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#femminismo radicale
aurxrap · 6 months
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Le donne sono umane?
La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo definisce che cosa è un essere umano. Nel 1948, essa disse al mondo ciò cui una persona, in quanto persona, ha diritto. Sono passati cinquant’anni. Le donne sono umane? Se noi donne fossimo umane, saremmo trasportate come merce pronta a essere venduta dalla Thailandia ai bordelli di New York? Saremmo schiave sessuali, usate a fini riproduttivi? Saremmo allevate come bestie, costrette a lavorare per tutta la nostra vita senza essere pagate, bruciate nel caso i soldi della nostra dote non siano abbastanza, o nel caso gli uomini si stanchino di noi, fatte morire di fame quando i nostri mariti muoiono (se sopravviviamo alla loro pira funebre), vendute per sesso, perché non siamo apprezzate per nient’altro? Saremmo date in sposa ai sacerdoti, in cambio di denaro per espiare i peccati della nostra famiglia, o per migliorarne le prospettive terrene? Nel caso ci fosse concesso di lavorare dietro retribuzione, saremmo costrette a svolgere i lavori più umili e saremmo sfruttate fino al punto di essere ridotte alla fame? I nostri genitali sarebbero tagliuzzati per «purificarci» (le membra dei nostri corpi sono impure?), per controllarci, per marcarci e per definire le nostre culture? Saremmo smerciate come cose destinate all’uso e all’intrattenimento sessuale, in tutto il mondo, e in qualunque forma resa possibile dall’attuale tecnologia? Ci sarebbe impedito di imparare a leggere e a scrivere? Se noi donne fossimo umane, avremmo così poca voce in capitolo nelle decisioni pubbliche e nel governo dei paesi in cui viviamo?Saremmo nascoste dietro a veli e imprigionate nelle case, ci lapiderebbero o ci sparerebbero, perché ci rifiutiamo? Saremmo picchiate a morte, o quasi, dagli uomini con i quali siamo intime? Saremmo sessualmente molestate all’interno delle nostre famiglie? Saremmo stuprate durante i genocidi per terrorizzare, espellere e distruggere le nostre comunità etniche, o stuprate durante la guerra non dichiarata che si svolge ogni giorno e in ogni paese del mondo nel cosiddetto tempo di pace? Se le donne fossero umane, la nostra violazione sarebbe goduta dai nostri violatori? E, se fossimo umane, e queste cose accadessero, non ci sarebbe praticamente nulla da fare in proposito?
Ci vuole un bel po’ di immaginazione–e un’attenzione risoluta–mente concentrata sulle eccezioni privilegiate per vedere una donna reale dietro alle maestose garanzie di «ciò cui ognuno ha diritto». Dopo più di mezzo secolo, quale parte di «ognuno» significa noi?
L’altisonante linguaggio dell’articolo 1 incoraggia ad agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. Dobbiamo essere uomini perché questo spirito ci includa? Ma forse questa è un’interpretazione troppo letterale. Se tutti dovessimo comportarci, gli uni verso gli altri, in spirito di sorellanza, gli uomini capirebbero che questo riguarda anche loro? L’articolo 23 prevede, in modo incoraggiante, un’adeguata retribuzione per chiunque lavori. E continua affermando che questo assicura una vita umanamente dignitosa per lui e per la sua famiglia. Le donne non sono pagate per il lavoro che svolgono all’interno delle loro famiglie: perché non sono ognuno, o perché ciò che fanno per le loro famiglie non è lavoro o, più semplicemente, perché noi non siamo lui? Le donne non hanno famiglie o le donne non possono avere una famiglia senza un lui? Se quel qualcuno che non è pagato affatto, o che è pagato molto meno rispetto alla giusta e favorevole remunerazione garantita, è quella stessa qualcuna che, nella vita reale, è spesso responsabile per il sostentamento della sua famiglia, quando è privata della possibilità di assicurare alla sua famiglia una vita umanamente dignitosa, non è umana? E ora che, a partire dalla promulgazione della Dichiarazione universale, ognuno ha ottenuto il diritto di partecipare al governo del proprio paese, perché la maggior parte dei governi sono gestiti dagli uomini? Le donne rimangono in silenzio nelle stanze del potere perché non abbiamo una voce umana?
Un documento che adotta misure specifiche per la formazione dei sindacati, e a favore di ferie periodiche e retribuite, avrebbe potuto appellarsi alla specificità delle donne non soltanto per fare riferimento, ogni tanto, alla maternità, che tutto sommato è più riverita che tutelata. Se le donne fossero umane, la violenza domestica, l’abuso sessuale dalla nascita alla morte, prostituzione e pornografia incluse, e la sistematica denigrazione e reificazione sessuale delle donne e delle ragazze sarebbero state semplicemente omesse dal linguaggio ufficiale di questo documento?
Certo, la discriminazione sessuale è proibita. Ma come è possibile che sia stata proibita per tutto questo tempo, anche se solo come aspirazione, e che, ciononostante, tutte queste condizioni non siano state ancora concretamente immaginate come parte integrante di ciò cui ha diritto un essere umano, proprio in quanto umano? Perché il diritto delle donne di vedere la fine di queste condizioni è tuttora apertamente dibattuto sulla base di diritti culturali, diritti di espressione, diritti religiosi, libertà sessuale, libero mercato –come se le donne non fossero altro che significanti sociali, discorsi da ruffiani, feticci sacri o sessuali, risorse naturali, beni di consumo, tutto tranne che esseri umani?
Le omissioni della Dichiarazione universale non sono semplicemente semantiche. Essere una donna «non è ancora il nome di un modo di umanità», nemmeno in questo che è il più visionario tra i documenti sui diritti umani. Se misuriamo la realtà della situazione delle donne in tutta la sua varietà sulla base delle garanzie della Dichiarazione universale – anche se la maggior parte degli uomini non fa nemmeno questo – è molto difficile intravvedere, nella sua visione dell’umanità, il volto di una donna.
Le donne hanno bisogno di un pieno stato umano nella realtà sociale. Perciò, la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo deve interpretare le modalità attraverso cui le donne sono deprivate dei diritti umani come una deprivazione di umanità. Affinché il glorioso sogno contenuto nella Dichiarazione universale si avveri, affinché i diritti umani siano davvero universali, sia la realtà che essa sfida, sia gli standard che essa afferma devono essere cambiati.
Quando le donne saranno umane? Quando?
—Catharine MacKinnon
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radvsem · 1 year
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I adore feminists from Chelyabinsk (big city in Ural), how powerful and brave, and daring, and strong they are!
