finisce?
BASIRA
Deduco che tu non intenda a terra.
ARCHIVISTA
No. No niente terra. E… niente più scala.
MARTIN
Allora cosa facciamo?
BASIRA
Che pensi? Saltiamo. E cadiamo.
[Martin ridacchia incredulo]
MARTIN
Cosa?! No! No, no. Io non, io non lo faccio. Questa, questa è ovviamente come una svolta sbagliata o qualcosa del genere.
BASIRA
È una scala a pioli, Martin.
MARTIN
Sì, lo so, Basira, ma in qualche modo ci siamo riusciti comunque!
BASIRA
Avevi detto che non ci avrebbe uccisi, giusto?
ARCHIVISTA
Giusto. Dovremmo solo provare e -
MARTIN
[Borbottando a sè stesso] Gesù… seriamente? Hah! Se, se tutti i tuoi amici saltassero in un burrone li seguiresti? No! No, non lo farei! Perché è stupido!
BASIRA
[Abbastanza dura da far smettere Martin] Martin! Basta!
ARCHIVISTA
Meglio assicurarci di sparpagliarci per evitare di colpirci a vicenda per mentre cadiamo, o - Oh! Ah.
MARTIN
Oh, Cristo, adesso cosa?
ARCHIVISTA
Scusate, io, uh… hah.
MARTIN
Ma sul serio?!
BASIRA
Non avresti potuto fare una dichiarazione prima che salissimo sulla scala?
ARCHIVISTA
Non è così che funziona!
MARTIN
Oh c–
BASIRA
Va bene. Io vado, allora. Vieni anche tu Martin?
[La scaletta cigola in maniera particolamente inquietante nel vento]
MARTIN
Oh… A-Allora le mie opzioni sono di saltare in un burrone, o rimanere aggrappato mentre Jon fa una dichiarazione?
BASIRA
E poi saltare. Sì.
MARTIN
[Impaurito] Ma che cazzo…
Va bene.
BASIRA
Okay.
MARTIN
Mmhmm.
BASIRA
Al tre.
Uno….
[Un cigolio metallico mentre Martin salta con un’espressione e un urlo che presto si perde nel vento]
[Sospira] O vai e basta allora, direi.
[Basira salta con un suono di determinazione e se ne va in maniera simile]
[L’Archivista sospira mentre le statiche delle dichiarazioni crescono]
[Suoni di arrampicata su una scaletta, molti respiri pesanti e metallo che cigola inquietantemente, polvere di roccia e forti venti]
ARCHIVISTA (Dichiarazione)
Giù
E giù
E ancora giù
Piolo dopo piolo dopo piolo per scendere giù per una lunga strada eterna verso niente
Un sentiero semplice, una linea che era stata definita prima che facessimo il primo passo oltre il bordo
Preghiamo di trovare un’altra strada ma tutto attorno la disperazione non è che aria vuota e deserta
Non guardare giù.
Non vedere quanto si può cadere.
E ancora non sappiamo cosa si aggira così in basso e attende a terra
L’unico suono il vento ululante che prova a spezzarci e il tintinnio metallico e il clack dei pioli arrugginiti iniziati così tanto più in alto
O sotto.
In quale direzione muoverci non è che uno scintillio lontano di quella che un tempo sarebbe potuta essere speranza
Ma adesso è solo una vertigine
Mentre il metallo cigola e urla le barre di ferro di questo scheletro consumato e morente a cui ci aggrappiamo per far infuriare il cielo
Non vogliamo morire
Ma cos’altro possiamo fare se non arrampicarci
Non guardare giù
Non guardare su
Il piolo sopra è liscio e bianco e fresco come un osso invecchiato
Liscio e friabile come il futuro
Morto e silenzioso come il passato
Il piolo sotto è consumato dalla ruggine
E cigola e si frammenta in polvere color ambra quando proviamo a posarci sopra un piede
[Un piolo si spezza, facendo cadere metallo e pietra]
Cadi via, cosa marcia
E lasciaci aggrappati con dita rigide e congelate mentre cerchiamo di indugiare qui e
Non guardare giù
Non seguire la tua strada
Non arrenderti all’aria
[Inizia un suono graffiante, lontano ma che si avvicina]
C’è un altro rumore
Un urlo graffiante dal cielo e perso e veloce nel suo vasto abbraccio
È un corpo, no, un paio, una dozzina di figure che si dimenano in preda al panico con le bocche spalancate
Per tutta la paura che teniamo dentro il nostro cuore e proviamo a ingollare
Mentre il vuoto reclama quelle anime ingollerà loro
[Il suono si trasforma in grida discordanti e poi in urla]
Sta piovendo
Cadaveri che non sanno di essere morti
O forse sì
Dalle loro gole roche sembrano non avere alcun dubbio sul loro destino
Urlano e scongiurano e trattano affinché la gravità attenda e gli dia un’altra chance di stringere vicina la scala
Poi non ci sono più
Abbandonati da tutto tranne che dall’attrazione indifferente
Del terreno sottostante che attende
Ma cadono così lentamente che forse potremmo vedere nelle loro facce
Noi stessi
Nei lineamenti o nel nome non c‘è riflesso ma nell’inflessione terribile e addolorata della loro caduta
Vediamo la nostra fine
E quando passano così velocemente che sembra quasi che non ci siano mai stati
Ci fermiamo e sudiamo e tremiamo e giuriamo
Non saremo noi
E non guardiamo giù
Il vento torna per far tremare i pali ai quali leghiamo la nostra strada e ci obbligano a continuare ma
Qualcosa è cambiato
Allunghiamo una mano tremante
No
Allunghiamo un piede nervoso
No
E in un istante arriva il colpo nello stomaco che non sappiamo più in che direzione siamo diretti
Viene in mente da dei ricordi sbiaditi un momento in cui abbiamo scoperto che la nostra unica via di fuga era giù
Oltre il precipizio franato per scendere da questa cosa tremante di metallo
E trovare sotto un terreno solido dove saremmo potuti essere liberi
Eppure ce n’è un’altra colorata ma non meno a fuoco per la chiarezza o la memoria
Di una palude fetida e fangosa che si appiccica con umidità stucchevole e opprimente
E aveva provato a trascinarci in sé e reclamare i nostri ultimi respiri nelle sue terribili profondità
Quindi nel terrore dei nostri estremi stringiamo i pioli sudici e scivolosi
Per tirarci su e fuori
Ma adesso l’aria è tutto ciò che vediamo e non ci potrebbe essere nessun precipizio o palude da cui fuggire
O immaginare come salvezza da questa scala che è tutto quel che sappiamo esistere
Tutto il resto è vuoto
E quindi aspettiamo
Il nostro respiro tenuto stretto al petto
Mentre aspettiamo un segno di quel che verrà
Dove potremmo andare
Alla fine guardiamo verso l’alto
E ne vediamo l’estensione contorta che ci porta nell’infinito o nel nulla
E odiamo pensare a tutta quella strada da scalare per trovare niente se non una cima sventolante e orfana
Superando tutte le nostre paure
Alla fine guardiamo verso il basso
E lo spazio sotto di noi non è infinto
Ma molto peggio il terreno lì è così spoglio e vuoto e duro e aspetta affamato la nostra caduta
Non riusciamo a contare quante miglia mentre proviamo a pensare a tali misure
Sembra allontanarsi
Eppure tale distanza non smorza il suo bisogno di nutrirsi delle nostre forme spezzate
E quindi ci aggrappiamo
Disperati
Immobili
Resistendo con tutta la nostra forza al fuoco ardente di quell’orribile desiderio oscuro di arrenderci
Alle braccia aperte dell’aria vuota
Mentre i corpi iniziano a cadere tutto attorno a noi un’altra volta
[Le statiche aumentano e poi svaniscono]
ARCHIVISTA
Okay. Beh. credo sia tutto, allora.
