La labrys, l'unica bandiera lesbica
Riconosciuta come simbolo rappresentativo dell'orgoglio lesbico, il disegno contiene tre potenti simboli per le donne lesbiche: il colore viola, il triangolo nero rovesciato e il labrys. In seguito vi spiegherò il significato e l'origine di ognuno di questi.
Il viola: indica il fiore della viola, simbolo lesbico la cui origine precisa è incerta. si può individuare il motivo del suo utilizzo nella poesia di saffo "vorrei veramente essere morta", in cui la poetessa racconta delle ghirlande di viole che lei è un'amata si scambiavano.
Il triangolo nero rovesciato: questo simbolo era indossato dalle donne nei campi di concentramento nazisti. serviva per identificare ogni donna "asociale", ovvero non conforme al modello nazista, tra cui quindi donne omosessuali e femministe.
La labrys: il termine "labrys" deriva dal latino "labus" (= "labbra") in riferimento alla parte dei genitali femminili.
Si tratta di un'ascia a due teste, simbolo religioso risalente alla civiltà minoica (orientativamente attorno al 3000-1450 dc)
Era utilizzato per indicare la dea madre, l'autorità e il potere. Fino al declino della civiltà minoica, la doppia ascia era rappresentata soprattutto nelle mani delle donne.
La labrys è associata anche alle amazzoni. Le amazzoni erano il leggendario popolo di donne guerriere che viveva lontana e indipendente dalla cultura e il dominio patriarcale.
Negli anni settanta il simbolo venne adottato per rappresentare la forza e l'indipendenza di lesbiche e femministe lesbiche.
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This is me
Piacere mi chiamo Donna,
all'anagrafe Enrico e per molti questo è ancora il mio nome.
Sono nata in un corpo maschile e cresciuta in esso fino all'età di 18 anni quando ho deciso di intraprendere il mio percorso e diventare Donna.
Perché ho scelto questo nome?
Forse perché Donna lo sono stata sempre; mentre il corpo di Enrico cresceva come quello di tutti gli altri bambini,prima, e ragazzi,dopo, parallelamente cresceva Donna.
Donna non ha mai potuto avere un corpo da bambina, né da giovane donna e nemmeno Enrico ha mai potuto essere come avrebbe voluto.
Il nome con il quale nasciamo non siamo noi a sceglierlo, ci viene donato dai nostri genitori o da uno di essi ed è quello che dovrebbe contraddistinguerci per tutto il nostro arco di vita.
Tuttavia, per me il nome Enrico non mi ha mai rappresentato, certo un po' ci sono affezionata poiché rappresenta da dove sono partita e perché mi ha accompagnato per diversi anni della mia vita, ma Donna, il nome che ho scelto, è quello che realmente mi fa dire:" Eccomi questa sono io, questo è il nome e la vita che ho scelto".
Purtroppo, nonostante io ormai abbia 35 anni,ed abbia completato il mio percorso di cambio di sesso da 11 anni, per lo Stato Italiano e per i miei concittadini resto Enrico, resto un uomo che per molti di loro "gioca" a volersi convincere di essere una donna, ma una donna non lo sarà mai.
Piacere mi chiamo Andrea,
all'anagrafe Anna e per molti questo è il mio nome.
Sono nata in un corpo femminile ed ho iniziato la cura ormonale da un anno e già subito l'intervento di mastectomia bilaterale da qualche mese.
Andrea ha voluto tagliare tutti quei boccoli ramati e tenere i suoi capelli a spazzola, ha provato a tenere le sue amicizie, ma le sue "amiche" credevano fosse una ragazza lesbica che voleva semplicemente provarci con loro atteggiandosi a uomo nella speranza di guadagnare qualche chance in più.
Sebbene ciò, non sanno quanto io sia felice di stare diventando l'uomo che sogno di essere per la mia compagna e sono orgoglioso della mia voce sempre più maschile e della mia barba.
Sono soddisfatto di aver iniziato la palestra dove mi alleno con costanza e grazie alla quale sto sviluppando i miei primi muscoli ed anche un po' di tartaruga.
Sono altresì soddisfatto di poter essere il fratellone maggiore che avevo sempre sperato di diventare per il mio fratellino che mi vede come il suo nuovo super eroe di cui va talmente fiero da fare una capa tanta a tutti i suoi compagni di scuola.
Non smetterò di sentirmi chiamare Anna, ma sebbene Anna sia stato il mio passato non potrà mai essere il mio futuro, perché io sono Andrea felice così come sono anche se solo all'inizio del mio viaggio.