Translation:
1. Banning abortion is killing women
2. Feminism is saving women's reproductive rights. Feminism is movement for saving women
3. I need feminism because every day sexual violence towards women and children is growing
4. Feminism is not extremism
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sputiamosuhegel · 1 year
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Piv critical theory 101: introduzione alla critica al sesso penetrativo
Penis in vagina, pene nella vagina, sesso penetrativo. Perché il femminismo nella sua corrente radicale e originale si concentrò sull'analisi di questo atto, e perché dopo decenni è ancora rilevante parlarne? Per dare queste risposte, mi servirò dell'aiuto di Carla Lonzi, grande femminista italiana e del suo scritto "la donna clitoridea e la donna vaginale" del 1971, di cui riporterò alcuni brevi estratti per aiutarmi a spiegare una questione apparentemente tanto complessa.
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Per introdurre le criticità del piv e della cultura che vi si è costruita attorno, Lonzi innanzitutto parla dell'aborto, uno dei grandi rischi per la salute della donna che deriva dal sesso penetrativo.
Alle donne questa procedura è spesso negata, e anche quando ci è "concessa" porta con sé il peso di una colpa che chiunque farà ricadere unicamente su di noi.
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Quali eventi e avvenimenti portano una donna ad abortire? È lampante che l'aborto sia una conseguenza di una gravidanza non voluta. Nonostante i soldi spesi per pillole anticoncezionali che spesso portano a pesanti squilibri ormonali, la donna rimane incinta.
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La gravidanza deriva dal sesso penetrativo, questo è quantomeno un'ovvietà. Cercare il piacere sessuale con un partner senza desiderare di concepire è altrettanto normale, l'uomo che partecipa all'atto spesso e volentieri si trova d'accordo con la volontà di non avere figli.
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Eccoci davanti a un paradosso: il sesso ricreativo che viene identificato nel procreativo ma senza procreazione. Allora, per beneficio di chi si continua a praticare questa contraddizione? Perché la donna che cerca piacere è spinta a una pratica che le fa rischiare la gravidanza?
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Eppure la sessualità della donna non coincide con le sue funzionalità riproduttive. L'organo del piacere femminile non è la vagina: è la clitoride, che permette il raggiungimento dell'orgasmo e non porta a rischi di gravidanze indesiderate.
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Perché questo aspetto fondamentale non è solo tenuto poco in considerazione, ma screditato? Lonzi fa riferimento alle teorie di freud sulla sessualità femminile, che definiscono la donna che ha orgasmi tramite simulazione della clitoride "immatura".
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Questa completezza che, secondo freud, manca alla donna clitoridea è identificata con l'orgasmo vaginale, che è necessariamente legato alla presenza dell'uomo.
Il sesso non penetrativo, comprendendo la stimolazione della clitoride ed escludendo la penetrazione della vagina, pone la donna che lo pratica in una condizione di non dipendenza dall'uomo. La consapevolezza che per il suo piacere alla donna non serva un pene genera timore e rabbia negli uomini stessi, che si sentono attaccati nel loro ruolo di primo piano nella sessualità femminile.
Da questa visione deriva il comportamento ostile verso le coppie lesbiche, i cui rapporti vengono screditati. Quante volte ci siamo sentite dire che il nostro non è "vero sesso"? Eppure è provato dai numeri, che gli orgasmi si raggiungono meglio e molto più spesso nel sesso lesbico piuttosto che nei rapporti etero.
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Quindi perché la nostra sessualità deve essere descritta come propria di deficit? come mancante di qualcosa?
Per via della presunzione che ciò che definisce l'atto sessuale è la presenza dell'uomo, la sua azione fisica, che egli si rifiuta di "ridurre" ad atti che portino al piacere della partner (quelli che vengono definiti preliminari, perché appunto sono una preparazione dell'atto in sé, la penetrazione). L'uomo esige di raggiungere l'orgasmo imponendosi nel corpo della donna. Ella spesso prova dolore o fastidio per via della penetrazione, ma raramente attribuirà questa colpa all'uomo che l'ha penetrata. È molto più accomodante e meno minaccioso convincersi che è il suo corpo a essere sbagliato, che è lei ad essere problematica nella sua sfera sessuale.
Quando si obietta che la critica al piv mira a non permettere più a nessun eterosessuale di avere rapporti sessuali, si dimostra di ragionare secondo modello fallocentrico. Entrambi i sessi raggiungono l'orgasmo senza penetrazione, allora perché questa sarebbe imprescindibile? La risposta a questo punto giunge chiara: per gli uomini è inconcepibile un rapporto sessuale in cui la loro supremazia non sia imposta sulla donna e rimarcata negli atti dell'amplesso. E quindi la penetrazione è imprescindibile, e il sesso orale da loro preteso non è altrettanto ricambiato sula partner, essendo un'azione che non riporta fedelmente la dinamica di potere. Il sesso senza potere, per gli uomini, semplicemente non è sesso.
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aspiringfalseidol · 11 months
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Ho appena scoperto dell'esistenza di Maria Sofia Federico santo cielo
Questa dovrebbe essere la giovane faccia del femminismo italiano??? La sanificazione della pornografia??? Ha diciotto anni porco il cazzo che laido stronzo viscido è Siffredi spero che muoia in questo momento
Che poi è la personificazione dell'imperialismo culturale americano che arriva pian piano a colonizzarci vi prego ditemi che andrà tutto bene
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pettirosso1959 · 4 months
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Lotta dura contro il Patriarcatoh Tossicoh! Contro il maschilismo e le diseguaglianze sociali.
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falcemartello · 7 months
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Cos’è veramente la UE?
“L’Unione Europea è oggi strutturalmente uno stato imperiale autoritario” Philippe Fabry
La pandemia e la crisi Ucraina hanno consentito alla Commissione Europea di arrogarsi il diritto di dare la direzione politica ai paesi membri, come quella di decidere campagne vaccinali obbligatorie e fornire da subito armamenti all’Ucraina.
La Commissione è una sorta di potere autocratico che risponde poco o niente al Parlamento, che è l’unica istituzione con una parvenza democratica. La Commissione, inoltre, non è limitata nel potere da nessuna carta costituzionale, che non esiste in Europa.
Essa è l’emanazione del Consiglio Europeo che è un super organo, un esecutivo al quadrato. Il Parlamento avrebbe la possibilità di intervenire con censure nei confronti della Commissione, ma servirebbe una maggioranza di 2/3, un risultato praticamente impossibile.
La Commissione approfitta di questo predominio e agisce indipendentemente con il monopolio dell’iniziativa legislativa. Cioè è esclusivamente l’esecutivo che fa le leggi. Una burocrazia che governa senza controllo.
La UE è diretta dalle élite di Bruxelles con una cultura globale basata sull’ecologismo, il multiculturalismo, un certo femminismo radicale e l’LGBTismo. Una cultura tutta metropolitana, perché solo nelle aree urbane si può pensare di sostituire l’automobile con il pullman o con la bicicletta. Inoltre in città c’è la maggiore concentrazione di LGBT, dato che in campagna sarebbero più isolati e a disagio.