E uno…
[Un lungo espiro, lascia la presa e cade]
[CLICK]
[CLICK]
[L’Archivista si lamenta per il dolore]
MARTIN
Jon?
ARCHIVISTA
[Dolorante] Mmhmm. Sono qui.
Sono qui.
BASIRA
Andiamo, nemmeno Martin ha fatto così tante storie.
MARTIN
Me ne pento.
[Tossisce]
ARCHIVISTA
[Sibilando] C’è una bella differenza tra conoscere il dolore e provarlo.
MARTIN
Non preoccuparti, passa piuttosto velocemente.
ARCHIVISTA
Lo so.
MARTIN
Certo che lo sai.
ARCHIVISTA
Ma non è ancora passato.
MARTIN
Nope.
BASIRA
Dai, tiriamoti su.
[L'Archivista viene aiutato a rialzarsi con qualche esclamazione di dolore]
ARCHIVISTA
Okay. Sto bene.
BASIRA
Martin dice che quella là è Londra.
ARCHIVISTA
Sì.
BASIRA
Sembra ancora più incasinata del solito.
ARCHIVISTA
Sì. Noi, um, dovremmo essere al sicuro, ma meglio fare attenzione.
MARTIN
Già tieni gli occhi aperti.
BASIRA
Era una battuta, o..?
ARCHIVISTA
Avanti. Andiamo a casa.
[Passi mentre iniziano a camminare]
MARTIN
Intendi le gallerie?
ARCHIVISTA
Suppongo. Non lo so davvero.
[CLICK]
[CLICK]
[Passi e le voci riecheggiano mentre viaggiano nei tunnel]
MARTIN
Heilà?
ARCHIVISTA
Georgie? Melanie?
MELANIE
[Smorzato] Qua dentro.
[Passi mentre si muovono nella stanza indicata]
MARTIN
Hey, che è successo qui? Voi due state bene? Dove sono tutti?
GEORGIE
[Triste] Sono venuti a prenderli. Li hanno portati via. Come l’altra volta.
ARCHIVISTA
Oh, dio.
MARTIN
Chi è venuto?
GEORGIE
Le… cose in città. Sai, quelli, quelli che servono quell’occhio gigantesco.
ARCHIVISTA
A causa mia?
MELANIE
Probabilmente.
GEORGIE
B- Non importa. [sospira] È uguale all’ultima volta. Pensavamo che forse rimanendo in pochi sarebbe stato meglio, ma… No, è sempre stato tempo rubato.
MELANIE
A-Abbiamo provato a fermarli, ma-
GEORGIE
Ce, ce ne erano troppi. Noi… non abbiamo potuto fare niente. Abbiamo dovuto ascoltare mentre venivano trascinati via.
MARTIN
Mi dispiace così tanto.
BASIRA
Cavolo.
MELANIE
A-Aspetta? Basira, sei tu?
BASIRA
Heya, Melanie. Come, uh, come stai?
MELANIE
Sto be- cioè… bene se paragonata a - sai. Comunque, vieni qui.
[Melanie e Basira si abbracciano]
Dove sei stata?
BASIRA
In giro. Ti racconto dopo.
GEORGIE
Avete riavuto Martin, allora?
ARCHIVISTA
Sì.
MARTIN
Me la stavo passando bene finché non siete arrivati, e poi Annabelle ha iniziato a fare la strana per la compagnia.
BASIRA
A quel punto ti abbiamo salvato dalla morte certa.
MARTIN
[Borbottando] Beh, morte a malapena certa.
GEORGIE
Beh, è bello vederti tutto intero. Ritengo che la donna-ragno è, um…?
ARCHIVISTA
A dire il vero, no, è un po’ più complicato di cos.
MELANIE
No, preferisco una risposta vera, grazie.
MARTIN
Annabelle non stava cercando di uccidere nessuno. Voleva solo offrirci un’alternativa. Più o meno, dieci di un’altra opzione, credo.
GEORGIE
Sembra… inquietante.
MARTIN
Hmmm.
BASIRA
Lo è.
ARCHIVISTA
Già.
Avete qualcosa da bere tra le vostre provviste? Penso che mi serva davvero qualcosa.
[Rumore di bicchieri]
Dobbiamo parlare. Tutti quanti.
[CLICK]
[Traduzione di: Victoria]
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MAG197 - ########-37 - Connesso
[Episodio precedente]
[CLICK]
[Movimenti attenti e appiccicosi dell’Archivista e Basira mentre un vociare, un ronzio e un vuoto abissale riecheggiano attorno a loro]
ARCHIVISTA
Fai attenzione a dove metti i piedi. È una bella caduta.
BASIRA
[Sospira] Va bene, il fatto che sono appiccicose aiuta.
[L’Archivista grugnisce]
Andiamo.
ARCHIVISTA
Proprio dietro di te.
BASIRA
Ci sentiamo meglio adesso no? Senza quegli orribili cieli soleggiati e brezze fresche?
ARCHIVISTA
Sì, la gigantesca ragnatela che si estende in una voragine senza fine è un miglioramento notevole.
BASIRA
Non fingere di scherzare.
ARCHIVISTA
Per lo meno posso pensare coerentemente adesso. Almeno abbiamo una chance di - Quella non toccarla!
[Barira sfiora un segmento che rimbomba e riecheggia con cigolii di un tono molto alto, e la candenza di suoni ronzanti che variano con il riverbero]
BASIRA
Scusa.
ARCHIVISTA
Va bene, lei sapeva già che sono qui, è solo… speravo che saremmo riusciti a farti entrare di nascosto.
BASIRA
Fammi indovinare, lei è al centro?
[Le statiche di quando sa le cose aumentano leggermente]
ARCHIVISTA
Naturalmente. Lo sono entrambi. Martin è… sta bene. Ha… paura, ma è anche… frustrato.
BASIRA
E non puoi vedere il piano di Annabelle?
ARCHIVISTA
So che ha qualcosa da dirmi… e r-riguarda il buco sotto di noi… i suoi pensieri sono tutti là sotto… e i fili sono tessuti così vici, l-li seguo fuori e dentro e giù e attraverso i filamenti di ragnatela e nastro rigirato e giù e giù e giù nella fenditura nel vuoto che si estende sotto -
BASIRA
Woah! Woah!
[L’Archivista perde l'equilibrio ma Basira lo sostiene mentre le statiche svaniscono]
Attento! Attento.
ARCHIVISTA
Grazie.
Ha un - Scusa, ha una s-specie di attrazione.
[Sospirano con diversi tipi di sollievo]
Ogni volta che ne colgo un’occhiata, mi attira giù…
BASIRA
Cosa c’è là sotto?
ARCHIVISTA
Non lo so.
BASIRA
Questa è nuova.
ARCHIVISTA
È… altrove.
È tutto quello che so.
[L’Archivista sospira pesantemente poi i passi appiccicosi continuano]
BASIRA
Allora. Le cassette. Sono della Ragnatela, allora?