Piacere mi chiamo Barbie,
per l'anagrafe Piero e per molti questo è ancora il mio nome.
Sono una ragazza trans, che sta bene con sé stessa senza ricorrere ad interventi chirurgici di rimozione o creazione di parti del mio corpo diverse da quelle che mi appartengono;mi sento Barbie, ma sto bene con me stesso ed il mio corpo.
Non posso entrare nei bagni delle donne senza che mi senta umiliata dalle parole meschine di altre donne come me e non posso entrare in una toilette maschile senza sentirne altrettante di forse più denigratorie.
Barbie non può girare tranquilla per le strade senza che non venga avvicinata da ragazzi e uomini in cerca di un'avventura,sono una ragazza, non un oggetto di soddisfazione sessuale.
Vorrei essere conosciuta perché ho un bel cervello, per la mia passione per la moda ed il design, non per il mio corpo e non voglio la mia diversità venga strumentalizzata ed intesa in modo sbagliato.
Piacere mi chiamo Giulio e mi piacciono i ragazzi.
Sono fidanzato con Kevin da 5 anni e sono davvero felice della mia vita, nonostante i miei genitori non ne facciano parte.
Mamma e papà non hanno accettato il mio coming out come ragazzo gay e per loro sono ancora Giulietto, che da grande farà l'avvocato e che sposerà una bella moglie mettendo al mondo dei figli.
Io però sono Giulio che ama il suo piccolo appartamento in centro Roma che condivide con il suo compagno Kevin ed i loro due gatti Jasper e Zorro.
Abbiamo in progetto di sposarci e mettere su famiglia anche se la chiesa ancora non riconosce le unioni dello stesso sesso e sebbene per noi avere dei figli sarà un percorso tutt'altro che semplice, sia che la nostra scelta ricada sulla donazione del seme e la scelta di una madre surrogata alla quale rivolgerci, sia che sia l'adozione.
Vorrei anche che i miei figli possano conoscere i loro nonni, ma meglio che i miei figli vengano educati all'amore e rispetto reciproco che a denigrare gli altri perché diversi e ricadere nell'omofobia come i miei genitori.
Preferisco che se vorranno un giorno partecipino ad una discussione matura con me e loro padre sul perché siamo due papà e che una volta grandi possano decidere se partecipare al Pride.
Piacere mi chiamo Sonia e sono una ragazza bisessuale.
Ho intrattenuto delle relazioni amorose, che reputo in egual modo importanti, sia con donne che con uomini.
Sono attratta da un bel cervello prima che da un corpo o un sesso.
Ho amato donne ed ho amato uomini, per me non c'è un migliore o un peggiore, sono come due facce della stessa medaglia posso amare entrambi.
Ho scoperto la mia bisessualità da adolescente, ma non è mai stata solo una fase.
Per la mia famiglia non è stato un problema, mi hanno sempre accettata per quella che sono, così come accettavano ed accettano i miei fidanzati o le mie ragazze.
Purtroppo però, i miei insegnanti vedevano la mia dichiarata bisessualità come un problema o meglio come una malattia per la quale dovevo essere curata e questo non mi ha concesso di vivere serenamente gli ultimi anni del mio percorso scolastico.
Ho imparato durante quegli anni ad infischiarsene dei pareri della gente, ho partecipato a parate per il pride e ha manifestazioni per i nostri diritti.
Ho conosciuto ragazzi e ragazze come me con i quali ho costruito splendide amicizie, perché non c'è niente di più bello di accertarsi così come siamo.
Siamo Donna, Andrea, Barbie, Giulio,Sonia e milioni di altri esseri umani come te.
Siamo anime prima di corpi, persone prima che etichette; apparteniamo alla comunità lgbtq+ e puoi farne parte anche tu e anche se non ne fai parte puoi comunque sostenerci ed accettarci così come siamo, noi ti accettiamo, vi accettiamo tutti così come siete ed anche quando non siete gentili con noi, lasciateci solo essere liberi di scegliere chi essere e chi amare.
La comunità Lgbtq+ nasce nel 1996 e diventa di anno in anno più numerosa, nonostante questo i suoi diritti spesso non sono ancora riconosciuti o rispettati, cerchiamo di sostenere la diversità, la bellezza di essere simili, ma distinti, dopotutto nessuno di noi è uguale al proprio fratello e siamo tutti speciali ed insostituibili proprio per quegli elementi che ci contraddistinguono e rendono tutti noi speciali.
This is you, this is we, this is me.