Siamo in una arretratezza democratica impressionante. Questo autoritarismo di Bruxelles sta crescendo anno dopo anno. Non a caso Junker dichiarò al Figaro nel 2015: “Non ci possono essere scelte democratiche di fronte ai trattati europei” Ursula Von der Leyen a settembre 2022 ha spiegato chiaramente gli intenti della Commissione nel caso qualcuno volesse metterla in discussione. Lo ha fatto in occasione delle ultime elezioni nazionali in Italia: ”Ci sono gli strumenti a disposizione di Bruxelles per sanzionare eventuali attentati ai principi democratici dell’UE in caso di vittoria della coalizione di destra nelle elezione di Domenica prossima in Italia”
C’è da aggiungere altro?
Fortunato Nardelli
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edonee · 4 months
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aggiungere l'#transgender ai miei post sul femminismo radicale mi fa sentire come un abitante di Pompei che vede la lava erompere dal cratere e aspetta la sua morte imminente. Stanno venendo a prendermi
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abr · 8 months
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Soprannominato El Loco,  Javier Milei ha detto di voler vietare l’ingresso nel Paese agli stranieri con precedenti penali e di voler espellere coloro che commettono reati.  Negazionista della crisi climatica (...) si è detto favorevole alle armi per tutti e contrario all’aborto, al femminismo (radicale: "il primo femminismo è liberale, basta leggere Jeremy Bentham" ha dichiarato nell'intervista Tucker Carlson, ndr) e all’educazione sessuale nelle scuole. A livello economico ha ribadito più volte di voler ridurre le tasse, tagliare i programmi assistenziali e privatizzare le imprese pubbliche. (...) Eletto al Parlamento (....) aveva messo a disposizione il suo stipendio tramite sorteggio, perché “per me sono soldi sporchi”. (...) Molto legato alla sorella Katia, coordinatrice della sua campagna elettorale e ai suoi cinque mastini inglesi, Milei (c)onosce molto bene la Bibbia ma uno dei suoi principali consiglieri è un rabbino, visto che sta studiando per convertirsi all’ebraismo. 
via https://www.ilgiornale.it/news/cronaca-internazionale/javier-milei-nuovo-sopra-righe-i-sostenitori-motosega-2212108.html
SIAMO OMOZIGOTI SEPARATI ALLA NASCITA.
Se mai ce la facesse, da sinistra e Centro prepariamoci al più GRANDE ANATEMA mai sentito dai tempi di San Marziale di Limoges (per ora qui da noi pochi se ne sono accorti: non leggono, non si informano, gli arriva solo di rimbalzo; ma la AOC ad esempio, post intervista di Tucker Carlson ha ululato indignada, quindi prepariamoci - giusto il tempo che traducano e spieghino alla Schlein il tweet della sua politica modello).
Però vedete: anche la stampa di destra dipinge Milei come un oggetto strano, "sopra le righe" (cit.), incomprensibile; al più gli fa simpatia per i toni e la motosega ...
Ah la provincia, dove tutto ciò che non sia socialista statalista e non impettito serioso (*) anche a destra viene percepito come ... irreale, marziano. Gramsci ha vinto facile qui.
(*) il suo linguaggio, i suoi toni: rappresenta esattamente la politica per un libertario, vomitevole svuotar di fossa biologica tra gente laida.
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belladecasa · 1 year
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Il dissidio che provo nel farmi la ceretta è inesprimibile davvero nonostante il femminismo radicale di cui è composto il 95% del mio corpo ancora non riesco ad andare in giro con peli ideologici voglio essere liscia come un delfino mi sento una ninfa eterea ineffabile peccato che per arrivare a questo status ninfale devo passare per le mani di una donna con nail art e iniziali dei figli tatuate che mi traumatizza l'epidermide vulvare al ritmo di baja y pasa el limbo ma vbb il fine giustifica i mezzi lo sappiamo tutti
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aurxrap · 7 months
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Il femminismo lotta anche per gli uomini?
"La distruzione del patriarcato serve anche agli uomini".
Non raccontiamoci stronzate. Se "servisse" seriamente così tanto anche a loro, non farebbero di tutto per bloccare questo processo. La distruzione del patriarcato serve innanzitutto alle donne. Agli uomini, come possiamo notare da secoli di storia, in realtà non fa che comodo e continua a farlo. Se "servisse" veramente anche a loro, il patriarcato non avrebbe senso di esistere: c'è proprio perché GIOVA gli uomini, perché GIOVA chi detiene il potere. Ed è per questo che molti uomini resistono la lotta femminista. Perché dovrebbero mai smuoversi per un sistema che attribuisce loro potere, li mette al centro di tutto, gli garantisce dominio, tranquillità, violenza? Perché resistere a qualcosa che può elevare il loro Ego? Nella loro ottica, se si servissero di questo strumento, tutto il potere crollerebbe.
Non sto negando che l'imposizione di stereotipi di genere non possano far generare dei limiti agli uomini. Ma non è lo scopo del femminismo affrontare problemi di natura maschile, sorti da una struttura sociale creata e reiterata dall'oppressore. Mi sembra assolutamente logico che l'esistenza di un sistema che preveda la rigida posizione di ruolo prescritto, possa generare problematiche anche da chi opprime e vuole uscir fuori da questo ruolo prescritto. Ma non possiamo assolutamente paragonare la realtà dell'oppresso (in questo caso le donne) che rischiano la morte, lo stupro, o un oppressione SISTEMATICA con un "non riuscire ad entrare in contatto con le proprie emozioni a causa della mascolinità tossica" degli uomini. Problema che, tra l'altro, è stato creato esattamente da loro stessi. Questo significa che dovremmo invalidare la sofferenza? Assolutamente no. Ma non possiamo paragonare le due sofferenza come se stessero sulla stessa lunghezza d'onda, e quindi, come se il femminismo se ne debba prendere "carico". Non è un discorso di "voler fare a guerra a chi sta messo peggio", ma porto solamente un dato fattuale ed oggettivo: le donne sono quelle che soffrono di più sotto il sistema patriarcale. Se non siete disposti ad affrontare questa durissima realtà, è un problema vostro.
Pensare che il femminismo sia utile agli uomini significa non solo vivere nel mondo delle favole, ma anche trasformare una battaglia politica in fattori di "utilità materiale per l'oppressore" e non per l'oppresso. Significa anche che, l'unico motivo plausibile per sostenere una lotta sociale, debba essere esclusivamente in termini di guadagno personale. "Nel supportare questa lotta ci guadagnano qualcosa? No? Allora non me ne frega un cazzo". Lo sguardo così autoreferenziale ed egoistico non è di certo la base per una vera lotta sociale. Tutti, in quanto UMANI, dovremmo essere contro ogni forma di violenza per un mero discorso di autenticità umana. Non per quanto quelle cose possano tornarci utili o meno. Eppure, noi dobbiamo essere "utili" per gli uomini che vogliono "provarci".