ARCHIVISTA
Sembrerebbe.
BASIRA
Lo sono sempre state? Fin dall’inizio?
ARCHIVISTA
Per quel che ne so, è difficile da d- Se le guardo troppo da vicino, la mia stessa voce, le cose diventano ripetitive, difficili da seguire.
BASIRA
Ho sempre pensato che fossero con L’Occhio. Tutta la storia del ‘osservare, ascoltare, aspettare’, sai?
ARCHIVISTA
No, le stavano sempre usando per tessere la loro ragnatela. Con le mie parole.
BASIRA
Anche le mie.
ARCHIVISTA
Vero.
BASIRA
Ma per cosa? E perché qui?
ARCHIVISTA
Io, uh –
[Cerca di ‘sapere’ ma perde l'equilibrio mentre le statiche aumentano per un istante assieme ai cigolii alti]
BASIRA
Dimentica la domanda.
ARCHIVISTA
Oh! Ooh. Hmm.
BASIRA
Non posso continuare a tenerti ogni due minuti.
ARCHIVISTA
Heh.
BASIRA
A un certo punto dovrò cedere alla tentazione.
ARCHIVISTA
[Sarcastico] Hah hah.
BASIRA
Domanda diversa, allora. Questa come ce la giochiamo?
ARCHIVISTA
Tu porti Martin al sicuro, poi io mi occupo di Annabelle Cane.
BASIRA
Già.
Credo che dovremmo ascoltarla prima.
ARCHIVISTA
Cosa scusa?
BASIRA
Prima che tu “ti occupi di lei”, dovremmo cercare di ottenere qualche risposta. Tutto questo… prendere Martin… vuole parlare.
ARCHIVISTA
Ha avuto moltissime occasioni. Non aveva bisogno di rapirlo.
BASIRA
Certo, ma forse lei-
Cosa? Perché quella faccia?
ARCHIVISTA
Come ti senti, Basira?
BASIRA
[Tagliente] Vuoi guardarmi nella testa? Vedere se è piena di ragni?
ARCHIVISTA
Io –
No, mi dispiace. M-Mi fido di te.
BASIRA
Tu come ti senti?
ARCHIVISTA
[Sospira] Sì, bene, non devi ribadirlo.
BASIRA
Sì che devo. Sei troppo coinvolto, e devo assicurarmi che non farai niente di stupido.
Situazioni così, non possiamo dare cose per scontate precipitosamente. No?
ARCHIVISTA
Vero.
Ma se fa del male a Martin, non mi tratterrò.
BASIRA
Se fa del male a Martin, sarò lì con te.
[Scricchiolii dal tono alto mentre riprendono a muoversi]
[CLICK]
[CLICK]
[Si sentono cigolii dal tono alto che svaniscono poco dopo a intervalli frequenti e il vento qui è più forte, assieme al rumore degli insetti]
[Qualche cassetta riproduce vecchie dichiarazioni, troppo basse per essere sentite distintamente tra le voci della gang degli archivi]
[Martin ha smesso di opporre resistenza, legato alla sedia con le ragnatele]
ANNABELLE
Si sta avvicinando.
MARTIN
[Tono acre] Come se potessi sentirlo con tutta questa confusione.
ANNABELLE
[Ridacchia] Mi dispiace che li trovi irritanti.
Sono un effetto collaterale del modo molto particolare in cui questa ragnatela è stata tessuta.
Pensavo ti piacesse la sua voce?
MARTIN
Mi piace, quando è la sua voce. Non mi sono mai piaciute le dichiarazioni. Sono sempre state - già.
ANNABELLE
Beh, fidati di me se ti dico che sentirai la sua vera voce molto presto.
MARTIN
Non riesco a vedere niente. Come fai a saperlo?
ANNABELLE
Vibrazioni.
MARTIN
Urgh, già, ragnatela, vibrazioni, certo. Ma non è veramente quel che sta succedendo qui, no? Allora perché non mi dici la verità? Non è come se scapperò. Inciamperei e cadrei là dentro, se ci provassi.
ANNABELLE
È un buon modo per visualizzare queste cose. Simboli e metafore… creano dei canali immediati in cui i Grandi Poteri possono fluire. Forme pronte per far manifestare la loro energia.
MARTIN
Bla, bla, logica dei sogni, bla. Ho già sentito questa lezione.
ANNABELLE
Preferisci se rimaniamo in silenzio finché non arriva?
MARTIN
Questo lo definirei a malapena silenzio.
ANNABELLE
Le fermerei se potessi.
MARTIN
Va bene.
Parliamo, allora.
ANNABELLE
Va bene.
[La pausa è lunga e carica d’imbarazzo]
C’è niente di cui vuoi parlare?
MARTIN
Non lo so! È piuttosto difficile pensare a due chiacchere da fare sospesi senza un vuoto senza fine!
ANNABELLE
Sei del tutto al sicuro finché non fai qualcosa di sciocco e ti stacchi.
MARTIN
Ah, già, già. L’hai detto, ma sembra che hai preparato tutta questa cosa per Jon, e non so davvero se dovrei provare a deragliarla, o se è proprio quel che vuoi che faccia, e e quindi non fare niente è alla fine la cosa giusta, sai? E… tu sei una persona con cui non è facile parlare.
ANNABELLE
Perché? A causa di quel che dico, o forse a causa delle cose che pensi sulle mie motivazioni?
MARTIN
Una qualsiasi. Entrambe.
ANNABELLE
Capisco.
[Un’altra pausa frustrata]
Possiamo giocare a un gioco?
MARTIN
Uhhh…
ANNABELLE
Venti domande? Animale, vegetale o minerale?
MARTIN
Animale. Ha otto zampe? Sì. È un ragno? Sì. Oh guarda, ho vinto io.
ANNABELLE
[Sorridendo] Un po’ tesi, vedo?
MARTIN
Certo che lo sono! Mi hai infilato in una strana ragnatela interdimensionale, e hai minacciato di riempirmi di ragni!
ANNABELLE
No. Ho detto di aver “considerato” riempirti di ragni.
MARTIN
Sì, chissene. Il punto è che c’è stato un momento in è stata la tua opzione principale! E per una volta ho scelto di quasi fidarmi di te, ti sei immediatamente rigirata contro di me e mi hai usato come esca!
ANNABELLE
Non ho tradito la tua fiducia.
MARTIN
Co-Cosa?
Il patto era che mi avresti detto un modo per finire tutto questo senza che Jon si intrappoli in quella torre. Usare me per intrappolarlo qui invece, nella metafora più clichè immaginabile, non è esattamente quel che mi aspettavo.
ANNABELLE
Forse mi sbagliavo su quanto saresti stato bene con noi. Non sono sicura che tu abbia abbastanza pazienza per La Ragnatela.
MARTIN
Oh, stà zitta.
ANNABELLE
Non devi preoccuparti per Jon.
MARTIN
Lo stai letteralmente attirando in una trappola. Questa trappola. Proprio questa qui.
[Martin si muove e fa risuonare la ragnatela, facendo partire forti riverberi]
ANNABELLE
Per favore non farlo.
Tecnicamente, sì. Questa è una trappola. Ma l’unica in vero pericolo sarò io. Se decide di uccidermi, non posso fermarlo. Nemmeno qui. E tu non sei un’esca, sei solo… un invito.