-umi-no-onnanoko (@umi-no-onnanoko )
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Piv critical theory 101: introduzione alla critica al sesso penetrativo
Penis in vagina, pene nella vagina, sesso penetrativo. Perché il femminismo nella sua corrente radicale e originale si concentrò sull'analisi di questo atto, e perché dopo decenni è ancora rilevante parlarne? Per dare queste risposte, mi servirò dell'aiuto di Carla Lonzi, grande femminista italiana e del suo scritto "la donna clitoridea e la donna vaginale" del 1971, di cui riporterò alcuni brevi estratti per aiutarmi a spiegare una questione apparentemente tanto complessa.
Per introdurre le criticità del piv e della cultura che vi si è costruita attorno, Lonzi innanzitutto parla dell'aborto, uno dei grandi rischi per la salute della donna che deriva dal sesso penetrativo.
Alle donne questa procedura è spesso negata, e anche quando ci è "concessa" porta con sé il peso di una colpa che chiunque farà ricadere unicamente su di noi.
Quali eventi e avvenimenti portano una donna ad abortire? È lampante che l'aborto sia una conseguenza di una gravidanza non voluta. Nonostante i soldi spesi per pillole anticoncezionali che spesso portano a pesanti squilibri ormonali, la donna rimane incinta.
La gravidanza deriva dal sesso penetrativo, questo è quantomeno un'ovvietà. Cercare il piacere sessuale con un partner senza desiderare di concepire è altrettanto normale, l'uomo che partecipa all'atto spesso e volentieri si trova d'accordo con la volontà di non avere figli.
Eccoci davanti a un paradosso: il sesso ricreativo che viene identificato nel procreativo ma senza procreazione. Allora, per beneficio di chi si continua a praticare questa contraddizione? Perché la donna che cerca piacere è spinta a una pratica che le fa rischiare la gravidanza?
Eppure la sessualità della donna non coincide con le sue funzionalità riproduttive. L'organo del piacere femminile non è la vagina: è la clitoride, che permette il raggiungimento dell'orgasmo e non porta a rischi di gravidanze indesiderate.
Perché questo aspetto fondamentale non è solo tenuto poco in considerazione, ma screditato? Lonzi fa riferimento alle teorie di freud sulla sessualità femminile, che definiscono la donna che ha orgasmi tramite simulazione della clitoride "immatura".
Questa completezza che, secondo freud, manca alla donna clitoridea è identificata con l'orgasmo vaginale, che è necessariamente legato alla presenza dell'uomo.
Il sesso non penetrativo, comprendendo la stimolazione della clitoride ed escludendo la penetrazione della vagina, pone la donna che lo pratica in una condizione di non dipendenza dall'uomo. La consapevolezza che per il suo piacere alla donna non serva un pene genera timore e rabbia negli uomini stessi, che si sentono attaccati nel loro ruolo di primo piano nella sessualità femminile.
Da questa visione deriva il comportamento ostile verso le coppie lesbiche, i cui rapporti vengono screditati. Quante volte ci siamo sentite dire che il nostro non è "vero sesso"? Eppure è provato dai numeri, che gli orgasmi si raggiungono meglio e molto più spesso nel sesso lesbico piuttosto che nei rapporti etero.
Quindi perché la nostra sessualità deve essere descritta come propria di deficit? come mancante di qualcosa?
Per via della presunzione che ciò che definisce l'atto sessuale è la presenza dell'uomo, la sua azione fisica, che egli si rifiuta di "ridurre" ad atti che portino al piacere della partner (quelli che vengono definiti preliminari, perché appunto sono una preparazione dell'atto in sé, la penetrazione). L'uomo esige di raggiungere l'orgasmo imponendosi nel corpo della donna. Ella spesso prova dolore o fastidio per via della penetrazione, ma raramente attribuirà questa colpa all'uomo che l'ha penetrata. È molto più accomodante e meno minaccioso convincersi che è il suo corpo a essere sbagliato, che è lei ad essere problematica nella sua sfera sessuale.
Quando si obietta che la critica al piv mira a non permettere più a nessun eterosessuale di avere rapporti sessuali, si dimostra di ragionare secondo modello fallocentrico. Entrambi i sessi raggiungono l'orgasmo senza penetrazione, allora perché questa sarebbe imprescindibile? La risposta a questo punto giunge chiara: per gli uomini è inconcepibile un rapporto sessuale in cui la loro supremazia non sia imposta sulla donna e rimarcata negli atti dell'amplesso. E quindi la penetrazione è imprescindibile, e il sesso orale da loro preteso non è altrettanto ricambiato sula partner, essendo un'azione che non riporta fedelmente la dinamica di potere. Il sesso senza potere, per gli uomini, semplicemente non è sesso.
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