L'unica battaglia a cui si chiede in maniera così tanto PREPONDERANTE di essere "tolleranti, comprensivi ed inclusivi" nei confronti del proprio oppressore è proprio il femminismo. Chissà perché? Forse perché dovremmo continuare ad avere il ruolo di donne empatiche, disposte a comprendere il punto di vista anche di chi ci vuole far del male, predisposte alla cura, all'amore, alla comprensione? Così, se un uomo "sbaglia" perché ha una mentalità misogina, non dobbiamo "arrabbiarci" ma "aiutarlo a decostruire quella mentalità". Chiedere ad una minoranza di non provare rabbia di fronte ad una violenza esibita (che sia consapevole o inconsapevole, volontaria o involontaria non è di nostro interesse) significa sottoporla ad un processo di invisibilizzazione, svalutazione, cancellazione, deligittimazione e di conseguenza di ulteriore violenza. La rabbia è un'emozione legittima ed uno strumento politico, specie per le donne sempre socializzate ad essere etichettate come "isteriche", e chiederci di "combattere l'oppressore a suon di carezze e baci" è orripilante e una chiara espressione patriarcale che vuole farci rimanere al "nostro posto". Se la mia rabbia, una mia idea o una mia frase ti genera un "trigger" non è un problema mio. È un chiaro modo singolare di percepire una minaccia da parte del maschio, che vede il suo potere delegittimarsi, i suoi assunti di base saldamente costruiti al suo interno vacillare. È proprio di fronte a questa sensazione che ci si dovrebbe mettere in discussione, ma è chiaro che rinunciare ad una tale posizione di potere è un'assurdità troppo grande. Nella vita le donne devono andare incontro a discriminazione ed oppressione sistemica, mi sembra il minimo innervosirti se ti faccio notare quanto tu sia misogino.
Il femminismo si basa su un processo di autocoscienza. La sua esistenza dovrebbe, di per sé, porti di fronte a dei dilemmi esistenziali e disorientanti. È ovvio che sia un processo difficile e non immediato, ma di sicuro non è il ruolo del femminismo educare l'oppressore. Noi ci occupiamo, al massimo, di "educare" le donne che crescono e vivono in una società sessista, misogina e patriarcale esattamente come noi. Proprio perché il patriarcato cerca in tutti modi di separarci, allontanarci, metterci in competizione, lo strumento più potente che si possa attuare è proprio quello di creare spazi di unione e sorellanza. Una lotta sociale non si lotta mai da sole. Delle donne unite hanno una maggior possibilità di smuovere il sistema patriarcale.
Il femminismo deve avere un approccio intersezionale nei confronti delle altre forme di oppressione femminile (comprendendo l'etnia, lo status socio-economico, la disabilità ecc...) ma nei confronti dell'oppressore (ergo, gli uomini) l'approccio deve essere separatista. Perché non è una loro lotta. Gli uomini possono supportare la causa femminista? Sì. Hanno una grandissima responsabilità a tal proposito. E DEVONO supportare questa causa. Dovrebbero farlo in modo intelligente, ricordandosi che il femminismo non è un "opinione" ma un movimento storico, filosofico, politico, economico e sociale che in quanto tale va studiato. I femminismi hanno i loro approcci, i loro studi e le loro ricerche. Sono OBBLIGATI a dover usufruire di questi dati.
Ma gli uomini possono contribuire alla lotta femminista? No. Il compito di decostruirsi spetta a loro, e gli strumenti ce ne sono. Dovrebbero usufruire della conoscenza femminista per decostruire sé stessi, ma non è nostro compito "educarli" in questo processo. Se vogliono eliminare il colpo che subiscono, è ora che smettano di lasciar ogni loro singolo problema sulle nostre spalle.
Gli uomini hanno dei doveri. Potentissimi. Hanno la responsabilità di non fomentare sessismo, odio, misoginia nei gruppi: a partire dal linguaggio, dalle battute sessiste, dal creare identità violenta maschile. A partire dal prendere parola, far notare i commenti scorretti del proprio compagno. Hanno la responsabilità di coinvolgere le donne nei settori che tendono a monopolizzare e saturare. Hanno la responsabilità di riconoscere il proprio privilegio, e comprendere come quest’ultimo si manifesta nelle interazioni sociali. Hanno la responsabilità di sfruttare il privilegio per andare controcorrente, perché non c’è nulla di più potente in questa società (purtroppo) di un messaggio veicolato da chi il privilegio lo possiede. Hanno la responsabilità di prendere atto e coscienza della società patriarcale, misogina, sessista e gerarchica in cui ci troviamo e riconoscere il ruolo che possiede l’egemonia maschile in ogni ambito sociale. Hanno la responsabilità di ascoltare le esperienze femminili senza cadere in un vittimismo, scuse e bias cognitivi. Hanno una grande responsabilità in questa società, eccome. Per evitar che le loro battaglie prendano una piega complottista, negazionista e vittimista hanno la responsabilità di studiare il movimento femminista, conoscerne la sua storia, le sue battaglie e comprenderne le micro sfaccettature. Ma NON possono avere la pretesa che la pressione patriarcale a loro imposta sia un nostro compito. Specialmente dopo che, questo sistema, è stato ideato da Uomini.
Perché mai un oppressore che ci annienta da secoli, ci umilia, ci uccide, ci stupra, ci opprime, ci sottomette se "soffre" per il sistema opprimente che lui stesso ha creato dovrebbe farci provocare "pena" e "volontà di accudimento?". Se soffrite nel sistema che voi stessi ed i vostri antenati hanno creato, muovetevi da soli per iniziare a distruggerli invece di sbattere i piedi come dei bambini ed urlare "anche noi! Anche noi!". Sono anni che, in realtà, moltissime femministe cercano di decostruire stereotipi di genere maschili. Molte femministe si prendono GIÀ carico di questi problemi, e secondo me fanno anche male. Perché non spetta a noi. Perché loro non lo farebbero per noi. E, soprattutto, non gli interessa. Gli interessa nella misura in cui può tornargli utile in un dibattito per difendersi da possibili accuse. Non abbiamo bisogno di vittimizzazione, ma di lotta attiva, e se sei un uomo non ci servono le tue lacrime per poter dire "poverino, ora vieni qui dalla mamma che ti aiuta a tirarti su".