MARTIN
Oh. Meraviglioso. Non vedo l’ora di partecipare allo Show di Annabelle Cane.
ANNABELLE
Huh! Sai, una volta l’ho preso in considerazione.
MARTIN
Cosa scusa?
ANNABELLE
Uno show in TV. Arrivare nelle case di milioni di persone, dare ai più vulnerabili una leggera spintarella verso la paura. Probabilmente qualcosa per bambini. Non sono mai arrivata a niente, ovviamente. Queste cose raramente ci arrivano.
MARTIN
Scusa, scusa, di cosa stai parlando?
ANNABELLE
Sei tu quello che non voleva aspettare in silenzio.
MARTIN
B– S’, beh –
[I rumori, i ronzii e i cigolii dal tono alto cambiano cadenza]
Aspetta… aspetta, un attimo, è lui?
ANNABELLE
Sì. Direi che stai meglio con la Ragnatela di quanto avessimo pensato.
MARTIN
E - Aspetta, hai - No, uh… quella è… Basira? C’è –  c’è Basira con lui!
ANNABELLE
Sì.
Mi ero chiesta se sarebbe andata così.
Interessante.
E sfortunatamente per me. Sono due animi che devo tenere calmi. Le mie chance non sembrano buone.
MARTIN
Chance che non sono rilevanti se hai truccato le carte.
ANNABELLE
Vero. Adesso componiti. Cerca di sembrare… intenzionale.
MARTIN
Cosa vorrebbe dire?
ANNABELLE
Si aspetteranno una scena adeguatamente elaborata quando arriveranno, un quadro mostruoso. Detesterei deluderli.
MARTIN
Già…
[Martin cerca velocemente di sistemare la sua posizione]
Allora, p-pensavi a qualcosa del genere, o – ?
[Annabelle sospira, poi rilascia delle ragnatele, imbavagliandolo, e incollandolo solidamente alla sedia]
[Indigazione smorzata]
ANNABELLE
Le mie scuse per l’inconvenienza, ma le apparenze sono tutto, Martin. Ora, se non ti dispiace, devo cambiarmi in qualcosa di più adatto.
[Ossa che si spezzano e carne che si strappa, accompagnato dallo scoppiettio delle statiche, mentre Annabelle rivela che questa non era nemmeno la sua forma finale]
[La voce di Annabelle è più profonda da qui in avanti e non si sentono più le cassette]
Preparare il tuo pubblico è così importante.
[Suoni prolungati di trasformazione aracnide]
ARCHIVISTA
Annabelle Cane!
ANNABELLE
Ciao, John. Basira.
[Agitazione imbavagliata]
ANNABELLE
Calmati Martin. Non vorresti scivolare giù, no?
BASIRA
Lascialo andare!
ANNABELLE
Non ancora.
[Preoccupazione imbavagliata]
ARCHIVISTA
Perenne Osservatore, guarda questa cosa strisciante. Prendila -
[Annabelle tira su Martin]
ANNABELLE
[Tono di rimprovero] Ah. Ah. Ah!
[L’ansia smorzata aumenta fino a diventare terrore smorzato]
Sai meglio di me se posso davvero ucciderlo, ma sappiamo entrambi che se faccio cadere Martin da qui, è andato.
Quindi, diamoci tutti una calmata.
[Tristezza smorzata]
BASIRA
Cosa vuoi?
ANNABELLE
Darvi… a tutti voi, una via d’uscita da questo.
BASIRA
E non potevi solo, che so, dircelo?
ANNABELLE
Potevo, ma lui doveva credermi. E per quello, avevo bisogno che sentisse questo posto, questa apertura sotto di noi.
ARCHIVISTA
Mettilo. Giù.
[Richiesta di essere rilasciato smorzata]
ANNABELLE
Molto bene.
[Annabelle abbassa Martin delicatamente]
BASIRA
Martin, stai bene?
[Mmmhm smaorzato]
Sai, probabilmente saremmo stati più inclinati ad ascoltare se tu non avessi rapito il nostro amico.
ANNABELLE
Non l’ho fatto. È venuto di sua spontanea volontà.
[Concessione di punto smorzata]
ARCHIVISTA
“Spontanea volontà,” dice lei, mentre ci troviamo nel mezzo della sua fottuta ragnatela!
ANNABELLE
[Ride] Una giusta osservazione. Ma è una discussione per un���altra volta.
Volevo solo dire che non l’ho portato qui con la forza, delle minacce o un falso motivo. Ho fatto un’offerta, e lui ha accettato.
ARCHIVISTA
Martin, è vero?
[Un tentativo di spiegare smorzato, seguito da un sospiro smorzato e da un okay smorzato]
BASIRA
Te l’avevo detto.
ARCHIVISTA
Ne parleremo dopo. Una volta che sarai al sicuro.
[Un okay abbattuto e smorzato]
ANNABELLE
È completamente al sicuro adesso. Pertanto che tutti rimaniamo civili.
ARCHIVISTA
Va bene. Dì quello che devi dire. Dicci della tua “via d’uscita”.
ANNABELLE
Come desideri.
Le Grandi Paure, credi che pensino come facciamo noi?
ARCHIVISTA
Non “pensano” affatto. Esistono e basta.
ANNABELLE
Quasi vero. A dire la verità, dipende dalla Paura. Alcune esistono in un istante eterno, altre usano i ricordi per distorcere e modificare, ma per la maggior parte, il tempo è solo un’altra cosa con cui giocare. Considerare un futuro, un piano, non è qualcosa di cui sono capaci.
ARCHIVISTA
Ma non la Ragnatela?
ANNABELLE
No. Non la Madre-delle-Marionette, la Tessitrice-di-Piani.
BASIRA
Aspetta. Cosa mi dici dei rituali? Quelli erano piani.
ARCHIVISTA
No. Quelli erano… desideri, filtrati e interpretati dalle persone, e creature pensanti a cui hanno dato origine.
ANNABELLE
Sei ben informato, vero? Proprio così. Desideravano esistere, uscire dalle ombre, e banchettare con tutta l’umanità.
ARCHIVISTA
E l’hanno fatto.
ANNABELLE
Ma solo due di loro potevano davvero rendersene conto. Terminus, La Fine, sa che in quel mondo alla fine consumeranno loro stesse. E desidera quella fine.
ARCHIVISTA
[Rendendosene conto] E anche La Ragnatela lo comprende. Alla fine un rituale di successo li distruggerebbe tutti. Li lascerebbe intrappolati e a morire di fame in un mondo consumato senza nessuno di cui nutrirsi.
BASIRA
Aspetta, cosa? Questa mi è nuova.
ARCHIVISTA
Siamo passati da un dominio della Fine. Le vittime là muoiono davvero, il che vuol dire, anche se ci volesse… non so quanto tempo, alla fine La Fine reclamerà tutti e tutto. È inevitabile.
BASIRA
Oh. [Espira] Okay. Va bene. E cos’è che i poteri non comprendono?
ARCHIVISTA
Non capiscono le cose come le comprendiamo noi. Ma La Ragnatela si basa sulle connessioni, le conseguenze impreviste. Ovviamente, se ne rende conto.
ANNABELLE
Certo. E sapendolo, sapendo da secoli che alla fine saresti stato intrappolato, destinato a morire di fame, tu cosa faresti?
[Una lunga pausa pensierosa]
ARCHIVISTA
Pianificherei una fuga.