Se sei un uomo e stai leggendo tutto ciò, anziché dire "voi femministe non parlate mai dei nostri problemi", chiediti: tu, esattamente, nella tua quotidianità cosa fai? Tu come ti muovi per abbattere gli stereotipi di genere? Tu cosa fai per abbattere la cosiddetta "mascolinità tossica"? Tu cosa sai del femminismo? Conosci le filosofe femministe principali? Conosci la sua storia? Tu, nel concreto, che cosa fai?
Se la risposta è niente, smettila di trovare un capro espiatorio e prenditi le tue responsabilità.
È ora che il microfono venga passato alle donne, è ora di soffermarci per un miglior percorso di autocoscienza femminista e prettamente femminile. È ora di mettere, per una buona volta, da parte gli uomini.
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ornitomoltorinco · 9 months
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"La sfera personale non è politica fintanto che mi conviene, poi, quando invece ritengo che determinate scelte fatte da altre donne possano impattare negativamente sulla mia esistenza, allora tutte si devono piegare al mio volere altrimenti sono delle bigotte di merda." Questo è il riassunto delle opinioni espresse da taluni soggetti che si identificano con l'ideologia femminista radicale.
Ora, io capisco che non si possa pretendere la perfezione e che in qualità di esseri umani commettiamo errori, ma proprio a supporto della liberazione femminile è fondamentale anche la responsabilizzazione e il supporto cieco delle azioni di una donna in quanto tale, indipendentemente dalle conseguenze delle stesse, porta all'effetto contrario (oltre ad essere un caposaldo del "femminismo" liberale, che ha veramente ben poco di femminista).
Dunque, se non siete pronte a fare delle rinunce, a prendere scelte consapevoli e finalizzati a dare priorità alle donne e al benessere femminile come classe, semplicemente evitate di dirvi "femministe", men che meno "radicali".
Condividere le posizioni ideologiche da un punto di vista esclusivamente teorico è pressoché inutile. Di teoria nel femminismo ce n'è già tanta. Persino troppa*. Ciò che manca è l'azione (sia a livello personale, che in forma organizzata).
...e soprattutto almeno abbiate la coerenza di non supportare posizioni che strizzano l'occhio al femminismo della scelta, dopo aver passato mesi a tentare di imporre quelli che per voi sono i parametri fondamentali affinché una possa considerarsi femminista (intersezionale). Che imbarazzo.
*Sarebbe un discorso per un post ben diverso da un banale rant, ma ci tengo a chiarire che sono del parere che un eccessivo accademicismo del femminismo radicale scoraggi le donne meno scolarizzate. Leggere libri a palate, magari pure in lingua straniera, post interminabili sui social e via discorrendo non è alla portata di tutti. Detto francamente non è neanche totalmente alla mia portata dati i miei problemi (sono DSA, leggere per me è un po' un supplizio). Sono tuttavia concorde nel ritenere che un'informativa completa di analisi estensive sia in ogni caso necessaria, sia per sottolineare la dignità del femminismo, che per motivi pratici di informazione e formazione - semplicemente mi limito a non disdegnare le infografiche colorate in stile Instagram, anche se vorrei che fossero meno tendenti al libfem.
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sputiamosuhegel · 1 year
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Qual il modo migliore per depilarsi la vulva? Semplicemente 🌼🌸🏵️🌹💮🌸🌻🌺 non farlo 🌹🌺🌷💐🥀🏵️✨🌻🏵️
Non perché appare più bella ed è più appetibile. Ma perché è ciò che è meglio per il nostro corpo, il nostro tempo e le nostre finanze.
La presenza di peli significa che l'area è sensibile e va protetta. Ma l'immagine pornificata e infantilizzata della donna è la normalità, perciò la nostra salute viene messa in secondo piano per favorire il modo in cui gli uomini ci vogliono vedere.
Quanti prodotti e processi differenti, imprescindibili per ridurre la probabilità di ferirsi, ho visto consigliare a ragazze disperate perché la depilazione non era perfetta? Quanto tempo si perde per prendersi cura di se stesse? "Prendersi cura", espressione odiosa e che falsifica la realtà, convincendoci che fare qualcosa da cui la vulva (e anche noi) non trae alcun beneficio, semmai il contrario. Ma d'altronde è la retorica dell'industria del makeup, che modificare il nostro corpo significhi volerci bene.
Il lavaggio del cervello della donna da parte di industrie più disparate (da quella del trucco a quella del porno) e sovraesposte nella nostra vita è vergognoso. Ci persuade a credere che lo stato naturale del nostro corpo sia deplorevole, che vivere a nostro agio con esso voglia dire trascurarci, non avere autostima e non amarci veramente. Perché cosa instilla più sicurezza nelle donne se non coprire e modificare le nostre "imperfezioni"? Brufoli, occhiaie, smagliature, grasso, peli esistono naturalmente sul nostro corpo e questo è inaccettabile.
Come strappare, tagliare e bruciare i peli danneggia la pelle, anche il trucco che viene tanto difeso in nome dell'arte porta varie problematiche. I pori coperti da fondotinta non respirano e l'acne peggiora se non lasciata respirare.
Ma la soluzione non è smettere di truccarsi, no. Come con la depilazione, dove la soluzione è seguire più rituali e spendere più soldi, con il makeup avviene lo stesso. Piuttosto che mostrarsi senza di esso si comprano basi, creme, oli e chissà quanti altri prodotti dispendiosi.
Se servono decine di accortezze, prodotti diversi e abilità per fare una cosa che comunque rischia di farci male, non sarebbe tanto più sicuro evitare direttamente? Con la logica si può giungere a questa conclusione, che eppure è comunque bollata come assurda ed estrema.
Perché ci viene ricordato costantemente che è quella l'immagine che una donna deve avere per essere attraente, se non accettabile. Veniamo educate sin da bambine che la bellezza, caratteristica imprescindibile per avere un valore come donna, è dolore, sacrificio e tempo.
È nostro DOVERE impegnarci mentalmente, fisicamente e finanziariamente per preservare l'unica caratteristica importante che abbiamo. Questo ci viene insegnato in ogni momento della vita, tanto che noi stesse condizioniamo le altre ad aderire agli standard per essere accettate.
Le madri comprano trucchi e scarpette con il tacco alle loro bambine e quando queste sono adolescenti procedono con rasoi e cerette, le amiche parlano costantemente di andare dall'estetista e ci spingono a truccarci per avere più autostima ed essere più bella.
Perché siamo talmente convinte che sia questo il nostro compito imprescindibile che crediamo che pressarci a vicenda a rispettare tali imposizioni sia un aiuto. Agiamo in buona fede, tanto siamo condizionate a pensare che il nostro bene sia questo.
Ma i nostri problemi di autostima, di cui ognuna di noi soffre inevitabilmente in misure diverse, non spariscono appena ci facciamo il contouring o il laser. Essi continuano a esistere, dato che appena ci strucchiamo o abbiamo la ricrescita siamo disgustate.
Se usciamo struccate solo per fare la spesa e buttare l'immondizia, è perché sono momenti di poco conto. Se alle feste o agli appuntamenti importanti non pensiamo neanche lontanamente di presentarci al nostro stato naturale, significa che riteniamo quest'ultimo indegno.
Il nostro problema non è il pelo in sé. È considerarlo adatto ad alcune circostanze e inadatto per altre. È pensare che non fingere di non averli non sia un'opzione.
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riflussi · 1 year
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Pick-me girl
Per la serie "riflessioni non richieste", ho appena visto un video di Khadija Mbowe riguardo il tema. Per chi non sapesse, è un termine che si riferisce a tutte quelle ragazze che "non sono come le altre" e che sostanzialmente preferiscono stare con i ragazzi, sono sempre "al naturale" etc. Spero abbiate capito. E niente, mi ha dato molto da riflettere, anche perché sono uscita abbastanza tardino dalla mia era pick-me, quindi mi sono presa maluccio mentre guardavo il video.
Ma, esattamente come Mbowe studia e analizza questo modo di essere in cui tutte prima o poi incappiamo, voglio analizzare cosa mi ha portato a vivere così tanto a lungo.
Sì, per lo più maschilismo. Non dico misoginia perché ho sempre preferito di gran lunga stare con le ragazze, anche se trovavo molti comportamenti futili e un po' sciocchi (con i ragazzi era pure peggio, volevo strozzarli la maggior parte delle volte). Voglio sottolineare che i comportamenti futili e sciocchi lo erano solo dal mio punto di vista, non perché io fossi particolarmente intelligente, bensì il contrario. Il patriarcato si presenta in forme piuttosto subdole, in primo luogo (esattamente come fa presente Mbowe) sotto le spoglie di femminismo bianco. Quel femminismo che in realtà è conservatore, quello di mia madre per intenderci, che odiava truccarsi perché "tutte le altre lo facevano, ma lei era diversa, non lo faceva perché non voleva compiacere gli uomini" e poi piange perché col divorzio ha rovinato una famiglia. E da un certo punto di vista non è nemmeno così sbagliato come ragionamento (quello del trucco, non del divorzio), perché quante volte mi sono sentita dire da ragazzi quanto sarei stata bene con anche solo un po' di mascara. Da un certo punto di vista le pick-me fondano il loro essere sul cercare di contrastare questo patriarcato in maniera molto goffa e sbagliata, cioè cercando di somigliare agli uomini (quindi rafforzando il patriarcato). Essendo cresciuta in una famiglia dove questo concetto non era ben presente, di più, ho faticato tantissimo ad avvicinarmi al trucco e al vestirmi in maniera carina. Il cambio più radicale (sebbene già prima non avessi nulla contro le ragazze che avevano come abitudine quella di truccarsi o di vestirsi bene) è avvenuto quando grazie a Instagram e Tiktok si è diffusa la percezione per cui truccarsi era un modo per esprimersi. Da quel momento ho cominciato a percepire davvero la libertà. Perché non volevo dare la soddisfazione ai ragazzi che frequentavo di dirmi che stavo meglio col trucco (cosa che è successa tantissime volte e venivo anche rimproverata se non lo mettevo, non solo per il mascara come detto prima). Non volevo che il mio volto non truccato risultasse emaciato, malato, sbagliato. Se vogliamo era una sorta di proteziond. "Io sono così, non puoi dirmi che non te l'avevo detto" (non so se vi ricordate quanto andasse di moda il dire che sotto il trucco le ragazze erano diversissime e ti accalappiavano con questo metodo subdolo, come se il trucco non esistesse proprio per cambiare i propri connotati o per abbellirli).
Mi rendo conto solo adesso che vedevo tutto in una prospettiva maschile. Che tutti questi ragionamenti, per quanto logicamente corretti in una determinata prospettiva, erano estremamente sbagliati. Che la libertà sta proprio nel lasciare libere le persone di vivere come meglio credono.
E questo sia da un lato chi vuole truccarsi un po' meno, dall'altro chi vuole truccarsi con più costanza. E che se i ruoli in un periodo della propria esistenza cambiano non succede nulla. Che la libertà è proprio questo.
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gregor-samsung · 1 year
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“ «L’identità bianca,» afferma il pastore battista Eugene F. Rivers, «spacca gli Usa in due e potrebbe generare una guerra civile nel Paese.» Poi aggiunge: «L’ideologia demoniaca della supremazia bianca è il principio dominante che governa la cultura americana». E invita i bianchi a «scegliere tra il loro Dio e la loro bianchezza». «Noi abbiamo speso tre secoli per sviluppare questa ideologia che è ora profondamente radicata nella psicologia culturale della nazione e della Chiesa. Solo una conversione radicale della fede biblica può liberarci da questo spirito demoniaco che ci lega e ci impedisce di vivere come ragionevoli esseri umani.» E scavando più in profondità, pone un pesante interrogativo: «L’orgoglio della supremazia bianca è un’ideologia e un concetto identitario che è essenzialmente contro Dio: è ateo e demoniaco. La grande sfida che ci sta davanti ora è questa: essere bianchi o essere Chiesa». Tutto questo è diventato chiaro il 6 gennaio 2021 quando una folla di bianchi, su spinta dell’ex presidente degli Usa, Donald Trump, ha invaso il Campidoglio, proprio mentre i membri del Senato e della Camera dovevano proclamare l’elezione di Joe Biden. È stato un vero e proprio golpe che ha lasciato tutti sbalorditi. In quella folla c’era l’intera galassia della supremazia bianca. Spiccava su tutti O’ Shaman (lo sciamano) di QAnon, i complottisti per i quali esiste un potere occulto, colluso con una rete di pedofili ed esponenti di spicco dei democratici, in particolare Hillary Clinton e Barack Obama. C’erano i Proud Boys (chiamati “i Patrioti” da Trump), un gruppo violento di suprematisti bianchi di stampo neofascista. I Proud Boys, fondati nel 2017 dal commentatore radiofonico Gavin McInnes per difendere i valori occidentali, non accettano donne nelle loro file e sono convinti che il Covid-19 sia solo una scusa per vietare le armi e rinchiuderli in casa. E poi ci sono i Boogaloo, armati fino ai denti, con pantaloni militari. Erano apparsi la prima volta in pubblico durante il lockdown dell’aprile 2020. Presenti anche gli Oath Keepers (Fedeli al giuramento) fondati da Stewart Rhodes, accusato oggi di “cospirazione sediziosa”. L’altro gruppo importante dell’ultra destra presente era Alt-right (destra alternativa), costituito da gruppi non omogenei e non organizzati. Hanno un manifesto con tre punti chiari. Primo, gli uomini sono sotto attacco: no al femminismo. Secondo, il linguaggio è sotto attacco perché viene loro proibito il linguaggio razzista e sessista. Terzo, la razza bianca è sotto attacco: le ondate migratorie minacciano la purezza della razza bianca. Partendo dal presupposto che le razze esistono dal punto di vista biologico, Alt-right ha trovato in Donald Trump, con la sua politica antimigratoria e razzista, il candidato perfetto per la presidenza degli Stati Uniti d’America.