ANNABELLE
Esatto.
BASIRA
Una fuga? Verso dove?
ARCHIVISTA
Sotto di noi, Basira.
ANNABELLE
Questo non è ‘il’ mondo, è ‘un’ mondo. E anche se ci è voluto così tanto ad allargarlo, il passaggio a un migliaio di nuove realtà adesso è spalancato. Comunque, nonostante questo sforzo, i mondi al dilà per ora non sono contaminati dal tocco delle Paure.
ARCHIVISTA
I Poteri non esistono là? Sono, cosa, esclusivi alla nostra… dimensione?
ANNABELLE
Esclusivi? Oh, non lo saprei, ma di sicuro ci sono molti, molti mondi senza di loro.
BASIRA
Scusa, stiamo parlando di dimensioni alternative adesso? Seriamente?
ARCHIVISTA
Sul serio, Basira? Guardati attorno! È a questo punto che ti fai scettica?
BASIRA
Sì.
[Un improvviso cigolio dal tono alto]
Okay, dammi un po’ di tregua. Queste sono molte informazioni nuove e strane.
ARCHIVISTA
Allora La Ragnatela, vuole diffondersi? Scappare in nuove realtà?
ANNABELLE
Sì, ma non da sola. Ogni tentativo di separare le Paure è destinato al fallimento, come ben sai.
ARCHIVISTA
Ma come?
ANNABELLE
Abbiamo trovato quello che credevamo più probabile portare fuori le varie manifestazioni. Lo abbiamo marchiato da giovane, abbiamo guidato il suo sentiero come meglio potevamo. E poi, abbiamo preso la sua voce.
ARCHIVISTA
No…
ANNABELLE
La sua, e quella di quelli con cui camminava. Le abbiamo incise in nastri lucidi di parole e significato, e le abbiamo usate per tessere una ragnatela che si estendeva tra il passaggio per e oltre il nostro universo. Così quando le Paure hanno sentito la sua voce, e sono giunte con la loro orribile gloria, potranno allora viaggiarci attraverso.
O esserci trascinate.
BASIRA
Sta parlando delle cassette?
ARCHIVISTA
Sì.
BASIRA
Allora in che modo questa è una soluzione?
ARCHIVISTA
Perché affinché le Paure si diffondano in quei nuovi mondi, dovranno andarsene dal nostro, no?
ANNABELLE
Se una dovrebbe lasciare questo posto per… prati più verdi, il resto deve seguire.
ARCHIVISTA
Lasciandoci dietro nel processo, liberando il nostro mondo a costo del loro.
BASIRA
Che stai dicendo?
ARCHIVISTA
Possiamo passargli la nostra apocalisse.
[Realizzazione abbattuta e smorzata]
ANNABELLE
Niente di così estremo. In questi nuovi mondi esisterebbero come esistevano prima nel nostro, in agguato dietro la soglia.
ARCHIVISTA
Finché qualcuno non è abbastanza stupido da liberarle anche là.
ANNABELLE
Forse. Nemmeno La Madre può vedere il futuro. Solo provare a dargli forma.
ARCHIVISTA
E quindi diffondersi attraverso le realtà come una malattia!
ANNABELLE
Forse.
ARCHIVISTA
Non lo farò.
ANNABELLE
Forse. Hai visto le tue altre opzioni.
BASIRA
Cosa ti succede se scappano? Cosa succede a noi? Ne siamo tutti stati toccati.
ANNABELLE
Io o viaggerei con loro, o morirei. Non so quale. La mia vita è sostenuta solo dalla Ragnatela. La maggior parte semplicemente perderebbe qualsiasi potere gli è stato donato.
Jon perderebbe buona parte di sé stesso, le parti di lui che sono l’Occhio. Ma sopravviverebbe. E forse cosa più importante, rimarrebbe chi crede di essere. Porrebbe fine alle sofferenze di quelli che sono ancora qui.
BASIRA
Come potremmo farlo?
ARCHIVISTA
Basira!
BASIRA
Dobbiamo saperlo, Jon.
ANNABELLE
È molto semplice.
Distruggi gli Archivi, e strappa la pupilla dell’Occhio.
BASIRA
[Sarcastica] Oh, tutto qui?
ANNABELLE
Allo stesso tempo.
[Scoraggiamento smorzato]
ARCHIVISTA
Capisco. Distruggi il Panopticon, e rilasciarne il potere. Uccidi Jonah, e interrompi la connessione tra le Paure e il mondo. Fallo nello stesso momento, e… per un solo istante, tutto il potere scorrerebbe attraverso la loro unica connessione rimanente con la realtà: le cassette.
ANNABELLE
E verrebbero trascinare da questo, tirate via dalle nostre realtà, e verso nuove…
BASIRA
E come di preciso dovremmo distruggere gli Archivi?
ANNABELLE
Molti anni fa un disegnatore ha fatto un errore sfortunato ed egregio in certi documenti di pianificazione urbanistica. E come risultato, un’insolitamente grande e pericolosa tubatura di gas è stata costruita proprio sotto l’edificio che conoscete come l’Istituto Magnus, in un luogo che sarebbe stato protetto dalle gallerie di Robert Smirke, non toccata dal cambiamento del mondo. Dovete solo darle una scintilla.
ARCHIVISTA
Darle una scintilla?
ANNABELLE
Precisamente. E guarda caso lo strumento prefetto una volta ti è stato consegnato come segno d’apprezzamento. Anche se devi davvero imparare a prendertene più cura. In qualche modo sembri sempre dimenticartene, non è così?
ARCHIVISTA
Cosa?
BASIRA
Jon, è quel tuo stupido accendino.
ARCHIVISTA
[Indignato] Il mio cosa?
[L’Archivista tira fuori l’accendino dorato con le ragnatele in rilievo dalla tasca e lo apre con uno scatto]
Oh?
Oh.
ANNABELLE
Una piccola ancora del nostro potere, così che noi, e le nostre cassette, possiamo seguirti ovunque tu vada.
ARCHIVISTA
Capisco.
Allora…
[Chiude l’accendino di scatto]
…se dovessi tirarlo via -
[Annabelle sossurra]
-nel tuo piccolo buco…
[Preoccupazione smorzata]
ANNABELLE
[Con attenzione] Lo sconsiglierei.
ARCHIVISTA
Oh, davvero?
BASIRA
Jon, ha ancora Martin.
[Un promemoria smorzato]
[Uno stallo teso]
ARCHIVISTA
Va bene!
Va bene.
Tutto qui, allora? Tutto quello che volevi dirci?
ANNABELLE
È tutto.
ARCHIVISTA
Allora qui abbiamo finito. Dacci Martin.
ANNABELLE
Come desideri.
[Annabelle strappa le ragnatele che legavano Martin]
[Martin avanza verso i suoi amici, tossendo e sputacchiando]
MARTIN
Jon!
ARCHIVISTA
Martin!
[Fruscio di tessuto]
MARTIN
Oh dio, mi dispiace così tanto, io -
ARCHIVISTA
Va tutto bene.
MARTIN
– non mi ero reso conto che –
ARCHIVISTA
Parliamo dopo.
BASIRA
E lei?
ARCHIVISTA
[Tono duro] Bella domanda. Per quel che ne so adesso non c’è niente che mi impedisca di ucciderti. E tirare via questo accendino una volta per tutte.
ANNABELLE
Niente, tranne che per la tua indecisione.