È incredibile come quella folla sia riuscita a sfondare e a occupare il Campidoglio nonostante le imponenti misure di sicurezza. Oggi grazie all’indagine della Camera dei deputati sappiamo che l’assalto al Congresso non era una semplice manifestazione pro-Trump, ma il frutto di una pianificazione iniziata mesi prima da un gruppo di avvocati del tycoon, tra i quali Rudy Giuliani e il suo capo di gabinetto Mark Meadows, oltre a numerosi deputati repubblicani. La mente del piano sembra essere stato il noto Stephen Bannon, che aveva lanciato l’idea del 6 gennaio. Secondo il Select Committee della Camera, «Bannon aveva sollecitato Trump a fare pressione sul vicepresidente Mike Pence per aiutare a rovesciare i risultati delle elezioni del 2020 rifiutando di approvare i voti elettorali di alcuni Stati». Si trattava di un vero e proprio golpe. Purtroppo non ci libereremo facilmente dal trumpismo e dai suoi sostenitori, i suprematisti bianchi. Trump ha ancora una forte presa sui repubblicani e potrebbe candidarsi nel 2024. Nel febbraio 2021 si è riunita a Orlando la Conferenza per l’azione politica dei conservatori, dove il 95 per cento dei repubblicani presenti ha detto di voler continuare le politiche delll’amministrazione Trump e difendere la “supremazia bianca”. Trump sta già scaldando i motori per diventare di nuovo presidente degli Usa nel 2024. “
Alex Zanotelli, Lettera alla tribù bianca, Feltrinelli (collana Serie Bianca); prima edizione marzo 2022. [Libro elettronico]
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Jalal Haqqani
(persiano: جلال حقانی)
è un pashtun talebano che succede al padre Haissam Haqqani come capo dei talebani e ha un fratello maggiore Hibatullah Haqqani e un fratello minore Osman Haqqani.
Breve biografia
Interpretato da Elham Ehsas, Jalal Haqqani è l'ultimo figlio vivente di Haissam Haqqani. Circondato dalla guerra durante la sua educazione, Jalal crede fermamente nella causa dei talebani e si oppone fermamente ai piani di suo padre di mediare la pace con gli Stati Uniti Dopo che suo padre lo ha esiliato per aver cospirato con l'ISI, Jalal viene trovato e curato dall'ISI. il direttore generale Tasneem Qureishi. Quando l'anziano Haqqani viene ingiustamente condannato a morte per aver causato l'incidente in elicottero che ha ucciso i presidenti Warner e Daoud, Jalal prende in ostaggio Max Piotrowski per negoziare il rilascio di suo padre. Quando suo padre viene giustiziato, Haqqani uccide Max e prende il controllo dei talebani in persona, rivendicando falsamente il merito di aver abbattuto gli elicotteri e usando la sua credibilità gonfiata per rafforzare significativamente i ranghi dei talebani. Tasneem tenta di persuadere Jalal a nascondersi, ma inverte la rotta e decide di proteggerlo dopo aver visto quanto siano cresciuti i talebani sotto la sua guida. Jalal si scontra spesso con Balach, uno dei fidati luogotenenti di suo padre che lo consigliava riguardo alla pace nella regione. Alla fine punisce Balach costringendolo a compiere un attentato suicida al confine tra Afghanistan e Pakistan, dove un certo numero di agenti della CIA vengono rilasciati dalla custodia.
Atto d'amore GDR:
Ha conosciuto in precedenza Asma Aslan con la quale iniziò una relazione amorosa e divenne il padre adottivo del piccolo Jafar.
Il giorno 5 giugno, si trasferisce a New York per stare insieme ad Asma rimanendo tuttavia il leader dei talebani.
Lo stesso giorno, firmò con la leadership cinese di consegnare a loro gli uiguri che creano problemi ai territori cinesi se dovessero esserci.
Il 19 luglio, Jalal lascia New York dopo aver scoperto il tradimento della sua compagna Asma Aslan con Abdullah Zhang, dopo il tradimento Jalal lascia Asma e smette di essere il padre adottivo per il piccolo Jafar trasferendosi a Kabul in Afghanistan.
Successivamente, il leader talebano Jalal Haqqani tramite i suoi uomini conquista città importanti afghane importanti inclusa la capitale Kabul facendo fuggire il locale governo.
Trama ufficiale libera:
Successivamente il leader talebano Jalal Haqqani riuscì a conquistare l'Afghanistan tramite i suoi uomini e rifiutò il femminismo radicale dicendo che i diritti delle donne esistono nella sharia (legge islamica).
Jalal respinse le accuse infondate statunitensi e israeliane che i talebani stavano uccidendo i cristiani afghani o la minoranza Hazara di religione sciita e in seguito accettò l'offerta del presidente russo Vladimir Putin per una conferenza a Mosca in Russia.
Il 10 gennaio 2022, Jalal dichiarò guerra contro il Daesh afghano e rifiutò l'aiuto degli Stati Uniti a causa del sospetto che gli Stati Uniti non sono affidabili nel distruggere il Daesh afghano.
Il 31 gennaio, Jalal denunciò gli Stati Uniti nell'aiutare il Daesh afghano e nel reclutare gli agenti intelligence del precedente governo afghano nell'organizzazione terroristica ostile ai talebani.
Nello stesso giorno, Jalal fece aiutare la popolazione civile afghana rimasta in Afghanistan nel ottenere il cibo e rimane in contatto con il vizier Ibrahim al-Askari dell'Iran.
Il 13 febbraio, Jalal festeggiò la morte di Asma Aslan in un incidente stradale avvenuto a Londra nel Regno Unito perché lei in passato l'aveva tradito con Abdullah Zhang.
L'8 marzo, Jalal condanna l"invasione russa dell'Ucraina e invita di risolvere il conflitto con diplomazia e in modo pacifico.
Il 4 maggio, Jalal inizia a collaborare con la Cina decidendo di non interferire negli affari dello Xinjiang e accetta che gli uiguri sono separisti che devono essere rieducati e integrati nella società cinese.
In seguito, Jalal litigò con la leadership iraniana perché i talebani erano stati accusati di curarsi dei loro abitanti ma oltre questo Jalal come un musulmano sunnita Deobandi non può accettare gli insulti e fabbricazioni sciiti contro i giusti califfi Abu Bakr,Umar e Othman ma nonostante questo, l'emiro dei talebani Jalal continuò a mantenere diplomazia con la leadership iraniana.
Successivamente, Jalal fece attaccare gli Hazara che sono un etnia minoranza sciita per impedire che loro rendono l'Afghanistan sciita e la persecuzione dei sunniti ma continuò a mantenere la diplomazia con l'Iran riguardo i rifugiati afghani.
Jalal con il suo gruppo dei talebani afghani continuò ad arricchirsi e prendere gli aiuti umanitari dalle nazioni vicine e si sposò in seguito con una donna afghana talebana di nome Nadia Alizadeh.
Jalal iniziò una negoziazione con gli Stati Uniti per liberare 4 prigionieri talebani da Guantamano bay.
Jalal in seguito ottene la liberazione di un membro talebano di nome Assadullah Haroon che era stato imprigionato a Guantamano bay senza processo e accusa.
Successivamente, Jalal revocò la persecuzione contro la minoranza Hazara per mantenere i buoni rapporti con l'Iran e continuò il negoziato con Guantanamo bay per liberare i prigionieri talebani che hanno sofferto e subito torture.
L'8 luglio 2022, Jalal annunciò l'uccisione dell'emiro del Daesh afghano Ramadan Wali e fece pubblicare una foto del suo cadavere.
Successivamente, Jalal rispose agli Stati Uniti sulla revoca dell'Afghanistan come alleato non NATO dichiarando che non gli interessa e nemmeno crede che la NATO abbia mai portato benefici piuttosto l'opposto.
In seguito alle tensioni crescenti tra l'emirato dell'Arabia e il califfato sciita di Abu Qasim Muhammad, Jalal si dichiara neutrale purché non creano problemi in Afghanistan e non supportato ISIS-K rimanendo in contatto e visitando entrambi.
Jalal fece poi listare ISIS-K (Islamic State of Khorasan) come organizzazione terroristica.
Il 3 agosto, Jalal condanna l'uccisione del suo alleato Ayman al-Zawahiri nel giorno 31 luglio da parte degli Stati Uniti condannandolo come un attacco che hanno violato gli accordi di Doha ma allo stesso lui decise di non attaccare gli Stati Uniti e accettò il premio dal FBI di 40 millioni di dollari per non causare tensioni sebbene lui iniziò a sospettare che alcuni membri talebani abbiano dato informazioni agli Stati Uniti dove si trovava Ayman al-Zawahiri e rimase in allerta.
Successivamente si rivela che la persona morta non era Ayman al-Zawahiri ma erano morti in realtà 10 civili e che la persona seppellita di recente era uno dei civili morti nel raid della CIA statunitense.
Il 13 agosto, Jalal smise di negare l'uccisione di Ayman al-Zawahiri non avendo altre scelte e fece sparare le proteste femminili poi fece congratulazioni a Yasser El-Sayed per essere diventato il nuovo leader di al-Qaeda.
Il 3 ottobre, Jalal per non rischiare di spaccare il movimento talebano continuò ad accosentire ai talebani ultraconservativi violentare e reprimere le donne afghane, il ministro dell'educazione si dimette a causa del fatto che non era d'accordo escludere le donne dall'educazione e fu messo invece un ministro più ignorante e che non riesce né leggere né scrivere ma solo parlare senza nemmeno comprendere quello che dice mentre il precedente ministro talebano dell'educazione è stato nominato capo della città di Dar al-Afta.
I talebani più moderati furono molto infelici ed estremamente delusi che ancora una volta i talebani ultraconservativi hanno avuto il sopravvento sulla leadership talebana e che le donne afghane sono state escluse.
Jalal si aspetta nel frattempo che l'intero Afghanistan collassa economicamente avendo ancora sanzioni dagli Stati Uniti da parte del presidente statunitense James Sawyer.
Lo stesso giorno, Jalal fece nominare un ex detenuto di Guantanamo-bay, Jafar al-Iraqi come comandante per un'unità militare talebana.
Il 16 novembre, Jalal fece installare la legge della sharia in Afghanistan e fece anche bannare le donne dalle palestre e bagni pubblici.
Il 15 dicembre, Jalal fece ospitare Walid Bin Attash a Kabul in Afghanistan sperando che sia collaborativo a fermare ISKP dell'Afghanistan prima che sia troppo tardi.
Nello stesso giorno, Jalal assiste alla nascita del suo primo figlio Omar Haqqani avuto da sua moglie Nadia Alizadeh.
Il 18 dicembre, Jalal fece inviare forze speciali talebane nella locazione appena trovata dove abita l'emiro dell'ISKP, Musa Abdullah Ghani e quest'ultimo viene ucciso.
Il 21 dicembre, Jalal fece ospitare Salman Kolbani a Kabul in Afghanistan  e fece bannare le donne dalle università permettendo l'istruzione solo agli uomini afghani e bambini maschi.
Il 20 febbraio, Jalal fece trasformare le ex basi militari straniere in zone speciali economiche.
Parenti:
Bunran Latif (nonno)
Haissam Haqqani (padre, deceduto)
Nadia Alizadeh (moglie)
Omar Haqqani (figlio avuto da Nadia)
Hibatullah Haqqani (fratello)
Warina Alizadeh (cognata)
Osman Haqqani (fratello)
Farah Alizadeh (cognata)
Asma Aslan (ex compagna, deceduta)
Jafar al-Sufyan (ex figlio adottivo, deceduto)
Tasneem Qureshi (zia)
Aayan Ibrahim (cugino, deceduto)
Nazionalità:
Afghano
Religione:
Islam sunnita Deobandi
Data di nascita:
15 giugno 1991
Lingue:
Pashto e arabo
Etnia:
Pashtun
Alleati:
-Abu Qasim Muhammad
-Akram Reza
-Walid Bin Attash
-Saif al-Adel
Ex alleati:
-Osama Bin Laden (deceduto, ex leader di al-Qaeda)
-Ayman al-Zawahiri (deceduto, ex leader di al-Qaeda)
-Yasser El-Sayed (deceduto,ex leader di al-Qaeda e successore di Ayman al-Zawahiri)
Prestavolti:
-Elham Ehsas
-Freddie Thorp
-Nick Massouh
-Jason Canela
-Artur Beterbiev
-Mehdi Merali
-Kori Sampson
-Daniel Feuerriegel
-Fawad Khan
-Javid Faisal
-Mustafa Sejari
-Raphael Spezzotto
-Stephen Hailo
-Farshad Farahat
-Mustafa Haidari
-Raffi Barsoumian (pv attuale)
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Tumblr media
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