Ho fatto la mia parte fino alla fine. Sei tu che decidi come esco di scena.
MARTIN
Jon?
ARCHIVISTA
Vai!
ANNABELLE
Molto bene. Non ci vedremo di nuovo, Archivista. Ma attendo con impazienza la tua decisione.
[Annabelle si ritira, avanzando verso l’alto e lontana dalla fenditura piena di ragnatele, con una scia di cigolii dal tono alto]
MARTIN
Allora… adesso cosa facciamo?
ARCHIVISTA
Andiamocene da qui. Dopo di che… vedremo.
[CLICK]
[Traduzione di: Victoria]
[Episodio Successivo]
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MAG196 - ########-36 - Questa Vecchia Casa
[Episodio precedente]
[CLICK]
[Passi su un marciapiede che avanzano con costanza, accompagnati dal cinguettio degli uccelli]
ANNABELLE
Hai intenzione di camminare così lentamente per tutto il tragitto?
MARTIN
Tu hai intenzione di restare zitta per tutto il tragitto?
ANNABELLE
Forse… questo è perchè non sembrava che ti sarebbe piaciuto quello che avevo da dire.
MARTIN
No, è perché non avresti davvero detto niente, vero? Erano tutti ancora presagi inquietanti.
ANNABELLE
Forse perché stavo solo cercando di far sembrare le cose… familiari?
MARTIN
Forse tutta questa cosa del rispondere a una domanda con una domanda sta diventando un po’ irritante. Tra l’altro è un po’ tardi per fare i modesti. Mi hai promesso una vera risposta diretta.
ANNABELLE
L’otterresti molto più velocemente se non continuassi a fermarti.
MARTIN
Hey, questa è la tua bolla magica. Sei te quella a far sì che, tipo, camminare davvero, camminare fino ad Oxford. Quindi scusa se devo sedermi di tanto in tanto, come un umano.
ANNABELLE
E le pause per leggere?
MARTIN
Non è che tu sia una compagnia interessante.
ANNABELLE
E non ha niente a vedere con il fatto che le anime perdute nella nostra zona ricevono anche loro delle pause dai loro tormenti?  Hmmm?
MARTIN
E se anche fosse? È un problema?
ANNABELLE
A dire il vero, lo trovo molto rassicurante.
MARTIN
Grande, perché ho bisogno comunque di riposare. Alcune di queste case hanno dei letti veri, e non dormo su un materasso da Sa-
[I passi rallentano, poi si fermano]
Hmm.
ANNABELLE
Problemi?
MARTIN
Ha sofferto?
ANNABELLE
Chi ha sofferto?
MARTIN
Solo… rispondi alla domanda.
ANNABELLE
No.
L’ho fatto mentre dormiva.
È sempre stato premuroso, quindi… volevo onorare i suoi desideri.
MARTIN
È un peccato.
ANNABELLE
Lo è davvero?
MARTIN
Cioè… sembrava gentile. Per lo meno con noi.
ANNABELLE
E che mi dici delle sue vittime? Delle persone a cui ha distrutto le vite?
MARTIN
Non posso parlare per loro. Non le conoscevo, no?
ANNABELLE
No. Non le conoscevi.
[I passi riprendono]
MARTIN
[Sospira] Manca ancora molto?
ANNABELLE
Meno dell’ultima volta che me lo hai chiesto.
MARTIN
Potresti semplicemente provare a rispondere a una domanda come si deve? Solo per una volta?
ANNABELLE
Adesso siamo vicini. Manca giusto qualche strada.
MARTIN
Grazie.
Oh. Uhh… Huh. Um…
ANNABELLE
Oh andiamo, Martin. Non ti aspettavi davvero che lui ci trovasse prima che arrivassimo, no?
MARTIN
[Poco convincente] N… no…
ANNABELLE
Abbiamo un vantaggio notevole, e anche la fotocamera, non dimenticare. Inoltre anche se ‘accorresse in tuo aiuto’, poi cosa? Proveresti a spiegargli che sei qui di tua spontanea volontà?
MARTIN
Voglio dire, è un modo piuttosto gentile di descrivere il ricatto.
ANNABELLE
Oh, è ricatto, vero? Offrirvi una via di fuga da tutto questo?
MARTIN
Hai detto che se avessi detto a Jon che volevo aiutarti tu te ne saresti andata, e io non l’avrei mai saputo.
ANNABELLE
E mi hai creduta, il che è stato molto nobile da parte tua.
MARTIN
[Incespica un po’] Non avrei dovuto.
ANNABELLE
Perché no? Non ti ho mentito, ho solo un’altra opzione per te. Una che vuol dire che nessuno di voi deve morire o essere consumato da nessun potere oscuro.
MARTIN
Oh, ma non puoi semplicemente dirlo a me o a Jon. Oh no, no, questo vorrebbe dire essere diretti.
ANNABELLE
Potrei..
[Martin sospira]
Ma è molto meglio se lo vedete con i vostri occhi. E lui non sarebbe venuto di sua volontà. Deve pensare di venire per te.
MARTIN
Può letteralmente vedere ogni cosa. Sono sicuro che probabilmente lo sa già.
ANNABELLE
In un certo senso, forse. Ma garantisco che essere qui di persona è qualcosa di molto diverso.
Andiamo.
MARTIN
Hey, quello è – ? Mi avevi detto di non portare un registratore di cassette.
ANNABELLE
No. ho detto che non ce ne sarebbe servito uno. Abbiamo cassette in abbondanza.
MARTIN
Ma allora -
ANNABELLE
Siamo arrivati.
[I passi si fermano]
MARTIN
È questa?
ANNABELLE
Ah, avevo dimenticato, tu non ci sei mai stato prima, vero?
Beh? Che te ne pare?
MARTIN
È… C-Cioè, è, um…
ANNABELLE
Solo una casa?
MARTIN
Beh… beh, sì.
ANNABELLE
Che ti aspettavi?
MARTIN
Non so, tipo…  qualcosa di un po’ più scenico, credo.
ANNABELLE
Vediamo cosa possiamo fare.
[Passi, poi un cigolio quando Annabelle wore la porta]
[Teatrale] Entra nel mio salotto.
MARTIN
Hmmm.
Okay.
[Passi mentre Martin segue, passando dal marciapiede al legno]
[La porta si chiude dietro di lui]
ANNABELLE
Accomodati pure.
[Martin appoggia la borsa, si siede]
MARTIN
[Sospettoso] Allora… e adesso?
ANNABELLE
Ti ho scritto una dichiarazione. Vorrei che la leggessi.
[Un fruscio di fogli, poi dei passi]
MARTIN
E se non lo facessi?
ANNABELLE
Allora ce ne stiamo seduti qui finchè non arriva l’Archivista. Ma ti suggerirei di leggerla. Credo che la troverai… illuminante.
[Una lunga pausa prima che Martin sospiri pesantemente]
MARTIN
E che diavolo. Va bene.
Va bene.
MARTIN (Dichiarazione)
[Ogni tanto si sente un fruscio della carta o il cigolare del legno]
Una volta c’era una casa, un edificio che, anche se sarebbe potuto assomigliare a quelli accanto, non era uguale.
Aspetta, no.
Non era iniziata con la casa. Era qui molto prima che qualcuno avrebbe potuto pensare a questo posto come a casa propria.
Una volta c’era un appezzamento di terra, non fissato a questa realtà come quelli che lo circondavano.
Aspetta, no.
Non riguarda la terra, il fango e il terreno non influiscono su quello che si trova lì.
Una volta, c’era un punto nello spazio che non obbediva come dovuto a quelle futili leggi che decidono cosa può succedere in un mondo.
Aspetta, no.
Non è un punto nello spazio. La Terra gira e sfreccia attraverso l’oscurità, ma se lo porta dietro.
Diciamo solo che una volta c’era un posto. Un posto in cui l’universo si era… crepato.
Nessuno di noi ricorda cosa ha causato la crepa, nemmeno quelle cose al di fuori del tempo che potrebbero misurare una generazione di noi nelle eco dei loro urli. È stata lì tanto quanto loro, se non di più. Non è una crepa grossa, e passarci vicino, addirittura attraverso, non te ne accorgeresti per un secondo. Forse l’aria accanto è leggermente più rarefatta, le luci leggermente più soffuse… in estate potrebbe esserci un po’ di freddo. In inverno un calore che è quasi sconcertante. I funghi che crescono nell’umidità lì in qualche modo sono d'un bianco più intenso, mentre i fiori sono più tristi di quelli che gli crescono accanto. Ma questi cambiamenti sono minimi, e nessuno ci si è mai soffermato abbastanza da chiamare il luogo maledetto. Invece, in pochi ci hanno a malapena pensato. Forse ci sono molti posti così sulla Terra. Forse è unico. Di sicuro, nessuno lo sa.
Il primo a costruire una casa su quel punto si chiamava Eowa. Era un Sassone, e un codardo, che era scappato dal campo di battaglia contro il re dei Merci, e aveva cercato di trovare lì la sua pace. La sua piccola squallida capanna era molto distante da quelli che un tempo erano i suoi compagni. Ciò nonostante, aveva vissuto e lavorato lì, e aveva sperato di dimenticare il tanfo del sangue e putrefazione, e la sensazione di un coltello seax nella ferita che sarebbe rimasta fino alla fine della sua vita. Il suo terrore lo chiamava con la voce simile a un tamburo della carneficina? Lo pungolava con la melodia brulicante della putrefazione? Avrebbe potuto descrivere la differenza?
È strano. Che un nome, un volto, un sapore di paura persistano nei secoli, eppure non posso essere sicuro di quale tra questi abbiamo mangiato con tanta facilità. Alcune paure sono eterne, ma al loro interno si trovano un centinaio di titoli, sussurrati nei luoghi segreti di ogni era, di ogni angolo del nostro mondo. Chi può dire se ognuno di questi è vero?
Qualsifosse, conosceva bene la paura di Eowa. Finché non si è più trovato lì. Finché non si è svegliato in un luogo che era un luogo ma… in un altro luogo. Un luogo dove i Merci si erano spinti oltre, avevano preso di più. Nonostante tutta la sua paura di una morte violenta, la sua fine è stata rapida e pulita. E nessuno dei suoi compagni venne mai a sapere del suo destino. La sua capanna, rimasta abbandonata, cadde velocemente nell’incuria, e poi crollò. Nessuno usò il legno; il grano si disperse.
[Uccelli cinguettano in lontananza]
Molti hanno vissuto in quel punto negli anni seguenti. Alcuni in tranquillità, alcuni in miseria, un po’ con una paura soffocata. Ma nessuno ha legato i suoi dolori alla terra o all’abitazione che ci hanno eretto. Il villaggio era cresciuto lentamente, ed era divenuto una cittadina più popolosa, anche senza mai diventare degna di nota. Detto questo, però, a volte, nel silenzio, quelli che provavano a renderla casa loro avrebbero potuto sentire un sussurro, una eco di altri luoghi, alcuni posti non proprio loro. Ma non aveva mai turbato il loro sonno.
Allora cosa vuol dire, se un posto è infestato? Un posto può essere infestato da qualcuno, una povera anima le cui ossa riposano inquiete nel terreno spoglio. Può essere infestato da qualcosa, un qualche crimine o atrocità che si è impressa indelebile nell’anima di un punto. Ma può essere infestato da un luogo? Una eco di mondi che non sono il nostro, passati alieni che attingono a un presente sconosciuto, che passa attraverso le crepe minuscole e strettissime al confine stesso della nostra esistenza?
La persona che più si è avvicinata a saperlo era un uomo di nome Geoffrey Neckam, uno studioso dell’Università. Aveva acquistato la casa che era rimasta lì da un mugnaio dalle gambe storte il cui nome non si era mai scomodato di sapere, cercando un po’ di pace e di distanza dai suoi colleghi più turbolenti. Era un uomo di Dio, ovviamente, ma anche un attento maestro della filosofia naturale, una disciplina che aveva applicato la prima volta che aveva percepito le stranezze che pervadevano la sua casa – le strane correnti che spostavano la fiamma della sua candela, il mormorio leggero che sembrava quasi delle voci. Una volta aveva addirittura trovato una nuova stanza, anche se saggiamente non ci era entrato.
Le sue indagini erano rozze, ovviamente, visto che era così convinto che fosse una qualche opera del suo Dio; un passaggio invisibile a una sfera paradisiaca, forse, o, come temeva sempre più, una infernale. Detto questo, le sue osservazioni erano sorprendentemente argute, e il registro della sua convinzione più vicina alla verità di quanto non si creda. Ma Geoffrey Neckam non aveva né le parole per parlare di dimensioni, né una mente davvero capace di concepire mondi oltre quello in cui viveva, e i conseguenti aldilà ovviamente. E così, in quanto a risultato tutte le sue mediazioni e il suo intelletto alla fine non l’hanno portato a niente.
Non sono stati, comunque, del tutto vani. Perché, vedi, Geoffrey Neckamha vissuto nella paura. C’era un motivo per cui ha deciso di vivere lontano dai suoi pari, perché si cucinava i suoi modesti pranzi in privato, ed evitata le riunioni accademiche. Era certo che i suoi rivali di studi stessero in qualche modo tramando contro di lui, intrecciando piani intricati per rovinare la sua reputazione e fargli perdere la sua posizione,addrittura prendersi la sua vita. Era un’ossessione che all’inizio lo aveva portato all’attenzione della Madre-delle-Marionette, il Grande Ragno, e come siamo diventati consapevoli dell’esistenza di quel che era questo posto. Quello che avrebbe potuto significare.
A un certo punto, il tanto atteso coltello nel buio alla fine si è ritrovato nella pancia di Goffrey Neckam. Ma per allora il suo unico lavoro importante era stato portato a termine, e un altro piano più grande, era adesso in moto.
Non è stata cosa da poco, tenere il posto vicino negli anni, lavorano nel frattempo per indebolire la crepa, aggirarsi tra i servitori degli altri poteri, e così nello scontro che ne è seguito. Spingere sempre più forte contro i confini della nostra realtà.
Per un po’ è appartenuta a uno scultore di marionette, che faceva i suoi fili con i tendini di coloro che non riteneva apprezzassero abbastanza la sua arte, e li faceva ballare in tondo come un’effigie canzonatoria. È stato, a tempo debito, ucciso da un cacciatore in una crociata della Riforma, che non avrebbe lasciato che l’eresia rimanesse impunita. È stato tagliato in due con la sua stessa sega per il legno.
Un tempo ci ha vissuto l’autore di lettere anonime, che non avrebbe saputo dire da dove provenissero i suoi segreti, solo che sapeva i segreti più oscuri di molte anime, e che aveva l’ingegno per usarle nel modo migliore. Era stato giudicato un traditore della Guerra civile e seppellito vivo sotto la casa in cui aveva disegnato i suoi piani da un uomo i cui denti erano sempre macchiati di fango.
Così tanti piani e ragni pieni di gole. Manipolatori voltafaccia e bugiardi furtivi. Ognuno ha trovato una fine violenta e grottesca; ognuno ha allargato di un poco la crepa. Finché finalmente, un uomo di nome Raymond Fieldling, un sorridente pilastro della comunità che cresceva bambini come cibo per il suo grottesco dio aracnide, era stato ucciso dalle fiamme, immolato dalla Prescelta del Fuoco Consumatore. La casa dell’epoca era stata distrutta con lui, ridotta in cenere, e la crepa era diventata finalmente… un’apertura. Un buco attorno a cui il tempo, le dimensioni e la realtà iniziavano a piegarsi, tremare e a filtrare.
Un’apertura verso, crediamo, altri mondi oltre a questo vecchio e consumato.
Non era abbastanza grande per consentire un vero e proprio passaggio, non ancora, tranne che per qualche occasionale incidente. Ma era abbastanza grande per quel che adesso vogliamo fare…
[Mertin espira]
MARTIN
Okay.
Dunque.
Una crepa nella realtà?
ANNABELLE
Oh, adesso è molto più che una crepa. È un buco doloroso, una ferita aperta nel tessuto stesso del nostro mondo.
MARTIN
E un passaggio verso altre dimensioni.
ANNABELLE
Non ancora.
[Martin espira lentamente mentre processa il tutto]
MARTIN
Oooooookay.
ANNABELLE
Abbastanza scenico per te?
MARTIN
Quindi questo è quel che volevi che vedessi?
Annabelle?
ANNABELLE
[Pensieroso] È un vero peccato, sai. Avevo così tanta voglia di riempirti di ragni.
MARTIN
Pr- Co- Cosa?
ANNABELLE
Ti avrebbero svuotato dall’interno, e indossato come un allegro maglione!
MARTIN
Uh, già. Ma dato che me lo stai dicendo posso dire che adesso non lo farai, vero?
ANNABELLE
È così che funziona con le ragnatele. Le persone si fissano con quanto sono intricate, come perfettamente costruite. Non considerano mai quanto possono essere flessibili. Al genere di tempesta che devono superare. Non puoi puntare tutto su un unico filo.
MARTIN
G-Già, sì, ma d-d-di nuovo, perché non mi hai risposto veramente, um, riempirmi di ragni non è un filo della tua ragnatela adesso, vero? Um. V-volevo solo che fossimo, heh, del tutto chiari su questo.
A-Annabelle?
ANNABELLE
No.
[Martin è rassicurato]
Non più.
MARTIN
B-B-Bene, grazie. Scusa. S-S-Scusa per l’interruzione, solo, solo un controllo.
ANNABELLE
È un tale peccato. C’era un periodo in cui ero certa tu avessi quel che serve per unirti a noi.
MARTIN
Che? Perché mi piacciono i ragni? Per lo meno, un tempo.
ANNABELLE
Perché riuscivi sempre ad ottenere quel che volevi con sorrisi e alzate di spalle e balbettando cose che non erano nemmeno lontanamente tanto imbarazzanti quanto sembravano.
[Martin concede il punto con un suono leggero]
MARTIN
Touché.
ANNABELLE
Ma non avevo previsto quanto profondamente saresti sprofondato nella Solitudine. O quanto lontano si sarebbe spinto l’Archivista per riaverti indietro. Ha fatto diventare tutto… complicato.
MARTIN
Perché mi stai dicendo tutto questo?
ANNABELLE
[Faticando] Perché… spiegare le cose, fornire risposte, così… non è quello che sono. È difficile, contro la mia natura.
E sto cercando di fare pratica.
MARTIN
Perché?
ANNABELLE
Che pensi?
[Martin si lamenta]
Scusa.
MARTIN
Okay, proviamo con una domanda diversa. Quale era il tuo piano?
ANNABELLE
Ti avrei preso. Addescandovi entrambi in questa ragnatela, e poi ti avrei preso. Avrei portato lui alla disperazione, così che quando tu saresti tornato da lui, rigonfio, e parlando con un migliaio di piccole voci, gli avrebbe dato la spinta finale.
MARTIN
E adesso?
ANNABELLE
[Sospira] Il vostro legame è troppo complicato. Non riuscirei a causare quel genere di spaccatura tra di voi adesso. Ho valutato ogni angolo, esaminato ogni causa ed effetto, e alla fine sono arrivata alla conclusione che io…[Sospira] io devo dirvi la verità, spiegarvi le cose.
MARTIN
[Frustrato] Sì, ma perché?
ANNABELLE
Perché se lo faccio… voi farete come chiedo.
MARTIN
Oh, lo faremo?
ANNABELLE
Sì.
[Annabelle fa un respiro profondo e muove qualche passo]
È quasi arrivato.
MARTIN
Jon?
ANNABELLE
Rendiamo l’atmosfera un po’ più… appropriata, ti va?
MARTIN
Hey, solo… ah, hah, m-metti giù la macchina fotografica, okay?
ANNABELLE
Hai detto di volere qualcosa di “scenico”, vero?
MARTIN
Co-Cosa? No, no, no, aspetta, aspetta, aspetta. Aspetta… aspetta -
[Annabelle ridacchia, poi tira a terra la fotocamera]
[Il vetro si spacca e delle statiche pesanti scricchiolano e ciogolano e alterano la scena… con scatti qua e là mentre si ritrovano su una ragnatela impossibile che si estende sopra una voragine]
MARTIN
[Distorto] Ooooh merda…
Questo sì che è profondo.
ANNABELLE
Più di quanto tu possa possibilmente immaginare.
[Si sente Martin tremare]
[Suoni appiccicosi rimbalzano umidi mentre Annabelle getta un filo di ragnatela]
MARTIN
Oi! C-Che stai -? Urgh! Urgh. Cos-è–? Cosa – ? Questo cos’è?
ANNABELLE
Che pensi? È per la tua sicurezza. Così non da non lasciarti fare niente… di imprevedibile. Detesterei se precipitassi.
[Il vento continua mentre un rombo tonante e lo sciamare di insetti irrompono a livello uditorio]
MARTIN
Quando Jon arriverà qui, ti ucciderà.
[Martin continua a esprimere il suo disgusto verso la seta che lo lega]
ANNABELLE
Purché prima mi ascolti, non sarà rilevante.
[CLICK]
ARCHIVISTA registrato
Quindi ascolta e basta-
[CLICK]
[CLICK]
Ascolta, Martin, dovresti sapere –
[CLICK]
[CLICK]
Ora, ascoltami, Martin, a-ascolta -
[CLICK]
MARTIN
Aspetta. Aspetta…
Le cassette…
ANNABELLE
Un bel materiale con cui tessere una ragnatela, non pensi?
MARTIN
Cosa? Per tutto questo tempo, in ogni momento, ci, ci stava solo spiando?
ANNABELLE
Oh Martin. Non hai idea di chi sta ascoltando, vero?
[CLICK]
[Traduzione di: Victoria]
[Episodio Successivo]
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